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Autore: lames76    26/09/2011    1 recensioni
Tutto ha avuto inizio quando Elos mi ha fatto leggere alcuni racconti che aveva preparato come background per un suo personaggio di un gioco online. Mi appassionarono molto e decisi di scrivere qualcosa nella stessa ambientazione.
E' passato molto tempo da allora e sono scucesse varie cose, ora l'ispirazione pare essere tornata e mi sono deciso a publicare qui quello che ho prodotto finora.
Ho integrato il racconto con un'ambientazione originale da me inventata, l'ho dovuto solo leggermente modificare per farcelo stare.
Spero vi piaccia e vi appassioni, attendo e spero di ricevere commenti e consigli!
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16


Come l’animo del cavaliere anche il clima parve calmarsi e l’indomani era una splendida giornata. L’unico che aveva accolto la notizia con preoccupazione era Gwar che aveva riferito che, con il bel tempo ed il sole, il suo lavoro diventava sempre più complicato.
Ed infatti, puntualmente, la mattina dopo la guida tornò trafelata verso di loro e con un’espressione truce negli occhi.
«Una pattuglia ci ha visto», riferì lanciando delle occhiate a destra e sinistra, «Ora abbiamo due possibilità, li raggiungiamo e speriamo di finirli prima che diano l’allarme, oppure cerchiamo di spostarci e nasconderci»
«Dalla tua espressione pare che nessuna delle due ipotesi ti piaccia», anche Rovis si stava guardando attorno con attenzione.
«Si perché erano parecchio distanti e non vorrei ci conducessero in una agguato», spiegò l’altro, «Ma se anche fuggiamo e ci nascondiamo, da adesso in poi tutti i Lupi saranno consapevoli che un nostro drappello è nel loro territorio»
«E non saranno contenti finché non ci avranno uccisi tutti...», spiegò Kyrea, poi batté una mano sul manico della sua arma, «Ben vengano!»
Si lanciarono delle occhiate l’un l’altro ma poi fu Rufus a decidere, indicò Gwar e Pardisan spiegando che loro avrebbero dovuto inseguire i Lupi che li avevano avvistati, mentre gli altri avrebbero continuato la missione.
«Sei sicuro?», chiese il cavaliere non troppo convinto, «Non sarebbe meglio se lui restasse con voi?», indicò la guida, ma Rufus scosse il capo.
«E va bene, vediamo di raggiungere ed eliminare questi scocciatori!», esclamò Gwar e, senza attendere altro si voltò e si lanciò verso il fondo del pendio.
«Vi lascio Calmar», replicò ancora Pardisan, poi guardò il mastino, «Proteggili», il cane abbaiò risoluto e pochi momenti dopo il cavaliere voltò il cavallo e si avviò dietro la guida.
Lanciato in piena corsa la guida era veloce, molto veloce, tanto che Korvus faticava quasi a stargli dietro. Anche perché, a differenza del destriero, Gwar era agile e si infilava anche in passaggi a lui non accessibili. Il cavallo di Guglia Perenne però mantenne fieramente il passo, non facendosi distanziare e già un’ora dopo si trovavano molto distanti dal loro punto di partenza.
Avanzavano apparentemente senza curarsi di nascondersi, pensando solo alla velocità, ma il cavaliere notò che ogni movimento era stato studiato in modo da essere eseguito portandosi a ridosso di grosse rocce, cespugli, arbusti ed in modo da non essere mai visibili per molto tempo da valle.
La guida non sembrava camminare, sembrava come fluire tra le rocce, come potrebbe fluire dell’acqua corrente; era preciso nei movimenti, non rompeva i rami degli arbusti che scontrava e non lasciava impronte, in definitiva lasciava al suo passaggio meno tracce di un fantasma. Dal canto suo Pardisan ed il destriero lasciavano impronte evidenti, visto che gli zoccoli di Korvus si piantavano ben saldi sul terreno ed a volte spezzavano le rocce più friabili con il solo peso del corpo.
Il sole a picco bruciava loro la pelle, ma nessuno dei due se ne curò: Gwar era semplicemente instancabile, mentre il cavaliere vi era abituato fin dall’infanzia.
Nessuno dei due era preoccupato per il proprio destino, erano determinati a raggiungere le loro prede ed eliminarle prima che potessero nuocere al loro gruppo o alla loro missione, le uniche preoccupazioni che avevano erano per i loro compagni, lasciati indietro quella mattina.
Pardisan si era molto affezionato a Sovan, che si era trasformato in una sorta di fratellino per lui. Vedere i suoi progressi nell’uso della spada lo riempiva di orgoglio ed il desiderio di proteggerlo aveva dato un nuovo scopo alla sua vita. Gwar pensava soprattutto a Kyrea; la donna e lui continuavano a battibeccarsi, ma tra loro si era creato un legame profondo, nato inizialmente dal fatto che entrambi erano dei reietti e non erano pienamente accettati dal resto degli altri, ma che si era evoluta in un profondo affetto.
Proseguirono velocemente per mezza giornata e quando il sole fu a picco su di loro videro, in lontananza, il gruppo di cinque Lupi che arrancavano sullo scosceso costone roccioso opposto al loro. In linea d’aria erano a meno di cento metri gli uni dagli altri, ma per poter arrivare fino a loro dovevano percorrere il tratto dal punto dove si trovavano fino a valle e poi di nuovo in su quindi quasi un chilometro di percorso in totale.
Iniziarono la discesa, adesso puntando puramente sulla velocità e lasciando in disparte la furtività.
I cinque Lupi li videro e, stranamente, non si fermarono come al solito per affrontarli, ma si affrettarono verso l’alto.
Nonostante tutto l’impegno e la velocità, i due inseguitori riuscirono ad arrivare a metà del percorso quando i Lupi giungevano in cima al loro pendio. I due accelerarono ancora in salita, instancabili ed in un baleno raggiunsero quella posizione anche loro... poi di bloccarono.
Di fronte a loro erano presenti più di venti Lupi, disposti in modo ordinato a semicerchio per bloccare la loro avanzata.
Gwar estrasse un lungo pugnale ed una spada corta, impugnandone una per mano, mentre Pardisan, senza estrarre la sua spada, iniziò a guardarsi intorno.
«E’ strano», mormorò la guida senza voltarsi verso di lui, ma mantenendo lo sguardo ben fisso sui loro nemici, «Sono immobili, ordinati e non stanno ruggendo per intimidirci... questo non mi piace»
«Neppure a me», rispose il cavaliere appoggiando una mano sull’elsa della sua arma.
«Dormite!», esclamò una voce calma e dolce.
Immediatamente la guida ed il cavaliere sentirono i loro corpi preda di una stanchezza incredibile. Solo in quel momento, dall’alto della sua posizione in sella, Pardisan vide che, tutto attorno a loro, era tracciato e semi nascosto da pietre ed erba, un sigillo che brillava sinistramente.
«Dobbiamo spostarc...», crollò a terra senza avere la minima possibilità di resistere e vide che anche Gwar era steso poco più avanti. Lo stesso Korvus pareva confuso e barcollava, poi tutto si fece nero attorno a lui.


