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Autore: RobTwili    09/09/2011    13 recensioni
Lui: Francis 'Frank Fagotto' Hudson.
Lei: Ashley Foster
Lui: Capitano de 'I Matematicici', Capitano de 'Gli elettroni spaiati' e suonatore di Fagotto nella banda del liceo.
Lei: Capitana indiscussa delle Cheer-leader, Capo volontaria del progetto 'Le infermiere della scuola'.
Lui: Innamorato di lei fin dall'asilo.
Lei: Non sa nemmeno che lui esiste.
Ma se, improvvisamente le loro strade si incrociassero? Potrebbe Francis, con molte difficoltà, compiere la vendetta di tutti i nerd facendo capire che l'aspetto non è tutto?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nerds do it better'
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«Che-che-che succede?» mormorai continuando a guardare lungo il corridoio: avevo paura che arrivasse qualcuno.
«Spero non ti sia dispiaciuto perché sono intervenuta…». Ashley si avvicinò a me, appoggiandosi alla porta della mia camera.
«In-intervenuta?». Mi sistemai gli occhiali sul naso che avevano cominciato a scivolare a causa del nervosismo.
Ogni volta che Ashley era a pochi centimetri di distanza da me iniziavo ad avere vampate di caldo e sudavo.
«Sì, con Zac e Mac» cercò di spiegarmi, accennando un timido sorriso.
«Per-perché?» chiesi, giocherellando con la chiave della camera.
Non aveva detto o fatto nulla di male durante la partita di poker.
«Non ti sei accorto di nulla?» domandò sorpresa, sistemandosi meglio contro il legno dello stipite dietro di lei.
«Di-di cosa?». Qualcuno aveva barato?
Di che cosa non mi ero accorto?
«Ecco… non so se sia solo una mia impressione, ma credo che Mac… insomma, hai capito, no?» sussurrò stringendosi le braccia attorno al corpo, come se avesse freddo.
«Dovrei?» chiesi slacciandomi la felpa e porgendogliela perché si coprisse.
«Grazie» bofonchiò infilandosela velocemente. «Dici sul serio Francis? Non ti sei mai accorto di nulla?». Era decisamente stupita dalla mia reazione.
«Di-di cosa do-dovevo accorge-e-ermi?». Non riuscivo a capire a che cosa si riferisse.
C’entravano Mac e Zac, a questo punto.
«Di Mac e Zac! Credo che a Mac piaccia Zac». Sembrava convinta delle sue parole, questo mi stupì tanto che cominciai a ridere, appoggiandomi alla porta per sostenermi.
A Mac piaceva Zac? Impossibile.
Mac odiava Zac!
«Zitto Francis, o ci scopriranno» sibilò Ashley, tappandomi la bocca con una mano perché non ridessi così rumorosamente.
Cercai di calmarmi per non farci scoprire, ma era così difficile smettere di ridere dopo quello che mi aveva detto!
Mac non poteva essere innamorata di Zac.
«Scu-scusami» borbottai sistemandomi gli occhiali che erano scesi sul naso, «è solo ch-ch-che è una cosa di-di-divertente. In verità Mac o-o-odia Zac». Ashley si era inserita nel nostro gruppo solamente da qualche mese, non poteva sapere tutta la storia.
Zac e Mac si comportavano come cane e gatto, tra di loro c’era un odio reciproco che riuscivano a tenere a bada solo grazie a un precario equilibrio che veniva infranto tutte le volte che Zac faceva qualche battuta su Mac.
«Ti sembra una cosa così stupida davvero?». Ashley era incredula. Non ne capii il motivo: era perché non credevo a una cosa simile o per la mia reazione esagerata?
«No, so-solo che Mac e Zac so-sono come cane e g-g-gatto. Se-se-se-senza o-o-offesa A-A-Ashley, ma tu li co-co-conosci da po-poco» balbettai in imbarazzo; speravo che non si offendesse perché non era mia intenzione.
