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Autore: SC_Swami    18/09/2011    3 recensioni
Selene, a corto di soldi, e innamorata del suo capo Luke, conosce una bella ragazza che le propone di fare una pubblicità televisiva per guadagnare qualche spiccio. Ma qualcosa di quella strana donna la attira particolarmente. Si ritroverà presto a combattere in un triangolo amoroso senza via d'uscita. Chi sceglierà?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rabbia



Pitt Gordon lavorava da meno di un mese nella hall di uno degli alberghi più importanti di Manhatann, e già era sul punto di un esaurimento nervoso.
< No signora, non abbiamo più la zona relax. È momentaneamente fuori uso a causa di lavori di ristrutturazione. >
< Ma sulla locandina c’è scritto che è presente una zona relax! > trillò la donna, indicando il foglietto di carta.
< Infatti, come le ho già detto c’è. Ma al momento non è utilizzabile. > confermò calmo.
< Io sono una cliente. Ho pagato anche per questo. >
< Lo so bene signora. Ma se stiamo facendo dei lavori di ristrutturazione è solo per garantire a voi clienti una maggiore sicurezza. > continuò.
< Vuole dire che questo posto non è sicuro? > si guardò intorno schifata.
Il ragazzo trattenne un urlo a forza.
< Stia tranquilla. Qui tutto è al massimo della sicurezza e del lusso. >
< C’è scritto anche questo sulla mia locandina. Ma non sono menzionati lavori di ristrutturazione. >
< Purtroppo sono cose di routine. Mi dispiace solo che sia capitato proprio a lei. Vi porgo le scuse da parte anche dei miei superiori. > fece un breve inchino, sperando invano di poter scacciare così quella riccona viziata dalla sua vista.
< Proprio a me? Cosa sta insinuando? > Si indispettì.
< Assolutamente nulla signora, sto solo dicendo…  - >
< A me non interessa cosa lei ha da dire. Semplicemente voglio la mia sala relax. La sala relax che ho pagato onestamente. >
< Signora non posso accont… - >
Il telefono della hall squillò proprio in quel momento.
Salvo.Pensò furtivo il ragazzo.
Si guardò intorno in cerca di qualche sfortunato collega.
Nulla.
< Mi perdoni un secondo signora. I miei colleghi sono in pausa. Solo alcuni istanti. >
Alzò un dito per segnalarle di aspettare.
 
< Centro hall. Come posso aiutarla? >
< Pitt? >
< La signorina Emily? >
< Proprio io! Ti prego chiamami Emily e basta. >
< D’accordo. Come posso aiutarla? > Chiese.
Quel pomeriggio si erano conosciuti. Dato che era il novellino faceva sempre doppi turni. Anche all’ora di pranzo era in servizio e la splendida ragazza era passata per ‘avere un contatto sicuro con la hall’, così aveva detto. Da subito gli era stata simpatica e aveva accettato volentieri quell’importantissimo ingaggio.
< Chiamo per il servizio in camera. Vorrei portaste una bella cenetta nella camera 974. >
Il ragazzo controllò sul display.
< Sa vero che non è il numero della sua camera? >
< Certamente. Ed è ovvio anche che la cena deve essere per due. > disse ridacchiando felice.
< Ogni suo desiderio è un ordine per me. > scherzò.
Da lontano la riccona continuava a fargli gesti di richiamo che lui prontamente schivava nella speranza arrivasse qualche suo collega a salvarlo.
< Per che ora devo mandare il cameriere? >
< Dopo le nove e mezza. >
< Perfetto. Buona serata signorina Emily. >
< Emily! >
< Emily… >
< Buona serata anche a lei Pitt! >
 
Il ragazzo attaccò con un mezzo sorrisetto stampato in volto. Sorriso che subito scomparve alla vista dell’isterica che lo aspettava al bancone.
< Mi scusi signora. Dicevo… >
 
