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Autore: Tecla Sunrise    21/09/2011    4 recensioni
2022: Rose Weasley, Albus Potter, Scorpius Malfoy e Audrey Zabini si perdono per i sotterranei di Hogwarts.
1995: per Harry Potter si conclude il primo giorno del suo quinto anno ad Hogwarts con una punizione con la Umbridge.
Certo non si aspetta di trovarsi il suo clone davanti, e sembra che neanche il suo clone sia molto felice di vederlo.
Si, signori e signore, Albus, Rose, Scorpius e Audrey sono finiti nel passato.
Ma se ne staranno con le mani in mano oppure cambieranno il corso della storia?
Tra l'Esercito di Silente, la Umbridge, le lezioni, gli amori e le incomprensioni passeranno un anno assurdo nel tentativo di rendere la conquista della vittoria più semplice e senza inutili sacrifici... ci riusciranno?
********************************
STORIA SOSPESA A TEMPO INDETERMINATO
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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Back to the future
 
- L’Ordine della Fenice -

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Capitolo 11: Signori, si chiude!

 

Pansy era cambiata.

 

Se n’erano accorti tutti i Serpeverde, seguiti persino dagli studenti delle altre case.

 

Era pallida, sembrava un cadavere, mangiava molto meno e aveva perennemente le occhiaie. I suoi voti erano calati vertiginosamente, così come la sua voglia di vivere.

 

Era spaventata, si sentiva in balia degli eventi. Capiva di non aver più controllo sulla sua vita, e quello la terrorizzava. Inoltre soffriva di non indifferenti buchi di memoria, che non facevano altro che preoccuparla di più.

 

Erano passate due settimane da quando aveva parlato per la prima volta con il diadema, due settimane in cui si era donata totalmente all’oggetto.

 

Ne era dipendente, se lo portava dietro perennemente, tanto che un paio di volte Daphne lo intravide e chiese spiegazioni, senza però ottenerle.

 

Lui le aveva detto di non parlarne con nessuno.

 

Audrey non si era più fatta vedere, così come Albus, e si era vista costretta a chiederne informazioni a Rose, che le aveva tristemente riferito che Drey era in coma.

 

Daphne non sapeva più cosa fare, non riusciva a cavarle una parola su quanto le stesse accadendo.

 

Draco, allo stesso modo, tendeva a dare la colpa alla storia di Nott e Tracey, minimizzando la situazione di Pansy.

 

“Basta” esclamò Daphne, furibonda “Deve reagire! Ora!”

 

Draco sbuffò, alzando lo sguardo dalla sua rivista sul Quidditch “Duffy” iniziò, con un tono conciliatore che non gli si addiceva “Ognuno ha i suoi tempi, no? Dalle il tempo di rielaborare…ehm, il … dolore?”

 

Daphne lo fulminò con lo sguardo, prima di chinarsi sul suo ragazzo “Blaise” sussurrò, tentando di persuaderlo ad aiutarla “tu lo sai che non è solo la storia di Nott… Pansy non gli darebbe mai una soddisfazione simile, lo sai… ci dev’essere qualcos’altro, sotto”

 

Zabini annuì, pensieroso. Non era di certo il migliore amico di Pansy, ma era uno dei più stretti, e anche lui credeva che quella reazione fosse un po’ esagerata.

 

“Che vuoi fare?” le chiese, attento.

 

Daphne arrossì, facendo scoppiare a ridere Malfoy “Ecco, io… veramente pensavo che tu potessi avere un-”

 

“Non ci ha pensato, vero?” la interruppe Zabini, rassegnato.

 

Daphne ogni tanto era veramente svampita.

 

“Oh, sta’ zitto Malfoy!” sbottò lei, alzandosi.

 

“Ma dov’è adesso?” chiese Blaise, sorvolando sulla schermaglia dei due.

 

Daphne battè le mani, soddisfatta “Ecco! Lo vedi? Lo vedi che è strana? Io so SEMPRE dov’è, sempre! Invece sono due settimane che non fa’ altro che sparire!”

