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Autore: Beatrix Bonnie    29/08/2011    4 recensioni
-Seguito de La sorella perduta- Dopo aver assistito all'entusiasmante finale della Coppa del Mondo di Quidditch e dopo esser rimasti terrorizzati dalla comparsa del Marchio Nero, Mairead, Edmund e Laughlin torneranno al Trinity per affrontare il loro quarto anno, sperando, questa volta, di uscirne indenni. Ma non potranno certo immaginare che cosa è stato preparato per quell'anno! Tra altezzosi cugini purosangue, gelosie e invidie, misteriosi tornei, scuole di magia lontane e sconvolgenti novità, i tre amici metteranno a dura prova la loro amicizia...
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Trinity College per Giovani Maghi e Streghe'
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CAPITOLO 6

Baldoria!





Ci volle più di un'ora perché i festanti tifosi irlandesi si lasciarono convincere da solleciti uomini del Ministero ad abbandonare lo stadio che era stato teatro del loro successo. Lungo le scale, attraverso il bosco e per tutto il percorso che li separava dal campeggio, era un tripudio di colori, canti e grida che si levavano verso il cielo stellato. Nessuno sembrava aver voglia di ritirarsi nelle proprie tende, come avevano gentilmente suggerito gli Auror: quella notte si doveva festeggiare. Musica, canti, Burroguinness e tanta allegria... sarebbe stato difficile convincere gli entusiasti Irlandesi a rinunciare alla propria serata di baldoria.

«Ehi, Laugh!» esclamò Mairead, afferrando l'amico per il braccio, mentre stavano attraversando il bosco in direzione del campeggio. «Andiamo a salvare Edmund.» gli sussurrò, con una strizzata d'occhio.

Sul volto di Laughlin si allargò un sorrisetto complice. «Ci puoi contare!»

I due amici approfittarono della folla per sfuggire al controllo del signor Maleficium e sgattaiolare verso la tenda del Presidente della Magia. Ma, quando arrivarono, non trovarono nessuno, nemmeno i consueti Auror di guardia all'ingresso, segno che McPride non era ancora tornato dallo stadio. «Sarà in giro a farsi intervistare.» mormorò Laughlin, ben consapevole di come fossero affamati di notizie i giornalisti del Corriere. «È meglio se lo andiamo a cercare, o potremmo passare la serata qui ad attenderlo.» propose infine. Mairead annuì con il capo e insieme ripercorsero la strada a ritroso verso lo stadio.

Lo trovarono effettivamente in una piccola radura attorniato da giornalisti e fotografi; pareva compiaciuto e soddisfatto per la vittoria, ma non si scomponeva troppo, sempre perfettamente politically correct. Elogiava i giocatori e i tifosi che avevano sostenuto la squadra, ma non si dimenticava di inserire qua e là qualche complimento per i Bulgari o brevi parole di merito per il Ministero britannico che aveva organizzato l'evento. Un discorso da vero politico, insomma.

Ritto in piedi al suo fianco, con uno sguardo apatico, si trovava Edmund. Ogni tanto McPride lo prendeva per le spalle e lo avvicinava a sé, per permettere ai fotografi di immortalarli entrambi, ma Edmund sembrava ignorare completamente tutto quello che gli stava attorno.

«Ehi, Ed! Psss!» provò a chiamarlo Laughlin, senza dare troppo nell'occhio.

Edmund nemmeno la vide.

«Maledizione!» imprecò Mairead, conscia che ci sarebbe voluto ben altro per richiamare l'attenzione dell'amico. Si guardò in giro e il suo occhio cadde su una pigna abbandonata a terra.

Laughlin, vedendo dove puntava il suo sguardo, si sfregò le mani con aria complice. «Ottima idea. Attenta però a non beccare qualcun altro, specie McPride.» le raccomandò.

Mairead si chinò a terra per afferrare la pigna, poi sorrise. «Laugh, sono una Cacciatrice. Saprò cavarmela.» e con quelle parole spedì il proiettile dritto sulla nuca di Edmund.

«Ahi! Che diavolo...» bofonchiò quello, colpito in pieno dalla pigna. La sua mano saettò immediatamente verso la tasca dove teneva la bacchetta, ma quando si voltò per vedere chi lo aveva attaccato, si lasciò sfuggire un sorriso: Mairead e Laughlin gli stavano rivolgendo segni concitati, semi nascosi dietro un albero. Edmund controllò che l'attenzione di tutti fosse puntata su McPride, che stava rispondendo alle domande dei giornalisti, poi sgattaiolò via il più silenziosamente possibile. Una volta raggiunti i suoi amici, si lanciò una fugace occhiata alle spalle e i suoi occhi azzurri incontrarono quelli severi di McPride. L'aveva visto, ma non poteva inseguirlo abbandonando i giornalisti. Edmund gli rivolse un sorriso di vittoria, poi si affrettò a squagliarsela.

