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Autore: Meredhit89    04/09/2011    6 recensioni
"Avete un anno di tempo per conquistarvi il milione di dollari. Chi troverà l’amore, badate bene, l’amore vero e puro, senza secondi fini, riceverà la sua parte d’eredità. So quanto amiate le sfide e sono certa che non vi tirerete indietro.
Con affetto, la vostra nonna Justina.”
«Che cosa? Non è possibile!» balzo in piedi, indignata.
Delia mi fiancheggia e assieme guardiamo con astio Rot.
«Non ve la dovete prendere con me, sono le volontà di vostra nonna!» si giustifica.
«Per intenderci: devo trovare l’amore vero entro un anno o non riceverò neanche un centesimo? Dove sono capitata, in un libro della Kinsella!».
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Piacevoli sorprese.

 

 

Delia è sempre stata più bella di me, non voglio autocompatirmi, ma è cosi.

Delia è bella. Io sono carina.

Lei è bionda. Io sono mora.

Lei è alta. Io sono bassa.

Lei ha la quarta di tette. Io ho la seconda.

Non ho uno straccio di possibilità di trovarmi un ragazzo prima dello scadere dell’anno. Nessuno mi fila quando entrambe compariamo nella stessa stanza. La sua bellezza è carismatica, attira anche un cieco.

Siamo due persone completamente diverse, ma una cosa ci accomuna: il carattere. Non siamo delle schiocche che si lasciano travolgere dagli eventi. Ci piace sfidarci… in continuazione.

Da piccole a monopoli. Da adolescenti con i ragazzi. E da donne sul lavoro e i soldi. Piace a tutte e due sfoggiare la carta di credito senza limiti ed acquistare l’ultimo paio delle mutande più brutte di questo mondo è fantastico se una delle sue riesce ad acciuffarla prima dell’altra.

Amiamo la competizione e la parola perdere non risiede nel nostro vocabolario.

Quando l’avvocato andò via, tutte e quattro iniziammo a sistemare il soggiorno e la cucina senza dire una singola parola. Mary era stranamente taciturna, mentre Claire non faceva altro che imprecare ogni volta che trovava briciole di pane in mezzo ai cuscini delle sedie. Io e Delia ci siamo evitate per le due ore successive mentre segretamente ci studiavamo a vicenda.

Ho valutato i pro e i contro. Certo, i contro sono più dei pro, ma posso riuscire nell’impresa.

Ho salutato tutte e tre due ore più tardi, pronta a tornare nel mio appartamento. Gli ultimi due giorni sono stati estremamente faticosi, dal decesso di nonna mi sono concessa poco, compreso il sonno. Ho bisogno di dormire, di mettere in standby il cervello e lasciarmi cullare tra le braccia di Morfeo.

Ad accogliermi dentro al mio appartamento c’è Toby, il mio bastardino di due anni. L’ho adottato dopo aver mollato Max e le sue manie da perfezionista. Toby è fedele, non parla, cerca solo da mangiare e vuole tante coccole. L’uomo perfetto se non fosse un cane.

Sbuffando tolgo i tacchi che massacrano i miei poveri piedi e cammino fino in salotto, dove la lucetta rossa della segreteria segnala un nuovo messaggio.

Premo il pulsante ed ascolto il messaggio vocale.

Bella, sono Edward, sono due giorni che sei sparita…è tutto okay? Chiamami quando torni dal funerale.

Merda. Mi ero completamente dimenticata di lui.

Da quando si è trasferito a Houston non ci siamo più visti. Lavora presso uno studio televisivo come cameraman in un show tv. Tornerà in città la prossima settimana ed io non vedo l’ora di riabbracciarlo. È un buono amico e un buon confidente.

Non ho mai pensato a lui in quel senso, come un uomo da corteggiare e da amare. Però, una volta al liceo, lo ricordo come se fosse ieri, ci siamo baciati.

In effetti, per lui, io sono stata il suo primo bacio, il primo sfioramento di lingua. Poi tutto sfumò in qualcosa di umidiccio e tremendamente bagnato. Non ricordo di chi era la saliva che colava dai nostri menti, ma quella esperienza fu terrificante, a tratti traumatica. Non c’è stata più occasione per replicare quel bacio. Negli anni siamo cresciuti, le nostre esperienze si sono estese ed entrambi siamo maturati, lasciandoci alle spalle quel disgustoso e imbarazzante aneddoto.

Nel tempo, dopo che le nostre strade si sono divise al college, ci siamo visti si e no una quindicina di volte. È più di un anno che non ci incontriamo. È venuto a trovarmi lo scorso Ottobre ed insieme abbiamo passato il Ringraziamento con le mie cugine a casa di nonna. È stato il delirio, le mie cugine gli hanno fatto mille domande, finché Mary con la solita grazia che la contraddistingue non gli domandò se andassimo a letto insieme.

