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Autore: DrunkPirates    01/09/2011    0 recensioni
Vienna a sei anni ha perso suo fratello, l'unico amico e sostegno che avesse mai avuto. È riuscita a riprendersi da questo lutto solo grazie a Dorian, il suo amico immaginario che però, a nove anni, ha dovuto lasciarla per permetterle di crescere e dimenticarlo. Sarà solo durante un periodo buio della sua vita che Vienna si ricorderà di lui e lo rincontrerà, ma questa volta avrà bisogno dell'aiuto di un altro spirito: Lorence.
Una storia che parla di realtà e fantasia che si mescolano creando un nuovo colore.
Dal capitolo quattro:
-Cosa vuoi da lei?- mi chiese Lorence minaccioso come se stessi profanando qualcosa a lui caro.
-Voglio solo che provi per me un sentimento abbastanza forte da farmi diventare umano-
{Dorian}
Genere: Commedia, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Dorian

 

Mentre baciavo Vienna avevo sentito il mio corpo più vivo e lei era pronta a concedersi completamente. Poteva voler dire solo una cosa: ero diventato umano. Avrei potuto fare la mia prima esperienza con lei, dopotutto l'avevo sempre trovata una bella ragazza, ma non mi sembrava giusto nei suoi confronti. Così uscii da quella casa con l'intenzione di non tornarci mai più.

Feci qualche passo e subito incrociai lo sguardo di una ragazza, e poi quello di un'altra, e di un'altra ancora... la mia camminata sicura, il mio viso lineare e quel sorriso beffardo che Lorence insultava tanto sembravano fare colpo.

 

Una carica ancora più forte mi pervase e mi abbandonai a quel gioco di sguardi e flirt.

Finalmente ero reale, la mia presenza non passava affatto inosservata e potevo toccare una donna senza spaventarla. E dalle occhiate che mi lanciavano sembrava che se l'avessi fatto avrebbero provato sensazioni più che piacevoli. Inoltre con Vienna mi era venuto tutto molto naturale, non sembrava difficile fare il carino con una ragazza e baciarla come si deve. Era come se fosse qualcosa che già sapevo fare, avevo solo bisogno d'un veloce ripasso e poi partivo in quarta. Speravo quindi di trovare una ragazza discreta con la quale concludere quel che avevo iniziato con Vienna, in modo da essere poi completamente pronto per l'arrivo di una donna stupenda.

 

Entrai in un locale dove si ballava, sapevo che era abbastanza tipico rimorchiare lì. Vidi tutte quelle ragazze in vestitini e trampoli che sculettavano e si strusciavano sul primo che si incollava dietro di loro e provai disgusto: sembrava una danza d'accoppiamento tra animali tribali. Preferii sedermi su un divanetto, adocchiarne una ed aspettare venisse lei da me, notando il mio sguardo. Passò poco tempo prima che una di quelle danzatrici prendesse l'iniziativa e dopo qualche parola di poco conto iniziammo a baciarci. Quando videro che stavamo andando un po' oltre, i buttafuori ci cacciarono dal locale, urlandoci di prendere una stanza. Risi divertito mentre la sconosciuta faceva lo stesso e poi riprendemmo a baciarci, nascondendoci in un bosco dove cominciai a scoparmela contro un albero.

 

Fu eccitante e dannatamente bello perdermi con lo sguardo sul suo petto sudato e sulle sue espressioni di godimento. L'unica cosa che non avevo apprezzato era stato quando mi aveva costretto ad indossare un affare strano che solo in futuro scoprii essere un preservativo. Le sono indescrivibilmente grato per quello: avrei potuto beccarmi chissà quale malattia o persino diventare padre! Quando finimmo riallacciai i pantaloni e le dissi addio, più felice che mai. Il destino volle che mentre camminavo per un parco rincontrai la mia “dea”. Quella donna bellissima, la più affascinante che avessi mai visto, stava portando a spasso il cane come il primo giorno in cui era iniziata la mia scalata verso l'umanizzazione.

 

Nonostante quel giorno non portasse un vestitino, la maglietta leggermente scollata ed i pantaloni stretti rendevano più che giustizia alle sue forme. Adesso che sapevo cosa voleva dire baciare, trovare quelle labbra ancora più sexy. Mi feci coraggio, avvicinandomi a lei con la scusa del cane. -Cucciolo!- esclamai quando quello si voltò verso di me, scodinzolando al suono della mia voce -Ma quanto sei bello- continuai quando sia io che l'animale ci fummo avvicinanti abbastanza l'un l'altro da permettermi di accarezzarlo. -Se ti piace tanto posso regalarti uno dei suoi cuccioli- disse la donna -Zoppica un po' e quindi non l'ha voluto nessuno, ma è molto dolce e bisognoso d'affetto. Io però non posso terne due in casa- mi spiegò facendomi sentire la sua voce, così dolce ed eccitante.

