Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Averyn    11/09/2011    1 recensioni
"decisi che era il momento di parlare di una cosa che, ero certa, non avrebbe aiutato a migliorare la nostra posizione davanti a chiunque ma che, sapevo, un uomo come Silente avrebbe compreso.
“Professor Silente,” iniziai; l’adrenalina ribolliva in me come fuoco incandescente, mentre gli occhi brillanti del Preside si posavano su di me. “Aspetti.” Mi voltai verso i miei compagni come per chiedere loro un sostegno; Marcus aveva la mano poggiata sulla maniglia della porta, pronto ad uscire con l’amico. “In questa storia, sono coinvolti anche loro.” “Sono tutto orecchi!” Assentì il professor Silente, incrociando le mani davanti al viso, una posizione che conoscevo molto bene, avendo letto le pagine della saga."
Quattro ragazzi, una biblioteca, una dimensione parallela :la storia di come questi giovani hanno rivoluzionato la storia di Jk Rowling, mettendo a repentaglio anche le loro stesse vite in nome dell'amicizia.
Fanfiction scritta e pensata da Averyn e Crystal eye.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO XII
 


POV LAURA
 


Dal momento che l’intervista era stata pubblicata, tutti quanti videro Harry con altri occhi; ovviamente tutta la scuola aveva letto l’intervista, nonostante la Umbridge avesse pubblicato un decreto dove era vietato farlo. Ma nessuno ci aveva badato  e anche Seamus Finnigan si trovò a far le più sincere scuse ad Harry, dicendogli che gli credeva, finalmente.
Improvvisamente, febbraio passò trasformandosi in un ricordo lontano; ben presto fummo messi in difficoltà dalla scoperta della Umbrdige sull’ES, facendo così fuggire Silente – che aveva cercato di prendersi la responsabilità del nostro gruppo clandestino per difendere Harry- e facendo così diventare L’inquisitore Supremo la Preside, con la gioia della sua Squadra D’Inquisizione e di Argus Gazza il custode, che poteva liberamente torturare gli studenti in punizione. In seguito, fummo messi alla prova dal Colloquio d’Orientamento – avevo deciso, con poca originalità, di diventare auror. Nello stesso periodo, Fred, George e Lee Jordan avevano deciso di mettere in difficoltà la nuova presidenza, cacciando Snasi nell’ufficio della Umbridge e accendendo veri e propri fuochi d’artificio nei corridoi che, spesso e volentieri, creavano insulti per colpire il nuovo regime. Per chiudere in bellezza, Fred e George – con mio grande dispiacere, ma anche di quello degli altri Grifondoro, nonostante fosse un addio più che degno – avevano lasciato la scuola su due manici di scopa davanti a tutti, aiutati da Pix, con la Squadra d’Inquisizione alle calcagna e la Sala d’Ingresso trasformata in una palude.
E poi, ci furono gli esami. Non iniziarono bene come avevo sperato: durante l’esame di Astronomia, la Umbridge e altri quattro maghi avevano deciso di attaccare Hagrid, difeso dalla McGrannitt, che si era presa quattro Schiantesimi in pieno petto, distraendo così tutti dal nostro esame. Tuttavia, per quanto riguardava il resto delle materie, il metodo di Hermione sembrò funzionare, e riuscii a rispondere a più domande di quante mi aspettassi.
Fino a che, un giorno, Harry svenne durante l’esame scritto di Storia della Magia, destando le preoccupazioni nell’intera Sala Grande; sapevo di cosa si trattasse e fu con un tuffo al cuore che vidi il professor Tofty, il capo della Commissione d’esame, accompagnare il ragazzo fuori dalla sala. Avrei voluto raggiungerlo, andare via insieme a lui; non m’importava molto di Storia della Magia e, anzi, la trovavo piuttosto noiosa. Ma non lo feci e decisi che forse sarebbe stato meglio se mi fossi unita a Ron ed Hermione più tardi.