«Francis» sogghignò, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, «hai ragione, li conosco da poco, ma Mac è una ragazza, e, senza offesa, credo di capire le ragazze più di te».
Certo, forse riusciva a capire le ragazze più di me, ma Mac non era come tutte le altre.
«Però pa-pa-parliamo di Mac. La co-co-conosco dall’asilo». Incrociai le braccia al petto per darmi un po’ più di coraggio.
Forse quello era il momento giusto per smettere di balbettare.
«Mac è una ragazza come tutte le altre». Ashley era davvero divertita.
«No-no-non è vero» mi impuntai, sicuro di quello che stavo dicendo.
«Ah, no? E per cosa è diversa? Non dirmi perché sa usare il computer e perché conosce ogni singola battuta di Star Wars». Sembrava che Ashley volesse sfidarmi.
«Be’, Mac no-no-non è come tutte le altre ra-ra-ragazze per questi mo-mo-motivi e an-anche per-perché…». Doveva esserci qualche altro motivo. Mac era diversa dalle altre ragazze perché…
«Sto aspettando Francis…» ghignò soddisfatta Ashley.
«No-no-non porta i ta-ta-tacchi e no-non si tru-trucca». Sì, Mac non era come tutte le altre ragazze anche per quello.
«Cioè, se Mac si truccasse e mettesse i tacchi e un vestito sarebbe come tutte le altre ragazze, no?».
Perché sembrava che Ashley fosse sicura di avere la vittoria in pugno?
«S-s-sì» balbettai convinto delle mie parole.
«Allora è una ragazza a tutti gli effetti, solo che non lo fa vedere. Quindi, ho ragione io: Mac è una ragazza e io so quello che pensa».
«Ma…» borbottai in cerca di una scusa per non dargliela vinta.
Mac doveva avere qualcosa di diverso dalle altre ragazze.
Non si truccava, non indossava i tacchi, sapeva hackerare il sistema della scuola e aveva imparato a memoria tutte le battute dei primi tre film di Star Wars.
Queste erano delle ottime motivazioni per rendere Mac diversa da tutte le altre… almeno per me.
«In o-o-ogni caso a Mac non piace Zac». Su questa cosa ci avrei messo la mano sul fuoco.
Se fosse stato così me ne sarei accorto, o almeno Mac me ne avrebbe parlato.
«Va bene, glielo chiederò e poi vedremo» sbottò Ashley, così sicura di aver ragione che cominciavo a dubitare di me stesso.
«D-d-d-d’accordo». Non potevo di certo farle vedere che volevo entrare in camera per mandare subito un messaggio a Mac.
Dovevo sapere chi dei due era riuscito a capire la situazione.
Aprii la porta della mia camera e feci un passo per entrare, ma la mano di Ashley si appoggiò al mio polso.
«Francis» sussurrò appena, tanto che faticai a sentirla nonostante il silenzio del corridoio.
«S-s-sì?» borbottai, voltandomi verso di lei, ancora appoggiata allo stipite.
«Io… io volevo ringraziarti. A dire la verità volevo ringraziare tutti». Cominciò a giocherellare con la chiave della sua camera, imbarazzata.
«Pe-per co-cosa?» chiesi, non capendo a che cosa si riferisse.
«Be’, voi siete state le uniche persone gentili. Quando gli altri mi hanno evitato voi mi avete accolto, come se mi aveste conosciuto da sempre. Prima a scuola, dopo alle Star Wars Night. Nessuno si è mai comportato così con me». Continuava a parlare con lo sguardo basso, evitando di guardarmi negli occhi.
«No-non devi ringraziarci, no-no-noi l’abbiamo fa-fa-fatto perché ci an-an-andava» borbottai prima di schiarirmi la voce, impacciato.
«Francis, tu sei troppo buono» sussurrò facendo un passo verso di me e costringendomi a indietreggiare schiacciandomi contro l’altro stipite della porta.
