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Autore: dirtytrenchcoat    04/09/2011    9 recensioni
«Black, Narcissa!»
Narcissa si irrigidì un attimo. Prese un lungo respiro, si fece forza e salì gli scalini che la dividevano dal Cappello Parlante.
“Ti prego” pensò, “fai che sia smistata in Serpeverde, ti prego… mio padre potrebbe arrabbiarsi davvero altrimenti…”
Si accomodò, le posarono in Cappello in testa e quello, senza pensarci un attimo, gridò: «Serpeverde!»
Un grande sorriso le si dipinse sulle labbra mentre andava a sedersi con i suoi nuovi compagni al tavolo di Serpeverde. Strinse un paio di mani e incontrò due occhi grigi che la guardavano compiaciuti da qualche posto più in là.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
- Questa storia fa parte della serie 'Harry Potter. ϟ'
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Saaaaaaalve. Oggi è domenica e quindi, come promesso, eccomi qui, con una oneshot decisamente diversa da ciò che pubblico di solito.
Mi sento il dovere di spiegare, LOL.
Nonostante io sia una grande fan della saga di Harry Potter, non ho mai scritto (o meglio, completato) una fanfic che la riguardi. Quindi questa è la prima cosa che pubblico in questo fandom. .o.
Non è un granché, però ci tengo, essendo la storia di uno dei miei personaggi preferiti in assoluto: Narcissa Malfoy.
Il mio amore per lei (e per suo figlio) in questi ultimi mesi è cresciuto a dismisura e ho sentito il bisogno di scrivere qualcosa su questa donna e la sua famiglia.
Devo dire che non sono pienamente soddisfatta, ma non ho voglia di lamentarmi come faccio di solito.
Be', non voglio anticipare nulla, perciò finirò i miei discorsi contorti alla fine. XD
Peaaace.



You’re the reason why I’m still here.
I’ll love you endlessly.
 
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1961 you’re a Black, don’t forget it.
Quel giorno d’estate il sole era in parte coperto dalle nuvole, ma i biondi capelli di Narcissa Black scintillavano al sole. La bambina era seduta sul prato davanti alla residenza estiva della sua famiglia, in Scozia. Disegnava dei fiori su un quaderno, da sola.
Ad un tratto, qualcuno o qualcosa le fece ombra. Alzò la testa, leggermente irritata.
Un bambino della sua età era in piedi davanti a lei e le sorrideva, imbarazzato.
«Posso disegnare con te?» disse, grattandosi la testa.
Narcissa fu tentata di rispondergli qualcosa come ‘sono i miei colori, questi, vattene via!’, ma quel bambino la guardava con un’aria davvero triste e a lei, in fondo, non dispiaceva un po’ di compagnia. Così scrollò le spalle e annuì, e il bambino le si sedette davanti, prendendo titubante un pastello. Narcissa strappò un foglio dal suo quaderno e glielo porse.
Rimasero in silenzio per un paio di minuti, a disegnare.
«Grazie» disse il bambino ad un certo punto, senza staccare gli occhi dal foglio. «Mi chiamo Jake, e tu?»
«Narcissa» rispose la bambina, afferrando l’azzurro per colorare il cielo. «Ma tu…» esordì, fermandosi subito, confusa. Era una domanda che si poteva fare?
«Cosa?» chiese Jake, curioso.
«Tu… tu sei magico?»
Il bambino sgranò gli occhi, senza capire. «No, boh, non… non credo… perché?»
Narcissa scrollò nuovamente le spalle. «Perché io sono una strega, anche se per ora non riesco a controllare bene i miei poteri perché non ho una bacc-»
Prima che potesse finire, due mani forti la presero da sotto le braccia e la portarono via. Narcissa girò la testa: era suo padre, con un espressione irosa sul visto.
Arrivarono a casa e, dopo averla appoggiata a terra, Cygnus Black le diede un sonoro schiaffo.
La bambina, confusa, lo guardò con occhi spalancati e pieni di lacrime, iniziando a massaggiarsi la guancia arrossata.
«Papà, cosa…»
«Narcissa, non devi permetterti mai più di giocare con un Babbano, hai capito? E nemmeno di parlargli!» urlò il signor Black con voce roca. «E non puoi andare in giro a dire che sei una strega, ma cosa ti passa nel cervello?»
«Scusa, papà, io non lo sapevo… ma perché non posso…?»
«I Babbani sono feccia, ricordatelo. Così come i Mezzosangue. Tu sei Narcissa Black,  non la prima Weasley che passa per strada, non puoi abbassarti ai loro livelli. Sei una Black, non dimenticarlo» ripeté, scuotendola per una spalla.
La bambina, terrorizzata, continuò a fissare gli occhi scuri di suo padre, che infusero in lei una paura mai provata.
 
