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Autore: fredster    31/08/2011    1 recensioni
E' una storia che vuole proseguire le avventure dei ragazzi della seconda generazione di skins. Si parte da dopo l'episodio finale della quarta stagione e dal momento che il finale ci ha lasciati con diversi dubbi, questa storia vuole solamente raccontare quello che sarebbe per me un possibile finale di questa magnifica generazione. I personaggi principali sono Cook,Freddie,Effy ed Helena. Ma non escludo capitoli anche su Katie o Emily e Naomi ecc.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Elizabeth Stonem, Freddie Mclair, James Cook, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter Three: Helena Chapter Three: Helena

Sono a casa di Freddie da ormai una settimana con l'approvazione di suo padre e il consenso forzato di sua sorella Karen. Ancora non ho ben capito perchè ce l'abbia così tanto con me, ogni
volta che ci incontriamo in cucina o in qualche altra stanza cerca sempre di evitarmi e mi rivolge la parola solamente per le cose strettamente necessarie come ad esempio Vuoi il formaggio sulla pasta?
Quanto zucchero nel caffè? Hai bisogno di lenzuola pulite?
e altre cavolate di questo genere. Freddie mi ha gentilmente concesso metà del suo letto e fortunatamente la nostra è una pacifica convivenza, il
suo rapporto con Effy sembra essersi sistemato. Proprio ieri li ho visti girare vicino casa mano nella mano mentre ridevano e scherzavano come due ragazzini al loro primo appuntamento e mi fa piacere rivedere
il sorriso sul volto di entrambi. Quando aprii gli occhi Freds era già sparito e mi alzai dal letto stiracchiandomi con un rumoroso sbadiglio, solitamente non indossavo mai un pigiama per dormire ma dal momento
che condividevo la stanza in qualità di ospite con un ragazzo e per essere precisi con quello di una mia amica avevo deciso di indossare una di quelle vecchie maglie giganti dove non saresti sexy nemmeno se pagassi
qualcuno per fartelo dire. Da quando sono con Freddie,Effy e gli altri ho smesso di sentire le voci, probabilmente perchè stando in loro compagnia sono impegnata tutto il giorno a recitare una parte, la bella Helena
che finge di aver superato la fase John Foster e che tutti credono viva una vita molto vicina ad essere perfetta. Se ci fermiamo a pensare per qualche secondo la mia vita non sembra nemmeno lontanamente perfetta,
e non lo dico giusto per sembrare una vittima, ma solamente perchè è un dato di fatto. Vivo in una casa di estranei, vado a letto con Cook solo per divertimento senza alcuno scopo finale dal momento che lui viene
a letto con me per dimenticarsi Effy, i miei genitori non so in quale parte precisa del mondo si trovino e del mio passato non ricordo nulla se non John Foster e le sue stupide frasi. L'unica cosa che mi porto dietro del
mio passato è la pazzia, non che mi dispiaccia, a volte essere come me mi aiuta, non esiste un secondo della mia vita durante il quale riesca a sentirmi da sola, quelle persone, le loro voci sono costantemente con me
e non c'è niente che io possa fare per spegnerle, per avere anche due secondi di pausa.
» Helena, vuoi qualcosa per colazione? «
la voce del padre di Freds mi giunse dalle scale e mi affacciai alla porta sorridendo

» No la ringrazio signor McClair, non ho molta fame. Mangerò qualcosa più tardi. «
Sembrò abbastanza soddisfatto della mia risposta e lo sentii scendere le scale fino a raggiungere la cucina dove fece cadere la caffettiera e al disastro seguì un urlo irritato che diceva qualcosa tipo merda o
qualche parola simile. Mi sfilai la maglietta gettandola sul letto e mi misi davanti allo specchio osservando la mia immagine riflessa, sfiorai appena il tatuaggio che copriva interamente il mio fianco e il pearcing
che occupava il mio ombelico e fu come un lampo, rividi l'immagine di John Foster e udii la sua voce, il suo tono pacato e i suoi occhi freddi, inespressivi.
