Back to the future
- L’Ordine della
Fenice -
Capitolo 11: Signori, si
chiude!
Pansy era
cambiata.
Se
n’erano accorti tutti i Serpeverde, seguiti persino dagli
studenti delle altre
case.
Era
pallida, sembrava un cadavere, mangiava molto meno e aveva perennemente
le
occhiaie. I suoi voti erano calati vertiginosamente, così
come la sua voglia di
vivere.
Era
spaventata, si sentiva in balia degli eventi. Capiva di non aver
più controllo
sulla sua vita, e quello la terrorizzava. Inoltre soffriva di non
indifferenti
buchi di memoria, che non facevano altro che preoccuparla di
più.
Erano
passate due settimane da quando aveva parlato per la prima volta con il
diadema, due settimane in cui si era donata totalmente
all’oggetto.
Ne era
dipendente, se lo portava dietro perennemente, tanto che un paio di
volte
Daphne lo intravide e chiese spiegazioni, senza però
ottenerle.
Lui le aveva
detto di non parlarne
con nessuno.
Audrey
non si era più fatta vedere, così come Albus, e
si era vista costretta a
chiederne informazioni a Rose, che le aveva tristemente riferito che
Drey era
in coma.
Daphne
non sapeva più cosa fare, non riusciva a cavarle una parola
su quanto le stesse
accadendo.
Draco,
allo stesso modo, tendeva a dare la colpa alla storia di Nott e Tracey,
minimizzando la situazione di Pansy.
“Basta”
esclamò Daphne, furibonda “Deve reagire!
Ora!”
Draco
sbuffò, alzando lo sguardo dalla sua rivista sul Quidditch
“Duffy” iniziò, con
un tono conciliatore che non gli si addiceva “Ognuno ha i
suoi tempi, no? Dalle
il tempo di rielaborare…ehm, il …
dolore?”
Daphne lo
fulminò con lo sguardo, prima di chinarsi sul suo ragazzo
“Blaise” sussurrò,
tentando di persuaderlo ad aiutarla “tu lo sai che non
è solo la storia di
Nott… Pansy non gli darebbe mai una soddisfazione simile, lo
sai… ci dev’essere
qualcos’altro, sotto”
Zabini
annuì, pensieroso. Non era di certo il migliore amico di
Pansy, ma era uno dei
più stretti, e anche lui credeva che quella reazione fosse
un po’ esagerata.
“Che
vuoi
fare?” le chiese, attento.
Daphne
arrossì, facendo scoppiare a ridere Malfoy “Ecco,
io… veramente pensavo che tu
potessi avere un-”
“Non
ci
ha pensato, vero?” la interruppe Zabini, rassegnato.
Daphne
ogni tanto era veramente svampita.
“Oh,
sta’
zitto Malfoy!” sbottò lei, alzandosi.
“Ma
dov’è
adesso?” chiese Blaise, sorvolando sulla schermaglia dei due.
Daphne
battè le mani, soddisfatta “Ecco! Lo vedi? Lo vedi
che è strana? Io so SEMPRE
dov’è, sempre! Invece sono due settimane che non
fa’ altro che sparire!”
Zabini
annuì, mentre Draco faceva uno sbuffo scettico “Va
bene, ci penserò.”
***
“Scorp”
“Mmm”
“Scorpius…”
“Mmmm”
“SIGNORI,
SI CHIUDE!!”
“AH!
…
eh?” saltò Scorpius, spaventato
dall’urlo della sua ragazza.
Rose
scoppiò a ridere, tenendosi la pancia.
“Oddio!”
esalò, senza fiato dal riso “Dovevi vedere la tua
faccia!”
“Ah
ah,
molto divertente” biascicò Malfoy, rizzandosi a
sedere sulla poltrona della
Sala Comune.
Si era
addormentato nel tentare di studiare, e Rose lo aveva osservato per
cinque
minuti buoni prima di svegliarlo. Quand’era addormentato
sembrava un cucciolo
indifeso, le aveva ispirato una tenerezza unica.
