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Autore: soul_in the night    24/08/2011    2 recensioni
Conosciamo la storia di Avalon High, ma solo secondo quello che la protagonista, ovvero Allie, può vedere. C'è però una storia più profonda, più complicata dietro, la storia di chi si è nascosto dietro una maschera per proteggere Re Artù. La storia di Marco, che è stato costretto a passare per cattivo pur di continuare la missione a cui suo padre aveva dedicato la vita.
Purtroppo non ci sono fic su questo film che, nonostante abbia storpiato totalmente ciò che il libro diceva, mi è piaciuto molto. Spero che vi piaccia, le recensioni naturalmente sono sempre gradite.
Genere: Fantasy, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Cerca di non rovinare tutto”.

                                        
 
-Marco, vieni qui un attimo.-
-Devo andare a scuola, mamma.-
-È presto, tesoro. Hai tutto il tempo per arrivare puntuale.-
L’ultima volta che aveva visto sua madre così seria era stata quando lei gli aveva detto del matrimonio imminente con il suo compagno. Quel giorno era stato davvero felice per lei, ma adesso non sapeva cosa aspettarsi. Cosa sarà successo?
Si sedette in salotto e la donna prese posto nella poltrona di fronte alla sua. Lui la superava di poco, ma aveva il suo stesso colore di occhi e capelli. Da quel giorno, cinque anni prima, avevano parlato molto e si era instaurato un legame che prima non esisteva. Legame che era andato indebolendosi da quando lui aveva conosciuto Will. Sapeva che sua madre non conosceva il motivo del suo comportamento e in un certo senso questo lo feriva. Lei aveva più volte provato a chiedergli cos’era successo a scuola e con tutto il resto, ma lui non aveva potuto risponderle. Nonostante ciò che si era ripromesso, non era mai riuscito a raccontarle dell’Ordine dell’Orso, poiché temeva che il suo comportamento nei confronti del suo fratellastro potesse cambiare. Per lei il ciondolo che portava sempre al collo era solo un modo per non perdere il ricordo del padre.
-Marco, credo che sia giunta l’ora che io e te parliamo seriamente. Sono giorni che salti la cena e rimani chiuso in camera tua. Per non parlare di tutto il resto: salti le lezioni, litighi con gli insegnanti, non torni mai a casa… Ho come l’impressione che venire a vivere qui ti abbia fatto male. Mi sbaglio forse?-
“Sì, ti sbagli. Non ti immagini nemmeno quanto venire a vivere qui mi sia stato utile. E non sono cambiato, sono solo costretto a fingere di esserlo”. Sarebbe troppo facile poterle rispondere così. Non sta aspettando altro che una mia parola, ma non posso dirle niente.
Farla attendere così gli fece male, ma ancora più male gli fece l’espressione sul volto di lei. Tanto da costringerlo a inventarsi qualcosa, qualunque cosa pur di farla sparire.
-Mamma, io… Non è stata colpa tua, anzi, sono contento se tu sei felice. Probabilmente passerà tutto, ma adesso non posso farci niente. E nemmeno tu.-
Era una bugia. Neanche lui era sicuro che si sarebbe potuto sistemare tutto, ma doveva cercare di calmarla.
-Almeno spiegami perché odi Will. Che cosa ti ha fatto?- Non posso dirti nemmeno questo.
-Io non odio Will. Semplicemente non andiamo d’accordo.
Evidentemente la risposta non era quella che lei si aspettava. Era rimasta palesemente delusa da ogni aspetto di quella conversazione, ma Marco non poteva farci niente.
-Il tuo fratellastro darà una festa venerdì, dopo la partita. Cerca di essere gentile-
Detto con quel tono sembrava più un: “Cerca di non rovinare tutto”. L’aveva distrutta: era riuscito in cinque minuti a far perdere tutta la fiducia che sua madre aveva in lui. Il giuramento fatto il giorno della morte di suo padre lo stava costringendo ad andare contro all’unica persona a cui non avrebbe mai voluto fare del male.
-Mi dispiace, mamma… Devo andare.
Se ne andò sbattendo la porta, lasciandola sola.
Una volta in macchina accese la musica al massimo, cercando di nuovo di trovare un modo perché i suoi pensieri potessero uscirgli di mente senza prima presentarsi alla sua coscienza. Sapeva di aver sbagliato e il fatto di non poter fare niente per rimediare lo straziava.
Aveva bisogno che tutta quella storia finisse presto.
 