«N-n-n-n-n-non è v-v-v-v-vero» balbettai cercando di non badare al battito del mio cuore che copriva anche la voce di Ashley.
Era troppo vicina, un altro passo e avrei rischiato l’iperventilazione.
«Sì che è vero. Tu, Zac, John, Mac, siete delle persone splendide, e io non so davvero come ringraziarvi». Si portò una mano sulla guancia per asciugarsi una lacrima.
Oddio, stava piangendo.
«A-A-Ashley» borbottai avvicinandomi a lei di un passo. «Va-a-a tutto be-bene?». Domanda idiota.
Se stava piangendo non andava tutto bene.
Mi abbracciò, affondando il viso sul mio petto senza che nemmeno avessi il tempo di reagire.
«Io non vi merito» singhiozzò continuando a piangere.
Cosa dovevo fare?
Lei era abbracciata a me, in lacrime; io ero lì, come uno stoccafisso, con le mani lungo i fianchi.
Ok, bisognava consolarla.
Lentamente portai le braccia sulla sua schiena e la accarezzai in modo dolce.
«No-no-non dire co-così» sussurrai continuando ad accarezzarle la schiena.
Sentii un suo singhiozzo e cominciai ad agitarmi.
Forse non stavo facendo la cosa giusta, altrimenti avrebbe smesso di piangere, no?
E se ci avessero scoperto?
Erano le cinque di mattina, eravamo fuori dalle nostre stanze.
Mi avrebbero sospeso da scuola!
Forse addirittura levato la fascia di capitano de I Matematicici.
Continuò a piangere per qualche minuto, stringendo la mia maglia tra i suoi pugni. Quando alzò il viso e mi guardò con quegli enormi occhi azzurri, il mio cuore ritornò a correre.
Poco mi importava de I Matematicici o de Gli Elettroni Spaiati.
Ashley era bellissima anche mentre piangeva e se vederla aggrappata alla mia maglia poteva costarmi la fascia da capitano, be’… ne sarebbe valsa la pena.
«Va me-me-meglio?» chiesi sciogliendo un po’ l’abbraccio.
Si asciugò una lacrima con il dorso della mano e sorrisi quando, con una smorfia buffa, cercò di tirare su con il naso.
Portai subito la mano nella tasca dei jeans e le porsi un fazzoletto.
Dejà vù.
La mia mente ritornò alla festa di Halloween, quando le avevo prestato un fazzoletto bianco con le righe blu sul bordo.
Ashley prese il fazzoletto e si soffiò il naso cercando di fare poco rumore, ma mi accorsi che stava piangendo ancora.
«Ehi, A-A-A-Ashley» mormorai prendendole il viso tra le mani e asciugandole una lacrima con il pollice, «va t-t-t-utto bene». Non sapevo come rassicurarla così, per non farla sentire in imbarazzo spostai le mani dal suo viso. Forse non era stata una saggia idea.
Credevo che si sarebbe messa a piangere di nuovo, che sarebbe scappata in camera sua o che magari sarebbe corsa da Mac.
Mai, mai nella mia vita mi sarei aspettato di vedere Ashley alzarsi in punta di piedi e chiudere gli occhi prima di appoggiare le sue labbra alle mie.
Ero talmente sorpreso da quel gesto che non mi ero minimamente mosso.
Le braccia lungo i fianchi, gli occhi sbarrati per la sorpresa, le labbra serrate.
Quando Ashley aprì gli occhi di scatto e si scostò da me, ero ancora immobile.
«Oddio» gemette portandosi le mani tra i capelli e tirandone qualche ciocca. «Oddio ho baciato Frank Fagotto». Cominciò a camminare lungo il corridoio in modo nervoso, continuando a tirarsi i capelli.
«A-A-A-A-A-Ashley» balbettai ancora scosso per quello che era successo.
Doveva calmarsi, dovevamo rientrare in camera, per metabolizzare l’accaduto, magari.