 

Zabini annuì, mentre Draco faceva uno sbuffo scettico “Va bene, ci penserò.”

 

***

 

“Scorp”

 

“Mmm”

 

“Scorpius…”

 

“Mmmm”

 

“SIGNORI, SI CHIUDE!!”

 

“AH! … eh?” saltò Scorpius, spaventato dall’urlo della sua ragazza.

 

Rose scoppiò a ridere, tenendosi la pancia.

 

“Oddio!” esalò, senza fiato dal riso “Dovevi vedere la tua faccia!”

 

“Ah ah, molto divertente” biascicò Malfoy, rizzandosi a sedere sulla poltrona della Sala Comune.

 

Si era addormentato nel tentare di studiare, e Rose lo aveva osservato per cinque minuti buoni prima di svegliarlo. Quand’era addormentato sembrava un cucciolo indifeso, le aveva ispirato una tenerezza unica.

 

“Hai finito il tema di Trasfigurazione?”

 

Scorpius scosse la testa, stiracchiandosi. Lanciò uno sguardo bramoso alla finestra che dava sul parco, ma sapeva che Rose non lo avrebbe fatto muovere finchè non avesse finito quel dannatissimo tema.

 

“Stavo pensando” esordì lei, del tutto dimentica del tema “dal momento che hai distrutto l’Armadio Svanitore” Scorpius tossicchiò, imbarazzato, ma Rose decise di ignorarlo “ormai il futuro è irrimediabilmente cambiato… e se distruggessimo tutti gli Horcrux, piuttosto che dirlo a Silente, e non spostassimo lo scontro finale alla fine di quest’anno?”

 

Scorpius aggrottò la fronte “intendi al Ministero?”

 

Rose annuì. “So che è folle…”

 

“Folle? Rose, credi che noi quattro – anzi, noi due, visto che Drey è in coma ed Al non fa che stare con lei – saremmo in grado di uccidere Voldemort?”

 

Rose alzò le spalle, simulando una falsa sicurezza “Esatto. Se ce l’hanno fatta i miei, possiamo farcela anche noi”

 

“Come pensi che spiegherebbero il fatto che quattro ragazzi spuntati come funghi uccidessero il più grande signore Oscuro di tutti i tempi e sparissero senza una parola?”

 

Rose sbuffò, come se avesse a che fare con un bambino “Ovviamente, non sto dicendo che dobbiamo ucciderlo noi. Si tratta di distruggere gli Horcrux ed essere al Ministero quella sera… inoltre Silente ha solo il sospetto che ci siano sette Horcrux… per quanto ne sa potevano essere due!”

 

Scorpius si alzò, cominciando a camminare avanti e indietro per la deserta Sala Comune “Anche ammettendo di decidere di farlo, gli Horcrux non sono proprio dietro l’angolo. Uno è a Little Hangleton, protetto da chissà quante maledizioni, l’altro è in una camera blindata della Gringott, un altro ancora è nelle mani di un elfo schizzato”

 

“Hey! Kreacher non è schizzato! È sempre stato gentilissimo, inoltre io e Al ci giocavamo sempre da piccoli”

 

Scorpius gliela diede vinta con un cenno “Per non contare il fatto che quello che abbiamo già…” ma si bloccò, le mani ancora in aria per via del suo gesticolare e la bocca socchiusa.

 

“Quello che abbiamo già…?” lo imbeccò Rose, impaziente.

 

Scorpius deglutì, spaventato “Rose… Da quant’è che Audrey è in coma?”

 

“Direi due settimane, giorno più, giorno meno… perché?”

 

“Ce l’aveva lei, il diadema… e se qualche sua compagna di dormitorio l’avesse trovato?”

 

Rose sbuffò, divertita “Scorp, non essere paranoico, è un diadema! Non può fare niente!”

 

“Anche un diario dovrebbe essere innocuo” le rispose, incredibilmente serio.

