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Autore: VaniaMajor    25/08/2011    10 recensioni
Sesshomaru e Inuyasha, principi di Nishi, difendono il loro regno dai perfidi Naraku e Soichiro cercando al contempo di utilizzare le spade che il padre ha lasciato loro in eredità. Inuyasha ha trovato la sua vera forza nella miko Kagome, ma chi avrà mai il coraggio di stare accanto a Sesshomaru? Intanto, Naraku diventa sempre più potente, tanto da mettere in discussione la profezia che lo vuole sconfitto...Una AU della saga di Cuore di Demone!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Author's note: E' il momento della verità! Le chiacchiere a dopo!

CAPITOLO 37

IL COMPIERSI DEL DESTINO

Inuyasha spiccò un balzo, alzando Tessaiga, che mai come in quel momento gli era sembrata giusta nella sua mano, un prolungamento della sua stessa volontà. Il cuore umano di Naraku aveva raggiunto l’apice dell’arco che il lancio di Kagome poteva fargli compiere.
«TESSAIGA!» gridò Inuyasha, calando la lama mentre lanciava quell'urlo liberatorio, una summa di tutte le ansie, le angosce, gli orrori a cui Naraku lo aveva messo di fronte in tutti quegli anni. Tutte le trappole, gli intrighi, le sofferenze provocate, il sangue versato…Inuyasha tagliò quei brutti ricordi insieme alla barriera malefica che proteggeva il cuore. Avvertì la sua resistenza, ma durò un solo attimo. Lui e Tessaiga erano ormai maturi abbastanza da superare anche quell'ostacolo.
Inuyasha avvertì l’esatto momento in cui la spada si fece strada nel muscolo ancora pulsante. Lo investì un’ondata di malvagità e di malizia, di invidia e di meschinità, in dosi così massicce da dargli il voltastomaco. Poi, Tessaiga vi passò attraverso…e il cuore si disfece in brandelli.
Inuyasha toccò di nuovo terra, con la Tessaiga sanguinante di fronte a sé, il proprio cuore che batteva all’impazzata mentre dietro di lui Naraku gridava in preda ad un dolore che doveva essere indicibile, un dolore in cui si mescolavano ira e paura.
«Ce l’ho fatta?- mormorò Inuyasha, fissando la spada insanguinata- É…finita?»
«Inuyasha, attento!» gridò Miroku, spezzando la sua trance. Inuyasha balzò via prima ancora di voltarsi e questo gli impedì di essere investito da un’ondata di miasma e da un lungo tentacolo appuntito che aveva aggirato Anna per poterlo raggiungere. Sango lo tranciò con Hiraikotsu, pur senza abbandonare il suo posto a guardia di Rin, Shippo e Jaken. Inuyasha si voltò, con una smorfia. Naraku era ancora vivo.
«Non mi sconfiggerete…così facilmente!» stava dicendo a fatica l’hanyo, stringendosi una mano ad artiglio sul petto, ma il suo corpo sembrava voler esplodere, disgregarsi nella massa di yokai di bassa lega che era, rendendo vane le sue parole. La parte umana che teneva legato il tutto non c’era più. La coscienza di Naraku come entità singola aveva i minuti contati.
«Finisci il tuo lavoro, sciocco, o lo farò io.» disse Sesshomaru, attirando l’attenzione del fratello ed estraendo Tenseiga.
«Tu stanne fuori, è compito mio!» ringhiò Inuyasha, correndo avanti.
«Anch’io devo vendicarmi!» esclamò Anna, correndo alla sua destra. A sinistra si affiancò Sesshomaru.
«Feh! Allora chi prima arriva meglio alloggia!» riassunse Inuyasha, richiamando a sé i poteri della Tessaiga di diamante. Vedendosi arrivare addosso i due principi inu-yokai e la neko-yokai che lui stesso aveva contribuito a far nascere, Naraku tentò un ultimo, disperato attacco venefico, l’unica cosa che aveva ancora il potere e la forza di fare…ma ormai era troppo tardi. I suoi occhi rossi si fissarono in quelli ambrati di Inuyasha quando quest’ultimo spiccò un balzo, alzando la sua spada per il fendente finale.
