Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: FRC Coazze    30/08/2011    12 recensioni
E se in una notte di fine ottobre 'qualcuno' fosse corso in aiuto ai Potter? E se questo qualcuno fosse riuscito a salvare la giovane Lily? E se sempre questo qualcuno fosse una persona innamorata da sempre di lei? E se Harry fosse scomparso?
Troverete risposta (forse) a queste domande nelle mia ff!
Dal primo capitolo: "Silente si era accostato ancora. La sagoma che giaceva accanto alle ginocchia della professoressa ora aveva un volto… e, per la miseria, anche un nome! Oh, Albus conosceva bene il colore di fuoco di quei lunghi capelli… conosceva bene i lineamenti freschi di quella giovane donna: Lily Evans giaceva lì, sul freddo pavimento, svenuta e con una sanguinante ferita sul petto… ma viva!"
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Il Principe della Notte'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 6

"NON E' COSI', LILY?"
 


 

Severus entrò nella sua stanza sbattendo la porta.

Voleva stare con Lily. Voleva vedere Lily… ma sapeva che lei non l’avrebbe accettato.

Voleva Lily. La sua Lily… Voleva riparare al male che le aveva fatto. Avrebbe richiamato James Potter dalla morte, se solo avesse potuto… che importava se poi non avrebbe più rivisto Lily? Che importava? Lei sarebbe stata felice.  James… era lui l’uomo giusto per lei: un purosangue bello e popolare. Il suo principe rosso e oro… perché lei, splendida principessa di fuoco, avrebbe mai dovuto perdere tempo con un figlio della tenebra? Perché mai avrebbe dovuto desiderare la compagnia di un soldato senza nome delle schiere del buio che aveva rinnegato le stesse e ora non aveva più una causa per cui combattere, per cui vivere… aveva votato la sua vita a lei, alla luminosa figlia dell’arcobaleno, ma poi lei se n’era andata… e aveva avuto ragione a farlo: quale raggio di sole avrebbe mai voluto stare con un arido spirito della notte? Nessuno… il regno della luce gli era precluso. Lui non era che una macchia scura che deturpava il paesaggio di fuoco del reame del sole. Era soltanto un’anima vagabonda, reietta, evitata da tutti… un mendicante a cui nessuno avrebbe mai aperto la porta.

Aveva spiato a lungo la sua principessa. L’aveva osservata, seguita, presa per mano e si era stupito, quando era ancora solo un bambino, di vedere che lei lo accettava, che non si ritraeva di fronte al suo gelo, non fuggiva davanti alla sua diversità che faceva di lui un fantasma silenzioso e triste, aveva creduto che lei non lo avrebbe mai lasciato, che sarebbero rimasti sempre insieme… si era ingannato nel credere di vedere nei suoi occhi un sentimento profondo per lui… amicizia, amore… quelle parole gli erano sempre rimaste oscure. Si era illuso di significare qualcosa per lei… si era illuso… solo illuso…

La sua stessa rabbia, il suo stesso odio verso gli abitanti luminosi del sole che ridevano alle sue spalle, che lo prendevano in giro, lo umiliavano, lo facevano sentire ancora più sbagliato di quanto già non fosse, gliel’avevano strappata via. Ma d’altronde che poteva aspettarsi lui… seguace della disperazione, principe del buio… che poteva sperare? La principessa di fuoco aveva sposato il principe del sole, e lui non aveva potuto far altro che tornare tra i fumi oscuri della sua vera patria, addentrarsi nel regno delle ombre… l’unico luogo a cui si sentiva di appartenere.

Lacrime calde e irridenti gli solcarono il viso, mentre rimaneva fermo, immobile appoggiato alla porta. Gli occhi serrati eppure cancelli d’aria di fronte all’avanzata di quelle amare gocce di dolore.

“Can you see my eyes?”

Le parole uscirono dalle sue labbra pallide lente e dolorosa, sangue che stillava silenzioso dalle profonde ferite del suo spirito.

“Can you touch my heart?”

La voce si spezzava in mille pezzi a contatto con l’aria, mentre la sua schiena veniva scossa dai singhiozzi.

