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Autore: Sunny    10/06/2006    60 recensioni
A vent'anni dalla scomparsa di Voldemort, il Mondo della Magia si vede ricomparire il suo Marchio Nero nell'oscurità della notte... ma questa volta in campo scenderanno anche nuove forze, più decise e più agguerrite che mai. Intrighi mortali, lotte all'ultimo sangue, amori inarrestabili e passioni travolgenti sconvolgeranno gli eroi della 'vecchia' e della 'nuova' guardia, in un mondo in guerra in cui il cuore ha la meglio anche sulla ragione...
Genere: Azione, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Alla mia piccola stellina Angèle… perché è la mia dolce metà più tenerosa e spettacolare che c’è, e perché threaddare con lei è troppu bellu

Alla mia piccola stellina Angèle… perché è la mia dolce metà più tenerosa e spettacolare che c’è, e perché threaddare con lei è troppu bellu!!! *^_____^*

 

 

 

FIRE MELTS ICE

 

 

 

 

CAPITOLO 21: MORTE AL NEMICO!

 

 

I'm frightened by what I see
But somehow I know that there's much more to come
Immobilized by my fear
And soon to be blinded by tears
I can stop the pain if I will it all away

                                               Whisper, Evanescence

 

 

***************

 

 

Dipende tutto da te… chiamami maschilista, ma questa cosa oltre a preoccuparmi mi da alquanto fastidio.

 

Alex si inumidì le labbra completamente asciutte e seguì con lo sguardo la pesante porta di ferro che si apriva, e poi i due uomini di Lestrange che facevano il loro strascinato ingresso in direzione di Katie. Uno dei due, quello più alto, si soffermò sulla soglia della porta e gli gettò uno sguardo sprezzante, come di sfida; l’altro avanzò verso la ragazza seduta contro la parete con le ginocchia al petto. Quando le fu abbastanza vicino, si piazzò a braccia conserte proprio davanti a lei, troneggiando nella sua corposa statura, e abbaiò qualcosa fra i denti.

 

“Alzati.”

 

Katie si limitò a sollevare solo lo sguardo.

 

“Non farmi perdere tempo, mocciosa. Devi venire con me.”

 

“Prova a chiedermelo con gentilezza.”

 

L’uomo strabuzzò gli occhi, ma la sua espressione di stupore quasi divertito scomparve al volo quando sentì la risata dell’amico alle sue spalle. Essere deriso, quello no… squadrò bene le spalle e fece un minaccioso passo avanti.

 

“Se non ti alzi immediatamente, ti trascino per i denti per tutto il corridoio.”

 

Alex strinse i pugni, ma inghiottì la risposta.

 

Katie arricciò il naso, come se la cosa non la sfiorasse minimamente, e con una lentezza quasi esasperante si portò sulle ginocchia. “Mi uccideranno?” domandò placida… e mentre si metteva in piedi fece ben attenzione a muoversi languida e delicata.

 

L’uomo la guardò dall’alto in basso, evidentemente non così impassibile come voleva sembrare. “E che diavolo vuoi che ne sappia io… avanti, muoviti.”

 

“E aspetta!” Katie si sottrasse alla manona che si era avventata sul suo braccio. “Datti una calmata… se vogliono farmi fuori, un minuto in più o in meno non fa certo differenza.”

 

“Senti, tu…” l’uomo la agguantò per i capelli e la tirò su in piedi. Katie si morse le labbra per non gemere di dolore. “Adesso cammini da sola, o ti serve un calcio in culo per ogni passo?” le abbaiò in faccia l’uomo.

 

Katie mugolò di dolore per lo strattone, ma mise da parte tutto il resto… si guardò rapidamente in giro per verificare la situazione. Il compare di quella specie di animale che le stava tirando via i capelli era lì fermo sulla soglia della porta, a ridere.

 

E’ il momento.

 

“Adesso non fai più tanto la smorfiosetta, eh?” il mangiamorte le diede un altro strattone.

 

Katie raccolse il coraggio… “Alex, aiuto!!”

 

L’altro uomo si piegò in due per le troppe risate. “Alex… Alex!” le fece il verso, ostentando una voce assurdamente femminile e piagnucolosa quanto ridicola. “Povera bamboccia, che chiede aiuto al suo rottame di fidanzatino…”

 

Katie serrò i pugni e cercò di liberarsi, ma ci mise molto poco impegno… tutta la sua attenzione era catalizzata sull’altro uomo, quello che si stava avvicinando ad Alex con aria di sfida.

 

“E tu, principino?” l’uomo si parò proprio davanti al ragazzo biondo, sorriso di scherno stampato sulla faccia sfregiata. “Ti abbiamo sempre visto sgambettare allegramente ai piani alti, e invece guarda un po’… oggi sei la merda che calpesto con la mia scarpa.”

 

Alex non replicò nemmeno alla risata sguaiata dell’uomo.

 

“Beh, che c’è? Adesso che non puoi più appenderti alle mutande di McNair hai perso la lingua?” anche quello che teneva Katie per i capelli rise. “Sei carne morta, Malfoy, sento già l’odore del tuo cadavere…” Alex alzò solo gli occhi freddi più del ghiaccio.

 

Katie aspettò che il suo bestione fosse completamente voltato verso gli altri due per allungare la mani in avanti… in direzione del cinturone… vicino, sempre più vicino alla sua bacchetta… vicino, ma non troppo…

 

“Allora, non dici davvero niente, Malfoy? Poverino… i giochi sono finiti per te, dico bene?”

 

“No.” Alex alzò il mento. “Me ne manca ancora uno.”

 

L’uomo rise a mascelle spalancate. “Ma davvero! E dimmi, quale?”

 

Il mangiamorte che teneva Katie smise di ridere all’istante… la sorpresa lo lasciò impietrito. Un momento prima si stavano facendo beffe di un dannato prigioniero in catene, e un attimo dopo quel mezzo morto biondo aveva sferrato un pugno in faccia al suo amico con tutta la forza di cui era capace. Il suo amico era caduto a terra, ma anche il maledetto biondo – che si era liberato inspiegabilmente – stava barcollando in avanti come se fosse incapace di tenersi su. L’uomo lasciò perdere la ragazzina bionda per correre a sistemare i conti, ma quando tese la mano sul cinturone non trovò la sua bacchetta… in compenso ne avvertì la punta conficcata nella schiena un attimo prima di sentire la ragazzina urlare “Petrificus Totalus!”

 

Merda, queste maledette costole… Alex si aggrappò al muro per non cadere, tenendosi l’addome ormai quasi violaceo per le tumefazioni e i lividi. La vista gli aveva fatto flip-flop una volta di troppo.

 

“Sporco cane bastardo!!!” l’uomo colpito al volto si rimise in piedi e avanzò minacciosamente verso di lui, ma all’improvviso si irrigidì e cadde a terra, pietrificato.

 

Katie trasse un sospiro di sollievo e abbassò la bacchetta, alzando gli occhi al cielo.

 

Mamma mia, e i miei genitori fanno questo dalla mattina alla sera da secoli… devono avere un cuore d’acciaio, perché il mio sta per schizzarmi fuori dal petto!