«Muori, Naraku!» gridò Inuyasha, usando il micidiale potere della sua spada. Le schegge di diamante non si limitarono a perforare la barriera di Naraku: la dissolsero completamente, devastando il corpo al di là di essa. Naraku lanciò un impotente grido quando il suo corpo venne fatto in mille pezzi, ma questo ancora non bastava per ucciderlo.
Anna non gli lasciò tregua. Scattata pochi istanti dopo rispetto a Inuyasha, si fece sotto tra la pioggia delle ultime schegge e tranciò l’aria orizzontalmente con la sua spada azzurra.
«Seishitsu!» gridò, mentre la luce percorreva la lama ed esplodeva in una poderosa deflagrazione sui resti di Naraku. Il potere di Anna disintegrò quasi tutti i frammenti del corpo di Naraku, che ancora tentavano di tornare insieme, di ricostituire la passata unità. Sesshomaru pensò al tocco finale.
«Meidozangetsuha!» disse, aprendo il portale con il Mondo dei Morti con Tenseiga. Questa volta l’aldilà non fece alcun cenno di voler rigettare ciò che gli veniva donato. Con un grido atroce, ciò che restava di Naraku sparì nel buco oscuro, subito seguito dalla sagoma di Razoru in sella al cavallo demoniaco, che sfrecciò sulle loro teste seguendo quel grido terrificante.
Quando il foro si chiuse, il silenzio cadde sui presenti, illuminati dal sole di una giornata così bella da essere fuori luogo in relazione con i momenti appena trascorsi.
«Naraku…- mormorò Kagome, sbalordita- Naraku è…»
«È morto?- chiese Miroku, venendo avanti di qualche passo subito seguito dagli altri- È morto davvero?»
Inuyasha guardò Tessaiga, quasi non fosse certo di ciò che era accaduto, poi alzò lo sguardo e vide il volto freddo e indifferente del fratello e Anna che sorrideva con gioia trattenuta a malapena. Solo allora si rese davvero conto.
«È morto.» mormorò. Rinfoderò Tessaiga, scuotendo piano il capo, poi esplose di colpo in un grido di giubilo, si voltò e corse incontro a Kagome alzando i pugni al cielo. «È morto! L’ho ucciso, Kagome! Finalmente ho ucciso Naraku!» gridò, folle di gioia, e Kagome gli si gettò tra le braccia, ridendo e baciandogli il viso. Inuyasha la lanciò in aria strappandole uno strillo e la riacchiappò al volo, stringendola forte a sé.
«È finita! Questa dannata guerra è finita!» esclamò Miroku, lanciando un ululato di trionfo mentre i bambini si mettevano a saltare e ad applaudire e Jaken quasi piangeva dalla commozione per quel trionfo del Nishi. Il monaco ne approfittò per afferrare Sango, costringerla a chinarsi con la schiena sulle sue braccia e baciarla con tutta la foga dell’euforia.
Anna e Sesshomaru si scambiarono solo uno sguardo. Lei sorrise e rinfoderò le wakizashi, poi allungò una mano verso di lui. Nessuno notò il fatto che Sesshomaru stesse intrecciando le dita con quelle di lei.
«Nee-chan, ce l’avete fatta!» gridò Rin, felice, correndo dalla neko-yokai per abbracciarla. Anna lasciò andare Sesshomaru per prenderla in braccio, ridendo. Per qualche minuto, Sesshomaru ebbe la pazienza di lasciare ai presenti modo di sfogare la loro gioia, poi iniziò a camminare, mormorando a bassa voce parole di deprecazione per quelle manifestazioni esagerate.
«Ehi! Dove te ne vai?» chiese Inuyasha, accorgendosi che il fratello si stava allontanando.
«Ne ho abbastanza. Abbiamo fatto ciò che dovevamo, quindi andiamocene.» disse Sesshomaru, senza nemmeno voltarsi.
«Coraggio, Sesshomaru, almeno in questi momenti potresti…» disse Miroku, allegro, ma un’occhiata dell’inu-yokai gli ricordò con chi stava parlando, così il monaco sospirò e scosse il capo. Sesshomaru non avrebbe festeggiato nemmeno al colmo della gioia.
