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Autore: VooJDee    24/09/2011    2 recensioni
I numeri scorrevano troppo velocemente, e Tony capì e iniziò a correre nell’ombra. E poi la vide, legata, accanto al muro. Quell’uomo finto come i dollari dei giochi di società cercava di sfiorare il suo corpo, ma lei con tutte le sue forze si difendeva. Tony gridò e corse da lei, ma nessuno di loro due lo vide ne lo sentì. Erano soli in quella stanza, e lei in quel momento gli sembrò la tigre più tenace e il cucciolo più indifeso. Si sentì piccolo in confronto al peso che portava addosso. La sua vita dipendeva dalle sue mosse, e lui stava lì ad assistere a quello spettacolo raccapricciante.//////
. Sentiva il panico dentro di se come se fosse una froga iniettata nel suo cuore che veniva trasportata dal sangue in tutto il suo corpo, fino alla punta delle dita ormai ghiacciate.
Poi lo sentì : un colpo di pistola e un tonfo nell’acqua.
Genere: Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Un po' tutti, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota :
Le parti scritte in corsivo sono di Flashback.

Ziva aprì gli occhi, e si guardò intorno. Era su un letto, ma non il suo. Sentiva sotto la testa un guanciale fresco. Era in una stanza completamente dipinta di bianco, una ventola la rinfrescava. Guardò intorno a se, e sentì una forte stretta al cuore.
Abby, Tony e McGee erano addormentati su delle poltrone, con i vestiti addosso. Guardò ancora, e notò un uomo alla finestra, che guardava fuori.
-          Gibbs… - si stupì della sua voce, era così debole. – Che è successo? – Gibbs si voltò di scatto e si avvicinò al letto.
-          Ziva, ti senti meglio? – sorrideva, il suo sorriso era così caldo. Le passò una mano sul braccio, e lei ricambiò il sorriso, ancora confusa.
-          Si, grazie. Sto bene. – continuò a guardare Gibbs con insistenza. – ma perché sono qui? Cos’è successo?
-          Jim ti ha rapita, non ricordi? – lei annuì. Sì, quello riusciva a ricordarlo. – Quando ha visto che stavamo arrivando, ti ha sparato e ti ha lanciato nell’acqua del porto. Fortunatamente ti ha colpito sul braccio, niente di irreparabile. Ah, prima di farlo ti ha colpito in testa con una spranga, così hai perso i sensi. – il suo sguardo era diventato terribilmente serio, mentre parlava di lui. – Ma lo abbiamo preso. – ora sorrideva. Quel sorriso voleva dire solo una cosa : Vittoria.
-          Davvero? – ziva lo spinse a continuare.
-          Si, davvero. Dopo che ti abbiamo portata in ospedale i medici ci hanno comunicato che ti saresti potuta svegliare anche tra due settimane, forse tra un mese, anche di più.
Il medico uscì dalla stanza dove degli infermieri adagiavano il corpo di Ziva sul letto. Stringeva tra le mani una cartelletta, gli diede un occhiata veloce e poi guardò gli agenti.
-          Beh, potrebbe metterci un po’ a svegliarsi. Ha ricevuto una brutta botta sulla testa.
-          Un po’ quanto? – Abby si morse il labbro.
-          Giorni, settimane. Non posso saperlo, sarà il suo corpo a deciderlo.-
-          Possiamo stare con lei? –
-          Tutto il tempo che volete. Non ci sono specifici orari di visita in quest’ospedale.-
Abby non perse un secondo. Si liberò della presa di McGee e corse accanto al letto dove avevano messo Ziva. Era una camera singola, piccola, con due finestre. C’era un divano, due poltrone ed una sedia. Abby prese quest’ultima e la mise accanto al letto dell’agente. Si sedette, e le strinse la mano. Gibbs entrò, seguito da Tony e McGee. Sfiorarono le mani dell’agente, e uscirono, lasciando Abby insieme a lei.
-          A quel punto, siamo tornati alla base, perché non eravamo riusciti a prenderlo. Non è stato difficile, trovarlo; dopo che abbiamo inviato un avviso che chiedeva che venissimo avvisati quando veniva visto da qualcuno, abbiamo continuato  a cercare eventuali tracce elettroniche, ma senza risultati. Circa mezz’ora dopo, abbiamo ricevuto tre chiamate, tutte e tre dall’hotel che dicevano che Jim era lì, chiuso in una stanza che minacciava di uccidere tutti. Ci siamo precipitati all’hotel.  
I tre agenti scesero dalla macchina di Gibbs, ed entrarono nell’hotel circondato di gente. Jim aveva alcuni ostaggi con se, chiusi nella camera. Gibbs si avvicinò alla porta, bussò.
-          Andate via! – gridò la voce stridula dell’uomo.