 

Rose deglutì, vagamente preoccupata “Ma insomma” tentò di convincersi “a meno che Audrey non l’avesse tirato fuori, non vedo perché…”

 

“E se Audrey l’avesse fatto? Se Voldemort avesse provato a soggiogare anche lei? Non mi stupirebbe se il suo coma fosse collegato…”

 

Rose alzò gli occhi al cielo “Ok, adesso ti stai facendo suggestionare…ti capisco, siamo nel tempo del trio d’oro, è quasi obbligatorio immedesimarsi in Conan…”

Scorpius fece una faccia interrogativa, ignorata tranquillamente da Rose “ma non è possibile che le due cose siano collegate!”

 

“Io invece credo che sia impossibile che non lo siano! Insomma, rifletti, Audrey entra in coma un giorno dopo che prendiamo il diadema…Madama Chips ha detto che è un tipo di coma indotto dal suo inconscio per proteggerla… come diavolo ho fatto a non pensarci prima?!”

 

Rose alzò gli occhi al cielo… “Scorpius…”

 

“Hai notato” disse, folgorato da una supposizione “che da un po’ Pansy Parkinson sembra una specie di Zombie”

 

Rose ridacchiò “Direi che se ne sono accorti anche i muri, che la ragazza ha smesso di lavarsi i capelli”

 

Scorpius le lanciò un’occhiata eloquente, che fece solo aumentare le risate di Rose “Tu credi veramente…” incominciò, scossa dalle risatine “Credi veramente che quell’oca della Parkinson sia una pedina di Voldemort?”

 

Scorpius la guardò, irritato. “Non lo faccio il tema, tanto non è in questo tempo che contano i voti. Vado a cercare la Parkinson, spero di sbagliarmi”

 

“Vai, e divertiti! Piccoli Sherlock crescono…”

 

“Come?”

 

Rose sorrise, angelica, poi si alzò e gli si avvicinò. Improvvisamente lo baciò, con una foga non rara durante le loro fughe notturne, ma inaspettata in un luogo pubblico. Lo baciò, esplorando profondamente la sua bocca, mordendo le sue labbra, finché, veloce come aveva iniziato, si staccò.

 

Scorpius non riuscì ad impedirsi un verso stizzito, mentre Rose sorrideva tentatrice.

 

“Niente, assolutamente niente… peccato, che tu debba cercare la Parkinson, era venuta voglia anche a me di fare qualcos’altro piuttosto che il tema. Vabbè, vorrà dire che cercherò Dean, sembrava molto propenso a-”

 

L’irruenza con cui le labbra di lui si posarono sulle sue le mozzò il fiato, impedendole ovviamente di finire la frase.

Quel bacio sapeva di possessione, Rose lo sentiva sotto la pelle; lo sentiva dal modo in cui le sue mani passavano sulla sua schiena, lo sentiva da come la stringeva.

 

Possessione.

 

Gelosia.

 

“Ci deve solo provare, Thomas, ad essere propenso” ringhiò sulle sue labbra, per poi assaltarle di nuovo. Inutile dire che Rose ne fu più che contenta.

 

 

“E la Parkinson?” disse in rantolo, tentando di respirare mentre Scorpius scendeva sul collo. Emise un gemito, vergognandosi, ma quello che era in grado di farle la sconvolgeva.

 

“Sono solo fatti suoi se non si lava i capelli” ribatté lui, per poi prenderla in braccio e portarla fuori dal ritratto”

 

Rose rise “Scorpius, dove andiamo?”

 

Scorpius sorrise, furbo “Ho proprio voglio di un bagno… che ne dici del Lago?”

 

“Tu…” Rose spalancò la bocca, incredula “non oseresti” disse poi, sorridendo sollevata.

 

“Scommettiamo” e non c’era una domanda nell’intonazione di quella parola.

 

“SCORPIUS! METTIMI GIIU’!”

 

Scorpius scoppiò a ridere, correndo per i corridoi e spostandosi Rose su una spalla per non perdere l’equilibrio.

 

La rossa si dimenò senza successo, per poi cominciare a prendere a pugni la schiena del ragazzo.

