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Autore: Morgan Snape    30/09/2011    4 recensioni
Ciao a tutti!forse qualcuno si ricorda di questa storia, pubblicata da me stessa nel lontano 2004 e mai portata a termine. Ebbene, dopo tanto tempo ho deciso di riprenderla in mano per concluderla e tentare di migliorarla nello stile che, dopo due anni è cambiato e perciò ho ritenuto che fosse meglio rinnovarla oltre che a finirla. Perciò rieccomi qua con il primo capitolo. La storia è ambientata prima dell'uscita del sesto libro, quindi non tiene conto di ciò che è avvenuto dopo il quinto anno. Harry si trova, come ogni estate a casa degli zii,come sempre i guai non tardano ad arrivare e presto dovrà imparare a domare i suoi nuovi poteri grazie agli insegnamenti del preside e del professor Severus Piton. Il male però è imprevedibile e sa nascondersi in profondità, aspettando il momento opportuno per intervenire...La battaglia finale è appena cominciata...
Vi auguro una buona lettura!
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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EPILOGO

EPILOGO

 

 

 

 

Harry sentiva un odore famigliare. Con non poco sforzo riuscì a muovere la mano destra, che si strinse a pugno attorno ad un tessuto leggermente ruvido…anch’esso famigliare. Qualche istante dopo, mentre cercava di ricordare dove aveva già provato quelle sensazioni, si rese conto che non aveva ancora aperto gli occhi, così lo fece, ma li chiuse immediatamente poiché la luce lo abbagliava.

Tuttavia quell’istante era bastato per realizzare dove si trovasse: l’infermeria di Hogwarts.

Improvvisamente i ricordi degli eventi recenti lo travolsero come un fiume in piena ed Harry trasalì e si rizzò subito in posizione seduta.

 

Anche se gli occhi dovevano ancora abituarsi al chiarore, si guardò febbrilmente intorno fino a quando non trovò la figura distesa del professor Piton qualche letto più in là, così tirò un sospiro di sollievo e si accasciò nuovamente nel letto, dove l’oblio lo avvolse di nuovo.

 

Solo qualche ora più tardi riuscì a tornare in sé, ma era come se si trovasse su un’altalena perché non riusciva a rimanere conscio a lungo, solo una voce calda e rassicurante, di cui non capiva le parole, riusciva a tenerlo ancorato alla realtà per più di qualche minuto e qualche volta, ma forse era la sua immaginazione, gli sembrava che qualcuno gli passasse delicatamente una mano tra i capelli.

 

Era esausto.

 

Passarono due giorni prima che Harry uscisse definitivamente da quello stato semicomatoso e finalmente riuscì a ritornare definitivamente in sé stesso.

 

Al suo risveglio però il letto del professore era vuoto. Fu tenuto a letto per altri due giorni in cui le visite non erano autorizzate da Madama Chips, così Harry si sentì solo e contrariato perché il professore non si era degnato di venirlo a trovare.

 

e perché dovrebbe?” chiese maligna la sua coscienza.

 

“perché sono cambiate tante cose!” si rispose mentalmente.

 

certo, come i tuoi poteri che non ci sono più!”

 

Harry impallidì: quasi se ne era dimenticato…i suoi poteri erano scomparsi e con Voldemort sconfitto…chi avrebbe più pensato a lui? Ora era del tutto inutile!

 

Per fortuna i suoi pensieri tumultuosi furono interrotti poco tempo dopo dall’arrivo dei suoi migliori amici che lo aspettavano fuori dall’infermeria con un sorriso sincero. Almeno loro gli sarebbero sempre stati vicino.

 

-Harry, hai saputo?- chiese Hermione dopo averlo abbracciato.

 

-No, cosa devo sapere?-

 

-Questa sera si terrà una festa in Sala Grande per festeggiare la fine della guerra!- concluse Ron.

 

Harry rispose all’entusiasmo dei suoi amici con un sorriso forzato: l’idea di festeggiare non gli piaceva molto, voleva solo un po’ di tranquillità dopo tutto quello che era successo.

Tuttavia non poté evitare di partecipare alla festa. Per l’occasione i tavoli delle case erano stati disposti in modo da formare un quadrato, così Grifondoro, Serpeverde, Tassorosso e Corvonero sarebbero state -almeno simbolicamente- unite nei festeggiamenti.

Erano presenti anche le autorità che non mancarono di elogiare Harry per la sua vittoria. Non c’era niente che mettesse Harry più a disagio delle lodi e degli occhi di tutti puntati su di lui per tutta la serata.

Il ragazzo stava infatti sudando dall’agitazione e guardava febbrilmente la porta d’uscita e non riusciva a smettere di pensare amaramente:

 

“Adesso mi credono un eroe, ma aspetta che vengano a sapere che il Prescelto è diventato un magonò…”

 

Ad un certo punto il suo sguardo cadde sul professor Piton, che durante tutta la serata era riuscito a non attirare l’attenzione su di sé nonostante fosse seduto alla stessa tavola di tutti gli altri: era come se non ci fosse, eppure il suo contributo alla causa era stato notevole.

