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Autore: Nakara86    01/09/2011    3 recensioni
Questi racconti mi sono venuti in mente molti anni fa, intorno al 2006, quando la mia vena scrittoria e capace di inventarsi storie si è presentata. In quel periodo ho inventato un personaggio degli x-men, uno che non avrebbe futuro all'interno della squadra per la semplice ragione che il suo potere non permetterebbe più ai suoi colleghi di vivere avventure. Può esistere solo se Logan è nei dintorni perché in quel caso lui non terrebbe conto dei suoi consigli e farebbe comunque di testa sua. Così farà per tutta la durata di queste scene che di per sé non hanno l'obiettivo di raccontare avventure ma di studiare i personaggi e il fascino che Wolverine esercita su di me.
I momenti mancanti sono inseriti all'interno della vicenda del primo film degli x-men quando la mia mutante non era altro che una giovane studente del professore che sognava di entrare a far parte della squadra.
La vicenda è la stessa narrata nel film, solo che ho fatto come se Pantera esistesse e nei film non fosse presentata.
Ho immaginato la vicenda divisa indicativamente in 5 giorni.
Genere: Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questi racconti mi sono venuti in mente molti anni fa, intorno al 2006, quando la mia vena scrittoria e capace di inventarsi storie si è presentata. In quel periodo ho inventato un personaggio degli x-men, uno che non avrebbe futuro all'interno della squadra per la semplice ragione che il suo potere non permetterebbe più ai suoi colleghi di vivere avventure. Può esistere solo se Logan è nei dintorni perché in quel caso lui non terrebbe conto dei suoi consigli e farebbe comunque di testa sua. Così farà per tutta la durata di queste scene che di per sé non hanno l'obiettivo di raccontare avventure ma di studiare i personaggi e il fascino che Wolverine esercita su di me.

I momenti mancanti sono inseriti all'interno della vicenda del primo film degli x-men quando la mia mutante non era altro che una giovane studente del professore che sognava di entrare a far parte della squadra.

PRIMO GIORNO.

Per i corridoi dell'Istituto c'era movimento, troppo per i suoi gusti, soprattutto quando era impegnata a fare gli esercizi che il Professore le aveva suggerito di svolgere. Come faceva a concentrarsi mentre per i corridoi si muovevano branchi di ragazzini urlanti? Neanche il tempo di formulare quel pensiero che le urla si spensero permettendole di tirare un sospiro di sollievo per respirare dalla finestra boccate d'aria fresca e salutare del parco.
Mentre osservava fuori, vide Ciclope e Tempesta tornare dalla missione che il Professor X aveva assegnato loro. Scott Summers, alias Ciclope, stava trasportando quello che sembrava un ammasso informe di vestiti mentre Ororo Munroe, Tempesta, stava trasportando con l'ausilio di un piccolo tornado un uomo apparentemente in fin di vita. Da dove si trovava lei sembrava sulla trentina e si chiese per quale ragione venisse portato all'Istituto. Magari era stato coinvolto in uno scontro, rimanendo ferito e verosimilmente bisognoso di cure.
Diede un'ultima ed annoiata occhiata agli scritti del Professore ed uscì nel corridoio. Gli altri studenti erano tornati nei dormitori prima di cena e lei si mosse velocemente verso le scale per cercare di vedere meglio. Quando i due mutanti arrivarono si trovavano esattamente davanti a lei che curiosa, li seguì, consapevole che nessuno di loro se ne sarebbe accorto perché la sua mutazione la rendeva agile e silenziosa come un felino... per questo si faceva chiamare Pantera.
Ciò che stava trasportando Ciclope non era un ammasso di abiti, ma una ragazzina molto più giovane di lei, dai capelli corvini ed una carnagione tanto chiara da sembrare quasi malata.
Tempesta invece trasportava l'uomo che Pantera non poté fare a meno di notare: carnagione scura, lineamenti tanti duri da sembrare essere stati incisi nella pietra, capelli neri e lunghi, pettinati in modo bizzarro quasi a ricordare le orecchie di un lupo ed una barba incolta che si univa alle basette a contornare una bocca disegnata.