-In realtà sono appena arrivato, sto in albergo. Se riuscissi a trovare casa mi farebbe molto piacere aiutare un cagnolino in difficoltà. Mi chiamo Dorian, comunque- Tesi la mano per presentarmi e lei la strinse. -Nadia-

 

Nadia... lo disse con sensualità e guardandomi intensamente, come se volesse mandarmi un messaggio che ovviamente colsi al volo. -Senti, anche se non ho ancora dove tenerlo, mi piacerebbe vederlo questo cane. È a casa tua, giusto?- In poche parole mi stavo auto-invitando, sperando di ricevere le coccole non solo del cucciolo. Nadia sorrise annuendo e mi disse di seguirla.

Lo feci ed in breve tempo raggiungemmo il suo appartamento, bello come lo ricordavo.

-Lui è qui- disse chinandosi verso una cuccia per prendere il cagnolino in braccio. Ma a me non importava niente di quello stupido animale e mi piegai verso di lei, per catturare la sua attenzione sfiorandole la spalla. Nadia sussultò e come se si fosse dimenticata del cane, si girò di scatto e si alzò in piedi. Mi guardò in modo strano, stringendo gli occhi come se si stesse sforzando a ricordare qualcosa mentre mi scrutava da cima a fondo. Cominciò a girarmi intorno e per quanto fossi certo le piacesse quel che stava vedendo, mi sentivo a disagio studiato in quel modo.

 

-Ma ci siamo già visti? Ad essere sincera non ti ricordo minimamente, senza offesa, però il tuo tocco...- Sospirai. Evidentemente in qualche modo le erano rimaste impresse le mie dita sulla sua schiena nuda e bagnata, quella volta nella doccia. Non ero stato in grado di resistere alla sua pelle insaponata e se per colpa di quello stupido errore me la fossi fatta sfuggire, terrorizzata, non me lo sarei mai perdonato. -Forse siamo stati insieme in una vita precedente- ridacchiai.

-Non credo in queste cose- rispose seria.

-Non ci credevo neanche io- dissi avvicinandomi a lei. Provai a baciarla, copiando la scena di qualche film che probabilmente avevo visto, ma le cose non andarono come previsto.

-Ti ho portato qui per il cane...- sussurrò allontanandosi e arrossendo.

 

-Io sono venuto qui per te. Non farò il romanticone sdolcinato, non voglio prendere in giro nessuno. Quindi sarò sincero. Non ti conosco e quel poco di dolcezza che ho visto potrebbe anche nascondere il carattere di una stronza infame, ma non mi interessa. Non ti sto chiedendo di uscire insieme, di sposarmi... voglio solo stare con te. Un minuto, un'ora, un giorno, un anno... quel che sarà sarà. L'unica certezza che ho è questa: giorni fa ti ho vista, bella come adesso e più di qualunque altro essere vivente. Non potevo parlarti e non ti ho più pensata ma quando oggi ti ho rivista mi sono detto: che diamine, Dorian, cosa aspetti! E mi sono buttato. Scusa se ti ho fatto perdere tempo ma io voglio usare bene il mio-

 

Nadia non mi toglieva gli occhi di dosso ma dalla sua espressione non riuscivo a capire cosa pensasse. -Tu sei un bel ragazzo, pieno di vita ed apprezzo molto la tua sincerità, è una dote che sta scomparendo a causa della convinzione di molti uomini che sia meglio mentire per ottenere quel che si vuole. Mi dà un po' fastidio questo tuo atteggiamento sicuro, ma in qualche modo riesci comunque a farmi sentire speciale. Facciamo così. Ti porto a cena fuori-

Sorrisi soddisfatto e dopo aver dato un'occhiata al cane per educazione, uscii insieme a lei per raggiungere un ristorante. Mangiammo e parlammo, facendomi sentire un re.

Ero così felice della bontà del cibo, della piacevolezza della nostra conversazione e la mia ignoranza sul mondo sembrava affascinare Nadia, felice del mio stupore anche per le piccole cose. Pagò lei e mi accompagnò in albergo: sembrava odiare i tipici cliché in cui l'uomo deve fare il galante e questo spiegava il perché non avesse apprezzato in pieno la mia “dichiarazione”.

 

In ogni caso avevo ottenuto quello che volevo, più un bacio sulle labbra come augurio della buona notte. Io e Nadia uscimmo un altro paio di volte. Ci baciammo come si deve al secondo appuntamento e facemmo l'amore al terzo. Iniziammo così ad avere una vera e propria relazione. Non ero innamorato ma stare con lei mi metteva di buon umore ed era così bella che non potevo desiderare di meglio. Grazie a lei scoprii sempre più cose sulla vita, curiosità, posti, emozioni... era interessante e diventava divertente quando per spezzare i momenti di serietà, dolcezza e passione, giocavamo a rincorrerci o solleticarci.

