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Autore: depy91    09/09/2011    1 recensioni
Quasi 50 anni prima che il suono cupo del gong del primo Iron Fist riverberasse nella storia, il mito di Tekken traeva il suo preludio. Nuove leve e vecchie glorie in un'ipotetica avventura completamente inedita. Gli albori della saga dal mio punto di vista.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Heihachi Mishima, Jinpachi Mishima, Wang Jinrei, Yoshimitsu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Retroscena

Superati agilmente gli incontri di qualificazione, Heather Williams ottenne l’accesso alle fasi finali del torneo, tappa fondamentale per le sue ricerche private, dal momento che si sarebbero tenute all’interno del grande palazzo signorile dei Norinaga. Dalle sue indagini era emerso che l’edificio nascondesse delle carceri segrete, nelle quali venivano tenuti prigionieri gli individui giudicati pericolosi per il benessere dell’azienda. Conoscendo suo marito, Heather temeva che Richard avesse scoperto qualche sporco affare in cui era implicata la Norinaga Corporation e pertanto avesse tentato di intrufolarsi nella villa in cerca di documenti compromettenti che provassero l’esistenza di traffici illeciti di armi.
Il piano era semplice: approfittando dell’ingente dispiegamento di guardie impegnate nella sicurezza del torneo, appena se ne fosse presentata l’occasione, la campionessa di Aikido avrebbe cercato di penetrare nel palazzo senza destare sospetti.  
Il sorteggio aveva selezionato gli sfidanti ed il primo per Heather sarebbe stato il tronfio Willy Williams, una celebrità nel mondo delle arti marziali. L’incontro ebbe luogo nel lussureggiante giardino interno della villa, mentre una folla di spettatori assisteva riparata sotto il porticato ligneo, circostante l’arena. Il karateka possedeva un’ottima tecnica ed un’invidiabile potenza di esecuzione, ma l’avversaria faceva propri i principi fondanti dell’aikido, secondo cui ogni attacco può essere evitato o ritorto contro il nemico. Gli assalti di Willy finivano dunque a vuoto o in una schienata a suo danno, tanto che il nervosismo iniziò a guidare le sue azioni, rendendole scomposte e prevedibili. Era solo questione di tempo prima che, stanco, abbassasse la guardia e quando accadde, Heather mise a segno una serie di colpi che trovarono il bersaglio impreparato, mandandolo al tappeto. Il pubblico esultò per lo spettacolo, mentre il giudice di gara sanciva l’esito dell’incontro ed annunciava ubicazione e partecipanti di quelli successivi. La combattente comprese di avere tra le mani il momento propizio per agire. Approfittando dell’assenza di guardie, occupate nella gestione di quella confusione, ella si immerse nel fiume di gente in moto da un’arena all’altra e, appena ne uscì, imboccò il viale acciottolato che conduceva ad uno degli accessi alla villa. Giunta nei pressi del portale, scorgendo la coppia di militari posti a sua difesa, l’intrusa si fiondò al riparo, dietro un’imponente colonna. Stava cercando di escogitare uno stratagemma che le permettesse di oltrepassare l’ostacolo, senza dare nell’occhio, ma qualcuno la precedette, sbucando dal nulla d’un tratto e sbaragliando le guardie in un lampo. L’abile sconosciuta si accertò di essere sola con un ultimo sguardo, infine si immise nel palazzo. Heather partì all’inseguimento premurandosi di non essere scoperta, ma la silenziosa guerriera interruppe improvvisamente la sua corsa e, senza voltarsi, esclamò: “Avanti, vieni fuori”. La lottatrice britannica emerse allora dal suo nascondiglio, presentandosi e chiedendo informazioni sull’identità e gli scopi della nuova conoscenza, ma questa non aveva alcuna intenzione di rivelare i propri segreti e, giudicando Heather una mercenaria al servizio di Haru Norinaga, ingaggiò uno scontro. Tra uno scambio di colpi e l’altro, la campionessa di aikido cercò di spiegare all’avversaria che non aveva nulla contro di lei e che il suo unico interesse risiedesse nel rintracciare suo marito scomparso. Quando le fu chiaro di non essere in pericolo, l’ignota combattente interruppe il duello e finalmente decise di collaborare. Il suo nome era Koko Kimama ed aveva preso parte al torneo per accedere agli alloggi di Norinaga e punirlo per le malefatte commesse nei confronti del suo popolo. Heather comprese di avere di fronte una valida partner per infrangere le difese della labirintica fortezza e le propose di fondere i rispettivi propositi in un’unica ricerca. Le due lottatrici proseguirono dunque insieme l’avanzata verso il cuore del palazzo, ma a loro insaputa una sagoma silenziosa ed invisibile come l’aria le aveva seguite passo dopo passo ed aveva assistito ad ogni scena, rimanendo avvolto nell’ombra. Sfortunatamente il duo incontrò presto un battaglione di soldati alle dipendenze dell’industriale giapponese e fu costretto a lanciarsi in un combattimento furibondo, dal quale tuttavia uscirono illese, grazie alla propria destrezza marziale. Una lunga scalinata le condusse finalmente nelle profondità delle segrete della villa. Un’oscurità persistente ammantava ogni cosa, e nei grigi corridoi aleggiava un insolito silenzio, non si vedeva anima viva, neppure un celerino in ronda di controllo. Pertanto fu facile accedere al computer di gestione della prigione, dal quale Heather ricavò il numero della cella di Richard. Ansiosa di riabbracciare il compagno di vita, ella raggiunse di corsa il luogo indicatole, seguita dall’alleata, ma appena arrivarono a destinazione, un incredulo stupore colse entrambe: la stanza