La ragazza si fermò, colpita da quella visione ma quando lo fece, i due mutati sparirono nell'ascensore che portava al seminterrato dove erano situati i laboratori e la vera base operativa degli x-men. In quei corridoi tappezzati di metallo vi erano: Cerebro, l'enorme macchina trova mutanti che Xavier aveva costruito insieme a Magneto, il suo vecchio compagno di avventure da cui si era dovuto separare nel momento in cui le loro ideologie si erano scontrate, l'infermeria, il garage del Jet, la camera del pericolo ed i laboratori in cui i mutanti più potenti, quelli celebrali, potevano esercitarsi. Per quelli come lei e Colosso, che avevano un potere fisico c'erano la palestra e la camera del pericolo, luogo dove a loro però non era ancora permesso entrare perché solo i componenti della squadra potevano usufruirne.
E così, doveva essere lui il famoso Wolverine, il mutante che Magneto stava cercando.
"Pantera!" la giovane si voltò e vide il volto di Colosso, studente della sua stessa annata, che studiava come lei da anni nella scuola per “ragazzi dotati”. Loro due avevano ormai poco dei ragazzini che erano cresciuti lì, 23 anni lei e 24 lui, erano gli studenti più vecchi, i prossimi che sarebbero entrati a far parte della squadra, speravano.
"Ciao Colosso!" disse lei dandogli un pugno amichevole sulla spalla, di diverse spanne più in alto della sua. 
"Cosa ci fai qui?" le chiese lui.
"Curiosavo... hai sentito dei due nuovi mutanti che sono arrivati?" 
Lui non rispose ma sorrise.
"I segreti! Non sono mai stati di casa qui, vero?"
"Beh no, non durano molto se qualcuno si prende la briga di raccontarli a tutti." disse lui mentre osservava Pyro avvicinarsi con finta casualità all'ascensore.
"Pyro? - Intervenne Pantera – non dovresti essere in camera a prepararti per la cena?" chiese lei incrociando le braccia.
Il ragazzino, appena diciassettenne, la guardò colpevole e mettendo il broncio risalì le scale.
I due giovani si osservarono e per un secondo accarezzarono anche loro l'idea di scendere nei piani inferiori per scoprire di cosa e soprattutto di chi si trattasse, ma poi desistettero, consapevoli che avrebbero dovuto attendere che i due venissero presentati ufficialmente, cosa che con ogni probabilità sarebbe accaduta quella sera stessa. Dopo un ultimo sguardo all'ascensore i due si trascinarono via a vicenda e salirono le scale.
Come d'abitudine Xavier presentò alla scuola la nuova studente, Marie, alias Rogue e Logan, Wolverine. Quest'ultimo non sembrava molto a suo agio in mezzo a quella folla e Pantera un po' si riconobbe in lui. A suo tempo anche lei era stata presentata alla collettività ma non aveva seguito i corsi come tutti gli altri ragazzi perché il suo potere, quello vero, sarebbe stato utilizzato male in una classe di adolescenti e così lei poté avere il privilegio di prendere lezioni private dallo stesso Professore Charles Xavier.
Dopo le presentazioni mangiarono ma Wolverine sparì velocemente come era arrivato e lei pensò che sarebbe stato un bel gesto andare a dare il benvenuto all'affascinante mutante. Xavier le aveva indicato la stanza che avevano lasciato a Logan  e mentre vi si avviava incontrò Jean Grey che la salutò con un tremante cenno della mano ed un sorriso emblematico. La mutante si voltò e continuò a guardarla finché questa non sparì oltre la porta di camera sua. Quando si rimise in marcia vide che c'era già qualcun altro  che stava dando il benvenuto al mutante: Ciclope.
A giudicare da come si stava atteggiando sulla porta, Pantera pensò che potessero essere solo due le cose che poteva stare facendo: vantarsi, o giocare al principe che difende la propria donzella.
