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Autore: Sabriel    18/09/2011    6 recensioni
Cosa succederebbe se il destino di una ragazza orfana si intrecciasse a quello di Near, Matt e Mello?. E se lei possedesse un intelligenza fuori dal comune? E se, celato nel suo passato, di cui lei non ricorda nulla, ci fossero dei collegamenti utili a comprendere e risolvere il caso Kira? E se ci si mettesse di mezzo l'amore a complicare le cose? Leggete e commentate :)
Genere: Generale, Mistero, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, Matt, Mello, Near
Note: Lemon, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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LA SVOLTA

Il suono acuto e ritmico della sveglia mi penetrò nelle orecchie, stordendomi. Schiacciai malamente il tasto dell’apparecchio, decisamente di pessimo umore.
Matt, al mio fianco, fece un movimento indolente, mugugnando un ‘buon jogging’ sconnesso. Non lo soffocai sotto il cuscino per il semplice fatto che mi sentivo terribilmente in colpa per quella bugia. Mi diressi in bagno, trascinandomi sotto la doccia. Aspettai con ansia l’acqua scorrermi lungo il viso, acquistando un poco di lucidità.
Dovevo sbrigarmi, perché sapevo che Mello non mi avrebbe concesso nemmeno un minuto di bonus, così mi asciugai velocemente, infilando in fretta e furia le prime cose che trovai nell’armadio, uscendo con ancora i capelli zuppi.
In futuro gli avrei fatto pagare anche questa.
Aspettai l’autobus per 10 minuti buoni, dopodiché optai per il classico MG, il mezzo più semplice ed efficace che conoscevo: Movimento Gambe.
Alla fine, arrabbiata e divertita nello stesso tempo, mi ritrovai davvero a fare jogging, pregando tutti i santi a mia conoscenza di non arrivare in ritardo.
Arrivai sotto il portone alle 4 e 58, e per la fretta per poco non rischiai di spaccarmi il naso, ma se non altro arrivai nell’atrio del covo alle 5 precise.
Dopo 15 minuti Mello non si era ancora fatto vivo. Salutai distrattamente due o tre persone che incontrai per caso, mentre come un furia mi dirigevo al piano superiore, verso la sua camera. Mi stava prendendo in giro?!
Speravo ardentemente che non stesse dormendo, perché in quel caso non avrei risposto di me. Afferrai la maniglia della porta, decisa a mangiarmelo vivo, quando la sua voce mi fece sobbalzare.
“Sei in ritardo”
Mi voltai, trovandolo poggiato alla ringhiera delle scale che sgranocchiava cioccolata, imperturbabile.
“COSA?!” urlai.
Chiusi gli occhi, costringendomi a respirare profondamente. Arrabbiarmi significava fare il suo gioco, dovevo stare calma. “Non sono in ritardo, non hai specificato il luogo dell’appuntamento, ti aspettavo nell’atrio” imposi alle mie parole un tono tranquillo, ma ottenni solo un inflessione tesa, decisamente poco serafica.
Lui si limitò a fissarmi, per poi scrollare le spalle. “Seguimi, il poligono è un po’ fuori mano, dobbiamo prendere la moto”
Non risposi, seguendolo in silenzio al piano sottostante, nervosa come non ero da parecchio tempo.
Sarei stata in grado di usare la pistola?
Avrei perso le staffe sotto le continue frecciatine di Mihael?
Speravo vivamente di cavarmela, in entrambi i casi. Lo osservai mettersi il casco e montare la moto, mentre un senso di smarrimento si impadroniva di me. Era così distante… mi sembrava un perfetto sconosciuto.
Montai a mia volta, infilando silenziosamente il casco che mi veniva offerto. Non protestai nemmeno per l’elevata velocità, persa nei miei pensieri non proprio positivi.
Quando arrivai ero super agitata, entrai che mi tremavano le gambe.
“Allora innanzitutto devi imparare a grandi linee i vari tipi di pistole e le loro caratteristiche, quindi questo è tuo”
Mi passò un volume piuttosto consistente, pieno di illustrazioni e caratteristiche tecniche, lo guardai male ma non commentai.
“Ok” borbottai, decisamente poco contenta.
