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Autore: Soul Sister    24/08/2011    4 recensioni
Dal primo capitolo:La mia vita era sempre stata come una di quelle sit com americane, piena zeppa di colpi di scena, ma sempre prevedibili. Di quelle con teenager alle prese con qualche cretino super-figo che le tormenta e rende la loro vita un inferno, ma che, inevitabilmente, poi, le fa innamorare di lui come delle povere pere cotte.
Ma, fortunatamente, io non ero la classica ragazza da sit com che s’innamorava del cretino della città. Io ero la teenager che affrontava il deficiente in questione, perché, purtroppo, anche nella mia prevedibile realtà, lui esisteva.
Non poteva mica non esserci. Perché quella presenza era peggio di una piaga in via di putrefazione, un porro peloso, un foruncolo, e resisteva.
Ma, se nelle sit com, poi diventava l’eroe, si poteva star certi che qui, nella mia città, nella mia vita, lui non sarebbe mai diventato magicamente il santo della situazione. Non c’erano segreti scabrosi della famiglia che l’avevano irreparabilmente rovinato, niente maschere che nascondevano un cuore d’oro. Eh sì, perché, purtroppo, il figone del mio, di villaggio, lo conoscevo fin troppo bene. Perchè le nostre famiglie erano amiche da quando mio padre e mia madre andavano al liceo, e, come se non bastasse, una delle mie sorelle era fidanzata col fratello maggiore della mia nemesi. Solo per informazione, nel mio universo, la pustola, colui che rompeva le palle insistentemente, aveva il famoso nome di Adam Brown: mi rifiutavo categoricamente di ritenerlo mio cognato. Era troppo..deprimente.
Restava il fatto, che la Pustola aveva appena segnato la sua ora.

-Spero vi abbia incuriosito :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Capitolo 15. Quando la Sorella Prodigio tolse la maschera
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Quella mattina, feci di tutto per ignorare Adam Brown.
Mi sembrava di essere tornata a qualche mese prima, quando non ci guardavamo nemmeno per scherzo, in quella muta tregua solo perché lui, a mia insaputa, doveva riprendersi lo scooter. Con la sottile differenza che ora, io avrei tanto voluto passare ogni istante a osservarlo.
All’intervallo, portai Kim in disparte, lontano da orecchie indiscrete (in particolare, da quelle di una persona di cui non farò il nome per preservare la mia sanità mentale); volevo dirle di Rick, prima che lo intuisse da sé o scoprisse da altri, perché altrimenti l’avrebbe presa malissimo, peggio di come avrebbe reagito se gliel’avessi detto subito, perlomeno.
Kim odiava Rick, con tutta sé stessa, tanto da volerlo cancellare dalla faccia della terra. E dicevo tutto.
“Kim, vorrei dirti una cosa..” esordii. La mia amica si fece attenta e curiosa, ma qualcosa mi diceva che la mia espressione le stava già rivelando tutto. “Stamattina mi ha portata a scuola Rick..e abbiamo parlato.” Spiegai, a capo chino. Kim non commentava, rimaneva solo a fissarmi intensamente.
“E’ cambiato, o, perlomeno, lo sembra. Sa quello che..che provo per Adam, e ha promesso di aiutarmi a dimenticarlo..Vuole ricominciare da capo davvero.”
“E tu hai detto di sì.” Dedusse Kimberly, con un tono piatto. La sua voce ebbe il potere di farmi gelare il sangue nelle vene, e alzai di poco gli occhi, per scrutarla in faccia. I suoi occhi erano una lastra di ghiaccio, proprio come mi aspettavo. Era delusa.
Stavo per parlare di nuovo, ma lei con un gesto secco mi bloccò, e, dopo aver girato i tacchi, andò alle macchinette per prendere la merenda.
Mi sentivo persa, completamente. Odiavo deludere Kim, odiavo vederla offesa o irritata, e detestavo quando non era d’accordo con me su qualcosa d’importante, facendola di riflesso allontanare.
Probabilmente, la mia amica avrebbe voluto insultarmi, magari darmi anche qualche ceffone; e quasi certamente avrebbe preferito riceverle, due sberle, piuttosto che sapermi di nuovo impegnata con Rick.
Non lo aveva mai approvato, diceva che non era adatto a me e che non c’era da fidarsi di lui; a maggior ragione quando mi aveva tradita, rivelando che le sue affermazioni erano fondate, avrebbe tanto voluto ucciderlo.
Kim, com’era risaputo, aveva un forte istinto di protezione verso di me.