I loro occhi si incrociarono e Piton gli fece cenno con la testa prima di alzarsi in piedi e scusarsi per la sua anticipata dipartita.

Harry borbottò ad Hermione che doveva andare in bagno e la ragazza lo guardò perplessa, ma non disse nulla, così Harry si diresse verso la porta principale della Sala Grande.

Appoggiato alla parete, a fianco ad una delle statue c’era il professore che non si stupì dell’uscita del giovane.

 

-Seguimi- disse semplicemente. Si avviarono verso i sotterranei.

 

Harry annuì, anche se fu inutile perché il professore si era immediatamente voltato verso la direzione prevista.

Il giovane ripensò a quando il percorrere quelle scale portava con sé sentimenti di rancore e ansia per ciò che lo aspettava, mentre ora il lento discendere quasi lo cullava in un senso di sicurezza e sollievo.

 

le cose sono così diverse da prima, almeno per me” pensò Harry, sorridendo incredulo.

 

Harry si aspettava di entrare nella classe di pozioni, invece percorsero una strada diversa e giunsero nello studio del professore.

 

Il ragazzo guardò incuriosito il professore che ancora non gli aveva rivolto la parola e che ora stava dandogli la schiena e frugando tra gli scaffali di mogano scuro.

 

Il professore borbottò spazientito; a quanto pareva non riusciva a trovare cosa stava cercando, poi…

 

-ah, ecco qua!-

 

Piton si girò verso Harry, così il ragazzo potè vedere cosa teneva in mano il professore: era una scatola consunta di biscotti, mezza arrugginita.

 

Harry guardò incuriosito il professore: che cosa poteva contenere quella vecchia scatola, all’apparenza insignificante? La sua curiosità fu presto soddisfatta.

Piton si diresse alla sua scrivania e appoggiò la scatola al centro.

 

-qui dentro- disse l’uomo, -conservo alcuni oggetti a me…cari. Tra questi c’è una cosa che vorrei darti perché penso che ti possa far piacere e ritengo che…te la meriti, dopo tutto quello che è successo-

 

Harry spalancò gli occhi sorpreso e ancor più incuriosito.

 

Il professore lo fissò accigliato per alcuni istanti che sembrarono un’eternità, poi annuì, come a volersi daresi conferma di qualcosa e delicatamente aprì quella scatola e ne estrasse una foto.

 

La fissò per un attimo e il suo volto si illuminò in un sorriso a labbra strette, come se volesse trattenersi, poi la porse al ragazzo.

Harry esitò.

 

-professore, è sicuro…?-

 

-sì Pot…Harry, credo che debba appartenere a te-

 

Così Harry la voltò tra le sue mani e diresse il suo sguardo sulla foto. I pensieri che fino ad un secondo prima turbinavano nella sua mente scomparvero all’improvviso.

 

Nella foto erano raffigurati due giovani, un ragazzo ed una ragazza, non più vecchi di quindici anni. Sembravano divertirsi moltissimo a lanciarsi farina mentre le loro mani erano ricoperte di pasta appiccicaticcia. La foto, seppur in movimento come tutte quelle dei maghi, ovviamente era muta, ma Harry poteva facilmente immaginare le risate genuine dei due.

 

-…ovviamente puoi tagliare la parte in cui…voglio dire puoi tenerti la parte con tua madre, non c’è bisogno di tenerti…- il discorso del professore gli morì in gola: il ragazzo era come…sconvolto e all’imbarazzo dell’uomo si aggiunse un filo di preoccupazione per la reazione che tardava ad arrivare.

 

-io…non so cosa dire! Grazie!- rispose Harry guardando Piton con occhi sgranati e lucidi, pieni d’emozione.

 

Il professore, visibilmente imbarazzato fece un verso per schiarirsi la gola molto simile ad un grugnito e disse:

 

-Purtroppo non ho foto in cui c’è solo Lily…eravamo molto…amici. Come stavo dicendo puoi tagliare la parte della foto dove ci sono io, così rimane solo tua madre-

 

Harry corrucciò la fronte, perplesso.

 

-No, perché dovrei tagliarla fuori? Siete così felici in questa foto! E poi…quando mai si è visto il professor Piton imbiancato di farina?- finì scherzoso.

 

La battuta aveva sciolto il ghiaccio dovuto all’imbarazzo e Piton fece un gesto come per voler picchiare Harry in testa, ma il giovane si abbassò prontamente e schivò il colpo. Scoppiarono a ridere e senza pensarci su il professore, invece di riportare la mano al suo fianco, la fece scorrere tra i capelli del ragazzo, spettinandoli. Entrambi rimasero sorpresi dal gesto, ma Harry non protestò. In fondo non gli capitava tutti i giorni di ricevere gesti d’affetto da un adulto, men che meno dal professore con cui aveva legato, volente o nolente.