 
***
 
Emily attaccò felice la cornetta.
Era appena uscita dalla doccia. Un asciugamano la avvolgeva completamente, chiusa sopra il seno, i capelli bagnati le scendevano lungo il collo e un’aria divertita stampata sul viso.
Sarebbe stata una bella serata.
Ogni volta che doveva passare un po’ di tempo con Selene diventava euforica.
Il difficile di solito era resisterle. La bionda era tremendamente invitante.
Quelle labbra. A volte si sentiva letteralmente chiamare da loro, tanto da incantarsi a guardarle.
Guardarle e basta.
Aveva amato quella mattina baciarle, ma sentiva che non erano stati baci veri, e la magia era di gran lunga diminuita.
Quel suo volto poi… dannatamente delicato.
Desiderava ogni singola molecola di quella ragazza. Anche se non l’avrebbe mai ammesso.
Le piaceva. Ma doveva resisterle, per il bene del loro strano rapporto.
Dove darle tempo. Tanto tempo. Tutto il tempo che desiderava, pur di averla.
 
Entrò nuovamente in bagno e si guardò allo specchio per prepararsi.
 
Ce la posso fare.
 
***
 
 
 
Ce la posso fare.
 
Selene camminava aventi e indietro lungo il corridoio dell’albergo.
Scorreva leggera tra la camera 972 e la sua 974.
Indecisa sul da farsi, sapeva solo continuare a combattere in un dialogo con se stessa.
 
Ce la posso fare.
 
Si ripeteva ormai come un disco rotto.
L’aveva detto talmente tante volte che ormai aveva perso senso.
Come quando pensi intensamente ad una parola, o ad un oggetto, e ti perdi totalmente in esso, al punto che ad un tratto ti fermi a chiederti se sia reale o solo frutto della tua immaginazione.
 
Ce la posso fare.
 
Che significa? Posso fare cosa?
Posso continuare a mentire a me stessa?
Posso mentire a quegli occhi?
 
Sì, ce la posso fare.
 
E poi perché? Perché farlo?
Mentire?
È una cosa orribile.
È orribile quando menti agli altri, figuriamoci quando menti a te stessa.
Con quale scusa potrò tenere a bada il mio inconscio?
 
Le tempie le battevano forte.
La decisione, per quanto fosse stato difficile, l’aveva presa.
E allora perché quella paura?
Perché continuava a sudare, pur avendo freddo?
Perché sentiva di non poter sottostare alla sua stessa volontà?
Doveva sbrigarsi a bussare a quella maledetta porta prima che si aprisse da sola.
Mancavano venti minuti all’appuntamento con Emily.
L’unico modo per impedirle di andare nella sua suite era precederla.
Ne avrebbe avuto il coraggio?
 
La bionda si poggiò con le spalle al muro e scivolò piano sul pavimento.
 
BOOM
 

***
 

Emily era ormai pronta. Aveva indossato una maglietta a mezze maniche rossa e un jeans a mezza gamba attillato, insomma la prima cosa trovata nell’armadio.
Quando semplicità è il tuo secondo nome…Si disse.
Guardava soddisfatta la sua immagine allo specchio, intenta a mettersi il solito filo di matita nera sotto gli occhi.
Adorava il contrasto che questa provocava con il verde forte delle sue pupille.
Mise il tappo alla matita e dopo aver riavvivato ancora una volta i capelli uscì dal bagno.
Sorrise guardando l’orologio.
Mancavano solo venti minuti e l’avrebbe rivista.
Avrebbe guardato dritto in quegli occhi nocciola e avrebbe passato una magnifica serata con quella bellissima ragazza.
Quel pensiero la scombussolò.
Lei non si stava… no… non era possibile.
 
Sono sempre la stessa donnaiola.
Mi piace. La voglio. Fine della storia. Tentò di convincersi.
 
Però ha quegli occhi… e quelle labbra… e… e…
Basta. Sto delirando. Io non mi sto… no…
Lei mi piace è certo. Ma questo non c’entra nulla.
Mi piacevano anche le mie vecchie conquiste.
Piacevano…e basta.
Perché dovrebbe essere diversa? Proprio lei.
Lei…
 
Forse non è così terribile.
Forse potrei davvero…
 
No. Non esiste.
Una dovrebbe imparare no?
L’amore fa male.
 
E se lei fosse diversa?
Lo spero… perché questi stupidi pensieri non fanno altro che confermarlo.
 
Mi sto innam…
 
 
BOOM.
 
 
Un rumore improvviso dal corridoio la destò dai suoi pensieri.
 