-          È completamente impazzito.. – sussurrò Tony all’orecchio di Gibbs.
-          Io entro. – annunciò il capo.
Tony  e McGee annuirono, e aprirono la porta. Gibbs entrò, puntando la pistola su Jim, che all’istate la puntò su di lui. Jim stava per aprire il fuoco, ma fu preceduto da Tony e McGee che spararono due colpi, entrambi nella gamba dell’uomo, per non ucciderlo. Lui cadde a terra, dolorante, e Gibbs lo ammanettò.
-          Spera che la mia agente non ti incontri, perché potrebbe farti molto più male di quanto te ne hanno fatto loro. -
Quasi lo lanciò, passandolo a Tony, il quale mentre lo scortava alla macchina strinse particolarmente la stretta sul suo braccio.
-          Sai, Jim, questa non la passerai liscia, parola mia. -
Gli sussurrò prima di lanciarlo nella macchina della polizia che aveva raggiunto l’hotel.  Gibbs e McGee uscirono dall’hotel, sorridenti, fieri della compiuta missione. Tornarono alla base in macchina, seguiti dall’auto della polizia, ed arrivati all’ufficio dell’NCIS indicarono alle guardie dove accompagnare il sospettato.
Tony e McGee osservavano l’uomo seduto nella sala interrogatori attraverso il vetro. Tony fremeva di rabbia per quello che Jim aveva fatto a Ziva. Gibbs aprì la porta, e cauto come al solito, entrò nella stanza. Si mise seduto di fronte all’uomo, e poggiò il mento sulle mani. Stiracchiò le labbra.
-          Senta, state sbagliando persona io non ho.. – Gibbs rise.
-          Non sa nemmeno perché è qui. – Jim annuì. – O forse lo sa. -
Estrasse dalla cartella che portava con se delle foto. Ne estrasse oltre dieci, tutte di donne diverse. Tutte morte.
-          Cos’hanno in comune queste donne Jim? –
-          Non lo so.. – vaneggiò lui.
-          Ah no? – Gibbs sorrise. – sono.. Erano tutte sposate, e sono tutte morte. -
-          Mhm.. – Jim guardò intorno a se.
-          Uccise. – Gibbs lo guardò più intensamente. – Da te.-
-          Da me? – Jim ridacchiò.
-          Già, da te. – Gibbs lo guardò.
-          Non credo proprio.-
Gibbs si alzò, guardò verso il vetro, ed uscì dalla stanza. Tony e McGee andarono in corridoio, e Gibbs si rivolse a Tony.
-          Fallo parlare. -
Tony sorrise, fiero, ed entrò nella stanza, con fare serio. Si mise a sedere, guardò l’uomo negli occhi.
-          Sai, in genere io gioco con i sospettati, ma con te no. Hai rapito la mia collega..-
-          Quale collega? – Tony sorrise.
-          Mia moglie, quella con cui ero quando ci hai indicato il bar. Non è veramente mia moglie, sai?
-          L’avevo intuito.. – Jim si rese conto troppo tardi di essersi fatto sfuggire una frase importante.
-          Non sei un serial Killer così bravo.. –Disse Tony con un tono di voce sottile. Jim lo guardò. - Hai sbagliato. Non hai indagato bene.-
-          Non ho ucciso nessuno, tanto meno quella donna. – La voce di Jim era sicura.
-          Oh si, le hai uccise eccome. Inclusa quella donna. Hai ucciso la nostra collega e.. credimi, la pagherai per questo. Te la farò pagare io personalmente! – quasi gridò Tony.
Dall’altra stanza McGee osservava esterrefatto la situazione. Si girò verso Gibbs, ma a giudicare dal suo sorriso aveva intuito pienamente il piano di DiNozzo.
L’uomo fu in pochi secondi ricoperto di sudore freddo.
-          È.. morta?-
-          Si, è morta. È morta. Hai ucciso una donna che non corrisponde al profilo. E questo non ti piace, vero Jim? – lui si strinse le dita, e si guardò intorno come in cerca di una via di fuga.
-          Io non l’ho uccisa, non ho ucciso ne lei ne nessun’altra.. – la sua voce ormai lo tradiva, tremava.
-          Ah no, Jim? E allora perché sembri così nervoso?-
L’uomo si alzò, in uno scatto d’ira, afferrò la sedia e la schiantò contro il vetro della sala interrogatori. Tony fece in tempo ad abbassarsi, per non essere colpito dalla sedia. Jim sembrava completamente impazzito. Gibbs, entrò tempestivamente nella sala, puntandogli la pistola contro.
-          Calmati ora! – gridò.
-          Si, l’ho uccisa! L’ho uccisa! – sembrava pazzo, gli occhi erano rossi, le vene del collo gonfie. Sembrava un mostro, anzi.. lo era.