 

“E Rose si bagnerà… nel Lago sguazzerà…”

 

“Scorpius, giuro, fai questa cosa e te lo taglio”

 

Il biondo si fermò un attimo, contemplando l’orrenda ipotesi. Rose sorrise, vittoriosa.

 

“…ma ne varrà la pena!”

 

 E ricominciò a correre, con una Rose versione Banshee sulla schiena e un sorriso che fece collassare non poche studentesse durante il percorso fino al Lago.

 

***

 

“Ho un piano” esordì Blaise Zabini, dopo aver lanciato un’occhiata scettica alla copia Grifondoro di Malfoy che si portava in spalle la rossa.

 

“Dimmi” fece Daphne, sporgendosi curiosa verso il suo ragazzo.

 

“Dobbiamo pedinarla”

 

“Che piano merdoso”

 

“Malfoy, il tuo parere non era richiesto” disse stizzito Zabini, sedendosi al tavolo della Sala Grande. Aveva trovato Daphne intenta ad impapocchiare il tema di Trasfigurazione, che lui aveva già terminato, e Draco che leggeva disinteressato una rivista di Quidditch.

 

Tiger, accanto al biondo, stava facendo un ritratto alla Greengrass, che, vanitosa com’era, si era prestata volentieri, ma che adesso aveva completamente perso di vista il suo compito.

 

“Daphne!” borbottò infatti lui, irritato.

 

Lei si riscosse, alzando il collo elegantemente “Scusa, hai ragione.”

 

“Ciò nonostante” continuò Malfoy, senza neanche alzare lo sguardo dalla rivista “il mio è l’unico che conti davvero.”

 

Zabini aprì la bocca, pronto ad esprimere il suo scetticismo riguardo a quell’ultima frase, ma Draco l’anticipò “Per prima cosa, pedinarla sarebbe pericoloso: se ci scoprisse, ci strapperebbe le palle a morsi”

 

Daphne sospirò nostalgica, pensando che non era più così sicura che Pansy avrebbe reagito così, visto come si era comportata nelle ultime settimane.

 

Zabini si trovò ad annuire, concorde. Pansy li avrebbe scorticati vivi.

 

“Secondo: credi davvero di poterla pedinare? Fino a prova contraria non sei in vacanza, ma a scuola. Tutti quanti dobbiamo studiare, non abbiamo tempo”

 

Ancora una volta e con suo grande scorno Zabini si ritrovò a dover dare ragione al biondo accanto a lui.

 

“Allora cosa proponi, cervello fino?”

 

Malfoy stette zitto e Zabini sorrise, felice di poterlo smontare.

 

“Ma perché semplicemente non le date il Veritaserum che hai, Zabini?” chiese Goyle, che per tutto quel tempo era rimasto davanti a loro a mangiare pasticcini in modo compulsivo.

 

Malfoy fece un sorrisetto superiore “Perché ovviamente…” ma si fermò, allibito.

 

“Ha ragione” disse Zabini, sconvolto come l’amico.

 

“Goyle che ha una buona idea. Ragazzi, mandate lettere d’addio alle vostre famiglie, l’apocalisse è arrivata” disse Daphne, la posa per il ritratto ormai dimenticata.

 

Goyle sbuffò “La prossima volta sto zitto, poi voglio vedere che mi pigliate in giro”

 

Daphne storse il naso, facendo per una volta a meno di correggerlo.

 

D’altronde, aveva avuto una buona idea! Anzi, aveva avuto un’idea! Meritava un piccolo premio. Molto piccolo.

 

“Vado a prenderlo” disse Zabini, schizzando verso i sotterranei.

 

“Daphne, diavolo!”

 

“Oh, scusa, scusa!”

 

***

 

Pansy… Pansy… Pansy…

 

La mora si girò di scatto verso la borsa, a pochi metri da lei. Aveva deciso di fare una passeggiata, per via del bel tempo più unico che raro, e si era stesa poco lontano dal Lago.

 

Aveva, come al solito, portato il diadema con sé, nascondendolo agli occhi indiscreti con la borsa.