 
 

1966hope you’ll be a Slytherin.
Era davvero davvero agitata. Spingeva il suo carrello tremando e invidiava la sicurezza di sua sorella, che, intanto, la prendeva pure in giro. Facile, per lei, era al quinto anno, mica al primo!
«Bella, smettila di importunare Narcissa, sii garbata» disse Druella, dando alla figlia più grande un buffetto sulla spalla. Narcissa la ringraziò mentalmente.
Andromeda, invece, era piuttosto silenziosa. Lo era sempre, in effetti, ma da qualche tempo sembrava più strana del solito. E, in più, era sicuramente agitata anche lei per l’inizio del suo terzo anno: era una ragazzina abbastanza insicura. Riusciva ad aprirsi solamente con Sirius, il suo cugino preferito, nonostante lui avesse solamente sette anni.
Passarono in fretta attraverso il muro che divideva i binari 9 e 10 – Narcissa dovette fare ricorso a tutto il suo coraggio perché la cosa la spaventava non poco – e furono davanti all’Espresso per Hogwarts.
 
Il viaggio era andato bene. Narcissa era rimasta seduta in un angolo dello scompartimento degli amici di Bellatrix, senza proferire parola, ma ciò non le dispiaceva, non era una persona loquace. Era tranquilla e riuscì anche a dormire un po’.
Quando arrivarono alla stazione di Hogsmeade, però, tutta l’agitazione le tornò addosso. Mille domande iniziarono a frullarle in testa mentre, insieme ai suoi compagni del primo anno, raggiungeva il castello.
Dentro, fecero fermare tutti i giovani studenti davanti ad una grande porta. Narcissa era in fondo e si mordeva le mani. Un ragazzino – che riconobbe come il Mezzosangue che lei e suo padre avevano incontrato a Diagon Alley una settimana prima – la guardò e lei gli rivolse uno sguardo sprezzante. Non aveva nessuna intenzione di avvicinare Mezzosangue e gente simile, suo padre si sarebbe arrabbiato davvero molto.
Ad un tratto, un ragazzino con lunghi e lisci capelli biondi, sbucò da dietro l’angolo. Narcissa si voltò e notò subito due grandi occhi grigi e freddi.
Lui si fermò, prendendo fiato. «Be’» disse, rivolto alla piccola Black, «che hai da guardare?»
Narcissa, punta un po’ nell’orgoglio dal tono sgarbato di quel ragazzino, alzò il mento e si girò nuovamente, ignorandolo.
Lui le si avvicinò e tossì per richiamare la sua attenzione, ma Narcissa si era offesa e quando Narcissa Black era offesa, non c’era nulla da fare se non chiederle perdono in ginocchio.
«Hey, hey, scusa» la chiamò il biondino, «tu sembri una persona, uhm, a posto, non volevo trattarti così…»
Narcissa di voltò verso di lui e non riuscì a non sorridere per la sua espressione pentita. E poi quegli occhi grigi erano davvero carini, pensò.
«Sono Lucius, Lucius Malfoy, piacere.» Il ragazzino le porse una mano e lei la strinse, titubante.
«Narcissa Black» rispose con aria altezzosa.
«Spero che sarai una Serpeverde!» esclamò Lucius prima di scappare via ed entrare nel grande portone.
Narcissa arrossì appena e seguì la folla di ragazzini che si stavano dirigendo anche loro verso la misteriosa sala che si apriva davanti ai suoi occhi.
 
«Black, Narcissa!»
Narcissa si irrigidì un attimo. Prese un lungo respiro, si fece forza e salì gli scalini che la dividevano dal Cappello Parlante.
“Ti prego” pensò, “fai che sia smistata in Serpeverde, ti prego… mio padre potrebbe arrabbiarsi davvero altrimenti…”
Si accomodò, le posarono in Cappello in testa e quello, senza pensarci un attimo, gridò: «Serpeverde!»
Un grande sorriso le si dipinse sulle labbra mentre andava a sedersi con i suoi nuovi compagni al tavolo di Serpeverde. Strinse un paio di mani e incontrò due occhi grigi che la guardavano compiaciuti da qualche posto più in là.
 
 
 

1970 – it’s like my heart is beating for you.
«Hey, Cissy!» Andromeda raggiunse sua sorella al tavolo della Sala Comune.
«Che c’è?» rispose Narcissa, stanca. «Sto cercando di studiare, ho gli esami quest’anno.»
«Ehm, li ho anche io, ma cerco di non essere sgarbata con gli altri» disse Andromeda, offesa. Era molto sensibile, a differenza degli altri membri della sua famiglia.
Narcissa sospirò. «Scusa, non volevo offenderti.» Sfoderò un sorriso tirato. «Allora, cosa devi dirmi?»
«Lucius!» esclamò la sorella maggiore, «vuole vederti.»
«Cosa vuole?» chiese Narcissa, confusa. «E perché ha mandato te?»
«Non so, ha detto che non poteva muoversi… e ha detto anche di sbrigarti a raggiungerlo, sembrava teso e più irritante del solito.»
La giovane Black si grattò la testa. «Uhm, okay… ma spero sia una cosa breve. Dov’è?»
«Nella Torre di Astronomia!»
Narcissa ringraziò sua sorella, chiuse i libri e corse fuori dalla Sala Comune. Era agitata, anche se non voleva ammetterlo. In cuor suo, sperava che Lucius le avrebbe fatto una proposta o le avesse detto qualsiasi cosa del genere, qualcosa di – non troppo – romantico. Ma sapeva bene che lui non era il tipo e, soprattutto, che non ricambiava i suoi sentimenti. Gliel’aveva detto all’inizio del semestre, e l’anno prima e l’anno prima ancora. Sospirò e iniziò a salire in fretta le scale.
 
