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Autore: Aika Morgan    20/09/2011    18 recensioni
Michael ama giocare con le stelle: le osserva, traccia i loro contorni e poi aiuta Andy ad orientarsi e a trovare se stesso.
Vivono in un mondo tutto loro, come se appartenessero ad una costellazione fatta di due sole stelle.
E quando all'improvviso una delle due stelle muore, l'altra diventa una stella perduta, che continua a vagare nell'universo alla ricerca di qualche motivo per continuare a splendere.
Questa introduzione ha partecipato e vinto il contest " La trama di una storia." di DearJulietefp
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Stelle perdute' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Stelle cadenti.

(a Mattia, ancora una volta)


 

Quando Michael ha iniziato ad appassionarsi alle stelle, Elena era ancora troppo piccola per capire i discorsi eccitati del fratello su questa o quella costellazione. A volte capitava che restasse a guardarlo mentre sistemava il telescopio in giardino, o che il fratello le raccontasse qualche favola di sue invenzione sulle stelle, ma la ragazza non aveva mai compreso appieno cosa Michael trovasse di così interessante nel cielo notturno.

Adesso che Michael non c'è più, vorrebbe tanto averglielo chiesto almeno una volta, magari il cielo buio non le avrebbe provocato le vertigini che prova a guardarlo adesso.

Quando Andy le ha annunciato che quella era la notte in cui si sarebbero viste le stelle cadenti – metà agosto, a quasi due mesi dalla morte di Michael – lei ne è rimasta sorpresa. Come se non si fosse resa conto dello scorrere del tempo, della vita che andava avanti e non s'era fermata dietro la porta della sala operatoria nella quale Michael era morto.

- Per me e Michael era una tradizione stare a guardare le stelle durante le notti di agosto. A volte nemmeno dormivamo, restavamo qui fuori fino alle prime luci dell'alba. - Elena giurerebbe di aver visto gli occhi di Andy brillare, mentre ricorda quei momenti.

- E com'era? - chiede timidamente.

Ci sono momenti in cui ha paura di chiedere troppo, momenti in cui si rende conto di essere solo una sconosciuta sin troppo curiosa. E anche se Andy non sembra mai perdere la pazienza, Elena teme che prima o poi finirà per fargli male con tutte quelle domande.

Nonostante questi dubbi, non ha potuto fare a meno di accorgersi di come il giovane sembri meno chiuso e riservato rispetto ai primi giorni in cui si sono conosciuti. Meno diffidente, forse, e anche meno solo.

- Era... beh, era la cosa più bella che potesse esserci. Una di quelle che a ripensarci pensi che fossero sdolcinate e basta, ma che finiscono per essere quelle che ti mancano di più. Tipo passare la serata a guardare televisione mangiando schifezze.

Elena abbassa lo sguardo, per non incrociare quello triste di Andy.

- Sai... pensavo... stasera c'è una bella serata, magari si vedranno le stelle cadenti anche da qui. Possiamo usare il telescopio. Cioè... se ti va.

D'un tratto più che una semplice proposta, sembra una vera e propria richiesta d'aiuto, come se nelle stelle ci fosse ancora qualcosa che possa legarli a Michael.

- Sì... sì, mi piacerebbe. - risponde Elena.

- Beh, allora vieni con me, così mi aiuti a portare giù tutta l'attrezzatura. - replica lui, abbozzando un sorriso.

Salgono al piano di sopra e Andy si ferma davanti ad una porta chiusa.

- Qui Michael teneva le sue cose, anche il telescopio. Non ci entro da quando... beh, da quando non è più tornato a casa. Quindi credo sia tutto un po' impolverato. - si scusa, mentre fa per aprirla.

Ad Elena non sfugge il fatto che la sua mano poggiata sulla maniglia tremi per un attimo, poi esiti quando la porta si apre. Andy non parla mai chiaramente della morte di Michael, le sue parole sono un susseguirsi di metafore, perifrasi che addolciscono il senso della perdita, ma non lo rendono meno reale.

- Ecco, lì c'è il treppiede, puoi prenderlo tu, per favore? - le chiede Andy, mentre Elena si incanta a guardare tutti i libri di fisica ammassati sulla scrivania.

Scendono in giardino e Andy sistema il telescopio sul patio, invitandola ad avvicinarsi per osservare dentro la lente.

- Le vedi? Non sembra di poterle toccare da vicino? - le chiede Andy, sistemando un po' meglio l'obiettivo e la messa a fuoco.

