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Autore: LilithJow    24/08/2011    4 recensioni
Il mio nome è Samantha Finnigan. Sono nata e cresciuta a Rossville, una cittadina con poco più di mille abitanti nell'Illinois, Stati Uniti.
Sto per compiere ottanta anni.
Ho vissuto una vita meravigliosa, ho avuto un marito affettuoso e tre fantastici bambini.
Ma non è di questo che sto per scrivere. Sono convinta che alla gente piacerebbe leggere di una grande storia d'amore, con un bel lieto fine, ma purtroppo io e i lieti fine non siamo mai andati d'accordo.
Ciò che state per leggere, perchè se adesso avete queste righe sotto gli occhi, presumo lo stiate per fare, non ne ha neanche l'ombra, o, per meglio dire, dipende dai punti di vista.
Voglio raccontarvi di un periodo particolare della mia vita, di molti anni fa, cinquantacinque per l'esattezza. Per me è come fosse ieri, forse perchè non ho mai dimenticato quello che successe. Impossibile farlo.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Quei due occhi azzurri, come fari, mi apparirono più volte in sogno quella notte. Non sapevo a cosa fosse dovuto, ma gli occhi di Daniel spuntavano davanti ai miei in una visione e mi impedivano di continuare a dormire.
Mi ritrovai più volte, nelle notti insonni, a pensarlo. Non ero a conoscenza del motivo, era come se avesse preso il posto del fratello nella mia testa. Proprio il posto no.. E probabilmente era proprio questo il problema.
La mia mente era costantemente fissa su Lucas, ma, all'improvviso, spuntava fuori, dal nulla, Daniel, con i suoi occhi e i suoi sorrisi e le sue espressioni e.. Era frustrante.
Tutto ciò mi impediva persino di concentrarmi a lavoro, tanto che un giorno, credendomi malata, mi consigliarono di andare a casa, riposarmi e tornare l'indomani.
Camminai distrattamente verso la mia auto. Ero svogliata, assonnata e del tutto di cattivo umore.
Ma ecco che il destino, crudele, ci mise lo zampino. Da lontano, poco dalla mia auto, sul marciapiede opposto, scorsi proprio lui, Daniel. Feci finta di non vederlo, ma non ci riuscii, perchè lui vide me. Mi fece un cenno con il capo e mi raggiunse in qualche breve attimo. Sforzai un sorriso. Non che non mi facesse piacere rivederlo, tutt'altro: una parte inconscia di me desiderava che ciò accadesse. Il punto era che lui era troppo piccolo e io lo pensavo. Non potevo pensarlo, non quando amavo alla follia suo fratello.
“Hey, che ci fai da queste parti?” chiesi, cercando di distrarmi dalle mille fantasie che mi passavano per la testa: Daniel era troppo bello per essere un quindicenne.
Lui tentennò prima di rispondere. “Sono passato da un amico, qui vicino e poi ti ho vista” disse. “Sei uscita da lì, uh?” continuò, indicando la redazione del giornale alle nostre spalle. “Strano, casa nostra è dalla parte opposta, lo sapevi?”.
Beccata. Ma del resto, non era una bugia difficile da essere scoperta. “Non lo dirai a Lucas, vero?” replicai, infilando le mani nelle tasche dei jeans che indossavo. Daniel rise, scuotendo leggermente la testa.
Dio, anche la sua risata era irresistibile. “No, so mantenere i segreti” esclamò, con tono solenne.
Mi persi per qualche secondo a guardarlo. Mi resi conto che la mia attrazione verso di lui era più che altro fisica. Con Lucas invece, si aggiungevano una miriade di altre sensazioni, indescrivibili a parole.
Tra i mille pensieri che mi correvano in testa, uno spiccava sugli altri, ma mi sentii orribile solo a prendere in considerazione l'idea. Eppure, sotto certi punti di vista, nessuno si sarebbe fatto del male, se fossi stata cauta.. Forse Haley, ma di lei poco mi importava.
Il piano era semplice, niente di così complicato che mi avrebbe solo incasinato le giornate.
Daniel era un adolescente, in pieno sviluppo. Quale adolescente in tale fase non avrebbe accettato una storia con una più grande? Una storia senza legami, solo quelli fisici. Stringendo un rapporto con Daniel, Lucas se ne sarebbe accorto. Nonostante gli sguardi che si scambiava con Haley, ero del tutto convinta che se io e suo fratello fossimo diventati più che amici, lui non sarebbe rimasto impassibile. Se così fosse stato, sarei morta nello stesso istante.
Alla fine, Lucas avrebbe mollato quella che avrebbe dovuto essere sua moglie e sarebbe tornato da me, e Daniel avrebbe avuto qualcosa da raccontare nelle sue giornate da liceale.
Avevo già programmato tutto e ogni cosa si era svolta alla perfezione nella mia mente. Ma dovetti tornare alla realtà, con Daniel che mi fissava in modo strano, a causa dell'espressione da ebete che avevo stampato in faccia. “Uhm.. Scusa..” balbettai “mi sono persa per un secondo, a volte mi capita ed è alquanto imbarazzante”.
“Oh, figurati. A volta succede anche a me”.
Gli sorrisi, tranquilla per il fatto che non mi ritenesse un'idiota.
Decisi di dare inizio a tutto in quel preciso momento. “Hey, uhm.. Ti va di mangiare qualcosa? Non ho pranzato e praticamente non ci vedo più dalla fame” dissi. Daniel si guardò intorno un attimo, prima di rispondermi: “Vorrei, ma.. Devo andare”.