di isolamento era vuota. Non ebbero nemmeno il tempo di domandarsi come tutto ciò potesse esser vero, poiché alle loro spalle apparve una figura accovacciata, avvolta in drappi scuri, che lasciavano intravedere soltanto due occhi orientali, puntati contro le intruse. Prima ancora che le ragazze si mettessero in guardia, l’uomo, con gesto fulmineo, estrasse dalla cinta uno shuriken e lo scagliò violentemente, ferendo la spalla di Heather. A quel punto Koko riconobbe nella maestria del nemico, le caratteristiche della guardia del corpo al servizio di Haru, di cui tanto aveva sentito parlare. Avvisò dunque la compagna di rimanere all’erta, dal momento che il loro nuovo opponente sarebbe stato un osso ben più duro delle malleabili guardie armate precedentemente abbattute. Koroshi Ya le osservava senza proferire una parola, rimanendo immobile con un’aria inquietante. Appena Heather accennò un passo, l’agile ninja svanì nel nulla, riapparendo alle spalle di Koko e colpendola con un calcio alle caviglie, che la mandò distesa. L’Inglese balzò all’attacco scagliando una poderosa tecnica al viso dell’avversario, allontanandolo dall’alleata. Sebbene il silente assassino si trovasse a fronteggiare da solo due valide combattenti, egli sosteneva perfettamente lo scontro, schivando o parando ogni attacco e rispondendo rapidissimamente. La coppia di infiltrate giaceva ormai sfinita sul pavimento, mentre Koroshi estrava due pugnali per infliggere il copo di grazia, ma un attimo prima che ciò potesse verificarsi, la canna di una pistola posò la sua estremità sulla nuca del ninja ed una voce intimò: “Getta quelle armi e sparisci, prima che spedisca il tuo cervello ad arredare queste pareti logore!”. La guardia del corpo non poté far niente per ribellarsi e fu costretto ad obbedire. Lasciò andare dunque le lame e sparì nell’oscurità da cui era emerso, rivelando infine la persone alle sue spalle. “Richard!” urlò in lacrime Heather “Credevo di averti perso!”. La spia abbracciò la moglie ed aiutò la guerriera inca a rialzarsi. Spiegò allora che negli ultimi tempi stava indagando sulle responsabilità della Norinaga Corporation nella progettazione di una bomba di ultima generazione, che l’azienda stava mettendo a punto per rifornire gli eserciti di Stati Uniti e Russia, ma per ottenere prove concrete, aveva bisogno di accedere all’archivio della società. Per questo si era fatto catturare di proposito ed in segreto era evaso, facendosi strada tra le guardie per raggiungere l’archivio, ma udendo strani rumori era tornato indietro, scovando le due coraggiose artiste marziali in difficoltà. Heather fu a dir poco lieta e sollevata nel constatare che suo marito era ancora vivo, ma il suo impegno nei confronti di Koko non era ancora finito. Il trio partì dunque alla volta delle camere private del magnate.
Raggiunto l’ingresso, Koko si addentrò per prima, rimanendo nascosta dietro i preziosi tendaggi che addobbavano la sala. Un uomo dalla pelle olivastra sedeva a gambe incrociate su un tappeto al centro della stanza, immerso nella meditazione. Senza provocare il minimo rumore, la ragazza si avvicinò allo sconosciuto con l’intenzione di tramortirlo con una delle sue tecniche, ma quando fu sufficientemente vicina, egli inarcò sinuosamente la schiena con un unico scatto ed afferrò le braccia di Koko, infine con movenze simili a quelle di un serpente, si alzò e costrinse le giovane lottatrice in una dolorosa morsa. Intervennero dunque i due coniugi, che fino ad allora erano rimasti al riparo, ma prima che un vero e proprio scontro potesse avere luogo, dalla finestra fece il suo ingresso un uomo dai tratti mediorientali. Riconoscendolo, colui, che stringeva Koko in una presa devastante, annunciò: “Aban, sei qui finalmente. Ti attendevo con ansia. Dimostrami di essere degno dell’appellativo di guardiano templare, di cui tanto vai fiero!”. Il nuovo arrivato si ricompose ed ammonì: ”Lasciala andare, Ashraf. Questa faccenda riguarda solo me e te”.
Questi acconsentì e diede il via al duello, sotto lo sguardo stranito dei tre spettatori, affascinati dall’eleganza e l’efficacia delle mosse di entrambi. La sfida procedette senza sosta, in perfetto equilibrio tra i due partecipanti, finché Ashraf strappò via dalla parete la sciabola appesa come decorazione, ed inarrestabile scattò alla carica per trafiggere il rivale. Tuttavia quando ormai la lama distava soltanto pochi centimetri dalla gola di Aban, quest’ultimo schivò l’affondo piegandosi all’indietro con incredibile agilità. In un istante afferrò il braccio del nemico, lo spezzò con un colpo preciso al gomito e rivolgendo l’arma al petto di Ashraf, augurò: “Che gli antichi dei custodiscano la tua anima”. Infine affogò la lama nelle carni dell’avversario, che privo di vita stramazzò al suolo. Versando una lacrima, Aban si rimise in piedi in silenzio, restando per qualche momento immobile a fissare il corpo sanguinante di colui che un tempo era stato suo amico, ma ponendo fine alla sofferenza, si rivolse ai tre avventurieri, invitandoli a scappare via al più presto dalla villa, poiché a breve una terribile entità avrebbe preso pieno possesso di Haru Norinaga e nessuno sarebbe sopravvissutogli. Koko decise dunque di dargli ascolto e desistere dalle sue intenzioni, così, assieme a Richard ed Heather, abbandonò la sconfinata fortezza, mentre un manto di nubi oscure e tonanti si addensava minacciosamente in cielo ed una risata sibilante e sinistra echeggiava nel vento quasi fosse un tenebroso monito.
  
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