Rufus aveva un’espressione determinata negli occhi, mentre procedeva in testa al gruppo, fianco a fianco con al cavallo di Rovis che aveva preso il ruolo di nuova guida. Il cacciatore aveva scelto una pista piuttosto ostica che si inerpicava sul fianco della montagna per evitare ogni possibile fortuito incontro con pattuglie di Lupi.
Dietro di loro stava Sovan, che pareva molto preoccupato e, ogni momento che poteva, si schiacciava contro il dorso del suo asinello per allungarsi verso il basso ed accarezzare il grosso mastino. Calmar infatti procedeva a fianco della sua cavalcatura, come una guardia del corpo.
Kyrea chiudeva la fila osservandosi alle spalle per controllare che nessuno li sorprendesse da dietro. Pareva tranquilla, ma aveva smesso di fare battute e questo era indice della sua preoccupazione.
Il sentiero divenne sempre più stretto, costringendoli a proseguire in fila indiana e divenne anche più ripido. Il volto di Rovis si accigliò, «Credo che finiremo per arrivare sulla cima del monte del Falco», si era rivolto al muto.
«Il monte del Falco?», chiese da dietro Sovan incuriosito.
«E’ uno dei pochi punti di riferimento di queste terre», spiegò Kyrea, «Come ben saprai sappiamo ben poco della geografia di queste terre, abbiamo come riferimenti solo le montagne più alte ed il monte del Falco è una di queste»
Il ragazzino annuì.
«Se riusciamo a raggiungere una buona altitudine potremo tranquillamente osservare un grande pezzo delle terre dei Lupi senza correre rischi», spiegò il cacciatore e Rufus annuì.
«Massimo risultato con il minimo sforzo?», chiese ironica la donna.
«Minimo sforzo?», Sovan sgranò gli occhi, «Ma stiamo faticando tantissimo... pensate ai nostri poveri animali...»
«Sempre meglio che finire nelle mani dei Lupi», mormorò Rovis tornando a guidare il gruppo su per il sentiero.
   
 
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