 

Stava tentando di resistere alla forza con cui l’oggetto la chiamava primo perché avrebbero potuto vederla, secondo perché si stava rendendo conto che c’era qualcosa che non quadrava.

 

Oddio, che ci fosse qualcosa che non quadrava l’aveva capito sin da quando si era messa a chiacchierare con un diadema.

 

Non era ancora così sbarellata da pensare che fosse una cosa da tutti giorni parlare con un gioiello.

 

Tuttavia, una strana ed indefinibile bolla l’aveva isolata. Bolla, nebbia, non sapeva neanche lei come definire quella cosa, quel perenne senso di…di abbandono, ecco.

 

Le ricordava inquietantemente l’apatia che comportava l’essere sottoposti alla Maledizione Imperius.

 

E la cosa non le piaceva, non le piaceva proprio per niente.

 

Pansy… Pansy… Pansy…

 

Aveva dei rari momenti di lucidità – come quelli – nei quali la consapevolezza di essere nella merda fino al collo la colpiva come un pugno nello stomaco.

 

Perché alla conclusione di avere un problema, c’era arrivata due settimane prima.

 

Era ad una soluzione che doveva arrivare, adesso. Il tutto nel limitato tempo di pieno possesso delle sue facoltà psichiche.

 

“Scorpius! Ti ammaaaz…”

 

SPLASH

 

Pansy scoppiò a ridere. Rise come una cogliona davanti a quella scena.

 

Perché, nonostante fosse la rossa ad essere in braccio, nonostante fosse sempre lei, quella in una posizione sfavorevole e nonostante avesse un terzo della forza fisica del ragazzo, in acqua ci finì lui. Da solo.

 

La ragazza, anche lei senza smettere di ridere, con un colpo di bacchetta smise di essere sospesa in aria e cadde a terra con un leggero tonfo.

 

Si rialzò subito, e scoppiò a ridere ancora. E ancora. E ancora.

 

Scorpius Malfoy stava in mezzo al Lago, lo sguardo furente, i capelli e i vestiti fradici e una gran voglia di fare a pugni.

 

“C’è di buono che non dovrò tagliarti le palle!” urlò lei, cominciando poi a scappare quando vide il ragazzo schizzare fuori dal Lago.

 

“Piccola insolente! Te la faccio vedere io!”

 

Pansy… Pansy… Pansy…

 

“Basta…” sussurrò, portandosi le mani alle tempie.

 

Era un bisogno quasi fisico aprire quella maledetta borsa, prendere quel maledetto diadema e parlare con quel maledetto nulla.

 

Si alzò faticosamente in piedi, la testa che praticamente le urlava di prendere il diadema e il cuore in gola, e guardò la borsa.

 

La fissò. A Pansy venne il dubbio che potesse bruciare, tanto la stava guardando intensamente. In quella cazzo di borsa c’era solo il diadema.

 

Pansy… Pansy… Pansy…

 

“BASTAAA!” strillò, prendendo la borsa per un manico e scagliandola con tutta la forza in suo possesso verso il Lago, dove cadde, parecchio lontano dalla riva, e sprofondò.

 

Tanto presa da sé stessa non si era accorta che Scorpius e Rose la guardavano, il primo trionfante e la seconda incredula.

 

Pansy fissò il punto dov’era sparita la borsa.

 

Pansy… Pansy… Pansy…

 

“No…”

 

Pansy… Pansy… Pansy…

 

“No, no…”

 

Pansy… Pansy… Pansy…

 

“Basta… basta, no…”

 

Pansy… Pansy… PANSY!

 

“AHH! AHH, aiuto, basta! Vattene, vattene…”

 

PANSY!! PANSY!! PANSY!!!

 

La ragazza emise un urlo così dolorante e straziante che a Scorpius e Rose vennero i brividi. Prima che potessero fare qualcosa, però, Pansy era già partita di corsa verso il Lago.

 

PANSY!! PANSY!! PANSY!!!

 

Arrivò in riva e non si fermò, buttandosi nel Lago con tutti i vestiti.

