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Autore: Laura Sparrow    05/09/2011    2 recensioni
Quarto capitolo della saga di Caribbean Tales. - Tortuga. La roccaforte dei pirati, il porto preferito di ogni bucaniere sta radicalmente cambiando, trasformata nel rifugio ideale per gli intrighi di un uomo infido e spietato: Robert Silehard. E, quando anche l'ultimo porto franco non è più sicuro per un pirata, nessuno può più sfuggire alla mano di Silehard. Nemmeno capitan Jack Sparrow e la sua ciurma.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 10
Fuoco alle polveri


Come era possibile dormire, dopo tutto ciò che avevo visto?
Come era possibile chiudere gli occhi anche solo per un secondo, quando nella mia mente esplodevano vivide le immagini della notte precedente?
Eppure dormii come un sasso: non fu certo un sonno tranquillo, ma la mente e gli occhi erano felici di potere andare alla deriva per un po', dove le immagini di morte non erano altro che confusi squarci dei miei sogni. Svegliarsi fu il vero incubo: presente e abitudine si mescolavano nella nebbia del risveglio, così che cercai Jack al mio fianco nel momento esatto in cui mi chiedevo con terrore se lui e Silehard ci avessero già raggiunti.
Quando uscii sul ponte, la ciurma era silenziosa, segno che erano già stati tutti informati dell'accaduto in un modo o nell'altro. La Perla e la Sputafuoco si erano messe alla fonda in mare aperto, a distanza di sicurezza dalla baia di Tortuga. Elizabeth e David erano ancora a bordo; li vidi in disparte, mentre lei parlava a voce bassa con Ettore. Non avrei saputo dire se avessero passato la notte sulla Perla o se ci avessero raggiunti di prima mattina. Mi sentivo addosso gli occhi di tutti.
Per mia fortuna, non ebbi il tempo di fare tre passi sul ponte che qualcuno mi acchiappò per un braccio e mi tirò in disparte: era Faith, che senza dire una parola mi trascinò con sé, e allo stesso tempo mi mise in mano un boccale pieno.
- Di prima mattina? Devo essere ridotta proprio male. - commentai, cercando di tenere il suo passo senza rovesciare tutto.
- Guarda che non è mica rum. - replicò la mia amica, fermandosi con me accanto alla murata e scrutandomi con occhio clinico. - Bevilo: sei sconvolta, e non hai messo niente dentro lo stomaco da ieri sera. Dopo dobbiamo parlare. - aggiunse, in tono sinceramente preoccupato.
Annuii senza parlare e mi portai il boccale alle labbra, vuotandolo in lunghe sorsate. Era the caldo; forse anche un po' troppo per quella mattina soleggiata, ma lo buttai giù volentieri. Faith rimase al mio fianco a guardarmi bere come se fossi stata una bambina che prendeva la sua medicina; solo quando abbassai il boccale mi accorsi che ci si era avvicinato anche il signor Gibbs.
- Come state stamattina, capitano?- mi domandò, con fin troppa cautela.
- Come uno straccio. - risposi onestamente, stringendo il boccale vuoto tra le mani senza sapere che farne. Gibbs e Faith si scambiarono uno sguardo, quindi il nostromo continuò: - Ci avete davvero spaventati, ieri notte, ma abbiamo eseguito gli ordini senza discutere. Come vedete, ci siamo tenuti alla larga dal porto, e nessuno è venuto a disturbarci. Adesso non pensate che dovremmo tornare indietro e cercare di fare un po' di chiarezza sulle cose?-
- Sicuro, che dobbiamo fare chiarezza. Ma io so quello che ho visto. -
Il vecchio pirata tentennò, si strofinò la barba, quindi fece un lungo sospiro. - Laura, devo confessartelo: nessuno, qui, crede che Jack abbia veramente potuto fare quello che dici di avere visto. Deve esserci per forza qualcosa sotto. -
Probabilmente il lampo di rabbia che mi attraversò lo sguardo dovette dire tutto, perché Faith fece un cenno verso il nostromo e cominciò a dire: - Gibbs... - ma non le diedi il tempo di finire.
- Anche per me è piuttosto difficile crederlo, grazie, Gibbs. - scattai. - E, se sono leggermente sconvolta, probabilmente è proprio perché ho visto quello che ho visto! Quindi, se hai una spiegazione razionale per tutto quanto, credimi se ti dico che sono la prima a non vedere l'ora di sentirla!-
Il nostromo sembrava davvero mortificato, e per qualche momento esitò, cercando le parole.. quando ci interruppe la voce di Michael che, con lo sguardo rivolto verso la baia, gridò: - Nave a dritta!-
Quasi come un sol uomo, tutti si precipitarono al parapetto e sgranarono gli occhi davanti al galeone che stava uscendo dalla baia, chiaramente per venirci incontro. Batteva un'enorme bandiera nera, sulla quale spiccava il profilo bianco di uno squalo con le fauci spalancate.