 

“Non te la cavi male, bionda…” Alex abbozzò un sorrisino nel tentativo di sdrammatizzare, ma le costole lo stavano davvero uccidendo… finì sulle ginocchia prima di rendersene conto.

 

“Ehi!” Katie fu al suo fianco in un attimo. “Cos’hai?”

 

“N-Niente, lascia perdere…” Alex ingoiò una smorfia di dolore. “Tranquilla, non è il momento di pensare a me… cerca… cerca la pietra che ha descritto Anthony.”

 

Katie sembrò riluttante a lasciarlo in quello stato, ma bisognava sbrigarsi… presto sarebbero venuti a controllare perché ci stavano mettendo tanto a recuperare due ostaggi pressocchè innocui. La ragazza annuì e corse lungo la parete in fondo alla prigione, cercando lungo il muro lo spuntone di roccia più sporgente degli altri… dopo quella che le parve un’eternità, la sporgenza le comparve fra le mani e lei la spinse con tutte le sue forze. Con un sinistro scricchiolio di pietre, uno dei massi che componevano la parete si ribaltò per rivelare un cunicolo buio e pieno di ragnatele.

 

“…bene…” Katie appoggiò le mani sui fianchi e inclinò la testa. “Per essere pulito, è pulito.”

 

Alex fece un sorrisetto e si rimise in piedi. “Avanti, bionda… ti proteggo io.”

 

“In questa versione tutta lividi e tagli, devo ammettere che sei molto credibile.” Katie sorrise vispa, e si passò un suo braccio attorno al collo per aiutarlo a sorreggersi. “Diciamo che ci proteggiamo a vicenda, ok?”

 

“Ok.” Alex annuì, rivolgendole un piccolo sorrisino compiaciuto. “Ok, Weasley.”

 

 

***************

 

 

“Insomma, siamo arrivati o no?”

 

“Amore, ti ricordo che tu non dovresti nemmeno essere qui…”

 

“E io ricordo a te che non avresti dovuto permettere a mia sorella…”

 

“Veramente, se c’è una cosa da ricordare a qualcuno qui, è che nessuno dei due si è offerto di portarmi il borsone dei medicinali invece di brontolare come due caffettiere!”

 

“Tra un ricordo e l’altro forse sarebbe il caso di abbassare la voce, visto che stiamo svegliando tutta la vallata, che ne dite?”

 

“Grazie, Simon, non ci avremmo mai pensato da soli, ma se non te ne fossi accorto…”

 

SILENZIO, MALEDIZIONE!!!”

 

La voce ruggente di Jack mise a tacere tutto il gruppetto. Era l’unico che dall’inizio della missione non aveva detto una sola parola, il viso cupo e l’uniforme intimidatoria da War Mage gli conferivano un’aria assurdamente seria.

 

“Volete mantenere alto il morale coi vostri stupidi battibecchi? A vostro piacere.” Il ragazzo rosso incrociò le braccia sul petto, assottigliando gli occhi. “E mi sta anche bene, ma la concentrazione non deve soffrirne. Sono io il responsabile di questa missione, e mi serve gente sveglia che non metta in pericolo gli altri. Sono stato chiaro?”

 

Dan alzò gli occhi al cielo. “Sei quasi peggio di mio padre.”

 

Amelia studiò il profilo concentrato del suo ragazzo mentre si guardava in giro. Con la passaporta erano arrivati in una specie di zona paludosa, puzzolente e piena di insetti, e da lì camminando erano arrivati a pochi metri da uno spiazzo mezzo deserto, inaridito e buio, che si trovava proprio in posizione perpendicolare rispetto alla parte posteriore del maniero McNair. Jack lo stava studiando attentamente, come se si aspettasse un attacco improvviso da un momento all’altro, aveva l’aria seria che in tutta la sua vita aveva ceduto sempre agli altri… l’aria responsabile.

 

 

Almeno giurami che starai sempre attento… e responsabile, senza… senza più colpi di testa, va bene?

 

Promesso. Sarò di una serietà irriconoscibile, dico davvero.

 

 

Jack avvertì lo sguardo di Amelia su di sé e la guardò… aveva un curioso sorrisetto divertito sulle labbra. “Che c’è?” le domandò, inarcando un sopracciglio incuriosito.

 

“Niente.” Amelia gli si avvicinò abbastanza da far scivolare la mano nella sua. “E’ che mi piace quando mantieni le promesse.”

 

Simon li affiancò e lanciò uno sguardo lungo tutta la zona, poi si tirò fuori dalla tasca la cartina che Julie e Chad avevano avuto da Anthony. “Allora, vediamo di capire dove siamo…stando alle indicazioni dell’amico di Alex, davanti a noi dovrebbe esserci una vera e propria distesa di tranelli…” il ragazzo alzò la testa. “…che non vediamo, benissimo… comunque, troveremo di sicuro qualcosa studiato per tenere gli intrusi lontano dal castello, anche se non sappiamo bene dove, come e quando. In più, nell’arco di cento metri dovrebbe esserci una specie di botola, o che so io…”

 

La risposta fu un silenzio generale.

 

Simon scosse la testa. “Sveglia gente, sono io quello mezzo cieco… nessuno vede niente qui intorno?”

 

Dan indicò Jack. “Chiedilo al comandante supremo.”

 

Chad incrociò le braccia sul petto e sgonfiò le spalle. “Ci servirebbe un gatto.”

 

Jack non se la sentì di dargli torto… era buio pesto, si distingueva poco con quel filo impercettibile di luce, i loro “Lumos” funzionavano assurdamente male… perfino la luna non riusciva ad averla vinta sulla fitta boscaglia secca e intrecciata che sovrastava le loro teste. Era tutto così arido che definirlo un deserto sarebbe stato adeguato, nonostante la palude poco distante. Dovevano cercare un passaggio segreto in mezzo a quei rami secchi e quasi spettrali… fosse stato solo quello il problema. Stando ad Anthony, quel passaggio segreto non era utilizzato da secoli, quindi poteva attenderli di tutto.

 

Amelia indicò un punto in cui gli arbusti secchi erano maggiormente intrecciati fra loro. “Guardate lì… la vegetazione è più fitta. E’ chiaro che tutte quelle frattaglie sono a guardia di qualcosa.”

 

Jack annuì. “Sono d’accordo. Tutti quanti, occhi ben aperti.” Lui e Amelia estrassero le spade e cominciarono a tagliare qualche ramo.

 

Julie rimase impigliata col borsone in un pezzo di albero rinsecchito, e non si risparmiò un paio di imprecazioni molto poco femminili. “Questa robaccia ci ritarderà i movimenti.”

 

“Ragazzi, vi spostate un attimo? Grazie.” Simon prese la bacchetta e la puntò contro i rami secchi. “Deremo!”

 

Una specie di lama di fumo con la forma di un boomerang recise di netto la boscaglia lungo una buona decina di metri di diametro accanto a loro.

 

“Wow.” Dan fece un sorrisetto. “Devi proprio insegnarmela questa.”

 

Julie arricciò il naso. “Però non vedo niente che assomigli a una botola qui… forse dovremmo cercare più avanti.”