Infatti andò così; lasciai Kiara, Marcus e Julian con Ginny e Luna – anche se Julian aveva insistito per venire, quando vide che c’era anche Ron, cambiò idea - e intrapresi la scalinata di marmo con Ron ed Hermione.
Ma stavamo a metà strada che vedemmo Harry correre verso di noi, l’aria di chi sta tenendo un segreto e non vede l’ora di rivelarlo. “Harry!” esclamò Hermione. “Stai male?” “Dov’eri?” chiesi io. Harry incrociò il mio sguardo; avrei potuto baciarlo in quel momento; non m’importava se c’erano anche i suoi migliori amici, come testimoni.
“Venite” disse in fretta lui, “devo dirvi una cosa.”
Ci precedette nel corridoio del primo piano, affacciandosi a tutte le aule finché non ne trovammo una vuota; così si tuffò dentro, appena entrati chiuse la porta dietro di noi e vi si appoggiò con la schiena. “Voldemort ha preso Sirius” disse, senza tanti preamboli. Io, Ron, ed Hermione sbiancammo simultaneamente, scambiandoci un’occhiata perplessa. “Che cosa?” “Come fai a…?” “L’ho visto,” rispose Harry ad un’Hermione di pietra, “poco fa. Quando mi sono addormentato durante l’esame.”
“Ma…ma dove? Come?”domandai io, pallidissima. “Non lo so. Però so dove si trova. Nell’Ufficio Misteri c’è una stanza piena di scaffali di sfere di cristallo e loro sono alla fine della fila novantasette e sta costringendo Sirius a prendere una cosa lì dentro!” Tremava visibilmente; si avvicinò al banco accanto a me e si sedette, cercando di controllarsi. “Come facciamo ad arrivare là?” Seguì un momento di silenzio; poi Hermione mi guardò e nei suoi occhi sembrava che avesse capito che io sapevo tutto, come sarebbe andata la storia… e ricambiando l’occhiata provai a chiederle in silenzio quante persone, prima di me e dei miei amici, si erano trovate in quella situazione, in quella scena, con quelle parole e con quelle reazioni; perché, in qualche modo, sembrava aver vissuto questo anche lei più di una volta. “A…arrivare?” disse, Ron, spiazzato, distogliendomi così dai miei pensieri. Harry alzò la voce: “All’Ufficio Misteri! Per salvare Sirius!” “Ma…Harry….” Ron balbettò, incerto. “Che cosa c’è? Che cosa c’è?” Era evidente che Harry non riusciva a capire il perché lo fissassimo tutti e tre a bocca aperta, come se stesse dicendo qualcosa di assurdo. “Harry,” tentò Hermione, insicura, “ beh… come… come ha fatto Voldemort a entrare nel Ministero della Magia senza che nessuno se ne accorgesse?” “Che ne so? L’importante adesso è: come facciamo ad entrarci noi?” Cercai di appoggiare Hermione, anche se questo significava andare contro Harry; non volevo che Sirius morisse di nuovo, non potevo.“Harry, rifletti… sono le cinque del pomeriggio, il ministero sarà pieno di dipendenti…come hanno fatto Voldemort e Sirius ad entrare senza farsi vedere? Saranno i maghi più ricercati del mondo! Com’è possibile che siano entrati in un palazzo pieno di Auror senza che nessuno li abbia notati?” “Non lo so, Laura, Voldemort avrà usato un Mantello dell’Invisibilità o qualcosa del genere! E l’Ufficio Misteri è sempre stato vuoto ogni volta che ci sono entrato!” “Tu non ci sei mai entrato, Harry,” disse Hermione piano, “l’hai solo sognato, tutto qui.” “Se non l’hai notato, i miei sogni non sono normali!” urlò Harry, alzandosi e  facendo un passo verso di lei, con tutta l’aria di  uno che avrebbe voluto scrollarla. “Come la spieghi la faccenda del padre di Ron? Come facevo a sapere quello che gli era capitato?” “Ha ragione” ci bisbigliò Ron. “Ma è così… improbabile!” esclamò Hermione, disperata. “E anche se fosse, come ha fatto Voldemort ad entrare in Grimmauld Place per catturare Sirius?” “Probabilmente era uscito per prendersi una boccata d’aria,” suggerì Ron, teso, “ha sempre detto che era stufo