Avanzai sulla tolda, fissando lo stendardo: non avevo visto nessuna nave battere quei colori, prima d'ora, e non avevo idea di chi potesse trattarsi. A meno che...
Quando il galeone fu abbastanza vicino da permetterci di distinguere gli uomini sul ponte, strinsi i pugni, vedendo confermati i miei sospetti. Sulla tolda c'era nientemeno che Silehard, tutto tronfio nella sua giacca damascata da capitano, col vento che gli spazzava le piume del largo cappello. Poco distante da lui vidi Jack appoggiato al parapetto, e mi sentii serrare la gola da una mano invisibile.
- Sono loro... - mormorò Ettore, al mio fianco, mentre fissava la nave in avvicinamento.
- Che cosa vogliono?- sibilò Elizabeth, senza staccare lo sguardo da Silehard, gli occhi ridotti a due fessure.
- Parlamentare. - annunciò gravemente Gibbs, come vide il galeone rallentare fino a giungere bordo a bordo con la Perla Nera. Notai che Silehard si era premurato di fermare la nave sul lato opposto della Perla rispetto alla Sputafuoco; era evidente che in caso di pericolo non ci teneva a finire nel fuoco incrociato delle nostre due navi.
Eravamo abbastanza vicini da poter parlare: Silehard si rizzò sulla tolda tutto impettito, e gridò nella mia direzione: - Capitano Laura Sparrow!-
Sfilai la pistola dalla cintura, mi aggrappai ad una fune per issarmi sul parapetto e sparai.
Sfortunatamente, Silehard fu lesto a togliersi dalla mia traiettoria, e il mio proiettile finì sul ponte facendo volare schegge di legno. I pirati di Silehard rumoreggiarono divertiti, Jack fece una delle sue smorfie da “c'è mancato poco” e borbottò: - Gran bell'inizio. -
- Avete un modo strano di accogliere chi viene a voi in pace, signora!- rise Silehard, affacciandosi nuovamente alla tolda. Le mie dita fremevano sul cane della pistola mentre lo guardavo.
- Vogliate perdonarmi, Silehard. Rimanete fermo un istante solo, e vi prometto che correggerò la mia mira. - replicai in tono velenoso.
Gibbs mi prese per il braccio armato e mi riportò sul ponte, intimandomi di calmarmi. - Capitano, è meglio non fare mosse azzardate. - mi disse, accennando febbrilmente al galeone nemico. - Ci tengono sotto tiro da quando sono usciti dalla baia, e per quanto possiamo forse sostenere uno scontro a fuoco con loro... credo proprio che ci convenga evitarlo con tutte le nostre forze!-
Per quanto avessi una gran voglia di uccidere Silehard in quell'istante, senza porre tempo in mezzo, dovetti riconoscere che il signor Gibbs aveva ragione. Sull'altra nave, Silehard, premurandosi di rimanere ben riparato, fece un cenno a Jack. Quello rispose con una smorfia, ma obbedì e prese il suo posto, sporgendosi dalla murata.
- Ascoltami. - mi gridò, con la voce innaturalmente priva di emozione. - Ho un accordo con Silehard: né lui né nessuno della gilda vi farà del male. -
Una mossa davvero infingarda, quella del signore della gilda: trovarmi Jack a pochi metri, sul ponte della nave avversaria, mi fece tremare la voce, ma riuscii a ricacciare lo sgomento in fondo alla gola e a gridare, in risposta: - Io però non ho un patto con lui; non vedo per quale motivo dovreste farvi vedere qui attorno. -
- La Perla è una nave al servizio della gilda, adesso. - replicò Jack, guardandomi di sbieco. C'era qualcosa di innaturale nei suoi modi di fare: stava troppo fermo, la sua voce era troppo controllata. - Ed è molto ingiusto da parte tua impedirmi di salire sulla mia nave!-
- Oh, scusami tanto!- gridai, stringendo il legno nero del parapetto per cercare di contenermi. - Ed è un po' più che “ingiusto” da parte tua avere ucciso Will!-
In quel momento, anche senza guardarla, divenni perfettamente consapevole della presenza di Elizabeth al mio fianco: sapevo che stava fissando Jack almeno quanto lo stavo fissando io, alla ricerca del minimo segno di emozione rivelatrice sul suo volto. La sentii trattenere il respiro. Jack ebbe un sussulto, solo per un attimo, ma poi sembrò soltanto profondamente seccato. - Non è il momento né il posto per questa discussione!-
Altre parole che non erano da lui. Niente mi sembrava più da lui da quando lo avevo visto la sera precedente. Era successo qualcosa.