Mairead e Laughlin non fecero altro che commentare entusiasti la partita per tutto il tragitto verso il campeggio, tanto che Edmund avrebbe voluto far notare che aveva assistito anche lui alla finale e quindi non c'era bisogno che gli raccontassero tutte le azioni, ma alla fine li lasciò parlare, anche solo per sentire il suono piacevole delle loro voci.

«Oh, il goal della Moran è stato spettacolare!» esclamò Mairead.

«E il bolide di Quigley che ha beccato Krum in faccia?» rincarò la dose Laughlin.

«E quel passaggio maestrale di Mullet?»

«E le Veela che incendiavano la scopa dell'arbitro?»

Edmund ridacchiò: certo, era stato uno spettacolo interessante, ma lui non si era emozionato così tanto nel vedere quattordici giocatori che sfrecciavano per il campo inseguendo quattro palle. Ad un certo punto notò un gruppo di Auror che sembravano scortare qualcuno via dallo stadio. «Ehi, quello non è Troy, il capitano della Nazionale?» domandò, indicando il gruppetto.

Gli occhi di Mairead si illuminarono. «Sì, è lui! Sean Troy!» cinguettò entusiasta.

«Be', vai a chiedergli un autografo.» propose Laughlin, in tono pratico. Non sarebbe capitata ancora un'occasione simile.

Mairead sgranò gli occhi, spaventata alla sola idea di incontrare il suo eroe. «Oh, no, io non posso farlo!» strillò in preda al panico. «Lui è così... così... così bello! Morirei di vergogna!»

«Mah!» sbottò Edmund, estraendo la bacchetta di tasca. Con una certa stizza, fece apparire dal nulla un foglio di pergamena e una penna, poi si diresse senza esitazione verso gli Auror.

«Ehi, giovanotto, fermo dove sei.» gli ordinò una delle guardie del corpo del famoso giocatore.

«Voglio solo chiedere un autografo.» rispose educatamente Edmund, mostrando il foglio di pergamena.

Il mago scosse la testa. «Non mi interessa. Abbiamo precisi ordini di scortare il signor Troy al sicuro.»

Edmund allora si lasciò sfuggire un sorriso che non aveva nulla di angelico. «Ma io sono il figlio del Presidente McPride, e sono sicuro che a mio padre non piacerebbe sapere che dei solerti Auror mi hanno impedito di chiedere un autografo a Sean Troy. Sa, lui vuole sempre il meglio per me e...» Edmund si interruppe, per ammiccare furbescamente in direzione del mago. «...non vorrei mai ritrovarmelo contro.»

L'Auror rimase interdetto, con la bocca semi aperta e una smorfia indecisa sul volto. «Io...» biascicò a mezza voce.

«Che succede, Gerald?» domandò allora Sean Troy, in tono affabile avvicinandosi alla sua guardia del corpo.

Edmund fu più veloce a rispondere del solerte Gerald. «Mi farebbe un autografo?» chiese, allungando verso il giocatore foglio e penna. Nel vedere il sorriso accattivante che gli rivolse Troy, Edmund capì immediatamente perché fosse tanto adorato dalle sue fan: una naturale bellezza un po' trasandata, un talento davvero niente male per il Quidditch, un alone di fama e dei modi gentili verso il suo pubblico adorante. Nessuna avrebbe potuto resistere al suo fascino.

«Come ti chiami?» gli domandò Troy, prendendo in mano la penna per firmare la pergamena.

«Non è per me, è per una mia amica.» rispose Edmund, accennando con il capo ad una ragazza poco distante. «Mairead.»

Troy gli rivolse un sorriso complice, come se avesse capito molte cose sottintese e mai rivelate. «Questo autografo vale almeno un bacio, giovanotto.» gli disse, restituendogli il foglio con una strizzatina d'occhio.

«Come?» farfugliò Edmund senza capire, ma Troy e gli Auror si erano già allontanati.

«Edmund, Edmund! Glielo hai chiesto?» esclamò eccitata Mairead. Edmund allora le sventolò il foglio con l'autografo sotto il naso. Mairead lo afferrò al volo e lo contemplò in religioso silenzio per una manciata di secondi. «Uau...» commentò alla fine, con un sospiro.

