- l,
.
Quella mattina, feci di tutto per ignorare Adam Brown.
Quella mattina, feci di tutto per ignorare Adam Brown.
- Mi
sembrava di essere tornata a qualche mese prima, quando non ci
guardavamo
nemmeno per scherzo, in quella muta tregua solo perché lui, a mia
insaputa,
doveva riprendersi lo scooter. Con la sottile differenza che ora, io
avrei
tanto voluto passare ogni istante a osservarlo.
- All’intervallo,
portai Kim in disparte, lontano da orecchie indiscrete (in particolare,
da
quelle di una persona di cui non farò il nome per preservare la mia
sanità
mentale); volevo dirle di Rick, prima che lo intuisse da sé o scoprisse
da
altri, perché altrimenti l’avrebbe presa malissimo, peggio di come
avrebbe
reagito se gliel’avessi detto subito, perlomeno.
- Kim
odiava Rick, con tutta sé stessa, tanto da volerlo cancellare dalla
faccia
della terra. E dicevo tutto.
- “Kim,
vorrei dirti una cosa..” esordii. La mia amica si fece attenta e
curiosa, ma
qualcosa mi diceva che la mia espressione le stava già rivelando tutto.
“Stamattina mi ha portata a scuola Rick..e abbiamo parlato.” Spiegai, a
capo
chino. Kim non commentava, rimaneva solo a fissarmi intensamente.
- “E’
cambiato, o, perlomeno, lo sembra. Sa quello che..che provo
per Adam, e ha promesso di aiutarmi a dimenticarlo..Vuole
ricominciare da capo davvero.”
- “E
tu hai detto di sì.” Dedusse Kimberly, con un tono piatto. La sua voce
ebbe il
potere di farmi gelare il sangue nelle vene, e alzai di poco gli occhi,
per
scrutarla in faccia. I suoi occhi erano una lastra di ghiaccio, proprio
come mi
aspettavo. Era delusa.
- Stavo
per parlare di nuovo, ma lei con un gesto secco mi bloccò, e, dopo aver
girato
i tacchi, andò alle macchinette per prendere la merenda.
- Mi
sentivo persa, completamente. Odiavo deludere Kim, odiavo vederla
offesa o
irritata, e detestavo quando non era d’accordo con me su qualcosa
d’importante,
facendola di riflesso allontanare.
- Probabilmente,
la mia amica avrebbe voluto insultarmi, magari darmi anche qualche
ceffone; e
quasi certamente avrebbe preferito riceverle, due sberle, piuttosto che
sapermi
di nuovo impegnata con Rick.
- Non
lo aveva mai approvato, diceva che non era adatto a me e che non c’era
da
fidarsi di lui; a maggior ragione quando mi aveva tradita, rivelando
che le sue
affermazioni erano fondate, avrebbe tanto voluto ucciderlo.
- Kim,
com’era risaputo, aveva un forte istinto di protezione verso di me.
- E
l’ultima cosa che voleva era che stessi nuovamente male, soprattutto
per Rick.
Quello che non voleva accettare era che lui, per una volta, stesse
cercando di
darmi veramente una mano a dimenticare.
- E
di cose da dimenticare ne avevo tante.
Io e Adam non eravamo amici da anni, ma quel mese era stato più
significativo
di una vita. Dovevo debellare dalla mia mente ogni sua parola, ogni suo
sguardo, ogni suo sorriso, e, soprattutto, quella notte nella casa
sull’albero
e il non-bacio che ancora mi rodeva e mi faceva star male.
- E
se quel gatto non avesse fatto chiasso e ci fossimo baciati? Potevo
solo
ringraziare il cielo, perchè sarei arrivata al punto di non ritorno, e
scoprire
che per lui non ero nemmeno un’amica mi avrebbe fatto male da morire.
- E,poco
ma sicuro, mi sarei uccisa io stessa perché aveva abbindolato l’unica
persona
sulla faccia della terra che non avrebbe mai voluto a che fare con lui
in quel
senso.
- La
campanella suonò troppo presto, e quando mi raccomodai al mio banco
sentii
l’ansia crescere.
- Kim
mi raggiunse poco dopo, ma non si perse come al solito in chiacchiere.
Prese
dalla tracolla il libro di matematica, tirò fuori dall’astuccio penne,
matite e
evidenziatori vari, e afferrò il cellulare, digitando fitto fitto un
messaggio.
- Stavo
per parlare, ma il tempismo della professoressa fu ragguardevole, e mi
dovetti
mordere la lingua per non imprecare.