 

Il gelo la colpì come un milione di aghi bollenti, sembrava la stessero tagliuzzando, non riusciva a muoversi, non pensava, non respirava.

 

Non respirava.

 

PANSY!! PANSY!! PANSY!!!

 

Con un immenso sforzo riemerse, respirando a pieni polmoni, per poi nuotare come una forsennata, senza curarsi dei rischi come la piovra gigante o le sirene.

 

Sentiva in lontananza qualcuno urlare, ma non era importante, non le importava.

 

Nuotava, bracciata dopo bracciata, bevendo ad ogni piè sospinto e restando con sempre meno forze, spossata dallo sforzo a cui non era assolutamente abituata.

 

PANSY!! PANSY!! PANSY!!!

 

C’era quasi, lo sentiva, la voce era più vicina, più potente, più irata.

 

PANSY!! PANSY!! PANSY!!!

 

Aveva paura, adesso, ma il suo corpo non le rispondeva più. Quando se ne accorse avrebbe voluto urlare, inorridendo a quello scherzo della natura, ma era appena diventata una spettatrice.

 

PANSY!! PANSY!! PANSY!!!

 

Vedeva sé stessa annaspare nell’acqua, vedeva sé stessa disperata e vide il suo corpo immergersi e lo seguì nell’abisso.

 

PANSY!! PANSY!! PANSY!!!

 

Fece forza e tentò di andare più a fondo, ma il suo corpo glielo impediva.

 

PANSY!! PANSY!! PANSY!!!

 

Il suo spirito di autoconservazione serpeverdesco le avrebbe imposto di tornare in superficie, ma sembrava l’ennesima caratteristica legata solo a lei e non al suo corpo.

 

Peccato che lei lo sentisse ancora, il suo corpo.

 

PANSY!! PANSY!! PANSY!!!

 

Come sentiva di essere sul punto di soffocare, di morire.

 

PANSY!! PANSY!! PANSY!!!

 

Stava morendo?

 

PANSY!! PANSY!! PANSY!!!

 

Inghiottì acqua, cominciando a perdere conoscenza.

 

PANSY!! PANSY!! PANSY!!!

 

Stava morendo.

 

PANSY!! PANSY!! PANSY!!!

 

Nel modo più stupido e coglione che potesse esistere.

 

PANSY!! PANSY!! PANSY!!!

 

Stava morendo per una voce immaginaria.

 

PANSY!! PANSY!! PANSY!!!

 

Moriva. Moriva.

 

PANSY!! PANSY!! PANSY!!!

 

Mor-

 

PANSY!! PANSY!! PANSY!!!

 

PANSY!! PANSY!! PANSY!!!

 

PANSY!! PANSY!! PANSY!!!

 

PANSY!! PANSY!! PANSY!!!

 

E poi fu solo buio.

 

***

 

Quando Harry Potter aveva deciso di andare fuori, quel pomeriggio, il suo obiettivo era stare in pace con sé stesso e tentare di rilassarsi, visto i ricorrenti e logoranti sogni che stava facendo.

 

Per non parlare della Umbridge, con cui aveva detenzione perenne.

 

Quindi quando Harry, quel sabato pomeriggio, uscì nel parco, era in pace con sé stesso. Era tranquillo, felice e rilassato. Sereno.

 

L’opzione di fare i compiti non l’aveva sfiorato minimamente, com’era ovvio, e pensò che li avrebbe fatti l’indomani.

 

Oppure li avrebbe copiati, il giorno dopo.

 

Ma comunque – si disse Harry, che stava sprecando già fin troppe energie per quella futile questione – ci avrebbe pensato l’Harry del futuro, ai compiti.

 

E lui era ancora l’Harry del presente, fino a prova contraria, e voleva godersi appieno quello status.

 

Si stese all’ombra di una quercia al limitare della foresta.

 

Davanti a sé, il Lago Nero si estendeva per chilometri, specchio di quel meraviglioso paesaggio e dell’eccezionalmente bel tempo.

