Capitolo tredici: Il dopo guerra
La lotta era finita e Kidd aveva perso il suo
diritto di gareggiare per il titolo di re dei pirati. Ma Rufy
sapeva bene che niente gli avrebbe mai impedito di ritentare e di sfidarlo
nuovamente a duello. Se mai fosse successo, lui sarebbe stato pronto.
Si sdraiò a terra, fra qualche sasso pungente che gli dava fastidio alla
schiena, ma non si sposò. Doveva assolutamente riprendere fiato e riacquistare
le sue dimensioni abituali.
Per fortuna non dovette aspettare molto e appena tornato normale si recò
sulla Sunny.
Chopper era ancora indaffarato a curare i suoi nakama
che avevano riportato danni minori rispetto alle ragazze.
“Chopper!” la voce del capitano si fece senire, dacendo tirare un sospiro di sollievo a tutti i presenti.
“Rufy, per fortuna stai bene!” disse Usopp rilassandosi.
“Che fine ha fatto Kidd?”chiese invece Zoro con un aria seria. “L’ho sconfitto, ma temo che questa
lezione non gli sia servita a molto. Quando tornerà in forma, riprenderà a
giocare con la vita degli innocenti!” Rispose Rufy
stringendo i pugni, per poi passare lo sguardo a Chopper che stava trafficando
con alcune bende.
“Come sta?” chiese senza fare nomi, sapeva che non era necessario.
La renna lo guardò negli occhi e accennò a un sorriso “La ferita alla
spalla è brutta, ma fortunatamente non è così seria come sembrava. Ha perso
molto sangue, ma si ristabilirà con del buon riposo e un pasto rinvigorente!”
Sanji si alzò dalle scale su cui era seduto che
portavano al piano di sopra rispetto al ponte e disse “Preparò qualcosa di
sostanzioso per tutti quanti. Avete qualche desiderio particolare?”
Ogni membro disse la sua a proposito, tranne Rufy.
Sanji porse la stessa domanda anche al ragazzo
di gomma, aspettandosi come risposta un “arrosto di maiale” o “braciole di
maiale” oppure semplicemente “carne, carne, carne”, ma la sua risposta non
arrivò.
Al contrario Rufy alzò lo sguardo verso il suo
compagno. Era tremendamente serio. A Sanji sembrò
strano quell’atteggiamento, anche perché non era dal ragazzo ignorare
completamente una domanda sul cibo, ma non gli diede molto peso, pensando che
fosse solamente preoccupato per la navigatrice.
Successivamente lo sguardo del ragazzo passò nuovamente a Chopper,
chiedendo anche delle condizioni di Robin.
La donna aveva ricevuto un forte colpo in testa, per fortuna senza che esso
riportasse danni, grazie all’intervento di Zoro che
aveva rallentato la corsa della sbarra di ferro. Aveva avuto un trauma cranico,
ma esso si sarebbe risolto nel giro di pochi giorni con probabili mal di testa.
Rufy si recò nella stanza delle ragazze, non
prestano ascolto alle richiede dei dottore di curare anche le sue di ferite.
Per la prima volta, dopo tanto tempo, non era uscito fa uno scontro ferito
gravemente. Aveva vari tagli e alcuni lividi,
ma niente di grave, solo la solita routine.
Il ragazzo prese la sedia alla scrivania di Nami,
per sistemarsi accanto al letto della ragazza. Diede uno sguardo a Robin, la
quale dormiva serenamente, per poi spostare il suo sguardo sulla sua
navigatrice. Anch’essa dormiva tranquillamente, ma il suo volto pallido gli fece
ricordare che per poco, avrebbe potuto andare incontro alla morte.
Sarebbe bastato che il coltello la colpisse più al centro e per lei non ci
sarebbe stato più niente da fare. Sarebbe scomparsa da quel mondo ancora da
scoprire, non avrebbe più potuto realizzare il suo sogno di disegnare la
cartina del mondo e soprattutto, sarebbe stata strappata via dal suo capitano.
Rufy allungò lentamente la mano per poi
accarezzarle il viso e spostandole una ciocca di capelli che le ricopriva il
volto girato verso sinistra.
Abbassò il capo, fino a giungere a pochi centimetri dal viso della ragazza
e in un sussurro le bisbigliò all’orecchio “ Non provare mai più a salvarmi la
vita. Non potrei sopportare che tu rimanga vittima per colpa mia!” disse per
poi allontanarsi e tornando alla posizione di origine.
Abbassò la testa con gli occhi ricoperti dalla frangetta e i pugni ben
stretti sulle ginocchia.