«Beh, prima di andarvene lasciatemi salutare la dea bionda a cui devo la restituzione dei miei poteri!» disse una voce alle loro spalle. Si voltarono e videro Razoru, comparso dal nulla, che li osservava a braccia conserte e con un sorrisino sulle labbra. Al suo fianco c’era Kanna, bianca e silenziosa.
«Razoru!- disse Anna- Ti avevo visto scomparire nel Meidozangetsuha.»
«Mi sono assicurato di avere in mano mia l’anima di quello strano essere che era Naraku.- disse lo shinigami, stringendosi nelle spalle- Ma non mi andava di scomparire senza rendere omaggio al tuo acume. Grazie a te abbiamo salvato capra e cavoli.» Lanciò un’occhiata allusiva a Kagome, strappando un ringhio minaccioso a Inuyasha.
«Spero che non avrai altri problemi.» disse Anna, formale.
«Non ne avrò.- assicurò Razoru, poi sogghignò- Noto che su di te non aleggia più lo spettro della morte. È la prima volta, da che ti conosco.»
Anna abbassò lo sguardo sulle spade che si era legata ai fianchi, poi sorrise.
«Sì, credo…che le mie possibilità di rimanere in vita siano aumentate di molto.» ammise.
«Secondo me, con i poteri che ti ritrovi sei sprecata in quella forma di yokai. Se vuoi, potrei renderti un essere diverso. Vero, Kanna?» chiese lo shinigami, estraendo a metà la sua spada Kokureiken come per un invito. Immediatamente Sesshomaru si frappose fra lui e Anna, minaccioso. Prima che nascesse un vero e proprio scontro, Anna fece scendere Rin, si avvicinò a Sesshomaru e gli posò una mano sul braccio, guardando allo stesso tempo negli occhi dorati di Razoru.
«Ho già trovato il mio posto.» disse la neko-yokai, con un sorriso. Arrossì un po’ nell’avvertire su di sé l’estasiata curiosità degli amici, che si rendevano conto per la prima volta di essersi persi importanti sviluppi nella faccenda, ma non abbassò lo sguardo e dopo un attimo Razoru rinfoderò la spada.
«Come preferisci. La vita è tua…finchè ce l’hai.» disse, poi voltò loro le spalle. «Saluti, mortali. Magari ci rivedremo quando passerete dall’altra parte.» li salutò con tono beffardo. Per tutta replica, si beccò una parolaccia da parte di Inuyasha, ma lo shinigami non se la prese. Ridendo divertito, scomparve insieme a Kanna.
Sesshomaru guardò Anna con oscuro cipiglio e lei si affrettò a farsi in là di un passo o due, arrossendo a causa di ciò che si era lasciata sfuggire. Lui sospirò e la afferrò per un polso, trascinandosela dietro mentre si incamminava.
«Andiamo, ora.» ordinò agli altri. Rin esclamò un entusiasta: «Sì, Sesshomaru-sama!», seguendoli di corsa mentre passavano attraverso il gruppo di amici.
«A…aspettate anche me, Sesshomaru-sama!» gracchiò Jaken, unendosi alla fila. Gli altri si scambiarono un’occhiata.
«Mi sembra che le cose si siano sistemate su tutti i fronti.» disse Miroku, con un sorrisetto.
«Hai sentito cos’ha detto? Inuyasha…hai sentito le parole di Anna?- chiese Kagome, estasiata- Oh, è splendido! Quei due si sono chiariti!»
«Speriamo che non sia solo uno sforzo di Anna e che anche quel cretino le abbia detto quello che prova.» disse Inuyasha, dubbioso.
«Io credo di sì. L’atmosfera attorno a loro è…come dire…più distesa. Più intima.» disse Sango, sorridendo.
«Credo che finalmente abbiano finito di girare intorno alla questione.» disse Shippo, ridacchiando. Miroku batté le mani.
«Bene! Abbiamo sconfitto Soichiro e Naraku e Sesshomaru ha trovato una donna da amare. Direi che la profezia si è realizzata.- asserì, deciso- Che ne dite di tornare a casa? C’è una guerra da terminare…e io devo fare qualche aggiunta alle cronache del Nishi.»
«Giusto, devi scrivere di come ho ucciso Naraku.» disse Inuyasha.
«Di come avete ucciso Naraku, vorrai dire.» lo corresse Shippo.
«Avete?! Feh! Che diavolo dici, scemo?» sbottò Inuyasha, mentre si incamminava con gli amici.