» Che cosa vedi Helena? «
mi voltai di scatto, avevo sentito la sua voce ma nella stanza non c'era nessuno, cominciai ad ansimare guardandomi in giro e sentii nuovamente la sua voce
» Chiudi gli occhi Helena, devi sentire la paura, devi provare dolore. Chiudi gli occhi Helena, avanti, fidati di me Helena «
» No! Smettila, non voglio avere paura, io non ho paura, io non ho paura. Smettila! «
sentivo le lacrime scendere lungo la mia pelle, la mia voce era diventata acuta e gridavo, non riuscivo a fermarmi era più forte di me, lui era sempre stato più forte di me. Mi piegai urlando stringendo con le mani
i capelli senza riuscire a smettere di piangere e urlare.
» Ti prego, basta. Lasciami andare «
» Helena! Helena! Smettila, va tutto bene, sono io Effy «
sentii due piccole braccia posarsi sulla mia schiena e in quel momento sentii solo il silenzio intorno a me, lui era andato via, la mia paura era andata via, tutto era come svanito. Mi rialzai guardandomi intorno,
Freddie era in piedi davanti a me con un'aria preoccupata mentre Effy sembrava più tranquilla e la vedevo sorridermi, inspirai a fondo e indicai loro il bagno dentro il quale mi chiusi. Mi lasciai scivolare dentro
la doccia e aprii il getto di acqua fredda, le goccioline d'acqua percorrevano scivolando veloci il mio corpo e ancora sfiorai il mio tatuaggio.
" Era una mattina troppo calda per trovarsi in Inghilterra, era una di quelle poche mattine dove le nuvole non si vedevano all'orizzonte e la pioggia non rendeva l'aria umida e fredda, bensì un grande
sole illuminava la città sin dalle prime ore del mattino. Quando mi alzai e scesi in cucina realizzai che non era stato tutto un sogno, mio padre aveva davvero lasciato mia madre, aveva lasciato me, aveva lasciato tutto e semplicemente era sparito lasciando al suo posto una schifosa lettera di saluti piena di banali scuse, la bruciai stringendo la mano di mia madre. Sebbene lei continuasse a negare,
qualcosa era cambiato, il suo volto si era spento e lei non era più seduta a quel piccolo tavolo rotondo a fare colazione con uova e pancetta, mio padre non era più seduto di fronte a lei sorseggiando il
suo succo di mela, in quella stanza ero rimasta solamente io e la cosa che mi faceva più male era che tutti erano distrutti per i loro problemi ma nessuno osava affrontarli, nessuno si era seduto a quel
tavolo mostrando le sue carte e discutendo da persone adulte, nessuno si era ricordato di avere una figlia, nessuno."
Quel ricordo fu come un fulmine a ciel sereno, seguii il fusto aggrovigliato pieno di spine che conduceva ad una delle tante rose nere disegnate e di nuovo un altro flashback
" Ero ancora in quella casa, vi ero rimasta per tre giorni senza riuscire a mettere un piede fuori da quella porta, farlo avrebbe solamente reso tutto quanto ufficiale. Passai tutti e tre i giorni piangendo,
non riuscivo a capire il perchè delle loro azioni, perchè il loro odio era più forte del loro amore verso sè stessi e verso di me. Una volta eravamo una famiglia felice. Ma si sà che dopo il dolore arriva la
rabbia e dopo un pò una persona comincia a convivere con tutti questi pensieri e riesce a farsene una ragione, o per lo meno ci prova. Quando uscii di casa era tornata la pioggia e il cielo era del tutto
coperto da enormi nuvoloni grigi, attraversai la città ed entrai nel negozio dal quale uscii tre ore dopo con il mio tatuaggio, volevo qualcosa che non svanisse, che anche se un giorno dimenticassi la
mia storia, quello che i miei genitori mi avevano fatto, questo avrebbe riportato tutto quanto a galla, mi avrebbe fatto ricordare e non avrebbe permesso che io un giorno facessi il loro stesso errore."
nuove lacrime si unirono alle gocce d'acqua e mi lasciai scivolare per terra sotto il getto d'acqua portando la testa all'insù come se in qualche modo volessi che l'acqua mi purificasse.