E l’ultima cosa che voleva era che stessi nuovamente male, soprattutto per Rick. Quello che non voleva accettare era che lui, per una volta, stesse cercando di darmi veramente una mano a dimenticare.
E di cose da dimenticare ne avevo tante. Io e Adam non eravamo amici da anni, ma quel mese era stato più significativo di una vita. Dovevo debellare dalla mia mente ogni sua parola, ogni suo sguardo, ogni suo sorriso, e, soprattutto, quella notte nella casa sull’albero e il non-bacio che ancora mi rodeva e mi faceva star male.
E se quel gatto non avesse fatto chiasso e ci fossimo baciati? Potevo solo ringraziare il cielo, perchè sarei arrivata al punto di non ritorno, e scoprire che per lui non ero nemmeno un’amica mi avrebbe fatto male da morire.
E,poco ma sicuro, mi sarei uccisa io stessa perché aveva abbindolato l’unica persona sulla faccia della terra che non avrebbe mai voluto a che fare con lui in quel senso.
La campanella suonò troppo presto, e quando mi raccomodai al mio banco sentii l’ansia crescere.
Kim mi raggiunse poco dopo, ma non si perse come al solito in chiacchiere. Prese dalla tracolla il libro di matematica, tirò fuori dall’astuccio penne, matite e evidenziatori vari, e afferrò il cellulare, digitando fitto fitto un messaggio.
Stavo per parlare, ma il tempismo della professoressa fu ragguardevole, e mi dovetti mordere la lingua per non imprecare.
Passai mezz’ora a prendere appunti distrattamente; scrivevo ma non capivo realmente ciò che spiegava. Ero più attenta a ciò che faceva Kim, ma lei sembrava non fare caso a me, come se non esistessi.
Non solo era delusa, ma anche molto arrabbiata. Quanto mi avrebbe tenuto il muso?
Poi, la professoressa lasciò cadere il gessetto e il cancellino nel portagessi, e scrollandosi dalle mani la polvere, si sedette alla cattedra.
“Bene, vediamo chi interrogare.” Fece scorrere la penna sull’elenco, indugiando sulla parte finale. Sentivo il cuore battere fortissimo, mentre una strana ansia si faceva largo nel mio stomaco annodato. “Mh, direi Natalie. Il tuo voto risale al mese scorso, vieni?” Desiderai che la terra si aprisse e m’inghiottisse; l’ultima volta Adam mi aveva parato il sedere. Stavolta non l’avrebbe fatto, e io non sapevo comunque niente. Meglio essere sinceri con l’insegnante, che fare una figuraccia.
“Prof, ultimamente non ho studiato né ripassato le ultime lezioni..mi metta quello che mi deve mettere, se posso recupererò più avanti.” La professoressa fece una smorfia, un po’ delusa. Volevo sprofondare, davvero:apriti terra, che vengo con te.
Lei incrociò le dita davanti al viso, con un’espressione divenuta seria.
“Natalie, in questo periodo il tuo rendimento sta calando, e non dico solo nella mia materia.” Esordì, e il mio cuore perse un battito. “Sei sempre stata una brava ragazza e una studentessa diligente, ti prego di tirarti su. Non puoi rovinarti così la media. Ti metterò un quattro, vedi di recuperarlo nella verifica scritta però.”
Annuii, incapace di far altro, e sprofondai nella sedia, completamente giù di morale. Sembrava che tutto stesse veramente andando a rotoli.
E nemmeno la promessa di Rick mi avrebbe tirata su.
Notai che Kim mi aveva lanciato uno sguardo preoccupato con la coda dell’occhio, ma non osò parlare.
Poi ci fu l’ultima lezione, e ringraziai il cielo che fosse solo religione. Non avrei tollerato qualcosa di più impegnativo.
Il prof se ne stava silenzioso a leggersi il giornale: ormai non tentava nemmeno di spiegarci qualcosa. L’ora di religione era come un secondo intervallo.
Se pensavo che nell’ultimo periodo questa era la lezione che preferivo, con Adam che metteva la sedia davanti ai banchi di me e Kim e passavamo l’ora a ridere, mi si stringeva il cuore.
Perché un momento prima tutto sembra essere perfetto, e un secondo dopo ci cascia il mondo addosso? E’ assurdo con che velocità cambi la vita.
Assurdo con che velocità fosse stata ribaltata la mia.