“Hai
finito il tema di Trasfigurazione?”
Scorpius
scosse la testa, stiracchiandosi. Lanciò uno sguardo bramoso
alla finestra che
dava sul parco, ma sapeva che Rose non lo avrebbe fatto muovere
finchè non
avesse finito quel dannatissimo tema.
“Stavo
pensando” esordì lei, del tutto dimentica del tema
“dal momento che hai
distrutto l’Armadio Svanitore” Scorpius
tossicchiò, imbarazzato, ma Rose decise
di ignorarlo “ormai il futuro è irrimediabilmente
cambiato… e se distruggessimo
tutti gli Horcrux, piuttosto che dirlo a Silente, e non spostassimo lo
scontro
finale alla fine di quest’anno?”
Scorpius
aggrottò la fronte “intendi al
Ministero?”
Rose
annuì. “So che è
folle…”
“Folle?
Rose, credi che noi quattro – anzi, noi due, visto che Drey
è in coma ed Al non
fa che stare con lei – saremmo in grado di uccidere
Voldemort?”
Rose
alzò
le spalle, simulando una falsa sicurezza “Esatto. Se ce
l’hanno fatta i miei,
possiamo farcela anche noi”
“Come
pensi che spiegherebbero il fatto che quattro ragazzi spuntati come
funghi
uccidessero il più grande signore Oscuro di tutti i tempi e
sparissero senza una
parola?”
Rose
sbuffò, come se avesse a che fare con un bambino
“Ovviamente, non sto dicendo
che dobbiamo ucciderlo noi. Si tratta di distruggere gli Horcrux ed
essere al
Ministero quella sera… inoltre Silente ha solo il sospetto
che ci siano sette
Horcrux… per quanto ne sa potevano essere due!”
Scorpius
si alzò, cominciando a camminare avanti e indietro per la
deserta Sala Comune
“Anche ammettendo di decidere di farlo, gli Horcrux non sono
proprio dietro
l’angolo. Uno è a Little Hangleton, protetto da
chissà quante maledizioni,
l’altro è in una camera blindata della Gringott,
un altro ancora è nelle mani
di un elfo schizzato”
“Hey!
Kreacher non è schizzato! È sempre stato
gentilissimo, inoltre io e Al ci
giocavamo sempre da piccoli”
Scorpius
gliela diede vinta con un cenno “Per non contare il fatto che
quello che
abbiamo già…” ma si bloccò,
le mani ancora in aria per via del suo gesticolare
e la bocca socchiusa.
“Quello
che abbiamo già…?” lo
imbeccò Rose, impaziente.
Scorpius
deglutì, spaventato “Rose… Da
quant’è che Audrey è in coma?”
“Direi
due settimane, giorno più, giorno meno…
perché?”
“Ce
l’aveva lei, il diadema… e se qualche sua compagna
di dormitorio l’avesse
trovato?”
Rose
sbuffò, divertita “Scorp, non essere paranoico,
è un diadema! Non può fare
niente!”
“Anche
un
diario dovrebbe essere innocuo” le rispose, incredibilmente
serio.
Rose
deglutì, vagamente preoccupata “Ma
insomma” tentò di convincersi “a meno
che
Audrey non l’avesse tirato fuori, non vedo
perché…”
“E
se
Audrey l’avesse fatto? Se Voldemort avesse provato a
soggiogare anche lei? Non
mi stupirebbe se il suo coma fosse collegato…”
Rose
alzò
gli occhi al cielo “Ok, adesso ti stai facendo
suggestionare…ti capisco, siamo
nel tempo del trio d’oro, è quasi obbligatorio
immedesimarsi in Conan…”
Scorpius
fece una faccia interrogativa, ignorata tranquillamente da Rose
“ma non è
possibile che le due cose siano collegate!”