- Già... sono bellissime. - conferma Elena.

Sembra strano lasciarsi guidare da Andy in quel viaggio attraverso le stelle. Attraverso le sue parole, ad Elena pare di sentire quelle eccitate di Michael quando nominava qualche costellazione dal nome impronunciabile per una bambina di cinque anni.

- Sai che le stelle cadenti ci sono anche in inverno? - Andy prende le sigarette e ne accende una, soffiando lentamente il fumo. Si siede sui gradini e guarda Elena, in piedi di fronte a lui.

- Davvero?

- Già. La prima volta che sono andato a vederle con Michael era circa metà dicembre. Geminidi, si chiamano. Sono delle meteore, ma sono ugualmente belle.

Ogni racconto di Andy è sempre ricco di emozioni, ha una magia sempre diversa. Elena si appoggia contro lo steccato che delimita il patio e resta ad ascoltarlo, rapita dal modo dolce che ha di parlare della sua storia con Michael.

- Erano passati un paio di giorni da quando mi aveva recuperato mezzo ubriaco al locale. E aveva anche rotto con Rob, solo che io ancora non lo sapevo. - ricorda Andy. - E mancavano pochi giorni al Natale.

Nessuna esitazione, nelle sue parole. E nemmeno troppa tristezza. Solo il rimpianto di giorni ormai troppo lontani per essere ricordati alla perfezione in ogni dettaglio.

Giorni che, nonostante tutti gli sforzi, non torneranno più indietro.

 

***
 

Le chiacchiere concitate di Allie furono la prima cosa che Andy sentì non appena aperta la porta della sua stanza. Era stata una giornata tutto sommato leggera, forse perché stavano per arrivare le vacanze di Natale e le lezioni stavano via via scemando.

- Dai, Mickey, mi dici perché non vuoi venire?

- Allie, non ho voglia di uscire. - la voce di Michael era calma, ma stanca. Per un attimo Andy si chiese cosa fosse successo.

- Non dirmi che ci pensi ancora! Devi distrarti, adesso. E poi... e poi verrà anche Andy, giusto? - la ragazza sorrise nella sua direzione, mentre Andy si toglieva il giubbotto.

- Cosa? Dove dovrei venire?

- In caffetteria. Allie si è presa una cotta per una ragazza che lavora lì! - rise Michael, prendendo in giro l'amica.

- Non mi sono presa nessuna cotta! Ho solo detto che...

- Andiamo ti ha dato un appuntamento. Mi spieghi cosa dovrei venire a farci io?

Osservarli battibeccare era divertente: Andy ridacchiò mentre i due iniziavano a prendersi a colpi di cuscino, riducendo il letto di Michael ad un campo di battaglia.

- Supporto morale. E insomma, se Bea mi vedesse da sola penserebbe che ci voglio effettivamente provare no? Invece sarà come un'uscita fra amici. Tu che ne pensi Andy? Non ho forse ragione?

Andy non sapeva come replicare. Dalla notte in cui Michael era andato a recuperarlo ubriaco in quel vicolo, non avevano più avuto molte occasioni di parlare o passare del tempo insieme.

L'amico aveva da studiare per dei test di fine corso e in più le rare volte che si incrociavano non sembrava essere molto dell'umore di scambiare quattro chiacchiere. Così una semplice uscita – organizzata da Allie oltretutto – poteva essere l'occasione per riavvicinarsi a lui.

- Oh, beh... Dai, Michael, non è un'idea malvagia.

Allie lo guardò con gli occhi che brillavano per l'entusiasmo.

- Perfetto. E poi dobbiamo anche festeggiare. - aggiunse, seria.

Michael la guardò smarrito.

- Il fatto che hai rotto con quello stronzo! Dobbiamo festeggiare, no?

Andy trattenne il respiro per qualche attimo: Michael e Rob si erano lasciati davvero? L'amico incrociò per un attimo il suo sguardo, come se avesse voglia di dire qualcosa, di spiegarsi forse.

- Okay, ci vengo. Però sappi che mi devi un favore!- disse poi, abbozzando un sorriso.

Allie lo abbracciò e lo ringraziò con entusiasmo.

- Ci vediamo in caffetteria alle nove, okay?

Quando Andy uscì dal bagno dopo aver fatto una doccia, trovò Michael intento a sistemare un borsone da campeggio mettendovi dentro delle pesanti coperte di pile, un binocolo e una mappa stellare.