 
 
***
 
 
Un rumore forte fece sobbalzare Selene.
MERDA!
Con la spalla aveva urtato un estintore, facendolo cadere a terra con un sonoro tonfo.
Immediatamente si aprì la porta di Emily.
Erano le uniche due su quel piano.
 
La bruna guardò l’altra a terra spaventata.
< Sel, stai bene? Ti sei fatta male? >
Subito le si avvicinò per aiutarla ad alzarsi dal pavimento.
< Tranquilla, sto benissimo. Semplicemente ho urtato contro questo stupido coso. >
Insieme alzarono l’estintore e lo rimisero al suo posto.
Emily guardò leggermente confusa l’altra.
< Scusa, stavi andando da qualche parte? >
< Io? No… cioè sì. Stavo venendo da te… >
< Non so, forse hai un pessimo senso dell’orientamento… perché la mia camera è lì e la tua in quella direzione. > indicò col dito il corridoio nel senso opposto a quello in cui si trovavano.
< Ops. Che sbadata… l’avevo superata… >
Si guardarono un secondo.
< Allora… beh entra pure. > la invitò Emily ancora stranita. < Mi dovevi dire qualcosa? Stavo per venire io da te. >
< Sì. In realtà devo dirti una cosa importante. > Esordì.
< Sono tutta orecchie. > sorrise, nascondendo la propria preoccupazione.
< Vedi… > Cercò invano parole più calibrate, ma alla fine decise di dire semplicemente la verità.
 
Perché quella era la verità, giusto?
 
< Sono stata con Luke oggi pomeriggio. > Gli occhi di Emily si sgranarono. < Siamo stati insieme. Siamo stati insieme ed è stato… magico. Ero felice… con così poco. Una stupida passeggiata a Central Park, pensa c’era anche sua nipote. Una bimba adorabile… >
< Ma che ruffiano, si è portato la nipote per far vedere quanto è dolce e amorevole… che schifo. > commentò acida.
< Smettila, non dire così. >
< Certo. Ma evitami i particolari e salta al punto, non sono la tua amica del cuore. > Era delusa. Tremendamente delusa.
< Il punto è che quella è la tranquillità che cerco. Lui è un ragazzo speciale. >
Emily sbuffò.
< Non fare così. Lui è speciale, ma soprattutto io sto benissimo quando sto con lui. >
< E quando stai con me no giusto? Quando stai con me non ti diverti, non sei felice… Mi hai baciata Sel. TU hai baciato ME. Io non ti ho mai obbligato a fare nulla! >
< Lo so… quei baci erano veri. >
< Certo. Certo che lo erano. Ma tu stai tanto bene con Luke…> sottolineò.
< E’ la verità! >
< La verità? La verità è che non hai le palle di ammettere di provare qualcosa per me. Sei solo una codarda… e io che ti credevo… lasciamo perdere. > Girò la faccia per non guardare la bionda, arrabbiata.
< Mi credevi? > Selene a stento tratteneva le lacrime.
< Ti credevo speciale. Vedi? Vedi come le persone ‘speciali’ possono deluderti? > La guardò negli occhi con fermezza. Fu un’autentica sfida. Cedette Selene per prima.
< Io… non puoi giudicarmi. Non te lo puoi permettere. Non mi conosci affatto. >
< Non ti conosci neanche tu a quanto vedo. E invece di cercare di capire chi sei davvero, scappi. Complimenti. Bella mossa tigre. >
< Smettila di giudicarmi! Sono mie decisioni. >
< Hai ragione. Adesso puoi anche uscire da questa stanza. Buonanotte. >
A spintoni la cacciò dalla porta.
< Non sapevo neanche cosa stessimo facendo. Non sapevo come prendere questa nostra… storia. Se si poteva definire tale. Avevo solo tanta paura… mi… mi dispiace. > disse sull’uscio.
< Dispiace anche a me. Pensavo tu avessi più stima di te. E più coraggio. Coraggio di essere quello che veramente sei. Di non mentire a te stessa. Ma non ce l’hai. >
 
Chiuse la porta.
 