“Allora, questa dovrebbe essere adatta, primo perché è una semiautomatica e secondariamente perché è facile da impugnare e piuttosto leggera. L’unica pecca è che ha un rinculo secco, ma ti ci ho messo un calcio che dovrebbe diminuire l’effetto”
“Mello… stai parlando arabo per me” dissi allungando la mano per afferrare la pistola che mi veniva offerta.
Era piccola, ma pesante quasi quanto quella che mi aveva dato Matt quel giorno, però mi piaceva, avevo la sensazione che mi ci sarei trovata bene, anche se ne ignoravo il motivo.
Lui ghignò alla mia osservazione, per poi dirmi “Ha solo sei colpi, dopodiché va caricata manualmente.”
“Come si chiama?”
“Cosa?”
“La pistola. Come si chiama?”
“E’ una revolver Smith & Wesson modello 60, ma puoi darle il nome che preferisci”
“Perché; è mia?” chiesi stupita, osservandola con soggezione.
“Si, se sarai in grado di usarla”
La puntai davanti a me, per valutarne la pesantezza. Mi sudavano le mani.
“Ehi vacci piano, non ha la sicura inserita,molla subito il grilletto non appena spari e metti le cuffie prima” disse, infilandomi dei paraorecchi neri ed austeri.
Sorrisi a quel gesto premuroso, godendomi l’ovattato silenzio fornitomi. Lui mi guardò dritta negli occhi, senza ricambiare il sorriso, e con un gesto mi indicò il bersaglio.
Ebbi un attimo di esitazione, dopodiché puntai e sparai. Mi sbilanciai all’indietro, ma mantenni l’equilibrio, mentre una scarica potente ed irruente mi ghermiva il polso attraversandomi tutto il braccio. Alla fine della lezione probabilmente avrei avuto il braccio fuori uso.
Lo vidi ghignare compiaciuto e dire qualcosa che le cuffie mi impedirono di sentire. Mi fece nuovamente cenno di sparare ed io obbedii, cercando di mirare un punto preciso.
Ripetei automaticamente gli stessi gesti per altre quattro volte, finché non si esaurirono i colpi. Mi tremavano le braccia e avevo il polso sinistro, dove impugnavo la pistola, pulsante ed anchilosato, ma ero contenta.
Posai la pistola e mi sfilai le cuffie. “Allora?” chiesi apprensiva.
“Beh per essere la prima volta non te la sei cavata male, vediamo se hai centrato il bersaglio” Osservai la sagoma di compensato avvicinarsi, chiedendomi quanti colpi avessi mandato a segno.
“Mhh, cinque su sei, ma devi imparare a mirare ai punti vitali”
A quella frase mi irrigidii appena, cosa che non gli sfuggì. “Basta per oggi, se continui domani avrai il braccio totalmente fuori uso e Matt se ne accorgerà. Se durante la giornata il male al polso dovesse persistere fascialo, ci vediamo Venerdì”
Improvvisamente mi sentii a disagio “ Ok… questa tienila tu per ora.” Bofonchiai, porgendogli la pistola. Nell’afferrarla le nostre mani si sfiorarono ed io mi ritrassi, come scottata, arrossendo.
Lui ghignò “C’è stato molto di più tra di noi, il tuo imbarazzo è fuori luogo non trovi?” chiese maliziosamente e nel farlo mi sfiorò la guancia con la mano guantata.
“Forse. Comunque… non so come tornare indietro” gli feci presente, seccata.
Lui scoppiò a ridere. “Se ti accompagno desterai sospetti”
“Accompagnami nelle vicinanze del quartiere, poi me la sbrigo da sola” guardai l’ora, erano solo le sette, appena tornata a casa sarei tornata a dormire, e di corsa.
Lui si fece pensieroso; avrei scommesso che stesse soppesando l’idea di lasciarmi ai miei problemi, per il semplice gusto di farmi imbestialire, ma poi annuì, avviandosi in silenzio verso l’uscita.
Lo guardai allontanarsi, mentre un po’ del peso che gravava sul mio stomaco scompariva poco a poco. Non era stato tremendo come avevo immaginato, e non avevamo litigato. Forse ero stata io a sbagliare, mi capitava troppo spesso ultimamente.
Mello non era perfetto, non lo era mai stato, ed io avevo voluto a tutti i costi vedere i suoi lati positivi, ignorando deliberatamente il fatto che fosse un mafioso, e, ovviamente un assassino. Non era questione di morale, o di repulsione, avevo semplicemente scelto di idealizzarlo.
Pessimo errore.
Per convivere con lui, soprattutto per capire se lo amassi o meno dovevo esplorare entrambi i lati della medaglia.