Le cose erano più complicate del previsto.
“Oh.. Okay.. Possiamo fare un'altra volta, allora..” replicai. Lui si limitò ad annuire. Accennò un sorriso e ritornò correndo al marciapiede dall'altro lato della strada, riprendendo il suo cammino.
Salii in auto sconsolata e attesi un bel po', prima di convincermi a mettere in moto e guidare fino a casa mia.
Le quattro mura che la componevano, delle volte, mi sembravano estranee. Avrei tanto voluto tornare a casa dei miei, nella mia stanza. Era piena di ricordi e, se le cose fossero andate male, avrei potuto vivere di quelle. Alla fine, però, mi resi conto che mi avrebbe fatto solo male.
Mi rimase solo da sperare che il mio piano funzionasse. Doveva funzionare.
L'ostacolo più grande era Daniel, ma oltre che ostacolo, era anche il punto chiave di tutta la faccenda. Il giorno dopo, appena uscii da lavoro, guidai verso il liceo di Rossville. Mi appostai a qualche metro dall'uscita della scuola e aspettai. Gli studenti uscirono dall'edificio tutti in gruppo, eccetto uno: Daniel uscì per ultimo, con il cappuccio della felpa sulla testa e la mani affondate nelle tasche. Una volta fuori, si guardò più volte intorno, poi salì in una grande auto nera, con i finestrini oscurati, poco distante. Quando essa partì, la seguii. Mi condusse a casa Monroe.
Si fermò e dalla macchina, oltre a Daniel, scese anche quella stessa biondina che mi stava tanto sulle scatole. Avrei preferito rivedere Lucas e non lei.
Continuai ad osservare i due, mentre percorrevano il vialetto di casa, verso l'entrata.
“Che stai facendo?”. Una voce mi fece sobbalzare. Mi girai di scatto e, affacciato al mio finestrino, vidi Lucas.
Non seppi che scusa inventare. 'Stavo pedinando tuo fratello'. Ma quella non era una scusa, era la verità.
“Uhm.. Parcheggiando” dissi, cercando di risultare il più naturale possibile. Mi riuscì ben poco: Lucas inarcò un sopracciglio e mi guardò storto. “Di fronte a casa mia? Eri di nuovo nei paraggi?” esclamò.
Sospirai. Come al solito il mio cuore aveva cominciato a battere a più non posso e mancava poco che fosse esploso.
“A dire il vero, no” replicai. Mi stavo calmando, a poco a poco, cercando di rimanere concentrata sul piano. “Sono venuta per Daniel. L'altro giorno ci siamo incontrati, ma era di fretta e mi deve un caffè”.
L'espressione sul viso di Lucas mi diede una grande soddisfazione: era un misto tra il deluso e il sorpreso. Sorrisi, facendo ben attenzione a non farmi vedere. “Oh, beh.. E' appena rientrato, se vuoi..” disse, scansandosi, così che io potessi aprire la portiera e scendere dall'auto.
Seguii Lucas in silenzio, fino all'entrata di casa. Mi aprì la porta ed entrai. Quando lo feci, lo sguardo fulminante di Haley mi si abbattè addosso, quasi come volesse uccidermi. Giurai che lo avrebbe fatto molto volentieri, se fossimo state sole in quella stanza. Evidentemente Lucas le aveva parlato di me, o sperai lo avesse fatto. Daniel non era nel salotto, arrivò poco dopo, scendendo rapidamente le scale. Mi salutò con un cenno del capo. “Che ci fai qui?” chiese subito. Fu Lucas a rispondere per me: “Dice che gli devi un caffè”. Parlando, cinse i fianchi di Haley con un braccio e se la tirò vicino. Non seppi se fosse una mia impressione o cosa, ma sembrò che lo avesse fatto apposta. “In realtà, è un pranzo o la cena, è uguale” corressi la sua affermazione.
“Wow, non credevo te ne ricordassi” disse Daniel, abbozzando un sorriso.
“Ho una memoria di ferro. Allora, sei libero ora?”.
In realtà dovrebbe studiare, domani ha il compito di biologia” intervenne tempestivamente Lucas. Il fratello lo fulminò con lo sguardo e ignorò del tutto la sua affermazione. “Sono liberissimo” esclamò. Con un ulteriore cenno del capo, fece un cenno verso la porta e uscì, prima che potessi farlo io.
Lo seguii, evitando di salutare sia Lucas che Haley, anche perchè, girandomi, avrebbero notato la soddisfazione stampata sul mio viso.
Quando uscii dalla casa, Daniel aveva già percorso tutto il vialetto e mi stava aspettando appoggiato alla staccionata bianca che circondava l'abitazione. Lo raggiunsi e lo condussi fino alla mia auto. Guidai, verso il ristorante più vicino che conoscevo. Per tutto il tragitto, cercai un argomento su cui fare conversazione, ma non trovai nulla che non riguardasse anche Lucas. D'altra parte, lui non faceva nessuno sforzo per aiutarmi: si limitava a fissare la strada dal finestrino, in silenzio. Così fui costretta ad accendere la radio, ma neppure la musica lo smosse.
Giunti a destinazione, scendemmo entrambi dall'auto, entrammo nel ristorante e riuscii a farmi dare il tavolo migliore, con una vista splendida su quasi tutta la città.
Daniel ancora non disse una parola e di certo non avrei retto tutta la serata in una situazione del genere. “Ci sei mai stato qui?” chiesi, allora. Lui fece solo cenno di no con la testa.