 

Dan si accigliò. “No, aspettate un attimo…”

 

“Che c’è?”

 

“Mi è sembrato… quel ramo non si è appena mosso?”

 

“Quale ramo?”

 

Subito tutti spostarono lo sguardo su quell’ammasso di sterpaglia accatastata in quel particolare punto della radura… ma nessuno ebbe il tempo di muoversi al momento opportuno. Dalle radici secche degli arbusti recisi schizzarono in avanti rami grossi almeno il doppio – e molto, molto vivi – che li raggiunsero alla velocità di un fascio di fulmini.

 

Amelia balzò indietro giusto in tempo per dare a Jack il tempo di spaccare in due un ramo; Simon si ritrovò una gamba avviluppata da una di quelle lingue di legno, ma si liberò usando l’incantesimo ‘Lumus Solis’. Il getto di luce che si liberò dalla sua bacchetta mise in fuga anche il tronco che si stava scagliando contro Julie.

 

“Questi affari sono Tranelli del Diavolo!” esclamò Chad, mentre tutti puntavano le bacchette.

 

“No, c’è qualcosa che non quadra!” Simon scosse la testa, rimettendosi in piedi. “Se fosse così dovrebbero già essersi polverizzati, queste merde si sono solo allontanate… guardate là!”

 

Ancora una volta Simon si era dimostrato figlio di Hermione… il suo ragionamento non aveva pecche, soprattutto considerando che dove i rami erano spezzati ricominciavano a spuntarne il doppio.

 

Jack si accigliò. “Scusa, ma se non sono Tranelli del Diavolo, che cosa sono?!”

 

“Ehi, occhi laggiù!” Dan indicò un grosso albero a un centinaio di metri di distanza. Era alto, possente, il tronco tutto attorcigliato attorno a sé… e i rami si prolungavano per tutta la radura, fino a formare le radici di quella intricatissima matassa che li puntava con aggressività.

 

Amelia puntò verso il grosso albero la sua bacchetta. “Ok, bello, adesso è proprio il momento di una potatina…”

 

Julie non soffocò un urlo quando un gruppo di rami schizzò in avanti bruscamente, intrappolando Amelia. Jack fu rapidissimo a gettarsi su di lei per strapparglieli di dosso, in particolare il ramo che minacciava di stringerle la pancia, ma fu a sua volta afferrato da altri insistenti rampicanti… e benchè almeno riuscisse a trattenere stretto in pugno il ramo pericoloso per la bambina, di più non poteva fare. Non ridotto com’era. Dan non ebbe sorte migliore, e Simon perse la bacchetta perché uno dei rami gli aveva praticamente incastrato il braccio in una posizione a dir poco innaturale.

 

“No!!” Julie fece per gettarsi verso gli altri, ma si sentì tirare in aria da un braccio che l’aveva afferrata per i fianchi, e senza capire bene come si ritrovò a cavallo di un ramo particolarmente alto, avvinghiata alla schiena di Chad.

 

“Tieniti forte!” le urlò il ragazzo.

 

Julie gli obbedì, ma le urla degli altri la fecero voltare indietro… il borsone dei medicinali penzolò pesantemente alle sue spalle, facendole perdere l’equilibrio, e tempo un secondo i rampicanti secchi avevano trascinato giù anche lei.

 

“Jay!!!” Chad guardò inorridito dall’alto quella mischia di gambe e braccia senza volto che si agitavano fra i rami, ed ebbe la tentazione di buttarsi giù dal tronco per aiutarli… quando Simon riuscì a liberarsi per un attimo la faccia dai tentacoli che lo stavano strangolando.

 

“L’albero!!!” urlò con tutte le sue forze. “Colpisci l’albero!!!”

 

Ma certo… è la radice di tutta questa merda, distrutto lui distrutti tutti!

 

“Tenete duro, ci metto un secondo!!!”

 

Se non fosse stato in quel contesto, scivolare sui rami in quel modo sarebbe stato perfino divertente per Chad: lui era abituato agli sport estremi, babbani o magici che fossero, perciò era una vera passeggiata scivolare rapidamente, saltare, evitare gli attacchi dei rami del Tranello, e in qualche modo gli riusciva perfino di arrampicarsi a tutto ciò che di sporgente si trovava sotto mano, inclusi gli arbusti più alti che riutilizzava come trampolini per saltare più su.

 

Cento metri dopo, Chad atterrò piuttosto bruscamente davanti all’alberone attorcigliato.

 

“A noi due, figlio di una puttana vegetale!”

 

Il ragazzo conficcò la bacchetta proprio al centro della grossa massa legnosa, urlando con tutte le sue forse.

 

LUMUS SOLIS!!!”

 

Prima ci fu un bagliore accecante, poi una specie di onda d’urto che scagliò brutalmente indietro Chad…solo dopo qualche momento si riuscì a capire di nuovo qualcosa, e il ragazzo si rimise subito in piedi per ripercorrere velocemente il tragitto dell’andata e tornare dai suoi amici. Per fortuna l’incantesimo aveva funzionato, perché i rami erano caduti a terra sbriciolati, e i ragazzi erano liberi.

 

“Ehi, visto che acrobata?” fece allegramente Chad, una volta raggiunta Julie e assicuratosi che stesse bene.

 

“Già.” Dan diede un calcio ai resti di un ramo per liberarsi i piedi. “Ma tu guarda questa schifezza…”

 

“Mi devono solo impiccare se metto una pianta rampicante per casa.” bofonchiò Simon, buttando a terra i pezzi di arbusto che ancora aveva addosso.

 

Jack si liberò con frenesia per aiutare Amelia, e un minimo di sollievo gli venne dal fatto che il ramo attorno al pancione l’aveva tenuto saldamente lui per tutto il tempo… e l’aveva tirato così forte che non aveva avuto modo di serrare la sua presa.

 

“Stai bene?” le domandò apprensivo.

 

Amelia gli sorrise con sicurezza. “Ehi, ci vuole più di un bonsai esaurito per mettermi a tappeto.”

 

Jack le rivolse un mezzo sorrisetto, poi si voltò verso gli altri. “Ragazzi, niente di rotto?”

 

“A parte le palle?” Simon fece una smorfia. “Andiamo a cercare questa cazzo di botola prima che qualche altra piantina decida di giocare al polipo affamato con noi.”

 

“Concordo.” mormorò Julie, sistemandosi meglio la borsa a tracolla.

 

“Va bene, in marcia allora.” Jack recuperò la sua bacchetta da terra, ma non la rimise nel cinturone… meglio tenerla a portata di mano. “E tenete gli occhi aperti.”

 

 

***************

 

 

Forse era troppo tempo che non combattevano una vera battaglia stile vecchi tempi, o forse sembrava talmente irreale da non poter essere vero, ma in ogni caso fu un vero shock per Harry, Ron, Hermione e Ginny quando arrivarono nello spiazzo recintato attorno alla Stamberga Strillante… perché lo trovarono pieno zeppo di War Mage, molti di più di quanti ne avevano contati alla riunione…

 

Rogers notò con piacere lo stupore dei suoi superiori, e si avvicinò con un sorriso orgoglioso. “Non so se si nota, ma c’è stato un certo aumento di uomini quando hanno sentito chi era a capo della rivolta. Le voci si spargono in fretta, eh?”

