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Autore: alecter    19/08/2011    1 recensioni
Draco Malfoy viene cresciuto sin da piccolo con la convinzione che il suo destino sia ormai già segnato: il signore oscuro lo vorrà tra le sue file una volta che sarà tornato. Draco però vive un conflitto dentro di sè: vivere e servire il padrone oscuro, o seguire i suoi sentimenti? L'amore che lui prova per una ragazzina della sua scuola, una "sudicia mezzosangue", così la definirebbe il padre, lo porterà ad essere più forte o ad andare incontro ad un destino sfavorevole?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Ogni mattina doveva alzarsi in anticipo per rileggere un'ultima volta i suoi appunti; ogni giorno c'era un esame, ogni giorno poteva vedere Hermione chinata a scrivere kilometri di righe strettissime sulla sua pergamena, ogni giorno qualcosa si dilaniava dentro di lui vedendola ridere e scherzare con i suoi due migliori amici. 
La fine degli esami, e così del semestre, era ormai vicina, e Ron, Harry e Hermione, passavano sempre più tempo assieme a sussurrarsi parole nel buio. Draco cercava di tenerli d'occhio, ma la maggior parte delle volte svanivano nel loro dormitorio.
Mancavano ormai tre giorni alla fine della scuola, due giorni alla fine degli esami.
La mattina dell'esame di pozioni, dopo aver preparato diligentemente il distillato richiesto dal professor Piton, decise di recarsi di nuovo in riva al lago. Il mattino seguente ci sarebbe stato l'esame di difesa contro le arti oscure e non si sentiva insicuro al punto di ripassare per l'ennesima volta il programma.
Pansy si era già stesa all'ombra di uno degli alberi che allungavano i propri rami sulla riva del lago, mentre Tiger e Goyle risistemavano i libri di Draco dentro la sua borsa. 
Draco li fissava con i suoi occhi grigi che quel giorno, più scuri e tetri che mai, riflettevano il colore del cielo, schizzato di nuvole nere; la gente tendeva a giudicare Tiger e Goyle due rimambiti semplicemente guardandoli perchè il loro aspetto da giganti dava loro quell'impressione. E non sbagliavano, pensò lui.
Non era solamente la prima impressione a far si che loro avessero la fama di essere due trogloditi, era il fatto che lo fossero davvero. Draco sperava che i suoi genitori fossero diversi altrimenti non si spiegava come avessero fatto ad entrare nelle grazie di suo padre senza finire uccisi.
Si sedè vicino a Pansy, appoggiò la testa all'albero e socchiuse gli occhi. 
L'estate era alle porte ma nell'aria c'era ancora una leggera brezza, la traccia della primavera, restia ad andarsene. I fiori erano ancora aperti e colorati ovunque, davano un tocco di allegria e vivacità. Quasi tutti si beavano sulla riva del lago, i cui riflessi argentei risultavano uno spettacolo quasi magico.
Draco, ad occhi chiusi, sentiva le chiacchiere in lontananza dei compagni, il rumore dei rami che si spostavano al vento, il fruscio delle foglie.. la voce di Hermione.
Aprì gli occhi e scrutò il giardino alla ricerca della fonte della voce. La trovò, ovviamente intenta come al solito a leggere un libro in compagnia dei soliti due ragazzi. Ron, steso al suo fianco, sembrava non badarle molto, la sua mente doveva vagare altrove, la sua faccia però sembrava contorta dall'ansia. Harry invece guardava il libro che Hermione teneva sulle ginocchia, rassegnato, ma anche lui in parte preoccupato per qualcosa.
Cosa tramavano quei tre? Non gli bastava di essersi già cacciati nei guai una volta per colpa di un drago? O forse Draco si stava immaginando tutto, cercava qualcosa che lo distraesse dal pensiero dell'imminente ritorno a casa.
Serpeverde avrebbe vinto la coppa, ne era ormai certo; il magico trio aveva fatto perdere così tanti punti a Grifondoro che non rappresentava minimamente un pericolo. Suo padre sarebbe stato orgoglioso, sicuramente avrebbe attribuito il merito ad altri, ma sarebbe stato orgoglioso.
"Come passerete le vacanze estive?" chiese Pansy, riportando Draco nel mondo dei vivi. Guardò la ragazza e storse la bocca. Tiger e Goyle avevano risposto con dei grugniti che volevano dire niente, ma il suo sguardo era, come al solito, tutto per Draco. 
"Starò con la mia famiglia, come al solito" disse. Pansy sorrise.
"Potresti venire da me se vuoi per un pò, ci divertiremmo un sacco assieme!" propose lei. Draco alla sola idea di passare il periodo estivo con Pansy si sentì male. Non solo la doveva sopportare a scuola, ma ora anche a casa? Assolutamente no. Vagò con lo sguardo alla ricerca di Hermione ma notò con desolazione che si era ritirata assieme ai suoi amici.
Si alzò dal prato e si avviò anche lui verso i dormitori; il cielo era sempre più scuro ora che il sole andava calando. 
Verso l'ora di cena si sistemò tra Tiger e Goyle, Pansy davanti a lui. 
"Posso?" chiese un ragazzo slanciato con capelli neri come anche gli occhi. Draco lo scrutò; sembrava un tipo apposto. Annuì e il ragazzo si sedè di fianco a Pansy. Forse era la volta buona, aveva trovato qualcuno da affibbiare alla ragazza in modo che si scollasse da lui. 
Pansy però sembrava avere occhi solamente per i suoi capelli platinati e rifiutava invece gli occhi profondi e color pece del nuovo arrivato.