Selene rimase immobile. Quelle parole erano vere. L’avevano colpita come uno schiaffo in pieno volto. Erano tutte bugie quelle che si raccontava.
Voleva Emily. Voleva quel sapore. Ancora. E ancora e ancora e ancora.
Quel sapore che a lui mancava.
Quell’intensità in ogni semplice contatto. In ogni sguardo.
Bussò.
 
< So che sei ancora lì dietro. Aprimi. > fece silenzio, in attesa di una risposta.
< Aprimi Ems. > bussò ancora, mentre stringeva forte le nocche dell’altra mano.
< Rimarrò qui anche tutta la notte ad aspettare. Ho bisogno… ho bisogno di… >
 
Uno scatto secco. La serratura si aprì, così come anche la porta.
Emily colma di rabbia afferrò Selene per i fianchi.
Avvicinò il suo corpo al proprio con forza e si fiondò sulle sue labbra.
Senza chiedere il permesso infilò la lingua nella bocca della biondina che rispose con altrettanta foga a quell’inaspettato e bramato contatto. 
Selene sentiva di non aver provato mai nulla di così intenso.
Portò le mani dietro la schiena della bruna e la attirò ancora di più a sé.
Dopo poco Emily si ricordò di essere nel corridoio dell’albergo.
Indietreggiò di qualche passo in cerca della propria camera, ma trovò malauguratamente la porta chiusa.
Le chiavi erano dentro.
Non si tirò indietro. Iniziò con le mani piano a scendere lungo il busto di Selene che fremeva ad ogni minimo contatto. Le tastò le tasche davanti del pantalone.
Nulla.
Le portò poi sulle tasche di dietro dell’altra, che a sentire quelle mani esplorarla rise appena, tra un bacio e l’altro.
 
Bingo.
 
Spinse con tutta la violenza possibile Selene contro la porta della stanza 974, immobilizzandola e lasciandola spiazzata per qualche istante.
Mentre col corpo la sovrastava, le mani cercavano l’apertura della suite.
Con un incredibile sforzo riuscì ad infilare le chiavi nella toppa e a girare la maniglia.
 
Entrarono, e in un attimo si trovò lei stessa ad essere bloccata spalle alla porta.
Selene non smetteva mai di sorprenderla. Per quanto in quel momento riuscisse ad odiarla e a volerla con tutte le sue forze.
La bruna si lasciò sovrastare per qualche minuto, poi mise nuovamente le mani sul sedere di Selene.
Con forza lo tirò su, costringendo la ragazza a chiuderle le gambe intorno alla vita.
Continuarono a baciarsi in quella posizione fin quando non arrivarono al divano, sul quale Emily sbatté la biondina sconvolta.
Rimase a guardarla dall’alto per qualche secondo, compiaciuta e arrabbiata allo stesso tempo.
Quindi le scivolò addosso, osservando l’incresparsi di quella pelle candida a contatto con la sua carnagione scura.
Cavalcioni su di lei riuscì a sfilarle la maglia con facilità.
Si chinò su quel caldo corpo e iniziò piano ad assaporarlo, alternando piccoli baci sulle labbra a morsetti vicino alle orecchie, passandole la lingua sul collo e tremando ad ogni piccolo gemito emesso dall’altra ragazza.
 
 
Toc Toc.
 
 
***
 
 
 
< Buonasera. >
< Salve, come posso aiutarla? > Pitt sedeva nella sua postazione, sfinito.
< Sto cercando una persona, è possibile sapere il numero della stanza? >
< Certamente. Qual è il nome? > Chiese, avvicinandosi al computer per verificare.
< Selene Thikin. >
< Un attimo solo. > Iniziò a battere velocemente le dita sulla tastiera.
Selene Thikin… Selene Thikin… dove sei? Pensava tra se e se.
Selene Thik… Trovata! Vediamo un po’… camera 974.
974?
< Cavolo! > si lasciò sfuggire.
< Qualcosa non va? >
Pitt alzò gli occhi. < Assolutamente no. Ho… ho sbattuto il piede al tavolino, mi scusi. >
E’ la suite in cui avrei dovuto mandare il servizio in camera. Dannazione è tutta colpa di quella schizzata! Me ne sono completamente dimenticato.
Che faccio glielo dico il numero? Non glielo dico?
< Allora? È riuscito a trovarla? >
< Sì… sì credo sia lei. Non penso ci siano molte ‘Selene’ in giro. > Disse ridacchiando istericamente.
< Bene. Qual è il numero? >
 
 
 
 
***
 
 
 
Toc Toc.
 
