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Autore: Bea_chan    16/05/2006    7 recensioni
Cosa succederebbe se il vostro ragazzo continuasse a dimenticarsi dei vostri appuntamenti? Se rincontraste per puro caso il vostro peggior nemico e se lo invitaste ad una festa di Halloween alla quale neanche voi avreste voluto partecipare? E se questa festa si rivelasse il disastro annunciato…? Scoprirete che i gusti possono cambiare e potreste anche accorgervi di preferire il Caffè. [partecipante al 21° contest di EFP]
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi protagonisti di questa bizzarra fanfiction non mi appartengono e, sfortunatamente, mai mi apparterranno. Sono proprietà esclusiva della somma JK Rowling, io mi sono semplicemente divertita a farli soffrire un po’ nella storia che vi apprestate a leggere xD

Titolo: Come Caffè
Autore: Bea_chan
Rating: PG
Genere: commedia, romantico
Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Ronald Weasley, Harry Potter (mera comparsa…)
Pairing: Draco/Hermione
Warning: Hermione POV
Commento: Cosa succederebbe se il vostro ragazzo continuasse a dimenticarsi dei vostri appuntamenti? Se rincontraste per puro caso il vostro peggior nemico e se lo invitaste ad una festa di Halloween alla quale neanche voi avreste voluto partecipare? E se questa festa si rivelasse il disastro annunciato…? Scoprirete che i gusti possono cambiare e potreste anche accorgervi di preferire il Caffè.

Thanx to: la mia sensei Mao_chan, per avermi spronato a partecipare a questo contest; mon trèsor Emily Doe, adorabile Gryffindor che, come me, adora questa coppia; Stefano, il mio Ronald Weasley, che durante una lezione di storia ha letto clandestinamente la bozza e ha apprezzato; tutti quelli che leggeranno e faranno almeno un sorriso.

Nota: questa fanfic è nata per puro caso, in realtà, una sera in cui io stessa desideravo ardentemente un caffè. Dalle mie riflessioni è uscita questa cosa, più che comica è per lo più ironica. L’Hermione di questa fanfic trovo mi assomigli molto, per alcuni aspetti, il che non è un bene. Per lei.




Atto I
Guarda chi si vede!