- Al contrario, questo è l'unico momento e l'unico posto!-
- Jack!- fu Elizabeth a gridare, così vicina a me che per poco non sobbalzai: si aggrappò alla murata e si sporse, come se avesse voluto raggiungere il capitano e strappargli la verità con le proprie mani. I suoi occhi mandavano lampi, ma il suo tono era mortalmente serio mentre si rivolgeva a lui. - Voglio la verità, Jack. Guardami negli occhi e dimmi che non lo hai fatto. -
Solo in quel momento, e per un breve attimo, Jack abbassò lo sguardo, e mi sembrò quasi di sentire tutti i presenti trattenere il respiro. Quando rialzò gli occhi aveva ancora la stessa espressione funerea, e si limitò a scuotere il capo in direzione della giovane. - Questo non posso farlo. Mi dispiace, Elizabeth. -
Senza ulteriori esitazioni, mi voltai verso la ciurma. - Armate i cannoni. -
- Laura...!- sibilò Gibbs, sbarrando gli occhi.
- Fate come vi dico: armate i cannoni!- ripetei con rabbia e, mentre i pirati eseguivano i miei ordini, tornai a voltarmi verso la nave di Silehard e il suo equipaggio. - Non permetterò alla gilda di servirsi della Perla Nera. Se il capitano Sparrow vuole stare dalla vostra parte, che ci stia: questa nave e i suoi uomini rimangono liberi. -
- Non sarete più i benvenuti a Tortuga. Dovreste saperlo che questa città è mia. - si intromise Silehard, con la consueta freddezza.
- Quello che state cercando di fare è troppo grosso anche per voi, Silehard, e ve ne accorgerete presto. Dividiamo qui le nostre strade. Oppure, se volete questa nave, dovrete prima affondarla, perché non ho nessuna intenzione di lasciarvela. -
Un silenzio nervoso calò tra le due navi, e notai che anche gli uomini del capo della gilda stavano caricando i loro cannoni.
- Sono nel nostro punto morto. - mi fece notare Elizabeth, vedendo la nave bordeggiare per evitare di esporsi al nostro fuoco diretto.
- Levate l'ancora, e viriamo il più rapidamente possibile. - ordinai: se davvero fosse scoppiato uno scontro a fuoco, sarebbe stato di vitale importanza avere più libertà di movimento possibile. Gettai un rapido sguardo alla Sputafuoco, ma capii che al momento non poteva aiutarci: era alle nostre spalle, e per di più il suo unico capitano rimasto si trovava con me sulla Perla.
A bordo dello Squalo Bianco, Jack si accostò a Silehard. - Non intenderete attaccarla?-
- Solo se lei non ci lascerà scelta. - rispose lui, stringendo gli occhi fino a ridurli a due fessure. - Abborderemo la nave. -
Jack scrutò le manovre della Perla Nera con occhio critico, quindi schioccò le labbra. - Non si lascerà abbordare. - constatò, con un pizzico di intimo orgoglio, accennando col capo alla nave nera. L'irritazione di Silehard divenne quasi palpabile, e il capitano si affrettò ad aggiungere. - Il mio patto prevedeva che “due elementi” non venissero danneggiati. -
Il capo della gilda annuì impercettibilmente: certo, entrare in uno scontro a fuoco con la Perla era l'ultima cosa che voleva. Primo, perché non poteva permettere che lo Squalo Bianco subisse danni gravi; secondo, perché non aveva la minima intenzione di infliggerne a quella che era forse la nave migliore che avesse mai solcato i mari dei Caraibi. Aveva comprato l'alleanza del suo capitano, ora anche quel gioiello di legno nero gli spettava di diritto, e non poteva assolutamente permettersi di perderlo.
- Non attaccheremo la Perla Nera. - dichiarò, infine, con una certa riluttanza ad abbandonare così il campo. - Lei tornerà. - aggiunse, con un sogghigno, rivolto a Jack. - Non fuggirà ora che è in tempo per farlo, e noi avremo tutto il tempo per organizzarci con comodo per rimettere le mani sulla nave. Ho l'impressione che non rinuncerà a voi così facilmente. - si concesse una breve risata soddisfatta, mentre Jack rimaneva ancora una volta in silenzio. Poi si rivolse al timoniere, con un sorriso crudele stampato in faccia. - Vira di bordo. Non vogliamo fare del male alla Perla Nera, vero?-
Quando lo Squalo Bianco ci girò attorno, apparentemente con l'intenzione di allontanarsi, non intuii subito le loro intenzioni: solo quando ebbero a tiro la nave che stava al nostro fianco e fecero uscire i cannoni dalla fiancata, mi resi conto di quel che stava succedendo.
- Vogliono tirare alla Sputafuoco!- gridai. La nostra nave alleata era ancora alla cappa. Non sarebbe mai riuscita a mollare gli ormeggi e sfuggirgli in tempo. - Virate di prua! Virate di prua, dobbiamo coprirla!-
I primi colpi di cannone partirono, assordanti, dallo Squalo Bianco, aprendo fori fumanti nel legno della Sputafuoco. Se avessero sparato una bordata, probabilmente l'avrebbero fatta a pezzi: ma, a quanto pare, non volevano rischiare di prendere la Perla nel mezzo.