Selene scattò in avanti. Chi poteva mai essere?
< Non andare è il servizio in camera. > suggerì Emily continuando nel suo intento.
< Servizio in camera? Io non ho chiamato nessun servizio in camera. >
 
Toc Toc.
 
< L’ho chiamato io. Non pensavo le cose degenerassero così presto. > rise.
Selene al contrario era preoccupata.
< E se è qualcuno dello staff? Magari devono dirci qualcosa di importante… >
Recuperò la maglietta dal pavimento e guardò la bruna.
< Ti prego vai ad aprire tu... io sono impresentabile. >
< Cosa? Pure? Dai lasciamo perdere… > insistette Emily, ma ormai il momento era già passato.
< Fallo per me… > supplicò Selene.
< Non ti meriti nulla. > Si alzò scocciata.
Riassettò velocemente i capelli, e andò ad aprire, delusa e ancora arrabbiata.
 
Toc Toc.
 
 
 
***
 
< Ho portato champagne e… un pacco di patatine. Dobbiamo brindare al tuo futuro successo. > alzò gli occhi. < Oh… forse… forse ho sbagliato camera, scusami. Alla hall hanno detto la 974. >
Emily completamente sconcertata spalancò la porta per permettergli di vedere Selene.
< Non hai sbagliato nulla. >
Selene si alzò dal divano.
< Luke… Luke che ci fai qui? >
< Pensavo che avessi fame dopo la riunione con lo staff… >
< E hai portato delle patatine? > intervenne scontrosa la bruna.
< Io… io vado via… >
< Ma… aspetta… stavamo per metterci a vedere un film… > Selene incrociò e ignorò lo sguardo fulminante di Emily.
< Le tue patatine farebbero comodo… > concluse sorridendo finta.
< Dici davvero? Vuoi che resti? > chiese, indicando la bruna con disprezzo.
< Tranquillo se hai da fare nessuno ti trattiene. > sputò Emily, incrociando le braccia sul petto.
I due si scambiarono uno sguardo carico d’odio reciproco.
< No grazie. Non ho nient’altro da fare. Penso proprio che rimarrò qui. >
Continuavano ad uccidersi con gli occhi.
< Beeene. > esclamò isterica Selene, spingendoli verso il divano.
 
Si assicurò di farli sedere il più possibile lontani l’uno dall’altra.
< Vado a cercare una scodella per le patatine. > disse allontanandosi.
Qui finisce male.Pensò.
 
Si ritrovarono così a guardare uno stupido film tutti e tre insieme.
Emily aveva preso possesso delle patatine e aveva cominciato a mangiarle istericamente, senza badare agli sguardi cattivi di Luke e quelli incomprensibili di Selene.
La bruna era su di giri. Riusciva solo ad immaginare interminabili modi con cui uccidere entrambi gli individui che aveva accanto.
 
Come ho fatto ad essere così scema? Lei, diversa? Certo! Come no!
Sono solo un’illusa. Ma giuro che questa è l’ultima volta che mi vede.
Non me ne vado ora solo perché non sopporterei domani di sentire il sapore delle labbra di quel bamboccio sulle sue.
Almeno il ricordo. Almeno l’ultimo ricordo di quel sapore deve essere intatto.
 
Poi scomparirò.
E non crederò mai più nell’amore.
 
 
 
 
Continua…



Angolo Autrice

Buonsalve a tutti :D Finalmente chiudiamo questa serata! Male... ma la chiudiamo. U.U
Spero che il contenuto sia chiaro. E' stata una vera battaglia scrivere questo capitolo.
Non trattatemi troppo male... sono la prima ad essere in pena per Ems. T.T
Povera piccola.

Aspetto commenti... (sono sempre mooolto speranzosa a riguardo) :D

Un grazie speciale alle due ragazze che commentano sempre, Asterope e Shellyng (Vi adoro dal profondo <3 ) e a tutti quelli che mettono la storia tra le seguite/preferite. 
Tanto ammmore a tutti!

Stefy


   
 
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