"Io sono Blaise, non mi sono mai presentato" disse quello iniziando a mangiare. Draco si presentò, anche se pensava che non c'è ne sarebbe stato alcun bisogno; insomma, chi non sapeva chi era?
Passarono la serata chiacchierando, anche se ogni tanto l'attenzione di Draco aveva dei drastici cali, proprio quando guardava in prossimità del tavolo dei Grifondoro. 
Tornati nei dormitori, scoprì che Blaise dormiva nella stanza accanto alla sua; non se ne era mai accorto.
Il mattino seguente l'aria sembrava frizzante; forse l'allegria che si respirava era dovuta al fatto che dopo essere usciti dalle aule, alla conclusione di quell'esame, sarebbero stati liberi. Ma quel clima gioioso sembrò non intaccare affatto lo scudo di Draco.
I suoi sentimenti riguardo al ritorno a casa erano contraddittori: da una parte era contento perchè finalmente sarebbe tornato a casa, da sua madre, e non avrebbe dovuto fare compiti per un pò; dall'altra sarebbe voluto rimanere perchè non aveva alcuna voglia di tornare a sentire le storie oscure di suo padre, non voleva ascoltare i piani per il suo futuro da servitore del signore oscuro, non voleva abbandonare Hermione.
Si odiava, odiava da morire perchè non voleva pensarla, avrebbe dovuto odiarla, e invece si ritrovava continuamente con la mente a vagare sul pensiero di lei, dei suoi occhi, del suo sorriso, di come se quello sciocco Weasley non si fosse intromesso, forse a quest'ora loro avrebbero potuto essere almeno amici.
Ma cosa importava? Era una nata babbana, non avrebbe comunque mai potuto amarla, non avrebbe mai potuto disonorare così a tal punto la sua famiglia. Suo padre avrebbe preferito ucciderlo piuttosto che accettare una cosa del genere. Allora perchè però non riusciva a rassegnarsi? Perchè continuava a provare odio e rabbia invece che totale indifferenza?
Cercò di concentrarsi sulle domande del quesito che aveva davanti; erano molto elementari. Il professor Raptor vagava lentamente tra i banchi, tenendosi sempre a distanza come se avesse temuto che gli studenti avrebbero potuto tendergli un agguato. Era sempre stato così, sin da quando Draco lo aveva conosciuto. Poteva quasi fare tenerezza. 
Allo scadere del tempo, Draco aveva controllato per circa cinquanta volte le risposte scritte, sicuro che fossero tutte, o per lo meno quasi, giuste. Una volta consegnata la pergamena si voltò per uscire dalla classe, e notò che Harry stava correndo fuori nei corridoi. Stavano decisamente combinando qualcosa.
Il resto della giornata però trascorse tranquillo, niente guai, niente punti in meno per i Grifondoro, niente trio in giro. C'era decisamente qualcosa che non quadrava. La sera successiva ci sarebbe stata la cena "di addio", dove finalmente sarebbe stata annunciata la casa vincitrice della coppa. 
Arrivato nella Sala Grande per ora di cena, continuava ad ammirare l'enorme clessidra con smeraldi che sovrastavano nettamente i rubini della clessidra accanto, appartenente alla casa di Grifondoro. 
Quando tornò a guardare il suo piatto, notò però che al solito posto di fronte a lui, nel tavolo dei Grifondoro, c'erano delle sedie vuote. 
Iniziò a guardare da cima a fondo tutti i presenti a cena appartenenti alla casa avversaria, e i suoi sospetti vennero confermati. Harry, Ron e Hermione non erano presenti. Qualcosa non andava, c'era decisamente qualcosa che non andava.
Finito di mangiare decise di andare dalla professoressa McGranitt per riferirle i suoi sospetti. Avanzò lungo i corridoi fino a giungere nei pressi del suo ufficio. Bussò leggermente alla porta e si ritrovò a rabbrividire quando la voce della dirittrice della casa di Grifondoro gli disse di entrare. Quella donna gli metteva terrore.
"Malfoy, come mai qui?" chiese la McGranitt. Draco si sentì gelare; era sicuro che non gli avrebbe creduto, mai e poi mai. 
"Professoressa, io penso che Potter e i suoi amici si stiano cacciando in qualche guaio" disse tutto d'un fiato. Vide gli occhi della professoressa ridursi a due fessure.
"Che genere di guai Malfoy?" chiese di nuovo. Lui alzò le spalle.
"Non saprei, ho avuto questa sensazione" disse lui. Era un'accusa senza fondo, come pretendeva che la professoressa gli credesse o che si gettasse alla ricerca dei ragazzi?
"Malfoy, sono stanca dei vostri continui battibecchi" sospirò la donna. Malfoy cercò di aggrapparsi a qualsiasi cosa, qualsiasi pretesto.
"Non sono venuti a cena! E bisbigliano sempre qualcosa di nascosto!" disse. Ma la professoressa si era alzata da dietro al tavolo, pronta a congedarlo.
"Va bene, Malfoy. Per scrupolo controllerò che siano nei loro dormitori. Ma che sia l'ultima volta che accade qualcosa del genere" disse. Draco annuì, abbastanza soddisfatto. Perchè si era precipitato dalla McGranitt? Si rese conto che più per farli punire questa volta era perchè si sentiva profondamente preoccupato. Temeva per loro, anzi, per Hermione.
Tornò nel dormitorio, un pò più tranquillo, sperando di rivedere Hermione a colazione l'indomani mattina.

   
 
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