 

Cominciò a pensare; la sua menta vagava pigramente per gli scomparti della sua testa, passando dalla Umbridge e alla sua bruttezza alla indubbia bellezza di Cho, saltando sul pensiero di quanto fosse orrendo quell’anno ed odiosa la cricca di Malfoy.

 

Quello stupido ossigenato, con quei due gorilla e quell’oca starnazzante della Parkinson.

 

Un lampo lo attraversò.

 

Lui l’aveva baciata, l’oca starnazzante. Ed era stato il suo primo bacio.

 

Sorvolò abilmente sulla vocina che dentro di lui urlava a pieni polmoni “sfigato!” e si concentrò su quell’avvenimento. Quand’era stato, il secondo giorno o il terzo?

 

Ma la cosa assurda era che l’aveva baciata contro la sua volontà!

 

Eppure era stato assurdamente facile e naturale, assaggiare quelle labbra morbide al sapore di zucca. Aveva pensato a come fare per quasi un secondo, prima di lasciarsi andare completamente e seguire l’istinto, che l’aveva portato a esplorare la bocca di Pansy.

 

A meno che non fosse una fantastica attrice – non che poi ci fosse un motivo valido per far finta di apprezzare un suo bacio – Pansy se l’era goduto, quell’assaggio.

 

Un urlo disperato interruppe le sue riflessioni, facendogli accapponare la pelle: era qualcosa di straziante e doloroso.

 

Girò la testa di scatto, individuandone la provenienza.

 

Rimase di stucco a vedere che era stata proprio la Parkinson, ad urlare, prima di cominciare a correre verso il Lago.

 

Harry si rizzò a sedere, perplesso: la Parkinson aveva perso completamente il cervello?!

 

Un altro urlo destò la sua attenzione e scoprì quindi che i due nuovi arrivati di Grifondoro avevano guardato anche loro la scena. Il biondo schizzò all’inseguimento della Parkinson, ma la ragazza aveva un bel vantaggio.

 

Proprio in quell’istante Pansy gli sfrecciò accanto, per poi buttarsi nel lago.

 

Harry scattò in piedi, raggiungendo allibito la riva; scrutò la superficie scura del Lago, notando preoccupato che la Parkinson non era ancora emersa.

 

Poi la vide, poco lontano, che annaspava nell’acqua, continuando a nuotare, superando incurante il confine delle protezioni magiche che impedivano sgradevoli visite dalle sirene o dalla Piovra.

 

Il biondo arrivò accanto a lui, seguito a ruota da Rose.

 

“Cazzo” sibilò, camminando avanti ed indietro.

 

“Che diavolo succede?” chiese Harry, continuando a tenere d’occhio la Parkinson, che annaspava sempre più vistosamente.

 

“Ha buttato nel lago la borsa, poi ha urlato e credo sia andata a recuperarla” disse Rose, guardando anch’essa preoccupata il Lago Nero.

 

“Ma è completamente impazzita?!” chiese furioso Harry, per poi sfilarsi mantello, maglione e camicia.

 

“Che stai facendo?” gli chiese Scorpius. Harry lanciò un’altra occhiata al lago, per poi scoprire con immenso orrore che della Parkinson non c’era traccia.

 

Non degnò di una risposta il biondo, si sfilò di corsa le scarpe e si buttò nel lago.

 

Un urlo dolorante sfuggì al suo controllo quando la sua pelle venne a contatto con l’acqua ghiacciata.

 

La sua vista si annebbiò per un attimo poi diede due bracciate poderose e cominciò a nuotare nella direzione della ragazza.

 

Non era mai stato particolarmente bravo, era andato al mare con i Dursley solo due volte, una delle quali era dovuta all’inutile tentativo di suo zio di sfuggire al mondo magico, quindi non aveva molta esperienza; sperava che magari l’assenza di onde sarebbe stata a suo favore.

 

Raggiunse ben presto il punto in cui aveva visto scomparire Pansy, ma della ragazza nemmeno l’ombra.

 

“CAZZO!” imprecò, prima di prendere più aria possibile ed immergersi.

