Anime & Manga > Captain Tsubasa
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Autore: eldarion    19/08/2011    6 recensioni
Tsubasa e Sanae stanno per sposarsi. Sono felici. Tuttavia, la felicità a lungo sognata viene bruscamente spazzata via da una tragica fatalità.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi non sono miei, appartengono a Yoichi Takahashi. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Note personali: non amo scrivere storie con più di un capitolo, perchè ho poca pazienza, ma ho voluto tentare. E’ una specie di sfida e spero di fare un buon lavoro!
Ringrazio coloro che dedicheranno del tempo alla lettura della mia storia e coloro che avranno la pazienza di recensirla.
Buona lettura!

 

Prima di dirti addio

 

 

Tsubasa rimase immobile nell'abbraccio del vento salmastro.
Deglutì, aveva un nodo alla gola, e il viso si contrasse in una smorfia di dolore...
"Perché non scegli me..." sussurrò al vento.
Erano le stesse parole del bambino nel suo incubo, la stessa identica domanda.
Kumiko udì quelle sue parole ripetute ma notò che lui non la stava guardando e non aveva fatto una piega.
Intuì che il ragazzo fosse perso in una reminiscenza e si rivolgeva a qualcuno che non c'era.
Lei, comunque, continuò imperterrita, come quel giorno a scuola quando si dichiarò al suo amato capitano. Ora però non era impacciata, anzi sembrava compiaciuta mentre continuava...
"Ho pensato molto a noi, stiamo bene insieme...Quel cameriere mi ha scambiata per la tua fidanzata...Chissà.. Forse senza rendercene conto noi siamo oltre l'amicizia, siamo una coppia. In fondo...Magari diamo l'impressione di due innamorati. Noi...”
Tsubasa sobbalzò e la interruppe uscendo dal suo mutismo.
"kumiko!"
La fissò dritta negli occhi, senza timore.
Non voleva illuderla e non gli sembrava nemmeno di averla incoraggiata: non l'aveva mai abbracciata, né coccolata, né tenuta per mano...Insomma... mancavano tra loro tutti quegli atteggiamenti affettuosi che con Sanae erano spontanei. Il cameriere aveva detto tanto per dire. Lui era pur sempre un calciatore del Barcellona che usciva con una ragazza e ciò destava curiosità...Purtroppo.
Kumiko però aveva letto tutto secondo il suo metro. Doveva farla ragionare ma, nello stesso tempo, confessarle ciò che pensava dell'accaduto l'avrebbe svilita, quindi si limitò a dire...
"Io...Non posso, non sarei sincero se ti dicessi di amarti e se accettasi il tuo amore. Tu sei una cara amica e, io ho sbagliato e ti ho illusa, lasciandoti stare da me e traendo consolazione dalla tua compagnia. Vedi...”
Ma Kumiko non si arrese e intervenne bruscamente...
"Scusa! Non volevo affrettare le cose, stare con me non significa che devi dimenticare Sanae...Ecco, magari hai l'impressione di farle un torto. Senti Tsubasa, facciamo così..."
Il capitano strinse i pugni e, voltandosi a guardarla, scandì nuovamente il suo nome “Kumiko!...Kumiko no...!”
Lei rimase zitta, negli occhi di lui non c'era amore.
Non era lo sguardo di un ragazzo innamorato di lei. Non era nemmeno tristezza la sua. Compassione, ecco cos'era...Compassione per lei perché non l'amava!
Lei, disperata e combattiva, non lo lasciò continuare e attaccò di nuovo, alzando la voce...Era la sua preda, non poteva farsela sfuggire.
"TSUBASA SMETTILA!...Sanae non c'è più! Devi fartene una ragione! Mentre io...IO SONO QUI SONO REALE! Stiamo bene insieme, devi solo abituarti all'idea, devi voltare pagina, continuare a vivere e amare. Con me presto la dimenticherai! Vedrai saremo felici...Ti piace stare con me, ammettilo...in fondo...non mi hai mandata via!”
Lei non voleva proprio capire, Tsubasa ne era ben conscio. Non voleva ferirla ma doveva mettere fine a quella fantasia. Si erano già fatti del male a sufficienza!
Il ragazzo trasse un respiro, come in preda a una grande stanchezza e, parlando lentamente, con calma e decisione affermò il suo pensiero...
"Io sto continuando a vivere!...E devi farlo anche tu!”
Kumiko lo guardò seria e Tsubasa comprese di avere tutta l'attenzione della ragazza. Proseguì...
Continuare a vivere non significa che devo per forza amare un'altra! Voltare pagina per me non vuol dire rimpiazzare Sanae, non è una cosa automatica. Deve venire dal cuore. L'amore è entrato nella mia vita con Sanae e non so se entrerà di nuovo! Non so cosa mi porterà il futuro...”