di restare prigioniero là dentro.” “Sì,” intervenni io, “ma non si capisce ancora la ragione per cui Voldemort avrebbe voluto catturare Sirius per prendere la pro…arma, o quello che è.” Per un momento ebbi paura che qualcuno avesse notato la mia esitazione; ma a quanto pare mi sbagliavo. Harry era più infuocato che mai. “Non ne ho idea,” rispose, “forse non ha problemi a torturarlo…” “Mi è venuta in mente una cosa,” disse Ron con voce soffocata. “ Il fratello di Sirius era un mangiamorte…gli avrà detto come fare ad impadronirsi di quell’arma!” “Sì, ecco perché Silente continuava a raccomandare a Sirius di restare chiuso in casa!”disse Harry, infervorandosi. “Sentite, mi dispiace,” sbottò Hermione, “ma continuate a dire assurdità e per giunta non abbiamo una sola  prova che questa cosa sia vera, che Voldemort e Sirius siano veramente laggiù…” “Hermione!” esclamò Ron. “Harry li ha visti!” Guardò anche me, ma decisi di non pronunciarmi, avendo paura di rivelare troppo di quel che sapevo già. “E va bene” sospirò Hermione, spaventata, ma decisa allo stesso tempo. “Devo proprio dirlo…” “Dire che cosa?” “Tu… non è una critica Harry! Ma tu… ecco… in un certo senso… non ti sembra di avere un po’ la mania di… beh… salvare la gente?” Harry la fulminò con lo sguardo; poi i suoi occhi si posarono su di me ed io ricambiai con un leggero sorriso, ma non aprii bocca. “Come sarebbe a dire, la mania di salvare la gente?”
“Beh, ecco..” riprese Hermione, sempre più nervosa, “Sai… l’anno scorso, per esempio… nel lago… durante il Torneo…non avresti dovuto…insomma, non c’era bisogno di salvare anche la piccola Delacour…. Ti sei lasciato un po’… trascinare…” Vidi il volto di Harry sfumare dal rosa porcellino al rosso mattone; evidentemente, quello che era successo l’anno prima lo faceva sentire ancora un po’ in colpa. Avrei voluto abbracciarlo, ma decisi di rimanere nella mia postazione; ancora una volta, lasciai andare le cose per il loro corso. “Voglio dire,” proseguì Hermione, cercando di aggiustare la situazione, “è stato magnifico da parte tua, certo… lo hanno pensato tutti…” “è buffo,” disse Harry, “ricordo benissimo che anche Ron mi accusò di aver perso tempo a fare l’eroe… è questo che pensi?” Hermione restò in silenzio. “Allora parla chiaro, perché qui stiamo solo perdendo tempo.”disse Harry, quasi urlando. “Sto dicendo” tentò ancora lei, “che Voldemort ti conosce! È come quando ha trascinato Ginny nella Camera dei Segreti per attirarti, lui fa questo genere di cose… perché sei il tipo di persona che correrebbe in aiuto di Sirius! E se in realtà volesse te, nell’Uf..?” “Hermione, non m’importa! Tutti quelli su cui possiamo contare sono fuori portata, e se non andiamo da Sirius, morirà!” “Ma Harry,” tentai di nuovo io, cercando di fargli cambiare idea, “e se il tuo sogno fosse un semplice sogno?” La reazione che si scatenò in lui fu più struggente di quanto potessi immaginare. “Ma allora non capite proprio, voi due!” esclamò. “Non sono incubi normali! A cosa credete che servissero, le lezioni di Occlumanzia? Perché i miei sogni sono veri! Sirius è in trappola, Voldemort l’ha catturato e nessuno lo sa, quindi siamo gli unici a poterlo salvare e se non volete aiutarmi, andrò da solo. E se ricordo bene, non avete avuto problemi con la mia mania di salvare la gente quando ho salvato te, Hermione, dai dissennatori o…” e si voltò verso Ron, “ tua sorella dal Basilisco…” “Ma Harry,” dissi io, “ l’hai appena detto tu, che l’Occlumanzia ti serviva perché bloccassi la mente…. E se ti fossi esercitato un po’ di più, forse…” “Se pensi,” mi ringhiò Harry per la prima volta, “che ignorerò quello che ho visto…” “Anche Sirius voleva che bloccassi la mente!” disse Hermione.
