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Autore: AnyaSparrow    19/08/2011    3 recensioni
"Il mio dono è la morte.. e sono qui per donarla anche a te"
E' questo quello che crede la Psicopatica. Uccidere è quello che adora fare, e lo fa con grande sentimento... come se fosse davvero il suo modo di vivere. Vivere, uccidendo gli altri.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15
Promessa.

 

Giorno dopo giorno le parole di Nath continuavano ad entrarmi dentro. La vita che aveva passato e continuava a passare Terry non era giusta. Ero sicura che suo padre le facesse qualcosa e che poi le proibisse di parlare. E più pensavo a ciò più avrei voluto andare a casa di suo padre per vedere con i miei occhi. Sfortunatamente non mi era permesso allontanarmi per gli altri bambini. Dovevo stare attento se qualcuno di loro si facesse male, se qualcuno cadeva o… si graffiasse accidentalmente un braccio. L’ultima volta che avevo punito quel bambino Nath aveva raccontato loro una bugia, dicendo che era scivolato e si era graffiato, quel figlio di Satana. Adesso guardandoli giocare, mi resi conto che qualcosa avevano imparato. Avevano imparato ad aver paura. Bastava che li guardassi per rendermi conto di quanto mi temessero davvero… Ed io adoravo quando mi guardavano in quel modo.
Il mio passatempo preferito era quello di intagliare qualche pezzo di legno. Maggiormente raffiguravo serpenti, coltelli o paletti.
Il silenzio si era impossessato del bosco, e non fu difficile per me sentire il pianto di qualcuno. Inizialmente poteva sembrare semplicemente un gatto, o qualche animale ferito. E se inizialmente non gli davo granché conto, ne fui incuriosita in seguito. Misi da parte il mio lavoro molto silenziosamente, e mi alzai. Dovevo ascoltare bene, dovevo scoprire da dove veniva. I bambini si erano allontanati un po’, ma sapevo bene che non si sarebbero allontanati più di tanto.
Più mi avvicinavo al pianto, più mi sembrava chiaro di chi fosse. Sperai con tutto il mio cuore di no, che non fosse della persona che credevo fosse. Ma fu evidente quando la vidi. Era dietro un albero con la testa fra le ginocchia. Tremava e piangeva. Le codine fatte da chissà quale suora li dentro uscivano dalle braccia.
Terry?
La chiamai ma mi resi conto che era solo un sussurro, un flebile sussurro che quasi stentai io a sentire. Mi chinai velocemente mettendomi di fronte alla piccola.
Terry.. Terry, che è successo?” cercai di poggiare una mano sul capo della bambina, ma Terry ne parve abbastanza infastidita, scansando di proposito la mia mano. “Terry per favore. Cos’è successo?” cominciavo a preoccuparmi terribilmente. Sapevo che non era mia stato il mio caso, ma l’angoscia mi aveva preso allo stomaco e più vedevo Terry fare in quel modo più cresceva dentro me quella specie di malessere. Tanto che alla fine non riuscii a trattenermi. Le presi entrambe le spalle e la scossi “Che diavolo è successo, Terry!
Solo in quel modo fermò il pianto. Lentamente alzò il volto, e per fortuna lo fece lentamente. Non poté sopportare quello sguardo per qualche secondo di più, eppure restai a guardarla. Aveva il labbro spaccato in due e sanguinante, anche se il sangue era asciutto. Sotto l’occhio, proprio sullo zigomo destro, aveva una parte violacea. Un taglio le delineava la fronte.
Restai con il fiato sospeso a guardarla in quel modo.
Chi è stato?”
Domanda assurda. Sapevo chi era stato. Sapevo che aveva avuto quel peccato fra le mani al quale le avrei tagliate seriamente. E l’avrei fatto, anche velocemente. I miei occhi andarono anche su altre parti del corpo. Aveva lividi un po’ ovunque: sulle braccia, sulle gambe e sullo stomaco. Arrestai il mio sguardo sullo stomaco per qualche istante prima di riposarli sui suoi occhi intrinsechi di lacrime.
La presi nuovamente per le spalle scuotendola “Chi è stato?” volevo saperlo da lei. Doveva avere il coraggio di dirlo ad alta volte.
Io.. Io non…
Dillo Terry. Dillo, Terry! Chi è stato, forza!
Sarah io non…
Non la feci nemmeno parlare. Fu solo un attimo, ma la mia mano partì sul volto di lei schiantando tutte e cinque dita sul volto già sporco di lividi. “Lo voglio sapere Terry. Devi dirlo. Devi.. Devi liberarti!
Lo facevo per lei. Mi guardava con terrore, eppure con quella speranza di prendere coraggio e dirlo chi era stato. Doveva dirlo, diavolo. Suo padre aveva peccato, e doveva pagarlo. La guardai tenendola ancora fra le spalle, ma senza scuoterla questa volta.
Puoi farcela. Chi è stato, forza
E’ stato.. E’ stato..” la guardai speranzosa. Aveva terrore.. e non di me. Sapevo che suo padre la picchiava affinché stesse muta, sebbene fosse talmente evidente a chiunque guardasse. Ma lei doveva aveva il coraggio di dirlo. Le sue guance cominciarono di nuovo a bagnarsi di lacrime e il suo labbricino a muoversi verso il basso “.. Papà.” Chiuse gli occhi continuando a piangere in quella maniera. Una bambina. Era solo una bambina, e non aveva alcun diritto di soffrire in quel modo. “E’ stato papà!
Le sorrisi mentre lei piangeva. L’aveva detto. Aveva detto chi era stato, ed era stata capace di liberarsi. L’abbracciai tenendo la testa contro la mia spalla.
Shhh.. Passerà tutto, te lo prometto”, socchiusi un secondo gli occhi accarezzandole la nuca.
Terry avrebbe avuto la sua vendetta e la sua liberazione.
Avevo promesso.. ed io mantenevo sempre le promesse.

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Nota Autrice:  Eccovi un altro capitolo lacrimoso ** Spero che anche questo vi piaccia e spero che non prendiate troppo in antipatia "Sarah" anche perchè io da autrice comincio davvero ad adorarla. Non ci crederete, ma stavo per piangere anche io quasi.. Non so se avrei avuto il coraggio di prendere a ceffoni una bambina per farla parlare, ma so che sarebbe stato meglio così
Spero vi sia piaciuto..
Un bacio
Very!

   
 
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