«Beh, anche Anna e Sesshomaru…»
«Storie, l’avevo già fatto fuori da solo!»
«Però ti hanno aiutato…»
«Chi ha distrutto il cuore? Chi gli ha devastato il corpo?»
«Sì, però…ahia! Kagome, Inuyasha mi ha picchiato!»
Kagome, Miroku e Sango sospirarono all’unisono, poi risero. C’era da immaginarsi che più tardi quella discussione avrebbe acceso l’amor proprio di entrambi i principi del Nishi.

***

Inuyasha si fermò in mezzo al corridoio, borbottando tra sé e tormentandosi le mani, poi annuì, fece tre passi e si fermò di nuovo, ripetendo la trafila.
«Che fai, Inuyasha?» chiese Shippo, arrivandogli alle spalle. Inuyasha quasi spiccò un balzo, poi si voltò, inviperito.
«Non sono fatti tuoi! Perché non vai a rompere le scatole a Rin, a Miroku, o a Sango?» ringhiò Inuyasha, che era agitato in modo sospetto.
«Rin si è appisolata e i nostri amici stanno passeggiando in giardino.- sbuffò Shippo- Il padre di Sango vuole venire a parlare con Miroku perché ricorda bene il suo comportamento con le ragazze del villaggio Tajiya, all’epoca del loro primo incontro, e vuole sincerarsi che sua figlia non stia prendendo una decisione sbagliata.»
«Feh! Certo che è sbagliata, ma Sango è l’unica che può far mettere la testa a posto a quel maniaco.- sbottò Inuyasha, poi si chinò e sussurrò- Perciò non hanno ancora il permesso di sposarsi, giusto?»
«Pare di no, Miroku è un po’ in crisi. Sango, invece, è più fiduciosa.- disse Shippo, scrollando le spalle- Ma tu non dovresti chiedere queste cose a me, senza contare che non ti sei ancora deciso a parlare a Kagome di…»
«Zitto!» gli ingiunse Inuyasha, tappandogli la bocca e guardando a destra e a sinistra per controllare che nessuno avesse sentito. Il corridoio era deserto. Shippo iniziò a diventare cianotico e solo allora Inuyasha lo lasciò finalmente andare. «Non dire una sola parola sull’argomento! E ora fila!» ingiunse al kitsune, allontanandosi poi velocemente. Shippo rimase dov’era, offeso e sconcertato, poi gli sovvenne un motivo per quel comportamento tanto esagitato. Sorrise, sperando di averla pensata giusta.
Inuyasha, intanto, si diresse verso le stanze di Kagome, sempre mormorando fra sé poche ma essenziali parole. Cercava di studiare l’intonazione giusta e di ricordarsi di non fare tanti giri di parole. Erano fidanzati, no? Si erano già promessi di sposarsi, perciò non era il caso di essere tanto agitati nell’andare a farle la proposta di matrimonio! Il pensiero lo fece fermare di nuovo, sulle spine. Solo facendo questa pausa si accorse di Kagome, inginocchiata dietro a una porta in un corridoio perpendicolare a quello che Inuyasha stava seguendo. Inuyasha corrugò la fronte nel rendersi conto che Kagome stava spiando all’interno degli appartamenti di Sesshomaru.
La raggiunse, facendola sobbalzare per lo spavento.
«Vuoi rischiare la vita o cosa?- le chiese, sconcertato- Perché spii le stanze di…»
«Shh!- lo zittì subito lei, indicando l’interno- Sesshomaru e Anna stanno parlando, e…credo che ci siamo!»
Inuyasha spalancò gli occhi, stupito. Dopo la battaglia contro Naraku, Kagome era riuscita a strappare qualche confidenza ad Anna e così ora tutti sapevano che lei e il Signore di Nishi avevano messo da parte la loro testardaggine e si erano infine confessati amore reciproco. Per quanto riguardava i loro rapporti, però, nessuno avrebbe potuto scommettere sul futuro della loro relazione, perché per tutto il viaggio di ritorno si erano comportati in modo…beh, professionale. Niente smancerie. Niente momenti di tenerezza. Una frustrazione continua per chi cercava i segni della nascente storia d’amore. Sesshomaru li aveva persino lasciati andare avanti, rimanendo sul confine per dare ordine alle sue armate di occupare pezzo a pezzo il territorio di Higashi allo sbando. La sera prima, Sesshomaru era tornato. C’era da aspettarsi che Kagome non volesse perdersi il momento –forse- fatidico.