- Che fai?

- Stanotte ci sono le Geminidi, penso di andare a vederle dopo che torniamo dalla caffetteria.

- Geminidi? - chiese Andy incuriosito, alzando un sopracciglio.

- Sì, sono delle meteore che in questo periodo scivolano giù per il cielo. Un po' come le stelle cadenti in estate. - rispose Michael, con gli occhi che brillavano per l'eccitazione – Ehi, perché non vieni anche tu?

- Non... non posso, io...

Stava per inventare una scusa qualunque, che aveva bisogno di riposarsi, che non gli sembrava l'ideale passare una notte al freddo, ma riuscì a impedirsi di parlare appena in tempo.

- Sì, sì, mi andrebbe. Solo che non ci capisco niente di stelle.

- Tranquillo, non c'è bisogno di capirle prima, vedrai che ti trascineranno loro. - sorrise Michael – Portati un giubbotto pesante, potrebbe fare davvero freddo. Di notte la temperatura scende parecchi gradi sotto lo zero.

Sistemata l'attrezzatura nel bagagliaio dell'auto di Michael, i due si diressero in caffetteria, dove Allie li stava già aspettando. Entrati dentro presero posto e subito Allie indicò ai due la ragazza di cui parlava.

- È lei. Non trovi che verrebbe benissimo nelle foto?

- Ma dai, pensi davvero solo a quello? - ribatté Michael, pizzicandole il naso.

- Beh, anche.

Andy la vide chiaramente arrossire quando la ragazza si avvicinò per prendere le loro ordinazioni.

- Sei venuta, allora! - disse quella, come se la cosa le facesse davvero piacere.

Allie annuì. Andy si accorse che cercava di controllarsi, anche se era visibilmente in tensione.

- Sì, per fortuna ce l'ho fatta! A proposito, loro sono Andy e Michael, due miei amici. Quando finisci il turno? Magari potremmo bere qualcosa insieme o fare un giro, ti va?

Sembrava così semplice chiedere un appuntamento a qualcuno, rifletté Andy. Forse avrebbe dovuto farlo anche lui, con Michael; se per Allie era così facile perché non doveva esserlo per lui? In realtà Andy aveva già tutta una serie di motivi per i quali Michael avrebbe potuto rifiutare di uscire con lui, quindi era meglio che smettesse di pensarci su già da principio.

Rilassarsi in compagnia di Allie e Michael non era poi troppo difficile: Allie aveva una parlantina sufficiente a coprire tutti i suoi silenzi e cercava di non portare mai la conversazione ad un punto morto.

Erano le undici quando Bea li raggiunse al tavolo. Andy continuava a rigirare il suo bicchiere fra le mani, mentre Michael sbocconcellava qualche patatina fritta dalla ciotola che aveva davanti. Allie si ammutolì improvvisamente, torcendosi le mani.

- Beh, ragazze. Credo che io e Andy toglieremo il disturbo. Più che altro abbiamo delle osservazioni che ci aspettano! - rise Michael, per rompere il ghiaccio.

Allie lo fulminò con un'occhiataccia tale Andy pensò che probabilmente non avrebbe voluto essere lasciata da sola. Ma l'amico la ignorò e andò a pagare il conto, tornando al tavolo per salutare le due ragazze.

- Allora? Andiamo?

Raggiunsero la macchina e vi entrarono senza dire una parola. Michael mise in moto e spiegò ad Andy che sarebbero andati fuori città, dove non c'erano luci artificiali e avrebbero potuto godersi per bene lo spettacolo.

- Sono certo che ti piaceranno. - disse orgoglioso, come se il merito del passaggio delle Geminidi fosse tutto suo.

Durante il tragitto continuarono a chiacchierare del più e del meno. Per una volta Andy non era pentito di aver seguito il suo istinto e di aver accettato di accompagnare Michael in una delle sue spedizioni.

- Quando finiscono le lezioni da te? - chiese Michael, accendendosi una sigaretta e abbassando un po' il finestrino per gettare fuori la cenere.

- Sono già finite. Domani mattina torno a casa. - rispose Andy – Tu?

- Prossima settimana, verso il venti, credo. Ma mi sa che finirò per saltare qualche lezione. Non c'è nulla di strettamente necessario da seguire. Progetti per il Natale?