“I’m dishonored, I can’t see the fireflies”

Si lasciò scivolare lungo la superficie liscia e dura della porta. Le sue spalle tremanti segnavano il legno, mentre Severus, lentamente si rannicchiava sul pavimento preda delle lacrime impietose che non potevano più essere fermate, la loro corsa ormai inarrestabile. Il fiume di dolore e inadeguatezza che scorreva dentro di lui aveva improvvisamente rotto gli argini e nulla poteva più fermare quella piena.

“and I lies… abandoned…

… apart.”

***

Lily giaceva nel suo letto caldo, stretta tra i cuscini candidi. Non aveva ancora smesso di pensare a James e ad Harry. Cercava in ogni modo di focalizzare la sua mente su di loro… sugli ultimi momenti che avevano passato insieme, una famiglia felice. Ripensava a James, ai suoi scherzi, le sue risate…  combinava più marachelle lui che il piccolo Harry, bambino sempre allegro e vispo con quegli occhioni svegli dello stesso colore dei suoi. Eppure, per quanto si sforzasse di pensare a loro, v’era sempre un nero fantasma che aleggiava in quei ricordi felici e un nome tornava sempre a bussare alle porte dei suoi pensieri… Severus…

Per quanto la giovane cercasse di ripensare agli abbracci di James, al calore del suo corpo, all’amore che permeava in lei quando la stringeva in sé, si ritrovava sempre circondata da due braccia forti, avvolte di nero. Sentiva quel respiro caldo sfiorarle i capelli mentre una voce profonda le cantava quelle dolci parole… sentiva il battito del cuore del suo angelo nero, che l’aveva tenuta stretta e vegliata nel sonno… Severus…

Che ne era stato del giovane che conosceva? Era stato distrutto per sempre dall’odio che viveva in lui? La maschera d’argento dei Mangiamorte aveva fagocitato irrimediabilmente il suo spirito, trasformando il suo cuore in un blocco di freddo metallo, oppure il Severus che conosceva era ancora lì, nascosto da qualche parte? Quelle risate che aveva sentito prima pervadere quella terrazza, erano state davvero, oppure erano solo l’ennesimo miraggio?

C’era stato un tempo in cui aveva creduto di poter tenere Severus con sé. C’era stato un tempo in cui non poteva restare senza di lui… si era illusa che fosse un giovane come lei, senza pregiudizi, senza credenze sbagliate. Invece si era ritrovata ad affrontare una realtà ben diversa… e quell’insulto… mezzosangue… quella parola era stata il coltello che aveva reciso la corda che li legava. Lei era rimasta sul bordo e Severus era caduto in silenzio nel precipizio.

Eppure non v’era stata notte in cui quel fantasma cupo non avesse visitato suoi sogni… l’indice accusatorio teso verso di lei… quei suoi occhi vuoti dove dimoravano soltanto lacrime di disperazione, rannicchiate nel buio, tremanti e impaurite…

Qualcuno bussò alla porta.

“A… Avanti” Balbettò incerta, la voce ancora addormentata tra i suoi pensieri.

La porta si socchiuse. Albus Silente fece capolino nella stanza, gli occhi azzurri si posarono sul letto e un sorriso si stampò sulle sue labbra quando vide la ragazza.

Silente aprì del tutto la porta spingendola con la spalla. Lily vide che portava un vassoio d’argento con sopra un piatto fumante, un bicchiere di vetro e una bottiglia di vino elfico. La giovane gli sorrise, ancora stupita dal suo arrivo: pensava che sarebbe venuto Brix a portarle la cena… invece ora si trovava davanti niente meno che Albus Silente, vestito di un elegante abito color prugna, che le sorrideva calorosamente stringendo tra le mani la sua cena.

“Buonasera, Lily. –Disse Silente, mentre la porta si richiudeva da sola alle sue spalle –Riposato bene?”

Lily annuì, non sapendo bene cosa dire. Silente si avvicinò al letto.

“Fame?” Domandò tranquillamente.

“Sì, parecchia.” Rispose Lily, forzando le parole, restie, a lasciare le sue labbra.

