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Autore: la_marty    21/08/2011    4 recensioni
Dal sesto capitolo:
“Grazie Bella, ma ti sarei grato se non tentassi più di uccidere le mie intervistatrici, o il pubblico potrebbe farsi un’idea sbagliata dei miei modi”.
Bellatrix arrossì e pigolò: “Era un banalissimo Anatema che uccide, cosa c’era di sbagliato, padrone?”.
Travers rispose per Voldemort: “Chi vuoi che voti il padrone se si ha la percezione che tutti gli oppositori verranno ammazzati seduta stante?”.
“Ma la politica del padrone è esattamente questa!”, esclamò lei. “Meglio che ci facciano l’abitudine”.

Ebbene sì, la crisi è arrivata anche nel mondo della magia: c'è aria di elezioni e i tre candidati scelti si apprestano ad affrontare una dura campagna elettorale e tutta una serie di interviste e dibattiti per ottenere la fiducia degli elettori. Gli aspiranti Ministri della Magia sono un mago malvagio e famoso, una studentessa modello di Hogwarts e un mago piccolo e furbo, odiato da tanti ma che riscuote, in modi più o meno leciti, un misterioso successo ogni volta che si aprono le urne.. vi ricorda qualcuno?
Genere: Comico, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Hermione Granger, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Il titolo è una citazione dal film “Pirati dei Caraibi” e si adatta a questa mia nuova creazione. Il contesto è il seguente: Voldemort è sì l’Oscuro Signore, il mago più malvagio e potente che il mondo abbia mai visto, ma dopo essere risorto se n’è stato buono a tramare nell’ombra, comportandosi come un comunissimo mago tornato da una vacanza di tredici anni, che la sera va a farsi un idromele ai Tre Manici di Scopa, fa shopping a Diagon Alley, soffre di solitudine perché tutti lo scansano spaventati. Nessuno ride alle sue battute.
Di conseguenza tutte le vittime della sua furia (Cedric, Malocchio, Fred, Lupin, Tonks, Silente, ecc) sono vivi e vegeti.
Cronologicamente siamo nel settimo anno a Hogwarts di Harry & Co.
Enjoy!

 
 
 
 
  I candidati.

Il sole brillava in un cielo limpido quel pomeriggio a Diagon Alley. L’aria era pervasa dallo scalpiccio che uomini e donne producevano ciabattando per la via principale, bisbigliando o schiamazzando in quel tiepido pomeriggio di maggio. Cappelli e vesti di tutti i colori si susseguivano, tutti diretti verso un’unica direzione: Piazza Flamel. Un piccolo palco con un banco a tre posti erano stati disposti a un’estremità della piazza, riempita per la restante parte di sedie o poltrone evocate magicamente. Le famigliole facevano apparire lunghe panchine, così da sedersi tutti assieme, mentre i più esibizionisti evocavano divani in pelle con tanto di appoggio per i piedi. Alle spalle del banco a tre posti campeggiavano tre enormi poster che rappresentavano i tre candidati alle elezioni per il prossimo mandato come Ministri della Magia: Caramell era stato votato per tre legislature di fila ed era tempo di lasciare posto a volti nuovi.
Alle quattro in punto i tre candidati spuntarono da dietro il palco.
Erano un gruppo estremamente eterogeneo: l’Oscuro Signore apriva il corteo, coperto, nonostante il caldo, da capo a piedi da una veste nera che metteva in risalto ancora di più la sua carnagione albina. Gli occhi rossi risultavano estremamente inquietanti, ciononostante diede galantemente la precedenza alla ragazza che lo seguiva.
Hermione Granger  salì dunque per prima le scalette per il palco di legno, vestita elegantemente ma con i colori di Grifondoro, come a voler rimarcare il suo essere ancora una studentessa. Una studentessa modello e prodigio che, appena maggiorenne, aveva ottenuto in campagna elettorale il successo necessario per iniziare ad avviare quella che sembrava una promettente carriera politica, direttamente dalla poltrona del Ministro della Magia.
Il terzo candidato era un ometto stempiato con la pelle della faccia troppo tirata per la sua età. Avanzò convinto che Lord Voldemort avrebbe ceduto il passo anche a lui ma si ritrovò a farsi schiaffeggiare dal suo mantello.
“Non è niente, non è niente”, cinguettò rivolgendo un sorriso ammaliante ai suoi ammiratori, salendo le scalette vestito da un elegante completo nero su cui spiccava una spilla a forma di cuore. Dopotutto il suo era il partito dell’amore.
L’ometto si chiamava Silvius.
  
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