" Ribatezzai il 5 Settembre, il giorno del tatuaggio, come il giorno della mia rinascita, il giorno del cambiamento ed è da quel giorno che cominciai a festeggiare il mio compleanno in quella data, tanto
è vero che ormai quella vera nemmeno me la ricordo più, o forse non riesco e non voglio ricordarla. Le feste inglesi sono da sempre le migliori, quel pomeriggio stesso mi arrivò un messaggio da un
numero sconosciuto con semplicemente scritto Party, un orario e un indirizzo. Quando arrivai, la casa era già stra colma di persone e un mio vecchio amico attirò la mia attenzione, da quella sera
le mie abitudini cambiarono completamente, la droga, l'alcool, il fumo, le feste, il divertimento entrarono a far parte della mia vita ed è da quel giorno che le voci hanno cominciato a farsi sentire. Non
molto tempo dopo ero rinchiusa in quela casa per pazzi e fu lì che incontrai il signor Foster per la prima volta e fu lì che persi tutti i miei ricordi, fu lì che persi me stessa
"
» Hel! Stai bene? «
la voce di Freddie risuonò da dietro la porta e uscii dalla doccia avvolgendomi in un asciugamano, quando aprii la porta lui era appoggiato al muro con lo sguardo fisso su di me ma non proferì parola
» Finalmente, me la stavo facendo addosso «
sorrisi divertita alla sua affermazione e lo vidi sgattaiolare nel bagno rapido prima che qualcun altro lo occupasse. Entrai in camera e vidi Effy armeggiare con lo scotch e quando mi voltai verso lo specchio, lo vidi
coperto da un telo nero che impediva di specchiarsi e mi venne spontaneo un ampio sorriso notando la sua espressione felice e soddisfatta
» Grazie «
» Di nulla «
mi vestii e raccolsi i capelli, Effy ed io ci stendemmo una accanto all'altra sul letto di Freddie e nessuna delle due parlò, non avevamo bisogno di parlare, quello di cui entrambe avevamo bisogno era il silenzio,
qualcuno che riuscisse a comprendere l'altro senza aver bisogno di parlare, senza uno sguardo, quello che ci univa era la capacità che avevamo di sentire l'altra, riuscivo a sentire Effy, le sue sensazioni, i suoi pensieri,
le sue voci e lei faceva altrettanto con me. Credo che insieme avremmo potuto, con un pò di pratica, affrontare tutte le nostre paure, il nostro essere incatenate ad un incubo che ci avrebbe portate alla distruzione.
Freds ed Effy uscirono dopo un'ora, dissero di andare non ricordo esattamente dove e sentii Freddie chiedermi di unirmi a loro ma rifiutai, mi piaceva passare del tempo con loro ma allo stesso tempo non amavo
fare da terzo incomodo specialmente adesso che stavano cercando di far funzionare le cose tra loro. Mi trascinai al piano di sotto passando davanti allo specchio ancora coperto, sentivo i miei occhi pesanti come
se non chiudessi occhio da giorni interi, in cucina il padre di Freddie stava preparando il pranzo mentre Karen era seduta sul divano a guardare una puntata di quei programmi dove la gente che non ha niente da
fare si improvvisa un ballerino e vince pure dei soldi. Riuscii ad uscire senza dare nell'occhio e per un attimo mi voltai verso il capanno e per un attimo fui colta da un'improvvisa voglia di entrare e sperare di trovarvi
Cook ma spensi quel desiderio, tornai a camminare verso la strada non troppo affollata d'altronde era l'ora di pranzo e quasi tutte le persone si trovavano a scuola o al lavoro, vi erano un paio di macchine parcheggiate lungo il lato sinistro della strada e uno scooter rosso in uno stretto vialetto, sentivo le gambe diventare improvvisamente pesanti, come se fossi una detenuta con due grossi pesi alle caviglie e non
riuscissi più a camminare, i contorni delle case e degli alberi cominciarono a diventare opachi e sempre meno visibili e sebbene mi sentissi stanca continuavo a camminare e non riuscivo a fermarmi, era come
se avessi perso il controllo di me stessa, in testa avevo solo una meta e non capivo perchè avvertissi quel forte desiderio di andare da lui, di parlare con lui. Sin da quando mi avevano rinchiusa in quella gabbia di
matti lui nel bene e nel male era stata l'unica persona ad avermi ascoltata, lui aveva spento le mie voci e le mie paure, mi aveva resa in qualche modo una ragazza molto vicina all'essere felice e ora mi sentivo come
vuota, come se dentro al mio corpo non ci fosse nulla. Mi strinsi nel leggero vestito nero che indossavo e davanti a me vidi la sua casa, le finestre erano chiuse e non riuscivo a vedere l'interno della sua casa dal
momento che delle tende di colore scuro impedivano di vedere all'interno ma facilmente ricordai com'era fatta, una casa buia, fredda e vuota. Sentii una leggera pressione sulla spalla e mi spaventai voltandomi
» Ehi calma, sono solo io «
la voce di Cook mi fece svegliare e non improvvisamente fui colta da diversi brividi lungo la schiena e sentii la paura invadermi nuovamente, il freddo era diventato più acuto ed era come se milioni di aghi mi stessero
pungendo, tutti contemporaneamente e lasciai che Cook mi tirasse a sè abbracciandomi
» Puoi portarmi a casa? «
» Certo, andiamo «
camminavo stretta al suo corpo cercando di assorbire il suo calore. Camminammo in silenzio per diversi metri e quando raggiungemmo casa di Freddie sentimmo della musica provenire dal capanno e intravidi la
figura di Emily ballare insieme ai riccioli di JJ.