«Finalmente!» esclamò Lucius impaziente quando la porta si aprì. «Ti aspetto da secoli.»
«Non ti vengono i crampi alle gambe se ti muovi e vieni a chiamarmi tu, eh» rispose Narcissa, stizzita. A volte Lucius la irritava proprio, ma la parte che meno sopportava di lui era, allo stesso tempo, anche quella che più la attraeva.
Le labbra sottili di Lucius si deformarono in un ghigno, che Narcissa sapeva bene fosse un sorriso. Le fece cenno di avvicinarsi. Era appoggiato tranquillamente al davanzale della finestra, i capelli e gli occhi che scintillavano nella penombra.
Lei avanzò verso il ragazzo, titubante. «Cosa…» ma Lucius la zittì con un gesto della mano.
Non appena furono vicini, Malfoy le indicò le stelle. «Guarda» disse, «quella è la stella polare…»
«Malfoy» lo interruppe Narcissa, «spero tu stia scherzando. Non ho intenzione di sorbirmi una delle tue sciocche lezioni di astronomia…»
«Ssh, zitta.»
«Hey, non azzardarti a zittir-»
Il ragazzo fece comparire una rosa rossa.
«Cosa significa?» chiese lei, alzando un sopracciglio.
Lucius allungò una mano e porse il fiore alla ragazza, che intanto si sfregava gli occhi per capire se ci vedesse bene.
«Vuol dire che ti amo, per Dio, sei proprio tarda!»
Narcissa si voltò verso di lui, commossa. «Io… non so cosa dire.» Afferrò delicatamente il fiore e lo annusò, beandosi del suo profumo.
«Nemmeno io, in realtà» Lucius rise, «ma so che da un po’ di tempo è come se il mio cuore battesse per te e, be’, ero solo dannatamente stupido per ammetterlo.»
La ragazza gli prese una mano e sorrise a sua volta. «Ti amo anche io.»
«Lo so, me l’hai detto ottocento volte come una ragazzina in preda ad una crisi ormonale.» Lucius scrollò le spalle, incurante.
«Devi sempre rovinare i bei momenti!»
Il biondo la tirò a sé per il polso e la baciò con passione.
«Non aspettarti altre cose del genere.»
«Certo che no, ti conosco. E, onestamente, non le sopporterei.» Narcissa rise e Lucius rimase qualche istante a guardarla, prima di unirsi a lei.
«Ma, dimmi un po’, chi è che ti ha dato questa idea geniale?» chiese lei ad un tratto.
«Come sai che non è stata mia?»
Narcissa gli rivolse uno sguardo inequivocabile.
«Okay, okay, lo so» disse, scrollando la testa. «Se ti rivelassi chi mi ha consigliato questa cosa, non ci crederesti!»
«Oh, dai! Dimmi!» Narcissa lo scrollò per un braccio.
«Okay! Be’…»
«Sì?»
«Severus.»
«Severus?!» esclamò la bionda, mezza sconvolta. «Severus Piton?»
«Sì, Severus Piton.» Lucius le regalò nuovamente quel ghigno. «Sotto a quel suo aspetto deprimente batte il cuore di un romanticone!»
 
 
 
 

1976 – would you marry me, would you carry me to the end?
«Sai, Narcissa» disse Lucius, interrompendo il denso ma accogliente silenzio del salotto, «non so proprio come farei senza di te.»
La ragazza gli sorrise, stupita per quelle parole tenere quanto improvvise. Non capitava spesso che Lucius fosse romantico, dolce e cose simili. Non che le dispiacesse, certo, non era una di quelle persone a cui piacciono troppe smancerie, ma qualche frase carina ogni tanto era comunque ben accetta. «Già, saresti perso.»
Lucius afferrò il bicchiere di vino che Narcissa gli stava porgendo. «Stavo pensando una cosa.»
«Cosa?» domandò la bionda, incuriosita.
«Penso che dovremmo sposarci» disse semplicemente, facendo ondeggiare il vino nel calice che teneva fra le dita.
Narcissa passò dallo stupore all’euforia, per poi essere pervasa da una leggera tristezza mista a delusione. «Dovremmo
«Sì, penso proprio di sì» rispose Lucius, con il suo solito tono freddo. «La mia famiglia lo vorrebbe, sai… Continuano a farmi pressione. E anche la tua, suppongo.»
Gli occhi chiari di Narcissa si appannarono appena di lacrime. «Voglio che ci sposiamo perché è ciò che desideri, Lucius, non perché è ciò che dovresti fare» sputò, velenosa.
Lui la guardò con espressione vuota un attimo, poi sorrise.
«Ma Narcissa, mi sembra scontato che sia ciò che voglio.»
Lei non rispose, ancora offesa.
«Narcissa?» la chiamò lui e, quando lei non rispose, si alzò e le si sedette vicino, alzandole il mento con due dita.
«Narcissa?» ripeté, con una voce meno fredda del solito, «vorresti sposarmi?»
La ragazza puntò gli occhi nei suoi, non trovando alcuna traccia di falsità o risentimento. Sorrise e annuì energicamente, prima di posargli un bacio sulle labbra sottili.
«Davvero?» chiese Lucius, quasi stupito.
«Ma certo» rispose lei, alzando un sopracciglio.
«Nonostante questo?» domandò tranquillamente prima di scoprirsi il braccio, mostrando il marchio nero che risaltava sulla pelle bianca.
«Sì» disse semplicemente Narcissa, «ma…»
«Non ti costringerò, se non vorrai.» Lucius le accarezzò con leggerezza i capelli. «Voglio solo che tu mi sostenga, fino alla fine.»
«Lo farò, Lucius, lo sai.» La ragazza lo abbracciò e, per una volta, Lucius ricambiò il suo calore.
 
