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Autore: Averyn    23/08/2011    1 recensioni
"decisi che era il momento di parlare di una cosa che, ero certa, non avrebbe aiutato a migliorare la nostra posizione davanti a chiunque ma che, sapevo, un uomo come Silente avrebbe compreso.
“Professor Silente,” iniziai; l’adrenalina ribolliva in me come fuoco incandescente, mentre gli occhi brillanti del Preside si posavano su di me. “Aspetti.” Mi voltai verso i miei compagni come per chiedere loro un sostegno; Marcus aveva la mano poggiata sulla maniglia della porta, pronto ad uscire con l’amico. “In questa storia, sono coinvolti anche loro.” “Sono tutto orecchi!” Assentì il professor Silente, incrociando le mani davanti al viso, una posizione che conoscevo molto bene, avendo letto le pagine della saga."
Quattro ragazzi, una biblioteca, una dimensione parallela :la storia di come questi giovani hanno rivoluzionato la storia di Jk Rowling, mettendo a repentaglio anche le loro stesse vite in nome dell'amicizia.
Fanfiction scritta e pensata da Averyn e Crystal eye.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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NOTE DELLE AUTRICI: ci scusiamo ma siamo costrette a dividere il cap. per via della lunghezza... averyn non è riuscita a trattenersi...xD speriamo che sia di vostro gradimento!!! RECENSITEEEE!!!!!!!!
 


CAPITOLO 5- 1° parte- HOGWARTS
 

POV: Laura
 

“Come stai Laura?” “Come va, campione?” “ Ehi Kiara, ti ha trattato bene Madama Chips?” “Marcus, vieni, devo aggiornarti sugli ultimi eventi…”
Appena attraversato il buco del ritratto della Signora Grassa, quello che si presentò ai nostri occhi fu uno spettacolo di pura luce, festa e gioia: tutto sembrava esplodere e noi fummo travolti dalla confusione generale;  i Grifondoro avevano preparato due tavoli imbanditi di prelibatezze e sfizi che, sospettai, venivano direttamente dalle cucine degli Elfi domestici. Tra la folla di studenti che circondavano le cibarie, intravidi una ragazza dalle lunghe trecce biondo rame che sgattaiolava a destra e a sinistra, come per trovare un buco dove  la sua presenza fosse notata il meno possibile.
Poco più a destra,  tra le poltrone accanto al camino, vidi due gemelli dalla testa rossa – i gemelli Weasley- tentare di convincere una Hermione contrariata ad accettare un pasticcino ripieno. “Dai, Hermione,” tentò il più vicino a lei, porgendoglielo come un mazzo di fiori.
 “Solo un boccone… non è stregato, lo giuro!” “Non lo accetterei comunque,” ribatté acida lei “è contro i principi miei e del C.R.E.P.A!” “Ancora??” Il gemello scrollò le spalle.
“Quando capirai che gli elfi domestici sono felici così?”.
Dopo essersi scambiati un’occhiata, i Weasley si allontanarono, alla ricerca di altre cavie su cui provare i loro esperimenti. Hermione, dopo essersi accertata di essere fuori pericolo, tornò al suo libro. D’improvviso, alle mie spalle, udii un tonfo che mi costrinse a voltarmi; il mio amico Marcus aveva appena sbattuto il muso contro il petto dei gemelli.
“Mi dispiace, niente più scherzi con te, amico!” gli disse uno dei due con le mani in alto, dichiarando la propria colpevolezza in piena onestà. “Se le Merendine Marinare ti hanno fatto questo effetto, probabilmente non sei la persona adatta per farci da cavia.” Sapevo che Marcus avrebbe tanto voluto dire loro che, in tutta sincerità, di Merendine Marinare non ne aveva visto neanche l’ombra, ma sarebbe sembrato folle visto che, a causargli la perdita dei sensi, erano stati proprio quei dolci.
Così mi avvicinai cingendogli il braccio intorno alla vita, provando ad essere per lui come una di quelle pozioni Rilassanti che avevo bevuto in Infermeria.