Inuyasha stesso era curioso e si accovacciò accanto a lei, sperando di vedere qualcosa che gli avrebbe dato un po’ di coraggio. Non era certo da meno di suo fratello! Sbirciò all’interno e, oltre ad una stanza vuota, attraverso una seconda porta lasciata aperta intravide Sesshomaru e Anna, seduti uno di fronte all’altro a una certa distanza. Nell’aria non c’era mezzo grammo di romanticismo.
«…finirà presto.» stava dicendo Sesshomaru, che in quel momento era troppo preso dai suoi pensieri per badare alle spie non troppo lontane.
«Ne sono felice. Mia sorella…- disse Anna, con un’incertezza- l’uomo che l’ha sposata ha già trasferito i suoi uomini sul confine, vero?»
Sesshomaru la guardò e la vide sulle spine. Anna diceva di aver dato un taglio alla sua vita umana, ma non era del tutto vero. Si preoccupava ancora per i suoi familiari.
«Sì, si sono trasferiti al tuo villaggio. In ogni caso, presto non si potrà più parlare di ‘confine’. L’Higashi è nostro.» disse. Anna sorrise, sollevata, e il sorriso la rese più bella. Aveva ormai recuperato del tutto forza ed equilibrio, e agli occhi di Sesshomaru sembrava più splendida che mai.
«La tua yuki sembra stabile.» osservò.
«Sì, grazie al lavoro di Totosai non c’è pericolo di trasformazioni inopportune.- confermò Anna- Miroku mi ha spiegato che il costante utilizzo delle due spade e il tempo mi trasformeranno in una yokai completa.»
Sesshomaru annuì. Rimasero per qualche istante in silenzio, non sapendo come comportarsi l’un l’altro. Era la prima volta che restavano soli dalla parentesi rivelatrice presso il castello di Soichiro e nessuno dei due aveva grande esperienza in relazioni sentimentali.
«Ehm…riguardo alla profezia…» iniziò Anna, arrossendo appena.
«Immagino che mio fratello sposerà la sua miko.- disse Sesshomaru, indifferente e ignaro di aver appena provocato un principio d’infarto a Inuyasha- Per quanto mi riguarda, a questo punto può fare quello che vuole. Non mi interessa.»
«Capisco.- sussurrò Anna, tormentandosi la veste azzurra- E…noi?»
«Noi?» chiese Sesshomaru. Anna corrugò la fronte.
«Ti prego di non sviare il discorso fingendo di non capire. È imbarazzante.» disse, seccata. Possibile che dovesse sempre essere lei ad iniziare certi discorsi?!
«Ho capito benissimo ciò che stai dicendo.- disse Sesshomaru, sollevando appena un sopracciglio- Vuoi una sfarzosa cerimonia umana, degna del rango che occuperai?»
«Non mi interessa niente né del rango né dello sfarzo.- puntualizzò Anna, iniziando ad arrabbiarsi- L’unica cosa che voglio è…»
«È?» la incalzò lui. Desiderava sentire il seguito.
«È stare con te.» mormorò lei, abbassando lo sguardo dall’imbarazzo. Sesshomaru dovette trattenere un sorriso. Solo lui riusciva a portare alla luce quel lato dolce e indifeso nella principessa Seimei, e sapere di avere questo potere gli piaceva.
«Mi fa piacere saperlo.- ammise, concedendole almeno qualcosa- Anche perché la cerimonia è inutile. Noi siamo già sposati.»
Anna alzò la testa di scatto, gli occhi azzurri sgranati. Oltre la sala d’ingresso, due persone trattennero il fiato.
«Come, scusa?» chiese Anna, sbalordita.
«Siamo già sposati, almeno dal punto di vista degli yokai.» ribadì Sesshomaru, alzandosi in piedi. Anna scattò in avanti e lo bloccò afferrandolo per le braccia. Appuntò i suoi occhi in quelli di lui per non farlo scappare.
«Di che diavolo stai parlando? Io non ne so niente!- disse, con voce bassa e controllata a forza- Tra voi yokai basta la parola per essere sposati?»