- Passai
mezz’ora a prendere appunti distrattamente; scrivevo ma non capivo
realmente
ciò che spiegava. Ero più attenta a ciò che faceva Kim, ma lei sembrava
non
fare caso a me, come se non esistessi.
- Non
solo era delusa, ma anche molto arrabbiata. Quanto mi avrebbe tenuto il
muso?
- Poi,
la professoressa lasciò cadere il gessetto e il cancellino nel
portagessi, e
scrollandosi dalle mani la polvere, si sedette alla cattedra.
- “Bene,
vediamo chi interrogare.” Fece scorrere la penna sull’elenco,
indugiando sulla
parte finale. Sentivo il cuore battere fortissimo, mentre una strana
ansia si
faceva largo nel mio stomaco annodato. “Mh, direi Natalie. Il tuo voto
risale
al mese scorso, vieni?” Desiderai che la terra si aprisse e
m’inghiottisse;
l’ultima volta Adam mi aveva parato il sedere. Stavolta non l’avrebbe
fatto, e
io non sapevo comunque niente. Meglio essere sinceri con l’insegnante,
che fare
una figuraccia.
- “Prof,
ultimamente non ho studiato né ripassato le ultime lezioni..mi metta
quello che
mi deve mettere, se posso recupererò più avanti.” La professoressa fece
una
smorfia, un po’ delusa. Volevo sprofondare, davvero:apriti terra, che
vengo con
te.
- Lei
incrociò le dita davanti al viso, con un’espressione divenuta seria.
- “Natalie,
in questo periodo il tuo rendimento sta calando, e non dico solo nella
mia
materia.” Esordì, e il mio cuore perse un battito. “Sei sempre stata
una brava
ragazza e una studentessa diligente, ti prego di tirarti su. Non puoi
rovinarti
così la media. Ti metterò un quattro, vedi di recuperarlo nella
verifica
scritta però.”
- Annuii,
incapace di far altro, e sprofondai nella sedia, completamente giù di
morale.
Sembrava che tutto stesse veramente andando a rotoli.
- E
nemmeno la promessa di Rick mi avrebbe tirata su.
- Notai
che Kim mi aveva lanciato uno sguardo preoccupato con la coda
dell’occhio, ma
non osò parlare.
- Poi
ci fu l’ultima lezione, e ringraziai il cielo che fosse solo religione.
Non
avrei tollerato qualcosa di più impegnativo.
- Il
prof se ne stava silenzioso a leggersi il giornale: ormai non tentava
nemmeno
di spiegarci qualcosa. L’ora di religione era come un secondo
intervallo.
- Se
pensavo che nell’ultimo periodo questa era la lezione che preferivo,
con Adam
che metteva la sedia davanti ai banchi di me e Kim e passavamo l’ora a
ridere,
mi si stringeva il cuore.
- Perché
un momento prima tutto sembra essere perfetto, e un secondo dopo ci
cascia il
mondo addosso? E’ assurdo con che velocità cambi la vita.
- Assurdo
con che velocità fosse stata ribaltata la mia.
- E
tutto per colpa di Adam James Brown, quel cafone, insolente idiota che
credeva
che tutto gli fosse concesso, che non si faceva scrupoli e a cui non
fregava un
bel niente dei sentimenti altrui. A lui interessavano solo i propri
tornaconti;
avere una ragazza alla giornata da portarsi a letto, fare casino tutte
le ore di
lezione e soprattutto rendermi la vita un inferno, erano le cose che
più gli
premevano. Questa era la verità.
- Era
stato capace di farmi abbassare la guardia e farmi fidare di lui..era
stato
capace di farmi innamorare. E la cosa più brutta era che mi ero
innamorata di
una bugia.
- Ma
non volevo pensarci.
- La
campanella arrivò come la luce dopo le tenebre, e non spesi più di
qualche
secondo per riempire velocemente la cartella e dileguarmi dalla classe,
dall’edificio scolastico e dalla mia migliore amica.
- Decisi,
per non forzare troppo la mano, di fare una strada alternativa, per
tornare a
casa.
- Anche
se era più lunga, non m’importava: preferivo camminare un po’ e non
imbattermi
in Brown.
- “Nat,
alla buon’ora!” così mi salutò Rose, appena entrai in casa.
- “Scusa,
ho fatto una strada più lunga, avevo voglia di camminare.” Mentii
spudoratamente, lasciando cadere lo zaino per terra con un tonfo sordo
e
spogliando il cappotto. “Mamma e papà?”