 “BEH, IMMAGINO CHE LA PENSEREBBE DIVERSAMENTE, SE SAPESSE QUELLO CHE…”
La porta si aprì facendoci voltare tutti di scatto. Ginny entrò seguita da Kiara, Luna, che come al solito sembrava essere capitata lì per sbaglio, Marcus e Julian. “Ciao,” disse Marcus esitante. “Abbiamo riconosciuto la voce di Harry, che cosa hai da urlare?” “Non sono affari tuoi” rispose brusco Harry. Ginny alzò le sopracciglia. “Non c’è bisogno che usi quel tono con noi. Ci chiedevamo solo se potevamo aiutarti.” Quel ‘noi’ era riferito, ovviamente, alla sua mano che stringeva sempre più forte quella di Marcus. “Beh, non potete.” Rispose Harry.
“Sei davvero scortese, sai.” Osservò imperturbabile Luna. Harry si voltò soffocando un’imprecazione: ci voleva soltanto Luna Lovegood. “Un momento!” scattò Hermione. “Loro possono aiutarci!” Io, Harry e Ron la fissammo.
“Harry,” disse Hermione, “dobbiamo scoprire se Sirius ha veramente lasciato il Quartier Generale.” “Ma io l’ho…” “Harry, ti prego!” esclamò lei disperata. “ Per favore, prima di correre a Londra a liberarlo, assicuriamoci che almeno sia in casa.” “Ma come facciamo?” disse Harry, rassegnato all’idea di non farci cambiare idea, “come facciamo a controllare?” “Useremo il camino della Umbridge” dissi io, ricordandomi all’improvviso come aveva fatto Lee Jordan ad infilare uno degli Snasi nell’ufficio della nuova Preside. Incrociai lo sguardo dei miei amici, visibilmente atterriti al solo pensiero. “Faremo in modo di allontanarla dalla sua postazione, cercando di distrarla…nel contempo,” proseguii, incrociando lo sguardo di Hermione, che stava pensando esattamente alla stessa cosa, “ci servirà qualcuno che faccia da palo… qualcuno come voi, ragazzi!” dissi, rivolgendomi a Marcus, Ginny, Luna e Julian. Anche se stavano ancora cercando di capire cosa stesse succedendo, Ginny accettò e Luna chiese: “Quando dite ‘Sirius’, vi riferite alla famosa rock star Stubby Boardman, vero?” La ignorammo tutti.
Così organizzammo un piano: Ron e Marcus sarebbero andati dalla Umbridge per riferirle che Pix il Poltergeist stava distruggendo il Dipartimento di Trasfigurazione, in modo da farla allontanare il più possibile; Ginny, Luna e Kiara avrebbero bloccato il corridoio del suo ufficio, dicendo a tutti che era stato sparso del Gas Strozzante; io, Julian, Hermione ed Harry saremmo andati sulla torre della Umbridge.
Entrati nel suo ufficio, Julian ed Hermione si misero nascosti accanto alla finestra, bacchetta pronta, mentre io e Harry ci mettevamo davanti al camino – Harry mi aveva fatto capire con un  gesto che voleva che gli dessi conforto. Messa la testa tra la cenere, ordinò: “Grimmauld Place, numero dodici!” Tenemmo gli occhi serrati per evitare che si riempissero di polvere, mentre la testa ci girava vorticosamente e, quando il vortice si fermò li riaprimmo entrambi, davanti alla fredda cucina di Grimmauld Place. Non c’era nessuno; sentii la tensione di Harry al mio fianco crescere sempre più.