Silente la guardò teneramente. Vide i segni rossi sotto i suoi occhi e la profonda tristezza negli stessi… dolce ragazza che la vita aveva duramente colpito.

Lily si tirò su a sedere, sorridendogli. Ma Albus vedeva fate piangere tra le pieghe di quel sorriso. Si avvicinò posandole il vassoio sulle ginocchia. Stappò la bottiglia e versò qualche goccia di vino nel bicchiere, quindi si sedette comodamente sulla sedia accanto al lento.

La ragazza lo guardò di nuovo, sorridendo; sulle sue labbra un leggero, silenzioso “grazie”, poi affondò il cucchiaio nei tortellini fumanti e si portò alla bocca il brodo saporito.

Silente sospirò. Quel silenzio che aleggiava intorno a loro era davvero insostenibile, sembrava divertirsi a infastidire le sue orecchie con quegli stupidi sibili e a fargli gli sberleffi!

Il preside si schiarì la gola, non si sa se per rimproverare il silenzio o per attirare l’attenzione di Lily.

“Come va la ferita?” Domandò alla ragazza.

Lily alzò gli occhi verdi su di lui, ed Albus vi scorse l’umidità appiccicosa posata sulle fresche foglie di quella foresta, tuttavia vi scorse anche una strana nota interrogativa.

“La ferita sul petto. –Le ricordò Albus. –Come va?”

“Oh! – Esclamò allora Lily. –Va bene. Non ricordo da cosa sia stata provocata, ma non sento più dolore: mi fa male solo se faccio dei movimenti bruschi.”

Albus annuì. “Le mani di Madama Chips fanno miracoli.” Osservò.

Lily sorrise tornando ad occuparsi dei tortellini che galleggiavano tranquilli nel piatto.

“Sono venuto a portarti alcune nuove…” Cominciò Silente, ma non ebbe il tempo di finire la frase che gli occhi della giovane erano di nuovo balzati verso di lui e aveva cominciato ad esclamare: “Harry! L’avete trovato? Dov’è? Sta bene?”

“Calma, calma! -Disse allora Albus facendole segno di tacere alzando la mano. -Non abbiamo notizie del bambino.” Gli occhi di Lily tornarono a farsi avvolgere dalla teredine della tristezza, si lasciarono colmare da brume di delusione.

Silente fece un respiro profondo: “Quello che pensiamo –disse, -è che Harry si sia smaterializzato in qualche modo.”

“Smaterializzato?” Ripeté Lily, posando il cucchiaio nel piatto ormai vuoto.

“Sì. Non sappiamo dove sia finito… la grande incognita, al momento, è questa: dov’è il bambino?”

“Ma è vivo… non è così?- Chiese la ragazza, speranzosa –Albus… Harry è vivo?”

Silente la guardò tristemente. Doveva dirle la verità, quando nemmeno lui sapeva? Guardò quella donna devastata, spezzata duramente dalla tempesta degli ultimi avvenimenti che aveva incrinato dolorosamente il vetro smeraldino delle sue iridi.

“Non lo sappiamo.” Disse infine in un sussurro. Non era da lui dare false speranze alle persone… non, almeno, quando non era prettamente necessario ai fini dalle causa. Certo, avrebbe voluto poterle dire che il bambino era vivo, che l’avrebbero trovato… ma perché illudere una ragazza già distrutta? Una ragazza che ora lo guardava tristemente con occhi umidi di dolore mentre sorseggiava il vino per trattenere i singhiozzi.

Silente non poté evitare di sorridere. “Ma c’è speranza, Lily… c’è sempre speranza. –Disse mentre allontanava il vassoio dalle ginocchia della giovane e posandolo sul comodino. -Faremo di tutto per ritrovarlo. Alastor, Remus e Sirius sono sulle sue tracce…”

“Alastor, Remus e Sir?” Ripeté Lily.

“Sì. Lo troveranno… grazie al tanto decantato fiuto di Sirius. E’ un vero segugio quel ragazzo!” Silente le strizzò l’occhio.