- “Papà
ha un’urgenza al lavoro, mamma è via con Melanie..” spiegò
concisamente, dalla
cucina. Scossi la testa, ridacchiando, e la raggiunsi.
- “Ti
dai alla prova del cuoco?” scherzai, ricevendo in risposta un sorriso
convinto
di mia sorella.
- “Sì!
Quindi accomodati, che finisco di preparare.”
- Qualche
minuto dopo, la pastasciutta di Rosalie era pronta, la condì e la servì
nei
piatti. L’aspetto perlomeno non sembrava così male.
- Cominciammo
a mangiare, e così partirono anche le chiacchiere di mia sorella.
- “Come
è andata la giornata?” domandò, curiosa, portandosi alla bocca gli
spaghetti
arrotolati alla forchetta.
- “Mh..non
bene.” Sospirai, “Anzi, in modo pessimo, ho discusso con Kim. Cioè..lei
è
arrabbiata con me.”
- Rose
si accigliò.Sapeva quanto fossimo legate. “Perché mai? Non litigate
mai, voi
due..”
- Sprofondai
nella sedia, cercando di farmi piccola piccola. “Non le va giù che mi
sia..rimessa con Rick.” Serrai gli occhi, in
attesa dell’esplosione.
- Ma
quella non arrivò, il che mi preoccupò. Aprii gli occhi, e scoprii che
Rosalie
era come rimasta pietrificata. “Rose?”
- Lei
mi guardò stralunata. “Ti sei rimessa..con Rick?
Avevi detto che gli avresti detto di no!” sembrava
incapace di accettare l’idea. “Vuoi
soffrire ancora? E’ questo che vuoi? Sei così masochista?”
- “Perché
tutti mi fate la stessa domanda, eh?” sbottai, alzandomi in piedi.
“Potrò
decidere quello che mi pare, della mia vita, no? Possibile che non
capiate?”
- Non
lasciai che Rose ribattesse, e scappai in camera mia. Fu un errore
madornale
approfittare della mancanza di Melanie per entrare nella mia stanza.
- Sentii
distintamente uno strimpellare di corde di chitarra, e il mio cuore si
strinse:
Adam.
- Sentivo
chiaramente la sua voce bellissima, le parole di una nuova canzone.
- Sospirai.
Mi mancava in un modo malsano, da togliere il fiato..era incredibile
quanto mi
avesse coinvolta in poco tempo.
- Stavo
cominciando a pensare che non ero stata propriamente furba,
nell’accettare la
proposta di Rick, e non perché ogni persona me lo ricordava.
- La
consapevolezza che non sarebbe mai riuscito a levarmi Adam dalla testa
si stava
facendo largo in me. Come poteva Rick, che in otto mesi di relazione e
anni di
conoscenza non mi aveva fatto innamorare, farmi dimenticare Adam, che
in poche
settimane era riuscito a scombussolare il mio cuore?
- Inutile
illudere me stessa e lui. Avrei fatto la figura della cretina, ma era
il prezzo
da pagare.
- Per
essermi fidata, per essere così disperatamente alla ricerca di sollievo
da
quella struggente pena.
- Adam
mi aveva sconvolta, anima e corpo.
- E
forse Rick non aveva tutti i torti, quando diceva che poteva essere una
minaccia per la nostra storia, anni fa. Ero sicura di essermi
innamorata solo
dell’Adam amico?
- O
era proprio la sua persona ad avermi stravolta, nel bene e nel male? Se
era
così, non lo sapevo, ma quella scommessa era stata decisamente il colpo
di
grazia.
- +
- Non
parlai con nessuno, quella sera; né con i miei, né con mia sorella, e
Kim non
mi aveva chiamata. Evidementemente era ancora molto arrabbiata; ma
anche se
avesse tentato di rintracciarmi non avrei risposto.
- Mi
ero chiusa in un mutismo pensoso, a struggermi con i miei stessi
ricordi.
- Andai
a letto presto, ma mi ritrovai a rigirarmi tra le coperte nel cuore
della notte,
con l’immagine fissa di quel quasi-bacio tra me e Adam.
- Sentivo
il bisogno di prendere una boccata d’aria, perciò sgusciai dalle
coperte e
scesi di sotto.
- Non
mi aspettavo certamente di trovare anche Melanie, in cucina: quando la
vidi
stentai quasi a riconoscerla. Aveva il viso stravolto e smunto,
pallido, i
capelli scompigliati, e gli occhi rossi.
- “Natalie..”
si voltò di scatto appena mi sentì entrare, passandosi sul viso una
mano per
non farmi notare le lacrime che avevo già visto.