“Sirius!” gridò, “Sirius?” La sua voce echeggiò nella cucina, ma l’unica risposta fu un fruscio alla destra del camino.
“Non c’è il padrone, qui.” Rispose ad un certo punto una voce, sorprendendoci tutti e due. “Kreacher!” ordinò Harry, furioso. “Vieni fuori!” Kreacher l’elfo domestico si fece avanti. Era di ottimo umore, e aveva una brutta ferita su entrambe le mani. “Cosa ci fa il giovane Potter nel camino? Cosa vuole da Kreacher?” “Dov’è Sirius, Kreacher?” chiese Harry, senza tante esitazioni. “Il padrone non è a casa, Harry Potter.” L’elfo domestico scoppiò in una risata maligna da far saltare i nervi. “Dov’è andato, Kreacher?” Di nuovo, quello rise. “Ti avverto!” lo minacciò Harry, anche se non poteva infliggere una punizione da dove si trovava. “Dov’è Lupin? O Malocchio? C’è qualcuno qui?” Kreacher rise e continuò a ridere, voltandoci le spalle. “Nessuno qui! Nessuno qui!” “Dov’è Sirius? È andato nell’Ufficio Misteri?” A quelle parole, l’elfo si fermò, scegliendo con cura le parole da dire. “Padrone non dice a Kreacher dove va” rispose piano l’elfo. “Ma tu lo sai!” insistette Harry, “Tu sai dov’è!” Sorprendendo entrambi, la creatura esplose in un risolino chiassoso. “Il padrone non torna più dall’Ufficio Misteri!” annunciò trionfale, “finalmente Kreacher e padrona soli!” e zampettò oltre la porta, all’Ingresso. “Razza di…!”
Ma prima che potesse dire qualcos’altro, Harry imprecò; nello stesso istante, provai un dolore acutissimo alla testa e fui trascinata via dal camino, la cenere che mi riempiva i polmoni e mi soffocava e, tossendo, ci trovammo davanti alla larga faccia da rospo di Dolores Umbridge, che aveva afferrato Harry per i capelli con una mano e me con l’altra per il colletto.
“Credevate davvero che dopo due Snasi non avessi preso provvedimenti? Ho piazzato Incantesimi Sensori per tutto l’ufficio, sciocchi ragazzi! Prenda loro la bacchetta” latrò contro qualcuno che frugò subito nelle nostre tasche. “E anche la loro” questo ci fece capire che intendeva Hermione e Julian. “Perché siete entrati nel mio ufficio?” “Volevamo prendere la Firebolt di Harry Potter!” gracchiai io, impulsivamente. “Bugiarda!” mi scrollò. “Con chi volevate mettervi in contatto?” “Con nessuno…” “Bugiardo!” gridò lei, scaraventando prima lui e poi me in fondo alla sala.
Fu così che potei vederli: la grossa Millicent Bulstrode teneva stretta Hermione, visibilmente spaventata. Draco Malfoy, appoggiato al davanzale, giocava con le nostre bacchette lanciandole in aria per poi riprenderle al volo, apparentemente soddisfatto. Nello stesso istante, entrarono in scena altri diversi Serpeverde, trascinandosi Ginny, Luna, Kiara, Marcus, Julian, Ron e – con nostra grande sorpresa, più di Harry che mia- Neville. Tutti e sette erano stati imbavagliati. “Li abbiamo presi tutti!” disse uno dei membri della Squadra d’Inquisizione, spingendo Ron brutalmente nella stanza. “Lui,” puntò un dito su Neville, “ha cercato di aiutare quello” si rivolse a Marcus, “nell’impedirmi di fermare quella” e indicò Ginny, che tentava di prendere a calci una ragazza di Serpeverde, “così ho catturato anche lui.” “Bene, bene,” disse la Umbridge, osservando gli sforzi della giovane, “a quanto pare ad Hogwarts non rimarrà nemmeno un Weasley.”