Lily rise a quelle parole, questa volta un sorriso aperto, sincero. Bevve un altro sorso di vino dal bicchiere che aveva tenuto in mano.

Rimasero nuovamente in silenzio per un po’.

Albus la osservò sorseggiare il vino scuro. Non le avrebbe detto di James… lei avrebbe voluto a tutti i costi andare al funerale, ma non doveva assolutamente lasciare quella casa. Per cui, per il momento, era meglio che non sapesse nulla… ma se avesse chiesto di suo marito, lui che le avrebbe detto? Avrebbe temporeggiato, come sapeva bene.

Stranamente, però, sentiva che la giovane non avrebbe toccato quel tasto. Non aveva nominato James prima… lei chiedeva solo di Harry. Forse aveva accettato la morte di Potter… o forse c’era qualcos’altro sotto. Dopotutto, non erano ancora passate ventiquattro ore da quando Lui li aveva trovati, eppure James nella mente di Lily sembrava ormai solo più un ricordo, una parentesi nella sua vita che ora si era chiusa.

Albus non poteva sapere dell’apparizione oscura che si presentava puntualmente affianco all’immagine luminosa di James tra i pensieri di Lily fagocitando la loro attenzione, attraendoli verso di sé eppure scottandoli con le su gelide dita quando si avvicinavano troppo.

“C’è un’altra questione di cui vorrei parlarti…” Disse infine Albus e il silenzio sibilò sobbalzando poi si fece piccolo piccolo e quindi sgattaiolò via per una qualche fessura, per un qualche passaggio a lui solo noto.

Lily alzò lo sguardo verso il preside, mentre gli ultimi squittii del silenzio si perdevano nell’aria.

“Severus.” Disse solamente Albus, ma quel nome ebbe il potere di penetrare in profondità nel petto di Lily fino ad arrivare a stringere il suo cuore in una morsa nera di piombo.

***

Severus si alzò da terra riprendendo fiato. Si passò una mano sul volto per pulirlo dal fastidio delle lacrime secche sulla pelle. Gli occhi bruciavano, la retroguardia di quelle schiere di dolore era stata come aculei penetrati in profondità nelle sue iridi scure. Si strofinò gli occhi con la manica nera della maglia e si scostò i capelli dal volto, riprese lentamente il controllo del suo respiro. Il deserto del suo spirito tirò un sospiro di sollievo dopo la devastazione dell’uragano, le fiere deformi tiravano ora un sospiro di sollievo mentre uscivano dalle loro tane profonde ove si erano rifugiate. La quiete era tornata a regnare dopo il passaggio delle schiere del regno più nascosto, giù, vicino al suo cuore.

Piangere non serviva a nulla, lo sapeva… ma non riusciva a farne a meno certe volte. Odiava quelle lacrime, lo facevano sentire debole… ma non poteva evitarle, sentiva quasi di averne bisogno.

Severus tirò un altro profondo sospiro, poi si avviò verso il bagno. Aprì la piccola porta scura e si posizionò davanti allo specchio.

Un giovane lo guardava da quel mondo di cristallo. Un giovane che dimostrava più della sua età, con profondi occhi neri in cui brillava soltanto angoscia cerchiati da profondi segni rossi del pianto. Severus osservò il sé stesso davanti a lui e fece una smorfia… decisamente non era il principe adatto a Lily. Provò quasi pena per quel ragazzo triste nello specchio, ma più che empatia per quel giovane, nel suo cuore bruciava l’odio. L’odio per quel ragazzo vestito di nero, l’odio per il Mangiamorte, l’odio per il servo di Voldemort… si faceva ribrezzo da solo. Come potevano gli altri accettarlo quando egli stesso non si accettava?

Posò gli occhi sulle sue mani e represse un conato. Come potevano Silente e Brix non vedere quel sangue che colava denso tra le sue dita? Come potevano anche solo sfiorarlo con tutta quella melma dolorosamente ancorata al suo corpo?