«Sta zitto» sibilò puntandomi l’indice contro. «Non mi hai nemmeno baciato tu! Ti ho baciato solo io!» continuò, ritornando a camminare nervosa.
Certo! Non ero riuscito a baciarla perché mi aveva colto di sorpresa! Cosa si aspettava che facessi al mio primo bacio se mi coglieva così alla sprovvista?
«A-A-As…» non riuscii nemmeno a terminare la frase che Ashley ritornò verso di me più arrabbiata che mai.
«Zitto» ribadì tra le lacrime che avevano cominciato a scorrere di nuovo sulle sue guance. «Sta zitto. Non parlare, non dire niente». Sembrava delirante; sbuffava, piangeva, camminava.
Non riuscivo a capire che cosa fare per farla ritornare in sé.
«A-A-A-Ashley» deglutii sperando di ritrovare un po’ di voce, ma ero talmente in imbarazzo che dovevo impegnarmi per non balbettare.
«No, zitto! Non è successo niente. Se lo dici a qualcuno ti uccido, d’accordo?». Ancora una volta si avvicinò puntandomi l’indice contro, minacciosa.
«A-A-A-A-Ash…» provai a parlare di nuovo. Volevo spiegarle che non era successo niente, che non doveva agitarsi in quel modo.
In fin dei conti era stato solo il mio primo bacio.
Con Ashley Foster.
«Giuralo» sibilò.
«G-g-g-g-giuro» borbottai, sperando che si calmasse e potesse finalmente ascoltarmi.
«L’hai giurato». Cominciò a indietreggiare verso la porta della sua stanza e feci un passo avanti per raggiungerla.
Non ce la facevo a vederla così triste, ancora con qualche lacrima che scendeva.
«A-A-A-A-Ashley» sussurrai velocizzando il passo, quando mi accorsi che aveva aperto la porta.
«Nemmeno a Zac» borbottò chiudendomi la porta in faccia.
«Ashley! Apri la porta». Cominciai a bussare insistentemente, senza risultato. «Ashley! Per favore, devo parlarti» ritentai, non ricevendo risposta. «Ok, ascoltami Ashley, non è successo niente, va bene? Ci siamo fermati a parlare di Mac e Zac, ti prego, apri la porta, voglio solo sapere se stai bene». Non l’avrei detto a nessuno.
Mi sarebbe rimasto il ricordo e l’avrei tenuto solo per me.
Il mio primo bacio, con Ashley Foster.
«Vattene» si lamentò da dietro la porta chiusa.
«Ok» sospirai. Avevo capito che non si sarebbe arresa. «Ci vediamo domani. Buonanotte» bofonchiai alla porta chiusa, prima di dirigermi verso la mia camera e chiudermi dentro.
«Perfetto!» grugnii sedendomi sul letto e lanciando gli occhiali sul cuscino. Mi strofinai il viso con le mani per cercare di fare un po’ d’ordine in testa.
Un casino, ecco quello che era successo!
Se mai nella mia vita avevo avuto qualche possibilità con Ashley, era sparita dopo quel bacio.
Perché dovevano capitare tutte a me?
Avrei aspettato anche altri nove mesi, se poi fosse stato tutto perfetto, ma no! Perché doveva baciarmi così a caso, spaventandosi per non sapevo nemmeno che cosa e cominciare a piangere.
Mi distesi sopra alle coperte cercando di addormentarmi; naturalmente con scarsi risultati.
Continuavo a rivedere la scena del bacio con Ashley; lei che mi guardava dritto negli occhi, che si sollevava sulle punte e le sue labbra sulle mie.
Sentivo ancora la sensazione di calore.
Mi umettai involontariamente le labbra e sentii il profumo di Ashley.
Suggestione, probabilmente. Però ero quasi sicuro di poter sentire quel gusto di vaniglia e arancia che Ashley emanava.
Rimasi a rigirarmi nel letto fino a quando qualcuno bussò alla porta.
Mi alzai e subito corsi ad aprire, magari era Ashley e voleva parlarmi.
