Nonostante fossero passate diverse decadi, Luthien
non riusciva a dimenticare. Grazie a quella coraggiosa donna, ora il Vecchio
Continente godeva di un lungo periodo di pace. Tutto ciò che
le rimaneva della sua valorosa amica erano le pergamene che ella aveva scritto
per lasciare qualcosa di sé al mondo.
L’affascinante Elfa, vestita con un semplice vestito lungo di
seta bianca, aprì un polveroso baule, ai piedi dal suo letto. Vi trovò delle
pergamene ingiallite dal tempo, rilegate con un nastro di raso verde. Le pose
sul tavolo con estrema accuratezza, attenta
a non rovinare quel fragile ricordo.
Una volta all’anno, l’equinozio di primavera, dissolveva, con le
sue dita affusolate e candide, il nodo che imprigionava quegli scritti. La luce
che trapelava dalla finestra rendeva il suo incarnato di una avvenenza che
nessuna umana poteva avere; ma la sua espressione, che di solito era
indecifrabile, era velatamente malinconica.
Quindi si immerse nella lettura.
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