Guardò di nuovo il giovane nello specchio, ma l’immagine era cambiata. Il ragazzo nello specchio ora gli sorrideva, un sorriso malvagio, sporco… nei suoi occhi brillavano fiamme di odio, di rabbia… stringeva nelle mani un coltello grondante di sangue e glielo mostrava compiaciuto. Dietro di lui schiere di persone senza volto bisbigliavano, lo accusavano falciando l’aria con i loro sibili…

Assassino…- bisbigliava la voce malvagia del ragazzo nello specchio -Mostro…” e i fantasmi alle sue spalle facevano eco a quelle parole, mentre Severus appoggiato al muro con le braccia ai lati dello specchio sentiva di nuovo le lacrime pizzicargli gli occhi.

Assassino…

Severus gridò di rabbia, quelle parole erano fruste di fuoco di una punizione che sapeva di meritarsi. Afferrò il bicchiere sul lavandino e lo scaraventò contro il muro mandandolo in mille pezzi.

“Mostro. Sono un mostro…” cominciò a ripetere come in una cantilena

Era una persona orribile, sì… Lily aveva ragione. Era arrivato tardi a Godric’s Hollow e non era riuscito a salvare Potter… era stata colpa sua. E il bambino… l’aveva abbandonato, l’aveva lasciato là e ora chissà cosa ne era stato di lui. Doveva trovarlo… doveva fare qualcosa… per Lily.

Si tolse la maglia con furia e poi la camicia bianca sotto di essa. Tornò a guardarsi allo specchio. Il giovane dal ghigno malvagio era sparito: ora era tornato il ragazzo dallo sguardo triste che lo osservava in silenzio, il volto rigato da nuove lacrime. Severus guardò il suo corpo bianco. Aveva acquistato un po’ di peso durante la sua permanenza a Villa Silente e ora al corpo magro del ragazzo che era se n’era sostituito uno più pieno e muscoloso. Si passò lentamente le dita sulle piccole cicatrici che portava, come tanti grotteschi decori, sul petto e sulle braccia, memorie di punizioni e torture nella cerchia dell’Oscuro Signore. Si sfilò la benda che ancora avvolgeva i suoi fianchi: la ferita sul fianco sinistro era sparita senza lasciare neanche un segno. Severus sospirò lasciando cadere a terra la garza bianca.

Alzò il braccio sinistro e lo osservò. Il Marchio Nero era ancora lì, con il suo teschio ghignante, nero e in rilievo sotto la ragnatela di cicatrici che lo attraversavano, segni indelebili di tagli profondi e ripetuti che erano affondati nella carne. Severus aveva smesso di infierire sul suo braccio da tempo, ma quei segni bianchi rimanevano lì ad incarcerare il serpente nero in una rete di fili sottili.

Il giovane fece una smorfia e uscì dal bagno. Guardò l’orologio appeso al muro davanti a lui: le nove e trenta.

***

“Non credi di essertela presa un po’ troppo con lui?” Stava chiedendo Albus a Lily.

“Io…” Balbettò Lily, non sapendo bene cosa rispondergli in quel momento. Sì, se l’era presa troppo con lui, ma come spiegarlo a Silente? Come spiegargli che non sapeva perché l’aveva attaccato in quel modo? Che non voleva dire quelle cose, che era scattato qualcosa dentro e lei aveva riversato tutto il suo risentimento su Sev, ma che non ce l’aveva veramente con lui… che non lo accusava davvero di aver lasciato James e Harry a morire.

“Severus è più fragile di quanto credi, Lily. E anche tu lo sei… avrete bisogno l’uno dell’altro: è un brutto momento per entrambi.” Continuò Albus.

“Perché non è venuto lui?” Chiese improvvisamente Lily.

“Perché? Sei sicura di voler sapere il perché? –Ribattè allora Albus. –Severus vive con me e Brix da più di un anno, ormai… tu non sai in che stato emotivo era quando venne da me a chiedere aiuto, non hai visto la più profonda disperazione nei suoi occhi.”

“E’ venuto da te a chiedere aiuto?” Ripetè allora Lily.