“Io
invece credo che sia impossibile che non lo siano! Insomma, rifletti,
Audrey
entra in coma un giorno dopo che prendiamo il diadema…Madama
Chips ha detto che
è un tipo di coma indotto dal suo inconscio per
proteggerla… come diavolo ho
fatto a non pensarci prima?!”
Rose
alzò gli occhi al cielo…
“Scorpius…”
“Hai
notato” disse, folgorato da una supposizione
“che da un po’ Pansy Parkinson sembra una specie di
Zombie”
Rose
ridacchiò “Direi che se ne sono accorti anche
i muri, che la ragazza ha smesso di lavarsi i capelli”
Scorpius le
lanciò un’occhiata eloquente, che fece
solo aumentare le risate di Rose “Tu credi
veramente…” incominciò, scossa dalle
risatine “Credi veramente che quell’oca della
Parkinson sia una pedina di
Voldemort?”
Scorpius la
guardò, irritato. “Non lo faccio il
tema, tanto non è in questo tempo che contano i voti. Vado a
cercare la
Parkinson, spero di sbagliarmi”
“Vai,
e divertiti! Piccoli Sherlock crescono…”
“Come?”
Rose sorrise,
angelica, poi si alzò e gli si
avvicinò. Improvvisamente lo baciò, con una foga
non rara durante le loro fughe
notturne, ma inaspettata in un luogo pubblico. Lo baciò,
esplorando
profondamente la sua bocca, mordendo le sue labbra, finché,
veloce come aveva
iniziato, si staccò.
Scorpius non
riuscì ad impedirsi un verso
stizzito, mentre Rose sorrideva tentatrice.
“Niente,
assolutamente niente… peccato, che tu
debba cercare la Parkinson, era venuta voglia anche a me di fare
qualcos’altro
piuttosto che il tema. Vabbè, vorrà dire che
cercherò Dean, sembrava molto
propenso a-”
L’irruenza
con cui le labbra di lui si posarono
sulle sue le mozzò il fiato, impedendole ovviamente di
finire la frase.
Quel bacio
sapeva di possessione, Rose lo sentiva
sotto la pelle; lo sentiva dal modo in cui le sue mani passavano sulla
sua
schiena, lo sentiva da come la stringeva.
Possessione.
Gelosia.
“Ci
deve solo provare, Thomas, ad essere propenso”
ringhiò sulle sue labbra, per
poi assaltarle di nuovo. Inutile dire che Rose ne fu più che
contenta.
“E
la Parkinson?” disse in rantolo, tentando di
respirare mentre Scorpius scendeva sul collo. Emise un gemito,
vergognandosi,
ma quello che era in grado di farle la sconvolgeva.
“Sono
solo fatti suoi se non si lava i capelli”
ribatté lui, per poi prenderla in braccio e portarla fuori
dal ritratto”
Rose rise
“Scorpius, dove andiamo?”
Scorpius
sorrise, furbo “Ho proprio voglio di un
bagno… che ne dici del Lago?”
“Tu…”
Rose spalancò la bocca, incredula “non
oseresti” disse poi, sorridendo sollevata.
“Scommettiamo”
e non c’era una domanda
nell’intonazione di quella parola.
“SCORPIUS!
METTIMI GIIU’!”
Scorpius
scoppiò a ridere, correndo per i corridoi
e spostandosi Rose su una spalla per non perdere l’equilibrio.
La rossa si
dimenò senza successo, per poi
cominciare a prendere a pugni la schiena del ragazzo.
“E
Rose si bagnerà… nel Lago
sguazzerà…”
“Scorpius,
giuro, fai questa cosa e te lo taglio”
Il biondo si
fermò un attimo, contemplando
l’orrenda ipotesi. Rose sorrise, vittoriosa.
“…ma
ne varrà la pena!”
E
ricominciò a correre, con una Rose versione Banshee sulla
schiena e un sorriso
che fece collassare non poche studentesse durante il percorso fino al
Lago.