"Fai attenzione, potrei non esserci la prossima volta..." lo sentì dire.
E ti pareva? "Senti un po' chi è arrivato, il piccolo sbruffone..." esclamò lei appena fu a portata di orecchio dei due mutanti.
"Ciao Pantera." rispose secco lui.
"Ciao Ciclope." rispose lei mostrando un sorriso beffardo che non tardò a far imbestialire l'uomo davanti a lei. Pantera era l'unica della scuola ad avere la straordinaria capacità di far imbufalire il caposquadra senza avere nemmeno bisogno di parlare.
"Togliti quel ghigno dalle labbra altrimenti..." iniziò lui cercando di usare un tono tranquillo e misurato, ma senza successo.
"Altrimenti cosa? Mi fai arrosto?" lo interruppe e fu quasi sicura di aver visto un sorriso stupito sul volto imbronciato di Logan.
"Potrei farlo..."
"No che non lo farai..." disse lei indicandosi distrattamente una tempia e sorridendo sardonica.
"Non ti permetto di..."
"Ciclope, prima ho visto Jean per il corridoio... credo che abbia una voglia matta di stare un po' con te." disse come un'amica che rivela un segreto ad una persona che non dovrebbe saperlo.
Lui la ignorò e si voltò di nuovo verso Logan: 
"Buona notte... e giusto perché non vorrei ci restassi male... stai lontano dalla mia ragazza... ed anche da lei, è pericolosa." disse lui facendogli l'occhiolino ed indicando la giovane mutante al suo fianco.
"Ehi, Occhioni... io non incendio niente..." continuò lei sorridendo a metà tra una smorfia ed un sorriso angelico.
"Buona notte a tutti... tranne a te." disse lui sorridendo alla ragazza.
"Grazie altrettanto!" disse lei facendo un sguardo sfavillante come se l'augurio che Ciclope le aveva fatto fosse stato il migliore di tutti.
La giovane lesse lo sconcerto ed anche un certo fastidio negli occhi di Wolverine. Erano rimasti soli ed il silenzio era imbarazzante; non doveva essere molto contento di avere altra gente tra i piedi.
"E così, tu devi essere Wolverine! - iniziò – piacere io sono..."
iniziò lei allungando una mano verso di lui per presentarsi, ma questi sguainò gli artigli e disse: 
"Non ho bisogno di essere difeso."
"Pantera! -  disse lei ritraendo la mano – wow." esclamò osservando i lunghi artigli di metallo che fuoriuscivano dalle nocche arrossate dell'uomo, poi alzò lo sguardo su di lui e lesse in quegli occhi, dolori indicibili e cose terribili che doveva aver visto e vissuto.
"Lo vedo..." disse lei riportando lo sguardo sulle mani artigliate dell'uomo e cambiando discorso.
"Senti, non dare retta a quel damerino dagli occhiali firmati. È solo capace a minacciare, è assolutamente innocuo ed ha un orgoglio grande come l'Everest."
Logan la ascoltò poi chiese: 
"Non ti va molto a genio, coso, come l'hai chiamato? Occhioni, vero?"
La ragazza sorrise: 
"È così evidente? - chiese lei senza attendersi una risposta. - Diciamo che ci siamo sempre mal sopportati..." aggiunse poi.
"Come mai?" chiese l'uomo.
"Non lo so, molti la definiscono “questione di pelle” io preferisco dire: “Incompatibilità di carattere”".
"È la stessa cosa..." rispose lui lapidario.
"No, nel primo caso non si sa bene per quale ragione, nel secondo invece si." concluse.
"Sei una studente di Xavier?" chiese senza attendersi una risposta, spiazzato da una esclamazione tanto puntuale.
Pantera sorrise: 
"Se avessi bisogno di qualsiasi cosa, chiedimi pure, la mia stanza è quella infondo al corridoio."
"Qualsiasi?" chiese malizioso.
"Qualsiasi." rispose lei sorridendo languida.
"Non credo che avrò bisogno di niente in ogni caso..." concluse poi lui.