 

Una volta giocammo anche a nascondino, in due ancora più demenziale, e corsi verso la tana per salvare la mia vita. Inciampai su un sasso nascosto dall'erba alta e precipitai in un fosso. Fu così che morii, ritrovandomi in Purgatorio a scontare una pena lunghissima per qualcosa di grave che avevo fatto in passato. Una volta arrivato in Paradiso mi ricordai di cosa si trattava e forse non dovrei essere qui... non sono affatto pentito!

 

---

 

Vienna

 

Per la prima volta io e Lorence uscimmo insieme e andammo in un luogo pubblico.

Quando ero piccola usavo uscire spesso con Dorian, e il fatto che ci fosse lui con me faceva sì che io potessi divertirmi costantemente e non sentirmi sola. Sopratutto perché spesso all'asilo gli altri bambini non giocavano con me. Ora nella mia testa, Dorian era tornato come a quei tempi.. solo una figura importante a cui avrei sempre voluto bene.

 

Camminammo verso un bar che stava dietro al parco e c'erano molti ragazzi e ragazze che avevano in mano tazze di cioccolata oppure crêpes alla nutella. Cibi caldi insomma.

Quando chiesi un gelato al commesso, nei suoi occhi intravidi un pizzico di incredulità, gli sembrava strano che all'inizio dell'inverno qualcuno chiedesse della crema fredda.

Mentre prendevo in mano la mia ordinazione un bambino trapassò Lorence ed io scoppiai a ridere. La madre del piccolo mi guardò con aria interrogativa, allora mi girai e andai a sedermi sul divano a dondolo che stava un po' più lontano dagli altri tavoli. Lorence mi seguì e si sedette vicino a me.

 

Dovevo parlare a bassa voce altrimenti se qualcuno fosse passato mi avrebbe preso per matta. -Buono? - mi domandò il mio amico, alludendo al gelato alla menta. Annuii con convinzione, leccando una goccia che stava per cadere. Ero solita leccare i bordi e mai addentare la cima perché avevo paura di sporcarmi: me lo aveva insegnato Dorian.

 

Era strana quella giornata. Era come se sapessi che stava per accadere qualche cosa di brutto ma quella sensazioni non diminuiva la mia calma. Ero stata deteriorata in passato ma in quel momento mi sentivo completamente tranquilla, nascosta da tutti i miei pensieri. Lorence mi aiutava a far dondolare il divano e un po' di vento mi scompigliò i capelli.

-Sono contento che siamo arrivati a questo punto, speravo che ti rialzassi da questa situazione- disse mettendomi un braccio intorno alle spalle. Anche essendo una specie di fantasma, riusciva a darmi moltissimo calore. Quel tepore mi colorò un poco le guance fredde e sorrisi avvicinandomi di più a lui con le gambe, così che anche loro fossero più al caldo.

 

Aveva ragione, mi ero rialzata e ne ero molto contenta anche io.

-Sei stato bravissimo- sussurrai. -Non è merito mio, sei stata tu a volerlo-

Già. Ero stata io a volermi risollevare da quel buco nero in cui ero precipitata.

-Però la presenza Dorian non è stata totalmente inutile... anzi mi ha aiutato anche lui, devi ammetterlo- gli dissi mandandogli uno sguardo allusivo. Lorence sorrise e annuì, alzando gli occhi al cielo. Chissà a cosa stava pensando.

-Tu sai dov'è ora?- gli chiesi cominciando a mordicchiare il cono al biscotto.

-Credo che stia cominciando a vivere la sua vita- disse muovendo i piedi avanti e indietro.

 

Ero stranamente contenta per lui, alla fine il fatto che avessi provato un sentimento così grande gli era servito a fin di bene. Anche se poi era scappato così. Probabilmente salutarmi come si deve gli avrebbe fatto venire dei ripensamenti sconvenienti. Lorence mi guardò con dolcezza e dopo aver depositato un bacio sulla mia guancia, disse -Io devo andare ora- il tono della sua voce non trasmetteva tristezza, era come un saluto più che altro.

Come se l'indomani lo avrei trovato sdraiato vicino a me o a prepararmi la colazione, come al solito.

 

Quattro parole che mi colpirono alla sprovvista, non avevo pensato al suo abbandono... o meglio, al fatto che non ci fossi solo io da curare. Probabilmente dato che non rispondevo, aggiunse

-Sai, ora mai tu hai ritrovato la tua strada e sento che qualcuno messo anche peggio potrebbe avere bisogno di me- il suo braccio restava sulla mia spalla e anche lui rimaneva calmo e tranquillo, Lorence non aveva mai fretta. La verità era che non sapevo cosa dire, cominciai a credere di non essere pronta per il suo allontanamento.