***
“Ho
un piano” esordì Blaise Zabini, dopo aver
lanciato un’occhiata scettica alla copia Grifondoro di Malfoy
che si portava in
spalle la rossa.
“Dimmi”
fece Daphne, sporgendosi curiosa verso il
suo ragazzo.
“Dobbiamo
pedinarla”
“Che
piano merdoso”
“Malfoy,
il tuo parere non era richiesto” disse
stizzito Zabini, sedendosi al tavolo della Sala Grande. Aveva trovato
Daphne
intenta ad impapocchiare il tema di Trasfigurazione, che lui aveva
già
terminato, e Draco che leggeva disinteressato una rivista di Quidditch.
Tiger,
accanto al biondo, stava facendo un
ritratto alla Greengrass, che, vanitosa com’era, si era
prestata volentieri, ma
che adesso aveva completamente perso di vista il suo compito.
“Daphne!”
borbottò infatti lui, irritato.
Lei si
riscosse, alzando il collo elegantemente
“Scusa, hai ragione.”
“Ciò
nonostante” continuò Malfoy, senza neanche
alzare lo sguardo dalla rivista “il mio è
l’unico che conti davvero.”
Zabini
aprì la bocca, pronto ad esprimere il suo
scetticismo riguardo a quell’ultima frase, ma Draco
l’anticipò “Per prima cosa,
pedinarla sarebbe pericoloso: se ci scoprisse, ci strapperebbe le palle
a
morsi”
Daphne
sospirò nostalgica, pensando che non era
più così sicura che Pansy avrebbe reagito
così, visto come si era comportata
nelle ultime settimane.
Zabini si
trovò ad annuire, concorde. Pansy li
avrebbe scorticati vivi.
“Secondo:
credi davvero di poterla pedinare? Fino
a prova contraria non sei in vacanza, ma a scuola. Tutti quanti
dobbiamo
studiare, non abbiamo tempo”
Ancora una
volta e con suo grande scorno Zabini si
ritrovò a dover dare ragione al biondo accanto a lui.
“Allora
cosa proponi, cervello fino?”
Malfoy stette
zitto e Zabini sorrise, felice di
poterlo smontare.
“Ma
perché semplicemente non le date il
Veritaserum che hai, Zabini?” chiese Goyle, che per tutto
quel tempo era
rimasto davanti a loro a mangiare pasticcini in modo compulsivo.
Malfoy fece
un sorrisetto superiore “Perché
ovviamente…” ma si fermò, allibito.
“Ha
ragione” disse Zabini, sconvolto come l’amico.
“Goyle
che ha una buona idea. Ragazzi, mandate
lettere d’addio alle vostre famiglie, l’apocalisse
è arrivata” disse Daphne, la
posa per il ritratto ormai dimenticata.
Goyle
sbuffò “La prossima volta sto zitto, poi
voglio vedere che mi pigliate in giro”
Daphne storse
il naso, facendo per una volta a
meno di correggerlo.
D’altronde,
aveva avuto una buona idea! Anzi,
aveva avuto un’idea!
Meritava un
piccolo premio. Molto piccolo.
“Vado
a prenderlo” disse Zabini, schizzando verso
i sotterranei.
“Daphne,
diavolo!”
“Oh,
scusa, scusa!”
***
Pansy…
Pansy… Pansy…
La mora si
girò di scatto verso la borsa, a pochi
metri da lei. Aveva deciso di fare una passeggiata, per via del bel
tempo più
unico che raro, e si era stesa poco lontano dal Lago.
Aveva, come
al solito, portato il diadema con sé,
nascondendolo agli occhi indiscreti con la borsa.
Stava
tentando di resistere alla forza con cui
l’oggetto la chiamava primo perché avrebbero
potuto vederla, secondo perché si
stava rendendo conto che c’era qualcosa che non quadrava.
Oddio, che ci
fosse qualcosa che non quadrava
l’aveva capito sin da quando si era messa a chiacchierare con
un diadema.
Non era
ancora così sbarellata da pensare che
fosse una cosa da tutti giorni parlare con un gioiello.