«No. E di norma anche gli yokai usano delle cerimonie simili a quelle umane, almeno da qualche centinaio di anni a questa parte.- spiegò malvolentieri Sesshomaru- Io ho usato un rito più antico.»
«Tu hai usato…e quando?!» balbettò Anna. Sesshomaru le afferrò i polsi, costringendola a lasciarlo andare.
«Eri impazzita a causa della magia di Naraku, se ricordi.- disse, sospirando con impazienza- Il tuo sangue era malato, perciò ti ho fatto bere il mio, mentre io ti privavo del tuo. È un patto di sangue. Se fatto con intenzione, è una forma di legame più forte di uno stupido matrimonio.»
Le passò l’unghia del pollice nel punto in cui lui l’aveva morsa e dove ora non c’era alcun segno. Quel gesto, oltre a provocarle un brivido, le disse ciò che serviva. Le labbra di Anna si mossero una, due volte, senza produrre suono. La notizia era del tutto nuova, lui le aveva lasciato credere di averla guarita tramite le wakizashi, e ora…
«Perciò…» si cavò di bocca.
«Perciò siamo già sposati. Fine della discussione sull’argomento.» tagliò corto lui, lasciandola andare e facendo per andarsene.
«Fine un corno! Non scappare!- esplose Anna, furibonda- Sei un bugiardo! Mi hai raccontato un sacco di fandonie! E tutte quelle belle parole sul fatto che dovevo rimanere con te…mi avevi già legata senza che io lo sapessi! Mi hai presa in giro!»
«Non ti ho presa in giro.» disse Sesshomaru, seccato.
«E invece sì! Mi hai fatto dire esattamente ciò che volevi! Ti odio!» strillò Anna, afferrando qualcosa e tirandoglielo dietro.
Fuori dagli appartamenti del Signore di Nishi, Inuyasha e Kagome si guardarono, sbalorditi e mezzi assordati dalle grida indignate di Anna, che sembrava fosse sul punto di far saltare in aria il tetto del palazzo.
«Sesshomaru ha fatto…» mormorò Kagome.
«Non riesco a crederci.» commentò Inuyasha, scuotendo lentamente il capo. Ora capivano perché lo yokai fosse stato tanto sulle sue al ritorno! Non voleva far capire a nessuno fin dove si era spinto nel legarsi ad Anna! Quello che era accaduto andava al di là di ogni loro più rosea previsione!
Gli strilli di Anna si zittirono di colpo, strappandoli al loro stupore e spingendoli a guardare di nuovo oltre la porta. Sesshomaru copriva Anna alla loro vista, ma non bisognava essere un genio per capire che il Signore di Nishi aveva zittito la sua consorte chiudendole la bocca…con la propria.
«Oh…» mormorò Kagome, commossa, con le mani strette sul cuore. Inuyasha si alzò e la tirò per un braccio.
«Dai, andiamocene.» la esortò. Non voleva entrare più di così nelle faccende personali del fratello. Kagome comprese e si trovò d’accordo. Si alzò, chiudendo la porta con estrema delicatezza per non disturbare, e si allontanò con Inuyasha lungo il corridoio. Quando svoltarono l’angolo, rise piano, le guance rosse.
«Sono felice.- disse- Sono davvero felice per loro.» Guardò Inuyasha con occhi brillanti. «È una specie di miracolo, vero?»
«Vero.- ammise Inuyasha, prendendole una mano- Credo comunque che faranno anche la cerimonia. Sai, per ribadire l’alleanza con gli umani e la famiglia di Anna.» Lanciò un’occhiata veloce a Kagome, stringendo più forte la sua mano. «Potremmo fare una cerimonia doppia. Che ne pensi?» disse, con tono tranquillo.
Kagome si bloccò, costringendolo a fare altrettanto, e impallidì un po’, restando a bocca aperta.
«Inuyasha…mi stai chiedendo…» balbettò. Lui si mise di fronte a lei, prendendole anche l’altra mano e guardandola negli occhi. Ormai si era lanciato e doveva andare fino in fondo. Non aveva alcun dubbio riguardo a ciò che desiderava.