 Malfoy scoppiò in una risata servile ed in quel momento Kiara alzò gli occhi su di lui; incrociando il suo sguardo, il volto del giovane mutò per un momento, per poi allontanarsi da quello della ragazza, come per non farsi contaminare da qualcosa che faceva troppo male. Nessuno se ne accorse, tranne me e Kiara. Con un sorriso soddisfatto, la Umbridge piazzò la sua massa flaccida su una poltrona ricoperta di chintz a fiori e guardò i suoi prigionieri nello stesso modo in cui avrebbe guardato il telegiornale. “Allora, Potter” disse, “ha messo un paio di sentinelle attorno al mio ufficio e ha mandato quei due idioti,”accennò a Ron e Marcus, il che fece ridere Malfoy ancora più forte, “a raccontarmi che il poltergeist combinava disastri nel Dipartimento di Trasfigurazione, mentre sapevo benissimo che si trovava dall’altra parte della scuola, come mi aveva riferito il signor Gazza. A quanto pare, voleva mettersi in contatto con qualcuno; con chi, signor Potter? Minerva McGrannitt o con Albus Silente?” “Con chiunque stessi parlando, non è comunque affar suo” rispose Harry, agguerrito. “ Bene.” La faccia della Umbridge si era irrigidita, “se non me lo vuole dire, sarò costretta a farlo. Draco…mi chiami il professor Piton.” Malfoy s’infilò le nostre bacchette nella veste per poi uscire dalla stanza- incontrando, inevitabilmente, di nuovo lo sguardo di Kiara, pieno di odio e rabbia. Fu così che anche Harry incrociò i miei occhi, sorpresi e stupiti, tentando di comunicarmi qualcosa. E ci riuscì: perché non gliel’avevo suggerito prima…? A Hogwarts era rimasto Piton.  
Osservai in silenzio i miei compagni dimenarsi, cercando di rimanere impassibile mentre Piton entrava nell’ufficio, preceduto da Draco Malfoy. “Piton!” esclamò la Umbridge. “ Proprio lei, cercavo!” “Mi aveva fatto chiamare, signora Preside?” “Sì: voglio che lei mi dia un’altra delle sue bottiglie Veritaserum.” Il professore rimase impassibile davanti a quella richiesta, fatta con quei modi così ingordi e bramosi, come quando ci si trova davanti ad un piatto succulento.
“Ho paura” disse Piton in un modo che sapevo, era ironico, nonostante la freddezza con cui aveva espresso il concetto, “che le bottiglie di Veritaserum siano esaurite. Le ultime le ha usate per interrogare Potter.” Continuava ad osservarla attraverso la corteccia dei capelli unti, “Non le avrà usate tutte? Le avevo detto espressamente che tre gocce sarebbero bastate.” La Umbridge arrossì.
“Ma può prepararne altro, nevvero?” insistè; la sua voce era diventata acuta e leziosa. Piton arricciò le labbra. “Certamente. Dato che serve un intero ciclo lunare perché sia pronta, potrò consegnargliela fra un mese.” “Un mese? A me serve ora, Piton! Ho appena sorpreso Potter a comunicare con una o più persone usando il mio camino!” “Ah davvero?” commentò Piton, mostrando il primo vago segno d’interesse mentre si voltava verso di noi. “Beh, non mi sorprende; Potter non ha mai avuto un’eccessiva inclinazione per le regole scolastiche.” I suoi occhi neri trafissero prima me e in modo più intenso Harry, che sostenne il suo sguardo, come per cercare di comunicargli parole silenziose. La Umbridge, intanto, diveniva sempre più furiosa. “Voglio interrogarlo adesso!” s’impose questa, assomigliando ad un bambino che fa i capricci; Piton distolse lo sguardo da Harry per posarlo sulla grassa faccia tremolante di collera. “Richiedo espressamente che mi sia data la pozione per far dire a questo ragazzo la verità!” “Gliel’ho già detto,” replicò impassibile Piton, “La mia provvista di Veritaserum è esaurita. A meno che non voglia avvelenare Potter – ed in tal caso, avrebbe tutto il mio appoggio- ma, purtroppo, la maggior parte dei veleni fa effetto troppo in fretta e non gli lascerebbe il tempo di