Tuttavia, una
strana ed indefinibile bolla l’aveva
isolata. Bolla, nebbia, non sapeva neanche lei come definire quella cosa, quel perenne senso di…di
abbandono, ecco.
Le ricordava
inquietantemente l’apatia che
comportava l’essere sottoposti alla Maledizione Imperius.
E la cosa non
le piaceva, non le piaceva proprio
per niente.
Pansy…
Pansy… Pansy…
Aveva dei
rari momenti di lucidità – come quelli –
nei quali la consapevolezza di essere nella merda fino al collo la
colpiva come
un pugno nello stomaco.
Perché
alla conclusione di avere un problema,
c’era arrivata due settimane prima.
Era ad una
soluzione che doveva arrivare, adesso.
Il tutto nel limitato tempo di pieno possesso delle sue
facoltà psichiche.
“Scorpius!
Ti ammaaaz…”
SPLASH
Pansy
scoppiò a ridere. Rise come una cogliona
davanti a quella scena.
Perché,
nonostante fosse la rossa ad essere in
braccio, nonostante fosse sempre lei, quella in una posizione
sfavorevole e
nonostante avesse un terzo della forza fisica del ragazzo, in acqua ci
finì
lui. Da solo.
La ragazza,
anche lei senza smettere di ridere,
con un colpo di bacchetta smise di essere sospesa in aria e cadde a
terra con
un leggero tonfo.
Si
rialzò subito, e scoppiò a ridere ancora. E
ancora. E ancora.
Scorpius
Malfoy stava in mezzo al Lago, lo sguardo
furente, i capelli e i vestiti fradici e una gran voglia di fare a
pugni.
“C’è
di buono che non dovrò tagliarti le palle!”
urlò lei, cominciando poi a scappare quando vide il ragazzo
schizzare fuori dal
Lago.
“Piccola
insolente! Te la faccio vedere io!”
Pansy…
Pansy… Pansy…
“Basta…”
sussurrò, portandosi le mani alle tempie.
Era un
bisogno quasi fisico aprire quella
maledetta borsa, prendere quel maledetto diadema e parlare con quel
maledetto
nulla.
Si
alzò faticosamente in piedi, la testa che
praticamente le urlava di prendere il diadema e il cuore in gola, e
guardò la
borsa.
La
fissò. A Pansy venne il dubbio che potesse
bruciare, tanto la stava guardando intensamente. In quella cazzo di borsa c’era solo il
diadema.
Pansy…
Pansy… Pansy…
“BASTAAA!”
strillò, prendendo la borsa per un
manico e scagliandola con tutta la forza in suo possesso verso il Lago,
dove
cadde, parecchio lontano dalla riva, e sprofondò.
Tanto presa
da sé stessa non si era accorta che
Scorpius e Rose la guardavano, il primo trionfante e la seconda
incredula.
Pansy
fissò il punto dov’era sparita la borsa.
Pansy…
Pansy… Pansy…
“No…”
Pansy…
Pansy… Pansy…
“No,
no…”
Pansy…
Pansy… Pansy…
“Basta…
basta, no…”
Pansy…
Pansy… PANSY!
“AHH!
AHH, aiuto, basta! Vattene, vattene…”
PANSY!!
PANSY!! PANSY!!!
La ragazza
emise un urlo così dolorante e
straziante che a Scorpius e Rose vennero i brividi. Prima che potessero
fare
qualcosa, però, Pansy era già partita di corsa
verso il Lago.
PANSY!!
PANSY!! PANSY!!!
Arrivò
in riva e non si fermò, buttandosi nel Lago
con tutti i vestiti.
Il gelo la
colpì come un milione di aghi bollenti,
sembrava la stessero tagliuzzando, non riusciva a muoversi, non
pensava, non
respirava.
Non
respirava.
PANSY!!
PANSY!! PANSY!!!