Gibbs si avvicinò a lui, e gli mise le manette ai polsi, mentre l’uomo delirante continuava a ripetere di aver ucciso tutte quelle donne, una dopo l’altra, nello stesso modo ognuna di loro. McGee si avvicinò a Tony, che si alzò in piedi sorretto dalla mano del pivello.
-          Bel lavoro Tony, ottima idea quella di dirgli che Ziva era morta! – sorrise.
-          Già..- farfugliò Tony.
Lui e McGee tornarono in corridoio, e seguirono il capo, mentre accompagnavano Jim nella prigione dove avrebbe passato pochi altri giorni della sua vita, per poi morire.
-          Beh, una volta portato Jim in prigione, gli è stata assegnata la pena di morte senza troppi preamboli, dopo di che abbiamo passato in questa stanza, dandoci i turni, tutti i giorni di quest’ultima settimana. – Ziva gli sorrise. Era stato molto dolce da parte loro.
-          E come mai ora siete tutti qui? –
-          Ieri ci hanno detto che la tua attività celebrale sembrava aumentata e che avresti potuto svegliarti molto a breve, così..-
-          Grazie, Gibbs. Siete davvero la squadra miglior squadra che avessi mai potuto desiderare.-
Gibbs sorrise, si avvicinò a lei e poggiando le sue labbra sulla sua guancia morbida, vi depositò un bacio. Qualche minuto dopo, Abby, aprì gli occhi e trovando Ziva sveglia quasi morì. Iniziò a saltare, intorno al suo letto, gridando, e dopo aver svegliato McGee e Tony la strinse.
-          Abby, mi fai male..! – riuscì a incespicare Ziva.
-          Oh, scusa.. – mugunò Abby staccandosi di malavoglia.
Anche McGee e Tony furono entusiasti del suo risveglio, dopo averla abbracciata e salutata McGee e Abby tornarono alla base sott’ordine di Gibbs.
Ziva e Tony rimasero soli nella stanza. Tony si fece spazio sul letto, in un angolino.
-          Ah, Mossad! Che spavento ci hai fatto prendere! – Ziva sorrise.
-          Quindi ti preoccupi per me? – Disse lei. Tony guardò altrove.
-          Non ho detto questo. – Ziva si fece seria.
-          Lo so. -
-          E ti da fastidio? – Il tono di voce di Tony era improvvisamente curioso.
-          No.. – esitò lei.
-          Menti. –
-          Ti preoccupi per me? -
-          No. -
-          Anche tu menti. – dichiarò con una nota di soddisfazione nella voce, mentre il sorriso spuntava nel suo viso.
Un’infermiera, minuta, entrò nella stanza, stringendo una cartellina tra le braccia. Si avvicinò al letto di Ziva, e consultando la cartellina, annunciò
-          Signorina.. Verrà dimessa domani mattina. -
-          Va bene, grazie.-
La donna uscì nel corridio, in cui intanto si accendevano le luci. Tony sorrise, alzandosi dal suo letto. Le indicò il tavolino bianco, accanto a lei. C’era sopra un libro, che aveva iniziato poco prima della missione. Tony si avviò alla porta della stanza.
-          Come vai già via?-
-          Devo. Il dovere e il capo mi chiamano.. – recitò quella frase con una voce filmesca. Ziva gli sorrise. – passo a prenderti domani quando ti dimettono. -
-          Ti aspetto, allora. – disse lei, sicura. – A domani, Tony.-
-          A domani. Buonanotte.-
-          Buonanotte.
Mentre Tony usciva dalla stanza Ziva allungò la mano verso il tavolino bianco. Deve.. non significa che voglia. Sorridendo a quel pensiero, si lasciò cullare dal suo libro, e in poco tempo si addormentò.
Tony entrò in macchina, chiuse la portiera e infilò la chiave. Avrebbe voluto mollare la macchina e correre su, a controllare che Ziva stesse ancora bene, che respirasse. Guardò in direzione della sua finestra e frugò nella sua tasca, tirando fuori la catenina che aveva trovato nell’ascensore. La strinse, e sorrise, pensando che lui l’avrebbe rivista domani, come la settimana prossima, come il mese prossimo, perché anche se lei non ci avrebbe mai creduto, Tony lo sapeva;  Non si può fuggire al destino, è inevitabile
FINE

Note di fine capitolo :
E così si è conclusa la storia. Un grazie particolare a Lady Lawliet 1996 che ha seguito e recensito tutti i capitoli,
ma un grande grazie anche a chiunque altro abbia recensito, o anche solo letto, o apprezzato la storia. Spero vi sia piaciuta :)
Un altro grandissimo grazie, a BiEsSe per i suggerimenti, le correzioni, insomma per il sostegno. Grazie mille BiEsSe!
Un bacione a tutti, VooJD :)
   
 
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