Mescolo per la decima volta il mio caffè, ormai freddo.
Ho idea che, se continuo ancora per molto, si staccherà un perfetto cerchio di bianca porcellana dal fondo.
Si nota che sono nervosa?
No…?
Bugiardi, non sapete neanche mentire.
Almeno qualche soddisfazione potreste anche darmela…
Nel momento esatto in cui mi accingo a sorbirne un sorso –anche se ormai sembra catrame tanto è denso per il troppo zucchero e ugualmente schifoso- si apre la porta del locale e, in un discreto tintinnio, il mio tanto ansiosamente atteso *ospite* fa la sua entrata.
Mi strozzo all’istante con il triste contenuto della tazzina, ritrovandomi così a tossire in silenzio.
Mio Dio, pensare che io odio il caffè…
No, mi correggo, lo odiavo.
Imperfetto indicativo, prima persona singolare.
Tutto merito suo.
Dannato, è riuscito anche a farmi cambiare gusti…
Però lo preferisco bollente, nero e dolce, da bere tutto d’un fiato.
Non questa sottospecie di pappetta insulsa adagiata nella porcellana decorata della tazza.
Tra le lacrime riesco ad intravedere la sagoma ora ferma sulla soglia, mentre si guarda intorno cercando di vedermi.
Così, piantato a gambe larghe, sembra tanto l’Angelo dell’Apocalisse giunto per punire i peccatori.
Una parte di me –quella razionale, per intenderci, che prevale la maggioranza delle volte- vorrebbe alzare una mano, fare un educato cenno e chiamarlo al tavolo.
L’altra, invece, –quella ben poco razionale, la mia parte puramente Gryffindor- sprofonderebbe nella sedia, ignorandolo, e continuerebbe a (cercare di) bere il suo disgustoso intruglio.
Pardon, caffè.
No, insomma, non posso rimandare ancora.
Ci sono troppe cose da dire, troppe parole rimandate, troppi litigi irrisolti.
Il silenzio, tra due amici, è forse la cosa peggiore
E lui deve sapere.
Sapere perché l’ho “tradito” con così tanta leggerezza, anche se nessuno si aspettava da me un tale e frivolo comportamento.
Sapere perché quello che credevo poter chiamare “amore” non era altro che un labile sentimento che lui stesso ha contribuito a spegnere.
Sapere che certe cose, quanto t’accadono, ti travolgono senza scampo.
Sapere anche perché sto bevendo un caffè, invece del mio solito thè.
Ehi, è comunque un motivo importante…
Poggio bruscamente la tazzina sul tavolo, l’ennesimo tintinnio, e alzo lo sguardo.
Subito intercetto il suo, ansioso, una vena di malinconia e rabbia in quegli specchi celesti, mentre si avvicina a scatti alla sedia libera davanti a me, senza tuttavia sedersi.
Mi guarda, indeciso sul da farsi.
Con quell’aria così infantile, così corrucciata, così…
…così terribilmente da Ron…
Accenno un timido sorriso, stringendo i pugni posati in grembo.
-Ciao Ronald…-
Non risponde, si limita a sedersi rigidamente d’innanzi a me, senza nemmeno slacciarsi il giubbotto.
Ha freddo, immagino.
Cerco di scacciare dalla mia mente quell’irritante vocina che insinua sia la mia compagnia a non dargli calore.
Lasciato senza spiegazione, secondo il suo punto di vista, ma secondo il mio ci sono parecchi motivi, e successivamente, se così si può dire, tradito.
Ok, mi concedete un aggettivo poco fine?
Cornuto.
Beh, insomma, diciamo le cose come stanno: l’ho proprio cornificato.
Forse io ritenevo la nostra relazione conclusa, ma evidentemente lui no, data la Strillettera piena di epiteti e insulti che non auguro a nessuno di ricevere.
E come minimo, si aspetta un chiarimento.
-Non ho molto tempo- mastica tra i denti, rifuggendo la mia occhiata comprensiva –Mi aspetta Harry, dobbiamo svolgere alcune indagini..-
-Certo, non ti preoccupare- mi giustifico, ignorando il morso allo stomaco.
Già…
Sempre quel dannato lavoro, sempre le stesse scuse usate e strausate.
Siamo proprio sicuri che sia solo ed unicamente mia la colpa?