 

Il primo impatto fu nero ed Harry credette di non avere speranze. Poi, i suoi occhi si abituarono e con un paio di bracciate s’immerse ancora di più.

 

Si guardò intorno, ma di Pansy neanche l’ombra. Perlustrò in lungo e in largo tutti i dintorni, quando un luccichio attirò la sua attenzione.

 

Le sue riserve di ossigeno erano agli sgoccioli, ma prima di riemergere riuscì ad intravedere il corpo di Pansy.

 

Prese in fretta fiato, per poi rituffarsi. Raggiunse Pansy in un attimo, la prese per un braccio e con una spinta tentò di tornare in superficie.

 

Un violento strattone gli fece perdere la presa dal braccio di Pansy; si girò, allarmato, e vide quattro avvinci attaccati a Pansy che tentavano di farla affondare ancora di più

 

Harry, grato per una volta alla sorte, estrasse la bacchetta dalla tasca dei pantaloni. L’agitò, pensando intensamente “Relascio” ma non accadde nulla.

 

Imprecò dentro di sé, non aveva mai studiato gli incantesimi non-verbali.

 

Quando però vide l’indifeso corpo di Pansy trascinato ancora più giù, capì che c’era una sola cosa da fare.

 

Relascio!” esclamò, perdendo tutte le sue riserve d’aria.

 

Gli avvinci si dispersero velocemente, lasciando andare il corpo di Pansy.

 

Harry era in preda al panico, non aveva più ossigeno e aveva il bruttissimo pensiero che se non ne aveva più lui, era abbastanza scontato che Pansy ne avesse ancora meno.

 

Con un ultimo sforzo di volontà artigliò il braccio della ragazza e nuotò verso la superficie.

 

Ma era stanco, non ce la faceva davvero.

 

Una piccola parte egoistica del suo cervello gli disse che se avesse lasciato andare Pansy non avrebbe avuto problemi, ma Harry la scacciò malamente.

 

Tentò di spingersi con le gambe, ma niente, l’acqua cominciava ad entrargli nei polmoni e non riusciva più a ragionare.

 

No!

 

Ce la poteva fare. Doveva. La salvezza era a meno di un metro di distanza. Con uno sforzo sovrumano spinse Pansy sopra di sé, per poi seguirla di corsa.

 

“AAAAHH!” rantolò, sputacchiando e colmando il suo spasmodico bisogno d’aria.

 

Nel giro di dieci secondi si riprese e cercò Pansy; galleggiava accanto a lui, priva di sensi.

 

Nuotò verso la riva, quando Scorpius gli venne incontro.

 

Prese lui il corpo di Pansy, lasciando libero Harry, che lo ringraziò con lo sguardo.

 

Fece faticosamente le bracciate che lo separavano dalla riva, per poi accasciarvisi.

 

Stette poco meno di dieci secondi steso, prima che il pensiero di Pansy lo ridestasse.

 

“Come sta?!” chiese concitato, raggiungendo Rose e Scorpius.

 

“Dobbiamo portarla in infermeria” disse Scorpius.

 

Harry s’infuriò “MA NON C’E’ TEMPO! DANNAZIONE, NON RESPIRA!”

 

Rose non si fece intimidire, e, mentre Scorpius calmava Harry, estrasse la bacchetta e la puntò sulla ragazza.

 

“Anapneo”

 

Pansy, senza neanche aprire gli occhi, si girò sa un lato e vomitò tutta l’acqua che aveva nei polmoni.

 

Tossì per almeno cinque minuti, tentando di respirare il più possibile.

 

Harry, appena la vide respirare, si riaccasciò sull’erba, distrutto.

 

Pomeriggio in santa pace ‘sto cazzo.

N/A

Hello! dopo esattamente tre mesi tornano i ragazzi del futuro. Sono molto dispiaciuta di non aver aggiornato prima, ma mi ero bloccata e non sapevo come fare andare avanti la storia :D un bacione, spero che questo capitolo vi sia piaciuto :))

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