 

“Di corsa…” mormorò ancora incredulo Ron.

 

Harry superò il suo secondo per guardarsi in giro… c’erano moltissimi giovani – tra cui Lucas e gli altri ragazzi della squadra di Jack e Amelia – e alcune erano addirittura reclute… “Da dove arrivano questi ragazzini?”

 

“Sono i nuovi. O per meglio dire… quelli che Taventoon ha scartato perché troppo buoni per i suoi gusti.” Rogers fece un sorrisetto. “Non tutte le mele sono marce, per fortuna.”

 

“Hai fatto un ottimo lavoro, Rogers.” Ron gli battè una mano sulla spalla.

 

“Signore, è stato un onore e un piacere. E che il cielo ci accompagni ora.”

 

Hermione aspettò che il Maggiore si fosse allontanato per parlare. “Harry?”

 

“Si?”

 

“Forse sarebbe il caso che tu dicessi qualcosa a questi ragazzi.”

 

“Ha ragione.” Ron gli strizzò un occhiolino complice. “Muoviti, signor generale.”

 

Harry scosse la testa, il viso contratto in un’espressione di profonda amarezza. “E’ difficile andare a spiegare a dei ragazzi che domani potrebbero non essere in grado di veder sorgere il sole.”

 

Ginny gli strinse la mano. “Hanno bisogno di una motivazione abbastanza solida da farne dei guerrieri senza paura. Sono qui per te e tutto quello che rappresenti, questo glielo devi.”

 

“Coraggio.” Hermione gli indicò lo spiazzo con un gesto della testa. “Non è più tempo di imbarazzarsi.”

 

Harry curvò le labbra in un sorrisetto. “Ho smesso di imbarazzarmi da quando tu mi hai visto nudo, mia adorata cognata.”

 

Nonostante il contesto, Ginny si coprì la bocca con una mano per nascondere una risatina… non smise di guardare il suo Harry che si dirigeva verso la folla di soldati, ma tese l’orecchio abbastanza da poter sentire un Ron incredulo e furibondo che mormorava a denti stretti “Quand’è che l’avresti visto nudo tu?!” ad una infastiditissima Hermione.

 

Harry squadrò bene le spalle e marciò verso quel pubblico d’eccezione. Non era mai stato bravo con le parole, ma avevano ragione gli altri… se quella gente era pronta a morire con lui e per lui, meritavano tutti di sapere per che cosa stavano lottando realmente. Lui un obbiettivo ce l’aveva, era l’unico motivo che dopo tanto tempo l’aveva costretto a riprendere in mano le armi. Adesso si trattava di trasmettere anche ai suoi uomini, ai più giovani in particolare, quella stessa grinta. Così Harry inspirò profondamente l’aria frizzante della notte e si rivolse ai suoi War Mage.

 

“Io ho combattuto per tutta la vita, perfino quando ero troppo piccolo per capire cosa significasse la parola guerra, e se c’è una cosa che ho imparato è che quando esplode un conflitto nessuno può definirsi vincitore, la morte della diplomazia rappresenta la sconfitta di tutti. E non vi aspettate che vi dica che a volte la pace si trova solo dopo la guerra… non è così. Non è mai stato così, e mai lo sarà. Non vi posso dire che poiché stiamo andando a combattere per una nobile causa la nostra vittoria sarà totale, nessuno di noi ha la certezza di arrivare all’alba, quindi se qualcuno vuole tirarsi indietro adesso, che lo faccia… non verrà considerato un tradimento. Non sono il vostro generale, questo non è un esercito convenzionale, non è un ordine quello che devo darvi… ma posso dirvi perché sono qui stanotte. Perché alla mia età rischierò ancora una volta la vita sul campo di battaglia. Ebbene, io combatterò perché non ho intenzione di restare con le mani in mano mentre un gruppo di pazzi fanatici vuole distruggere il mondo per cui così tanti hanno dato anima e sangue. Combatterò perché i miei figli possano vivere nel mondo che ho difeso a costo della mia stessa vita da sempre. Combatterò perché sono un War Mage, e il mio compito è difendere chi non può farlo da sé. Combatterò perché l’ho fatto sempre, perché non sarà un pazzo assetato di sangue a impormi un regime di paura e dolore. Combatterò perché preferisco morire piuttosto che essere schiavo. Combatterò fino all’ultimo respiro per tenermi stretta la pace che negli anni ho costruito. E combatterò perché credo in quello che faccio. Siete pronti a fare altrettanto? Siete pronti a rischiare la vita per quello in cui credete, per il mondo in cui volete vivere?”

 

Un boato di acclamazione e applausi fu la risposta, grida di incoraggiamento e bacchette alzate accompagnarono i vari “Si” e “Siamo con te, Harry” provenienti dalla folla.

 

Harry rispose alzando in aria il braccio destro con la mano chiusa a pugno. “Siete uomini valorosi.” Sentenziò appena il clamore si fu calmato. “Sarà un onore combattere con voi.”

 

Ginny attese pazientemente che suo marito avesse impartito gli ordini e suddiviso gli uomini in squadre, poi finalmente lo vide venire nella sua direzione… non vedeva l’ora di poter tenergli la mano stretta fra le sue. Le bastò un’occhiata per capire quanto fosse teso… avrebbe voluto dirgli che lo amava, che lo rendeva fiero di lei ogni minuto della sua giornata, ma sapeva bene che punzecchiando la sua emotività non lo avrebbe aiutato… così scelse la strada più semplice, e optò per un sorrisetto weasleyano. “Beh, ne è passato di tempo da quando balbettavi discorsetti insensati alle riunioni segrete dell’ES.” Harry ridacchiò.

 

Hermione annuì una volta, anche il suo volto disteso in un’espressione fiera. “Andiamo, i ragazzi aspettano noi. Sfruttiamo la carica che hai dato ai nostri uomini.”

 

Harry annuì, ma quando si voltò una manona lo bloccò arpionandosi sulla sua spalla. “Che c’è?”

 

Ron lo guardò con aria sospettosa. “Adesso abbiamo da fare, poi mi chiarisci per bene questa cosa che ti sei fatto vedere nudo da mia moglie.”

 

Harry trattenne a fatica una risata, e annuì.

 

Salveremo un mondo in cui questa sarà la normalità. Non permetterò a nessuno di portarmela via. Mi spetta di diritto.

 

 

***************

 

 

Anthony York si guardò alle spalle per l’ennesima volta prima di imboccare il cunicolo buio alla sua sinistra. Per quanto potesse vedere coi propri occhi che non lo stava seguendo nessuno, continuava a sentirsi osservato… probabilmente perché il nome di Stephen McNair da solo bastava a far tremare le fondamenta di quel palazzo. Tanto valeva sbrigarsi prima che fosse troppo tardi, Alex e Katie aspettavano lui.