E tutto per colpa di Adam James Brown, quel cafone, insolente idiota che credeva che tutto gli fosse concesso, che non si faceva scrupoli e a cui non fregava un bel niente dei sentimenti altrui. A lui interessavano solo i propri tornaconti; avere una ragazza alla giornata da portarsi a letto, fare casino tutte le ore di lezione e soprattutto rendermi la vita un inferno, erano le cose che più gli premevano. Questa era la verità.
Era stato capace di farmi abbassare la guardia e farmi fidare di lui..era stato capace di farmi innamorare. E la cosa più brutta era che mi ero innamorata di una bugia.
Ma non volevo pensarci.
La campanella arrivò come la luce dopo le tenebre, e non spesi più di qualche secondo per riempire velocemente la cartella e dileguarmi dalla classe, dall’edificio scolastico e dalla mia migliore amica.
Decisi, per non forzare troppo la mano, di fare una strada alternativa, per tornare a casa.
Anche se era più lunga, non m’importava: preferivo camminare un po’ e non imbattermi in Brown.
“Nat, alla buon’ora!” così mi salutò Rose, appena entrai in casa.
“Scusa, ho fatto una strada più lunga, avevo voglia di camminare.” Mentii spudoratamente, lasciando cadere lo zaino per terra con un tonfo sordo e spogliando il cappotto. “Mamma e papà?”
“Papà ha un’urgenza al lavoro, mamma è via con Melanie..” spiegò concisamente, dalla cucina. Scossi la testa, ridacchiando, e la raggiunsi.
“Ti dai alla prova del cuoco?” scherzai, ricevendo in risposta un sorriso convinto di mia sorella.
“Sì! Quindi accomodati, che finisco di preparare.”
Qualche minuto dopo, la pastasciutta di Rosalie era pronta, la condì e la servì nei piatti. L’aspetto perlomeno non sembrava così male.
Cominciammo a mangiare, e così partirono anche le chiacchiere di mia sorella.
“Come è andata la giornata?” domandò, curiosa, portandosi alla bocca gli spaghetti arrotolati alla forchetta.
“Mh..non bene.” Sospirai, “Anzi, in modo pessimo, ho discusso con Kim. Cioè..lei è arrabbiata con me.”
Rose si accigliò.Sapeva quanto fossimo legate. “Perché mai? Non litigate mai, voi due..”
Sprofondai nella sedia, cercando di farmi piccola piccola. “Non le va giù che mi sia..rimessa con Rick.” Serrai gli occhi, in attesa dell’esplosione.
Ma quella non arrivò, il che mi preoccupò. Aprii gli occhi, e scoprii che Rosalie era come rimasta pietrificata. “Rose?”
Lei mi guardò stralunata. “Ti sei rimessa..con Rick? Avevi detto che gli avresti detto di no!” sembrava incapace di accettare l’idea. “Vuoi soffrire ancora? E’ questo che vuoi? Sei così masochista?”
“Perché tutti mi fate la stessa domanda, eh?” sbottai, alzandomi in piedi. “Potrò decidere quello che mi pare, della mia vita, no? Possibile che non capiate?”
Non lasciai che Rose ribattesse, e scappai in camera mia. Fu un errore madornale approfittare della mancanza di Melanie per entrare nella mia stanza.
Sentii distintamente uno strimpellare di corde di chitarra, e il mio cuore si strinse: Adam.
Sentivo chiaramente la sua voce bellissima, le parole di una nuova canzone.
Sospirai. Mi mancava in un modo malsano, da togliere il fiato..era incredibile quanto mi avesse coinvolta in poco tempo.
Stavo cominciando a pensare che non ero stata propriamente furba, nell’accettare la proposta di Rick, e non perché ogni persona me lo ricordava.
La consapevolezza che non sarebbe mai riuscito a levarmi Adam dalla testa si stava facendo largo in me. Come poteva Rick, che in otto mesi di relazione e anni di conoscenza non mi aveva fatto innamorare, farmi dimenticare Adam, che in poche settimane era riuscito a scombussolare il mio cuore?
Inutile illudere me stessa e lui. Avrei fatto la figura della cretina, ma era il prezzo da pagare.
Per essermi fidata, per essere così disperatamente alla ricerca di sollievo da quella struggente pena.
Adam mi aveva sconvolta, anima e corpo.
E forse Rick non aveva tutti i torti, quando diceva che poteva essere una minaccia per la nostra storia, anni fa. Ero sicura di essermi innamorata solo dell’Adam amico?
O era proprio la sua persona ad avermi stravolta, nel bene e nel male? Se era così, non lo sapevo, ma quella scommessa era stata decisamente il colpo di grazia.