- Allora
la regina degli specchi aveva un cuore..
- “Melanie,
tutto okay?” cercai di essere gentile, avvicinandomi a lei.
- Tirò
su col naso, e annuì. “Sì, è solo un momento..” sospirò, “Hai sete?”
- Annuii
e lei mi porse un bicchiere d’acqua, mentre mi sedevo al tavolo.
Nonostante lei
non fosse l’ideale di sorella, e ci fossimo parlate sì e no tre volte
in tutti
quegli anni di lontananza, mi spiaceva vederla così giù.
- “Sei
sicura che vada tutto bene? Stai male?”
- Melanie
sospirò, sedendosi a sua volta su una sedia e prendendosi la testa tra
le mani,
con un’aria veramente afflitta. Ora che la vedevo più da vicino, la sua
pelle
sembrava più tendente al verdognolo. Era evidente che stesse male.
- “Non
è un caso che io sia partita così d’improvviso per venire a casa..”
cominciò,
con la voce tremante. “Sono sicura che tu mi starai odiando, in questo
momento:
sono la figlia più elogiata di mamma, troppo anche per i miei gusti, e
sono
stata parecchio stronza nei tuoi riguardi e quelli di Rose..non vi
biasimo, certo,
ho sbagliato così tanto con voi..” rimase qualche secondo in silenzio,
come a
riordinare le idee, o forse si aspettava una reazione alla rivelazione.
- Prese
un respiro, e continuò. “Penserai anche che sono solo un’oca vanitosa e
capricciosa, che ha ottenuto tutto e si dispera..” sospirò un’altra
volta. “Da
quando sono partita per la Francia sono cambiata, anche se stenterai a
crederlo..ho capito cosa significa amare, purtroppo..mi sono innamorata
di uno
stronzo, che mi ha usata e gettata via come un fazzoletto usato..sapevo
che non
provava nulla per me, che non voleva coinvolgimenti..eppure ero
convinta che
avrei potuto fargli cambiare idea, che tutte le volte che stavamo
insieme
prendessero significato anche per lui..” Ero rimasta paralizzata, dal
discorso
di Melanie: possibile che tutte le sorelle Smith si imbattessero solo
in
stronzi del genere? Solo Bryan aveva messo la testa a posto: dovevo
chiedere a
Rose il suo segreto.
- Istintivamente,
portai a stringere la sua mano nella mia, e Melanie sussultò. Alzò lo
sguardo
su di me, e accennò un sorriso stiracchiato. “Tre giorni fa, credimi,
non ti
stavo compatendo, se l’hai creduto..” disse, in un sussurro. “Avrei
voluto
darti un consiglio, dopotutto sei la mia sorellina..anche se ci sono
arrivata
tardi..però non ci sono riuscita, perché sono la prima ad aver bisogno
di una
mano..”
- Cercai
di tirarla su, nascondendo lo stupore causatomi dalle sue parole. “Dai,
prima o
poi passerà; deve passare..l’amore è
incostante.” Parole sagge..peccato che non ci credessi nemmeno io.
- “Non può
passare, Nat..io..sono incinta.” Rimasi spiazzata, e la
guardai ad occhi spalancati e bocca aperta. Oddio mio..Melanie, incinta? “Non me la sento di abortire..
Lui non lo sa nemmeno, e conoscendo il tipo non si prenderà mai le sue
responsabilità.. e..” scoppiò a piangere, ed io mi alzai per
abbracciarla
istintivamente. “Non so come dirlo a mamma e papà..” singhiozzò, contro
la mia
spalla. Cercai di abbracciarla più forte, calata nei panni della
sorella
maggiore, anche se avevo un anno meno di lei.
- Era
strana, strana e disperata, questa situazione. Non avrei mai creduto
che io e
Melanie ci riappacificassimo così, né che lei fosse così sotto la
maschera di
cinismo e falsità che si portava dietro.
L’avevo odiata per così tanto tempo..
- “Stai
tranquilla, Mel..troveremo un modo..”
- Altri
singhiozzi, ancora più disperati. “Ma cazzo, ho solo diciott’anni! Come
ho
fatto a mettermi nei pasticci?”
- Le
accarezzai i capelli, “La cosa più importante, per il momento è dirlo a
lui..mamma e papà si arrabbieranno, ma poi saranno comprensivi..” Non
ero
proprio sincera con i miei pensieri, ma non potevo abbatterla più di
così.