“Non posso permettere che accada di nuovo!”
Nel momento in cui Nami si era posta tra lui e il
pugnale, la mente di Rufy sovrappose lo scenario che
stava avvenendo con uno accaduto nel passato.
Al posto di Kidd si trovava Akainu
con il suo pugno di magma che ribolliva e Nami prese
le sembianze di Ace. Il respiro gli morì in gola in quell’istante. Sapeva che
quello che la sua mente gli stava mostrando era solo un ricordo, ma allo stesso
tempo lo voleva informare che stava per accadere la stessa cosa, nonostante le
circostanze fossero diverse.
Proprio come quella volta però, non riuscì a reagire in tempo e una persona
a lui cara era ristata colpita al posto suo. Il dolore che provò fu ben più
grande di quello che gli avrebbe procurato quella lama nelle carni, se invece
di Nami avesse colpito lui, un dolore atroce che lo
fece paralizzare e che gli aveva impedito i movimenti, finchè
la ragazza non pronunciò il suo nome.
Fu la sua voce a destarlo facendogli comprendere che le cose sarebbero
finite diversamente rispetto a due anni prima. Nami
era rimasta ferita, ma se la sarebbe cavata,
ma la paura di perderla c’era stata e c’era in quel momento e
probabilmente mai se ne sarebbe andata.
“Non importa se non succederà niente tra noi, ma voglio saperti al sicuro,
voglio poterti avere vicino finchè sarà possibile,
quindi evita atti eroici per salvare un baka come
me!” sussurrò di nuovo sempre a testa bassa, la quale si alzò di scatto quando
sentì nuovamente il suono della voce della navigatrice.
“Rufy!”
Il ragazzo come reazione si alzò in piedi e la osservò mentre essa apriva
lentamente gli occhi. Era stordita, ma comunque in grado di articolare una
frase di senso compiuto.
“Rufy, il tuo cappello…io…credo
di averlo perso!” disse con voce debole.
Rufy sgranò gli occhi per poi sorriderle
dolcemente.
Le prese una mano e l’allungo verso il suo ventre e gli fece toccare ciò
che vi era sopra: il cappello di paglia.
“Come puoi sentire, è qui! Chopper mi ha detto che non l’hai lasciato un
secondo!” Rufy sorrise a trentadue denti “Sapevo di
averlo affidato alla persona giusta!”
Nami ricambiò il sorriso e lentamente cercò di
tirarsi su, appoggiandosi ai vari cuscini che si ritrovava sul letto.
“come ti senti?” chiese il ragazzo.
“Uhm, direi bene. La spalla non fa poi così male. Chopper mi deve aver
riempito di antidolorifici! Tu invece?” chiese vedendo che il suo braccio era
ricoperto di sangue, nonostante esso ormai si fosse rinsecchito.
“Solo un graffio! Non preoccuparti di questo!” disse lui alzandosi “Ti
faccio portare qualcosa da mangiare e chiamo Chopper per assicurarci che tu
stia bene!” disse aprendo la porta, ma prima che potesse uscire, Nami lo chiamò.
Rufy alzò le sopracciglia e aspettò che essa parlasse “Cosa faresti tu per salvarmi?”
Il ragazzo si ritrovò un attimo spazzato dalla domanda, ma rispose con
convinzione “Farei di tutto, morirei per salvarti Nami!”
La ragazza lo guardò e stringendo le
lenzuola del letto disse “Anche io e se hai nuovamente il coraggio di chiedermi
di non mettermi in mezzo quando qualcuno cerca di ucciderti…bhe
ti ucciderò direttamente io!”
Rufy sorrise e scosse la testa per poi
chiudere la porta alle spalle.
I ragazzi, nei giorni successivi, non ripresero il loro viaggio verso Raftel, ma decisero di fermarsi sull’isola, sia per
permettere alle ragazze di ristabilirsi completamente, sia per poter aiutare
gli abitanti del villaggio sopravvissuti a ricostruire qualche abitazione che
avrebbe permesso loro di riprendere una vita più normale possibile.
Grazie all’aiuto di Franky e Usopp
che con le costruzioni non se la cavavano affatto male, soprattutto il primo,
in un paio di giorni, una decina di casette di legno a un solo piano vennero
erette. Zoro e Brook con le
loro armi, si occuparono di tagliare le macerie più grosse, in modo tale da
consentire un facile spostamento dei resti delle abitazione.
Chopper provvide a occuparsi dei feriti che, a causa di ferite piuttosto
pesanti, non potevano contribuire alla ricostruzione.