Si guardarono negli occhi, senza sentimenti di rabbia o irritazione e su entrambi i volti si dipinse un sorriso sereno.

 

è finita la guerra” pensò Harry e non si riferiva solo al conflitto contro Voldemort.

 

-Beh, ne ho abbastanza per oggi dei tuoi sentimentalismi, Potter! E immagino che i tuoi amici muoiano dalla voglia di sapere come hai passato questi mesi confinato con il vostro professore preferito!- disse Piton con sarcasmo.

 

-Sì…sarà meglio che vada- rispose Harry semplicemente e si avviò poco convinto verso l’uscita. Era strano come la sensazione di pace sembrava rimanere indietro, nello studio del professore, mentre si affacciava l’angoscia per il fatto di non sapere se avrebbe mai riottenuto la sua magia e di cosa gli riservasse il futuro, ma la voce del professore lo richiamò prima di richiudersi la porta alle spalle.

 

-Harry-

 

Il giovane trasalì, come capitava ogni volta che il professore lo chiamava per nome: lo stupiva e allo stesso tempo, come per magia, nella sua pancia si sprigionava una sensazione di calore.

 

-Sì, signore?-

 

-La tua magia…ritornerà da sé, altrimenti lo sai che troverò un modo, non è vero?-

 

-Io…spero che torni da sola e al più presto…- il professore annuì e diede la schiena al giovane per avviarsi nelle sue stanze private, però Harry non aveva finito.

 

-…E sì, lo so che troverebbe sicuramente una soluzione…mi fido di lei!- concluse Harry quasi sottovoce ma con tono sicuro.

 

Il professore, che per tutto il tempo era rimasto girato, non si voltò, sembrava pietrificato.

 

-Allora…arrivederci professore!-

 

-Arrivederci- rispose l’uomo ed Harry notò che la voce era leggermente più roca del solito.

 

 

Harry chiuse delicatamente la porta e salì le scale che portavano ai piani superiori di Hogwarts. Aveva proprio voglia di andare a rilassarsi nel parco illuminato dalle torce e dalla luna piena. E poi ci sarebbero stati i fuochi d’artificio!

In quel momento Ron ed Hermione scesero le scale, probabilmente provenivano dalla loro Sala Comune ed erano venuti a cercarlo, infatti Hermione esordì:

 

-Harry! Finalmente, ma dov’eri finito?-

 

Il ragazzo si rese conto che ancora stringeva tra le mani la foto di Piton e Lily, così la mise con cura nella tasca dei pantaloni. Non volle mostrarla ai suoi amici perché voleva custodirla con la stessa dedizione che aveva dimostrato il professore nell’averla tenuta per tutti quegli anni. Essa era diventata, agli occhi di Harry, un dono preziosissimo da conservare gelosamente e sarebbe rimasta un “segreto” tra lui ed il riservato professore.

 

Incrociò lo sguardo dei suoi amici e disse:

 

-Perché non andiamo a fare una passeggiata? Facciamo a chi arriva prima al lago?-

 

Ron sorrise e lo guardò con aria di sfida. Invece Hermione disse:

 

-Ah no, io non partecipo a queste stupide gare, tanto cosa pensate di dimo…hey non vale! Non avete dato il via!- e anche lei cominciò a correre.

 

-Chi arriva ultimo è una so-tutto-io!- disse Ron e i due ragazzi scoppiarono a ridere a crepapelle.

 

Harry non sapeva se la sua magia sarebbe tornata completamente, ma era certo di una cosa, niente sarebbe stato più come prima: avrebbe sempre avuto i suoi amici su cui contare, tuttavia sapeva anche che, se mai avesse avuto bisogno di un aiuto, di un consiglio, o di un punto di riferimento, avrebbe potuto rivolgersi a Severus Piton, il più arcigno, spaventoso…premuroso e protettivo professore di Hogwarts.

 

 

 

FINE

 

 

 

 

 

Non ci credo…ho scritto la fine! *_* (attimo di solenne raccoglimento…)

 

Non mi resta che ringraziare tutti, ma proprio tutti: chi ha cominciato a leggere questa storia nel lontano 2004, chi ha continuato a seguirmi nonostante la mia incostanza… chi mi ha maledetto per la mia incostanza (:P), chi ha abbandonato la lettura, chi  ha cominciato a leggere la mia storia solo quest’anno e soprattutto chi ha scritto le recensioni, messo tra i preferiti/seguite.

Ringrazio io stessa questa storia che si è infiltrata nella mia testa molti anni fa e non mi ha lasciato in pace finché non l’ ho scritta spingendomi ad iscrivermi ad EFP. È stata la mia croce e la mia delizia, ma soprattutto mi ha regalato molte emozioni e occasioni di confrontarmi con voi lettori e fanwriters e di conoscere persone fantastiche.

In una parola: Grazie!

 

Un abbraccio a tutti, non mi resta che invitarvi a seguire le mie altre fanfictions. J

 

Morgan

   
 
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