***

 
Venerdì.
Giorno della partita.
Giorno della festa.
Che i Cavalieri avessero vinto oppure no, Marco si sarebbe trovato la casa infestata di atleti e ogni altro genere di adolescenti. Quella mattina prima di uscire aveva chiuso a chiave la porta della sua stanza e si era infilato la chiave nella tasca dei pantaloni. Non era certo il nascondiglio più sicuro, ma quel giorno aveva smesso la solita giacca per indossare una semplice maglia grigia a maniche lunghe. Ne teneva una leggermente sollevata per non nascondere il polsino che gli aveva regalato suo padre. La collana era come sempre nascosta, ma non mancava mai di essere indossata. Dopo tutto quel tempo Marco aveva preso a considerarla, se non un simbolo di appartenenza, almeno un portafortuna per ciò che stava facendo.
Erano quasi le quattro del pomeriggio. La partita a scuola sarebbe finita a breve. Will sarebbe arrivato prima di tutti gli altri per accertarsi che tutto fosse a posto, poi sarebbe andato ad accogliere gli invitati. Secondo il piano di Dj, avrebbero avuto sì e no cinque minuti per fare un piccolo scherzetto. Era tutta la settimana che il gruppo cercava un modo per sabotare almeno in parte la festa deiKnightse ben cinque giorni che si procuravano ragni di gelatina. Nonostante fosse contrario alla cosa, Marco non poté fare niente per fermarli, anzi, dovette stare al gioco e fingere di divertirsi. Cosa che, per sua fortuna, gli riusciva abbastanza bene.
-Nascondetevi ragazzi, arriva Mr. Perfezione.- Fece appena in tempo a vedere Dj e gli altri che si nascondevano tra le siepi, poi rientrò in casa e chiuse la porta che portava al cortile e alla piscina. Fece finta di essere appena sceso dalle scale, tutto questo nel minuto che Will impiegò per parcheggiare la macchina e aprire la porta.
-Ehilà, Superstar. Com’è andata la partita? Siete stati sconfitti da un mucchio di bambinetti?-
-Che ci fai qui, Marco?-
Fu ben contento di notare che, per quanto cattiva, la sua frase non riuscì a smorzare l’entusiasmo sul volto di Will. I Cavalieri dovevano aver vinto, e anche in modo spettacolare.
-Si dia il caso che abito qui. Ti da fastidio?
Will non gli rispose. Si limitò a dare un occhio alle decorazioni che erano appese dalla mattina e al cibo che avevano preparato suo padre e la madre di Marco prima di uscire per lasciar la casa ai ragazzi.
Nel frattempo si cominciò a udire il primo vociare e Wagner corse ad aprire ai suoi amici. Marco tornò di corsa da Dj che stava finendo di sistemare i ragni gommosi sugli Hot Dog.
-Sbrigati, stanno arrivando.
-Tranquillo amico. Piuttosto, ci chiedevamo: che ne dici di farci vedere la tua stanza già che siamo qui?-
Ve lo sognate.
-Neanche per sogno. La mia stanza è off-limits.-
Sembravano delusi. O almeno, un briciolo di una qualche emozione, che poteva anche essere scambiata per delusione, si stava disegnando su quei volti privi di intelligenza e decisamente poco espressivi.
-Come vuoi…
-Stanno arrivando-.
La casa si riempì lentamente. Gli schiamazzi dei giocatori tornati vittoriosi dalla partita riempirono l’aria. Metà scuola era stata invitata alle festa e Will aveva ragionato giorni su come fare a farli entrare tutti. Evidentemente il risultato era stato buono.
Marco e gli altri si misero in disparte in attesa che qualcuno scoprisse il loro scherzetto. Dalla sua posizione, il ragazzo poteva vedere perfettamente ciò che succedeva oltre alle finestre. Sembrava che al piano di sopra due persone fossero sole in una stanza. Erano Jen e Lance e stavano abbracciati. Quello non era il posto migliore per tradire Will senza che lui lo venisse a sapere.