» Possiamo semplicemente stare in camera di Freds se preferisci «
lo guardai in silenzio e forse per la prima la sua era una proposta senza nessun secondo fine, non mi aveva invitata nella camera di Freddie per stare con me come spesso facevamo ma semplicemente era
preoccupato, appoggiai la testa sul suo petto dal momento che ero più bassa di lui e non riuscivo ad appoggiarmi comodamente sulla sua spalla e cercai di rassicurarlo con un sorriso.
» No andiamo sto bene «
quando entrammo l'aria era già colma di fumo e tutti avevano un'espressione felice, come se si trovassero su una qualche nuvola a diversi chilometri di distanza dalla Terra, cercai di raggiungere Effy che non
appena incrociò il mio sguardo cominciò a sorridermi porgendomi la sigaretta che stringeva fra le mani ma mi scontrai con Katie
» Ehi stai attenta «
la sua voce mi irritava e lo stesso i suoi modi di fare
» Stai attenta tu «
» Come hai detto? Non devi permetterti di rivolgermi la parola «
mi sarebbe piaciuto prendere a schiaffi la sua faccia ma sapevo che non lo avrei fatto in nessun caso, ho sempre odiato la violenza e l'unica cosa che mai ho fatto nella mia vita è picchiare qualcuno
» Senti Katie non ho voglia di litigare, smettila e goditi la serata «
» Non posso perchè una povera pazza me lo impedisce «
sentii la mano di Cook stringere il mio braccio e tirarmi verso di lui
» Katie smettila adesso, lei non ti ha offesa «
nella stanza era calato il silenzio e la voce di Freddie rispose alla sua provocazione
» Oh andiamo Freds, chi è questa ragazza, non la conosci nemmeno. Perchè sei qui Helena, non ti vuole nessuno. I tuoi genitori ti hanno abbandonata perchè altrimenti saresti a casa tua in questo momento,
loro non ti hanno voluta, ti hanno abbandonata. Ti hanno lasciata da sola
«
» Non mi hanno abbandonata. Non mi hanno abbandonata. Loro non  mi hanno abbandonata «
sentivo che respirare diventava sempre più difficile, cominciai ad ansimare e sentivo mille voci che ripetevano la frase di Katie, la stanza cominciò a girare e non vedevo più niente se non l'immagine di Katie
che parlava davanti a me
» E quando anche Effy e gli altri si stancheranno di te, fidati, ti abbandoneranno anche loro «
sentivo le lacrime scorrere veloci e rigare le mie guance coperte dal trucco e riuscii a sottrarmi dalla presa di Cook correndo via dal capanno, quando raggiunsi il marciapiede cominciai a correre senza fermarmi
nemmeno per un secondo

» Ma sei proprio una stronza
«
la voce di Cook fu l'ultimo suono emesso in quella stanza, subito dopo cominciò a correre anche lui seguendo Helena e quando Effy si avvicinò alla sottile figura di Katie le diede un sonoro schiaffo e tutti raccolsero
le loro cose rifugiandosi nelle rispettive case.

» Helena! Helena fermati! «
sentii in lontananza la voce di Cook e mi fermai sedendomi accanto ad un muretto, sentivo il cuore pulsare veloce e le gambe tremare ma le voci non cessarono, erano ancora nella mia testa e non potevo fare altro
che sentire e ri sentire quelle parole. In fondo Katie aveva ragione, i miei genitori mi avevano abbandonata ma ammetterlo, sentirlo dire ad alta voce faceva male, mi aveva sbattuto in faccia la verità.
