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Autore: Bea_chan    16/05/2006    0 recensioni
Cosa succederebbe se il vostro ragazzo continuasse a dimenticarsi dei vostri appuntamenti? Se rincontraste per puro caso il vostro peggior nemico e se lo invitaste ad una festa di Halloween alla quale neanche voi avreste voluto partecipare? E se questa festa si rivelasse il disastro annunciato…? Scoprirete che i gusti possono cambiare e potreste anche accorgervi di preferire il Caffè. [partecipante al 21° contest di EFP]
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Atto II
E’ qui la festa?


Sono alla seconda tazza di caffè, questa volta l’ho bevuto tutto d’un fiato.
Ron ha ordinato un bicchiere d’acqua.
Credo che desidererebbe fosse vodka, tanto la trasparenza c’è.
Non vorrei assistere al suo successivo degrado sulla strada dell’alcoolismo, anche perché non ho ancora finito il mio racconto.
Già, siamo solo a metà della mia storia.
Manca la parte più…brutta, diciamo.
Non per me, ovvio, ma per tutto quello che è derivato da quella sera.
La fatidica festa di Halloween.
-Ron…?-
Lo chiamo timidamente, senza osar toccare la mano che ha posato a pugno sul tavolo, proprio accanto al portatovaglioli.
Ho quasi il terrore che lo afferri da un momento all’altro e lo usi come oggetto contundente per tramortirmi.
Forse sarebbe meglio spostarlo…
Lui deglutisce e prende un sospiro profondo.
Allontana a fatica la mano e mi guarda negli occhi.
Vi leggo una muta domanda, mentre mormora con grande sforzo.
-Vai avanti-
Io annuisco, decisa.
Fuori dalla vetrata, gli alberi che in ottobre erano ancora pieni di foglie rosse e dorate sono ormai spogli e l’aria è più fredda. I lampioni della via sono spenti, sono appena le tre del pomeriggio.
Un triste sorriso mi si dipinge sulle labbra, mentre mi volto e continuo il mio racconto.
Torno ancora una volta indietro a quella cupa notte del 31 ottobre.


***


I have come here,
hardly knowing
the reason why . . .

The Phantom of the Opera, Point of no Return


Non ci posso ancora credere.
Che cosa cavolo mi è saltato in testa?
Sono davanti alla porta della casa dove vivono Harry e Ron, un quartiere alla periferia della Londra babbana, cinque isolati di distanza dal mio appartamento.
Il cielo è sempre più cupo, ma non si è ancora deciso a piovere e spero vivamente non lo faccia adesso, questo mi costringerebbe ad entrare prima del tempo.
Ed io non voglio entrare…
Fisso angosciata la porta laccata di verde della graziosa villetta a schiera, una ghirlanda di pipistrelli drappeggia lo stipite e una zucca intagliata mi sogghigna appoggiata al davanzale della finestra.
Sono le nove e tredici minuti esatti della notte di Halloween.
No, non sto facendo dolcetto o scherzetto, sono un po’ troppo grande, non credete?
Semplicemente, sto per fare la più grande scemenza della mia vita.
No, mi correggo
Purtroppo, l’ho già fatta meno di due ore fa.

-Dov’è questa festa?-
-Perché t’interessa…?-
Un sorrisetto strafottente.
-Potrei sempre venire a darci un’occhiatina-
-Non credo ti piacerebbe..-
-Tu credi? Solo per il gusto di sfottere i tuoi amichetti e la loro patetica festicciola farei il giro dell’isolato urlando che amo i babbani-
Non posso fare a meno di ridacchiare.
-Buona questa, vorrei proprio vederti-
-Allora dimmi dov’è ed eseguo all’istante-
Questa cosa può rivelarsi pericolosa…
Draco Malfoy significa “Guai”, un’infinità di guai.
Soprattutto con quell’espressione compiaciuta stampata in faccia.