-Aaah- Un grido convinse il gruppo a uscire allo scoperto.
Una ragazza aveva visto i ragni e si era spaventata al punto da attirare la maggior parte degli invitati nel cortile.
Anche Will era lì.
-Cosa succede?-
Ecco che ricomincia la farsa.
-I tuoi amici sono imbranati. Sembra che abbiano un piccolo problema con i parassiti.-
I due ragazzi si erano messi l’uno di fronte all’altro e arrivavano quasi a toccarsi. La tensione si sarebbe tagliata con un coltello. Marco prese un ragno gommoso e ne mangiò un pezzo.
-Allora bisognerà mandare via i parassiti.-
Marco vide i giocatori della squadra di football arrivare per dare man forte al loro capitano. Come i Cavalieri della Tavola Rotonda.
-Hai bisogno delle tue guardie del corpo per affrontarmi?-
Will sembrava sempre più arrabbiato. Negli occhi di Marco non si leggeva indecisione, né rimorso. Conosceva lo scopo di ciò che stava facendo.
-Ho bisogno di loro per evitare di fare qualcosa di cui mi pentirei.
È ora, Marco. Devi dirglielo. Non voleva farlo. Sapeva che in quel modo avrebbe ferito se stesso oltre a Will, ma non poteva lasciar niente in sospeso.
-L’unica cosa di cui mi pento è che mia padre abbia sposato tuo padre.-
Ecco, l’aveva fatto. Vide l’incredulità e infine il dolore negli occhi di Will, ma poi dovette andarsene, per evitare che i medesimi sentimenti si dipingessero anche sul suo viso.
-Andiamocene, ragazzi. Questa festa è un disastro.-
Si diresse verso le scale che portavano in casa, seguito dal gruppo di ragazzi. Lì vide la ragazza nuova, Allie, insieme a Miles. Ancora una volta volle testare la sua lingua tagliente.
-Hanno fatto entrare anche i secchioni-
La risposta non si fece attendere.
-Sì, quando io sarò a Yale tu sarai in prigione mi ricorderò di dire a tutti quanto sei forte.-
Pronta e dolorosa come sempre. Merlino in certi momenti riusciva a dimostrarsi più distruttivo della spada di Artù.
Uscirono dalla casa apparentemente senza fretta. Marco, a dispetto della tranquillità che dimostrava, non vedeva l’ora di allontanarsi da quel posto, magari per andare a rintanarsi nel parco.
-Ehi, amico. Sei stato grande, l’hai zittito sul serio a Wagner.-
-Sono pochi quelli che riescono a tenergli testa.-
-Adesso che si fa?
-Non so cosa farete voi, ma io vado a farmi un giro. Da solo.-
-Come vuoi…-
Dj non era molto sveglio. Non conosceva le parole più elementari come “Sì” e non sapeva ribattere se qualcuno gli diceva di fare qualcosa. Era da anni che Marco si chiedeva come avesse fatto a venire ammesso alla Avalon High School. In momenti come quello, però, la sua incapacità a esprimere la propria opinione poteva tornare utile.
Marco girò le spalle e se ne andò.
Camminò senza pensare fino a che non si ritrovò in una zona del parco a lui sconosciuta. In quel punto cresceva un albero talmente grosso che le sue radici formavano delle comode panchine naturali; i suoi rami creavano una specie di soffitto, impedendo ai raggi del sole di penetrare fino al terreno. Il vento tra le foglie dava vita a una melodia magica. Sembrava quella che i cavalieri medievali ascoltavano durante le lunghe cavalcate nei boschi. A quel tempo però non poteva arrivare alcun rumore freddo e meccanico a rovinare quei momenti meravigliosi.
Marco era arrivato lì con l’intenzione di ascoltare l’Ipod, ma quell’angolo di parco gli fece cambiare idea.
Si sedette appoggiando la schiena al tronco e lasciò vagare i pensieri.
Mi dispiace, Will.  
 
  
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