 

Dopo aver strappato una fiaccola accesa dal muro, Anthony scese rapidamente lungo i gradini del cunicolo e si ritrovò nel grosso corridoio di pietra che dava sulle prigioni. Il ragazzo si voltò, camminando di spalle per avere l’assoluta certezza che il suo piano stesse andando bene e che nessuno fosse presente in quel dannato corridoio… ma quando si girò, dovette bloccarsi di colpo e la mano schizzò prontamente sulla bacchetta.

 

“E tu che diavolo ci fai qui?!”

 

La ragazza coi capelli color miele non battè ciglio, mantenne la sua aria soddisfatta e irriverente, e accavallò le gambe senza alzarsi dalla panca su cui era appollaiata.

 

“In realtà potrei farti la stessa domanda.”

 

Maledetta troia… tu sai tutto, vero? Perfetto, solo questo ci voleva… qualunque cosa faccio, rischio di fottere Alex. Devo restare calmo e non perdere il controllo.

 

“Lasciami indovinare.” Vera scivolò elegantemente giù dalla panca. “Stai andando a trovare il tuo amichetto biondo, dico bene?”

 

“Pensavo fosse anche amichetto tuo… molto più tuo che mio, comunque.”

 

“Ti hanno informato male. Io non me la faccio coi perdenti.”

 

Anthony forzò un sorriso di scherno, ma una goccia di sudore freddo gli scivolò lungo la schiena. Prendere tempo non lo avrebbe portato lontano, significava solo dare un misero vantaggio ai due fuggitivi.

 

Vera sospirò, inclinando il volto con un’espressione di pena e disgusto. “Questa farsa dovrà andare avanti ancora per molto, Anthony?”

 

“Non so di che farsa parli.”

 

“Su, non essere sciocco.” Vera gli si avvicinò ancheggiando, facendogli scivolare un dito lungo il naso e la bocca. “Mi credi davvero così stupida? So perfettamente che lo stai aiutando, lui e la sua piccola oca… solo non capisco perché stai rischiando così tanto per loro. Non ti entrerà niente nelle tasche, dolcezza.”

 

Anthony le bloccò il polso con una certa forza. “Non giocare alla gattina in calore, Vera. Non con me.”

 

“Povero piccolo Anthony.” La ragazza scosse la testa, fingendo un sorriso mortificato. “Beh, non dire che non ti avevo avvertito.”

 

Anthony rimase immobile a fissarla quando la vide girare sui tacchi in direzione delle scale. L’imprevedibile Vera aveva fatto la sua mossa, adesso si trattava solo di bruciarla sul tempo prima che facesse il resto… benchè era strano che non avesse già con sé un plotone di guardie, vista la sicurezza con cui l’aveva seguito e scoperto…

 

Improvvisamente Vera si fermò, restando voltata di spalle.

 

“Anthony?”

 

“Che altro c’è?”

 

Un sorrisetto nell’ombra…

 

“Addio.”

 

Anthony York non fece in tempo a riconoscere quel raggio di luce verde che ne venne investito in pieno, e bastò che gli attraversasse il petto perché il buio lo circondasse all’istante.

 

Vera rinfoderò la bacchetta con un vellutato movimento del polso, e si avvicinò al corpo a  terra con un’espressione soddisfatta e fiera. Osservò per un breve momento gli occhi vitrei spalancati del ragazzo ai suoi piedi, poi si diresse verso la scalinata di pietra e non si voltò più indietro né si fermò. Aveva un lavoro da fare… e poco tempo per mettere tutto in pratica.

 

 

***************

 

 

Katie si morse le labbra per reprimere uno strillo. L’ennesimo trenino di topi grigi e puzzolenti le era appena sfilato davanti, ma quella era solamente una delle attrattive di quella maleodorante e buia galleria di pietra. L’aria era impregnata dall’odore di muffa e umido, la vista costantemente ostacolata da vere e proprie pareti di ragnatele, i piedi strisciavano in mezzo a tonnellate di polvere che si rapprendevano in vere e proprie nuvolette di fumo ad ogni passo che muovevano. E quello era il minimo…

 

Alex stava male, e anche molto più di quanto non desse a vedere. Si trascinava sui piedi, riusciva a muoversi solo perché era appoggiato per gran parte a lei, e la camicia era macchiata di sangue in più punti. Dov’era Anthony, aveva promesso che li avrebbe aiutati! Ne avevano davvero bisogno! Come potevano andare avanti in quelle condizioni?

 

“A-Aspetta…” Alex si fermò, e il rumore del suo fiato affannoso riempì l’atmosfera cupa della caverna. “…un attimo solo…”

 

Katie subito assecondò i suoi movimenti e lo aiutò a sedersi su una pietra dalla superficie più piatta. Si chinò alla sua altezza per guardarlo in faccia… stava soffrendo troppo.

 

“Come ti senti?”

 

“…meglio di prima…” Alex non riuscì a mascherare completamente la smorfia di dolore che gli ricoprì il viso. “…prendo solo un po’ di fiato… e poi ripartiamo…”

 

Tu non ce l’hai il fiato che cerchi… lo vedo dalla tua faccia, stai soffrendo…

 

Alex la vide preoccuparsi, e provò a sdrammatizzare con un sorrisino. “Non aver paura, bionda… è tutto sotto controllo.”

 

“No… no, niente è sotto controllo.” Fu la replica dura di Katie, che si scansò un irritante riccio scivolatole sulla fronte dalla coda ormai quasi disfatta. “Smettila di trattarmi come una cretina, per favore… dopo stanotte non credo che lo sopporterei.”

 

Alex la fissò… era stanca, sporca, spettinata, pallida… eppure ai suoi occhi non era mai stata tanto bella. Sembrava più adulta, più matura, straordinariamente determinata a non lasciare che le emozioni prendessero il sopravvento.

 

“Perdonami.” le sussurrò il ragazzo, accennandole una carezza sulla guancia pallida. “Ti ci ho messo io in questo casino, e ora non sono nemmeno in grado di tirarci fuori…”

 

Katie scosse la testa. “Alex, sai che c’è? Mi sono stancata di pensare che devo sempre essere salvata da qualcuno. Non fraintendermi, nonostante tutto tu resti la cosa più bella che mi sia capitata finora… ma se fossi stata più attenta, le cose sarebbero andate diversamente…”

 

“Katie…”

 

“Non ti devi scusare.” La ragazza gli sorrise amorevolmente. “Sai come la penso riguardo a te, e sai che ti amo. Ma non posso evitare di pensare ai miei genitori, che a quest’ora saranno in pena come neanche mi immagino… ad Amelia e alla sua bambina, se stanno bene…”

 

“Vorrei poterti aiutare.” fu la risposta appena sussurrata.

 

Katie ingoiò le lacrime e alzò la testa. “Per una volta voglio rimettermi in piedi da sola.”

 

“Va bene.” Alex le strinse la mano. “Come vuoi tu.”

 

Katie gli rivolse un sorriso grato. Si rimise in piedi e fece scorrere lo sguardo intorno a sé, quasi come se cercasse qualcosa.