+
Non parlai con nessuno, quella sera; né con i miei, né con mia sorella, e Kim non mi aveva chiamata. Evidementemente era ancora molto arrabbiata; ma anche se avesse tentato di rintracciarmi non avrei risposto.
Mi ero chiusa in un mutismo pensoso, a struggermi con i miei stessi ricordi.
Andai a letto presto, ma mi ritrovai a rigirarmi tra le coperte nel cuore della notte, con l’immagine fissa di quel quasi-bacio tra me e Adam.
Sentivo il bisogno di prendere una boccata d’aria, perciò sgusciai dalle coperte e scesi di sotto.
Non mi aspettavo certamente di trovare anche Melanie, in cucina: quando la vidi stentai quasi a riconoscerla. Aveva il viso stravolto e smunto, pallido, i capelli scompigliati, e gli occhi rossi.
“Natalie..” si voltò di scatto appena mi sentì entrare, passandosi sul viso una mano per non farmi notare le lacrime che avevo già visto.
Allora la regina degli specchi aveva un cuore..
“Melanie, tutto okay?” cercai di essere gentile, avvicinandomi a lei.
Tirò su col naso, e annuì. “Sì, è solo un momento..” sospirò, “Hai sete?”
Annuii e lei mi porse un bicchiere d’acqua, mentre mi sedevo al tavolo. Nonostante lei non fosse l’ideale di sorella, e ci fossimo parlate sì e no tre volte in tutti quegli anni di lontananza, mi spiaceva vederla così giù.
“Sei sicura che vada tutto bene? Stai male?”
Melanie sospirò, sedendosi a sua volta su una sedia e prendendosi la testa tra le mani, con un’aria veramente afflitta. Ora che la vedevo più da vicino, la sua pelle sembrava più tendente al verdognolo. Era evidente che stesse male.
“Non è un caso che io sia partita così d’improvviso per venire a casa..” cominciò, con la voce tremante. “Sono sicura che tu mi starai odiando, in questo momento: sono la figlia più elogiata di mamma, troppo anche per i miei gusti, e sono stata parecchio stronza nei tuoi riguardi e quelli di Rose..non vi biasimo, certo, ho sbagliato così tanto con voi..” rimase qualche secondo in silenzio, come a riordinare le idee, o forse si aspettava una reazione alla rivelazione.
Prese un respiro, e continuò. “Penserai anche che sono solo un’oca vanitosa e capricciosa, che ha ottenuto tutto e si dispera..” sospirò un’altra volta. “Da quando sono partita per la Francia sono cambiata, anche se stenterai a crederlo..ho capito cosa significa amare, purtroppo..mi sono innamorata di uno stronzo, che mi ha usata e gettata via come un fazzoletto usato..sapevo che non provava nulla per me, che non voleva coinvolgimenti..eppure ero convinta che avrei potuto fargli cambiare idea, che tutte le volte che stavamo insieme prendessero significato anche per lui..” Ero rimasta paralizzata, dal discorso di Melanie: possibile che tutte le sorelle Smith si imbattessero solo in stronzi del genere? Solo Bryan aveva messo la testa a posto: dovevo chiedere a Rose il suo segreto.
Istintivamente, portai a stringere la sua mano nella mia, e Melanie sussultò. Alzò lo sguardo su di me, e accennò un sorriso stiracchiato. “Tre giorni fa, credimi, non ti stavo compatendo, se l’hai creduto..” disse, in un sussurro. “Avrei voluto darti un consiglio, dopotutto sei la mia sorellina..anche se ci sono arrivata tardi..però non ci sono riuscita, perché sono la prima ad aver bisogno di una mano..”
Cercai di tirarla su, nascondendo lo stupore causatomi dalle sue parole. “Dai, prima o poi passerà; deve passare..l’amore è incostante.” Parole sagge..peccato che non ci credessi nemmeno io.
“Non può passare, Nat..io..sono incinta.” Rimasi spiazzata, e la guardai ad occhi spalancati e bocca aperta. Oddio mio..Melanie, incinta? “Non me la sento di abortire.. Lui non lo sa nemmeno, e conoscendo il tipo non si prenderà mai le sue responsabilità.. e..” scoppiò a piangere, ed io mi alzai per abbracciarla istintivamente. “Non so come dirlo a mamma e papà..” singhiozzò, contro la mia spalla. Cercai di abbracciarla più forte, calata nei panni della sorella maggiore, anche se avevo un anno meno di lei.