"Infatti ho detto se... - sottolineò la mutante. - Buona notte... Logan, vero?"
"Logan...  buona notte ..." disse, ma la ragazza era già sparita oltre la porta così lui si voltò e si mosse verso il letto.
"Ah dimenticavo! - disse la ragazza apparendo di nuovo sulla soglia – Benvenuto."
"Non starò molto..."
"Benvenuto lo stesso." disse lei facendogli l'occhiolino e sparendo su per il corridoio che portava in camera sua.
 
La ragazza spalancò gli occhi, svegliandosi violentemente da quell'incubo con Logan come protagonista. Si alzò seduta cercando di riprendere il controllo del respiro affannoso e del cuore che batteva impazzito. Lo aveva visto agonizzante, su una torre, con gli occhi spalancati e la pelle avvizzita... in fin di vita.
Si ricordava con orrore il momento in cui i suoi poteri mutanti si erano manifestati, il primo maledetto dejavù dei tanti che le avrebbero riempito la vita da quel momento.
Incubi di morte e disperazione, in cui qualcuno rischiava la vita o addirittura moriva, incubi in cui lei non poteva fare niente perché quando le visioni si avveravano era troppo tardi. Una vita terribile l'attendeva e lei avrebbe voluto tanto strapparsi di dosso un potere che reputava inutile e che nemmeno il Professore aveva osato contrastare “È troppo pericoloso” diceva.
Le visioni arrivavano quando volevano, più spesso nel sonno, quando la sua mente era più vulnerabile e per quanto da anni stesse tentando di circoscrivere il raggio d'azione del suo potere, il risultato era stato desolante. Poi una visione veloce le passò davanti agli occhi, tanto che quasi faticò a vedere il viso di Rogue sconvolto e gli occhi spaventati di Logan guardare la ragazza davanti a lui.
Stava per succedere, quelle visioni aveva imparato a riconoscerle ed erano le peggiori, quelle a breve termine. La ragazza si lanciò giù dal letto in direzione della stanza di Logan senza svegliare nessuno perché nessuno percepiva la sua presenza.
Corse a perdifiato verso la stanza in cui lui dormiva e quando arrivò, vide la sua visione diventare una terribile realtà. Rogue era immobile davanti a lui, gli artigli del mutante le avevano trapassato la spalla destra.
L'uomo li ritrasse e fece per sorreggere l'esile corpicino della piccola, ma lei gli toccò una mascella e lui iniziò a tremare. Pantera rimase immobile, incapace di capire chi dei due stesse rischiando di più la vita: non lo vedeva. Poi la sua impulsività pose fine alla questione: 
"Logan!" urlò.
Rogue si spaventò e mollò la presa sul viso del mutante che cadde a terra in preda alle convulsioni. Rogue corse fuori e Pantera andò in soccorso a Logan stringendolo a sé.
"Jean! Jean!" urlò la giovane. Dopo poco tempo la dottoressa apparve sulla soglia insieme a Ciclope e a mezzo Istituto.
"Cos'è successo?" chiese Jean.
"Non lo so! Cioè, si lo so ma... aiutatemi..." disse la mutante iniziando a prendere Logan per le spalle mentre Ciclope prendeva i piedi.
"Ma il Professore non ha detto che non può morire?" chiese Ciclope.
"Infatti non può..." disse Jean che faceva strada verso l'infermeria.
"Visto?" chiese Scott.
"Certo, allora la prossima volta lo lasciamo agonizzante per terra?" chiese caustica Pantera.
"Avrebbe preferito..."
"Avresti preferito tu..." rispose la ragazza.
"Caspita quanto siamo acide, siamo preoccupate per il nostro mutante?" chiese ironico l'uomo.
"Mettiamola così: se ci fossi stato tu, non sarei qui a portarti in infermeria ma in un pub a festeggiare!" risposa secca la ragazza, ma quella volta Jean intervenne: 
"Finitela là dietro!"