Come ho potuto essere così deficiente?
Da quali profondi recessi della mia anima è sbucata questa infantile voglia di vendetta? Con una stupida ripicca non ottengo certo quello che vorrei…
Non ho ancora il coraggio di suonare il campanello.
Sento la musica provenire a tutto volume dall’interno, mentre ombre vagano al di là della bianca tenda della finestra, proiettandosi sul davanzale.
D’improvviso, mi sento così ridicola nel mio vestito blu.
L’ho scovato in fondo all’armadio, non l’avevo ancora indossato.
E dire che l’ho comprato tempo fa e l’ho pagato anche parecchio…
Teoricamente, dovrei vagamente assomigliare ad un cielo stellato, lo provano le perline d’argento che spiccano a sprazzi sul morbido velluto.
Non sono così male, tralasciando che ho preferito lasciare scoperte le spalle e la schiena invece che un generoso scollo sul davanti.
L’immagine di Lavanda Brown in un provocante vestito rosso scarlatto con uno scollo che definire profondo sarebbe solo un gentile eufemismo –mi stupisco non le si veda l’ombelico- mi balla d’innanzi agli occhi moderatamente truccati di scuro.
Insomma, io non ho il coraggio di andare in giro conciata in quel modo.
Ho una dignità, diamine. Bisogna dimostrare che una donna non è solamente un paio di gambe che cammina e non pensa.
Io ne sono la fiera riprova.
Sfortuna voglia che la maggioranza degli uomini apprezzi molto di più la prima tipologia…
Mi sistemo il cappotto e poggio un dito sul campanello.
La voce di Ron nella telefonata di prima mi rimbomba nelle orecchie.
Hermione, mi spiace tantissimo per oggi, si era scusato, e non riesco nemmeno a passarti a prendere, sono bloccato al Quartier Generale.
Certo, Ronald, come al solito, Ronald.
Ci vediamo a casa nostra alle nove, d’accordo? Ti aspettiamo.
Sicuro, Ronald, chi sono io per avere voce in capitolo…?
Grazie Hermione, sei un tesoro.
Da quanto non mi dice più “Ti amo”?
Non so, ormai ho perso il conto…

-Perché vorresti venire?-
-Non sono un prete, Granger, vado ancora alle feste-
-Sì, ma perché alla nostra? Ci saranno tantissimi Gryffindor, Auror e poi…-
-Non me ne fotte dei tuoi compagnucci scemi, mezzosangue- m’interrompe bruscamente –Ma visto che per questa sera non avevo programmi, diciamo che rimorchiare in un bar come sempre diventa monotono, e questa festa è un’occasione per…cambiare-
Lo fisso, dubbiosa.
-Cosa mi assicura che non combinerai casini?-
-Niente, Granger, assolutamente niente-


Ed è stato allora, proprio in quel momento, che avrei dovuto piantarmi la forchetta poggiata su un piatto vuoto di torta, che un cameriere stava portando via, dritta in fronte.
No, meglio, avrei voluto.

-Beh…-

Dannazione, dannazione!

-E’ a casa di Harry e Ron, in Wenston Street-
Sogghigna, soddisfatto.
-A che ora?-
Corrugo sospettosa le sopracciglia, già pentita da ciò che ho detto.
-Alle nove-
Si alza, infilandosi il giubbotto nero. Noto che indossa jeans babbani, strappati e logori in più punti, ancora più strano.
Lui, l’immagine dell’eleganza, Mister io-odio-erbologia solo perché rischia di sporcarsi il maglione.
-Ci sarò.. e tu- mi fissa, eloquente –Vedi di non mancare, ho idea che ti divertirai- conclude sibillino.
Io lo guardo uscire dal bar, radicata sul pavimento.
-Oh no…-


Nessun grido dall’interno, nessun incantesimo, niente di niente.
Solo i canonici rumori da “festa”, segno che, per adesso, Malfoy non è ancora arrivato.
Magari non viene neppure…
Allora perché ci sono venuta io?!
Scuoto la testa e, risoluta, premo il bottone del campanello.
Com’era quella frase di un famoso scrittore babbano…?
La diceva sempre mio padre, era in quel grande libro sullo scaffale in alto, quello che nemmeno io avevo avuto il coraggio di leggere.
Ah, già.
Lasciate ogni speranza, voi che entrate


***


The music's playing
and the lights are low
Just one more dance
and we are good to go
Waiting for someone who needs me