confessare” Piton tornò a guardare Harry, mentre questo non aveva smesso di fissarlo un solo istante. La professoressa Umbridge sembrava sempre meno contenta della situazione creatasi. “Lei è in verifica, se lo ricordi!” strillò, costringendo l’interessato a voltarsi. “Sono molto delusa, Piton! Lucius Malfoy mi ha parlato molto bene di lei! E ora se ne vada!” Il professore fece un profondo inchino ironico e se ne andò. Senza nessun altra occasione disponibile, Harry gridò: “Ha preso Felpato! Ha portato Felpato nel posto dov’è nascosta!” Piton si bloccò, le dita che stringevano la maniglia della porta. La Umbridge sembrò confondersi, guardando da noi al professore e viceversa. “Felpato? Il posto dove è nascosta? Cos’è questa storia, Piton?” Quello non rispose, ma si limitò soltanto a voltarsi verso Harry, che a quanto pare non voleva rivelare di più di quanto detto. “Non ne ho idea.” Rispose gelido Piton. “Potter, quando vorrò sentirmi dire assurdità, ti somministrerò una pozione Tartagliante. Per favore, Tiger, allenta la presa di Paciock o dovremmo compilare una montagna di noiose scartoffie e temo dovrai farne cenno nelle tue referenze quando cercherai lavoro.”
Uscì, chiudendosi la porta alle spalle e lasciando tutti noi in preda ad un’angoscia sempre maggiore, confidando che almeno il professore avrebbe avuto il buon senso di avvertire gli altri membri dell’Ordine della Fenice. Dal canto suo, Harry sembrava deluso, come se ogni speranza fosse andata persa, e la Umbridge la pensava allo stesso modo. “Molto bene,” disse lei, estraendo la bacchetta per poi puntarla lentamente sul ragazzo. “A quanto pare, non mi resta scelta… qui è in gioco anche la sicurezza del Ministero…. Sì, assolutamente!” Hermione sembrava aver già intuito le sue intenzioni. Malfoy fissava la scena esaltato. “La Maledizione Cruciatus dovrebbe scioglierle la lingua!” “Ma è illegale!” esclamò Hermione. La professoressa Umbridge non le badò. “Se Cornelius non saprà, non soffrirà! Ad esempio,” disse, guardando folle il ragazzo, “non ha mai saputo che avevo ordinato ai Dissennatori di attaccare Potter l’estate scorsa, ma ha colto al volo l’opportunità di espellerlo.” “È state lei?” esclamò Harry. “Lei ha mandato i Dissennatori contro di me?” “Beh, qualcuno doveva farlo,” esalò la professoressa, tenendo puntata ancora la bacchetta contro di lui. “Continuavano a dire che in qualche modo dovevano chiudere la bocca ad Harry Potter… e sono stata io, l’unica, ad aver preso veramente in mano la situazione!” “NO!” urlò Hermione improvvisamente, facendo sobbalzare tutti. “Harry, ti prego… dobbiamo dirglielo!” Harry la guardava basito, come se non riconoscesse più la sua amica. “Hermione, cosa…?”
Ma quella aveva cominciato a piangere; sapevo che fingeva, tuttavia non dissi nulla.
“Ti prego, Harry… tanto… lo verrà a sapere comunque…” Nella professoressa sembrò salire un po’ di autostima. “Cosa? Sapere cosa?” “Mi… mi dispiace tanto…. Ma proprio… non riesco a sopportarlo!” “Va bene, va bene, ragazza! Con chi parlava Potter poco fa?”
Non riuscii a vedere il volto di Hermione, fra le lacrime, ma capii che stava pensando a cosa dire.
“Ecco… con il professor Silente.” La Umbridge sembrò essere tornata in piene forze, mentre, nella stanza, questa frase scatenava diverse reazioni: Ginny smise di dare calci per liberarsi dalla presa del Serpeverde che la teneva, puntando gli occhi sulla ragazza; Ron osservava l’amica come se avesse rivelato il segreto più grande del mondo e ora non ci fosse più speranza; Marcus guardava altrove, sembrava sgonfiato; Neville era immobilizzato dal terrore ed in Julian si era scatenata una reazione simile; persino Luna sembrò interessarsi improvvisamente alla vicenda, distogliendo lo sguardo assente dalla finestra.  