 
 

1980miracle.
Narcissa guardò la creatura che teneva fra le braccia e non riuscì a trattenere una lacrima. Sorrise. Era decisamente la cosa più bella che avesse mai visto. Era una meraviglia, un miracolo, ed era suo, l’aveva fatto lei, era una parte di lei. Suo figlio.
Lo strinse più forte a sé e gli accarezzò piano i pochi capelli chiari come il sole che gli coprivano appena la testa.
«È bellissimo…» sussurrò.
«Sì, è la cosa più bella che abbia mai fatto.» Lucius si avvicinò lentamente alla moglie e le cinse le spalle con un braccio.
«Vuoi tenerlo?» disse lei, sorridendo.
Il mago annuì, e prese il braccio il piccolo Malfoy.
Narcissa notò che aveva gli occhi lucidi, ma non disse nulla perché sapeva bene quanto fosse orgoglioso suo marito. Si beò in silenzio di quel momento perfetto.
«Come… lo chiamiamo?» chiese Lucius, passando nuovamente il bambino a Narcissa.
La donna posò lo sguardo sul suo piccolo miracolo e si specchiò nei suoi occhi grigi, ancora commossa. «Draco» disse, «mi piace Draco.»
Lucius annuì prima di posare un bacio sulle labbra di sua moglie e accarezzare la guancia rosea di suo figlio. «Benvenuto tra i Malfoy, Draco.»
 
 
 
 
1990don’t want you to leave me.
«Hogwarts?!» esclamò Lucius, schifato. «Spero tu stia scherzando. È piena di gentaglia, quella scuola. Accettano chiunque.»
Narcissa sospirò. «È dove abbiamo studiato entrambi, tesoro.»
«Infatti. Adesso è anche peggio di allora, sai…» Lucius scosse la testa. «No, no, mio figlio andrà a Durmstrang.»
La donna si irrigidì. «Ma è lontana chilometri e chilometri… e non permettono le visite. Io… non voglio che mio figlio sia così lontano, Lucius, lo voglio qui.»
Lui la guardò con occhi gelidi. «Ah, sicura che sia solo questo il motivo?» iniziò, avvicinandosi a lei. «Tu non vuoi che impari le Arti Oscure, non è così?»
Narcissa indietreggiò appena, scuotendo la testa. «Ma no, Lucius, lo sai…»
«Dimmi la verità» disse lui, lapidario.
«Tesoro, lo sai che la penso esattamente come te su questo genere di cose, ma… ma non posso sopportare che Draco sia così lontano, non posso…» Gli occhi le si riempirono di lacrime solo all’idea di non avere suo figlio vicino a sé.
Lucius sospirò, seccato. «E va bene, Draco si rovinerà in quella stupida imitazione di scuola» esclamò, «ma sappi che ciò non cambierà il suo destino, Narcissa.»
«Lo so» rispose la donna, rassegnata.
 
 
 

1996 – can’t take this without you.
Narcissa era sdraiata sul letto della sua sfarzosa camera; aveva pianto tutta la notte. E tutto il giorno prima. Non ce la faceva più, questa era la verità. Non riusciva a farcela, senza Lucius.
Suo marito era ad Azkaban e la sua mancanza si faceva sempre più dolorosa. Certo, Draco la aiutava molto, ma il pensiero che di lì a poco sarebbe dovuto tornare a scuola e separarsi nuovamente da lei, la uccideva. Sarebbe stata sola, completamente sola.
Il fatto era che Narcissa amava la sua famiglia più di qualsiasi altra cosa al mondo. Lucius e Draco erano ogni cosa per lei. E, come ogni brava madre, desiderava il meglio per loro, così come desiderava la loro compagnia.
Quando qualcuno bussò alla porta, si mise a sedere, strofinandosi gli occhi. «Chi è?» domandò, e si stupì del suono della sua voce, basso e lamentoso, così diverso dal suo solito tono altezzoso e forte.
«Sono Draco, mamma» la voce giunse flebile da dietro la porta di ciliegio.
«Entra pure, tesoro.»
Il giovane Malfoy varcò la soglia con un sorriso tirato e andò a sedersi vicino a sua madre.
Narcissa gli accarezzò piano i capelli, sorridendogli.
«Non voglio tornare a scuola» disse Draco, i pugni stretti.
«Devi» rispose semplicemente Narcissa, continuando a sorridergli dolcemente.
«È… è uno schifo. Pieno di gentaglia. E poi… poi c’è Potter. È tutta colpa sua. Vorrei solo… vorrei solo tirare fuori la bacchetta e farlo fuori, ecco cosa. È colpa sua se papà non è qui.»
«Manca anche a me, tesoro, sai?» sussurrò la donna.
Draco annuì, l’espressione dura sul volto. Si girò verso sua madre e il dolore nei suo occhi lo colpì come un pugno. La abbracciò, cingendole le spalle esili con le braccia, e lasciò che lei posasse la testa sulla sua spalla.
«Non lasciarmi mai, Draco» disse con voce flebile.
«Non lo farò.»
 