 

-Mi ricorderò di te?- chiesi dopo essermi un po' schiarita la voce. Quando avevo nove anni era più facile credere a quello che Dorian mi aveva detto: “ti dimenticherai di me come io di te”, be', in quel momento sentivo che sarebbe stato impossibile dimenticarmi di Lorence e dell'enorme sostegno che mi aveva dato. E poi gli volevo bene, non potevo scordarmi di lui per sempre.

Lorence scosse la testa. -E' la regola, tu mi dimenticherai e io dimenticherò te. Non potrebbe essere altrimenti, io resterai legato a troppe persone, incapace così di aiutarne delle altre, e tu potresti venir presa per pazza se ne parlassi con qualcuno-

 

-Ma non lo direi a nessuno!- esclamai. La frase suonò più o meno come una supplica.

Lorence rise e mi carezzò i capelli con gentilezza, facendo piccoli cerchi e provocandomi dei brividi. -Non dipende da me. Comunque se può farti stare meglio... ti dirò qualcosa che non ho rivelato mai a nessuno. Un giorno ci ricorderemo l'uno dell'altra e se saremo fortunati ci incontreremo di nuovo- Rimasi in silenzio confusa e qualcosa nel mio viso fece sorridere Lorence, che continuò -Tu non lo sai ma anche noi amici immaginari siamo stati esseri umani e abbiamo avuto una vita.. semplicemente l'abbiamo dimenticata non appena siamo morti. Sono pochi quelli che vanno direttamente all'Inferno o in Paradiso, tutti gli altri vanno in Purgatorio ed in base a quanti peccati hanno commesso devono trascorrervi più tempo, redimendosi andando in soccorso di chi è ancora in vita. Ovviamente può capitare che si ha una pena talmente breve che non si riesce neanche ad essere chiamati una volta. Io invece lavoro da parecchio, probabilmente non ero un santo in passato- ridacchiò. -Comunque sia, un giorno raggiungerò il Paradiso, completamente libero dai miei peccati di cui finalmente mi ricorderò. Ed il giorno che anche tu arriverai lì ti ricorderai di me. Io invece mi ricorderò di te prima, ovvero quando morirai.

E puoi star certa che attenderò con ansia il giorno in cui uscirai dal Purgatorio, sperando di rivederti-

 

Era così eccitante tutto quello che mi aveva confessato, cento idee mi vennero in mente e tante domande mi sorsero e avevo voglia di chiedergli moltissime cose sul paradiso e su .. Dio.

Ma dovevo tornare con i piedi perterra, sembrava come se volesse distrarmi.

-Tutto questo è molto interessante... ma io non voglio scordarmi di te! Dico davvero, Lorence-

la malinconia cominciava a pervadermi ed il mio migliore amico mi guardava impotente.

Non mi andava giù che dovevo scordarmi di lui per tutta la vita!

 

-Spero di morire da vecchia ma così sarà troppo il tempo che passerà! Vorrei conservare qualcosa di tuo- Lorence mi fissava con intensità ma non sembrava riuscire a trovare una soluzione al mio problema. Nel frattempo avevo finito il cono, rendendo libero il fazzoletto con cui lo reggevo e poiché non mi era neanche sporcata la bocca non era servito a nulla.

Fu così che Lorence lo prese dalle mie mani e dopo aver fatto apparire una penna, scrisse il suo nome in stampatello: LORENCE.

Io lo guardai curiosa e poi ribattei -Che senso ha la tua firma se fra poco nemmeno ricorderò a chi appartiene questo nome?- Lorence sorrise e scrisse anche: ti amerò per sempre.

 

Lo guardai sbuffando. Quella scritta non sarebbe servita niente, era come se volesse darmi il contentino. -È l'unica cosa che può rimanerti di me, prendere o lasciare- Era carino da parte sua andarmi in contro in qualche modo, ma sapeva benissimo che con la sua scomparsa si sarebbero volatilizzate anche quelle parole, perchè non poteva rischiare che mi ricordassi di lui, come era successo con Dorian. Ma io quello non lo potevo sapere e così credetti che almeno quel biglietto avrebbe potuto indurmi a ricordarlo. Mi diede un leggero bacio sulle labbra e ad un battito di ciglia già non c'era più. Ricordo che mi alzai dal divano a dondolo con ancora il tepore sulle guance e mi avviai verso casa. Mi accorsi del fazzoletto ormai bianco che tenevo in mano e, trovandolo inutile, lo buttai a terra. Da quel momento la mia vita era ricominciata da zero. Non ci furono più incidenti e disgrazie, mi iscrissi all'università e lavorai come astrofisica, quello che avrebbe voluto diventare Matt. A scuola incontrai molte altre persone e conobbi l'uomo della mia vita.

Morii a ottantatré anni e, dopo qualche anno in Purgatorio, ricordai tutto nuovamente .

  
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