- Nessuno in particolare. - replicò Andy, asciutto. Non aveva voglia di raccontagli di come non aveva nessuna voglia di rivedere la sua famiglia e di come sarebbe rimasto volentieri al campus se l'idea di essere completamente solo non gli fosse sembrata troppo deprimente. - Tu?

- Immagino non pensare troppo a Rob. - replicò Michael, in tono fintamente rilassato. - E iniziare a studiare, mi hanno già fissato tre esami a gennaio.

Arrivati nel posto del quale l'amico gli aveva parlato – un piazzale buio e abbandonato – sistemarono delle coperte a terra e vi si sedettero, spalle appoggiate contro l'auto e sguardi rivolti al cielo. Michael gli passò il binocolo, cercando di spiegargli sommariamente come orientarsi fra le varie costellazioni.

- Le Geminidi puoi vederle ad occhio nudo, comunque. Ed esprimere un desiderio. - aggiunse con un sorriso.

Andy si voltò incuriosito nella direzione che gli indicava Michael. Passò qualche minuto prima che riuscisse a vedere una scia attraversare il cielo.

- L'ho vista. Lì! - indicò con un entusiasmo che non avrebbe mai pensato di provare.

- No, me la sono persa! - replicò Michael mettendo su un finto broncio – Eccone un'altra! Là, guardala!

Giocarono ad inseguire le stelle per una buona mezz'ora e ogni volta che ne vedeva una, Andy pensava ad un desiderio da esprimere, per quanto in realtà non avesse mai creduto a quelle cose. La cosa più buffa era però che non trovava alcun desiderio da formulare. Forse perché andava bene così, non poteva desiderare altro in quel momento in cui il corpo di Michael sfiorava il suo e il tempo sembrava essersi fermato.

- Com'è che hai iniziato ad amare così tanto le stelle? - gli chiese ad un certo punto.

Al buio era più semplice fare certe domande. Andy aveva la sensazione che gli venisse più facile parlare senza che Michael lo guardasse negli occhi.

- Beh, è una cosa stupida.. Da piccolo mi chiedevo come facessero le stelle ad esaudire i desideri di tutti, ed ero arrivato alla conclusione che ognuno ne avesse una tutta sua. E avevo deciso che dovevo trovare quella mia.

Andy sorrise: i racconti di Michael erano incredibilmente dolci, gli sembrava quasi di vederlo da bambino arrampicarsi sul davanzale della finestra per guardare le stelle.

- Poi crescendo ho capito che mi sarebbe piaciuto davvero studiarle. E non ho mai smesso di credere che un giorno troverò una stella tutta mia. Okay, adesso crederai che sono uno scemo totale.

- No, perché dovrei? - rispose sinceramente Andy - Mi piacciono i tuoi sogni.

Scivolarono nuovamente nel silenzio, stringendosi nei loro giubbotti e nelle coperte per non sentire il freddo pungente che li circondava. Michael si rigirava il binocolo fra le mani, scrutando il cielo di tanto in tanto, mentre Andy cercava qualcosa da dire per spezzare il silenzio.

- Vuoi un po' di birra? - propose l'amico, prendendo dalla macchina le bottigliette che aveva comprato poco prima in caffetteria.

- Mh... - Andy era dubbioso.

- Dai, solo un goccio non ti farà male. Non sarà come l'altra volta, ti faccio smettere prima io, nel caso tu voglia ubriacarti di nuovo! - rise Michael.

Stapparono le bottiglie e bevvero qualche sorso.

- Mi dispiace per l'altra sera, Michael. Ti ho rovinato l'appuntamento con Rob. Solo che non sapevo chi chiamare.

Disse quelle parole tutte d'un fiato, senza pensarci troppo sopra, altrimenti avrebbe finito col non dire nulla.

- Tranquillo, non fa nulla. Abbiamo rotto, ormai. - fu la replica.

- Mi dispiace.

No, non era affatto vero. O perlomeno era vero che gli dispiaceva vedere l'amico giù di morale, ma l'idea che continuasse a stare con quello stronzo gli dava decisamente fastidio e non solo per la gelosia che provava.

- No, ma... doveva succedere. Quella sera l'abbiamo passata tutta litigando. Quando mi hai chiamato è stata una liberazione uscire dalla sua macchina e mandarlo a quel paese.

Andy sorrise, sicuro che Michael non si sarebbe accorto del suo sollievo.

- Poi quello che mi hai chiesto l'altra notte mi ha aiutato a riflettere. - aggiunse Michael, a voce bassa.

