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Autore: Maryangy91    02/09/2011    2 recensioni
Victoria è sempre stata una ragazza responsabile quanto bella. Però alcuni eventi cambiano la sua vita costringendola a crescere più in fretta. Ma nonostante i suoi problemi, la ragazza, cerca di andare avanti con la sua giovane età.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Appena arrivata a casa vidi mia madre a telefono, chiamava un'ambulanza, le mie sorelle con i volti rigati. Ania cercava di fare qualcosa mentre Marianne era completamente immobile, incapace di fare qualunque cosa.

"Cosa succede?"

"Victoria ti prego dimmi che sai cosa fare, sei tu l'appassionata e un po' esperta in medicina in questa casa" disse Ania

"Tra poco arriverà un ambulanza" disse mia madre piangendo

"Mamma non si sa se l'ambulanza verrà in tempo, Vichy devi vedere come sta"

Così mi precipitai subito in camera da letto togliendomi i tacchi per strada per potermi muovere meglio.

"Papà cosa ti senti? Dove ti fa male?"

"Non riesco a muovermi, non ce la faccio" mi rispose con un filo di voce

"Dimmi che sai cosa fare, ti prego"

"Ania lui sta veramente male, non è cosa da poco ed io non sono una dottoressa"

"Ma tu ami la medicina, ne capisci più di qualcosa"

"Ma non in casi come questi, mi dispiace" risposi scoppiando in lacrime

In quel momento mi chiamò Dany.

"Pronto"

"Vi cosa è successo?"

"Dany mio padre sta davvero male, ho paura che questa volta succederà qualcosa di terribile. Non voglio neanche pensarlo"

"Non preoccuparti amore, andrà tutto bene"

"Lo spero tanto, ma non lo credo purtroppo"

"Vichy viene subito ti prego" mi disse urlando mia sorella

"Amore scusa devo andare. Ti mando un bacio"

"Vai amore"

"Cosa succede?"

"Garda"

"Oh! no. Mamma richiama l'ambulanza, digli che si muovono al più presto"

"Quanto è grave?"

"Chiamali, presto"

Mio padre era completamente nero e immobile. Non si era mai mosso tanto da quando si era ammalato. Ma almeno riusciva a girarsi nel letto e riusciva anche a parlare. Ora invece non riusciva neanche a tenere gli occhi aperti.

"Hanno detto che arrivano appena possibile"

"Si come no"

Presi il mio cellulare e chiamai il mio fidanzato.

"Con chi parlavi?"

"Con Daniele mamma, ora viene lui e portiamo papà al pronto soccorso"

"Ma ora arriva un ambulanza"

"Mamma so che non approvi, ma per quando arriva l'ambulanza potrà essere troppo tardi. Lo sto facendo per lui"

Mi arrivò un messaggio.

"Dany è arrivato, cerchiamo di portare papà in macchina sua"

Portammo papà in ospedale dove fu subito ricoverato. Gli misero la mascherina dell'ossigeno e lo portarono in una stanza dove non ci fecero entrare.

Dopo un po' venne un medico vicino a noi.

"I parenti del signor Belzerri?"

"Si, siamo noi"

"Il signore non sta bene, stiamo cercando di fare il possibile. Per il momento è sotto osservazione"

"La situazione quanto è grave?" chiesi io

"Speriamo che superi questa notte, ma non sarà fuori pericolo fino a domani"

Noi iniziammo a piangere, non potevamo crederci. Nostro padre si trovava a combattere tra la vita e la morte.

Andai vicino alle finestre dove stava Dany. Lo abbracciai e tra le lacrime gli spiegai la situazione. Lui mi accarezzava i capelli e il viso, non diceva nulla. Inoltre cosa si può dire in situazioni come quella "Non preoccuparti andrà tutto bene?" oppure "Si riprenderà alla grande?", la miglior cosa da fare è tacere e far capire che ci sei occupandoti di quella persona. Infatti mi fece addormentare sulle sue gambe in macchina con lui. Solo a mia madre fu concesso di restare, le mie sorelle scesero giù nella sala d'aspetto dove c'era il bar.

 

Mi svegliai nel cuore della notte, era tutto buio ed io credevo di aver fatto un brutto sogno, ma quando mi voltai i vidi l'insegna dell'ospedale compresi che quell'incubo era realtà e che ancora non doveva finire. Anzi non si sapeva se fosse finito e anche se ci speravamo tanto tutti, io sentivo che non sarebbe finita bene. Scoppiai di nuovo in lacrime e facendo meno rumore possibile per non svegliare il mio fidanzato, entrai nell'ospedale.