Era strana, strana e disperata, questa situazione. Non avrei mai creduto che io e Melanie ci riappacificassimo così, né che lei fosse così sotto la maschera di cinismo e falsità che si portava dietro. L’avevo odiata per così tanto tempo..
“Stai tranquilla, Mel..troveremo un modo..”
Altri singhiozzi, ancora più disperati. “Ma cazzo, ho solo diciott’anni! Come ho fatto a mettermi nei pasticci?”
Le accarezzai i capelli, “La cosa più importante, per il momento è dirlo a lui..mamma e papà si arrabbieranno, ma poi saranno comprensivi..” Non ero proprio sincera con i miei pensieri, ma non potevo abbatterla più di così.
Era chiaro anche a lei che si sarebbero infuriati e che la cosa li avrebbe delusi, soprattutto mamma. Ma era capitato, e dopotutto Mel era maggiorenne; fino a prova contraria aveva la maturità di prendere le sue decisioni. Anche se era proprio un bel pasticcio..soprattutto con quel ragazzo che mi sapeva tanto di stronzo.
In quel momento, pensai di essere proprio puerile. Io mi lamentavo e piangevo come una bambina per una bugia: una vera cazzata in confronto a quello che stava passando mia sorella.
Rimanemmo quasi tutta la notte insieme; Melanie riuscì a ricacciare indietro le lacrime, e mi sorrise grata, cercando di cambiare discorso. Evidentemente non voleva pensarci più, per quella sera.
Mi raccontò un po’ della sua vita a Parigi, e provai anche un filo di gelosia: mi sarebbe piaciuto tanto vedere la Francia. Poi il discorso variò sulle amiche fantastiche che aveva trovato, e quelle ipocrite che le ronzavano intorno come mosche per quella relazione con un certo Timothy, lo stesso tipo che l’aveva messa incinta. Mi raccontò come tutto cominciò, per uno scherzo del destino, a una festa della scuola. Come poteva un bacio scatenare un tale putiferio, fino a invischiarla in una storia di solo sesso e facendola innamorare di un emerito stronzo?
Nonostante non fosse un angelo di ragazzo, Melanie sembrava vederlo tale. Per quanto volesse detestarlo, non ci riusciva, e da quel che disse, da una parte lo ringraziava per averle fatto scoprire l’amore. I suoi occhi brillavano, al nominar quel Tim; era chiaro che i suoi sentimenti fossero forti.
Poi, la conversazione si spostò sulla mia apatia di due giorni prima, e mi sentii una stupida a spiegarle il mio problema; era davvero insignificante, in confronto alla sua storia.
Fu la prima persona a cui dissi della scommessa di Adam, di come mi avesse presa in giro, e la prima a cui rivelai a ruota libera di come mi stessi innamorando di lui. Sfogai anche le mie idee e i miei dubbi sulla neo-relazione con Rick, sulla mia intenzione di lasciarlo di nuovo, a nemmeno ventiquattro ore da quando c’eravamo messi insieme.
“Natalie, per quello che vale..non credo che Adam ti abbia preso in giro su tutta la linea..” affermò, accigliata. “L’altra sera, a cena..era piuttosto preso da te.” La mia mente recepì la conclusione di Mel, ma il mio cuore si rifiutava categoricamente. Era ancora troppo ferito per permettersi di sperare ancora, quando si parlava di Adam.
“E’ un bravo attore..” mi limitai a rispondere, stringendomi nelle spalle. Melanie scosse la testa, sorridendo appena. “Spero davvero che le cose tra voi si sistemino. Siete una bella coppia.” Il mio cuore perse un battito. No, niente speranza.
Melanie sbadigliò, stiracchiandosi. “Sono le sei della mattina, Nat..e tu domani hai scuola: ti ho tenuta tutta la notte sveglia, mi dispiace..sarai distrutta.”
Le sorrisi, rassicurandola. “Figurati.” Dissi, facendo un gesto come per scacciare un insetto molesto. Era incredibile come in una sera avessimo imparato a conoscerci veramente: non avevamo raggiunto quest’affinità in diciotto anni..ma era bastata una mezz’ora per farla nascere.Incredibile. Mi voltai verso Melanie, prima di entrare nella stanza di Rose.
“Ah, Mel..sono felice di aver ritrovato una sorella.” Dissi, sincera.
Lei, di risposta, sorrise dolcemente. “Anch’io, Nat. Tanto.” I suoi occhi lampeggiarono di sincerità e gratitudine, e mi ritrovai a sorriderle nuovamente.
