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Autore: Averyn    25/08/2011    1 recensioni
"decisi che era il momento di parlare di una cosa che, ero certa, non avrebbe aiutato a migliorare la nostra posizione davanti a chiunque ma che, sapevo, un uomo come Silente avrebbe compreso.
“Professor Silente,” iniziai; l’adrenalina ribolliva in me come fuoco incandescente, mentre gli occhi brillanti del Preside si posavano su di me. “Aspetti.” Mi voltai verso i miei compagni come per chiedere loro un sostegno; Marcus aveva la mano poggiata sulla maniglia della porta, pronto ad uscire con l’amico. “In questa storia, sono coinvolti anche loro.” “Sono tutto orecchi!” Assentì il professor Silente, incrociando le mani davanti al viso, una posizione che conoscevo molto bene, avendo letto le pagine della saga."
Quattro ragazzi, una biblioteca, una dimensione parallela :la storia di come questi giovani hanno rivoluzionato la storia di Jk Rowling, mettendo a repentaglio anche le loro stesse vite in nome dell'amicizia.
Fanfiction scritta e pensata da Averyn e Crystal eye.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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Capitolo 6
 
POV Kiara
 

Con un battito di ciglia, spalancai gli occhi verso il tetto del letto a baldacchino; la luce filtrava dalla finestre, illuminando il dormitorio; e, come un grosso macigno, i ricordi mi ripiombarono addosso; riuscivo a stento a credere di aver avuto un passato amoroso con Draco Malfoy; anzi, lo ritenevo, logicamente, impossibile, dato che, fino a quel momento, era sempre stato un personaggio della mia fantasia e, dopo tutto quello che era successo il giorno precedente, ero convinta di odiarlo.
Laura mi aveva preceduto in Sala Grande; così, con tutti quei pensieri che mi attanagliavano lo stomaco e che, per la verità, mi facevano passar la fame, attraversai  il buco del ritratto per raggiungerla.
Presa dai miei problemi, avevo l’impressione di aver dimenticato qualcosa, qualcosa d’importante.
Me lo ricordò una ragazzina di Grifondoro – una del primo anno, che avevo notato solo il giorno del mio arrivo nella sala comune – appena fui entrata nella Sala d’Ingresso, camminando verso di me con il volto impaurito. “ Sei tu Kiara Katly, vero?” mi chiese, con voce tremolante. Io annuii, domandandomi cosa volesse.
“Mi ha mandato il professor Piton… mi ha detto che….dovete andare nel suo ufficio alle undici…e dice che non gli importa nulla se avete troppi compiti sulle spalle.”  Seguendola con lo sguardo mentre si allontanava su per la scala principale, entrai nella Sala Grande, sconsolata.
Una volta che mi fui seduta tra Laura e George, Marcus si avvicinò. “Hai sentito per stasera? Piton vuole…” “Sì, sì so già tutto,” risposi io, servendomi un paio di uova fresche nel piatto d’argento “ho incontrato la bambina in Sala d’Ingresso, mi ha detto tutto.” Ron,seduto davanti a me, mangiava la sua gelatina guardando altrove. “Kiara,” osservò lui, “sbaglio o Malfoy ti sta fissando?” mi voltai automaticamente; ma quello aveva già distolto lo sguardo, avvinto da un’intensa conversazione con Theodore Nott.
Laura, intanto, sembrava aver capito che ero molto turbata e il perchè, visto il modo in cui alternava lo sguardo da me al tavolo dei Serpeverde; decisa a sviare quel momento imbarazzante, cambiò discorso: “Che lezione abbiamo,adesso?” “DCAO, con la Umbridge!” rispose Harry, cereo in volto, servendosi un altro po’ di caffè.
“Preparatevi,” raccomandò questo, “non ci farà usare la magia; solo lezione teorica.” Hermione, alla sua destra, aveva una espressione strana. Io sorrisi, ribattendo: “Beh, forse per voi sarà una cosa negativa ma penso che, almeno in questo, ce la caveremo; comunque, credo di saper trovare l’aula” aggiunsi, alzandomi dal tavolo,”non voglio rifare tardi, per cui preferirei andare subito...!” “Kiara! Aspetta! Vengo anch’io, così è sicuro che non ti sbagli.” Disse Hermione, seguendomi fuori dalla sala, lasciando i nostri amici a consumare la colazione. Avevamo fatto appena in tempo a mettere piede nella Sala d’Ingresso, che una voce strascicata ci trattenne.“Però,” commentò maligno Draco Malfoy, “non pensavo che la Granger Mezzosangue e la pazza traumatizzata legassero così tanto! Sono davvero colpito, davvero!” Il sangue nelle vene mi si gelò; Hermione gli stava lanciando uno sguardo di disprezzo, come se fosse sul punto di dirgli qualcosa ed io, preso coraggio, la imitai; era, come al solito, affiancato da i suoi scagnozzi Tiger e Goyle, immobili come due statue, i pugni serrati; lui ci sorrideva malizioso, sicuro di sé. Come ripensandoci, Hermione mi prese per un braccio.
