EPILOGO
Harry sentiva un odore famigliare. Con non poco sforzo riuscì a muovere
la mano destra, che si strinse a pugno attorno ad un tessuto leggermente
ruvido…anch’esso famigliare. Qualche istante dopo, mentre cercava di ricordare
dove aveva già provato quelle sensazioni, si rese conto che non aveva ancora
aperto gli occhi, così lo fece, ma li chiuse immediatamente poiché la luce lo
abbagliava.
Tuttavia quell’istante era bastato per realizzare dove si trovasse:
l’infermeria di Hogwarts.
Improvvisamente i ricordi degli eventi recenti lo travolsero come un
fiume in piena ed Harry trasalì e si rizzò subito in posizione seduta.
Anche se gli occhi dovevano ancora abituarsi al chiarore, si guardò
febbrilmente intorno fino a quando non trovò la figura distesa del professor
Piton qualche letto più in là, così tirò un sospiro di sollievo e si accasciò
nuovamente nel letto, dove l’oblio lo avvolse di nuovo.
Solo qualche ora più tardi riuscì a tornare in sé, ma era come se si
trovasse su un’altalena perché non riusciva a rimanere conscio a lungo, solo
una voce calda e rassicurante, di cui non capiva le parole, riusciva a tenerlo
ancorato alla realtà per più di qualche minuto e qualche volta, ma forse era la
sua immaginazione, gli sembrava che qualcuno gli passasse delicatamente una
mano tra i capelli.
Era esausto.
Passarono due giorni prima che Harry uscisse definitivamente da quello
stato semicomatoso e finalmente riuscì a ritornare definitivamente in sé
stesso.
Al suo risveglio però il letto del professore era vuoto. Fu tenuto a
letto per altri due giorni in cui le visite non erano autorizzate da Madama
Chips, così Harry si sentì solo e contrariato perché il professore non si era
degnato di venirlo a trovare.
“e perché dovrebbe?” chiese maligna la sua coscienza.
“perché sono cambiate tante cose!” si rispose mentalmente.
“certo, come i tuoi poteri che non ci sono più!”
Harry impallidì: quasi se ne era dimenticato…i suoi poteri erano
scomparsi e con Voldemort sconfitto…chi avrebbe più pensato a lui? Ora era del
tutto inutile!
Per fortuna i suoi pensieri tumultuosi furono interrotti poco tempo
dopo dall’arrivo dei suoi migliori amici che lo aspettavano fuori
dall’infermeria con un sorriso sincero. Almeno loro gli sarebbero sempre stati
vicino.
-Harry, hai saputo?- chiese Hermione dopo averlo abbracciato.
-No, cosa devo sapere?-
-Questa sera si terrà una festa in Sala Grande per festeggiare la fine
della guerra!- concluse Ron.
Harry rispose all’entusiasmo dei suoi amici con un sorriso forzato:
l’idea di festeggiare non gli piaceva molto, voleva solo un po’ di tranquillità
dopo tutto quello che era successo.
Tuttavia non poté evitare di partecipare alla festa. Per l’occasione i
tavoli delle case erano stati disposti in modo da formare un quadrato, così
Grifondoro, Serpeverde, Tassorosso e Corvonero sarebbero state -almeno
simbolicamente- unite nei festeggiamenti.
Erano presenti anche le autorità che non mancarono di elogiare Harry
per la sua vittoria. Non c’era niente che mettesse Harry più a disagio delle
lodi e degli occhi di tutti puntati su di lui per tutta la serata.
Il ragazzo stava infatti sudando dall’agitazione e guardava
febbrilmente la porta d’uscita e non riusciva a smettere di pensare amaramente:
“Adesso mi credono un eroe, ma aspetta che vengano a sapere che il Prescelto è diventato un magonò…”
Ad un certo punto il suo sguardo cadde sul professor Piton, che durante
tutta la serata era riuscito a non attirare l’attenzione su di sé nonostante
fosse seduto alla stessa tavola di tutti gli altri: era come se non ci fosse,
eppure il suo contributo alla causa era stato notevole.
I loro occhi si incrociarono e Piton gli fece cenno con la testa prima
di alzarsi in piedi e scusarsi per la sua anticipata dipartita.
Harry borbottò ad Hermione che doveva andare in bagno e la ragazza lo
guardò perplessa, ma non disse nulla, così Harry si diresse verso la porta
principale della Sala Grande.
Appoggiato alla parete, a fianco ad una delle statue c’era il
professore che non si stupì dell’uscita del giovane.
-Seguimi- disse semplicemente. Si avviarono verso i sotterranei.