+
Quella mattina, a colazione, ero come in catalessi. Avevo la testa ciondoloni, e gli occhi mi si chiudevano ogni due secondi. Ma nonostante la stanchezza, trovavo la forza per sorridere.
Anche Melanie era nelle mie stesse condizioni; si era alzata presto, a discapito degli altri giorni, per salutarci, nonostante potesse recuperare le ore di sonno perse.
Rosalie continuava a lanciarci sguardi perplessi, mentre mangiucchiavamo distrattamente delle fette biscottate.
Sbadigliai, e anche piuttosto rumorosamente. Non mi sarei stupita che i Brown mi denunciassero per rumori molesti di mattina presto. Mh. Meglio non pensarci.
“Papy, oggi mi puoi portare in macchina? Altrimenti rischio di tornare indietro e non andarci..” farfugliai; mio padre alzò un sopracciglio, divertito.
“A che ora sei andata a letto ieri sera?”
Mi fregai un occhio, e stiracchiai l’altro braccio. “Sono andata a letto presto ma ho preso sonno molto tardi..” spiegai, accasciandomi sullo schienale della sedia. Papà scosse la testa, divertito.
“Va bene.”
In quel momento, nostra madre entrò nella stanza, con un entusiasmo quasi esagerato. Era assurdo come l’arrivo di Melanie avesse fatto bruciare anche l’unico neurone di Emily.
Mi chiedevo quanto sarebbe durata ancora l’adorazione per la Figlia Prodigio, alla notizia che sarebbe diventata nonna.
Scacciai il pensiero, alzandomi da tavola per finire di prepararmi.
Un quarto d’ora dopo, ero sull’auto di mio padre, che andavo a scuola.
Parcheggiò nello spiazzo e marciai da Susan, Megan e Kim. “Ciao ragazze”.
La mia migliore amica era accigliata, le braccia conserte al petto. “Cos’è, oggi non ti ha accompagnata il tuo bello?” Sbiancai.
Schiaffeggiai la mano sulla fronte, ricordandomi improvvisamente di Rick.
“Cazzo! Mi sono dimenticata!”
Estrassi con foga il cellulare dallo zaino, trovando sul display l’avviso di due messaggi e quattro chiamate perse, tutte del mio fantomatico fidanzato. Imprecai tra i denti, e digitai una serie di scuse, dicendo che mi era passato di mente a causa di alcuni problemi di famiglia (problemi, tra l’altro, di cui ero a conoscenza solo io).
Due istanti dopo, mi arrivò la risposta. Tranquilla! ;) ti vengo a prendere dopo la scuola.
Kim mi guardava quasi scocciata. “Ma che cosa carina.” Borbottò, acida.
Alzai gli occhi al cielo, assumendo la sua stessa postura. “Sì, molto.”
“Sta già lavorando su come ferirti, evidentemente.” Sibilò, contrariata. A quel punto, la presi per il gomito e la trascinai un po’ in disparte. Non volevo dare spettacolo.
“Oh Kim!” sbottai, serrando i pugni lungo i fianchi, “Possibile che sei così fissata? Rick mi ha chiesto una seconda possibilità e gliel’ho data. Non vuol dire che gli dia anche l’opportunità di fregarmi, dato in questo momento quella che lo prende in giro sono io!” sbraitai, pentendomi subito dopo delle mie parole. Kim era paonazza, la bocca aperta e gli occhi strabuzzati.
“Che..che intendi dire?” farfugliò, confusa.
“Con questa seconda chance ci mettiamo alla prova..probabilmente lo sa anche lui che non durerà molto.” Sospirai. “E’..una specie di scommessa.” Era meglio non sbandierare ai quattro venti che Rick stesse cercando di farmi passare la cotta per Adam.
“Ah.” Kim si accigliò: “E in che cosa consisterebbe?”
“Rick..sa che non sono innamorata di lui. Sa che non ho più fiducia nelle sue parole e che ho altro per la testa.” Abbassai il capo. “Gli ho chiesto di farmi innamorare di lui, se davvero è cambiato per il meglio.”
A quel punto, Kim, che se n’era rimasta buona buona per troppo tempo, esplose. “Ma allora sei scema, Nat! Vuoi farti del male!”
Mi strinsi nelle spalle. “Peggio di come sto ora..” Kim si zittì, mentre io mi voltavo verso l’ingresso della scuola, lì dove c’era il gruppo di Adam che scherzava con i suoi amici. Sentii una fitta al cuore, vedendo il suo sorriso.