Con un
immenso sforzo riemerse, respirando a pieni
polmoni, per poi nuotare come una forsennata, senza curarsi dei rischi
come la
piovra gigante o le sirene.
Sentiva in
lontananza qualcuno urlare, ma non era
importante, non le importava.
Nuotava,
bracciata dopo bracciata, bevendo ad ogni
piè sospinto e restando con sempre meno forze, spossata
dallo sforzo a cui non
era assolutamente abituata.
PANSY!!
PANSY!! PANSY!!!
C’era
quasi, lo sentiva, la voce era più vicina,
più potente, più irata.
PANSY!!
PANSY!! PANSY!!!
Aveva paura,
adesso, ma il suo corpo non le
rispondeva più. Quando se ne accorse avrebbe voluto urlare,
inorridendo a
quello scherzo della natura, ma era appena diventata una spettatrice.
PANSY!!
PANSY!! PANSY!!!
Vedeva
sé stessa annaspare nell’acqua, vedeva
sé
stessa disperata e vide il suo corpo immergersi e lo seguì
nell’abisso.
PANSY!!
PANSY!! PANSY!!!
Fece forza e
tentò di andare più a fondo, ma il
suo corpo glielo impediva.
PANSY!!
PANSY!! PANSY!!!
Il suo
spirito di autoconservazione serpeverdesco
le avrebbe imposto di
tornare in superficie, ma sembrava l’ennesima caratteristica
legata solo a lei
e non al suo corpo.
Peccato che
lei lo sentisse ancora, il suo corpo.
PANSY!!
PANSY!! PANSY!!!
Come sentiva
di essere sul punto di soffocare, di
morire.
PANSY!!
PANSY!! PANSY!!!
Stava morendo?
PANSY!!
PANSY!! PANSY!!!
Inghiottì
acqua, cominciando a perdere conoscenza.
PANSY!!
PANSY!! PANSY!!!
Stava morendo.
PANSY!!
PANSY!! PANSY!!!
Nel modo
più stupido e coglione che potesse
esistere.
PANSY!!
PANSY!! PANSY!!!
Stava morendo
per una voce immaginaria.
PANSY!!
PANSY!! PANSY!!!
Moriva.
Moriva.
PANSY!!
PANSY!! PANSY!!!
Mor-
PANSY!!
PANSY!! PANSY!!!
PANSY!!
PANSY!! PANSY!!!
PANSY!!
PANSY!! PANSY!!!
PANSY!!
PANSY!! PANSY!!!
E poi fu solo
buio.
***
Quando Harry
Potter aveva deciso di andare fuori,
quel pomeriggio, il suo obiettivo era stare in pace con sé
stesso e tentare di
rilassarsi, visto i ricorrenti e logoranti sogni che stava facendo.
Per non
parlare della Umbridge, con cui aveva
detenzione perenne.
Quindi quando
Harry, quel sabato pomeriggio, uscì
nel parco, era in pace con sé stesso. Era tranquillo, felice
e rilassato. Sereno.
L’opzione
di fare i compiti non l’aveva sfiorato
minimamente, com’era ovvio, e pensò che li avrebbe
fatti l’indomani.
Oppure li
avrebbe copiati, il giorno dopo.
Ma comunque
– si disse Harry, che stava sprecando
già fin troppe energie per quella futile questione
– ci avrebbe pensato l’Harry
del futuro, ai compiti.
E lui era
ancora l’Harry del presente, fino a
prova contraria, e voleva godersi appieno quello status.
Si stese
all’ombra di una quercia al limitare
della foresta.
Davanti a
sé, il Lago Nero si estendeva per
chilometri, specchio di quel meraviglioso paesaggio e
dell’eccezionalmente bel
tempo.
Cominciò
a pensare; la sua menta vagava pigramente
per gli scomparti della sua testa, passando dalla Umbridge e alla sua
bruttezza
alla indubbia bellezza di Cho, saltando sul pensiero di quanto fosse
orrendo
quell’anno ed odiosa la cricca di Malfoy.