“Sì. Quel ragazzo non è un Mangiamorte, Lily… non lo è mai stato. La sua permanenza tra i seguaci dell’Oscuro è stata una tortura per lui. Non voleva fare quello che è stato costretto a fare… Lily, sono state le persone che aveva intorno a spingerlo in quella direzione. Sono stati il loro odio, il loro rancore verso un giovane che bollavano come “diverso” a indirizzarlo verso Voldemort… gli unici che lo accettavano, che gli erano amici erano Mangiamorte o futuri Mangiamorte e cosa pensavi che avrebbe potuto fare un ragazzo come lui, che non aveva mai conosciuto vero affetto, che era sempre stato emarginato?” Spiegò Silente.

Lily lo guardava con occhi illuminati da un’improvvisa scintilla di comprensione a lungo taciuta e nascosta. Non aveva voluto vedere per molti anni. Aveva finto che andasse tutto bene, che Severus fosse un semplice amico, un ragazzo normale. Aveva sempre fatto finta di non vedere il profondo disagio che si agitava in lui… e quando, dopo quel maledetto insulto, lui l’aveva rincorsa disperato per scusarsi, per riparare al suo errore, per non perdere quella che era stata la sua unica amica, il suo unico laccio che lo teneva stretto alla luce, lei aveva saputo dire solo una parola… No.

“Tu sai tutto questo, non è così, Lily? –Domandò Silente perforando la sua anima con quei suoi occhi cilestrini. –I ragazzi come Severus, che hanno avuto un’infanzia difficile fatta di mortificazioni e violenze, e un’adolescenza altrettanto problematica visto che era stato preso di mira dai Malandrini, hanno bisogno di una guida… un assoluto bisogno. Non è possibile comportarsi con loro come con un giovane normale. Nel momento in cui il loro punto di riferimento sparisce sono perduti.- Silente incrociò le braccia. –Io e Brix abbiamo impiegato parecchie settimane per fargli capire che di noi poteva fidarsi, che non lo avremmo abbandonato, che sarebbe potuto rimanere con noi. Tuttavia Severus rimane un ragazzo problematico… spesso e volentieri non riusciamo a capirlo e non riusciamo a sapere come comportarci con lui. Per questo ti chiederei di non biasimarlo… ha sofferto più di quanto immagini.”

Lily annuì, in silenzio, incapace di dire qualsivoglia parola.

“Ti chiederei, inoltre, di non rifiutare la sua presenza e di non negargli la tua amicizia. Sono passati cinque anni da quel giorno dopo i G.U.F.O, e Severus non è più un Mangiamorte. E’ soltanto un ragazzo bisognoso di fiducia e di affetto e sono certo che una giovane come te non potrà negarglieli.” Albus sorrise.

Lily aveva le lacrime agli occhi e il sorriso del preside fu l’ennesima pugnalata al cuore insieme a quelle della colpa le cui lame continuavano ad infierire su di lei.

“Ti lascio ai tuoi pensieri.” Disse Silente, quindi riprese il vassoio e si avviò verso la porta uscendo dalla stanza.

“Oh, tra l’altro! –Esclamò poco prima di richiudere la porta. –Domani pomeriggio verrà Minerva… a tenervi d’occhio! Buonanotte.” Chiuse il battente alle sue spalle lasciando Lily da sola.

La ragazza tornò ad accoccolarsi tra le coperte. Avrebbe dato una seconda possibilità a Sev, poco, ma sicuro. Le parole di Albus le avevano dato l’ultima spinta verso ciò che già aveva intenzione di fare. No, non avrebbe più negato la sua amicizia a Severus… poteva concedergliela una seconda opportunità. L’indomani gli avrebbe chiesto scusa. Chiuse gli occhi e si assopì lentamente cullata dallo scoppiettare morbido del camino e dalla neve che ancora cadeva dal cielo passando, come una processione di primevi fantasmi, dietro al velo delle tende.

***

La casa era già tutta spenta, notò Albus mentre posava il vassoio con i resti della cena di Lily sul ripiano della cucina. Agitò la bacchetta e il piatto venne ripulito dalle ultime tracce di brodo, come anche il cucchiaio, e il bicchiere tornò splendente pronto ad ospitare un altro po’ di vino elfico. Cosa che avvenne perché Albus se ne versò un goccio abbondante, sorseggiando l’alcol mentre faceva tornare posate, piatto e vassoio al loro posto nelle credenze con un secondo colpo di bacchetta.