 

Alex si portò una mano alle costole doloranti. “Ma dove diavolo è finito Anthony? Se la sta prendendo comoda, accidenti a lui…”

 

Katie scosse la testa e appoggiò le mani sui fianchi. “Non possiamo aspettarlo. A quest’ora avranno già scoperto che siamo scappati. E papà e gli altri staranno già venendo qui.”

 

Alex annuì, passandosi una mano sul collo, e tentò di concentrarsi per formulare un piano d’azione. “Non vorrei scoraggiare le tue coraggiose aspettative, e non credere che non sappia quanto ci brucia il culo, ma senza Anthony possiamo fare ben poco… lui per primo ha ammesso di non averlo mai esplorato questo passaggio segreto, e conoscendo McNair potrebbe esserci di tutto qua dentro.”

 

“Probabile, anzi, quasi sicuro.” La ragazzina bionda gli sfilò rapidamente davanti agli occhi, diretta in un angolo polveroso dove stavano accatastate assi di legno in mezzo a ragnatele d’ogni forma e misura.

 

“Katie, io riesco a malapena a camminare…”

 

“…a camminare no…” Katie riemerse dalle travi in una nuvola di polvere, con un sorriso soddisfatto… e un bastone di legno in mano. “…ma a volare si.”

 

Alex si accigliò. “Vuoi volare… con quel pezzo di legno marcio?”

 

“Quando cresci in una famiglia di maschi pazzi per il quidditch, imparare a volare anche sul tavolo della cucina diventa la cosa più normale del mondo.” Katie si sfilò dalla tasca la bacchetta rubata al mangiamorte di prima, quindi pronunciò una formula strana e il bastone si mise a fluttuare nell’aria.

 

“Sei piena di risorse, eh bionda?” Alex fece per alzarsi, ma una fitta al costato gli mozzò il respiro in gola e lo fece ricadere seduto.

 

Maledette costole…

 

Katie lo raggiunse immediatamente. “Non possiamo andare da nessuna parte se tu…”

 

Alex la guardò. “Perché non vai avanti tu? Io ti raggiungo con più calma… davvero, ti riprendo…”

 

“Vuoi scherzare?” Katie fece schioccare la lingua sotto il palato. “Hai appena detto che è pieno di pericoli qui… ho bisogno del mio principe azzurro, no?”

 

“Stronzetta.” Alex le pizzicò il naso fra le dita, sorridendo brevemente, poi tornò serio. “Sei molto più valida tu di me in questo momento, credimi.”

 

Katie si morse le labbra e lo guardò per un lungo momento. Aveva ragione. Aveva ragione lui… era l’ombra di se stesso. Pallido e debole, non si sarebbe retto nemmeno su quella scopa improvvisata. Sentiva troppo dolore anche per muoversi… ecco, ancora una volta nel giro di pochi giorni, qualcuno a lei caro sofferente e lei incapace di rendersi utile. Incapace di non fargli sentire dolore.

 

…a meno che…

 

Alex si accigliò quando la vide inginocchiarsi alla sua altezza… poi gli portò le mani delicate alle tempie, e subito lui capì. Fu anche abbastanza veloce da prenderle i polsi fra le mani per fermarla.

 

“No, non ci provare neanche…”

 

“Lasciami fare un tentativo.”

 

“Per vederti star male come prima?!”

 

“Non devo renderti immortale. Voglio solo cercare di farti sentire meno dolore. Se queste mie… capacità… possono farmi fare cose così orribili e potenti, possono anche permettermi un atto di pietà, non credi?”

 

Tono triste… voce amareggiata… sguardo mortificato. Le potenzialità che prima Katie guardava con sospetto ma aveva accettato, nella consapevolezza che pur rendendola diversa le permettevano di aiutare chi amava, adesso sembravano essere la sua vergogna più grande.

 

Ed è ancora una volta tutta colpa mia.

 

Katie gli passò le mani sul petto insanguinato, e con dolcezza gli stampò un bacio sulle labbra. “Solo un tentativo.” Ripetè piano.

 

Alex scosse la testa. “Tutto questo io me lo merito.”

 

“Forse. Ma io non sono certo un giudice imparziale, non ti pare?”

 

Un piccolo sorriso… e Alex annuì, inspirando profondamente. “Non ti scervellare troppo. Solo quello che riesci a fare, punto.”

 

Katie chiuse gli occhi e gli portò le mani alle tempie. Prese quanta più aria poteva per respirare a fondo e trovare la concentrazione, benchè in quel cunicolo l’aria fosse fetida. Percepiva bene il dolore di Alex, con una nitidezza che prima non le era data… forse portare al gradino superiore quelle sue maledette capacità aveva anche sviluppato meglio tutto quanto già sapeva fare… come sentire le sensazioni delle persone. Alex ad esempio era tutto un dolore. Non aveva bisogno di lei, aveva bisogno di un guaritore… che poteva fare lei?

 

Io non scappo senza di te, ma tu non riesci a fare niente se stai così male… l’unica soluzione… è che tu ti accorga di meno del dolore.

 

Pensieri felici… assurdo a dirsi e a pensarsi in un momento simile, ma ecco quello che serviva a quel ragazzo. Il dolore doveva nascondersi dietro una tenda fatta di sensazioni positive, e stava a lei cucire quella tenda. Tutti i bei momenti trascorsi insieme quando ancora non si era scatenato niente, quando ancora giocavano alla coppia felice di studentelli a Hogwarts, il Natale insieme, i regali, le passeggiate a Hogsmeade e le sfide all’ultima palla di neve… i baci, i sussurri incomprensibili nei momenti di intimità… il primo ti amo… tutte le emozioni vissute insieme…

 

…benessere…

 

Una piacevole sensazione di tepore si diffuse nel suo corpo, e fu allora che Katie capì che funzionava. Che era sulla buona strada. Provò ad accarezzare coi pollici le tempie del ragazzo biondo, e continuò per un paio di minuti.

 

Alex lo trovò alquanto incredibile… il dolore alle costole e a tutte le ferite non era assolutamente andato via, però… era come se fosse passato in sordina. C’era, era sempre lì, maledettamente pungente e acuto, ma non gli impediva di alzarsi. Non gli mozzava il fiato in gola.

 

Lo stretto necessario per arrivare alla fine di questo buco…

 

Katie aprì gli occhi e ritirò le mani, leggermente rossa in volto. “Meglio?”

 

“Molto.” Alex si rimise in piedi… il dolore c’era ma non era più forte di lui, e questo lo fece sorridere. “Sei eccezionale, bionda.”

 

Katie sorrise soddisfatta. “Allora andiamo via da qua… non si respira per la puzza.”

 

“Concordo pienamente.” Alex montò a cavallo della scopa improvvisata, aspettando che lei prendesse posto dietro di lui. “Andiamo?”

 

“Vai.” Katie annuì, appoggiando la testa contro le sue spalle.

 

Andiamo via da questo brutto incubo… insieme.