Ho forse le prove certe di non aver anch’io un imponente palco di corna sopra i miei ricci?
No, ma è meglio tacere.
-Grazie per essere venuto- mormoro, giocherellando con il cucchiaino d’argento sul piattino della tazza –E posso dirti che mi dispiace..- lo fisso negli occhi –Davvero-
Ron si stringe nella spalle, chiaro segno di studiata indifferenza.
Oh, perché dev’essere sempre così stupido?
Bene, a questo punto vi starete chiedendo perché mi sono ritrovata in un bar babbano che sembra uguale a tutti gli altri ma, per me, è molto importante, con Ronald Weasley e quest’aria allegra da funerale.
No, non abbiamo litigato.
O meglio, non per i nostri soliti e futili motivi.
Stavolta è peggio…
Molto peggio.


***


I can see the first leafs falling
It's all yellow and nice
It's so very cold outside
Like the way I'm feeling inside

Emilia, Big World


Sono qua ormai da più di due ore.
Il nostro appuntamento era alle due, in quella piazza grande, poco fuori dal parco.
Scosto la manica e studio rassegnata l’orologio.
Adesso sono le quattro passate e lui ancora non è arrivato.
Per la quinta volta, questa settimana.
Scommetto che se avesse più di sette giorni, arriverebbe anche ad otto appuntamenti mancati.
Sbuffo, stringendomi nel cappotto e rabbrividendo.
31 ottobre, Halloween, l’aria di questa gelida giornata mi sfiora, insinuandosi in ogni fessura nel caldo panno nero della giacca. Mancano poco meno di cinque ore alle nove, io e lui avevamo in programma una cenetta romantica.
Fino a tre ore e mezzo fa.
No Hermione, io, Harry e gli altri pensavamo che fosse più carino fare una festa con tutti.
Tralasciando il fatto che io odio questo continuo e repentino cambiamento di programmi, –sono una persona abbastanza metodica, mi piace organizzare con calma i miei impegni- sono rimasta spiazzata.
Poi, ho preso un sospiro profondo, ingoiando la voglia impellente di urlare un “Avada Kedavra” nella migliore imitazione di Voldemort che abbiano mai fatto.
Roba che persino Harry sarebbe accorso battagliero.
D’accordo, mi sono detta, vada per la festa.
Sopporterò tutti i commenti maniaci dei suoi colleghi sul mio vestito.
Sopporterò le chiacchiere e le risatine insulse delle mie amiche.
Sopporterò persino quella vacca della Brown.
Ancora non capisco come anche lei abbia potuto entrare in un qualsiasi ufficio al Ministero, e non come soprammobile impagliato, vista l’abbondante scarsità di materia grigia.
Ah, che sciocca, è abbondante in un altro senso.
E ha trovato vie secondarie per arrivare ai piani alti, ovviamente per correttezza e perché sono una ragazza educata mi esimerò dall’esporre la mia veritiera teoria.
Tornando a noi, dicevo della festa.
Dovevamo incontrarci oggi per metterci d’accordo, passare un po’ di tempo insieme, magari prolungare la nostra uscita fino all’ora della festa e andarci direttamente.
Esatto, dovevamo.
Perché Ronald Weasley, nella sua più tipica fattispecie, non si è presentato al nostro appuntamento.
Come al solito.
Così mi ritrovo qua da sola, in una piazza affollata, a fissare le foglie ingiallite che cadono dolcemente al suolo sotto i delicati soffi del freddo vento autunnale.
Guardo ancora l’orologio.
Le cinque meno venti.
Ormai è chiaro che non viene più.
Mi avvio orgogliosamente verso la via laterale, decisa a lasciarmi alle spalle l’ennesima delusione.
Non ho nemmeno un vestito per questa sera.
A pensarci bene, non ho nemmeno voglia di andarci a questa stupida festa.
Non mi metterò a piangere.
Non questa volta.
E’ inutile, l’ho già fatto troppe volte…
Non mi ha scaricato.
No, si è semplicemente dimenticato.
Cazzate, tutte cazzate.
Morirei, piuttosto che ammettere che il mio immaturo fidanzato di ventiquattro anni mi ha scaricato.
Che volete farci, sono pur sempre Hermione Granger.