Quell’estraneità innaturale creatasi tra noi era snervante. Quasi balzai fuori dalla moto, felice di potermi finalmente allontanare da lui.
“A venerdì” dissi atona, restituendogli il casco senza nemmeno guardarlo negli occhi.
Non ricevetti risposta.
Quando entrai in casa trovai Matt ancora arrotolato nelle coperte, che respirava piano, calmo. Ebbi l’impulso quasi doloroso di svegliarlo, di sprofondare fra le sue braccia e restarci a tempo indeterminato, ma non lo feci.
Invece mi diressi in bagno, alla ricerca di un antidolorifico. Ok, la lezione era andata bene, ma il polso faceva un male cane. Perché avevo sacrificato proprio la sinistra?
Avevo il terrore che Matt se ne sarebbe accorto, anzi ne avevo la terrificante certezza. Non trovai nulla, così, decisamente nervosa decisi di fasciarlo.
Potevo sempre dire che ero inciampata e mi ero slogata il polso, no?
Era una cosa decisamente da me.
Mi sentivo intorpidita, come dopo una lunga nuotata, stranamente svuotata. Anche se non me ne ero resa conto, l’idea di passare la mattina con Mello mi aveva teso come una corda di violino, e questo era il classico post stress, la tipica sensazione che si ha dopo aver terminato un esame.
Iniziai a vagare come un anima in pena. Andai in cucina e misi tutti i pacchi di pasta nei contenitori, pulii i fornelli, sistemai i giochi di Matt in ordine alfabetico, svuotai tutti i posaceneri della casa. Guardai l’ora e mi accorsi con costernazione ed irritazione che erano solo le otto e mezzo.
Sbuffai sonoramente, alla silenziosa ricerca di qualcosa da fare.
“Ok che vuoi buttare giù peso ma così finirai per scomparire”
Alzai lo sguardo, incontrando il viso divertito e leggermente insonnolito di Matt, i capelli scarmigliati ed arruffati.
Sorrisi.
“Ti ho svegliato?” domandai, leggermente dispiaciuta.
“Cosa hai fatto al polso?” chiese, mentre il suo volto diventava improvvisamente serio.
Costrinsi ogni singolo muscolo facciale a tirarsi, sfoggiando un sorriso imbarazzato.
“Sono inciampata e sono caduta sul polso. Sono passata in Farmacia e mi hanno detto che è slogato. Ma non è nulla di grave, domani non farà già più male”
“Ambra, ma possibile che tu non possa stare sola senza farti del male? Sei peggio dei bambini” disse sorridendo, avvicinandosi per stamparmi un bacio sulle labbra.
Ma perché doveva essere così dannatamente ingenuo?!
Sentii una fitta di rimorso sconquassarmi le viscere. “Vuoi la colazione?”
I suoi occhi si spalancarono platealmente, in un espressione di puro stupore. “Tu che prepari la colazione?! Cosa hai combinato?”
Il mio cuore mancò un battito. “Niente!” esclamai d’un fiato. “Perché per farti un piacere devo aver combinato qualcosa?”
I suoi occhi si ridussero a due fessure, e pregai che stesse solo scherzando, mentre il rimorso offuscava il mio giudizio.
Dopo quella che sembrò un eternità scrollò le spalle. “Naah, non m’importa che hai combinato. Voglio una spremuta d’arancia, un toast e un uovo sbattuto”
Scoppiai a ridere, un po’ per scaricare la tensione, un po’ per quel copioso elenco.
“Hai fame per caso?” chiesi divertita.
Sfoggiò un sorriso ammagliante “Molta”
Fui felice di preparare la colazione, perché mi dava la possibilità di incanalare i pensieri e le energie in un'unica cosa, evitando stupidi intrighi mentali.
Restai relativamente rilassata finché non arrivò il momento di andare all’SPK. Non volevo vedere Near, lo avrei volentieri evitato per… non so, cinque o sei anni?
Giusto il tempo di relegare la mia stramaledetta stupidaggine nel cassetto dell’oblio, sempre ammesso che lo avrei mai dimenticato.
Arrivati Near ci salutò con la solita indifferenza, se non fosse stato per il breve sorriso che mi rivolse, che non sfuggì neppure a Matt.
Bene, ero ufficialmente confusa. Non doveva essere arrabbiato, o quanto meno offeso per il mio patetico attacco di panico?
Era sempre così con lui, mi faceva sentire una bimba, immatura e sciocca. Lui era sempre superiore, superiore persino ai suoi sentimenti.
Quell’inaspettata comprensione mi fece sentire ancora più male. Presi un profondo respiro, perché piangere non sarebbe stato per niente un modo carino di ricambiare il suo sforzo, e mi costrinsi a sorridere.
“Ci sono novità?” chiesi, ignorando il cuore che rimbalzava su e giù, inspiegabilmente.
“No”
Mi avvicinai alla scrivania, carezzando assorta la pelle ruvida e fredda del quaderno. Possibile che un oggetto così innocente fosse in grado di compiere quelle atrocità?!
Near si mosse a sua volta, scostandomi dolcemente la mano, come se il quaderno avesse potuto mordermi.
“E’ qui da due giorni ormai, eppure non si è ancora fatto vivo nessuno Shinigami” disse, rivolgendosi a Matt.
“Beh, non so tu, ma io non ci tengo proprio a fare la sua conoscenza” rispose, poggiando la schiena contro il muro, sospirando sonoramente.
“Io non credo che sia lo Shinigami il problema, secondo me non c’entra con gli omicidi”
I loro sguardi scivolarono su di me.
“Che intendi dire?” domandò il rosso, perplesso.
Presi un nuovo respiro. “Intendo dire, che lo Shinigami è il proprietario del quaderno, ma non è colpa sua se quella gente è morta. E’ Light ad usarlo, questo… questo ipotetico essere lo sta semplicemente lasciando fare”
“E perché dovrebbe lasciare commettere degli omicidi?” chiese nuovamente.
“Non lo so. Forse per lui gli umani non valgono nulla, forse si annoia”
Near ghignò “Si annoia?”
Annuii, seria.
“Ma che modo carino di passare il tempo” affermò Matt, in un tono decisamente poco divertito, lasciando che le sue parole si macchiassero di profondo rancore.
“E’ solo un ipotesi” ammisi, abbandonandomi su una sedia.
Restammo in silenzio per alcuni minuti.
“Scusate, ma se è vero che il quaderno appartiene ad uno Shinigami… mettiamo che non sia come dico io, e sia un alleato di Light, non credete che in tal caso sappia che siamo noi ad averlo?”
“Ci avevo pensato anche io, ma in tal caso non saremmo qui a parlarne”
Mi morsi il labbro. Era vero. Quindi o era come avevo dedotto, o qualcosa decisamente non quadrava.
Rimasi alcuni minuti assorta nei miei pensieri finché l’arrivo di Mihael non mi riportò alla realtà. Mi alzai di scatto dicendo “Matt, il polso mi fa ancora male, vado fino in farmacia a vedere se hanno qualcosa contro il dolore”
Sentii lo sguardo di Near scivolarmi addosso, fino a soffermarsi sulla fasciatura. Chissà a cosa stava pensando…
Ero certa che qualunque cosa fosse dopo me ne avrebbe parlato.
Uscii senza incrociare lo sguardo di Mello, pur sentendone il peso addosso, affrettandomi verso l’ascensore.
Una volta protetta dal ferro luminescente concessi ai miei muscoli di rilassarsi. Non avevo idea di dove andare, e di certo non ero ansiosa di tornare dentro. Ultimamente non ero per niente a mio agio con i ragazzi, e tutti quei conti in sospeso non aiutavano certo la situazione.
Il solito suono echeggiante mi fece presente che le porte si erano aperte. Alzai lo sguardo, preparandomi ad uscire, ma il mio corpo si immobilizzò, proprio come l’urlo strozzato che tentava di fuoriuscire dalle mie labbra.
Poco lontano da me, sospeso ad almeno un metro dal suolo c’era l’essere più spaventoso che avessi mai visto. Anzi l’unico che avessi mai visto.