Si fermò un momento a guardarla: era impassibile nel vento con gli occhi che si facevano lucidi. Sembrava un bocciolo che, sorpreso dall’inverno, lottava per non appassire e cadere.
Tsubasa si sentiva la coscienza pulita, ma puntualizzò...
"Ti chiedo scusa se ti ho fatto credere il contrario, se ti ho incoraggiata in qualche modo ma...Io posso darti solo la mia amicizia...Tu sei stupenda ma io non posso mentirti, non sono io il ragazzo che ti amerà e ti farà felice!"
Purtroppo, Kumiko credeva alla realtà che voleva credere e non poteva accettare un no, non dopo tutto quello che aveva fatto.
Doveva conquistarlo. Era diventata una specie di sfida.
Scosse la testa e agitò le braccia, come una bambina capricciosa
"NO!...NO!... Tsubasa!...Sei tu che non capisci! Io ti amo e non sono meno bella e meno intelligente di Sanae! Io ho successo, posso darti tutto ciò che vuoi, cosa poteva darti lei più di me? Lei non era niente di speciale!”
Il giovane calciatore fu molto colpito da quelle parole così crudeli.
Gli fecero male.
Si volse verso il mare.
Incrociò le braccia, era davvero ostinata, non voleva proprio rinunciare...Eppure...Diceva di amarlo.
A parole lo amava ma non aveva alcun rispetto per i suoi sentimenti.
Era un'amore diverso da quello di Sanae: Kumiko era completamente ripiegata su se stessa, l'amore di Kumi era un'amore egoista, esclusivo. Legato al possesso della persona che diceva di amare.
Tsubasa, con lei, aveva la sensazione di stare in gabbia. Fissò nuovamente la modella e riprese... "Niente di speciale dici...lei è la ragazza che amo. Ti sembra poco?"
Kumiko sgranò gli occhi... La ragazza che amo, aveva detto: non aveva parlato al passato.
Ma lei non poteva, non avrebbe mai accettato il suo No...Incalzò "Non m'importa, a me basta stare con te, non m'importa se non mi ami e vuoi ancora lei... Tsubasa ti prego..."
Lui la guardò austero e la rimproverò "Ma cosa dici? Io amo Sanae! E tu...Non pensi a te stessa? Tu saresti infelice, ti peserebbe...Kumiko, cerca di ragionare, hai detto una cosa sciocca, della quale ti pentiresti un giorno... E poi...A me piace stare appartato e tranquillo, la confusione mi va bene ma per poco, tu invece vivi all’insegna della frenesia...Se ci pensi bene non siamo proprio fatti l'uno per l'altra!...Tu di me ami il riflesso della fama e della gloria, non la persona, non quello che sono...Tu ami quello che vorresti che io fossi!”
Lei abbassò gli occhi. Quelle che il ragazzo asseriva erano tutte cose vere...Davvero Tsubasa non era la persona per lei. Si era sbagliata. Aveva amato un'illusione, una fantasia e non un ragazzo reale.
Lei, al contrario di Sanae, non lo conosceva. Aveva amato il suo successo, e il successo che poteva avere, non lui...Aveva fatto tutto per niente, causato molto dolore e sofferenza per niente, aveva gli incubi la notte e tutto per niente: non l'aveva conquistato e...Forse si era anche resa ridicola!
Si fece coraggio e, quasi ridendo, senza rendersi bene conto delle parole che uscivano dalla sua bocca, rispose...
"Beh! Tutta questa fatica per niente, tanto dolore per niente...Che ho fatto?! Sanae non c'è più...Non tornerà...Io lo so, io lo so...Sanae... non tornerà mai, non mi perdonerà mai e neanche tu...E tutto per niente... Insomma...non siamo proprio ben assortiti!...in tutto il tempo che ho passato qui con te non sono mai riuscita a farti fare vita mondana! Tu sei un ragazzo semplice e non vai alle feste, non ti piace stare sulle copertine, io..."
Kumiko si bloccò: trascinata dalle emozioni aveva parlato come un fiume in piena.
Aveva parlato troppo!
Tsubasa l’avrebbe odiata se avesse saputo!...E il suo odio non poteva sopportarlo...Lui poteva non amarla ma non odiarla!
Sperò che il ragazzo non avesse colto il senso vero del discorso.
Il capitano aveva ascoltato e soppesato ogni singola frase e una di queste lo trafisse! Mise le mani in tasca.
Non disse nulla e, pensoso, tornò a guardare l'orizzonte ventoso mentre rifletteva sulle parole di Kumiko. Erano parole rivelatrici...C'era più di quello che voleva dire, volendo analizzare lei aveva lasciato trasparire quella verità nascosta che lui aveva tanto cercato e, nel suo cuore, temeva di conoscere.