Gli uomini a bordo della Sputafuoco gridarono e corsero ai cannoni, ma erano in una pessima posizione: non sarebbero mai riusciti a virare prima che lo Squalo Bianco sfondasse a cannonate la loro prua.
- Rispondiamo al fuoco!- mi gridò Elizabeth, voltandosi dalla murata dalla quale si stava sporgendo.
- Avanti tutta!- gridai. Era l'unica speranza: infilarci tra l'incudine e il martello, e augurarci che servisse a qualcosa.
La nave avanzò, mettendosi precipitosamente tra la Sputafuoco e i cannoni dello Squalo Bianco. Sorprendentemente, non appena la Perla si mosse, lo Squalo cessò il fuoco e terminò la sua manovra, virando del tutto e allontanandosi da noi per tornare alla baia. Fu un amaro sollievo: era ovvio che a Silehard interessava la Perla Nera e non voleva rischiare di combattere contro di essa. Con la Sputafuoco non si era fatto scrupoli: la nave presentava danni sulla fiancata, dove le cannonate avevano sfondato il legno.
- Abbiamo avuto una fortuna sfacciata, per mille palle di cannone con la barba!- sbottò Gibbs, scrollando il capo e fissando la nave che se ne andava, come se si rifiutasse di credere alle parole che aveva appena sentito pronunciare da Jack. Seguii a mia volta il galeone con lo sguardo, ammettendo sconsolata che non era stata altro che una repentina quanto violente continuazione dei fatti accaduti la sera prima.
Avevo la brutta sensazione di avere appena dato inizio ad una guerra.

*

In cima alle frastagliate scogliere che circondavano la baia, il pirata dal cappello piumato abbassò il cannocchiale, mentre lo Squalo Bianco rientrava nelle braccia della baia per tornare in porto. Aveva seguito il breve scontro tra le navi e, a giudicare da coloro che aveva visto su una nave o sull'altra, cominciava ad intuire che qualcosa era appena cambiato in modo estremamente interessante.
- Bene bene... - commentò quasi fra sé, con un sorrisetto, mentre scendeva gli scogli fino alla barchetta. - Vieni, Jack. - aggiunse, rivolto alla scimmietta che lo attendeva, pazientemente appollaiata su di una roccia. - Credo proprio che ci sia bisogno di noi. -

*

Quando Michael, dalla sua postazione di vedetta in cima al pennone, ci avvisò gridando di una scialuppa in avvicinamento, mi chiesi con una certa esasperazione che cos'altro dovevamo aspettarci.
Il sospetto si trasformò presto in stupore, quando l'uomo della scialuppa fu fatto salire a bordo e me lo trovai davanti sul ponte: mi fece lo stesso effetto di Silehard, aveva un aspetto imponente anche senza esserlo. La sua lunga giacca e il cappello piumato erano lisi e vissuti; una lunga barba ispida -che forse un tempo era stata bionda- gli cresceva su un viso bruciato dal sole, nel quale dardeggiavano due occhi azzurro stinto. Quando incrociai lo sguardo di quegli occhi, per un attimo soltanto ebbi la netta sensazione di avere già visto quell'uomo da qualche parte. Ma era impossibile; ero sicura che se l'avessi incontrato in precedenza me ne sarei ricordata. Ancora più grande fu la mia sorpresa, però, quando notai la scimmietta che se ne stava accoccolata sulla sua spalla: una piccola bestia dal pelo nero vestita di una casacchina in miniatura. Con sgomento, la riconobbi come la stessa scimmia che avevo visto sulla Perla la prima volta che vi ero salita, quando io e Faith avevamo appena conosciuto Jack.
Se avessi avuto qualche dubbio sull'identità di chi mi stava davanti, furono subito cancellati da Elizabeth che, con gli occhi sbarrati, esclamò: - Barbossa!-
- Felice di rivedervi, signora Turner. Anche voi qui?- replicò l'uomo, in tono sarcastico, mentre si guardava in giro con le mani piantate sui fianchi con un fare autoritario.
- Potrei chiedervi la stessa cosa. - replicò Elizabeth, scrutando il pirata con espressione indecifrabile. Io assistevo al loro scambio di convenevoli senza proferir parola: improvvisamente avevo capito dove avevo già visto quegli occhi azzurri; Beatrix Barbossa, la prima avversaria contro la quale avevo combattuto, aveva ereditato gli occhi di suo padre.