Ecco un nuovo capitolo. E’ stato davvero faticoso tirarlo fuori, e devo confessare che non mi soddisfa più di tanto. Comunque spero di riuscire a combinare qualcosa. Passo alle recensioni. Riguardo questo volevo ringraziarvi, davvero. Non avete mai smesso di contattarmi e incoraggiarmi, e siccome sono una persona terribilmente incostante e contorta, questo mi ha aiutato davvero a ridarmi l’ispirazione e la voglia di scrivere.


The Vampire Girl: Spero apprezzerai anche questo capitolo, nonostante Near sia poco presente. Grazie come al solito per la tua recensione, spero continuerai a seguirmi.

zeldaXyuki: Direi che il tuo esperimento è riuscito xD Grazie mille dei complimenti e del bentornata, spero mi farai sapere cosa ne pensi anche di questo capitolo. Adesso le cose dovrebbero un pochino complicarsi, giusto perché non lo erano abbastanza.

Lollyna: Grazie mille, davvero. Sono molto felice che ti piaccia tanto il mio modo di scrivere, e grazie per l’incoraggiamento e le minacce costruttive xD Aspetto il tuo parere con ansia, un bacio.

Stellina_ : Sono contenta che tu ti sia appassionata alla mia storia, e spero ti piaccia anche questo capitolo e che tu voglia farmi sapere il tuo parere. A presto.

deathnotelawliet: Wow, grazie mille. Sei davvero molto gentile. Spero ti piaccia il capitolo, e che continuerai a seguirmi, un bacio.

orihime02: Grazie dei complimenti. Alla fine sono andata avanti, anche se con i miei tempi. Spero mi farai sapere che ne pensi.

Pazzabest: Ecco il capitolo! ^w^ Ho mantenuto la promessa, visto? Spero ti piaccia e che mi darai il tuo parere, un bacio.

  
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