“Dai,” lo tranquillizzai io facendogli l’occhiolino, “vedrai che avrai l’occasione. Devi solo far passare un po’ di tempo. Non è saggio fare nuove esperienze adesso, specialmente quelle pericolose.” “Non ne ho mai assaggiata una…” boccheggiò, con lo sguardo perso nel vuoto. Intanto, al tavolo delle vivande, una nuvola di studenti faceva a pugni per l’ultimo tramezzino. “Beh,” disse, prendendo coraggio, dopo aver individuato uno spazio creatosi fra due persone. “Io ho fame. Laura, vieni anche tu?”
Scossi la testa; non  ne avevo più. Così, cercai un buco dove sedermi. Nel farmi largo fra gli studenti, spinsi un ragazzo molto alto e dai capelli rosso fiamma, come quelli dei due gemelli. Un Weasley, con tutta probabilità; anzi, era proprio Ron Weasley che, però, non sembrava avermi notata affatto: con un boccale di burrobirra in mano, continuava il suo discorso ad un giovane Grifondoro sul Quidditch; fu così che ricordai che Ron era diventato Portiere, nella storia. Passai oltre, decisa a continuare la mia ricerca per una poltrona libera. Trovai il divano, ma era già stato occupato da un giovane mago dall’aria piuttosto solitaria;  di fronte a lui , Hermione sprofondava in una poltrona alle prese con il punto croce.
Prima che qualcuno cogliesse l’occasione più velocemente di me, mi sedei accanto a quel mago dall’aria triste. Era alto e smilzo, dai capelli scompigliati e neri corvino; due occhiali tondi gli pendevano sul naso: oltre quelli, due occhi verdi smeraldino mi guardarono mentre prendevo posto accanto a lui. Fu allora che lo riconobbi, e sobbalzai; Harry Potter, in carne ed ossa, era proprio lì, così vicino che avrei potuto toccarlo.
“Ciao.” Salutai io, dopo una silenziosa esitazione. Questi fece per andarsene, probabilmente credendo che gli avrei detto qualcosa di cattivo, ma io lo fermai. “No, ti prego” gli dissi, “Resta. Non voglio chiederti l’autografo o…altro.” Harry Potter aggrottò la fronte, un po’ stralunato; probabilmente non si aspettava quello come inizio conversazione. Per rimediare, gli porsi la mano.
“Io sono Laura,” mi presentai. Ora fu suo il turno di esitare, ma decise di stringerla lo stesso. “Harry Potter.” “Grazie per averci organizzato una festa, Harry Potter” gli dissi “era l’ultima cosa che ci aspettavamo dopo tutto questo… tempo.” Harry guardò altrove, ed io seguii il suo sguardo: tra la folla di studenti, Julian stava intrattenendo un’intensa conversazione con uno studente nero : Lee Jordan, il migliore amico di Fred e George Weasley.
“Non ringraziare me,”disse Harry. “Ringrazia Fred e George, piuttosto; sono loro che hanno portato il cibo dalle cucine.” Calò il silenzio tra noi due; non sapevo come continuare la conversazione e non volevo di certo finirla qui. Così, decisi di aggrapparmi a qualcosa. “Ho sentito dire che sulla Gazzetta non credono che Tu-sai-chi sia tornato e che a Hogwarts, siano d’accordo” buttai lì, cercando di rispolverare tutte le mie conoscenze sulla storia. “Beh… io ti credo, Harry. Anzi, ti crediamo tutti: anche Kiara, Marcus e Julian.”
Harry mi guardò; il fatto che una ragazza appena risvegliatasi dopo un anno e mezzo lo appoggiasse, non sembrava farlo sentire meglio. “Grazie.” Disse semplicemente, senza sapere cos’altro aggiungere. Poi si guardò intorno e si alzò.
 “Scusa,” mi disse. “Sono molto stanco. Io… credo che andrò a dormire.” “Ma certo,” lo rassicurai. “Vai pure io… resto qui.” Harry mi sorrise imbarazzato, mentre si allontanava da quella confusione e, velocemente, correva su per le scale del dormitorio senza dare troppo nell’occhio. “Scusalo,” lo giustificò Hermione, “è un po’ strano, in questo periodo.” “Non c’è problema!” la tranquillizzai io, con un sorriso.