«Kagome, ci sposiamo?» chiese. Le lacrime affiorarono negli occhi di Kagome, poi lei annuì e due scie argentee le scesero per le guance. Inuyasha la abbracciò stretta, sentendosi immensamente felice. Se suo fratello provava la metà della gioia che lo aveva invaso in quel momento, quei cinquant’anni di lotte e sofferenze erano stati ben spesi.
Nello frattempo, nelle stanze di Sesshomaru, l’inu-yokai si staccò da Anna, tenendola in piedi per evitare che la neko-yokai cadesse a terra, visto che aveva le gambe molli. Il suo viso era in fiamme e sembrava che la sua indignazione si fosse molto ammorbidita.
«Non ti ho mentito.- ribadì Sesshomaru, guardandola negli occhi- Non avevo modo di chiederti un parere. Ho agito così per salvarti. In ogni caso, non ti avrei permesso di separarti da me. Ho solo reso indissolubile la cosa anche per te.»
Anna borbottò qualcosa, ma abbassò lo sguardo e gli passò timidamente le braccia attorno al collo.
«Vuoi dirmi che non intendevi sposarmi?» la incalzò Sesshomaru, sollevando un sopracciglio.
«Certo che volevo.- borbottò Anna, con un’occhiata di rimprovero, poi si sollevò sulle punte dei piedi e lo baciò lievemente sulle labbra- Ti perdono. E…sono felice di essere la tua consorte.»
«In realtà manca ancora qualcosa per completare il processo.» disse Sesshomaru. Anna corrugò la fronte, perplessa, e Sesshomaru si chinò a sussurrarle qualcosa all’orecchio. Per reazione, lei avvampò.
«Oh…» disse soltanto. Sesshomaru sorrise, mostrandole quell'espressione per lui tanto rara.
«Ho atteso anche troppo, Anna.» sussurrò, poi si chinò di nuovo a baciarla. Lei non protestò. E perché avrebbe dovuto? Lui era tutto ciò che desiderava.
Aveva trovato il suo posto.

 

EPILOGO

 

La notte iniziava ad essere fredda, ma la neko-yokai bionda seduta alla finestra a guardare le nubi correre nel cielo non ne era infastidita. Ciononostante, per vecchia abitudine umana si rimboccò la veste da camera attorno al collo. Il suo viso era rilassato e sereno, un’espressione che non caratterizzava i suoi lineamenti da tanti anni.
Avvertì un movimento dietro di sé, poi due braccia la cinsero e sentì un respiro caldo sulla guancia.
«Cosa fai qui?» le chiese Sesshomaru, mentre lei si abbandonava all’abbraccio e alzava il viso per sorridergli.
«Pensavo. Pensavo a tante cose del passato.» rispose.
«Torna al presente.» le disse lui, baciandole una guancia e poi il collo, facendole il solletico. Anna rise piano, alzando una mano per carezzargli i capelli argentati, stupita lei stessa di sapersi prendere quella confidenza con tanta tranquillità.
«Voglio svelarti un mio segreto, Sesshomaru.» mormorò, baciandolo piano sulle labbra. Lui trattenne un sospiro spazientito, ma le fece cenno di parlare. Lei abbassò lo sguardo, con un sorriso segreto sulle labbra. «Ti ho raccontato che mia nonna mi narrava di te, quand’ero bambina.» disse.
«In realtà no.» la interruppe lui.
«Non eri in camera con noi, ma eri fuori ad ascoltare. Lo so.- lo rimbeccò lei, guardandolo con espressione birichina- Non sottovalutare troppo le mie percezioni.»
Sesshomaru corrugò la fronte, seccato nell’essere stato preso in fallo. In effetti lui conosceva la storia di Anna per averla ascoltata dal giardino dei Barashi. Non credeva che lei se ne fosse accorta.
«Bene, dunque hai ascoltato, perciò sai.- riassunse Anna, iniziando ad accarezzargli dolcemente le mani- Lei mi raccontava del Principe di Nishi e del fatto che io ero destinata a servirlo con la mia vita, se necessario. Diceva che un giorno tu mi saresti venuto a prendere.»
Sesshomaru strinse le labbra in una linea sottile. La cosa gli ricordava il fatto che era arrivato quasi troppo tardi. Forse era destino, perché il fatto che lei fosse diventata una yokai gli garantiva che la loro storia sarebbe durata a lungo, ma non riusciva a non pensare a cosa sarebbe potuto accaderle se la dea Kiokuchi non l’avesse spinto a viaggiare lungo il confine.