Quando vidi Zac davanti a me, borbottai un «Ah, sei tu» deluso.
«Che ci fai ancora in pigiama Francis? È ora di fare colazione, sono le sette e mezza». Nonostante gli occhiali potevo vedere due grosse occhiaie nere.
Non sembrava sentire la stanchezza però. Continuava a muoversi velocemente, come se avesse dormito per ore.
«Mi sono appena svegliato» mentii prima di togliermi il pigiama e infilarmi velocemente un paio di jeans, una maglietta e una felpa. «Che cosa avete fatto per tutta la notte?» chiesi curioso di sapere come mai avesse tutta quell’adrenalina addosso.
«Ho giocato a strip poker» ridacchiò prima di mettersi addosso un paio di jeans.
«Fino ad adesso?». Sgranai gli occhi stupito.
Pazzi. Ecco la parola giusta per descrivere Mac e Zac.
Come diamine avevano fatto a resistete tutte quelle ore davanti a un mazzo di carte?
«Sì. Ma vuoi sapere qual è stata la cosa bellissima?». Si avvicinò ancora su di giri, mentre annuivo per non interrompere il suo racconto. «Ho vinto. Capisci? Ho sfatato il mito! Mac non è imbattibile a poker! L’ho battuta io, proprio io». Si indicò felice, infilandosi un paio di scarpe da ginnastica.
«Quante volte hai perso?». Se era riuscito a vincere una volta soltanto ed erano rimasti a giocare a poker per tutte quelle ore significava che Mac aveva vinto come minimo tre mani.
«Dunque, una volta sono rimasto in boxer, un’altra in boxer e calzini, una volta Mac mi ha detto che era meglio se sospendevamo e quindi sono riuscito a tenere i pantaloni… forse sono rimasto in mutande due volte» precisò asciugandosi il viso dopo che era corso in bagno per prepararsi.
«E Mac? Ha perso quante volte?» sogghignai, aspettando la sua risposta.
«Una. Ma ho sfatato il mito, capisci? È rimasta in canottiera! Poi ha abbandonato. Dio, che soddisfazione» sospirò distendendosi sul letto e allargando le braccia.
«Sono felice» dissi fingendo un sorriso.
Se solo avesse saputo quello che mi era successo il poker sarebbe stato l’ultimo dei suoi pensieri.
«Ehi amico, tutto bene?» chiese improvvisamente, alzando solo il capo per guardarmi.
«Mhm? Certo» annuii, correndo in bagno perché non vedesse che avevo raccontato una bugia.
«Sicuro?». Sussultai quando vidi l’immagine di Zac riflessa sullo specchio del bagno.
«Sicurissimo». Mi abbassai per lavarmi i denti.
«Non è successo niente di strano?».
Perché voleva sapere tutti i dettagli proprio l’unica volta che non volevo raccontarli?
«No no» borbottai con lo spazzolino in bocca.
«Ok, allora appena hai finito andiamo da John a sentire come ha passato la notte» sbadigliò stiracchiandosi.
Sapevo che sarebbe crollato durante il viaggio di ritorno, in fondo era Zac, quello che non si svegliava prima delle sette e venti.
Continuava a rimanere sveglio solo per la botta di adrenalina causata dalla mano vinta a poker.
Quando uscimmo con il borsone per andare direttamente in camera di Hannah, mi assalì un dubbio.
«Zac, e se ci aprono Cindy e il suo ragazzo?». Magari erano anche mezzi nudi.
«Gli chiediamo se John e Hannah sono già andati a fare colazione, che problema hai?». Mi lanciò un’occhiataccia bussando alla porta.
Magari si stavano baciando. Non volevo interromperli sul più bello.
«Sì?». Hannah aprì la porta con un sorriso stanco, sistemandosi i capelli.
«John?» chiese Zac, sbirciando dietro di lei per vedere se era ancora in stanza.