“Forza!” gridò alla folla una ragazza dalla pelle scura, affiancata da un altro studente che le somigliava  talmente tanto da sembrare suo fratello. “Facciamoci raccontare dai ragazzi cosa ricordano prima di aver perso i sensi!” “Se volete ulteriori chiarimenti tecnici, per quello ci sono io!” urlò Fred o George, accolto dall’applauso generale.
La paura, l’ansia ed il terrore mi colsero; improvvisamente, mi sorpresi a tremare come una foglia. Avrei dovuto raccontare una bugia? Non sapevo i dettagli; non sapevo esattamente come il dissennatore avesse attaccato me e Kiara, né quando.
Scoprii che non ero la sola a pormi la stessa domanda: Kiara corse velocemente verso di me, assomigliando a qualcuno che scappa da un’esplosione. “Laura,” mi bisbigliò, cercando di non farsi sentire dagli altri.
“Abbiamo un problema.” “Lo so.” “Come facciamo?” “Non lo so.” “Possibile che tu non  ne abbia nemmeno una? Sei tu che sei brava ad inventare storie!” “Ma non ho indizi! E se sbaglio qualche dettaglio e dico che stavamo su una collina quando ci hanno trovate in mezzo al campo di Quidditch?” Kiara sbuffò, lanciandomi occhiate affilate come coltelli, ancora più inquietanti perché piene di panico. “Fai come vuoi, ma inventati qualcosa!” Così guardai oltre mia cugina; una folla ci stava osservando in attesa di sentire cosa avevamo da dire. “Mi dispiace,” mi scusai io a nome di tutti. “Ma avendo subito il trauma, non ricordiamo niente dell’evento…ci dispiace tanto, noi… credo che avremmo bisogno di andare a letto.” A questa affermazione seguì un ‘ooooh!’ di delusione collettiva, ma alla fin fine furono tutti comprensivi. Così, mi feci strada verso il dormitorio delle ragazze, seguiti da Marcus  e Julian che invece si dirigevano a quello dei ragazzi; solo Fred e George sembravano aver ancora voglia di scherzare.
“Ma non ricordate proprio niente niente?” “Niente niente, George,” risposi io rassegnata, riconoscendolo dalla spilla sul petto con scritta sopra una ‘ G’.
Lasciateci alle spalle anche i due gemelli, salimmo le scale ed entrammo nel nostro dormitorio; come individuai il mio letto, non potei fare a meno di sciogliermi in un sorriso e, non appena mi fui sdraiata sul lenzuolo, presi sonno immediatamente.
 
Fu difficile per me svegliarmi quella mattina; era come se avessi passato tutta la notte in piedi. Vidi  con grande sorpresa la sala comune semivuota, dato che la sera precedente l’avevo vissuta brulicante di gioia e in festa. Attraversato il buco del ritratto, scesi per la scalinata principale e  percorsi la Sala d’Ingresso (più grande di come avevo imparato a conoscerla nei film, spaziosa ed illuminata, dominata da una grande rampa di scale che portava alla scala principale) e raggiunsi i miei amici in Sala Grande, dove consumavano la colazione. Anche questa, non era decisamente come me l’ero immaginata: era grande, lunga e spaziosa, con quattro tavolate al centro, ricoperte ognuna di una tovaglia con un colore diverso per ogni casata, mentre il tavolo degli insegnanti, con al centro lo scranno di Silente, dominava dal fondo della sala; le enormi vetrate illuminavano a giorno; dietro alle ultime due tavolate, posti su ambo i lati, due camini scoppiettanti arrivavano ad illuminare la schiena degli studenti; il cielo che ricopriva il soffitto grazie ad un incantesimo, quel giorno era leggermente annuvolato.