 

 

***************

 

 

La notte era cupa più del solito, un nuvolone particolarmente carico d’acqua aveva oscurato la luna a dovere e si vedeva praticamente poco o nulla. Probabilmente di lì a qualche ora, se non di meno, sarebbe venuto giù un acquazzone. E il vento aspro che lo annunciava pizzicò il viso tirato di Harry. D’altra parte il clima era dello stesso umore dei presenti, teso ed elettrico come se si stesse preparando un nubifragio vero e proprio. Ed era vero, era in arrivo una tormenta… non solo climatica.

 

Harry si voltò leggermente per guardare Ginny e il gruppo di guaritori e infermiere che erano rimasti indietro, appostati in una zona sicura a discreta lontananza dal quartier generale, difesi da un piccolo manipolo di rivoltosi ex-War Mage.

 

Ginny incrociò il suo sguardo…i suoi occhi parlavano meglio di quanto non potesse fare lei stessa. Amore. Complicità. Coraggio. Determinazione. Paura. Harry non aveva nemmeno provato a convincerla che non venire sarebbe stato meglio… con loro sul campo e i ragazzi coinvolti, col cavolo che lei si sarebbe lasciata tagliare fuori ancora una volta. Stavolta aveva organizzato un vero e proprio piccolo ospedale da campo, in modo da poter aiutare i rivoltosi al meglio. Erano inferiori di numero… sicuramente ci sarebbero stati molti feriti, per non parlare di chi non ce l’avrebbe fatta…

 

Un’altra zaffata di vento picchiò ancora una volta il suo volto, e Harry chiuse gli occhi finchè non sentì la concentrazione fluirgli in tutto il corpo. Quando avvertì che ogni singolo muscolo era pronto a scattare, si rese conto di essere veramente pronto. Solo allora si voltò verso il gruppo di War Mage che come lui si nascondeva dietro il primo muro di cinta del quartier generale. Rogers incrociò il suo sguardo e annuì, portando la mano sulla bacchetta. Harry guardò l’altro gruppo, nascosto oltre il secondo blocco di mura. Ron e Hermione avevano già strette in pugno le loro bacchette e stavano studiando lo spiazzo antistante il palazzo. La sorveglianza non era affatto come l’avrebbero organizzata loro, quella piazzola sembrava una groviera… difese al minimo, incompetenza totale.

 

Bravo, signor generale del mio culo. Complimenti.

 

Un cenno della testa del loro amico, e Ron e Hermione capirono immediatamente cosa dovevano fare. Ron sollevò la mano e indicò ai suoi uomini la strada da percorrere, mentre lui e la moglie li precedevano in assoluto silenzio. Rogers alzò la bacchetta, e tutti i membri del gruppo di Harry si armarono.

 

Ok. Andiamo.

 

Al cenno di Harry, un piccolo gruppetto di tre uomini si portò dietro il colonnato sorvegliato da due War Mage di guardia. Quando entrambi ebbero le spalle voltate, si ritrovarono le teste rigirate sul collo con un orribile crack, seguito solo dal rumore dei corpi trascinati nell’ombra. Dei restanti due soldati nel piazzale, uno sembrò avvertire qualcosa perché avanzò lentamente e con la bacchetta stretta in mano… ma Lucas lo immobilizzò fin troppo rapidamente, mentre gli altri che erano con lui finivano l’ultima sentinella.

 

Rogers si sporse per cercare l’approvazione del suo generale.

 

Harry annuì, e uscì allo scoperto. Entrò nel piazzale a passi lenti, seguito dai suoi uomini, ancora in silenzio. Fece cenno agli altri di posizionarsi, perché non serviva più nascondersi… viceversa, dovevano attirare quanta più attenzione possibile. Ai ragazzi serviva copertura… beh, ne avrebbero avuta a sacchi. Quando tutti si furono sistemati nelle loro posizioni, Harry sollevò la bacchetta e guardò in direzione della torre di Taventoon, quella in cui stava la sua stanza. Luce accesa, finestra chiusa. Harry fece un sorrisetto. Puntò la bacchetta.

 

Toc toc…

 

Dalla bacchetta partì un fascio di luce azzurra tremendamente veloce, che investì in pieno la torre e la scosse come se ci fosse stato un terremoto di portata storica.

 

Fu un lampo, e poi il caos… urla e passi veloci, il nemico scendeva per combattere a viso aperto.

 

Harry strinse la bacchetta in pugno. E così fecero gli altri.

 

 

***************

 

 

Se la situazione fosse stata un’altra, ci sarebbe stato da ridere eccome… in una radura puzzolente, paludosa e piena di alberi rinsecchiti, nel cuore di una notte cupa e piovosa, un gruppetto di ragazzi procedeva carponi nel terreno fangoso o arido, a seconda della zona, per trovare una botola. Amelia, che era l’unica a camminare normalmente in piedi per ovvie motivazioni, cercava di far luce il più possibile agli altri usando la sua bacchetta, ma come aveva giustamente osservato Jack, mantenere il buio faceva probabilmente parte degli incantesimi di difesa di quel maniero. Quegli stessi incantesimi che non venivano modificati da decenni, al punto da essere definiti piuttosto trabocchetti.

 

Julie si scansò un lungo ciuffo di capelli dal viso e si fermò, riposandosi sulle ginocchia. “Possibile che questa botola non si trovi da nessuna parte?!”

 

Simon aguzzò gli occhi dietro gli occhiali, cercando di vedere anche più in là del suo raggio d’azione. “E’ piuttosto insolito.”

 

“E’ insolito che cerchiamo una fottuta botola, ecco cosa.” Dan scosse la testa, avvilito… e sporco di terra da capo a piedi. “Ma vi sembra ragionevole? Un maniero super difeso che ha la porta sul retro con tanto di freccia rossa che la indica. Ma per favore.”

 

Chad scosse la testa. “Ma Anthony non ha parlato di frecce rosse.”

 

Dan lo guardò male. “Non fa ridere.”

 

Jack annuì, pur continuando a scannerizzare l’area con lo sguardo. “Suona strano trovare un passaggio segreto così in evidenza. Secondo me stiamo affrontando la cosa nel modo sbagliato.” Nel dire questo si alzò in piedi, esortando gli altri a fare altrettanto. “Riflettete, usate la testa: una botola… un passaggio segreto… Hogwarts ne aveva mille. E tutti diversi. Noi li abbiamo violati tutti, dannazione, dobbiamo cercare di ricordarci quante più tipologie di cunicoli strani esistessero! Uno di questi è il nostro.”

 

Dan si grattò la nuca. “Alle cucine si arrivava via quadri, ma qui non ne vedo.”

 

Chad scrollò le spalle. “Io conoscevo tutte le gallerie per Hogsmeade, ma avevano tutte uno straccio di gargoyle davanti… una statua, qualcosa…”

 

Simon annuì. “A volte un candelabro.”

 

Chad si guardò in giro, spalancando le braccia. “Ma che schifo… un posto così cesso e manco un candelabro o una statua! Mancano di fantasia questi.”

 

Jack, come gli altri, ridacchiò alla battuta… ma poi la sua attenzione fu tutta per Amelia. Aveva lo sguardo puntato alla sua sinistra, come se si fosse dissociata dagli altri… viso pensieroso… “Tutto bene?” le domandò, toccandole la spalla.