- Ho assistito al vostro amichevole scambio di vedute con Robert Silehard, prima... - continuò capitan Barbossa, con un sorriso sgradevole. - So che cosa sta accadendo a Tortuga, e ritengo che quella che, a quanto pare, avete scelto, sia l'unica parte dalla quale valga la pena di schierarsi, in questa faccenda. Per giunta, vedo che a questa nave manca un capitano. Di nuovo. -
- Questa nave ce l'ha un capitano. - replicai, facendomi avanti verso di lui con tutta la freddezza di cui fui capace. La scimmietta sulla sua spalla squittì come se mi avesse riconosciuta -e, per quanto ne sapevo, poteva anche essere così- e Barbossa posò lo sguardo su di me come se si fosse accorto solo in quel momento della mia presenza.
Mi superava in altezza di due spanne abbondanti, perciò non gli fu difficile squadrarmi dall'alto in basso, inarcando un folto sopracciglio con l'aria di chiedersi se fosse uno scherzo. - Tuttavia, io non lo vedo. - rispose lentamente, in tono acido, con gli occhi color ferro che mandavano lampi. Il suo tono era talmente sprezzante che ne sarei rimasta spiazzata, se non ci fossimo trovati in una situazione già di per sé così delicata.
- Capitan Barbossa. - insistetti: avevo intravisto in quel momento quella che poteva essere la nostra unica speranza. - Se è il vostro aiuto che volete offrirci, potrebbe esserci prezioso, perché la situazione è veramente pericolosa. Jack Sparrow ci ha traditi, ed è passato dalla parte di Silehard. -
- L'avevo notato. - fece Barbossa, con un cenno del capo, mentre tamburellava con le dita sulla pistola che portava alla cintura. - Questo è curioso, direi. Che motivo aveva per farlo?-
- È questo il punto: non lo sappiamo. -
Il pirata si corrucciò ancora di più, mi guardò per qualche attimo ancora, poi si voltò verso Elizabeth. - Chi è?- le domandò, accennando a me con un cenno del capo.
- Potete chiederglielo di persona!- scattò la mia amica, fulminandolo con un'occhiata. Barbossa roteò gli occhi, ma poi ammorbidì appena i toni e si rivolse direttamente a me: - Qual è il vostro nome?-
- Laura Sparrow. - tentennai appena sul cognome. - Capitano in seconda della Perla Nera. -
Il capitano sbarrò gli occhi, e non capii se stesse trattenendo lo stupore o una risata, quindi fece di nuovo il suo ghigno sghembo, come se non credesse alle sue orecchie: - Miss “Sparrow”... forse è il caso che mi facciate luce sulla situazione. -
Così, io ed Elizabeth ci ritirammo in cabina con Barbossa, dove ci sedemmo al tavolo degli ufficiali e gli raccontammo la storia dal principio: dal nostro primo incontro con Silehard a come Jack aveva seguito e ucciso Will davanti alla bottega. Quando arrivammo a quel punto, il capitano inarcò le sopracciglia e fissò Elizabeth, carezzandosi pensoso la barba. - Con questo devo capire che il giovane Turner era... tornato in circolazione?-
- L'incarico di capitano dell'Olandese era passato a suo padre... una lunga storia. - rispose lei, la quale ancora si chiudeva in un silenzio carico di astio nel sentire raccontare da me la vicenda del suo assassinio.
- Che ragazzo baciato dalla fortuna. - commentò lui, sardonico. - Qualcosa non torna, però. Miss Sparrow, siete assolutamente certa di quel che avete visto?-
- Come?- sussultai, sentendomi piccata al pensiero che perfino lui mi facesse per l'ennesima volta quella domanda. - Insomma, c'era buio, è vero. Ma ho visto Will entrare e poi uscire, prima di venire ucciso. -
- Forse hai visto soltanto quello che loro volevano che vedessi. - mi interruppe Elizabeth, enigmatica. Ero già abbastanza sotto pressione per conto mio, e quelle sue arie da chi la sapeva lunga servirono solo a farmi irritare di più.
- Ah, davvero? Be', lo spero sul serio, perché è stato terribilmente convincente!- scattai.
- Fidati. - continuò lei, che sembrava avere conservato il sangue freddo che a me mancava. - Hai sentito Jack, prima? Non ha detto “l'ho fatto”; ha detto “non posso”. Non capisci? Voleva dirci qualcosa!-
Barbossa grattò distrattamente la testa della scimmia, che si era accoccolata sul tavolo, prima di continuare: - È troppo strano, perfino per Jack Sparrow. Posso dire per certo che il Jack che conosco io non avrebbe mai ucciso William Turner, ci metto la mano sul fuoco. Se fosse capace di un gesto del genere, probabilmente non avrebbe perso la Perla Nera due volte. - ridacchiò piano, e questo mi punse sul vivo.
- Voi l'avete persa altrettante volte. - lo ripresi, seccamente.