Appena Kiara mi vide, mi invitò a sedersi accanto a lei con un gesto della mano e io, ancora mezza assonnata, mi trascinai sulla panca dove indicato. Avevo appena fatto in tempo a versarmi un po’ di caffè, che Hermione ci raggiunse, unendosi a noi. Come un fulmine, distribuì dei foglietti a ciascuno. “ ‘he ‘os’è?” chiese Marcus, masticando un pezzo di pane con la marmellata mentre esaminava la novità con interesse. “Sono i vostri orari di lezione” “I nostri cosa?” chiese Julian, mentre s’imburrava il pane anche lui, il coltello ancora in mano, puntato a mezz’aria, senza averci pensato, verso di lei; Hermione, seduta accanto a lui, spostò lo sguardo allarmato dal coltello a lui e viceversa, per poi decidere di ignorarlo e di spiegare tutto d’un fiato: “i vostri orari di lezione; la McGrannitt ce li distribuisce sempre a inizio anno. Ovviamente l’anno prossimo cambieranno, una volta che avrete deciso quali materie fare e..” “ ‘alma, ‘osì non capiamo niente!” obiettò Marcus, masticando ancora il pane tostato. Hermione gli lanciò un’occhiata di profondo disprezzo, ma non disse nulla. “Quindi,” chiese Kiara, mentre si tagliava una generosa fetta di torta allo yogurt “possiamo scegliere le materie che vogliamo...”
“Naturalmente,” rispose la ragazza, “ma solo dopo aver superato i G.U.F.O.” Julian sputò un po’ di succo d’arancia, che giunse fino a me. “Già,” disse lui, pulendosi con la manica del mantello “mi ero dimenticato dei G.U.F.O....!”
Non potei a meno di notare quanto fossi silenziosa quella mattina. Ma ero incredibilmente stanca e, del resto, non avevo domande da fare avendo letto i libri della saga più di ogni altro.  “Avete finito di fare colazione?” chiese Hermione, di nuovo elettrica. “Stanno per iniziare le lezioni!” “Ma pensavo che finché non avessimo recuperato tutte le nostre conoscenze,”  obiettai io, parlando per la prima volta quella mattina, “non avremmo frequentato le lezioni!” Hermione mi guardò come se stesse scegliendo le parole da dire. “Dovete conoscere Hogwarts.” ribatté lei, decisa “Sono sicura che recupererete in fretta le vostre lacune ed è essenziale che voi impariate a raggiungere le aule; non potrò farvi da guida per sempre!”
Vedendo Hermione con l’intenzione di non ammettere repliche, decidemmo a nostra volta, seppur silenziosamente, di non controbattere e, sempre meno entusiasti, la seguimmo rassegnati fuori dalla Sala Grande. “La prima lezione è Storia della Magia con i Tassorosso” informò lei saltellante. “Vedrete, sarà molto interessante!”
Molto interessante, infatti; il professor Ruf, che sapevo  già essere un fantasma, era più noioso di quanto avessi letto; come è ovvio, quando qualcuno è noioso, il mondo attorno si organizza per occuparsi di qualcos’altro: Lavanda Brown, alla mia sinistra, spettegolava con Calì facendo un ronzio di sottofondo insopportabile; davanti a me, Dean Thomas e Seamus Finnigan lanciavano aeroplanini di carta ad un addormentato Neville Paciock; accanto a lui, Harry e Ron occupavano il loro tempo con appassionate partite a tris; il resto della classe sembrava essere sprofondato nel nulla, tranne per qualche ronfo che accertava la loro presenza fisica. L’unica a stare attenta, alla destra di Kiara, seduta accanto a me, era proprio Hermione, che di tanto in tanto riprendeva a colpi di piuma i  suoi due amici, invitandoli a fare silenzio. Per quanto mi riguarda, la  mia mente cavalcava orizzonti sconosciuti;  quindi, quando finalmente suonò la campanella di fine ora, credei di aver dormito; tutti tirarono un sospiro di sollievo e, prima che il professore potesse assegnare temi per la volta successiva, ci fu un fuggi fuggi generale che glielo impedì.
Le ore successive non furono entusiasmanti, ma sicuramente migliori della prima; Trasfigurazione fu quella che mi divertì più di tutte – nonostante non sapessi trasfigurare il mio tasso, passando tutto il tempo a osservarlo mentre si dimenava dentro la gabbia. Anche Incantesimi mi affascinò, nonostante anche lì non sapessi come agitare la bacchetta né come controllare la  magia; ad Erbologia, io, Kiara, Marcus e Julian avemmo bisogno di tutto l’aiuto che Neville poteva fornirci per riuscire a schiantare una maledettissima pianta carnivora.

  
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