Edmund sbuffò. Ma prima che potesse in qualche modo commentare la cosa, Mairead gli gettò le braccia al collo e gli schioccò un sonoro bacio sulla guancia. «Grazie, Ed! È fantastico!» esclamò con un sorriso.

Edmund rimase impietrito, congelato, immobilizzato, mentre il punto esatto dove era stato baciato bolliva come se le labbra di Mairead fossero state di fuoco. Balbettò qualcosa di insensato, ma per fortuna Mairead era troppo eccitata dall'autografo di Sean Troy per rendersi conto dell'effetto devastante del suo innocente bacio.

Laughlin, dal canto suo, ridacchiò sotto i baffi. «Dai, andiamo, o ci perderemo tutta la festa.» bofonchiò alla fine fingendosi scocciato; ma gli angoli della sua bocca erano ancora incrinati in un sorriso divertito.


Prima di unirsi alla festa, Edmund insistette perché passassero dalla tenda di McPride per permettergli di cambiarsi: voleva levarsi di dosso il sontuoso abito di sartoria per tornare ad indossare la sua vecchia divisa un po' malandata. Era un modo come un altro per disfarsi dell'identità di figlio del Presidente.

Anche Mairead si tolse la felpa della Nazionale Irlandese, per non rischiare di rovinare il cappuccio di trifogli, e ne mise indosso una qualsiasi che avesse un'apparenza Babbana. Dopodiché tutti e tre si avviarono verso il cuore del divertimento.

Arrivarono al campo degli irlandesi che era in corso una festa con i fiocchi: qualcuno aveva stregato le tende, perché perfino i trifogli vivi che le decoravano ballassero al tempo della musica. Dal cielo piovevano coriandoli colorati e i Lepricani sfrecciavano in aria lanciando manciate del loro oro fasullo; alcuni musicisti avevano improvvisato un concerto di musiche popolari, e la piazzetta vicino alla fontana dell'acqua si era trasformata in una pista da ballo. Edmund ebbe l'impressione che l'intera Irlanda si fosse riversata in quei pochi metri quadrati di campeggio per festeggiare la vittoria (e forse questa idea non era poi così lontana dalla realtà, visto che la gente presente era decisamente più numerosa di quella mattina).

«Andiamo a cercarci qualcosa da bere.» propose Laughlin, sgomitando in mezzo alla folla, per raggiungere un chiosco (comparso dal nulla in occasione della festa) che vendeva bibite fresche. «Tre Burroguinness.» ordinò Laughlin, posando sul banco un paio di dobloni d'argento.

Edmund, che non aveva mai bevuto quella roba, osservò il contenuto del suo boccale con aria scettica: sopra una bevanda dal colore scuro, galleggiava una densa schiuma bianchiccia. «Che cosa sarebbe?» domandò preoccupato ai suoi amici.

«È roba buona, fidati.» rispose Laughlin, bevendo un sorso della sua. «È la versione irlandese della Burrobirra. Un po' più forte, ma decisamente più gustosa.»

Edmund rimase parecchio diffidente alla spiegazione dell'amico, ma alla fine si risolse ad assaggiarla: aveva un aroma intenso e aggressivo, forse un po' dolciastro. Però non era male.

«Ehi! Ehi!» li salutò Bearach, saltellando incontro ai tre amici. Aveva ancora la faccia dipinta di verde e sembrava anche più esaltato del solito. Il che è tutto dire.

Si avvicinò a Laughlin e gli strappò la Burroguinnes dalle mani. «Fammi bere un sorso!» esclamò allegro, poggiando le labbra sul boccale. Ma prima che potesse sorseggiare la bevanda, comparve alle sue spalle il signor Maleficium, che gli sfilò il bicchiere da sotto il naso.

«Papà!» protestò il ragazzino.

«Questa roba è alcolica, tu non la bevi.» sentenziò il padre senza troppi giri di parole.

«Ma ho quasi undici anni!» si lagnò Bearach. «E l'Irlanda ha vinto la Coppa del Mondo di Quidditch!»

«La vittoria dell'Irlanda non ti autorizza in nessun modo a bere alcolici, alla tua età.» replicò il signor Maleficium. E con quelle parole, scolò il restante contenuto del boccale in un sol sorso. «Bella fresca, ci voleva proprio.» commentò poi, con un sorriso.

«Era la mia Burroguinness!» si lamentò Laughlin, con il volto crucciato.