- Giusto. Errore mio: le sue erano tre volte. -
La sua pungente ironia mi irritava, ma le sue parole avevano riacceso una seppur minima speranza: Elizabeth mi precedette, esclamando: - Quinti potrebbe essere andata diversamente? Jack avrebbe potuto solo fingere di uccidere Will?-
- Gli ha tagliato la gola e lo ha buttato in un canale!- mi contenni a fatica, ma la visione del macabro assassinio mi aveva tormentata per tutta la notte. Barbossa annuì in silenzio, col mento tra le dita.
- Infatti io non stavo dicendo che William Turner potrebbe essere vivo... il che non è da escludere, ma ne parleremo dopo. Stavo pensando al comportamento di Jack Sparrow. Uccide Turner e passa dalla parte di Silehard di punto in bianco... ditemi, ha avuto contatti con la strega?-
Drizzai le orecchie. - Sapete della strega?-
- Qualunque cosa dicano in città, la verità è una sola: Silehard ha dalla sua parte una strega. Una sciroccata sacerdotessa di Calypso, per essere precisi: l'ultima di un'antica generazione di sacerdotesse che furono accusate di stregoneria e sterminate a Santo Domingo. C'è un tempio in disuso sull'isola, dove lei si rifugiava: penso proprio che Silehard l'abbia trovata lì. - Barbossa intrecciò le dita e fissò davanti a sé, rimuginando. - Ora, sono assolutamente certo che sia dotata di poteri soprannaturali. E, se Jack ha avuto a che fare con lei in qualche modo... -
- Oh oh... - avevo capito dove voleva arrivare. I suoi occhi color ferro inchiodarono i miei con un'intensità pericolosa. - Sì?- mi incitò, in tono inquisitorio.
- Jack faceva dei sogni strani, prima che tutto questo cominciasse. - ammisi. - Sogni che era convinto fossero manovrati da qualcun altro. Per questo ha cominciato ad interessarsi alla gilda, quando Silehard ha fatto cenno di sapere dei suoi sogni: voleva scoprire chi c'era dietro. Ha scoperto che la strega aveva in qualche modo libero accesso ai suoi ricordi durante il sonno. -
Barbossa si batté una mano sulla fronte con fare esasperato. - Curioso imbecille!- ringhiò, alzando gli occhi al cielo. - Gli hanno agitato l'esca davanti al naso e lui ha abboccato come un pesce!-
- Che cosa ha a che fare la strega con quello che è successo?- insistette Elizabeth.
- Forse tutto. Fino a questo momento ci siamo chiesti il perché dello strano comportamento di Sparrow... e se Sparrow non stesse agendo di sua iniziativa?-
- Ma sotto il comando della strega? È questo che volete dire?- terminai, sentendomi il cuore in gola.
Barbossa annuì. - Non conosco i poteri della strega, ma so per certo della sua esistenza e del lavoro che svolge all'interno della gilda. Silehard ha ottenuto la fiducia e il servizio di un numero spropositato di capitani pirata, e in poco tempo ha avuto la malavita di Tortuga ai suoi piedi... perché? Come ha fatto? Deve per forza esserci in ballo qualcosa di più del semplice potere del denaro o della paura. Quello che mi avete detto mi fa davvero sospettare che la strega possa fare agire gli uomini come vuole. Ergo... - sogghignò. - ...c'è davvero di che avere paura. -
- Quella strega è un avversario da togliere di mezzo. - ribattei caparbiamente. - Se Silehard ha fondato la sua gilda sui suoi poteri, vuol dire che possiamo farlo crollare con lei!-
Il capitano mi osservò con aria quasi divertita, inclinando il capo da una parte. - Perché volete dichiarare guerra a Silehard? Niente vi impedisce di prendere il largo e andarvene in mari meno movimentati; vi risparmiereste molte seccature... e molte vite, probabilmente. -
- Jack ha ucciso Will!- scattai, sostenendo il suo sguardo. - La gilda ha ucciso Will! E, se lasciamo che Silehard vada avanti in questo modo, che ne sarà di Tortuga? Sarà un brutto giorno quando i pirati non potranno stare tranquilli nemmeno qui!-
Questo lo fece scoppiare a ridere sul serio, e avrei probabilmente reagito male se non avessi capito che si trattava di una risata di approvazione: quando smise aveva un sorriso da un orecchio all'altro. - Quando avete ragione, avete ragione. - disse, senza smettere di guardarmi come se mi trovasse molto divertente. - Neanche io sono disposto a lasciare che un damerino sputasentenze si permetta di fare il bello e il cattivo tempo, né a Tortuga né in nessun altro angolo dei Caraibi. Per quello abbiamo già quella persecuzione della Marina. -
- Siamo d'accordo, allora!- esclamai, lasciandomi contagiare dal suo entusiasmo. - Voi sembrate saperne molto più di noi: aiutateci a fare cadere la gilda. -
- E riguardo a Jack Sparrow?- mi domandò lui a tradimento, terribilmente tranquillo. Era evidente che si era conservato quella domanda fino all'ultimo. Mi trovai ad esitare per un lungo, imbarazzante istante, prima di rispondere con un poco convincente: - Ci ha pur sempre traditi... -
- Voi lo amate, miss. - replicò lui, con un ghigno e una schiettezza disarmante. - Che cosa farete se vi troverete ad affrontarlo come nemico? Gli cascherete tra le braccia alle prime belle parole che vi dirà?-
- È improbabile, dopo che l'ho visto uccidere uno dei nostri migliori amici! Che lo abbia fatto di proposito oppure no. - ringhiai, punta sul vivo. Imperturbabile, Barbossa fece un cenno di assenso col capo.