Christina Aguilera, Genie in a bottle


La festa si dimostra peggio di quello che pensassi.
Appena varcata la soglia, trascinata dentro senza tante cerimonie e con parole affrettate del genere “Hermione, sei in ritardo”, vengo catapultata dritta dritta nel salotto addobbato.
Uno dei tanti colleghi di Ron mi prende il cappotto, al quale sono spasmodicamente avvinghiata come neanche la piovra gigante saprebbe fare.
L’aria tiepida e fumosa mi pizzica le spalle e la schiena nude, mentre metto a fuoco la folla che brulica nella stanza.
Il grande tavolo della sala è addossato alla parete, pieno di burrobirre, Firewhisky e Vodka Startfire.
Non riesco a riconoscere nessuno dei presenti.
Dove diamine sono Ron e Harry?
Hanno totalmente dimenticato che dovevo venire anch’io?
Oh, aspetta solo che mi trovi davanti Ronald Weasley…
Mi faccio largo tra i presenti, salutando i colleghi Auror dei miei amici.
E’ impossibile, ma quanta gente c’è in questa casa?
Riesco ad arrivare al tavolo delle bibite e mi approprio a fatica di una delle ultime burrobirre rimaste.
Sembrano passate le cavallette.
Tante cavallette alcoliste…
-Hermiooooooneee!-
Il primo sorso della birra mi va malamente di traverso, facendomi tossire fino alle lacrime.
Non faccio nemmeno in tempo a girarmi che una sagoma non ben identificata mi cinge in un abbraccio affettuoso, soffocandomi in una zaffata di costoso profumo francese.
Lavanda.
E si parlava di piaghe d’Egitto…
Manca solo che il punch altamente alcolico presente nella bacinella sul tavolo si apra miracolosamente in due e siamo a posto.
Mi schiarisco la voce, riacquistando la mia dignità e sistemandomi il vestito.
-Ciao Lavanda…-
-Herm, sei in ritardo- ridacchia lei, sorbendo un sorso dal bicchiere di champagne che regge con la mano guantata –Ti aspettavamo almeno mezz’ora fa!-
Io stiro le labbra lucide in un sorriso stentato.
Diamine, sembra piuttosto la smorfia di chi ha appena morso un limone acerbo.
-Lo so, ho avuto un contrattempo- mi giustifico piuttosto banalmente.
-Oh, questo vestito è un amore! Sei un…- ridacchia nuovamente con fare civettuolo –Cosa sei?-
Ora, che cosa m’impedisce di Schiantarla seduta stante?
Ok, urge una soluzione.
Non Schianterò Lavanda Brown, non Schianterò Lavanda Brown…
I mantra hanno sempre funzionato.
E poi, poverina, va compresa: una come lei non ha abbastanza cervello per capire le questioni basilari, figuriamoci queste cose.
-Sono un cielo stellato- informo con un sospiro. Poi la guardo –E tu, saresti…-
Mi soffermo ad osservarla attentamente per la prima volta.
Indossa un abito color vinaccia lungo fino ai piedi, un profondo spacco sulla coscia sinistra scopre vezzosamente una giarrettiera di pizzo dello stesso colore. Un generoso scollo a V sul davanti rasenta l’immagine che mi ero fatta io.
Com’è prevedibile…
Lavanda sbatte le ciglia e ridacchia, riavviandosi i lunghi e lisci capelli neri sulle spalle.
-Allora? Cosa sono?-
Una puttana. E sei anche vestita da puttana…
No, questo non lo dico.
-Non lo so- ammetto, stringendo la bottiglia di burrobirra tra le mani.
Lei scoppia a ridere per l’ennesima volta.
-Sono una diavoletta- mi spiega diligentemente –Per questo sono vestita di rosso…vedi?- indica due microscopici cornini rosso fuoco fissati ad un cerchietto che, prima, non avevo notato –Ho anche le corna-
No, ormai sono convinta di essere io ad averle.
Ingoiando tutto il mio orgoglio e la mia malinconia, mi costringo ad esibire l’ennesimo sorriso di circostanza.
-Hai visto Ron, per caso?-
-Si, credo sia in cucina!- esclama –Vuoi che ti accompagno?-
-Grazie…-
Veramente no, ma anche questo non riesco a dirlo.
Così ci facciamo largo tra la folla mascherata a spintoni e varchiamo la porta della cucina.
Individuo subito Ron appoggiato al mobile che parla con Harry e un altro loro collega Auror, ancora in divisa.
Il mio ragazzo annuisce, serio, mentre Harry espone il suo parere sottovoce.
Sembrano immersi in una conversazione piuttosto importante.
-Ehi ragazzi!- Lavanda richiama la loro attenzione –E’ arrivata Hermione-