Sanji cucinava pasti per tutti con l’aiuto di
qualche giovane che si era offerto a cercare provviste nella foresta che si
ergeva rigogliosa alle spalle del villaggio. Anche Rufy,
oltre a eliminare le macerie, si rendeva utile nella ricerca del cibo, il quale
la maggior parte delle volte, se non si trattava di cose da cucinare, non
arrivavano fino al cuoco, ma sparivano
direttamente dentro al suo stomaco.
Robin e Nami, nonostante Chopper consigliasse
loro di riposare, avevano il desiderio di rendersi utili.
Fu un grande shock per tutta la ciurma, quando Nami,
decide di regalare parte del suo bottino agli abitanti del villaggio, in modo
tale da potersi permettere i materiali giusti per poter ricostruire tutto in un
modo decente, perché le abitazioni in legno costruite in fretta, erano solo una
sistemazione provvisoria, dato che erano poco resistenti all’intemperie e più
soggette a incendi. Robin con l’aiuto dei suoi poteri, distribuiva piatti e
bacchette per il pasto quando era giunto il momento del pranzo o cena, mentre
negli altri momenti aiutava a raccogliere la frutta che si trovava negli alberi
più altri.
Era una collaborazione perfetta, ognuno aveva il suo compito e tutti lo
svolgevano con grande impegno e i cittadini furono davvero grati a quei pirati del loro aiuto.
Il sole completò il suo giro anche
quel giorno, lasciando il posto al suo opposto: la luna. Essa brillava in un
modo tale da riuscire a riflettere i propri raggi luminosi alle poche nuvole
che la circondavano, espandendo maggiormente la sua luce.
I pirati di Mugiwara si concedevano un po’ di
riposo e un buon pasto dopo una dura giornata di lavoro. Avevano acceso un
enorme falò sulla spiaggia, sul quale era stato messo a cuocere uno strano
animale catturato poco prima da Rufy.
Sanji come al solito era stato eccezionale nel
preparare la cena e orgoglioso del suo operato, cominciò a volteggiare intorno
alle ragazze, porgendo loro i rispettivi piatti.
“Come vi sentite mie dee?” chiese con gli occhi a forma di cuore.
“Meglio Sanji-kun! Ormai la spalla non fa più
tanto male!” disse Nami tra un boccone e l’altra
deliziata dal sapore della carne.
Robin sorrise al solito atteggiamento di Sanji “Robin-chwannn! Se hai ancora mal di testa, con il mio amore
posso fartelo passare in un baleno!”
“Non devi preoccuparti, ormai il male alla testa è diventato un ricordo!”
Sanji fu contento di sapere che entrambe le
ragazze cominciavano a riprendersi, ma allo stesso tempo si rattristò,
scoprendo che anche per quella volta il suo amore non sarebbe servito.
Rufy fisso il cuoco per tutto il tempo con uno
sguardo serio.
Usopp, che gli era seduto accanto, si accorse
di quell’occhiata e con un sogghigno, gli diede una gomitata al braccio
sinistro.
Il ragazzo gemette, sentendo che il colpo gli aveva fatto male, ma nonostante
la cosa gli sembrò strana, non ci fece caso dopo la domanda che il cecchino gli
pose.
“Geloso?”
Esso rispose negativamente, ma il suo compagno non sembrò credergli e
cominciò a fare dei commentini, che vennero
bellamente ignorati dal capitano, che tornò a guardare Sanji.
“Oi Sanji! Passami quel
cosciotto di carne!”. Disse il ragazzo di
gomma indicando il cibo, che si trovava poco di stante da lui, e Sanji, impegnato nelle sue moine verso le ragazze, rispose
“Potresti anche alzarti e prendertelo tu. Sei più vicino tu di me e poi non
vedi che ho da fare?” disse il cuoco rimproverandolo come faceva ogni volta che
Rufy gli chiedeva del cibo quando esso non era ancora pronto o quando gli
chiedeva qualcosa per il semplice fatto che non aveva voglia di scomodarsi.
Era normale per lui rispondergli in quel modo e non fece caso allo sguardo
del capitano.
Usopp, al contrario del suo compagno, esaudì la
richiesta del capitano mettendogli sotto il naso il pezzo di carne ancora
fumante.
“Tieni ingordo che non sei altro! Possibile che tu abbia ancora fame dopo
tutto quello che hai mangiato?” chiese il cecchino divertito.
Rufy lo ringraziò, ma non mangiò la carne. La
posò a terra e alzandosi si recò sulla Sunny per la
notte, piuttosto arrabbiato.