Quello
stupido ossigenato, con quei due gorilla e
quell’oca starnazzante della Parkinson.
Un lampo lo
attraversò.
Lui
l’aveva baciata, l’oca starnazzante. Ed era
stato il suo primo bacio.
Sorvolò
abilmente sulla vocina che dentro di lui
urlava a pieni polmoni “sfigato!” e si
concentrò su quell’avvenimento.
Quand’era stato, il secondo giorno o il terzo?
Ma la cosa
assurda era che l’aveva baciata contro
la sua volontà!
Eppure era
stato assurdamente facile e naturale,
assaggiare quelle labbra morbide al sapore di zucca. Aveva pensato a
come fare
per quasi un secondo, prima di lasciarsi andare completamente e seguire
l’istinto, che l’aveva portato a esplorare la bocca
di Pansy.
A meno che
non fosse una fantastica attrice – non
che poi ci fosse un motivo valido per far finta di apprezzare un suo
bacio –
Pansy se l’era goduto, quell’assaggio.
Un urlo
disperato interruppe le sue riflessioni,
facendogli accapponare la pelle: era qualcosa di straziante e doloroso.
Girò
la testa di scatto, individuandone la
provenienza.
Rimase di
stucco a vedere che era stata proprio la
Parkinson, ad urlare, prima di cominciare a correre verso il Lago.
Harry si
rizzò a sedere, perplesso: la Parkinson
aveva perso completamente il cervello?!
Un altro urlo
destò la sua attenzione e scoprì
quindi che i due nuovi arrivati di Grifondoro avevano guardato anche
loro la
scena. Il biondo schizzò all’inseguimento della
Parkinson, ma la ragazza aveva
un bel vantaggio.
Proprio in
quell’istante Pansy gli sfrecciò accanto,
per poi buttarsi nel lago.
Harry
scattò in piedi, raggiungendo allibito la
riva; scrutò la superficie scura del Lago, notando
preoccupato che la Parkinson
non era ancora emersa.
Poi la vide,
poco lontano, che annaspava
nell’acqua, continuando a nuotare, superando incurante il
confine delle
protezioni magiche che impedivano sgradevoli visite dalle sirene o
dalla
Piovra.
Il biondo
arrivò accanto a lui, seguito a ruota da
Rose.
“Cazzo”
sibilò, camminando avanti ed indietro.
“Che
diavolo succede?” chiese Harry, continuando a
tenere d’occhio la Parkinson, che annaspava sempre
più vistosamente.
“Ha
buttato nel lago la borsa, poi ha urlato e
credo sia andata a recuperarla” disse Rose, guardando
anch’essa preoccupata il
Lago Nero.
“Ma
è completamente impazzita?!” chiese furioso
Harry, per poi sfilarsi mantello, maglione e camicia.
“Che
stai facendo?” gli chiese Scorpius. Harry
lanciò un’altra occhiata al lago, per poi scoprire
con immenso orrore che della
Parkinson non c’era traccia.
Non
degnò di una risposta il biondo, si sfilò di
corsa le scarpe e si buttò nel lago.
Un urlo
dolorante sfuggì al suo controllo quando
la sua pelle venne a contatto con l’acqua ghiacciata.
La sua vista
si annebbiò per un attimo poi diede
due bracciate poderose e cominciò a nuotare nella direzione
della ragazza.
Non era mai
stato particolarmente bravo, era
andato al mare con i Dursley solo due volte, una delle quali era dovuta
all’inutile tentativo di suo zio di sfuggire al mondo magico,
quindi non aveva
molta esperienza; sperava che magari l’assenza di onde
sarebbe stata a suo
favore.
Raggiunse ben
presto il punto in cui aveva visto
scomparire Pansy, ma della ragazza nemmeno l’ombra.
“CAZZO!”
imprecò, prima di prendere più aria
possibile ed immergersi.