Sentii una mano posarsi sulla spalla, e incrociai lo sguardo consapevole di Kim.
“Ci sei caduta proprio con tutte le scarpe,eh?” disse, cercando di rivolgermi un sorriso stiracchiato, a cui non tentai nemmeno di ricambiare.
“Peggio, Kim..mi sto innamorando di lui..”
Evidentemente, non si aspettava la mia rivelazione, e rimase a bocca aperta, stile baccalà. Non avevo nemmeno la voglia di ridere di gusto a quella faccia buffa. Avevo ammesso a voce alta per la seconda volta l’innominabile verità.
Kim si riscosse, e assunse la sua solita aria decisa.
“Sai, Megan mi ha appena detto che questo venerdì ci sarà una festa.” Cominciò. Il cambio repentino di argomento mi lasciò un po’ confusa, ma era meglio che mi distraesse. Meno ci pensavo, meno stavo male.
“Non mi sembra il caso, Kim.” Conclusi, poi, ripensando alla sua affermazione.
Raggiungemmo di nuovo le nostre amiche, che ci lanciarono uno sguardo confuso. “Ragazze, dovete aiutarmi a convincere Natalie a venire alla festa di venerdì.” Così disse, e così successe. Alla fine dell’ultima ora, esasperata, le avevo detto di sì.
Putroppo, Kimberly aveva uno strano ascendente su di me (per non chiamarlo piano di esasperazione), e mi convinceva a far di tutto. Come andare ad una di quelle stupidissime feste. Bastava che mettesse un paio di occhi dolci, un labbruccio tremulo, qualche “ti prego ti prego”, e il gioco era fatto, normalmente. Ma stavolta aveva giocato sporco, utilizzando la carta Jolly.
“Nat, non devi dimostrarti debole davanti a Brown..deve capire cosa si è perso, sia come amica che come ragazza.” Aveva detto, battendo un pugno sul palmo aperto dell’altra mano, “Devi farti vedere spensierata, come se non ti avesse toccato la sua uscita di scena.”
La campanella suonò, e Kim mi obbligò a muovermi.
Quando uscimmo in corridoio, sentii distintamente il vociare entusiasta dei miei compagni: evidentemente parlavano tutti del super festone che avevano organizzato, e non stavano più nella pelle.
E, per qualche istante, mi sentii partecipe di quell’euforia, mentre Kim parlava a macchinetta di vestiti, scarpe e una manche di ristrutturazione facciale (come chiamava lei la fase trucco). Ma varcata la soglia della scuola, mi irrigidii. C’era l’auto di Rick nel piazzale, e lui era appoggiato alla portiera con un sorrisone sgargiante. Sentii Kim irrigidirsi al mio fianco.
Deglutii a vuoto, e proseguii verso il mio ragazzo.
“Natalie!” Mi accolse con uno sguardo di zucchero, e si sporse per darmi un bacio sulla guancia. Sentivo tutti gli occhi della scuola sulla schiena, e la cosa m’irritava parecchio. “Ciao Rick.” Risposi, telegrafica, sperando che non sentisse il reale tono seccato.
“Ci sentiamo dopo, Natalie..” Kim mi scoccò un’occhiata ammonitrice, per poi proseguire verso l’auto di sua madre dall’altra parte della strada.
“Ciao Kim..” il saluto mi morì in gola, quando notai Adam passare accanto a noi, con uno sguardo indecifrabile. Scosse la testa, e proseguì spedito.
“Più guardo Brown, più credo che sia un coglione.” Commentò Rick, con una smorfia. Non osai chiedergli il motivo, non avevo intenzione di parlare con lui dell’altro. Era un tabù.
“Su, andiamo.” Disse poi, facendo il giro dell’auto per andare al posto di guida. Salii sull’auto, e Rick mise in moto. Durante il tragitto ci rivolgemmo le solite domande di cortesia: sembravamo due sconosciuti, e non due che stavano tentando di costruire qualcosa. Beh..l’unico che volesse costruire veramente qualcosa era solo Rick, perché io ero piuttosto passiva.
Raggiungemmo in pochi minuti casa mia, ma Rick mi fermò prima che potessi chiudere la portiera. “Nat, volevo dirti che questo venerdì non potrò passare a prenderti né alla mattina né al pomeriggio..devo partire per uno stage di tre giorni quella mattina presto.” Annuii.
