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Autore: elefiore    21/08/2011    1 recensioni
Il vecchio mi diede un calcio sulla schiena abbastanza forte da farmi schiantare a terra, poi mi girò.
«Non p-preoc-c-cup-patev-vi. I-io s-sto…» e qui uncino mi trapassò lo stomaco con la spada. «… b-be-ne.» conclusi guardando Wendy.
«N-non mi… d-dime-dimenticare, W-wen-dy.» sussurrai vedendola piangere, sentendo le ultime forze abbandonarmi.
«Non ti dimenticherò, Peter, mai.» poi si avvicinò. «Ti prego, non mi lasciare!» mi disse prima di baciarmi.
Uncino la prese e la portò via.
«Wen-dy no…» e non vidi né sentii più nulla.
Mi dispiace ma la storia è interrotta a tempo indeterminato. Chiedo scusa a chi la ha seguita fino ad ora.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Capitan Uncino, Peter Pan, Wendy Darling
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti i lettori :) mi dispiace per il ritardo ma non riuscivo mai a trovare tempo :( finalmente ci sono riuscita! Spero che vi piaccia :)


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Mi svegliai qualche ora dopo in un ospedale.
«Si è svegliato!» urlarono i bimbi sperduti appena aprii gli occhi.
«Wendy!» gridai, balzando in piedi. Sentii la testa scoppiare e tornai a sedermi sul lettino dove mi ero svegliato.
«Non preoccuparti, Peter.»
«È CON UNCINO!!! COME POSSO NON PREOCCUPARMI?!» urlai
«Appena ti rimetterai in forze, andremo tutti quanti a salvarla, ok?»
«NO! Ci andrò da solo. Come l’ultima volta: o io o Uncino.»
Dopo meno di tre minuti, arrivò una donna con un camice bianco: la dottoressa. Mi fece un ultimo controllo e, per fortuna, mi
permise di uscire. Appena fuori dall’ospedale, pensai al bacio che Wendy mi aveva dato sulla nave di Uncino, poi volai insieme a
Trilly verso l’Isola a tutta velocità. Non sapevo di preciso dove Wendy fosse ma sapevo che sicuramente era con lui, quindi
bisognava fare in fretta. Per prima cosa cercai vicino alla nave e… sentii Wendy urlare. Non era un urlo di paura, ma di dolore.
Atterrai esattamente davanti alla porta dalla quale proveniva il rumore e vidi Uncino uscire.
«Oh Pan! Che dispiacere rivederti…»
«Posso dire la stessa cosa, Uncino. O tu o me, questa volta.»
«Bene, Peter Pan, fatti sotto.»
«Bene, Giacomo Uncino, non ti farò aspettare!» dissi lanciandomi all’attacco. Riuscii in pochi minuti a disarmarlo ma non ci sarebbe
stato alcun gusto se l’avessi ucciso, quindi gli diedi nuovamente la spada ma lui, invece di attaccare, mi spinse nella stanza dov’era
Wendy. La guardai. Era legata al muro, piena di graffi e tagli piuttosto profondi. Sanguinava moltissimo.
«Wendy!» urlai, correndo verso di lei.
«Peter…» sussurrò.
«Ti libererò, Wendy, e ti porterò a Londra.»
«No. Scappa, Peter. Stai lontano da Uncino.» mi disse con voce spezzata. «Stavolta si è preparato. Sa come batterti.»
«Non ci riuscirà.»
«Sì che riuscirà, invece! Non abbassare mai la guardia.» sentii un lieve fruscio alle mie spalle e impugnai la spada, girandomi giusto
in tempo per parare un affondo di Uncino.
Dopo qualche minuto di lotta all’ultimo sangue, qualcuno mi spinse di lato e, volando, buttò Uncino in mare.
«Peter sta arrivando un sacco di gente pronta a ucciderti! Vattene di qui!»
La guardai. Era Wendy… ma non aveva nemmeno un graffio.
«Wendy… sei tu!?»
«E chi altri??»
«Ma tu sei lì, legata e piena di graffi… Uncino ti ha torturata!»
«No, non l’ha fatto ma sapeva che ci saresti cascato. Per fortuna Campanellino è venuta ad aiutarmi! Forza andiamocene di qui!»
Ma non fece in tempo a finire la frase: sulla Jolly Roger, ora, stavano salendo tutta la ciurma di Uncino e le fate rinnegate… senza
contare lui, ovviamente, il Capitano Fradicio!
«Avanti ciurma! ADDOSSOOOOOOO!!!»
Tutti si buttarono all’attacco. Presi Wendy in braccio e mi alzai in volo più velocemente possibile. La portai a riva e tornai alla nave.
«Capitan Uncinooooooo!!! Ehi, stoccafisso, vieni a prendermi se ci riesci!» gridai mettendomi a circa tre metri dalla Jolly Roger, in
mezzo al mare, con la spada sguainata. Una fata rinnegata girò attorno a lui, inondandolo di polvere magica, e il vecchietto si lanciò per l’ennesima volta addosso a me.
«Ah ah ah!!! Tanto non mi prendiii!» gli urlai volando verso l’orizzonte. Quanto vorrei non averlo fatto! Riuscì a raggiungermi e
combattemmo come mai prima d’ora. Questa volta non combattevamo per divertirci… almeno non io. In quel momento, più che mai, dovevo stare attento al suo uncino. Non feci in tempo a pensarlo che mi ritrovai immerso nell’acqua salata del mare, con la
spalla sinistra sanguinante. Risalii velocemente e cercai di allontanarmi ma mi prese da dietro puntandomi l’uncino alla gola.
«Questa volta non sbaglierò, Pan, non ti risveglierai.» mi sussurrò all’orecchio.
«Sarai tu a non risvegliarti, Uncino!» sussurrò qualcuno alle sue spalle prima di puntargli un coltello alla gola. Lui mi lasciò e mi
girai… era come me! Avrebbero potuto scambiarci l’uno per l’altro!
«Tutto a posto, Peter?»
«Certo!»
«Oh non ce n’è brillanti come me!»
«Ehi è la mia frase quella!»
«Sono un tuo clone, Peter, è ovvio che dico le cose che dici tu!»
«Un… clone? Che roba è?!»
«Una specie di fratello… ma non vero. Sono una tua copia, diciamo.»
«Fino a qui ci ero arrivato.»
«Ma io non sono proprio come te: io sono spietato, Peter. Sono un po’ un tuo opposto. Primo: so molte cose che tu non sai e sono molto, e dico molto, più amichevole di te. Secondo: non ho una fata come Campanellino ma ho una mezza-sirena che mi segue
ovunque vado. In questo momento è qua sotto.»
Guardai in basso e la vidi.
«Perché dici che è una mezza-sirena?»
«Perché riesce a vivere anche fuori dall’acqua… diventa una… bambina.»
«Forte!»
Ma in quel momento, Uncino approfittò del fatto che entrambi avevamo abbassato la guardia per scappare.
«Ehi! Dove scappi, stoccafisso!» gli urlai inseguendolo.
  
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