- Era
chiaro anche a lei che si sarebbero infuriati e che la cosa li avrebbe
delusi,
soprattutto mamma. Ma era capitato, e dopotutto Mel era maggiorenne;
fino a
prova contraria aveva la maturità di prendere le sue decisioni. Anche
se era
proprio un bel pasticcio..soprattutto con quel ragazzo che mi sapeva
tanto di
stronzo.
- In
quel momento, pensai di essere proprio puerile. Io mi lamentavo e
piangevo come
una bambina per una bugia: una vera cazzata in confronto a quello che
stava
passando mia sorella.
- Rimanemmo
quasi tutta la notte insieme; Melanie riuscì a ricacciare indietro le
lacrime,
e mi sorrise grata, cercando di cambiare discorso. Evidentemente non
voleva
pensarci più, per quella sera.
- Mi
raccontò un po’ della sua vita a Parigi, e provai anche un filo di
gelosia: mi
sarebbe piaciuto tanto vedere la Francia. Poi il discorso variò sulle
amiche
fantastiche che aveva trovato, e quelle ipocrite che le ronzavano
intorno come
mosche per quella relazione con un certo Timothy, lo stesso tipo che
l’aveva
messa incinta. Mi raccontò come tutto cominciò, per uno scherzo del
destino, a una
festa della scuola. Come poteva un bacio scatenare un tale putiferio,
fino a
invischiarla in una storia di solo sesso e facendola innamorare di un
emerito
stronzo?
- Nonostante
non fosse un angelo di ragazzo, Melanie sembrava vederlo tale. Per
quanto
volesse detestarlo, non ci riusciva, e da quel che disse, da una parte
lo
ringraziava per averle fatto scoprire l’amore. I suoi occhi brillavano,
al
nominar quel Tim; era chiaro che i suoi sentimenti fossero forti.
- Poi,
la conversazione si spostò sulla mia apatia di due giorni prima, e mi
sentii
una stupida a spiegarle il mio problema; era davvero insignificante, in
confronto alla sua storia.
- Fu
la prima persona a cui dissi della scommessa di Adam, di come mi avesse
presa
in giro, e la prima a cui rivelai a ruota libera di come mi stessi
innamorando
di lui. Sfogai anche le mie idee e i miei dubbi sulla neo-relazione con
Rick,
sulla mia intenzione di lasciarlo di nuovo, a nemmeno ventiquattro ore
da
quando c’eravamo messi insieme.
- “Natalie,
per quello che vale..non credo che Adam ti abbia preso in giro su tutta
la
linea..” affermò, accigliata. “L’altra sera, a cena..era piuttosto preso da te.” La mia mente recepì la
conclusione di Mel, ma il mio cuore si rifiutava categoricamente. Era
ancora
troppo ferito per permettersi di sperare ancora, quando si parlava di
Adam.
- “E’
un bravo attore..” mi limitai a rispondere, stringendomi nelle spalle.
Melanie
scosse la testa, sorridendo appena. “Spero davvero che le cose tra voi
si
sistemino. Siete una bella coppia.” Il mio cuore perse un battito. No,
niente
speranza.
- Melanie
sbadigliò, stiracchiandosi. “Sono le sei della mattina, Nat..e tu
domani hai
scuola: ti ho tenuta tutta la notte sveglia, mi dispiace..sarai
distrutta.”
- Le
sorrisi, rassicurandola. “Figurati.” Dissi, facendo un gesto come per
scacciare
un insetto molesto. Era incredibile come in una sera avessimo imparato
a
conoscerci veramente: non avevamo raggiunto quest’affinità in diciotto
anni..ma
era bastata una mezz’ora per farla nascere.Incredibile. Mi voltai verso
Melanie, prima di entrare nella stanza di Rose.
- “Ah,
Mel..sono felice di aver ritrovato una sorella.” Dissi, sincera.
- Lei,
di risposta, sorrise dolcemente. “Anch’io, Nat. Tanto.” I suoi occhi
lampeggiarono di sincerità e gratitudine, e mi ritrovai a sorriderle
nuovamente.
- +
- Quella
mattina, a colazione, ero come in
catalessi. Avevo la testa ciondoloni, e gli occhi mi si chiudevano ogni
due
secondi. Ma nonostante la stanchezza, trovavo la forza per sorridere.
- Anche
Melanie era nelle mie stesse condizioni; si era alzata presto, a
discapito
degli altri giorni, per salutarci, nonostante potesse recuperare le ore
di
sonno perse.
- Rosalie
continuava a lanciarci sguardi perplessi, mentre mangiucchiavamo
distrattamente
delle fette biscottate.