 
– unbreakable vow.
«No» disse semplicemente, incredula. «No, Bella, no. Non può farlo, non può.»
«Oh Cissy!» esclamò Bellatrix, irritata. «Dovresti essere fiera di tuo figlio, avrà un compito davvero importante, il Signore Oscuro si fida di lui.»
«Il Signore Oscuro vuole solo punire Lucius!» Narcissa era fuori di sé dalla rabbia e dal dolore. Doveva fare qualcosa, doveva fare qualcosa subito. «È solo un ragazzino…»
«Non fare l’idiota, Cissy. Non puoi impedire nulla e di certo non ti lascerò rovinare i piani dell’Oscuro Signore.»
«Onestamente, Bella, non sarai di certo tu a fermarmi» e, detto questo, afferrò il cappotto e uscì di casa, sbattendo la porta.
 
«Cissy, stai facendo un grossissimo errore! Fermati!»
«Sai che non mi fermerò, potevi anche evitare di seguirmi» rispose Narcissa, gelida.
Affrettò il passo e si fermò davanti ad una porta scura e anonima; bussò. Un piccolo uomo viscido e spaventato – che riconobbe come Codaliscia – le aprì, facendo entrare lei e sua sorella con un inchino.
Piton sedeva tranquillamente nel soggiorno e le invitò ad accomodarsi.
«Severus» iniziò Narcissa, preoccupata, «il Signore Oscuro non vorrebbe che fossi qui-»
«E allora non dovresti essere qui» disse Piton con la sua voce strascicata.
«Ma non può essere Draco a farlo, Severus, è solo un ragazzo…»
«Cosa vuoi da – non si tocca ciò che non è nostro, Bella – me?» chiese l’uomo, annoiato.
«Devi proteggerlo, Severus, ti prego.» Narcissa iniziava ad essere davvero disperata.
Piton la guardò di sbieco per qualche istante, poi annuì.
«Come puoi fidarti di lui, Cissy?!» esclamò Bellatrix improvvisamente.
«Il Signore Oscuro si fida di lui» rispose fredda la bionda.
«Il Signore Oscuro si sbaglia!»
«Non dovresti parlare così, Bellatrix» disse Piton semplicemente. «Farò ciò che mi hai chiesto.»
«Parole, solo parole!» urlò la Lestrange, ignorando l'ultima affermazione dell’uomo. «Fallo» disse poi in sussurro, girandogli intorno, «pronuncia il voto infrangibile.»
Piton la guardò un attimo con un leggero disprezzo, poi porse il braccio a Narcissa, tirandosi su la manica nera.
 
 
 

1998 – is he alive?
Harry Potter era a terra, morto.
Voldemort gli aveva appena scagliato contro l’Anatema Che Uccide; un lampo verde aveva squarciato il buio della notte nella foresta, prima che anche l’Oscuro Signore cadesse a terra. Quando fu nuovamente in piedi, Narcissa si avvicinò lentamente al ragazzo che giaceva a pochi metri di distanza.
Sperava fosse vivo, ecco la verità. Sperava fosse vivo così che avrebbe potuto dirgli dove era suo figlio, come stava. Avrebbe potuto dirgli se era ancora vivo.
Il pensiero di Draco esanime le fece girare un attimo la testa, ma si fece forza e avanzò.
Si piegò sul corpo, toccandogli una spalla.
Harry Potter era ancora vivo.
«È vivo?» chiese in un sussurro così flebile che si domandò se non avesse solamente pensato quelle parole. «Draco è vivo?»
Pregò con tutte le sue forze e-
E Harry Potter aveva appena annuito.
Draco era vivo, suo figlio stava bene.
Si alzò e, facendo appello a tutto il suo coraggio, disse: «È morto.»
 
Aveva appena salvato la vita di Harry Potter.
Aveva appena mentito al mago oscuro più temibile di tutti i tempi.
Ma non le importava. Anzi.
La gioia di sapere che Draco era vivo superava ogni altro sentimento.
Si rimise fra i Mangiamorte, aspettando solo il momento in cui avrebbe riabbracciato suo figlio.
Si chiese, poi, perché pensò che avrebbe mentito anche se Potter le avesse detto che Draco era morto.
 