***


I felt so worried when I spout out the time

Thinking of the future it lies

Cause I knew that there's nothin'

That I really want to know

Name, Change the World


Ecco, questo che mi piace.
Un thè caldo mentre fuori soffia il vento, bere lentamente quel dolce liquido ambrato e assaporare, con ogni papilla gustativa presente sulla lingua, il suo sapore.
Così buono, così caldo.
Così semplicemente mio.
In quella tazza, a volte, vorrei tanto perdermici e non uscire più.
Come adesso, per esempio.
Sono seduta in un bar chissà dove della Londra babbana, fuori il tempo minaccia un acquazzone imminente, sono le sei e mezza e sono appena stata...scaricata -va bene, l’ho detto- dal mio ragazzo.
Inoltre, nessuno ha la più pallida idea di dove io mi trovi.
Se mai interessa veramente a qualcuno…
D’accordo, la smetto di piangermi addosso. Però, ammetterete che non mi trovo in una situazione propriamente felice, no?
Mi guardo attorno, notando con amarezza le coppiette agli altri tavoli.
Perché, adesso, continuano a venirmi in mente immagini di Ron sdraiato sopra una scrivania che ci da dentro con Lavanda invece che venire al nostro appuntamento?
Basta, basta!
Ingoio con rabbia il rimanente contenuto della tazza, ottenendo solamente un forte bruciore di stomaco.
Perfetto, non bastava l’ulcera in stato avanzato che già attanaglia le mie povere viscere…
Avrò mai tregua?
Poggio stancamente una mano sotto il mento e osservo fuori dalla grande finestra.
Fuori si è fatto ormai buio e le luci dei lampioni in strada si riflettono sulla vetrata del locale.
Non posso tornare a casa…
Non voglio che Ron mi passi a prendere con la sua solita aria da cane bastonato, non voglio che accampi scuse inutili e mi trascini a quella dannata festa.
Non voglio altre bugie.
Ormai, tutto il nostro “rapporto” sta in piedi solamente su menzogne, fragili castelli di carta che aspettano solo una mossa sbagliata per accartocciarsi miseramente su sé stessi.
Come le foglie dorate sugli alberi.
Sospiro, affranta, indecisa se prendere qualcosa leggermente più forte di un thè.
Magari un bel bicchiere di Firewhisky, giusto per bruciare ulteriormente il mio stomaco ormai rovinato.
Sento le risate di un tavolo vicino al mio.
Discutono anche loro di una festa per quella sera, la Notte degli Spiriti.
Sembra soltanto ieri quando Harry e Ron, una notte di Halloween come questa, hanno affrontato un gigantesco Troll di montagna nel bagno delle ragazze, per salvarmi.
Salvare me.
Me, Hermione Granger, quella ragazzina petulante che non aveva fatto altro che comandarli a bacchetta dalla prima volta che li aveva visti sul treno.
Quanto è strana la vita.
Harry, Ron e io abbiamo condiviso ben quattordici anni della nostra esistenza e, adesso, il Terzetto dei Miracoli si sta sciogliendo.
Se ci penso mi viene un groppo in gola.
No, non è il troppo thè che ho bevuto.
Sento qualcosa che assomiglia inquietantemente ad una lacrima scivolare lenta sulla mia guancia e perdersi nel palmo della mano appoggiata ad essa.
Non sono riuscita nemmeno a mantenere la promessa di non piangere…
E’ tutto così maledettamente ingiusto.
Ecco…
Sono sicura che, adesso, c’è qualcuno che mi osserva.
Sapete quando sentite quello strano formicolio e lo collegate ad un paio di occhi che vi fissano attentamente?
Dunque, io li sento sfacciati sulla mia schiena.
E’ una sensazione stranamente…famigliare.
Percepisco chiaramente il mio osservatore sconosciuto alzarsi e dirigersi verso il mio tavolo.
Si ferma giusto poco dietro di me, so che mi sta ancora studiando.
-Granger..?-
Non ho nemmeno bisogno di girarmi.
Nessuno ha la stessa voce strascicata e indolente, nessuno pronuncia il mio nome con così tanto disprezzo, come se fosse esso stesso una constatazione disgustata di tutto ciò che sono.
Bene, anche dopo la chiara certezza che sia lui, non posso comunque fare a meno di sorprendermi.
No, peggio, sto per avere un infarto…
Cosa accidenti ci fa Draco Lucius Malfoy in un bar babbano?!