- Sbadigliai,
e anche piuttosto rumorosamente. Non mi sarei stupita che i Brown mi
denunciassero per rumori molesti di mattina presto. Mh. Meglio non
pensarci.
- “Papy,
oggi mi puoi portare in macchina? Altrimenti rischio di tornare
indietro e non
andarci..” farfugliai; mio padre alzò un sopracciglio, divertito.
- “A
che ora sei andata a letto ieri sera?”
- Mi
fregai un occhio, e stiracchiai l’altro braccio. “Sono andata a letto
presto ma
ho preso sonno molto tardi..” spiegai, accasciandomi sullo schienale
della
sedia. Papà scosse la testa, divertito.
- “Va
bene.”
- In
quel momento, nostra madre entrò nella stanza, con un entusiasmo quasi
esagerato. Era assurdo come l’arrivo di Melanie avesse fatto bruciare
anche
l’unico neurone di Emily.
- Mi
chiedevo quanto sarebbe durata ancora l’adorazione per la Figlia
Prodigio, alla
notizia che sarebbe diventata nonna.
- Scacciai
il pensiero, alzandomi da tavola per finire di prepararmi.
- Un
quarto d’ora dopo, ero sull’auto di mio padre, che andavo a scuola.
- Parcheggiò
nello spiazzo e marciai da Susan, Megan e Kim. “Ciao ragazze”.
- La
mia migliore amica era accigliata, le braccia conserte al petto.
“Cos’è, oggi
non ti ha accompagnata il tuo bello?” Sbiancai.
- Schiaffeggiai
la mano sulla fronte, ricordandomi improvvisamente di Rick.
- “Cazzo!
Mi sono dimenticata!”
- Estrassi
con foga il cellulare dallo zaino, trovando sul display l’avviso di due
messaggi e quattro chiamate perse, tutte del mio fantomatico fidanzato.
Imprecai tra i denti, e digitai una serie di scuse, dicendo che mi era
passato
di mente a causa di alcuni problemi di famiglia (problemi, tra l’altro,
di cui
ero a conoscenza solo io).
- Due
istanti dopo, mi arrivò la risposta. Tranquilla!
;) ti vengo a prendere dopo la scuola.
- Kim
mi guardava quasi scocciata. “Ma che cosa carina.” Borbottò, acida.
- Alzai
gli occhi al cielo, assumendo la sua stessa postura. “Sì, molto.”
- “Sta
già lavorando su come ferirti, evidentemente.” Sibilò, contrariata. A
quel
punto, la presi per il gomito e la trascinai un po’ in disparte. Non
volevo
dare spettacolo.
- “Oh
Kim!” sbottai, serrando i pugni lungo i fianchi, “Possibile che sei
così
fissata? Rick mi ha chiesto una seconda possibilità e gliel’ho data.
Non vuol
dire che gli dia anche l’opportunità di fregarmi, dato in questo
momento quella
che lo prende in giro sono io!” sbraitai, pentendomi subito dopo delle
mie
parole. Kim era paonazza, la bocca aperta e gli occhi strabuzzati.
- “Che..che
intendi dire?” farfugliò, confusa.
- “Con
questa seconda chance ci mettiamo alla prova..probabilmente lo sa anche
lui che
non durerà molto.” Sospirai. “E’..una specie di scommessa.” Era meglio
non
sbandierare ai quattro venti che Rick stesse cercando di farmi passare
la cotta
per Adam.
- “Ah.”
Kim si accigliò: “E in che cosa consisterebbe?”
- “Rick..sa che
non sono innamorata di lui. Sa
che non ho più fiducia nelle sue parole e che ho altro per la testa.”
Abbassai
il capo. “Gli ho chiesto di farmi innamorare di lui, se davvero è
cambiato per
il meglio.”
- A
quel punto, Kim, che se n’era rimasta buona buona per troppo tempo,
esplose.
“Ma allora sei scema, Nat! Vuoi farti
del male!”
- Mi
strinsi nelle spalle. “Peggio di come sto ora..” Kim si zittì, mentre
io mi
voltavo verso l’ingresso della scuola, lì dove c’era il gruppo di Adam
che
scherzava con i suoi amici. Sentii una fitta al cuore, vedendo il suo
sorriso.
- Sentii
una mano posarsi sulla spalla, e incrociai lo sguardo consapevole di
Kim.
- “Ci
sei caduta proprio con tutte le scarpe,eh?” disse, cercando di
rivolgermi un
sorriso stiracchiato, a cui non tentai nemmeno di ricambiare.