 
– you and I together, hand in hand, we run away, far away.
Lucius era al suo fianco e muoveva freneticamente gli occhi a destra e sinistra, sperando diavvistare Draco. Lei, invece, fissava semplicemente il grandeportone dell’ingresso. Non ascoltava nemmeno le parole di Voldemort, pensava semplicemente a suo figlio.
Quando poi lui varcò la soglia, fermandosi sugli scalini, un grande sorriso le si dipinse sul volto e il cuore le si riempì di gioia.
«Fatevi avanti» disse l’Oscuro Signore, allargando le braccia.
«Draco…» sussurrò Lucius, «Draco» lo chiamò più forte, tendendo una mano verso di lui.
Draco, però, se ne stava fermo sulle scale, i pugni stretti e il viso deformato dall’incertezza, dalla rabbia, dalla paura. Narcissa capì subito cosa stesse provando.
«Draco, tesoro…» lo chiamò con dolcezza e lui si fece avanti titubante.
Quando Voldemort l’abbracciò, Narcissa ebbe l’impulso improvviso di strapparglielo dalle braccia. Come osava toccare suo figlio? Come? Come, dopo tutto ciò che era successo?
Draco le si avvicinò in fretta, ignorando suo padre che tentò di abbracciarlo, e la prese per mano.
Ora, sentendo il contatto con la sua pelle, vedendolo lì di fianco a lei, sano e salvo, poteva finalmente tornare a respirare.
 
La battaglia iniziò, ma né a lei, né a suo figlio interessava minimamente.
Mano nella mano, si incamminarono lontano da Hogwarts, seguiti poi la Lucius, che correva verso di loro.
Era finita, e sarebbe stata finita per sempre. Non importava chi avesse vinto o chi avesse perso, Narcissa Malfoy non avrebbe più permesso a nessuno di mettere in pericolo la sua famiglia.
 
 
 
 
2006 – that feeling once again.
Era davvero bellissimo, e le ricordava così tanto Draco. Sorrise, commossa come quasi trent’anni prima.
Astoria, il volto radioso ma distrutto dalla fatica, le porse il bambino, sorridendo a sua volta.
Narcissa si lasciò sfuggire un ‘Oh’. Strinse suo nipote fra le sue braccia e si abbassò fino a sfiorargli il naso con il suo.
Lucius era al suo fianco e le si avvicinò di più, cingendole un fianco.
«È una meraviglia» disse la donna, lasciandosi sfuggire una lacrima.
«Certo, è mio figlio.» Draco, seduto accanto a sua moglie, aveva un’espressione sul volto che Narcissa in ventisei anni non gli aveva mai visto. Pura gioia, commozione, fierezza, soddisfazione.
«Hey, Scorpius» sussurrò Lucius, «so che farai grandi cose.»
Tutti sorrisero, felici come non lo erano da tempo.
Draco si avvicinò e prese suo figlio fra le braccia. «Benvenuto tra i Malfoy, Scorpius Hyperion» disse, così come aveva detto suo padre molti anni prima.
 
«Lo crescerò bene, mamma, te lo prometto, sarai orgogliosa di me» disse piano Draco quando furono da soli.
«Lo sono già, Draco.» Narcissa gli prese la mano e la strinse forte. «Lo sono già.»
Lui le sorrise, riconoscente. «Lo so… ma non voglio che lui- capisci… non voglio che cresca come… come…»
«Ho capito, tesoro, ho capito.» Gli strinse la mano ancora più forte.
«Io ne ho passate così tante, sai. Morirei per far sì che non accadesse lo stesso a mio figlio.»
Narcissa era quasi commossa. Abbracciò Draco e gli accarezzò la schiena. «Questa è la cosa più bella che tu abbia mai detto» sussurrò, stampandogli un bacio sulla guancia.
 
 
 

2017 – hope you’ll be what you want to be.
«Nonna?» Il piccolo Scorpius era seduto a terra, nel salotto.
«Dimmi, tesoro.»
«Voi… voi tutti, intendo, siete finiti in Serpeverde?»
«Sì, tutti» rispose Narcissa, chiedendosi il perché di quella domanda.
«Tutti i Malfoy?»
«Sì.»
«E tutti i Black?»
«Sì» disse d’impulso, ma poi ci ripensò. «Tutti tranne Sirius, mio cugino. Lui era un Grifondoro… non è che mi stesse poi così simpatico, oltretutto» aggiunse, ridendo.
«Ah…»
«Perché me lo chiedi, tesoro?»
«Perché…» iniziò il bambino, ma si interruppe subito. Prese a tormentarsi le mani.
«Puoi dirmi tutto, lo sai.» Narcissa gli sorrise, affabile.
«Be’, perché cosa mi succede se non finisco in Serpeverde?» domandò, arrossendo.
Narcissa alzò un sopracciglio, poi scoppiò in una fragorosa risata. «Sarebbe questo il tuo problema, quindi?»
Scorpius annuì, imbarazzato.
La donna si chinò su di lui e lo guardò dritto negli occhi. «Ascoltami bene, Scorpius Hyperion Malfoy» disse, solenne, «in qualsiasi Casa sarai smistato, noi ti vorremo sempre bene, okay?»
«Davvero?»
«Ma certo!» esclamò Narcissa, abbracciandolo forte.
«Anche il nonno?» chiese poi il piccolo Malfoy, titubante.
«Uhm, be’… diciamo che il nonno preferirebbe di gran lunga che tu fossi in Serpeverde» - Scorpius si morse un labbro, preoccupato – «ma in ogni caso ti accetterebbe. Sai che ti ama tanto, tesoro. E poi il nonno non è più quello di una volta» aggiunse, trattenendo un risolino.
«Si è rammollito?»
«Sì, ma non dirglielo!»
Risero insieme, poi Narcissa tornò a guardare il suo nipotino negli occhi. «Ma, dimmi un po’, hai già fatto questo discorso con tuo padre, vero?»
Scorpius abbassò lo sguardo. «Sì.»
«E perché sei venuto a farmi la stessa domanda?»
«Perché tu sei mia nonna e sei molto più intelligente!» rispose il bambino, ridendo, e Narcissa non poté far altro che unirsi nuovamente a lui.
 