Harry annuì, anche se fu inutile perché il professore si era
immediatamente voltato verso la direzione prevista.
Il giovane ripensò a quando il percorrere quelle scale portava con sé
sentimenti di rancore e ansia per ciò che lo aspettava, mentre ora il lento
discendere quasi lo cullava in un senso di sicurezza e sollievo.
“le cose sono così diverse da prima, almeno per me” pensò Harry,
sorridendo incredulo.
Harry si aspettava di entrare nella classe di pozioni, invece
percorsero una strada diversa e giunsero nello studio del professore.
Il ragazzo guardò incuriosito il professore che ancora non gli aveva
rivolto la parola e che ora stava dandogli la schiena e frugando tra gli
scaffali di mogano scuro.
Il professore borbottò spazientito; a quanto pareva non riusciva a
trovare cosa stava cercando, poi…
-ah, ecco qua!-
Piton si girò verso Harry, così il ragazzo potè vedere cosa teneva in
mano il professore: era una scatola consunta di biscotti, mezza arrugginita.
Harry guardò incuriosito il professore: che cosa poteva contenere
quella vecchia scatola, all’apparenza insignificante? La sua curiosità fu
presto soddisfatta.
Piton si diresse alla sua scrivania e appoggiò la scatola al centro.
-qui dentro- disse l’uomo, -conservo alcuni oggetti a me…cari. Tra
questi c’è una cosa che vorrei darti perché penso che ti possa far piacere e
ritengo che…te la meriti, dopo tutto quello che è successo-
Harry spalancò gli occhi sorpreso e ancor più incuriosito.
Il professore lo fissò accigliato per alcuni istanti che sembrarono
un’eternità, poi annuì, come a volersi daresi conferma di qualcosa e
delicatamente aprì quella scatola e ne estrasse una foto.
La fissò per un attimo e il suo volto si illuminò in un sorriso a
labbra strette, come se volesse trattenersi, poi la porse al ragazzo.
Harry esitò.
-professore, è sicuro…?-
-sì Pot…Harry, credo che debba appartenere a te-
Così Harry la voltò tra le sue mani e diresse il suo sguardo sulla
foto. I pensieri che fino ad un secondo prima turbinavano nella sua mente
scomparvero all’improvviso.
Nella foto erano raffigurati due giovani, un ragazzo ed una ragazza,
non più vecchi di quindici anni. Sembravano divertirsi moltissimo a lanciarsi
farina mentre le loro mani erano ricoperte di pasta appiccicaticcia. La foto,
seppur in movimento come tutte quelle dei maghi, ovviamente era muta, ma Harry
poteva facilmente immaginare le risate genuine dei due.
-…ovviamente puoi tagliare la parte in cui…voglio dire puoi tenerti la
parte con tua madre, non c’è bisogno di tenerti…- il discorso del professore
gli morì in gola: il ragazzo era come…sconvolto e all’imbarazzo dell’uomo si
aggiunse un filo di preoccupazione per la reazione che tardava ad arrivare.
-io…non so cosa dire! Grazie!- rispose Harry guardando Piton con occhi sgranati e lucidi, pieni d’emozione.
Il professore, visibilmente imbarazzato fece un verso per schiarirsi la
gola molto simile ad un grugnito e disse:
-Purtroppo non ho foto in cui c’è solo Lily…eravamo molto…amici. Come
stavo dicendo puoi tagliare la parte della foto dove ci sono io, così rimane
solo tua madre-
Harry corrucciò la fronte, perplesso.
-No, perché dovrei tagliarla fuori? Siete così felici in questa foto! E
poi…quando mai si è visto il professor Piton imbiancato di farina?- finì
scherzoso.
La battuta aveva sciolto il ghiaccio dovuto all’imbarazzo e Piton fece
un gesto come per voler picchiare Harry in testa, ma il giovane si abbassò
prontamente e schivò il colpo. Scoppiarono a ridere e senza pensarci su il
professore, invece di riportare la mano al suo fianco, la fece scorrere tra i
capelli del ragazzo, spettinandoli. Entrambi rimasero sorpresi dal gesto, ma
Harry non protestò. In fondo non gli capitava tutti i giorni di ricevere gesti
d’affetto da un adulto, men che meno dal professore con cui aveva legato,
volente o nolente.
Si guardarono negli occhi, senza sentimenti di rabbia o irritazione e su entrambi i volti si dipinse un sorriso sereno.
“è finita la guerra” pensò Harry e non si riferiva solo al
conflitto contro Voldemort.