- “Peggio,
Kim..mi sto innamorando di lui..”
Evidentemente, non si aspettava la mia rivelazione, e rimase a bocca aperta, stile baccalà. Non avevo nemmeno la voglia di ridere di gusto a quella faccia buffa. Avevo ammesso a voce alta per la seconda volta l’innominabile verità. - Kim
si riscosse, e assunse la sua solita aria decisa.
- “Sai,
Megan mi ha appena detto che questo venerdì ci sarà una festa.”
Cominciò. Il
cambio repentino di argomento mi lasciò un po’ confusa, ma era meglio
che mi
distraesse. Meno ci pensavo, meno stavo male.
- “Non
mi sembra il caso, Kim.” Conclusi, poi, ripensando alla sua
affermazione.
- Raggiungemmo
di nuovo le nostre amiche, che ci lanciarono uno sguardo confuso.
“Ragazze,
dovete aiutarmi a convincere Natalie a venire alla festa di venerdì.”
Così
disse, e così successe. Alla fine
dell’ultima ora, esasperata, le avevo detto di sì.
- Putroppo,
Kimberly aveva uno strano ascendente su di me (per non chiamarlo piano
di
esasperazione), e mi convinceva a far di tutto. Come andare ad una di
quelle
stupidissime feste. Bastava che mettesse un paio di occhi dolci, un
labbruccio
tremulo, qualche “ti prego ti prego”, e il gioco era fatto,
normalmente. Ma
stavolta aveva giocato sporco, utilizzando la carta Jolly.
- “Nat,
non devi dimostrarti debole davanti a Brown..deve capire cosa si è
perso, sia
come amica che come ragazza.” Aveva detto, battendo un pugno sul palmo
aperto
dell’altra mano, “Devi farti vedere spensierata, come se non ti avesse
toccato
la sua uscita di scena.”
- La
campanella suonò, e Kim mi obbligò a muovermi.
- Quando
uscimmo in corridoio, sentii distintamente il vociare entusiasta dei
miei
compagni: evidentemente parlavano tutti del super festone che avevano
organizzato, e non stavano più nella pelle.
- E,
per qualche istante, mi sentii partecipe di quell’euforia, mentre Kim
parlava a
macchinetta di vestiti, scarpe e una manche di ristrutturazione
facciale (come
chiamava lei la fase trucco). Ma varcata la soglia della scuola, mi
irrigidii. C’era l’auto di Rick nel
piazzale, e lui era appoggiato alla portiera con un sorrisone
sgargiante.
Sentii Kim irrigidirsi al mio fianco.
- Deglutii
a vuoto, e proseguii verso il mio ragazzo.
- “Natalie!”
Mi accolse con uno sguardo di zucchero, e si sporse per darmi un bacio
sulla
guancia. Sentivo tutti gli occhi della scuola sulla schiena, e la cosa
m’irritava
parecchio. “Ciao Rick.” Risposi, telegrafica, sperando che non sentisse
il
reale tono seccato.
- “Ci
sentiamo dopo, Natalie..” Kim mi scoccò un’occhiata ammonitrice, per
poi
proseguire verso l’auto di sua madre dall’altra parte della strada.
- “Ciao
Kim..” il saluto mi morì in gola, quando notai Adam passare accanto a
noi, con
uno sguardo indecifrabile. Scosse la testa, e proseguì spedito.
- “Più
guardo Brown, più credo che sia un coglione.” Commentò Rick, con una
smorfia.
Non osai chiedergli il motivo, non avevo intenzione di parlare con lui
dell’altro. Era un tabù.
- “Su,
andiamo.” Disse poi, facendo il giro dell’auto per andare al posto di
guida.
Salii sull’auto, e Rick mise in moto. Durante il tragitto ci rivolgemmo
le
solite domande di cortesia: sembravamo due sconosciuti, e non due che
stavano
tentando di costruire qualcosa. Beh..l’unico che volesse costruire
veramente
qualcosa era solo Rick, perché io ero piuttosto passiva.
- Raggiungemmo
in pochi minuti casa mia, ma Rick mi fermò prima che potessi chiudere
la
portiera. “Nat, volevo dirti che questo venerdì non potrò passare a
prenderti
né alla mattina né al pomeriggio..devo partire per uno stage di tre
giorni
quella mattina presto.” Annuii.
- “Quindi
ci vediamo martedì mattina?” chiesi, e lui mi rivolse un sorriso
caldo,annuendo. “Sì. Ciao Nat.”
- “Ciao
Rick.” E chiusi la portiera, avviandomi in casa.