Così non andava: stava rendendo tutto tremendamente complicato.
“E' un bel posto, ci venivo spesso quando vivevo qui e prendevo quasi sempre questo tavolo” continuai. Evitai di dire che molto spesso in quel luogo ci andavo con Lucas, anche se lui l'avrebbe facilmente intuito. “Non sono tipo da ristoranti”. Finalmente sentii la sua voce, dopo almeno mezz'ora. “Sei più tipo da fast-food?” replicai.

“No. Sono tipo da casa e roba cucinata da Lucas.. O tentativo di roba cucinata da Lucas. A volte lo fa Haley, ma lei è persino peggiore di lui”.

“E' strano che un adolescente non ingurgiti decine e decine di hamburger e patatine”.

Daniel abbozzò un sorriso, ma sembrò del tutto forzato. “Lucas è.. Abbastanza scrupoloso sul mangiare” mormorò. Strabuzzai gli occhi: non ricordai tale lato di lui. Insomma, ai tempi del liceo, lui viveva nei fast-food. Probabilmente tutto era dovuto al fatto che fosse diventato medico o, nel caso peggiore, per via di Haley. Sicuramente, considerato il fisico, era una maniaca della dieta e ci aveva trascinato anche Lucas e suo fratello: geniale.

“Meglio non parlare di questo, tirerebbe in ballo Lucas e il tuo sguardo quando solo si pronuncia il suo nome, diventa grigio” disse Daniel, distogliendomi dalla mia sorta di trans. “Non mi piace stare con persone che hanno sguardi grigi”. Lo fissai per qualche secondo.
Grigio. A volte mi sembrava di vedere proprio un velo grigio coprire i suoi occhi azzurri, relativo a una specie di tristezza che lo avvolgeva perennemente.
Non potevo però spingermi nel suo profondo. Mi conoscevo fin troppo bene e avrei potuto affezionarmi a lui, così tanto da mandare a monte ogni cosa: tenevo troppo a Lucas per rinunciarci. Così scossi di poco la testa e cambiai argomento.

Per il resto della serata, fui quasi sempre io a parlare, di qualsiasi cosa mi venisse in mente. Alla fine gli raccontai praticamente ogni cosa di ciò che avevo fatto negli anni lontano da Rossville. Lui rispondeva poco, con un 'sì' o un 'no' oppure un 'okay'. Niente di più. 
Non era di compagnia, ma ciò non mi importava più di tanto. Non era avere lunghe conversazioni con lui il mio obiettivo.
Quando finimmo di mangiare, uscimmo dal locale e lo riaccompagnai a casa.
Il viaggio di ritorno fu la fotocopia di quello di andata, ma per fortuna la musica alleviò il silenzio.
Lo salutai, Daniel scese dall'auto ed entrò velocemente in casa.

  
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