“Andiamo, dai,” mi incitò, “non abbiamo tempo da perdere con idioti del genere,” aggiunse, sottolineando la parola idioti con un certo peso. “Ma come,” ci canzonò Malfoy, sempre a voce alta, in modo che tutti gli studenti attorno sentissero. “Ve ne andate di già? Prima ancora dell’inizio dei giochi? Cos’è, non avete nulla da dire?” continuò: “ No, aspetta, ho indovinato: siete rimaste senza parole perché ho detto la verità!” e con questo rise, scatenando l’ilarità anche nei suoi compari.
Nonostante Hermione  stesse provando a convincermi a ignorarlo, rimasi ferma dov’ero. “Kiara!” esclamò lei, ma non le badai. “Sai, sono io ad essere colpita,” risposi, raccogliendo tutto il coraggio che avevo in corpo, “non so proprio come ho fatto, a stare con un cervello di gallina come te. Andiamo, Hermione!” Trascinai la mia compagna il più lontano possibile da lui, battendo Malfoy sul tempo.
Poco dopo, fummo raggiunte dagli altri, che iniziarono a fare mille domande su quello che era successo pochi minuti prima, tranne Laura che, in un modo o nell’altro,dava l’impressione di sapere già tutto.
Tirai un sospiro di sollievo quando, una volta entrati nell’aula, presi posto il più lontano possibile dai Serpeverde, con cui avremmo passato l’ora.
Dopo pochi minuti,  durante i quali la classe si riempì, fece il suo ingresso la professoressa Umbridge, salutando gli studenti con i suoi modi zuccherosi. “Buon giorno, ragazzi!”
“Buongiorno, professoressa Umbridge” salutò la classe all’unanimità. “Via le bacchette e fuori piuma ed inchiostro, prego!” ordinò questa, sempre allegra.
Contro voglia, i ragazzi fecero come era stato ordinato loro. Notai, però, Hermione, Ron, Harry e altri membri della classe  trattenere un sorriso di sfida; come se sapessero una cosa di cui la Umbridge era all’oscuro.
Le ore trascorsero lente e, giunto il momento del pranzo, mi diressi in Sala Grande senza neanche più la forza di pensare; ero talmente stanca e annoiata, che non avevo voglia di fare più nulla, tranne dormire. Ma non ci fu il tempo: visto che quel pomeriggio non avevamo impegni, Hermione ci comunicò che ne avremmo approfittato per iniziare le lezioni di Trasfigurazione e DCAO, con lei e Harry. Mia cugina, al solo sentire il nome di quest’ultimo, sorrise, arrossendo un poco;  mi venne il sospetto che il Prescelto le piacesse, ed il poter passare tanto tempo con lui la rendeva felice; io,invece, sentivo che qualcosa non andava, ero malinconica e, a volte, avevo anche l’impressione di essere osservata; ma, appena mi guardavo intorno per capire chi fosse, non vedevo nessuno.
Quando arrivò il momento di iniziare i recuperi, Hermione ci aveva già messo sotto con i libri, spiegando che non saremmo mai riusciti a capire a pieno un incantesimo senza sapere che conseguenza avrebbe provocato.
Così, ci condusse nella Biblioteca a prendere un libro di Trasfigurazione del primo anno e, tornati in sala comune, ci disse di leggerne almeno il primo capitolo: Come trasfigurare un dentifricio in una papera di gomma.
Una volta studiato, ci fece esercitare, ma non andò molto bene: io mi distraevo facilmente, avendo continui cali d’attenzione ; Marcus sbagliava, a detta di Hermione, il movimento della bacchetta; Laura, sembrava persa in un mondo tutto suo; Julian, invece, era troppo occupato a guardare sognante Hermione per rendersi conto di quello che faceva.
Dopo circa tre ore, passammo a Difesa. Harry ci insegnò da subito come usare la bacchetta, ammettendo che, nella teoria, non era molto ferrato, così che avremmo dovuto affidarci ad Hermione. In quella prima lezione, ci mostrò come lanciare un Expelliarmus, l’unica cosa in cui sembravamo portati; in seguito, ci fece duellare come esercitazione, finendo solo verso l’ora di cena, stanchissimi ma contenti di essere riusciti almeno in
qualcosa.
A cena mangiai molto poco, talmente ero nervosa per la lezione “privata” con Piton.
A dieci minuti alle undici, ci facemmo spiegare dove si trovava il suo ufficio e, dopo vari “in bocca al lupo mannaro” e “buona fortuna”, ci avviammo, lasciando la sala comune. Avevamo delle facce così tristi da sembrare condannati al patibolo, anche se, al momento, non vedevo dove fosse la differenza. Nonostante ciò, provai a tirare su il morale a tutti. “Su ragazzi, so che potrà essere difficile, ma dobbiamo dare il meglio di noi! Concentriamoci, facciamogli vedere che, anche se non ne sappiamo niente, siamo disposti ad impegnarci per migliorare!” Cercai di sorridere loro, incoraggiante.