Pensavo che non mi avrebbe più voluto frequentare dopo quell’esperienza, ma non è stato così… per fortuna.

Nonna aveva un’insana passione per Edward. Lo definiva il ragazzo perfetto e non potevo darle torto, ma a volte esagerava con i complimenti.

Insomma, lui è Edward, non ha nulla di speciale!

***

Il lunedì è il giorno che amo di più della settimana. Adoro tornare a lavoro, soprattutto dopo aver trascorso quasi quarantottore insieme alle mie cugine. Delia questa notte mi ha inviato un messaggio sul cellulare.

C’era scritto: Vincerò io, stanne certa.

Mentre Mary mi ha chiamato di prima mattina, chiedendomi se potevo passare da lei nel pomeriggio. Non mi ha detto il perché, ma sospetto che c’entri qualcuno dei suoi pargoli.

Claire, invece, ancora non si è fatta sentire, ma di solito lei chiama all’ora di pranzo, cercando di spillarmi più informazioni possibili sul mio capo. Un gran pezzo d’uomo, a detta sua.

Trovo Alice, la mia collega d’ufficio, in postazione: cuffie all’orecchio, dita che digitano freneticamente sulla tastiera del computer e solito sorriso allegro a dipingere il suo piccolo viso.

Alice Brandon è la miglior persona che ho conosciuto qui dentro. È affabile, simpatica, non s’impiccia degli affari tuoi e qualche volta si improvvisa mia consulente personale su uomini e sesso.

«Signore, quale delle mie parole non ha capito? Un’ aspirapolvere non è un aspira chiodi, non dovrebbe chiamare per queste sciocchezze!», risponde ad un tizio al telefono.

Ahimè, il mio lavoro è abbastanza particolare. Diciamo che lavoro in una grande azienda di elettrodomestici, nel reparto che molti evitano come la peste: il reclamo clienti.

Avete presente quando comprate un prodotto e nel manuale d’istruzione c’è la frase: per qualsiasi esposto chiamate il numero verde?

Io sono una delle dodici persone che dalla mattina alla sera in questa stanza si occupa di anonimi inferociti che se la prendono con me e i miei colleghi, per problemi che non stanno né in cielo né in terra.

La pentola a vapore non manda vapore. Il forno a microonde che non gira. La scopa elettrica che non spazza.

Tutte sciocchezze che sentite per dodici ore di fila rischiano di farti uscire fuori di testa.

Lavorare a servizio dei clienti è un completo schifo. Sei costretta ad umiliarti ed a soccombere a ogni genere d’insulto pur di tenerti stretto il posto di lavoro. Lo faccio perché mi servono i soldi per mantenermi e finire l’università, ma se nonna non fosse stata così stronza da non lasciarmi neanche un centesimo a quest’ora avrei mollato tutto e continuato gli studi con più tranquillità.

Il mio sogno da bambina era di diventare una professoressa di storia. Amo la storia, mi piace perdermi per ore nella pagine che raccontano la rivoluzione francese o le cause che scatenarono la prima guerra mondiale. Adoro anche i costumi d’epoca e ogni tanto mi diverto a riprodurne qualcuno con le mie stesse mani. Le occasioni per indossarli sono sempre poche, ma quando si presenta Halloween o Carnevale sono la prima ad entrare nei panni di Maria Antonietta.

Un giorno, spero il più vicino possibile, riuscirò a realizzare questo mio piccolo grande sogno.

Alice sbuffa e con un colpo secco toglie le cuffie dall’orecchio. Il cliente le ha chiuso la chiamata in faccia, si capisce dal suo sguardo furibondo.

«Accidenti, mi sono rotta di questa merda. Prima o poi mando a fare in culo tutto!», impreca.

Mi sono dimenticata di aggiungere che Alice, a livello di cafonaggine, si avvicina molto a Mary. Il suo linguaggio è abbastanza colorito, farebbe impallidire anche un ragazzino di diciassette anni che, in teoria, a parolacce dovrebbe essere più fornito.

«Che bello quest’aria dall’allegria ogni volta che entro», dico sarcastica.

Mi siedo nella scrivania accanto a quella di Alice ed inizio ad accendere il computer. Metto anche le cuffie, strumento indispensabile per comunicare con il cliente inappagato dal prodotto che ha acquistato.

«Mi dispiace per tua nonna. Sono imperdonabile, non sono venuta al funerale. Scusami, ma Jeremy ha avuto la febbre», mormora dispiaciuta.

«Tranquilla, sei una ragazza madre…non è colpa tua», faccio spallucce e sospiro sconfortata all’idea che da un momento all’altro il primo stronzo insoddisfatto della giornata m’inonderà di lamentale inutili e insensate.

«Ehi, è un offesa?», mi domanda.