Prima che la discussione degenerasse, Edmund indicò dei tizi che erano appena stati ricondotti al campo su delle barelle, in condizioni piuttosto malandate. «Che è successo a quelli?» domandò a nessuno in particolare.

Un uomo barbuto si voltò verso di loro. «Be', sapete, no, della tradizione alla fine delle partite di Quidditch irlandese?» disse il mago, anche se non era una vera e propria domanda.

«Ehm... no.» rispose Edmund con sincerità.

«Quella che i vincitori offrano un giro da bere ai vinti?» chiese invece Mairead.

«Proprio quella.» asserì il mago barbuto. «Be', quei poveretti erano andati ad offrire delle Burroguinnes ai Bulgari, ma loro non l'hanno presa molto bene...»

Non l'hanno presa molto bene” era decisamente riduttivo per lo stato in cui versavano quei disgraziati. Mentre passavano loro in parte, Edmund notò che uno aveva delle orribili pustole violacee che gli ricoprivano tutta la faccia.

L'uomo che aveva parlato prima si mise ad arricciarsi la barba intorno al dito. «Vai a sapere te in che mondo viviamo! Uno cerca di essere gentile e poi...»

Nonostante l'incidente ai poveri Irlandesi che erano andati ad offrire da bere ai Bulgari, la festa procedette nel migliore dei modi. Verso le due di notte arrivarono gli ufficiali del Ministero britannico a dire che era proprio ora di terminare con quella baldoria, ma non ottennero alcun risultato, anzi, finirono per unirsi ai canti goliardici dei vincitori, con un boccale di Burroguinness in mano e qualche pinta di troppo nello stomaco.

«Ehi, ragazzi, forza! Venite a farci un ballo irlandese!» li chiamò ad un certo punto il mago che stava suonando il violino.

Edmund indietreggiò di un passo, inorridito da quella proposta. «Io non so ballare.» bofonchiò come scusa, nel tentativo di non farsi coinvolgere in imbarazzanti danze popolari.

«Ma che irlandese sei?» si lamentò il violinista.

Per fortuna, prima che potesse aggiungere altro, intervenne Laughlin. «Io ballo!» esclamò entusiasta, sfilando la bacchetta di tasca. Si guardò un po' in giro, per controllare che nessun uomo del Ministero lo stesse guardando (visto che non era consentito ai minorenni fare magie fuori dal scuola) e, quando fu sicuro di non essere visto, si colpì i tacchi delle scarpe mormorando: «Ferrendus

«Che fa Laughlin?» mormorò Edmund sottovoce, rivolto a Mairead.

«È l'incantesimo per indurire i tacchi delle scarpe e ballare così le danze irlandesi.» spiegò la ragazzina, accennando con il capo a Laughlin, che nel frattempo si era posizionato sul piccolo palco di legno che qualche mago sapiente aveva fatto apparire a metà serata.

Non appena iniziò la musica, il ragazzo si lanciò in movimentati passi di danza. Tacco, punta, calcio... il cadere ritmico delle sue acrobazie era ipnotizzante e insieme magnifico. Sembrava che la musica stessa fosse prodotta dai suoi passi e si vedeva che stava davvero ballando con il cuore.

Quando l'esibizione finì, tutti si ritrovarono ad applaudire con entusiasmo, mentre Laughlin si inchinava per ringraziare il suo piccolo pubblico.

«Il mio ragazzo!» proruppe il signor Maleficium, con orgoglio e ammirazione, battendo le mani più forte di chiunque altro.

Ma poi, improvvisamente, un boato riempì l'aria, seguito da grida, urla acute e fiamme.

E si scatenò l'inferno.



Be', immagino di non tenervi troppo sulle spine con l'interruzione di questo capitolo... sapete tutti cosa succederà dopo, non è vero? ;-)

Spero che vi sia piaciuto il bacio inaspettato tra Mairead e Edmund... non sono una persona particolarmente romantica, ma mi diverte immaginare la faccia del povero Edmund di fronte all'esuberanza dell'amica! Infatti, QUI il disegno che li rappresenta!

Ah, quanto a Laughlin che balla le danze irlandesi, mi sembrava il tipo adatto, visto che è appassionato di musica come il padre e è orgogliosamente celtico! Qui, se vi interessa, un video spettacolare di danza irlandese, così vi fate un'idea di come ha ballato Laughlin, se non conoscete il tipo di passi.

Questo è tutto! Alla prossima settimana!

Beatrix


ps. notate le virgolette serie di questo capitolo! Le ho ufficialmente adottate per tutta la storia!


   
 
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