“Silente?” Squittì eccitata la professoressa. “Allora sapete dove si trova?” “Beh… no” disse Hermione, tentando di mantenere il tono lagnoso, “ abbiamo provato a cercarlo ovunque, ma non l’abbiamo trovato da nessuna parte!” “Sciocca!” sbraitò la Umbridge, “Silente non può trovarsi in nessun luogo pubblico, con il Ministero sulle sue tracce!” “Ma dovevamo dirgli una cosa importante!” balbettò Hermione, le mani sempre più serrate al viso, nascondendo così il volto senza lacrime. “Che cosa? Cosa dovevate dirgli?” “Vo…levamo dirgli che è pronta” La Umbridge l’afferrò per le spalle, scuotendola; era evidente che non vedeva l’ora di sapere tutto. “Che cosa è pronto, ragazza?” “La…. La… l’arma segreta!” “Arma segreta?” La donna sembrava esultare ad ogni singola parola pronunciata.“Avete costruito un’arma segreta? Da usare contro il Ministero? Su ordine di Silente,vero?” “S-s-s-ì” ansimò Hermione, contenta che la professoressa si fosse inventata metà della bugia. “Ma lui se n’è andato prima che riuscissimo ad ultimarla e o-o-ora che l’abbiamo finita non riusciamo a contattarlo!” “Come funziona quell’arma?” chiese la Umbridge, gli occhi fuori dalle orbite. “ N-n-non riusciamo a capirlo bene,” rispose Hermione, tirando su col naso, “abbiamo…. Solo fatto quello che il professore ci ha detto.” La Umbridge si raddrizzò, esultante. “Mi accompagni subito nel posto dove è nascosta quest’arma” ordinò.
“A loro non la faccio vedere,” disse Hermione, riprendendo a piangere. La Umbridge sembrò riflettere per un secondo. “Non sta a lei fissare le condizioni,” disse poi. “ Va bene” rispose Hermione, “li lasci venire! Spero proprio che la usino contro di lei, anzi, spero che tutta la scuola scopra dov’è, così la sistemeranno a dovere!” Questo colpì la Preside, che passò uno sguardo sospettoso sulla sua Squadra d’Inquisizione; i suoi occhi si soffermarono sul volto di Malfoy, troppo lento a nascondere l’espressione bramosa comparsa sul viso.
“Va bene, mia cara,” disse infine con quello che presumeva essere un tono materno, “andremo soltanto io e lei… e anche Potter, eh? Si alzi!” “Professoressa!” intervenne pronto Malfoy, dopo aver gettato un’occhiata sfuggente a Kiara, che continuava a guardarlo con la stessa espressione ferita e ribelle. “Qualcuno della Squadra dovrebbe venire con lei, per sorvegliare…” “Sono un membro onorario del Ministero, Malfoy…. So badare a me stessa e a due ragazzini privi di bacchetta” replicò secca la Umbridge. “ E per giunta, non è consigliabile che quest’arma sia vista da semplici studenti. Restate qui fino al mio ritorno, assicuratevi che nessuno di loro….”Accennò a me, Kiara, Ron e a tutti gli altri, “ riesca a fuggire.” “Va bene,” annuì Malfoy, deluso.
“Voi due, muovetevi e fatemi strada” ordinò la Umbridge, puntando la bacchetta contro Harry ed Hermione. “Avanti.”




NOTE DELLE AUTRICI: altro capitolo pov Laura...  ci scusiamo ma era una cosa necessaria, visto che con Kiara Harry non ha molta affinità, quindi sarebbe stato difficile scrivere dal suo punti di vista.... speriamo comunque che il capitolo vi piaccia e v preghiamo di RECENSIREEE!!!!
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Averyn