«Scorpius, tesoro, dimmi una cosa.»
«Uhm?»
«Ti dispiacerebbe poi così tanto finire in Grifondoro?»
Il bambino ci pensò su un attimo. «Non così tanto.»
Narcissa sorrise e si rese conto, in quel momento più che mai, che suo figlio stava davvero mantenendo la promessa.
 
 
 

2019 – proud of you.
Erano le vacanze di Natale e Scorpius stava aiutando sua nonna in cucina. Lui agitava la bacchetta per lavare i piatti mentre lei usava la magia per apparecchiare la tavola.
«Non so proprio come facciano i Babbani a fare tutto a mano» disse il ragazzino, pensieroso.
La nonna sorrise. «Proprio non saprei.» Si voltò a guardarlo. Da qualche giorno era strano, nonostante dicesse sempre che tutto andava bene. A lei non sfuggiva nulla, però.
«Ora che siamo da soli, dimmi un po’ qual è il problema, tesoro.»
«Non c’è nessun problema!» esclamò Scorpius, forse con un po’ troppa enfasi.
Narcissa gli rivolse uno sguardo eloquente e lui capì di non poterle mentire.
«Okay, be’…» iniziò, grattandosi la testa e abbassando lo sguardo, «c’è questa ragazza a scuola…»
«La prima cotta del mio piccolo!» urlò Narcissa, andando ad abbracciarlo.
«Nonna, ahia, mi fai male! E non urlare, per favore!»
«Giusto, caro, scusa. Dicevi?» La donna si ricompose, cercando di mantenere un'espressione seria.
«Be’, lei mi piace davvero tanto… però c’è un problema. Un grande problema.»
«Quale sarebbe?»
«Vedi, lei… è una Grifondoro.»
«Oh, ma tesoro, non import-»
«E una Weasley.»
Narcissa alzò un sopracciglio. «Va bene, non è un problem-»
«Mezzosangue.»
La donna sospirò. «Senti, non mi interessa tutto questo, va bene? Se tu sei felice, io sono felice. Punto e stop.»
«I Serpeverde non stanno con le Grifondoro, nonna» sussurrò, triste.
«E chi ti ha detto questo?»
«Lo dicono tutti.»
«Non dare retta a ciò che dicono tutti, va bene?»
Scorpius annuì, un po’ più rincuorato.
«Ma non è che per caso c’è qualche tua compagna Serpeverde carina…?»
«Nonna! No. Mi piace lei.»
«Va bene, va bene!» esclamò Narcissa, alzando le mani.
«Lo dici tu a papà?» chiese Scorpius, preoccupato.
«Certo, caro, ma non preoccuparti, papà non si farà certi problemi…»
«Ti ricordo che è una Weasley.»
«Giusto, giusto… Glielo dico io allora, sì.»
Scorpius abbracciò la nonna e la ringraziò.
«Ma…» proseguì lei, incuriosita, «è la figlia della Granger?»
Il ragazzino annuì, arrossendo.
«Al nonno non lo diciamo, va bene?»
 
 
 

2025 – so happy I could cry.
Era ad un matrimonio. Babbano.
I Malfoy erano ad un matrimonio Babbano.
Narcissa diede una gomitata a suo marito, costringendolo a togliersi quell’espressione schifata dalla faccia. «Lucius, per favore…» gli sussurrò.
«Va bene, va bene… però non posso crederci!» disse per la duecentesima volta.
Narcissa scosse la testa e sospirò.
La marcia nuziale segnò l’entrata della sposa. Tutti si alzarono.
Narcissa si voltò verso Draco e Astoria. Avevano ormai accettato il matrimonio, e i loro sorrisi emozionati la riempirono di gioia.
Rose Weasley entrò in Chiesa, accompagnata da Ron. Era davvero bella.
Scorpius si mosse agitato davanti all’altare e guardò sua nonna, che gli rivolse uno di quei suoi sguardi capaci di tranquillizzarti all’istante.
Al momento del ‘sì’, Narcissa Malfoy non poté far altro che commuoversi.
 