“Quindi ci vediamo martedì mattina?” chiesi, e lui mi rivolse un sorriso caldo,annuendo. “Sì. Ciao Nat.”
“Ciao Rick.” E chiusi la portiera, avviandomi in casa.
**
Quel venerdì arrivò fin troppo in fretta, per i miei gusti.
Kim sembrava assatanata, non riusciva a parlare d’altro. Un po’ come tutto il resto della scuola; l’entusiasmo era sempre più in fermento, il vociare più euforico, e l’attesa più emozionante.
Non che io fossi emozionata. Non ero una da feste e robe varie, ma quando capitava, venivo sempre trascinata a forza dalle mie amiche,volente o nolente.
Tra l’altro, Kim era più intenzionata ad intensificare la fase preparativa, e, potevo giocarci una mano, ero certa che c’entrasse un certo Johnatan, uno degli amici di Adam; ci avevo scambiato qualche parola, talvolta, in classe. Era carino, con la testa a posto, e aveva conquistato la mia amica già da un pezzo, per quanto lei negasse.
Quando anche l’ultima campanella suonò, con mia somma gioia, perché non ne potevo più né di professori né di Kim, quasi mi misi a urlare.
“Allora, Nat, è tutto deciso: oggi pomeriggio vieni verso le quattro che ci prepariamo. Ho già in mente un vestito da farti mettere, e vedrai che sarai una bomba!” Sospirai,rassegnata.
“Va bene..ma niente di esagerato, vero?” Lei mi rivolse un sorriso angelico.
“Certo che no!”
Quello che dovevo tenermi a mente, era che non dovevo mai fidarmi di Kim, per quanto riguardava i vestiti.
Me ne stavo lì, davanti al suo letto, con gli occhi spalancati.
Sul suo materasso c’era una specie di salvietta da bidet nera, e per terra, davanti a me, due trampoli funesti che mi fissavano con odio.
“Kim..”
“Non ringraziarmi, cara, lo so bene che è bellissimo!”
“Non è per me, vero?” Kim alzò gli occhi al cielo.
“No, guarda: per mia nonna. E’ in vena di buttarsi sulla pista da ballo, sai..” fece ironica, mettendosi le mani sui fianchi.
“Kim, non metto quella roba!” esclamai, additando l’oggetto incriminato.
La mia amica sbuffò, scocciata. “Cos’ha che non va, scusa?”
Lo indicai, ancora con più eloquenza, “Ma lo vedi? E’ INESISTENTE!”
Kim sbuffò. “Uffa, quante storie..mamma aveva ragione, ha fatto bene a darmi il cambio.” Borbottò, andando al suo armadio e cominciando a frugarci dentro.
La madre di Kim aveva un carinissimo negozio di vestiti, dove potevi trovarci abiti per ogni occasione, e quello straccetto proveniva da lì. Fortunatamente, al contrario della figlia, Johanne aveva buon senso, e rispettava i miei gusti.
“Ecco qua.” Kim mi mostrò un paio di jeans scuri e un top sbrilluccicante, con un’aria seccata.
“Grande!” esultai, prendendoli tra le mani e ringraziando tutti i santi del cielo e soprattutto la madre di Kim.
Kimberly sbuffò, incrociando le braccia al petto.
“E meno male che il progetto era “conquistiamo Adam”..”
Avrei dovuto odiare la mia amica perché aveva una maledetta memoria di ferro.
E avrei dovuto odiare me stessa perché, improvvisamente, la salvietta da bidet non mi sembrava più così corta.
L’unica cosa certa era che odiavo Adam..perchè mi stava seriamente stravolgendo.
**

Ehilà..allora, soddisfatte o rimborsate dal capitolo? Ho scritto qualche schifezza, secondo voi?
Stupite da Melanie, dal suo segreto e dal riavvicinamento tra lei e Natalie? Cosa ne pensate?
Cosa indosserà Nat per la festa? Cosa combinerà la nostra eroina? Kim combinerà qualcosa con il simpatico amico di Adam?
E il nostro bellissimo quanto stronzissimo protagonista?
Si accettano scommesse xD
Ah volevo dirvi: ragazze, non accanitevi con Angelina u.u E' una brava ragazza.
Come abbiamo imparato in questo capitolo, e nello scorso, le apparenze ingannano. Non serve dire che soprattutto quelle di
Be..non ho molto altro da dire, se non grazie per le vostre parole :) Siete gentilissime. Vi adoro. **
Siete la ventata fresca in queste giornate afose >.<
:D Un bacione grande!
  
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