***


You stand in the line just to hit a new low
You’re faking a smile with the coffee to go
You tell me your life’s been way off line
You’re falling to pieces everytime
And I don’t need no carryn’ on

Daniel Powter, Bad day


Si è seduto davanti a me senza che nemmeno gli avessi dato il permesso.
Mio dio, sembro piombata dritta in un profondo stato catatonico…
L’ho semplicemente guardato mentre s’accomodava, un sogghigno indolente sulle labbra, la stessa espressione di scherno di sempre.
Si è fatto portare un caffè.
Io detesto questa insulsa bevanda.
E’ amaro, ti crea dipendenza ed è troppo caldo, solo che se aspetti troppo, diventa davvero imbevibile.
Quindi no, grazie.
Adesso lo sta mescolando tranquillamente, facendo tintinnare il cucchiaino contro il bordo della tazzina.
Ne prende un lungo sorso e lo finisce in colpo, soddisfatto.
Non l’ha nemmeno zuccherato!
Lo sto guardando profondamente nauseata, sono sicura di avere sul volto un’espressione così piena di repulsione che neanche uno Schiopodo Sparacoda ridotto in poltiglia meriterebbe tanto.
Lui se ne accorge e mi fissa, divertito.
-Tu non sei molto meglio da guardare, Granger, quindi piantala- espone con un sorrisetto ironico, incrociando le braccia sull’ampio torace e appoggiandosi allo schienale della sedia.
Io mi ritrovo a boccheggiare, indignata.
-Non meriti neanche una risposta, Malfoy-
-O forse non me la sai dare, vero?-
Non sono più abituata alle sue velenose frecciatine e mi ritrovo davvero senza parole.
Giocherello svogliata con il braccialetto, non sono tanto sicura di volerlo guardare ancora negli occhi.
Ripensandoci, non so nemmeno perché è qua.
Punto primo, è seduto al mio tavolo.
Punto secondo, saranno almeno sei anni che non lo vedo.
Punto terzo, come mai sta parlando proprio a me, quando ai tempi ormai lontani della scuola non avrebbe esitato a sguinzagliarmi dietro un altro Basilisco, visto che sono miracolosamente scampata al primo?
-Allora Granger- la sua voce mi distoglie dai mie pensieri –Cosa ci fai qui a piagnucolare la notte di Halloween?-
Gli rivolgo uno sguardo fiero, a riprova del fatto che non stavo affatto piagnucolando.
-E tu, invece? Il grande purosangue Draco Malfoy in un bar babbano?-
Lui ridacchia e sento una grande amarezza in quella sommessa risata. Scuote la testa e mi rivolge un’occhiata velenosa con quelle iridi d’argento.
-Non devo spiegazioni, tanto meno ad una come te-
Benissimo, tutto nella norma. E’ confortante che almeno questo sia rimasto come prima.
Mi concedo di guardarlo attentamente.
Apparentemente non sembra cambiato poi tanto, rispetto a quel ragazzino viziato che se andava in giro tronfio e spavaldo per i corridoi di Hogwarts, solo che è fondamentalmente…diverso.
Ha i capelli più lunghi, abbastanza spettinati, e ha un’aria sciupata.
Due segni violacei sotto gli occhi chiari denotano una profonda stanchezza e l’amarezza della sua risata è rimasta incisa nella piega imbronciata delle labbra.
E poi…
Ricambia il mio sguardo, fissandomi da sotto il lungo ciuffo biondo.
-Che hai da fissarmi?- mastica acido, infastidito dalla mia analisi.
I suoi occhi sono…tristi. Malinconici e persi, ombre grigio scuro screziano l’argento dell’iride.
Non ho mai visto quest’espressione sul volto di Malfoy.
Sembra una belva in trappola, lo stesso orgoglio disperato, la stessa diffidenza e rabbia.
Non sono l’unica, seduta a questo tavolo, ad avere un problema.
-Niente- sussurro, costringendomi a distogliere gli occhi dai suoi.
Vorrei chiedergli una miriade di cose.
Cosa credevate, che avessi perso il vizio di fare mille domande?
Oh, andiamo, sapete come sono fatta…
Vorrei tanto sapere cosa fa adesso.
Lavora al Ministero?
Non credo proprio, e a meno che non lo facciano Ministro della Magia –altamente improbabile-, Malfoy non s’abbasserebbe mai a prendere ordini da qualcuno chiuso in un ufficio.
Auror?
Ottima battuta, Hermione, questa dove l’hai presa?
Allora rimane un’altra opzione…
Un brivido mi corre rapido su per la schiena, mentre cerco disperatamente di scacciare questo pensiero.
Non può essere diventato davvero uno di Loro.
Ok, è sempre stato un bastardo di prima categoria, ma l’ho sempre ritenuto stupido e soggiogato da suo padre, non veramente cattivo.
Perfido, certamente, anche parecchio.
Ma, in fondo, era finito a Slytherin non per niente…
Adesso sto davvero morendo di curiosità. Quanto pagherei per vedere se sul suo avambraccio c’è quel tanto mormorato Marchio, ma il maglione nero a collo alto che indossa arriva a coprirgli persino metà del palmo.
Lui s’è accorto della mia occhiata e incrocia ancora le braccia, un inconsapevole gesto protettivo per coprire il sinistro.
-Allora?-
-Allora cosa…?-
-Che ci fai qui senza Potty e Weasel in una serata come questa?-
Io non posso fare a meno di sospirare, girandomi verso la vetrata e osservando con sguardo vacuo i passanti.
A lui non sfugge il mio malumore e sogghigna soddisfatto.
-Fammi indovinare- comincia –Ti hanno scaricato?-
Mi mordo la lingua per non correggere il verbo, ma evidentemente lui capisce al volo.
-Anzi, Weasley ti ha piantato-
E che cazzo, la Legilimanzia non vale!
-Complimenti, Malfoy, vuoi un applauso?-
-No grazie, mi basta la tua faccia- esordisce, sinceramente divertito.
Mi sembra di essere ad uno di quei talk show babbani dove un povero ospite viene sbeffeggiato da un intero pubblico.
Avanti, qualcun altro vuole infierire? Non fate complimenti…
Guardo l’orologio.
Oggi sembra che le ore passino troppo veloce, sono già le sette e venticinque.
Meno un’ora e trentacinque minuti al mio supplizio.
-Bene, è stato un piacere rivederti Malfoy, ma adesso devo proprio andare- decreto spiccia, prendendo il cappotto e alzandomi in piedi.
Questo mi fissa, rimanendo seduto.
Non risponde…
Tsk, è pure maleducato.
Va bene che il mio “piacere” era molto ma molto ironico, ma mi aspettavo, come minimo, una risposta dello stesso genere.
-Addio- saluto, facendo per andarmene –Mi aspettano ad una festa e devo ancora prepararmi..-
Quanto sono bugiarda.
Qual’era quella fiaba babbana che mi leggeva la mamma da piccola?
Mi ricordo di una specie di burattino che si muoveva da solo e gli si allungava il naso se diceva una frottola…
Ah sì, Pinocchio.
Ecco, la mia appendice nasale è ormai talmente lunga che, ormai, ha sfondato la vetrata e si sta facendo una passeggiata nella via per guardare le vetrine.
Mi sembra di aver scritto in faccia “SONO UN’IPOCRITA” e sotto, più in piccolo “non ci voglio andare a quella festa”. Malfoy non può non essersene accorto.
E’ umanamente impossibile.
Ma forse, per mia fortuna, Malfoy non conosce le fiabe babbane.
Mi volto bruscamente e faccio un passo avanti, decisa a lasciare definitivamente il locale.
-Aspetta-
Per chissà quale strana alchimia, quell’unica parolina imperativa riesce a bloccarmi.
Non l’ha urlata, non l’ha neppure sibilata velenosamente.
Se non avessi colto quella sfumatura di rottura nella sua voce, probabilmente adesso sarei già uscita dalla porta.
E sarebbe forse stato meglio così…

  
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