«Io sono stata cresciuta in gran parte come un maschio, ma…quando pensavo che un giorno il Principe di Nishi sarebbe venuto a prendere proprio me…- mormorò Anna, arrossendo- Ho sognato il momento del nostro incontro fin da bambina. L’ho sognato e desiderato, e quando sono diventata l’erede dei Seimei ho rifiutato ogni proposta di matrimonio, perché io…aspettavo. Aspettavo te.»
Lo guardò con quegli occhi azzurri che nel buio si accendevano d’oro, imbarazzata, felice e innocente come la bambina di cui stava raccontando. La sua bellezza era quasi insopportabile.
«E quando le cose sono andate storte, ho smesso di aspettare e ho deciso di raggiungerti. E tu mi hai trovato.- disse Anna- Non eri come io pensavo e allo stesso tempo eri molto, molto di più.» Gli strinse forte le mani, come se volesse trattenerlo. «Ci sei sempre stato tu nel mio cuore. Anche se sono scappata tanto a lungo…in realtà volevo solo raggiungerti.- sussurrò- Ti amo, Sesshomaru.»
Il suono di quelle parole fu carezzevole, dolce e potente, un incantesimo a cui Sesshomaru non poté sottrarsi. La strinse a sé, baciandola con dolcezza e accarezzandole il capo, giocando con i suoi capelli. Non aveva mai ricevuto qualcosa di così puro e bello da chi gli stava attorno. Non sapeva come questo l’avrebbe cambiato, ma non gli importava: non si sarebbe privato di Anna a qualsiasi prezzo.
«Dove vai?» chiese lei, quando Sesshomaru si alzò. Lui le fece cenno di attendere, andò a prendere qualcosa vicino alla sua armatura posata in un angolo e tornò da lei. Le porse un piccolo oggetto e Anna lo prese, incuriosita. Si trovò in mano una piccola ghianda su cui era stata intagliata una faccia sorridente.
«Cos’è?» chiese Anna, perplessa, mentre lui si sedeva di nuovo accanto a lei.
«È un regalo di Rin.- disse lui- Volevo dartelo oggi, ma tu hai iniziato a starnazzare come un’oca.»
La similitudine gli valse un’occhiata inceneritrice, poi Anna guardò di nuovo l’oggetto e sorrise.
«Piccola Rin…- mormorò- Come mai ha detto a te di darmelo?»
«Perché ne ha fatta una uguale a me.- rispose Sesshomaru, guardando a sua volta la ghianda- Come portafortuna, ha detto. Me l’ha data poco dopo esserci incontrati, dicendo che mi avrebbe aiutato nel trovare la donna della profezia.» La guardò negli occhi. «Immagino che fin dal principio intendesse te.» aggiunse. Anna si strinse l’oggettino al petto, ricordandosi di ringraziare Rin.
«Rin è una bambina speciale.» disse.
«È grazie a lei se ci siamo incontrati.» ammise Sesshomaru, poi la trasse a sé. Le sussurrò due parole all’orecchio, quello stesso incantesimo speciale che lo aveva incatenato a lei.
Tenseiga, posata sul pavimento non lontano dall’armatura, vibrò un istante, come se lo spirito di Inuken stesse approvando le scelte del figlio. Né Sesshomaru né Anna se ne accorsero e dopo poco la spada si acquietò.
Se lo spirito del Signore di Nishi avesse potuto guardare nel cuore degli abitanti del castello, quella notte, vi avrebbe visto solo gioia.

FINE

 

Author's note: E qui finisce la lunga, lunghissima avventura di Doomei. Grazie dal profondo del cuore a tutti coloro che hanno seguito questa storia, grazie ai miei affezionati e preziosi recensori per l'entusiasmo che mi hanno trasmesso! State tranquilli che non vi lascerò soli a lungo. A settembre inizierà l'ultima (??) parte della saga di Cuore di Demone, il cui titolo sarà Sangue Impazzito. Spero vorrete seguirmi lungo questo nuovo sentiero. Intanto vi abbraccio fortissimo! Alla prossima!!

   
 
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