Forse si sbagliava, erano solo sue congetture. Lui non era capace di fare quelle domande che ti mettono alle strette ma...Tentò con la semplicità.
Sorprese Kumiko con una domanda scarna, diretta...Voleva scalfire la superficie, voleva arrivare al cuore. Lo voleva da quando l'aveva sentita lamentarsi...Ma questa volta era diverso, lui era diverso. Tsubasa raccolse il suo coraggio e chiese, senza accusare, non ancora...
"Dimmi che è successo a Sanae. Voglio sapere! Ti lamenti nel sonno quando ti appisoli sul divano e ti comporti come una persona che porta un grande peso. Non so per quale ragione ma... Tu non hai detto tutta la verità ...Mi sbaglio?! ...Bada, non ti accuso di nulla ma...Smetti di tacere non ha più senso: non si può fuggire per sempre, te ne sarai accorta credo. E' meglio affrontare le cose a viso aperto. Soprattutto la verità. Non ci si può nascondere da lei: la verità è vera e non c'è rimedio a questo suo difetto..."
Tsubasa aveva sempre cercato di indagare su Sanae in modo quasi timoroso ma ora aveva abbandonato la paura.
Kumiko non sapeva in che modo ma, quella richiesta arrivò dritta al petto, come una freccia, non c'erano più veli, era indifesa. Lui sapeva dei suoi incubi, dei lamenti segreti, del suo sonno agitato, forse anche delle menzogne...Tuttavia mentì ancora...
Che dici?...vaneggi?!...è solo stata una brutta esperienza, tutto qui.."
Si sforzò di sostenere lo sguardo del capitano.
Lui la osservava, i suoi occhi erano limpidi e duri.
Lei non gli conosceva uno sguardo così severo, si era sbagliata: lui era una persona semplice e modesta ma non era ingenuo e nemmeno stupido. Non poteva manovrarlo a suo piacimento...Lui non era quel tipo di ragazzo.
Quella sua domanda aveva accentuato in lei il rimorso. Non poteva continuare a vivere con quell' immenso peso nel cuore.
Lui l’aveva capita, l’aveva scoperta, l’aveva sorpresa, l’aveva, svelata...Così...
All’improvviso...Come il gelo impietoso che ti coglie d’inverno quando, incauta, apri la porta per uscire e non sei coperta abbastanza.
Non si era mai soffermata a pensare che la verità ha la brutta abitudine di venire sempre a galla! “Tsubasa!...”
Lo interpellò titubante.
Ti ascolto...”
Rispose lui dolcemente.
Mi odierai ma...Non è vero che sono estranea alla scomparsa di Sanae...”
Tsubasa ebbe un sussulto. Strinse gli occhi e li coprì con una mano abbassando la testa.
Si ricompose e continuò a offrire il suo corpo alle sferzate del vento. Tenne chiusi gli occhi in attesa di sapere.
...Io...Io ero con lei, abbiamo avuto una discussione e prese dal litigio ci siamo perse. Ci siamo fermate sotto un albero...Poi è arrivata la nebbia. Sanae si è addormentata ai piedi di un tiglio. La verità è che la invidiavo e ti volevo per me...Me ne sono andata abbandonandola nella nebbia...Veramente... Le ho dato un sonnifero!....Poi sono ritornata sui miei passi ma non l'ho ritrovata, era troppo tardi..."
Non era la verità, era una mezza verità! Tsubasa non avrebbe mai creduto alla storia di quello strano villaggio che si risveglia ogni cento anni, ma doveva in qualche modo fargli sapere che era sua la colpa di tutto e che Sanae era viva.
Il calciatore aprì gli occhi continuando a fissare il mare davanti a sé.
Le onde si facevano più alte e il vento più freddo. Trattenne il respiro poi si spiegò...
"Io non ti odio, non provo nulla per te...Nulla..."
Così dicendo la guardò brevemente.
Lei lo interruppe...
"Dovresti odiarmi invece, io lo merito e merito una punizione."
In cuor suo Kumiko voleva espiare in qualche modo. L'odio di Tsubasa, una sua scenata, anche solo uno schiaffo...Insomma, una reazione da parte sua, le sarebbero state necessarie ma lui era impassibile e indifferente, serrato nel suo dolore.
Nuovamente concentrato verso il mare agitato dal vento Tsubasa riprese con voce fiacca...