-Beh, ne ho abbastanza per oggi dei tuoi sentimentalismi, Potter! E immagino che i tuoi amici muoiano dalla voglia di sapere come hai passato questi mesi confinato con il vostro professore preferito!- disse Piton con sarcasmo.
-Sì…sarà meglio che vada- rispose Harry semplicemente e si avviò poco
convinto verso l’uscita. Era strano come la sensazione di pace sembrava
rimanere indietro, nello studio del professore, mentre si affacciava l’angoscia
per il fatto di non sapere se avrebbe mai riottenuto la sua magia e di cosa gli
riservasse il futuro, ma la voce del professore lo richiamò prima di
richiudersi la porta alle spalle.
-Harry-
Il giovane trasalì, come capitava ogni volta che il professore lo
chiamava per nome: lo stupiva e allo stesso tempo, come per magia, nella sua
pancia si sprigionava una sensazione di calore.
-Sì, signore?-
-La tua magia…ritornerà da sé, altrimenti lo sai che troverò un modo,
non è vero?-
-Io…spero che torni da sola e al più presto…- il professore annuì e
diede la schiena al giovane per avviarsi nelle sue stanze private, però Harry
non aveva finito.
-…E sì, lo so che troverebbe sicuramente una soluzione…mi fido di lei!-
concluse Harry quasi sottovoce ma con tono sicuro.
Il professore, che per tutto il tempo era rimasto girato, non si voltò,
sembrava pietrificato.
-Allora…arrivederci professore!-
-Arrivederci- rispose l’uomo ed Harry notò che la voce era leggermente
più roca del solito.
Harry chiuse delicatamente la porta e salì le scale che portavano ai
piani superiori di Hogwarts. Aveva proprio voglia di andare a rilassarsi nel
parco illuminato dalle torce e dalla luna piena. E poi ci sarebbero stati i
fuochi d’artificio!
In quel momento Ron ed Hermione scesero le scale, probabilmente
provenivano dalla loro Sala Comune ed erano venuti a cercarlo, infatti Hermione
esordì:
-Harry! Finalmente, ma dov’eri finito?-
Il ragazzo si rese conto che ancora stringeva tra le mani la foto di
Piton e Lily, così la mise con cura nella tasca dei pantaloni. Non volle
mostrarla ai suoi amici perché voleva custodirla con la stessa dedizione che
aveva dimostrato il professore nell’averla tenuta per tutti quegli anni. Essa
era diventata, agli occhi di Harry, un dono preziosissimo da conservare gelosamente
e sarebbe rimasta un “segreto” tra lui ed il riservato professore.
Incrociò lo sguardo dei suoi amici e disse:
-Perché non andiamo a fare una passeggiata? Facciamo a chi arriva prima
al lago?-
Ron sorrise e lo guardò con aria di sfida. Invece Hermione disse:
-Ah no, io non partecipo a queste stupide gare, tanto cosa pensate di
dimo…hey non vale! Non avete dato il via!- e anche lei cominciò a correre.
-Chi arriva ultimo è una so-tutto-io!- disse Ron e i due ragazzi
scoppiarono a ridere a crepapelle.
Harry non sapeva se la sua magia sarebbe tornata completamente, ma era
certo di una cosa, niente sarebbe stato più come prima: avrebbe sempre avuto i
suoi amici su cui contare, tuttavia sapeva anche che, se mai avesse avuto
bisogno di un aiuto, di un consiglio, o di un punto di riferimento, avrebbe
potuto rivolgersi a Severus Piton, il più arcigno, spaventoso…premuroso e
protettivo professore di Hogwarts.
FINE
Non
ci credo…ho scritto la fine! *_* (attimo di solenne raccoglimento…)
Non
mi resta che ringraziare tutti, ma proprio tutti: chi ha cominciato a leggere
questa storia nel lontano 2004, chi ha continuato a seguirmi nonostante la mia
incostanza… chi mi ha maledetto per la mia incostanza (:P), chi ha abbandonato
la lettura, chi ha cominciato a leggere
la mia storia solo quest’anno e soprattutto chi ha scritto le recensioni, messo
tra i preferiti/seguite.
Ringrazio
io stessa questa storia che si è infiltrata nella mia testa molti anni fa e non
mi ha lasciato in pace finché non l’ ho scritta spingendomi ad iscrivermi ad
EFP. È stata la mia croce e la mia delizia, ma soprattutto mi ha regalato molte
emozioni e occasioni di confrontarmi con voi lettori e fanwriters e di
conoscere persone fantastiche.
In
una parola: Grazie!
Un
abbraccio a tutti, non mi resta che invitarvi a seguire le mie altre
fanfictions. J