- Cosa ti ho chiesto? - domandò Andy, fingendosi all'oscuro di tutto. Ricordava benissimo quell'unico frammento di lucidità, la risposta che Michael non gli aveva dato. E nient'altro.

Perché continui a stare con quello stronzo? Dovresti lasciarlo.

- Giusto, forse non ti ricordi nulla di tutto quello che mi hai detto. Però ad un certo punto mi hai chiesto perché continuavo a stare con lui. E mi sono reso conto che davvero non ne avevo idea. Sei stato illuminante. Forse sono io che devo ringraziare te.

- E... cos'altro ti ho raccontato? Avrò di certo cominciato a dire stronzate di tutti i generi. - Andy si sentiva in imbarazzo a ripensare a tutto quello che poteva aver detto mentre era ubriaco.

- No, no... In realtà mi sei sembrato solo molto triste. Parlavi della tua famiglia, della paura che hai di deluderli, del fatto che non sanno che sei gay... cose di questo genere.

- Devo essere stato una lagna, mi dispiace. - commentò Andy.

- No, no, davvero. Non mi avevi mai parlato in questo modo, in un certo senso mi ha fatto piacere che tu ti sia confidato con me.

Andy alzò gli occhi al cielo senza rispondere e si perse a scrutare le stelle che lo illuminavano. Nonostante il freddo, la notte era serena, quindi era possibile vederne tantissime, considerando anche il fatto che si trovavano in un posto poco illuminato.

Quando riabbassò lo sguardo, si rese conto che Michael lo stava guardando. Lo stomaco gli si annodò improvvisamente e l'aria parve diventare elettrica nello stesso istante nel quale l'altro poggiò le labbra sulle sue. Gli poggiò una mano sulla nuca e ricambiò il bacio, rabbrividendo quando sentì la lingua dell'altro toccare la sua.

Poi, e l'esatto motivo non lo aveva mai capito nemmeno a distanza di anni, Andy si era scostato, balbettando una frase sconnessa:

- No aspetta... forse è meglio se non... complichiamo le cose.

Nello stesso istante in cui pronunciò quelle parole, Andy si diede mentalmente dello stupido. Michael lo aveva baciato – come nei sogni ai quali non osava nemmeno credere – e lui si stava tirando indietro.

In realtà aveva improvvisamente avuto paura di lasciar cadere le barriere che aveva costruito pazientemente per mesi. Era la paura di dover fare i conti con emozioni che non sapeva come razionalizzare e mettere in ordine.

- D'accordo. - rispose Michael, allontanandosi da lui. - Scusami.

Andy avrebbe cercato di baciarlo nuovamente per cancellare quello che era appena successo, se non lo avesse percepito così distante, immerso nuovamente nel suo mondo fatto di stelle. Ed era totalmente colpa sua e della sua dannata tendenza a dover sezionare e comprendere l'esatta ragione di ogni cosa che gli succedeva.

- Sono uno stupido. - sibilò a mezza voce.

- Hai detto qualcosa? - chiese Michael, voltandosi verso di lui.

- No, no. Niente.

Si rannicchiò con le ginocchia al petto e rimase in silenzio, ad aspettare che quella notte disastrosa finisse. Per fortuna l'indomani sarebbe tornato a casa e avrebbe avuto tre settimane di tempo per fare i conti con quello che era successo.

Probabilmente li avrebbe passati a maledirsi per la sua esitazione, a cercare di trovare un modo per spiegare a Michael che era tutto dovuto alla sua incapacità cronica di liberarsi dell'idea che fosse necessario non avere alcuna distrazione per raggiungere i suoi obiettivi.

Non si parlarono molto nemmeno mentre ritornavano al campus. Ogni tanto Michael apriva la bocca come per dire qualcosa, ma si bloccava subito dopo, mentre Andy si ostinava a guardare la sua immagine riflessa sul finestrino.

Si rigirò nel letto per tutta la notte, sospirando di sollievo la mattina dopo quando, alle otto, uscì dalla stanza con la sua valigia per andare a prendere il pullman che lo avrebbe riportato a casa sua per le vacanze di Natale.

Ma, l'anno dopo, si ripromise Andy, le cose sarebbero cambiate. E, una volta tanto, sarebbe cambiato tutto in meglio.

 

***

 

- Questo è stato il vostro primo bacio? - Elena non smette di ridacchiare da quando Andy ha ammesso di aver allontanato Michael dopo che quest'ultimo l'aveva baciato.