- Molto bene. Se vi trovaste alle strette, lo uccidereste?-
- No. - sibilai.
- Non ci provate, capitano. - scattò Elizabeth, in tono fermo ma inequivocabile. - Nessuno di noi farà del male a Jack finché la situazione non sarà più chiara. Non potete usarci per risolvere le vostre faccende. -
- Mi stavo solo informando. Spero, allora, che vi atteniate alle vostre parole. - mi tese la mano, avvolta in un guanto di pelle nera senza dita. - Uniti contro la gilda, abbiamo un accordo?-
- Abbiamo un accordo. - gli strinsi la mano, e così suggellammo il patto.
Ci alzammo tutti e tre per lasciare la cabina e raggiungere il ponte, per informare la ciurma dei cambiamenti: mentre attraversavamo la porta, con la scimmietta che trotterellava sul pavimento davanti a noi, Barbossa aggiunse: - Per poter leggere nei pensieri di una persona, occorre un rituale particolare che comprende un oggetto di proprietà del bersaglio, quindi vi suggerisco di tenervi stretti i vostri effetti personali... specialmente quelli che avete tenuto accanto per un certo tempo, come indumenti o gioielli. Ma anche la storia degli incubi non mi è nuova: si racconta che i persecutori delle streghe ebbero incubi orrendi per anni, come pena per ciò che avevano fatto. Ci sono molti modi di gettare il malocchio su una persona... o su un'intera nave. Perciò, tutte e due, fareste meglio a dire agli uomini di controllare le navi e di raccogliere tutto quello che potrebbe sembrare sospetto, in particolare oggetti che assomigliano a piccole bambole. Se qualcuno ci ha appiccicato addosso dei feticci, voglio saperlo in tempo. -
- Feticci?- ripeté Elizabeth, accigliandosi, mentre uscivamo sul ponte sotto gli occhi della ciurma. - Le sacerdotesse di Calypso usano anche quelle cose?-
- Non si può mai sapere. - replicò lui, poi, rizzandosi in tutta la sua statura, volse lo sguardo attorno a sé sul ponte e gridò: - Avanti, ciurmaglia, portiamo queste navi in un posto più sicuro, muoversi!-
- Barbossa. - protestai, avanzando a mia volta. - Il capitano sono ancora io. -
Barbossa si voltò verso di me con un sorriso che forse voleva essere accattivante. - Scusatemi. Mi sembrava che aveste bisogno di un po' di incoraggiamento. -
Alzai gli occhi al cielo e lo seguii, mentre i pirati correvano ai loro posti, per portare le navi lontano dalla baia, al riparo dallo sguardo di Silehard e da quello della strega. Ero soprappensiero mentre camminavo in mezzo alla ciurma, così che ci misi qualche istante ad accorgermi del pirata che cercava di attirare la mia attenzione.
- Laura!- Connor mi raggiunse e si fermò davanti a me con tanta fretta che pensai fosse sul punto di dirmi qualcosa di importante: per qualche attimo si fermò, con la bocca aperta, senza sapere che dire. Ricominciò, vagamente imbarazzato. - Capitano... mi dispiace per quello che è successo. Davvero. -
- Non ce n'è bisogno, Connor. Ma grazie. - concessi, con un cenno del capo.
Il pirata mi scrutava, serio. - Va tutto bene?-
Una domanda stupida, viste le condizioni, ma sapevo che cosa intendeva davvero e in fondo apprezzai l'interessamento. - Non andrà bene per un bel pezzo, amico mio. - gli risposi, con un sorriso stanco, poi però indurii sia il tono che l'espressione. - Voglio una controffensiva. Adesso. E dobbiamo essere più rapidi della gilda. -
Connor strizzò gli occhi, scrutandomi con aria vagamente confusa. - Avete già qualche idea?-
- Me le farò venire. E in fretta, anche. -

*

Il sole tramontava sulla baia di Tortuga, mentre una nebbia leggera cominciava al aleggiare sul pelo dell'acqua. Una piccola nave prendeva il largo in quel momento: la chiglia sottile fendeva rapida le onde; sul pennone sventolavano alla brezza serale due bandiere, una nera col profilo di uno scheletro verde scuro, l'altra era uno squalo bianco su fondo nero.
