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Autore: Sophie_moore    19/08/2011    4 recensioni
Miss independent
Miss self-sufficient
Miss keep your distance
Miss unafraid
Miss out of my way
Miss don't let a man interfere, no
[...]Olivier Milla Armstrong non era una donna normale. Lei per prima lo diceva e ne andava assolutamente fiera: non aveva hobby inutili, quale cucito o ricamo; non andava in giro a sperperare denaro, come faceva sua sorella minore Catherine; non andava a ballare e non le importava un accidente delle marche di vestiti, borse, scarpe, occhiali e tutte quelle baggianate lì. E non le interessava neanche trovarsi un uomo, convinta che l’amore offuscasse la mente in battaglia.

Mini Long su Olivier =) spero vi piaccia!
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Miss independent
Miss self-sufficient
Miss keep your distance
Miss unafraid
Miss out of my way
Miss don't let a man interfere, no

{Miss Independent – Kelly Clarkson}

Olivier Milla Armstrong non era una donna normale. Lei per prima lo diceva e ne andava assolutamente fiera: non aveva hobby inutili, quale cucito o ricamo; non andava in giro a sperperare denaro, come faceva sua sorella minore Catherine; non andava a ballare e non le importava un accidente delle marche di vestiti, borse, scarpe, occhiali e tutte quelle baggianate lì. E non le interessava neanche trovarsi un uomo, convinta che l’amore offuscasse la mente in battaglia.

Ecco, la battaglia era l’unica cosa che le interessava. La battaglia, la spada, poter dar sfogo alle sue doti da guerriera liberamente, senza che nessuno la giudicasse un maschiaccio.

Aprì il getto dell’acqua e si mise sotto, concedendosi una doccia rilassante dopo essere tornata da Briggs. In quel periodo di Pace, Miles le aveva regalato un mese di silenzio e tranquillità lontana dal fronte. Non che stesse bene in casa Armstrong da sola, ma, anche se per poco, era quasi rinfrescante starsene senza fare niente, senza dover pensare a strategie di guerra o a come mantenere il controllo della fortezza e sui suoi soldati.

Uscì dalla doccia, si legò l’asciugamano attorno al petto e si strizzò i capelli nel lavandino. Lanciò un’occhiata allo specchio, guardandosi negli occhi. Forse, dopotutto, poteva concedersi un periodo di pausa più spesso: Briggs di certo era forte anche senza di lei, e sicuramente Miles era un degno sostituto.

Scosse violentemente la testa e sorrise: stava cominciando a pensare come una scansafatiche, starsene con le mani in mano non faceva per lei.

Uscì dal bagno e venne inondata dall’aria fresca della sera che non riuscì a smuovere i suoi lunghi capelli biondi resi pesanti dall’acqua. Percorse il lungo corridoio, fino ad arrivare alla sua stanza, dove si infilò il suo pigiama (molto simile alla divisa militare, ovvero un paio di pantaloni blu con delle righe bianche ed una maglietta blu scuro) e si trascinò in soggiorno.

Quella sera il silenzio era quasi assordante e rimbombava per tutta la grande sala, ancora mezza vuota da quando avevano tentato il colpo di Stato con Mustang. Erano addirittura risuonati i suoi passi a piedi nudi mentre attraversava la sala per arrivare al divano.

Suonarono alla porta e lei scattò immediatamente in piedi: infilò le ciabatte, afferrò il suo fioretto, appoggiato delicatamente sul tavolino di fianco al divano, e si diresse bruscamente alla porta, pronta a fare a fettine chiunque l’aveva importunata.

Spalancò la porta, attendendosi di vedere una persona di fronte a lei, ma non vide niente all’infuori del buio di Central City. Fece per fare un passo fuori, ma appena fu pronta ad appoggiare il piede, sentì un vagito.

Un vagito?

Spalancò gli occhi celesti e vide un cesto dal quale proveniva un rumore molto simile ad un miagolio di un gattino. Col fioretto ancora nella custodia mosse leggermente la copertina e si scontrò con un paio di occhi verde smeraldo, quasi brillanti.

<< Di chi è questo? >> urlò: di sicuro la persona che aveva lasciato lì il bambino non poteva essere andata molto lontana. Però non ottenne risposta, così fu costretta a prendere il cesto e portarlo in casa. Lesse il biglietto che stava sulla pancia del bebè (“Lei starà molto meglio con te, grazie.”) e lo srotolò dalle coperte, per poterlo vedere tutto. Era da quando era nata sua sorella Catherine che non vedeva un neonato, e comunque neanche con lei era stata una specie di babysitter. Come poteva fare?

<< Chi sei? >> chiese alla bambina, che di tutta risposta si mise a ridere. << Non ridere, mocciosa, chi sei?? >> riprovò, senza ottenere una risposta diversa dalla prima, anzi, sembrava che la rabbia di Olivier non facesse altro che accrescere il divertimento della neonata. Sbuffando, la fece sedere sul divano e andò a prendere il telefono.

Ma chi poteva chiamare in una situazione così assurda come quella? Di certo non poteva chiamare al fronte di Briggs, a loro non interessava e non avrebbero saputo aiutarla. Il Comandante Supremo Grumann, anche lui non aveva interesse nel sapere che qualcuno le aveva fatto trovare un bambino di fronte alla porta. Posò di nuovo la cornetta e si mise a riflettere: aveva bisogno di una donna che sapesse comportarsi in diverse situazioni, ma non la conosceva. Perciò, sospirando esasperata, chiamò l’unica persona che potesse, anche se lontanamente, considerare un amico.

<< Pronto? >>

<< Colonnello Mustang, sono il Maggiore Generale Armstrong. >>

<< Maggiore! Come sta? Ha cambiato idea sull’appuntamento?  >> Mustang ridacchiò dall’altra parte della cornetta, aspettandosi una serie di insulti pressoché infinita accompagnata da minacce alla sua vita.

Olivier respirò per mantenere la calma. << No, Colonnello, ma devo comunque chiederle di venire qui. E accompagnato dalla donna di cui si fida di più. >> ordinò perentoria, lanciando uno sguardo alla neonata che stava mordicchiando il bracciolo del divano con quella sua boccuccia sdentata.

<< Ma che è successo? È un’emergenza? >> provò di nuovo Mustang, questa volta un po’ più preoccupato. In genere, Olivier non lo chiamava mai se non per insultarlo su qualche missione finita con delle esplosioni o cose simili, quindi non perché avesse bisogno d’aiuto.

La donna sospirò di nuovo, passandosi una mano tra i capelli ancora umidicci. << La prego – sembrava molto più una minaccia che una supplica – di fare il più in fretta possibile. Sì, è un’emergenza: ho un bambino. >>

  
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