- **
- Quel
venerdì arrivò fin troppo in fretta, per i miei gusti.
- Kim
sembrava assatanata, non riusciva a parlare d’altro. Un po’ come tutto
il resto
della scuola; l’entusiasmo era sempre più in fermento, il vociare più
euforico,
e l’attesa più emozionante.
- Non
che io fossi emozionata. Non ero una da feste e robe varie, ma quando
capitava,
venivo sempre trascinata a forza dalle mie amiche,volente o nolente.
- Tra
l’altro, Kim era più intenzionata ad intensificare la fase preparativa,
e,
potevo giocarci una mano, ero certa che c’entrasse un certo Johnatan,
uno degli
amici di Adam; ci avevo scambiato qualche parola, talvolta, in classe.
Era
carino, con la testa a posto, e aveva conquistato la mia amica già da
un pezzo,
per quanto lei negasse.
- Quando
anche l’ultima campanella suonò, con mia somma gioia, perché non ne
potevo più
né di professori né di Kim, quasi mi misi a urlare.
- “Allora,
Nat, è tutto deciso: oggi pomeriggio vieni verso le quattro che ci
prepariamo.
Ho già in mente un vestito da farti mettere, e vedrai che sarai una
bomba!”
Sospirai,rassegnata.
- “Va
bene..ma niente di esagerato, vero?” Lei mi rivolse un sorriso
angelico.
- “Certo
che no!”
- Quello
che dovevo tenermi a mente, era che non dovevo mai
fidarmi di Kim, per quanto riguardava i vestiti.
- Me
ne stavo lì, davanti al suo letto, con gli occhi spalancati.
- Sul
suo materasso c’era una specie di salvietta da bidet nera, e per terra,
davanti
a me, due trampoli funesti che mi fissavano con odio.
- “Kim..”
- “Non
ringraziarmi, cara, lo so bene che è bellissimo!”
- “Non
è per me, vero?” Kim alzò gli occhi al cielo.
- “No,
guarda: per mia nonna. E’ in vena di buttarsi sulla pista da ballo,
sai..” fece
ironica, mettendosi le mani sui fianchi.
- “Kim,
non metto quella roba!” esclamai, additando l’oggetto incriminato.
- La
mia amica sbuffò, scocciata. “Cos’ha che non va, scusa?”
- Lo
indicai, ancora con più eloquenza, “Ma lo vedi? E’ INESISTENTE!”
- Kim
sbuffò. “Uffa, quante storie..mamma aveva ragione, ha fatto bene a
darmi il
cambio.” Borbottò, andando al suo armadio e cominciando a frugarci
dentro.
- La
madre di Kim aveva un carinissimo negozio di vestiti, dove potevi
trovarci
abiti per ogni occasione, e quello straccetto proveniva da lì.
Fortunatamente,
al contrario della figlia, Johanne aveva buon senso, e rispettava i
miei gusti.
- “Ecco
qua.” Kim mi mostrò un paio di jeans scuri e un top sbrilluccicante,
con
un’aria seccata.
- “Grande!”
esultai, prendendoli tra le mani e ringraziando tutti i santi del cielo
e
soprattutto la madre di Kim.
- Kimberly
sbuffò, incrociando le braccia al petto.
- “E
meno male che il progetto era “conquistiamo Adam”..”
- Avrei
dovuto odiare la mia amica perché aveva una maledetta memoria di ferro.
- E
avrei dovuto odiare me stessa perché, improvvisamente, la salvietta da
bidet
non mi sembrava più così corta.
- L’unica cosa certa era che odiavo Adam..perchè mi stava seriamente stravolgendo.
Ehilà..allora, soddisfatte o rimborsate dal capitolo? Ho scritto qualche schifezza, secondo voi?
Stupite da Melanie, dal suo segreto e dal riavvicinamento tra lei e Natalie? Cosa ne pensate?
Cosa indosserà Nat per la festa? Cosa combinerà la nostra eroina? Kim combinerà qualcosa con il simpatico amico di Adam?
E il nostro bellissimo quanto stronzissimo protagonista?
Si accettano scommesse xD
Ah volevo dirvi: ragazze, non accanitevi con Angelina u.u E' una brava ragazza.
Come abbiamo imparato in questo capitolo, e nello scorso, le apparenze ingannano. Non serve dire che soprattutto quelle di
Be..non ho molto altro da dire, se non grazie per le vostre parole :) Siete gentilissime. Vi adoro. **
Siete la ventata fresca in queste giornate afose >.<
:D Un bacione grande!