"Mi dispiace ma alle 3:00 di notte notte non sono concesse visite" mi disse fermandomi uno della vigilanza

"Lo so, mi scusi. Ma mio padre non sta bene e il medico vuole parlare con tutti i suoi famigliari"

"Vada allora"

Mentre l'ascensore saliva io vedevo i piani che segnava di volta in volta ed intanto pensavo: "Cavoli ho mentito e sono stata credibile con una sola frase" poi pensavo ancora: "Per mio padre sono capace anche di altro. Mio Dio aiutalo tu!".

Arrivai al quinto piano, entrai nella stanza. Li vidi mia madre che gli stringeva la mano e piangeva.

"Mamma come sta?" chiesi con un filo di voce

"Non migliora" mi rispose scuotendo la testa

"I medici hanno detto qualche altra cosa?"

"Di tanto in tanto vengono a controllarlo ma non hanno notato miglioramenti"

Io non parlai. Non sapevo cosa dire anche perché io stessa non volevo ammettere ciò che stava accadendo.

Mi chiamò Dany: "Vi dove sei? Va tutto bene?"

"Sono salita sopra. Ho cercato di non svegliarti"

"Come hai fatto con le guardie?"

"Ho detto che mio padre è ricoverato e ho finto che i medici volevano parlare con tutti i suoi famigliari"

"Capito. E' migliorato?"

"No, purtroppo no. Ho paura. Non so cosa succederà"

"Ok ora salgo sopra"

"Cosa dirai alle guardie?"

"La stessa cosa tua, solo che nomino un mio fratello che non ho e dico di essere l'unico familiare"

"Ok. Ti aspetto"

 

Mio padre superò quella notte, il mattino del giorno dopo noi restammo vicino a lui, non riuscivamo a smettere di piangere e accarezzarlo dicendogli "ti voglio bene". Lui riusciva solo ad annuire come per dire "lo so" e i suoi occhi, quella luce che emanavano sembravano dire "grazie di tutto".

Verso metà giornata iniziò a peggiorare, non riusciva neanche più a distinguerci. Peggiorò sempre di più, fino a morire. Eravamo tutte choccate. I medici ce lo fecero riportare a casa. Dany mi accompagnò a parlare con il parroco per celebrare il funerale, in un negozio di onoranze funebri e in tipografia per i manifesti. Era tutto pronto. Eravamo noi a non esserlo. Sembrava solo un terribile incubo da cui volevo svegliarmi al più presto. Non poteva crederci nessuno di noi. Le mie sorelle chiamarono i parenti e gli amici più stretti per metterli accorrente di quanto era accaduto.

 

Il giorno dopo ci furono i funerali, tutte quelle condoglianze mi mettevano solo ansia e mi davano anche tanto fastidio. Volevo stare sola con il mio dolore, solo la presenza di Dany non mi dava fastidio, lui mi capiva, mi stava vicino senza assillarmi e si stava prendendo cura di me in quel momento in cui non capivo se stavo più male o più sconfortata e disorientata.

Solo quando rimanemmo da sole comprendemmo che nostro padre non c'era più. Era morto un padre, un marito, una persona che aveva messo la parola fine alle sue sofferenze lasciando un grande vuoto dentro tutti noi. Ma soprattutto era morto Carlo Belzerri: mio padre.

Chiamai Dany.

"Pronto amore, hai bisogno che venga da te?"

"No, non preoccuparti. Riposati che ne hai bisogno"

"Voglio solo starti vicino"

"Ti ho chiamato solo per dirti grazie, grazie di tutto"

"E' il minimo, sei la mia fidanzata ed io ti amo e non ci lasceremo più"

Per un millesimo di secondo quelle parole mi fece entrare in un'altra dimensione, dove tutto era perfetto. Mi bastò girarmi e guardare i volti di mia madre e delle mie sorelle per ritornare alla realtà.

"Anche io ti amo. Non so come farei senza di te. Ma ora devo andare perché io ho te, mia madre e le mie sorelle non hanno nessuno quindi cercherò di stare vicino a loro per farle sentire un po' più sollevate come mi sento io grazie a te"

"Ok, vai. Per qualsiasi cosa chiamai. A qualsiasi ora. Ok?"

"Ok"

"Vi ci penso io a te"

"Grazie, ti amo"

Riagganciai e andai in cucina. Non dissi nulla ma cercavo di far capire che per loro io c'ero, anche se soffrivo anche io, volevo che anche loro avessero qualcuno su cui contare come io avevo il mio Dany.

   
 
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