“Kiara ha ragione” mi appoggiò Laura, “Anche se avrà l’occasione di umiliarci come al solito, mettiamocela tutta e vedrete che saremo ripagati!”
Nessuno di noi sembrava convinto, ma del resto non avevamo altra scelta.
Giunti davanti alla porta dell’ufficio, Laura si fece coraggio e bussò; il professor Piton si stagliò sulla soglia,  ordinando semplicemente : “ entrate.”
Con la coda dell’occhio vidi Marcus e Julian stringere i pugni per trattenere la tensione, così come mia cugina, non troppo felice all’idea di affrontare il recupero di una materia che non era decisamente la sua preferita. Appena entrai, notai subito che l’ufficio di Piton non era così diverso dall’aula di Pozioni: la polvere sulfurea e l’ambiente ombroso erano le stesse. Davanti alla sua scrivania, era stato messo un lungo tavolo su cui erano stati posati quattro calderoni per ciascuno di noi. “Bene” iniziò a spiegare Piton, anche lui non molto entusiasta dell’idea del recupero, “ora dovete preparare una semplice pozione Riducente, che serve a curare gli sfoghi cutanei, si esegue al primo anno...” fece una pausa, come per sottolineare le parole primo eanno.
“Se non siete in grado di fare questa semplicissima pozione, temo proprio che per voi non ci siano possibilità di recupero…oltre la conferma di un talento alquanto mediocre” aggiunse, posando lo sguardo su di me e su Laura. Lo odiammo mentre, con un gesto della bacchetta,faceva comparire le istruzioni sulla lavagna a muro che si trovava sull’unica parete libera da fialette e pozioni nell’ufficio. “Avete mezz’ora,” ci avvertì.
“Iniziate.”
Cercando di seguire la lavagna passo dopo passo, iniziai; non era per nulla facile, ma da qualcosa dovevo pur cominciare.
Mi sembrò passato troppo poco quando sentii Piton sentenziare:“Fine, il tempo è scaduto!”
Fu come risvegliarsi da un sogno , e mi ci volle qualche momento per capire dove mi trovavo.
“Mettete la pozione dentro una fialetta” ordinò l’insegnante, “e scriveteci sopra il vostro nome. Vi comunicherò il risultato domani, alla prossima lezione, alla stessa ora. Compito: una pergamena di dodici righe sulle conseguenze della pozione Riducente. Ora filate!” Così, uscimmo dalla porta, senza neanche salutare.
Tornati in sala comune, ci accolse un’ Hermione un po’ preoccupata, chiedendoci come era andata. Io, abbattuta e stremata, mi lasciai andare su una poltrona.
“Ho paura che ci servirà tutto il tuo aiuto, Hermione: non sappiamo proprio come prenderle, le pozioni!” Lei mi guardò, sospirando, abbandonando il lavoro a maglia posato sulle sue ginocchia. “ Forse non posso guidarti durante l’esecuzione di una pozione,” si rassegnò “ ma posso tentare di spiegartelo in teoria…” “ Beh, grazie tante, allora,” ribatté Marcus “ così certo che il concetto si fa più chiaro! Mi sembri la Umbridge, a volte!” “ Non dirlo neanche per scherzo,” ribatté Laura, infervorandosi subito. “È matta, quella.” “ Va bene,” disse Marcus, alzando le mani, dichiarandosi colpevole. “ Scusa, allora!”
Al nome della Umbridge, Hermione sobbalzò, facendo cadere il lavoro a maglia sul tappeto. “ A proposito della Umbridge,” disse lei, chinandosi per raccoglierlo, “ volevo proprio dirvi una cosa, riguarda…” “ Beh, noi andiamo a letto, allora!” dichiarò Julian improvvisamente. Hermione s’irrigidì, voltandosi nella sua direzione. “ Ma come? Di già?” Quello le sorrise, divertito. “ Le hai viste che ore sono? È tardissimo,” osservò lui “ mezzanotte. E domani abbiamo lezione; beh, buonanotte a tutti, allora!” e, congedandosi, i due amici si allontanarono su per le scale che portavano al dormitorio dei ragazzi; fu a quel punto che lei indugiò.
“ Beh, allora, se non ci sono loro…” prese i ferri e, nascondendo uno dei piccoli lavori a maglia che aveva    ultimato sotto il cuscino, sbadigliò e scappò su al dormitorio. Dopo che io e Laura ci fummo scambiate un’occhiata, stupite di quel suo strano comportamento,decidemmo di lasciare la sala comune per un letto a baldacchino.



NOTE DELLE AUTRICI: Allora vi è piaciuto il capitolo??? speriamo di si... e per chi vuole sarerne di più sulla storia di Kiara e Draco... continui a segurci!!! e mi raccomando come sempre RECENSITEEE!!!!
  
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