Ridacchio sotto i baffi. «Ovviamente no, Alice…».

Parte uno squillo che mi annuncia la prima chiamata.

«Servizio clienti buongiorno, sono Isabella».

«Salve, il mio ferro da stiro non manda i due strati di vapore per il quale lo comprato, eppure nella confezione c’era scritto: doppio vapore».

Sul mio viso si dipinge un sorriso spontaneo. Non è una casalinga disperata quella dall’altra parte della cornetta.

«Uaoh…non m’intendo di ferro da stiro, ma potrei passarle la mia collega», sto al gioco.

«Uhm…lei è più carina».

«Ah si? Da cosa lo deduce?».

«Dalla voce».

«Perspicace, magari ha anche ragione».

«Certo. Io ho sempre ragione».

È meglio mettere fine a questa pagliacciata, prima che qualcuno si accorga che invece di lavorare sto facendo la scema con il mio migliore amico.

«Edward! Piantala, quante volte ti ho detto di non chiamarmi quando sono a lavoro?». È impossibile ragionare con lui.

Se il capo mi becca a chiacchierare dei fatti miei sul telefono dell’azienda mi licenzia su due piedi.

«Ma tu hai già spento il cellulare, ed io ti dovevo parlare subito», si giustifica.

È vero, quando entro in azienda il telefono lo spengo per ovvie ragioni.

«Potevi aspettare, che ne so, dopo le cinque?».

«No, perché quello che sto per dirti ti renderà la donna più felice dell’intero universo».

Inarco un sopracciglio. «Addirittura?».

«Okay, spara», faccio con fare annoiato.

«Hai presente William Turner, il tuo attore preferito?».

Certo che ho presente William Turner. È stato per anni il mio idolo adolescenziale. Ho visto tutti i suoi film, non ne ho perso neanche uno per strada. Davanti a “L’amore profondo” ho perso la mia verginità, anche se quella sera di profondo c’era soltanto il mio dolore e non il piacere.

«Quindi?».

«Mercoledì è in trasmissione e, visto che sei la mia migliore amica e si dà il caso che io faccia parte dello staff, sei invitata. Ovviamente hai il pass per il dietro le quinte», sussurra allegro.

Il cuore fa una capriola nel petto…spero per lui che non mi stia prendendo in giro.

«Edward, non stai scherzando, vero?». La mia voce si è già alzata di una nota, manca solo che mi metta a saltellare sul posto.

«Ovviamente no, piccola». Dio, se mi chiama anche piccola…mi sciolgo.

«A, sì, cioè…okay! Chiederò un permesso e verrò a Houston!» esclamo contenta, facendo voltare incuriosita mezza stanza verso di me.

Abbasso la voce e mi schiarisco la gola. Vorrei sprofondare per la vergogna, ma mi riprendo all’istante.

«Ehm, Edward, ci sentiamo dopo okay? Adesso devo andare. Grazie, sei il migliore, ti voglio bene». Senza aspettare che risponda termino la chiamata, premendo il pulsante che ho sulla tastiera.

«Mi chiedo quando ti deciderai a sposartelo» è il primo commento di Alice, che per poco non mi fa andare di traverso la mia stessa saliva.

«Alice, cazzo è il mio migliore amico…lo conosco da una vita». Non riesco neanche ad immaginarmi nuda dentro ad una letto a fare sesso con Edward, figuriamoci sposarlo.

«Hai mai visto Dawson’s Creek? Anche lì sono tutti migliori amici, e poi si chiavano a vicenda».

 

***

 

Eccomi qui ^^ Prima di tutto i miei ringraziamenti vanno a voi e all’entusiasmo che avete mostrato per questo inizio di storia :D

In questo capitolo è entrato in scena Edward, molte di voi si aspettavano che fosse lo sconosciuto di turno del quale Bella si innamora? Su, dite la verità ;)

In questa storia, il ruolo di Edward sarà abbastanza importante se non decisivo in alcune fasi della vita della nostra eroina.

Ho aggiornato prima del previsto, sono soddisfatta di me stessa xD Spero che questo capitolo sia gradito come il precedente.

Perdonate i vari errori, non ho riletto e molto probabilmente gli darò un’occhiata questa sera.

William Turner non è un attore, ma un pittore e incisore inglese dell’ottocento, ma siccome in questo nome ci sono racchiusi due dei mie personaggi ammiro di più, ho deciso di usarlo. William è il nome di uno dei miei attori preferiti, appunto William Hurt, mentre il cognome “Turner” viene da un’altra persona che stimo…Tina Turner, cantante sublime :D

Dawson Creek lo conoscete tutti suppongo, non c’è bisogno che vi spiego cosa sia u.u

Con questo vi saluto ed io me ne vado a nanna :P

Un bacione e alla prossima!

 

   
 
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