«Cinque minuti fa, quando ci siamo svegliati, è corso in camera per prepararsi».
Vidi Cindy dentro alla stanza mentre si sedeva sopra alla sua valigia per cercare di chiuderla.
«Ok, grazie» borbottai cominciando a camminare verso la camera di John.
«Dici che hanno fatto qualcosa?» chiese Zac continuando a voltarsi per guardare Hannah.
«Non lo so, Zac. Che domande mi fai? Non ero mica lì, io. Chiedilo a John» sbottai bussando alla porta di John che era aperta.
«Entrate ragazzi». La voce di John arrivò ovattata e storpiata.
Quando, dopo essere entrati, mi accorsi che era perché stava tenendo una maglia tra i denti, ridacchiai involontariamente per la comicità della scena.
«Allora?». Zac non riusciva a rimanere fermo; si dondolava da un piede all’altro, mentre aspettava che John raccontasse che cosa era successo.
«Calma, ragazzi. Abbiamo solo dormito assieme. Qualche coccola, ok, ma niente di serio». Il disappunto nel volto di Zac, dopo aver sentito che cosa aveva detto John, era evidente.
«Che occasione sprecata John. Non ti capiterà mai più» borbottò Zac, distendendosi sul letto di John.
«Ascolta, ne abbiamo parlato ma non era il momento. Smettila di farti gli affari miei». John sembrava davvero arrabbiato, forse per la mancanza di sonno. «Tu, Francis? Novità?». Due paia di occhi si posarono su di me.
«Oh… no. No, no, no. Niente novità» mentii cominciando a sentire alcune goccioline di sudore sulla fronte.
«Stai mentendo?». Zac si alzò dal letto, avvicinandosi per guardarmi più da vicino.
«No, no che non sto mentendo, che dici?» mi giustificai, cominciando a guardarmi attorno per cercare qualcosa da riordinare.
«Ok». Zac fece spallucce, come se fosse stato completamente disinteressato.
Come era possibile?
Perché non insisteva per sapere che cosa era successo?
«Andiamo ragazzi?» chiese John, chiudendo il suo borsone e controllando di non aver lasciato niente nella stanza.
Prendemmo l’ascensore in silenzio; Zac continuava a fischiettare, ma riuscivo a vedere attraverso lo specchio che mi lanciava strane occhiate.
Probabilmente aveva un piano diabolico per farmi confessare e io ne ero spaventato, a morte!
Quando arrivammo nella sala per fare colazione, mi accorsi che Ashley e Mac erano sedute a un tavolo appartato, l’unico che aveva posti liberi.
«Andiamo dalle ragazze?» propose Zac, cominciando già a camminare prima che io potessi proporre di cercare un altro tavolo.
«Su, Francis». John mi spintonò ridendo, mentre si avvicinava a Mac e Ashley salutandole.
«D’accordo, coraggio Francis. Non è successo niente» parlottai da solo per farmi coraggio. «Ciao» sussurrai sedendomi di fianco ad Ashley, visto che era l’ultimo posto rimasto libero.
«Ciao Francis» borbottò Mac, prima di continuare a bere il suo caffè.
Ashley non mi salutò nemmeno.
Perfetto.
La giornata era cominciata nel migliore dei modi.
«Allora, come hai passato la nottata, Ashley?» chiese Zac, cominciando a spalmare del burro su una fetta di pane tostato.
«Bene» ribatté secca, senza altare lo sguardo dal piatto con una brioche mezza mangiucchiata.
«John? Dormito bene?». Mac improvvisamente cambiò discorso, riportando l’attenzione sul mio amico.
Che sapesse qualcosa?
«Sì, dormito bene. Tu?» ghignò John cominciando a mangiare i cereali e il latte.
«Ho giocato a poker per tutta la notte. Ho vinto tutte le partite…». Mac si schiarì la voce giocherellando con la tazza mezza piena.
«Mac… sii sincera! Hai vinto quasi tutte le partite» puntualizzò Zac, orgoglioso di se stesso.
