Capitolo 11
Pardisan si infilò dentro il recinto che era stato costruito, rozzamente, all’aperto nella parte posteriore della torre. Sovan gli trotterellava dietro deciso ad imparare tutto il possibile. All’interno c’erano cinque cavalli, due muli ed un asinello.
Dopo un attento controllo il cavaliere decise di prendere l'asinello e tre degli equini.
«Perché hai scelto i tre cavalli più piccoli?», chiese il ragazzino osservando i due animali scartati che erano notevolmente più grandi di quelli scelti.
«Perché quei due cavalli non resisterebbero un giorno sui monti», spiegò lui, «Vedi quello più grande? Beh quando appoggia la zampa sinistra a terra ha un fremito nei muscoli della coscia, indica che ha qualcosa che non và. Mentre l’altro, pur essendo uno splendido animale, è troppo bizzoso e questa è una caratteristica funesta quando si deve cavalcare sui monti»
«E l'asino?»
«E’ più piccolo, sicuramente più lento e meno agile», diede due leggere pacche sul dorso dell’animale, «Ma ti assicuro che è il migliore tra gli animali che ho appena scelto...», come se l’avesse sentito l’animale ragliò forte, «Sarà la tua cavalcatura»
L’espressione sul volto di Sovan era tutt’altro che felice.
Partirono il mattino dopo, lasciandosi alle spalle la torre ed avviandosi verso il passaggio tra i monti. Il cavaliere era leggermente contrariato per non essere riuscito ad incontrare il comandante dei Dimenticati, ma questi era dovuto partire la sera prima per una missione speciale.
Gwar avanzava veloce e scattante, saettando tra le rocce ed indicando i percorsi più sicuri ai cavalieri che lo seguivano. Effettivamente era rapido, molto rapido e fin troppo agile per gli standard umani.
«E’ mezzo animale», la voce della donna rispose alla sua domanda interiore usando un tono di voce abbastanza alto da farsi sentire da tutti, «Pare che sua madre si sia accoppiata con un gatto o un coniglio e così è nato lui...»
Il ragazzo continuava il suo percorso, ma si fermò un attimo voltandosi verso di loro, «Guarda che ti sento!»
«Sto solo dicendo la verità cucciolo», lo incalzò lei sorridendo sardonicamente.
«Ah come sei gentile Kyrea! Ma dimmi, visto il tuo fisico...», il volto del ragazzo si fece affilato, «...ti hanno mai scambiato per un uomo?»
«No ed a te?», ripose prontamente la donna.
Dopodiché scoppiarono entrambi a ridere di gusto, rivelando una complicità fino a pochi momenti prima nascosta.
Pardisan spronò il cavallo spostandosi a fianco di Sovan che, nonostante non stesse perdendo terreno, anzi avanzasse molto più agilmente degli altri, pareva ancora del tutto scontento della sua cavalcatura.
Il ragazzino quando lo vide gli lanciò una terribile occhiata offesa ed il cavaliere stentò a trattenere un sorriso divertito. Osservò la mazza che pendeva dalla sua cintura e scosse il capo.
«Ti ho portato un’arma migliore di quella», parlò sfilando dalla sella del suo cavallo una spada corta e la porse all’altro, «Stasera, dopo aver preparato il campo, ci alleneremo»
Il volto di Sovan si illuminò, mentre la afferrava.
La missione era difficile, quasi suicida, ma lui era determinato.
Sarebbero tornati indietro.
Tutti.
Nota: prima di tutto ringrazio chi mi sta ancora leggendo.
Poi mi scuso per la scorsa settimana ma era vacanza e non ho postato nulla...
Infine mi scuso per la lunghezza del capitolo, scusate se è corto...