«Weasley.»
«Malfoy.»
I nuovi consuoceri si strinsero la mano, il gelo aleggiava intorno a loro.
«Malfoy.» Hermione li raggiunse, si accostò a suo marito e tese una mano a Draco. Sorrise.
«Granger.» Draco la strinse, stupito della sua gentilezza.
Poi fu tutto uno stringersi di mani e un salutarsi. La famiglia dello sposo, comunque, rimase sempre fredda e in disparte.
«Oh, no, Potter» sussurrò Draco mentre Harry gli si avvicinava. Si erano visti in chiesa, ma non si erano salutati. Adesso, però, era giunta l’ora.
«Ciao, Malfoy» disse Harry, porgendogli una mano.
Draco la strinse con distacco. «Potter, è un piacere rivederti.»
«Almeno quanto lo è per me.» Gli rivolse un sorriso sarcastico e tornò dalla sua famiglia.
Lucius continuava a lamentarsi.
«Dai, tesoro, puoi farle a casa, le scene?» chiese Narcissa, esasperata.
Nemmeno a lei andava di stare fra Mezzosangue e simili, ma per suo nipote avrebbe fatto di tutto.
Draco si avvicinò a loro, esasperato. «Avrò stretto la mano a una trentina di persone, tutta gentaglia, per Dio.» Scosse la testa. «Ma dico» aggiunse, rivolgendosi a Scorpius che stava arrivando in quel momento, «fra tutte le Mezzosangue che ci sono al mondo, proprio una Weasley ti dovevi sposare?» chiese, battendosi una mano sulla fronte.
Scorpius sorrise. Ormai era abituato a certi commenti.
«Ebbene sì. E pure una Weasley Granger, giusto per irritarvi di più!» Così, ridendo, tornò da sua moglie per continuare il giro degli invitati.
 
«Hai fatto un buon lavoro, Draco» disse Narcissa mentre tornavano a casa.
Lui sorrise, abbassando lo sguardo. «Lo so.»
 
 
 

2041 – wish you were here.
Narcissa era seduta in giardino e cercava di godersi la fresca aria inglese.
Non ci riusciva.
Erano poche le cose che riusciva a godersi da quando Lucius non c’era più.
Le mancava così tanto che a volte desiderava raggiungerlo. Poi, però, pensava a Draco e a Scorpius e, no, non avrebbe mai potuto abbandonarli prima che la natura lo decidesse.
Lucius non era di certo stato un marito dolce o affettuoso, ma amava sua moglie. A modo suo, ma l’amava. E Narcissa ricambiava il sentimento quel giorno come settant’anni prima.
Certo, aveva fatto anche lui i suoi errori. Aveva messo in pericolo lei e, soprattutto, Draco, ma Narcissa l’aveva sempre sostenuto, perché era stata la sua promessa e il suo più grande desiderio. L’aveva sostenuto e amato fino alla fine.
Sospirò, stanca.
Avrebbe voluto che lui fosse lì, che le dicesse ancora una volta che era bella, o che, diamine, Scorpius non avrebbe proprio dovuto sposare quella là.
Erano cresciuti insieme, avevano combattuto insieme, avevano passato tutta la vita insieme. E ora lei era rimasta da sola, senza più l’uomo che amava al suo fianco.
Si fece forza, si alzò e tornò dentro quella casa troppo grande e silenziosa ormai.
 
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Bene, eccomi qua con alcune note e precisazioni. (:

Prima di tutto, il titolo. Avrei voluto inserirlo nel testo in qualche modo, ma poi ho preferito ometterlo. Sei il motivo per cui sono ancora qui si riferisce al fatto che Narcissa, nonostante desiderasse smettere di combattere per Voldemort per la sicurezza di suo figlio, ha continuato a fare ciò che faceva per Lucius. Okay, è un pensiero un po' contorto, ma spero abbiate capito. XD
Poi, uhm, 'I'll love you endlessly' viene dalla canzone Endlessly dei Muse, che amo moltissimo.
Il titolo del quarto paragrafo viene da To The End dei My Chemical Romance (ebbene sì, li metto ovunque. D:); per il quinto stavo pensando appunto a Miracle dei Paramore; il decimo da Going To Pasalacqua dei Green Day; e l'ultima è una famosa quanto splendida canzone dei Pink Floyd. :)

Per scrivere, mi sono documentata un sacco e le date non sono messe a caso. Se dovessero esserci errori a tal proposito, fatemelo sapere. :3
Ovviamente, alcune cose arrivano direttamente dal mio cervellino. Per esempio, la residenza estiva in Scozia.

Ringrazio il mio Bro GionataH - compagna Slytherin, sbattimela! - per avermi aiutata con la dichiarazione di Lucius e aver sopportato i miei scleri-da-oneshot alle due di notte. çwç
Ringrazio la Cams per aver approvato il mio schema, LOL.
Ringrazio Narcissa per essere così inspiring (non mi viene in termine in italiano, aiuto ;_;) e Draco per essere così adfnvkajdbfvkjd.
Ringrazio chiunque di voi abbia letto; non mi aspetto nulla da questa cosa. ._.' Sarei comunque felice di sentire i vostri pareri al riguardo, anche del tipo 'Oh-Mio-Dio, non scrivere mai più qualcosa su HP perché sei decisamente pessima!' D: Però magari con più gentilezza, dai, dato che ci ho messo SECOLI e SUDORE a scrivere. Sì, è stato un po' un parto.
Ringrazio, infine, pottermore per avermi smistata in Serpeverde! HAHAHAHAHA

Voglio specificare una cosa: Slytherin ≠ Death Eater. (:

Tornerò presto nel mio fandom abituale, comunque, don't worry HAHAHAHAHA ho intenzione di riprendere 'Gee, abbiamo un problema'. :D

Peace,
V.

PS: ommioddiosantissimo, Pedicone mi manca già da morire. ;_;
 
   
 
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