Finì il vino nel bicchiere e se ne versò un altro po’ svuotando la bottiglia. Sospirò e poi posò il bicchiere, tornato in fretta nuovamente vuoto, sul ripiano. L’indomani avrebbe dovuto convincere Minerva a “trasferirsi” a casa sua, cosa che non sarebbe stata affatto facile. Però quei due ragazzi andavano tenuti d’occhio, li conosceva abbastanza da sapere che avrebbero fatto di tutto pur di andare là fuori a cercare il piccolo Harry… soprattutto Severus. Albus sapeva che il ragazzo di sentiva profondamente in colpa, complice anche lo scatto d’ira di Lily.

Ci avrebbe pensato il giorno dopo… intanto doveva riuscire a trascinare Minerva a Villa Silente, e poi… beh, poi avrebbe dovuto contattare Alastor per sapere se avevano scoperto qualcosa riguardo a Harry.

Si avviò su per le scale diretto verso la sua stanza. Era inutile stare lì a pensare in una cucina fredda la notte del primo novembre, mentre fuori nevicava senza sosta. Brix era già andato a letto e lui l’avrebbe imitato: si sarebbe infilato nel nelle sue coperte calde a riflettere.

Mentre attraversava il corridoio scuro del piano superiore notò un fascio di luce azzurra sfuggire alla presa della porta della stanza di Severus, posta affianco alla sua.

Silente si avvicinò lentamente e sbirciò all’interno. Intravide la sagoma del giovane disteso sul letto, sembrava dormisse. Entrò cercando di fare meno rumore possibile.

Severus giaceva a pancia in giù sotto le coperte gettate alla bell’e meglio sulle gambe, a torso nudo. Dormiva profondamente, la schiena pallida si alzava e si abbassava sotto la forza dei suoi respiri. Proprio sopra al comodino ballava una luce azzurra che illuminava la stanza con la sua luce fredda. Nella mano sinistra, che quasi pendeva dalla sponda del letto, Severus stringeva un libro. Albus si chinò cercando di leggerne il titolo. “La magia involontaria infantile. Studi sulle sue reali capacità e sul suo potere.”

Silente sorrise mentre sfilava il libro dalle dita del giovane.

“Ah, Severus…” Mormorò, mentre continuava a guardare la copertina. Posò il libro sul comodino, poi agguantò le coperte e le portò a coprire il torso del giovane che mugugnò qualcosa quando sentì le dita di Silente sfioragli le spalle nude.

Albus sorrise e puntò la bacchetta contro il caminetto, inesorabilmente spento, e subito allegre fiamme si stiracchiarono in esso portando un po’ di calore in quella stanza gelida.

Gettò un ultimo sguardo al giovane addormentato, quindi si diresse verso la porta. Ne superò la soglia, uscendo nel corridoio.

“Nox.” Bisbigliò, prima di chiudere la porta, e la lucina azzurra si spense lasciando che i fasci caldi e arancioni del camino invadessero la stanza.

“Buonanotte, ragazzo.” Sussurrò Albus.

*******

 

Et voila! Capitolo 6 finito... e adesso, beh, adesso penso che comincerò il settimo...
Lily comincia a rimettere un po' la testa a posto: darà una seconda possibilità a Sev... Albus le ha fatto proprio un bel discorsetto!
E Severus, beh, Severus non è messo emotivamente molto bene ... vedremo cosa combinerà quando Lily gli offrirà di nuovo la sua amicizia, e vedremo anche se Minerva accetterrà di trasferirsi a casa Silente. Poverina Minerva: dopo aver fatto lezione tutta la mattinata, al pomeriggio si ritrova a dover tenere a bada quei due!
Vabbè, sarà quel che sarà... voi non macate di recensire, neh? Mi raccomando...

 

CI RIVEDIAMO AL PROSSIMO CAPITOLO! 
 
 
 
  

  
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: FRC Coazze