Il primo
impatto fu nero ed Harry credette di non
avere speranze. Poi, i suoi occhi si abituarono e con un paio di
bracciate
s’immerse ancora di più.
Si
guardò intorno, ma di Pansy neanche l’ombra.
Perlustrò in lungo e in largo tutti i dintorni, quando un
luccichio attirò la
sua attenzione.
Le sue
riserve di ossigeno erano agli sgoccioli,
ma prima di riemergere riuscì ad intravedere il corpo di
Pansy.
Prese in
fretta fiato, per poi rituffarsi.
Raggiunse Pansy in un attimo, la prese per un braccio e con una spinta
tentò di
tornare in superficie.
Un violento
strattone gli fece perdere la presa
dal braccio di Pansy; si girò, allarmato, e vide quattro
avvinci attaccati a
Pansy che tentavano di farla affondare ancora di più
Harry, grato
per una volta alla sorte, estrasse la
bacchetta dalla tasca dei pantaloni. L’agitò,
pensando intensamente “Relascio”
ma non accadde nulla.
Imprecò
dentro di sé, non aveva mai studiato gli
incantesimi non-verbali.
Quando
però vide l’indifeso corpo di Pansy
trascinato ancora più giù, capì che
c’era una sola cosa da fare.
“Relascio!” esclamò,
perdendo tutte le sue riserve d’aria.
Gli avvinci
si dispersero velocemente, lasciando
andare il corpo di Pansy.
Harry era in
preda al panico, non aveva più
ossigeno e aveva il bruttissimo pensiero che se non ne aveva
più lui, era
abbastanza scontato che Pansy ne avesse ancora meno.
Con un ultimo
sforzo di volontà artigliò il
braccio della ragazza e nuotò verso la superficie.
Ma era
stanco, non ce la faceva davvero.
Una piccola
parte egoistica del suo cervello gli
disse che se avesse lasciato andare Pansy non avrebbe avuto problemi,
ma Harry
la scacciò malamente.
Tentò
di spingersi con le gambe, ma niente,
l’acqua cominciava ad entrargli nei polmoni e non riusciva
più a ragionare.
No!
Ce la poteva
fare. Doveva. La salvezza era a meno
di un metro di distanza. Con uno sforzo sovrumano spinse Pansy sopra di
sé, per
poi seguirla di corsa.
“AAAAHH!”
rantolò, sputacchiando e colmando il suo
spasmodico bisogno d’aria.
Nel giro di
dieci secondi si riprese e cercò
Pansy; galleggiava accanto a lui, priva di sensi.
Nuotò
verso la riva, quando Scorpius gli venne
incontro.
Prese lui il
corpo di Pansy, lasciando libero
Harry, che lo ringraziò con lo sguardo.
Fece
faticosamente le bracciate che lo separavano
dalla riva, per poi accasciarvisi.
Stette poco
meno di dieci secondi steso, prima che
il pensiero di Pansy lo ridestasse.
“Come
sta?!” chiese concitato, raggiungendo Rose e
Scorpius.
“Dobbiamo
portarla in infermeria” disse Scorpius.
Harry
s’infuriò “MA NON
C’E’ TEMPO! DANNAZIONE,
NON RESPIRA!”
Rose non si
fece intimidire, e, mentre Scorpius
calmava Harry, estrasse la bacchetta e la puntò sulla
ragazza.
“Anapneo”
Pansy, senza
neanche aprire gli occhi, si girò sa
un lato e vomitò tutta l’acqua che aveva nei
polmoni.
Tossì
per almeno cinque minuti, tentando di
respirare il più possibile.
Harry, appena
la vide respirare, si riaccasciò
sull’erba, distrutto.
Pomeriggio in santa pace ‘sto cazzo.
N/A
Hello!
dopo esattamente tre mesi tornano i ragazzi del futuro. Sono molto
dispiaciuta di non aver aggiornato prima, ma mi ero bloccata e non
sapevo come fare andare avanti la storia :D un bacione, spero che
questo capitolo vi sia piaciuto :))