Lo sguardo che Pantera le lanciò sarebbe stato in grado di incenerire una foresta. I pochi anni di differenza tra loro due non le davano diritto di parlarle come si parla ad una bambina capricciosa ma non rispose: avevano raggiunto l'infermeria.
Sistemarono Logan su un lettino e Jean, dopo averlo coperto con una coperta di lana, disse: “Bene, torniamo a dormire.”
"Andate pure, io resto qui." esclamò la giovane.
"È tutto sotto controllo..." disse la dottoressa paziente.
"Si, anche prima pensavamo che lo fosse... io resto qui, buona notte." disse lei prendendo una sedia e spostandola vicino a Logan.
La coppia non rispose ed uscì dalla stanza lasciando Pantera a vegliare su Logan.
"...Hazel ..." sentì la voce di Xavier provenire da dietro le sue spalle.
La ragazza si voltò stupita a guardare il Professore osservarla con il suo solito sguardo magnanimo: non l'aveva sentito arrivare.
"Non chiamatemi Hazel, sapete che lo detesto!"
"Invece ti si addice..." disse l'uomo.
"È un nome da strega!" esclamò la giovane.
"Qualcuno potrebbe pensare che tu lo sia sul serio..." disse una voce roca ma fievole e provata.
"Logan!" esclamò la giovane.
"Ti chiami Hazel sul serio?" chiese ancora l'uomo tenendo gli occhi chiusi.
"... si ..." rispose lei con una smorfia.
"Cosa mi è successo?"
"Rogue" rispose Xavier evitando così a Pantera di dover dire qualcosa di spiacevole.
"Rogue? Cosa? - chiese Logan in tono preoccupato – Rogue?! L'ho ferita, devo!..." disse l'uomo tentando di alzarsi dal letto, ma Pantera glielo impedì rimettendolo giù con forza, troppa forse a giudicare dal grugnito di dolore che fuoriuscì dalle sue labbra.
"Sta bene." continuò il Professore.
"Cosa mi ha fatto?" chiese Wolverine a Charles cercandolo con lo sguardo ed ignorando completamente la ragazza.
"Rogue assorbe l'energia vitale di altri esseri viventi, in caso di mutanti, anche i loro i poteri. L'hai ferita, ma il tuo stesso fattore rigenerativo l'ha salvata."
Logan chiuse gli occhi e sospirò affaticato ed infastidito dalla luce dell'infermeria.
"E tu cosa ci fai qui?" chiese infine alla ragazza in un tono tanto brusco che a lei morirono le parole in bocca, limitandosi ad osservare il professore con sguardo supplichevole.
"Lei si è accorta di quanto stesse succedendo." disse Charles sorridendo.
"Per forza! Ho urlato."
"No, non l'hai fatto – intervenne la giovane – non hai fatto in tempo."
Logan aprì a fatica gli occhi e lo osservò interrogativo: 
"Potete spegnere la luce per favore?"
"Si, la spegniamo e tu dovresti dormire, devi riprenderti."
"Sto benissimo..." esclamò.
"No, non è vero." rispose il Professore guardando nel profondo degli occhi del mutante davanti a lui. Logan si arrese ed ancora prima che potesse trovare qualcosa per cui lamentarsi si addormentò.

Nota dell'autrice.
Ehilà. Sono nuova di questa sezione ed ho deciso di buttarmi nella pubblicazione di queste piccole storielle con Logan come protagonista e la mia mutante... pensata ed inventata a suo uso e consumo. Nella vicenda non succede niente di nuovo, anche perchè è la stessa narrata nel film, solo con l'aggiunta di questo personaggio in più che ho inserito all'interno della Scuola e tentanto di relazionare con i mutanti che noi tutti conosciamo. Come ho segnalato sono Missing Moments, quindi ho tralasciato di raccontare le scene in cui lei non è presente. Spero di non risultare noiosa con questo racconto dei rapporti tra lei e lui ma adoro Wolverine e non ho potuto fare a meno di immaginarmi accanto a lui migliaia di volte. Spero vi piaccia e mi raccomando, recensite!

  
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