Accidenti, questa frase sembra una di quelle usate nelle telenovele strappalacrime che piacciono tanto a mia madre.
Quella dove lei arriva dopo tanto tempo, scende dalla scaletta dell’aereo e vola tra le braccia dell’amato in lacrime, dichiarando a chiunque fosse nel raggio di trecento metri il suo amore.
Io invece sono saldamente radicata sul pavimento, mentre Ron e gli altri si girano a guardarmi.
Il mio fidanzato mi fissa e mille emozioni gli attraversano il volto.
Preoccupazione, colpevolezza, sorpresa…
Sembra una ruota che gira e non sa dove fermarsi.
Opta per un dolce sorriso, che sa benissimo mi fa squagliare le ginocchia.
Ma non questa volta.
-Ciao amore- mi dice, mentre mi raggiunge e mi posa un leggero bacio a fior di labbra –Sei in ritardo-
E che siete, un disco rotto?
Ho capito che sono in ritardo e non ci volevo nemmeno venire.
Malgrado tutto, sorrido.
-Scusa..-
No, fermi tutti.
Ho appena chiesto scusa?
Io a lui?
Cazzo, è lui che si dovrebbe prostrare ai miei piedi in lacrime a chiedermi perdono per avermi piantato per l’ennesima volta ed avermi liquidato con poche parole.
Ma si sa, io non sono capace di fare scenate. Tendo a tenermi tutto dentro.
Pericoloso, ma io sono fatta così.
-‘Mione, sei bellissima- la voce di Harry mi riscuote.
Tenero, dolce Harry.
Lo guardo, riconoscente.
-Grazie Harry- sorrido, fissando divertita il coltello finto che gli trapassa –molto realisticamente, lo riconosco- la testa.
L’Auror in divisa mi fa un cenno educato di saluto, che ricambio.
Poi, guarda l’orologio e sbuffa.
-Meglio che vada…- esordisce, riallacciandosi gli alamari del mantello blu da Auror –Ho il turno di pattuglia, stiamo ancora cercando quel fuggiasco-
Ron annuisce, un braccio mollemente posato attorno alle mie spalle.
-D’accordo, ci vediamo giovedì al Quartier Generale-
Harry lo saluta amichevolmente, mentre questo esce dalla cucina e si dirige a fatica verso l’uscita.
Lavanda decide di dare il suo inutile contributo alla conversazione.
-Fuggiasco? Che singnifica, Ron-Ron?-
Noto il mio ragazzo sorridere imbarazzato al nomignolo usato da Lavanda.
Ecco un’altra cosa che non sopporto.
Ron-Ron.
Che razza di soprannome sarebbe?!
E poi, come si permette di trattarlo con così tanta confidenza?
-Già, cosa intende dire, Ronald?-
Calco forse con estrema cura sul nome, tanto che lui si gira e mi fissa smarrito, gli occhi azzurri truccati di nero –credo sia una sottospecie di vampiro- sembrano tanto quelli di un cucciolo bastonato.
Io lo ignoro e ricambio lo sguardo, inflessibile.
-C’è stato uno scontro, circa una settimana fa, al cimitero al di là del fiume- mi spiega Harry, incrociando le braccia –Sappiamo di certo che alcuni Mangiamorte hanno teso un agguato ad uno di loro, che è riuscito a fuggire-
-Regolamento di conti- taglia corto Ron –E stiamo cercando quel bastardo…-
-Ma come mai?- chiede Lavanda, apprensiva –Perché vi concentrate solo su questo tizio?-
Già, su questo sono curiosa anch’io.
Rivolgo uno sguardo interrogativo a Harry, in attesa di risposta.
Lui mi sorride con aria furba.
-Perché un Mangiamorte da solo e senza sostegno è spacciato-
Ron ridacchia, stringendomi le spalle.
-Sono d’accordo-
Cavolo…
Cos’è stato questo brivido improvviso?
Quando fanno così, Harry e Ron mi fanno paura.
E pensare che…
Il suono del campanello interrompe nuovamente i miei pensieri.
Do un’occhiata veloce all’orologio magico appeso al muro.
Le dieci e un quarto.
-Chi sarà?- chiede Ron, mentre Harry si stringe nelle spalle.
-Non vi preoccupate, vado io- cinguetta Lavanda, dondolando fuori dalla cucina sui tacchi alti almeno una dozzina di centimetri di quelle scarpe di un’improbabile vernice rossa.
Una voce fredda e strascicata mi risuona nelle orecchie…
Ci sarò…
No, non può essere venuto davvero.
-Hermione, stai bene?- domanda Ron, preoccupato –Sei pallida..-
No che non sto bene, Ronald, non quando ho appena assunto un colorito che farebbe invidia a Nick-quasi-senza-testa.
Dannazione!
E adesso, cosa faccio?
  
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