» Mi hanno abbandonata Cook, lei ha ragione. Se ne sono andati senza nemmeno dirmi una parola, forse erano stanchi di me, è colpa mia, li ho fatti andare via io. E farò andare via anche voi. «
il mio cuore si era calmato ma non riuscivo a controllare le lacrime che avevano fatto colare tutto il trucco
» Non è colpa tua Hel. Loro non hanno voluto passare del tempo con te, non hanno voluto conoscerti a fondo, non hanno voluto apprezzarti. Loro sono andati via, sono scappati perchè non hanno saputo
affrontare la realtà, avevano paura che il tuo amore li rendesse deboli e vulnerabili. E anche io ho paura, quello che sento mi spaventa, quello che provo per te
«
lo ascoltai in silenzio asciugandomi le lacrime e mi voltai verso di lui incrociando il suo sguardo, i suoi occhi, le sue labbra
» Quello che provo per te mi spaventa a morte Cook, perchè . . . tu, il tuo cuore appartengono già ad una persona, e quella persona non sono io Cook «
» All'inizio era così, ma quando sono con te sono diverso, quando sono con te ho sempre paura di dire una frase sbagliata, di fare qualcosa che possa ferirti in qualche modo e questo con lei non l'ho mai provato. Credevo di amarla ma non sapevo che significasse veramente amare qualcuno. «
» Quando ami qualcuno senti il cuore batterti a mille, senti le farfalle nello stomaco e non fai altro che pensare a lui, giorno e notte, hai sempre paura di ferirlo e . . . «
» Credo di amarti «
le sue parole finirono la mia frase, lui era in piedi davanti a me che mi guardava e aveva messo in tavola le sue carte, si era scoperto. Mi alzai sistemando il vestito e mi avvicinai a lui abbassando lo sguardo
» Se lo dico, se ammetto di amarti le voci vinceranno perchè in qualche modo diventerò debole, tu diventerai la mia debolezza e io non riuscirò a combatterle «
» Lo faremo insieme, tu ed io «
fu in quel momento che il silenzio nella mia testa prese il sopravvento su tutte quelle voci
» Ti amo Cook «
il mio fu quasi un sussurro, fu un ti amo pauroso e dopo averlo pronunciato aspettai che le voci tornassero più forti di prima ma ciò non accadde e mi sentii forte, come se le avessi sconfitte e cominciai a ridere
e lui lo fece con me e questa volta quasi lo urlai
» Ti amo Cook! «
» Ti amo Hel! «
anche lui lo urlò e sentii il suo corpo attaccato al mio e le sue labbra così calde e sottili, restammo così per un pò di tempo ignorando la pioggia che aveva cominciato a scendere forte e quando ci staccammo
tornammo a ridere e a correre per la strada e poi eravamo nuovamente insieme, solo noi due, solamente Helena e Cook.



Angolo dell'autrice: Ho pensato di creare l'angolo dell'autrice in questo capitolo perchè nei primi due la storia era appena cominciata e ogni lettore deve conoscere i vari personaggi,
ho cercato di fare in modo che tutti avessero lo stesso carattere del telefilm ma ovviamente la percezione è sempre soggettiva, quindi potrete vedere una Katie Fitch aggressiva perchè
è così che io l'ho immaginata in questo capitolo, ma potrete anche vederla più sensibile successivamente. Una precisazione sul personaggio di Helena, per chi non avesse seguito Skins è
un personaggio inventato quindi nel telefilm non la troverete, lo scopo di questo personaggio è quello di creare un mondo per Effy, un mondo per tutti i personaggi. Potrebbe sembrare una
sosia di Effy ma sebbene entrambe presentino passati difficili spero di riuscire a far valere l'unicità di entrambe. Helena è una ragazza che vuole portare un pò di felicità in ciascuno dei
personaggi. Non vi svelo altro, chiedo scusa per l'attesa ma questo capitolo è molto importante per me e volevo rendere bene ogni minimo particolare. La mia fan fiction parte dalla fine
della 4 stagione di Skins è una sorta di continuo, un dopo. Ho intenzione di scrivere più avanti un capitolo su Pandora e Thomas perchè come saprete entrambi si trovano ad Harvard, ed
è giusto dare anche a loro un finale. Non vi annoio oltre, grazie per aver letto la fan fiction al prossimo capitolo!
  
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