«Ok, ne ho persa una» sibilò Mac infastidita.
«Brava. Era comodo il letto, Ashley? Sei riuscita a dormire?». Zac stava cercando la leva giusta per capire che cosa fosse veramente successo tra me e lei.
«Oh, dannazione! Perché non riesci a raccontare una bugia?» sbottò lanciandomi un’occhiataccia.
Mimai con le labbra un «No» che Ashley non riuscì a vedere.
«Sì, sì va bene? L’ho baciato». Stritolò il cornetto tra le dita e sentii distintamente il cucchiaio di John cadere dentro alla scodella con i cereali.
«L’hai baciato?» strillò Zac, prima di prendersi un pugno sulla spalla da Mac.
«Stai zitto, idiota» disse massaggiandosi la mano.
«L’hai baciato?» ripeté Zac, talmente sconvolto da non sentire il dolore provocato dal pugno.
«Non gli avevi detto niente?» sussurrò Ashley guardandomi stupita.
«No, mi hai detto di non dire nulla». Io avevo mantenuto la promessa, era stata lei a sbandierare ai quattro venti quello che era successo.
E non riuscivo a capire perché l’avesse fatto.
«Francis, io…» cercò di giustificarsi, mentre si mordicchiava il labbro inferiore, nervosa.
«Va tutto bene?» chiesi sperando che non cominciasse a piangere.
«Sì, sì. Tanto loro l’avrebbero scoperto» borbottò guardando Zac e John che avevano ancora la bocca spalancata e non si erano mossi.
«Spiegami questa cosa, l’hai baciato?». Zac aveva qualche problema, continuava a ripetere sempre la stessa frase.
«Zachary, dacci un taglio. Smettila e fatti gli affari tuoi. Impara a giocare a poker, piuttosto» brontolò Mac. Ashley cercò di mascherare una risata con un colpo di tosse.
«Ma ho vinto» mugolò cominciando a mangiare di nuovo.
«Una volta. E quante ne hai perse? Oh, aspetta! Ho perso il conto» ghignò Mac.
«Sei crudele» frignò Zac, sporgendo il labbro inferiore.
Sapevo che non avrebbero più detto nulla, e gliene ero grato.
Finimmo di fare colazione e subito il professor Moriarty ci chiamò per andare a seguire solamente una lezione prima di ritornare a casa.
Seguii una lezione del secondo anno di fisica biologica, poi, a malincuore, raggiunsi Mac, Zac, John, Hannah e Ashley che mi stavano aspettando davanti al bus.
«Allora, Francis?» chiese Mac, sistemando gli opuscoli che aveva in mano.
«Non posso pensare di ritornare al liceo» piagnucolai lasciando il borsone all’autista.
«Andiamo Francis, altri pochi mesi e poi ritornerai qui» cercò di farmi coraggio Mac.
«E se ti prendessero ad Harvard? O Princeton? Verrai lo stesso a Stanford?». Zac prese posto su un sedile e John e Hannah si sistemarono in quello di fianco.
«Non lo so. Questo è da vedere…» borbottai.
Mancavano ancora alcuni mesi alla decisione finale.
Non sapevo ancora con esattezza dove sarei andato.
«Mi tocca sedermi di fianco a te» sbottò Mac, sedendosi di fianco a Zac.
Avevo ragione io.
Lei e Zac erano come cane e gatto.
«Vuoi sederti con Ashley? Io posso anche sedermi con Francis» brontolò Zac, sistemandosi contro il finestrino.
«Ormai rimango qui». Mac prese il suo I-pod e lo accese, cominciando a canticchiare una canzone.
«Posso sedermi qui con te?» sussurrò Ash, indicando il posto vuoto di fianco a me.
«C-c-c-certo» balbettai, spostando lo zaino sulle ginocchia.
«Grazie». Si sedette imbarazzata, continuando a guardare davanti a sé.