Aveva appena sorpassato gli scogli che abbracciavano la baia, quando una seconda nave emerse dalla nebbia: quelli a bordo della prima imbarcazione non fecero in tempo neppure a chiedersi da dove fosse spuntata, che quella fece fuoco a tutta potenza.
Era stato un agguato in piena regola; i cannoni erano già puntati sulla preda: le palle di cannone sfracellarono la chiglia, strapparono le vele, mandarono in pezzi l'albero maestro.
- Rispondete al fuoco! Rispondete al fuoco!- gridò il capitano della nave condannata.
A bordo della Sputafuoco, Elizabeth si voltò, repentina, verso gli uomini della sua ciurma, pronti ai cannoni. - Fuoco!- urlò a pieni polmoni.
Un'altra bordata, e la piccola nave fu sventrata ancora prima di poter rispondere di un solo colpo: l'acqua si colorò di rosso e nero, i morti e i sopravvissuti, sbalzati fuori dall'imbarcazione distrutta, riemersero fra le macerie fluttuanti. A quel punto, la Sputafuoco alzò le vele e si allontanò, rapida come era arrivata, lasciando dietro di sé la scia del fumo acre dei cannoni.

*

Una scialuppa ormeggiò al molo col favore delle tenebre: uno degli uomini dell'equipaggio si sporse dall'imbarcazione e strinse gli occhi, distinguendo alcune figure che attendevano nell'ombra, a pochi passi da lì. Con cautela emise un basso fischio, e si rilassò sentendo rispondere con due fischi più acuti: solo allora lui e gli altri contrabbandieri rimossero il telo dal fondo della barca, rivelando alcune casse di legno accuratamente allineate.
Nel frattempo, il drappello di uomini sul molo si era avvicinato alla barca. Uno dei contrabbandieri si alzò in piedi per posare il suo carico sulla banchina, quindi, quasi per caso, alzò gli occhi e improvvisamente ebbe un sobbalzo. - Ehi! Tu non sei dei nostri!- esclamò.
Non aveva neanche finito di dirlo che la lama della spada gli sferzò la gola, mandandolo boccheggiante e sanguinante a cadere in acqua con una grande spruzzo.
- Ci puoi giurare che non sono dei vostri, canaglia!- replicò Barbossa, sprezzante.
Al suo segnale io feci fuoco, con la pistola fermamente puntata addosso all'uomo che avevo più vicino, e tutto il resto della mia truppa con me: i contrabbandieri della gilda cercarono di opporre una disperata e frenetica resistenza, ma eravamo troppi, e tutti armati di pistole. Morirono in fretta, sulla loro barca, crivellati di colpi.
Una volta che fu tutto tranquillo, Barbossa si chinò per aprire la cassa che il contrabbandiere aveva caricato sulla banchina prima di morire: una volta rimosso il coperchio, rivelò contenere dei fucili nuovi di zecca. - Niente armi, stasera, per la gilda!- commentò in tono vivace, spingendo la cassa di nuovo nella barca.
- Due di voi portino questa barca e il carico alla Perla; gli altri con me. - ordinai in fretta, rinfoderando le pistole ancora fumanti. - Torniamo alle barche più in fretta possibile, e torniamo alla nave. -
Rapidi e silenziosi abbandonammo il campo, rintanandoci nell'oscurità per sfuggire agli eventuali curiosi che sarebbero potuti intervenire, richiamati dagli spari. Scavalcai il corpo di uno degli uomini della gilda che avrebbe dovuto ricevere i contrabbandieri, e di cui ci eravamo occupati in precedenza appena eravamo venuti per appostarci. Nemmeno Silehard avrebbe dormito sonni tranquilli, quella notte.





Note dell'autrice:
Ebbene sì: si riparte! Prima di tutto, per questo capitolo devo ringraziare Billy, che col suo entusiasmo, la sua instancabile vena di fan e di lettrice, i suoi commenti e il suo occhio per gli errori (allenatissimo!) mi ha ridato la voglia di scrivere. Questo è per te! E poi devo fare un ringraziamento speciale a Capitan Alwilda che in questi giorni mi ha omaggiata di ben tre disegni ispirati alle mie storie: rispettivamente questo, questo e questo! Sono lusingatissima per queste fanart (che, lo giuro, erano totalmente inaspettate) e sono molto felice di averti a bordo, matey. Grazie a Fannysparrow (sono riuscita a sconvolgerti con l'ultimo capitolo, eh?) e alla nuova arrivata MeStYu93. Per il resto, dico solo che sto lavorando ai nuovi capitoli, e spero di poter essere un po' più rapida coi prossimi aggiornamenti!
PS: Non potevo non segnalare anche questo ultimo gioiellino sfornato da Daniela: senza parole, matey. Grazie. Come sempre!

  
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