"Non farò nulla contro di te, farò come se tu non esistessi. Non voglio aggiungere male al male già fatto! E tu me ne hai fatto molto: hai tradito la sua e la mia fiducia... Per cosa? Non hai ottenuto ciò che volevi! Non mi sono innamorato di te. Mi hai portato via Sanae ma io sono ancora suo. Io non ti amo, ma avevi la mia stima e la mia amicizia che ora hai perduto. L’invidia e l’odio ti hanno avvelenato l’anima spingendoti a fare del male a Sanae. Hai causato sofferenza e dolore. Non te ne sei nemmeno accorta ma hai fatto del male anche a te stessa: il rimorso ti rode, non sei tranquilla, il tuo riposo è popolato di paure e ti lamenti la notte...Tu sai quanto male hai fatto. Ne porti le conseguenze e le vedi sugli altri...Senza poter rimediare. No...Non potevi tenerti tutto dentro...Ciò mi fa supporre che tu non sia completamente senza cuore. Io non potrei vivere così...Questa tua vita mi pare una punizione sufficiente per te: un’infernale sofferenza che ti accompagnerà in ogni momento senza darti tregua...Ma io, pur non odiandoti, non posso assolverti, questo spetta a un giudice più alto! Kumiko...Provo una grande pena per te...Ora lasciami, non voglio vederti più!”
Si interruppe ma senza voltarsi, non la voleva guardare, era troppo doloroso. Desiderava solamente che uscisse dalla sua vita, per sempre.
La ragazza non riusciva nemmeno a piangere, le parole di Tsubasa rispecchiavano una dura realtà: 'odio e l'invidia le avevano consumato l'anima, Tsubasa aveva ragione. Ricordò la conclusione del libro che aveva letto e ignorato la sera della festa. Il destino lo aveva lasciato per lei: il capitano Achab aveva ucciso Moby Dick ma la balena lo aveva trascinato con sé negli abissi marini. Era morto insieme al suo incubo. Ecco il senso di tutto. Lei era come il capitano, stessa sorte! La vendetta e l'odio non l'avevano condotto a nulla, se non alla rovina e questo destino era toccato anche a lei. L'odio e l'invidia verso Sanae l'avevano consumata ma non le avevano portato nulla...Se non dolore, rimorso, incubi...Era caduta affondando nel baratro dell'odio più nero...
"Vorrei tanto che mi facessi del male, che mi odiassi!"
Lo supplicò con un filo di voce.
Lui, sempre voltato verso il mare, non disse nulla.
La ragazza si voltò per andarsene ma si fermò.
Tsubasa provava pena, era già qualcosa, era migliore di lei...Per lei era troppo tardi ma forse, per lui no... Qualcosa poteva ancora fare per il capitano.
"Tsubasa!"
Lo chiamò decisa e senza lasciargli spazio per una replica e continuò...
"...Prima di dirti addio vorrei che sapessi che non...Non tutto perduto. Spesso le cose che si sperano nel cuore sono più reali e vicine di ciò che vediamo e tocchiamo. Sanae è viva, da qualche parte. Pensa a lei, come sospesa tra il cielo e il mare: è là, ti aspetta! Cercala nel tuo cuore e continua ad amarla...Forse vi rincontrerete...Non sto scherzando, parlo seriamente!"
Si lasciarono senza dirsi altro e non si rividero più.
Tsubasa era esausto, ma aveva attentamente ascoltato le ultime parole di Kumiko.
In effetti lo meravigliarono e ne fu felice: no non era del tutto cattiva...Forse, in alcuni momenti era stata veramente sincera con lui e Sanae.
Fece sue le parole della ragazza, erano vere, condivideva quel discorso. Sperò veramente che, ovunque fosse, Sanae lo sentisse. Prese a camminare sulla spiaggia mentre lasciava fluire liberamente il desiderio di lei affidandolo al vento.
Camminava sulla sabbia, le mani in tasca.
C'erano solo lui, il vento e il suo amore per Sanae.
Probabilmente, se avesse gridato si sarebbe sentito meglio.
Gridò.
Un urlo liberatorio.
Riprese a camminare lungo la spiaggia incurante delle onde che lo schizzavano.
Trovava piacevole lo sciabordio dei flutti come pure piacevole era rimirare la luce del faro in lontananza che indicava la via alle barche.
Come vorrei anche io qualcuno che mi indicasse la via...Ma io non l’ho, ho solo il mio amore per te e la speranza di rivederti...”
Si fermò, incurante del cielo che si incupiva sempre più e dell’acqua che lo bagnava.
Era estraneo al mondo ormai ipnotizzato dal roteare continuo della luce del faro lontano.
Immaginò i suoi pensieri che volavano via liberi nell'aria creando sentieri senza traccia, vie senza nome come le rotte dei gabbiani nel cielo...

 

Continua...

 

 

N.B.

Lo spunto per questa storia mi è stato offerto da una novella tedesca “Germelshausen” scritta da Friedrich Gerstacker. Questa storia, nel 1954, ispirò un musical della MGM “Brigadoon”. Dal musical, Vincent Minnelli, trasse l’omonimo film. Fu il suo primo film girato in Cinemascope.

 

 

  
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