«F-f-f-figurati». Cominciai a guardare fuori dal finestrino, un ultimo saluto a Stanford prima di partire.
Partimmo pochi minuti dopo, fortunatamente Alex e tutta la squadra erano nell’altro bus, quindi non ci disturbarono.
Mentre guardavo la strada scorrere attraverso il vetro del finestrino, sentii qualcosa tirarmi la manica della felpa; quando mi voltai, mi accorsi che era Ashley.
«Francis, guarda» ghignò indicandomi il sedile con Zac e Mac.
Mi alzai goffamente per guardare e riuscii a fatica a trattenere una risata.
Si erano addormentati entrambi.
Mac aveva il capo appoggiato alla spalla di Zac che teneva la guancia posata sulla fronte di Mac.
Mi portai una mano davanti alle labbra cercando di non ridere.
«So-so-solo perché hanno pa-pa-passato tutta la notte a gio-giocare a strip poker, non hai ra-ragione tu» borbottai appoggiando la nuca al finestrino per guardare Ashley.
«Ho cercato di indagare, ma Mac è peggio di una cassaforte…» si lamentò, sbuffando.
«Oh, da-da-davvero?» scherzai prendendola in giro.
«Francis». Quando capì che mi stavo prendendo gioco di lei, mi tirò un leggero schiaffo sul braccio.
«Ve-ve-vedrai quando si sv-sveglieranno. Non si piac-c-ciono». Ne ero sicuro.
Immaginavo già Mac, rossa di rabbia che si spostava velocemente da Zac.
«Vedremo» mormorò Ashley con un mezzo sorriso. «Francis? Facciamo un patto?» propose avvicinandosi a me.
«Ch-ch-ch-che patto?» mugugnai imbarazzato, ricordando il nostro bacio.
«Quello che accade a Stanford rimane a Stanford?».
Oh, ecco che cosa voleva dire.
Dovevo dimenticarmi del bacio, come se non fosse mai successo.
Facile… no, impossibile!
«C-c-c-certo» mentii sistemandomi gli occhiali che erano scesi sul naso.
«Perfetto» sussurrò sorridendo e appoggiando il capo sul sedile.
Non era mica una cosa difficile cancellare il mio primo bacio!
Chi si ricordava il primo bacio?
Nessuno!
Oh, ma chi volevo prendere in giro?
Mi sarei ricordato Stanford fino a quando non mi fosse caduto anche l’ultimo capello bianco, forse anche dopo.
Non avrei detto nulla ad Ashley, ma Stanford, quell’albergo, la porta davanti alla camera 73 e le sue labbra sulle mie, sarebbero state il ricordo più bello della mia vita.

 
 



E buon venerdì ragazze! :)
Allora? Vi avevo illuso con gli spoiler?
Spero di no… insomma, per quanto riguarda Francis, quando dicevo che è diventato un ometto, mi riferivo soprattutto al suo comportamento, l’accarezzare il viso di Ashley per consolarla…
Per Zac e Mac… il momento Halleluja è stato quando Ash ha confessato che secondo lei Mac è innamorata di Zac…
Il secondo momento Halleluja è naturalmente il primo bacio di Francis… ma ammettiamolo, non possiamo considerarlo bacio… per ora! ;)
Poi poi poi… John e Hannah… non potevo esagerare, anche perché non sono di certo una coppia Cheerleader-Giocatore di Football… quindi, mi sembrava esagerato e inverosimile mettere qualcosa di più di qualche coccola…
Questi nerd hanno bisogno di tempo! ;)
Come sempre ringrazio preferiti, seguiti, da ricordare, chi legge e chi commenta!
Il gruppo spoiler è Nerds’ corner (Questa settimana mi sono rovinata, lo ammetto! Ho messo spoiler  di Zac e Mac e qualche battutina su Francis…).
Il mio profilo FB è Roberta RobTwili.
Come al solito ci vediamo venerdì prossimo! :)
Un bacione!

   
 
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