- Già... Divertente, vero? - risponde lui, sentendosi arrossire.

- Abbastanza.

- A ripensarci, non so nemmeno come avessi fatto a resistere. Voglio dire, ero già innamorato di Michael, però mi ostinavo a ripetermi che non saremmo mai potuti stare insieme.

- Capita. - risponde Elena – Magari non sei mai stato molto sicuro di te stesso e quindi avevi paura di... non so, di non essere all'altezza.

Andy annuisce, perdendosi a guardare le stelle, mentre i ricordi continuano a rigirargli per la mente.

- E poi? Avete chiarito la mattina dopo, vero? Prima che tu partissi per le vacanze, immagino. - Elena sembra divertirsi ad azzardare qualche ipotesi, adesso, senza farsi problemi a sbagliarne qualcuna.

- No, in realtà no. Sono andato via che lui ancora dormiva. E poi ho pure scoperto che s'era preso l'influenza a causa del freddo di quella notte.

Anche i ricordi più divertenti possono diventare malinconici, se pensa che adesso Michael non è lì a condividerli con lui. E di colpo lo coglie di nuovo la sensazione di non riuscire a respirare, il vuoto della solitudine che non riesce a colmare.

- Guarda! Una stella cadente! - grida Elena, indicando il cielo con un dito, ma la scia di luce è già sparita.

- Facevamo le gare, io e Michael, a chi ne vedeva di più. Avevamo molto tempo da perdere, sì. - ammette Andy. - Però... davvero, non puoi immaginare quanto mi manchino tutte queste cose. Sono quelle che mi fanno stare peggio.

Sente quasi il bisogno di giustificarsi, anche se sa benissimo che non ce n'è bisogno, perché sono i ricordi più insignificanti quelli che finiscono per avere più importanza di tutti gli altri.

- Beh, riesco ad immaginare. - replica Elena – E un po' mi dispiace farti tutte queste domande. Ho paura di essere... di chiederti troppo.

- Non ti preoccupare. Se mi desse fastidio, te lo direi. Però adesso scusami, sono stanco, vorrei andare a dormire.

- Va bene, io resto ancora qui per un po'! Buonanotte, Andy.

La osserva dalla finestra, assorta a fissare il cielo, come a fare delle domande a cui non potrà mai avere risposta.

Quando sale in camera sua, lo sguardo gli cade sulla ricevuta di consegna della domanda di specializzazione: l'ha consegnata la mattina stessa, sentendosi per un attimo orgoglioso di se stesso mentre apponeva la firma con la mano che quasi tremava.

Prima che arrivasse il suo turno, ha riletto quella domanda un centinaio di volte, ripetendosi che era la naturale prosecuzione di un progetto che porta avanti sin da quando era solo un bambino e che quindi non aveva nessun motivo per preoccuparsi.

E solo ora, in qualche modo, c'è la consapevolezza che non è così impossibile andare avanti come credeva dopo essere rimasto solo.

Chissà se anche tu saresti orgoglioso di me allo stesso modo?

 

 

 

_______

 

Stelle Perdute è nata dalla necessità che avevo di rispondermi ad alcune domande che mi porto dietro da anni. Domande alle quali probabilmente non troverò mai una risposta, perché una risposta non esiste. Stelle Perdute non è la storia di Elena e Andy che si mettono insieme, non è nata con questo scopo. Stelle Perdute è la storia di due persone che hanno perso qualcuno di fondamentale nelle loro vite e che stanno provando a rialzarsi.

Ho iniziato a pubblicare questa storia esattamente un anno fa, dopo aver passato tre mesi solo per scrivere i primi due capitoli, e in questo anno mi sono visceralmente affezionata ai personaggi e ai loro vissuti. Anche grazie a voi e al vostro sostegno, alle vostre parole stupende, alle vostre recensioni che molte volte mi commuovono.

Il 20 settembre è una data importante, per me, e per questo oggi ho fatto di tutto per pubblicare questo aggiornamento. Probabilmente ci saranno più strafalcioni del solito e magari domani ci tornerò a mente serena per dare una rilettura, ma per me era importante finire il capitolo.

Spero di non avervi deluso.

Alla prossima,

Aika.

 

NB: ho creato recentemente una pagina Facebook dove condividere foto, spoiler e chiacchiere con tutti voi. Si chiama "Il Rifugio delle Stelle" mi farebbe piacere ritrovarvi anche lì :)

   
 
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