 

“…un gargoyle…” ripetè la ragazza, mantenendo lo sguardo concentrato e assente insieme.

 

Jack si accigliò. “Amelia?”

 

“…il braccio del gargoyle, quinto piano…corridoio a destra… bagno dei prefetti…” Amelia parlava così piano che sembrava stesse recitando una preghiera fra sé e sé.

 

Dan inarcò le sopracciglia quando la vide guardarsi intorno e poi dirigersi verso un albero dai rami particolarmente lunghi e sottili. “Il gargoyle è una statua, Amy, non un albero.” provò a dirle.

 

“Ma il concetto è lo stesso.” Amelia tastò i rami di quell’albero particolarmente rinsecchito…a un certo punto le sue mani si fermarono su un ramo più doppio. “E questo albero è decisamente troppo secco per stare ancora in piedi così bene.”

 

Nessuno osò fiatare quando Amelia prese coraggio e appoggiò entrambe le mani sul ramo che aveva scelto. Premendo, il ramo si abbassava senza spezzarsi… innaturalmente per un albero secco… Julie trattenne rumorosamente il respiro, per il resto solo silenzio, finchè il ramo non toccò il limite oltre il quale non poteva piegarsi più.

 

Silenzio totale.

 

E poi un piccolo scricchiolio… piccolo, che poi divenne più forte… a poco a poco le radici dell’albero secco si allontanarono fra di loro, disponendosi a semicerchio per scoprire qualcosa di ancora più scuro. Simon fece luce con la sua bacchetta… era un buco. Un grosso buco nero.

 

“Mh.” Il ragazzo si sistemò gli occhiali sul naso. “Se c’è qualche claustrofobico nell’allegra brigata, passerà brutti momenti.”

 

Tutti si avvicinarono frettolosamente. La piccola voragine buia sembrava abbastanza profonda, ma soprattutto maledettamente oscura.

 

“Oh cazzo.” commentò Chad, passandosi una mano sulla nuca.

 

“Questo non è il momento di perdersi d’animo, stupido.” Julie gli rifilò una gomitata nello stomaco, e si sistemò la borsa a tracolla. “Levitiamoci giù uno alla volta e piano.”

 

Jack si fece avanti per primo, e non potè non alzare gli occhi al cielo quando si accorse che Amelia era immediatamente dietro di lui.

 

Non lo vuoi proprio capire che ti preferirei un po’ meno coraggiosa, eh?

 

“Lumos.” mormorò, illuminando la sua bacchetta. “Cerchiamo di farci luce alla men peggio. E scendiamo molto lentamente, occhi sempre aperti e bacchette pronte.”

 

Uno alla volta, i ragazzi utilizzarono l’incantesimo per galleggiare nell’aria e scendere nel buco nero. La discesa fu un vero tormento, perché il diametro del foro era veramente ristretto e le pareti di terra tutte intorno soffocanti più che mai, sembrava di calarsi in una tomba… in più i sensi erano tesi al massimo per paura che uscisse qualcosa da quel terreno, qualcosa che in quello spazio così angusto e a sorpresa li avrebbe certamente presi in contropiede.

 

Per fortuna alla fine del foro la sensazione di oppressione potè dileguarsi… la galleria verticale dava su una sorta di caverna primitiva, le cui pareti erano composte da rocce gocciolanti acqua, e il pavimento – se così si poteva definire – era terra intrisa d’acqua. Ovviamente tutto buio, ma a differenza del previsto, quando Jack provò a recitare l’incantesimo per far luce permanentemente, gli riuscì. Evidentemente lì sotto non c’erano restrizioni per la luminosità.

 

“Bella risaia.” commentò perplesso Dan. “Sembra la grotta di un uomo preistorico.”

 

“Probabilmente perché è dalla preistoria che non ci mettono piede.” osservò Amelia, toccando le pareti rocciose e constatando che colassero acqua e niente di più.

 

Julie si passò la mano davanti al naso. “C’è una puzza irrespirabile… non è che lo usano come cimitero questo posto?”

 

“Non si può escludere niente.” Jack storse la bocca in un’espressione di concentrazione. “Ok, fase due… andiamo avanti.”

 

I ragazzi mossero i primi passi lentamente, guardinghi e con le bacchette in mano. Come previsto dall’incantesimo, ad ogni loro passo la luce li accompagnava e li precedeva, facilitandogli il cammino, benchè quella grotta sembrava non aver fine.

 

E poi qualcosa.

 

Il rumore del soffio del vento… in un luogo dove il vento non poteva arrivare.

 

Tutti si bloccarono.

 

Jack, Amelia e Chad alzarono quasi di scatto le bacchette. Dan si voltò di spalle per capire se era venuto da lì quel suono sinistro.

 

“Cos’è stato?” sussurrò Julie, immobile.

 

Jack faceva schizzare gli occhi da una parte all’altra della grotta a una velocità impressionante, eppure non vedeva nulla. “Che diavolo c’è…”

 

“Ehi.” Simon gli si avvicinò, indicandogli lo strato di terreno che faceva da tappeto al loro cammino. “Guarda.”

 

Era da lì… il rumore proveniva da lì. Dove la terra sembrava rigonfiarsi ritmicamente in alcuni punti, quasi come se dei bozzoli si puntellassero per sfondare la superficie.

 

Chad spalancò gli occhi. “Qualcuno sa perché sta facendo questo?”

 

“Credo stia reagendo alla luce.” Mormorò impietrita Amelia, a cui una goccia di sudore freddo scivolò lungo la nuca. “Ecco perché qui non abbiamo avuto problemi a illuminare l’ambiente… era una trappola.”

 

“Fanculo.” Ringhiò Jack a denti stretti.

 

Julie si voltò di scatto verso il cugino più giovane. “Tu te ne intendi di questa roba. Cosa può produrre il terreno stregato a contatto con la luce?”

 

Simon non staccò gli occhi dai bozzoli, ormai sempre più frenetici e più alti. “Dipende, anche se… credo che si tratti di…”

 

Il ragazzo non fece in tempo a finire il discorso che tutti i bozzoli scoppiarono contemporaneamente, lacerando il tessuto di terreno che li avvolgeva. Ne vennero fuori degli esseri strani… elementi difficilmente descrivibili. Di conformazione fisica simile a quella di uno scheletro, ma coperti da uno strato di fango e terriccio mescolati in modo poco uniforme, si muovevano a scatti e si contorcevano emettendo strani versi simili a dei fischi lamentosi. Ed erano in tanti. In troppi.

 

“…che cosa diavolo…” Dan ebbe la tentazione di tapparsi il naso per la troppa puzza.

 

“Cos’è quella roba?” Jack si voltò verso il fratello, costringendosi a mantenere il controllo… difficile, visto che quella massa di fanghiglia urlante non prometteva niente di buono.

 

Simon espirò, contraendo il viso. “Fylgrith.” rispose, il suo tono preoccupato e teso.

 

Dan strinse più forte la mano sulla bacchetta. “E che sarebbero?”

 

“Per farla breve… sanguisughe giganti. Hanno il corpo coperto di humus, per questo non si vedono, ma sotto tutta quella merda fangosa sono pieni di piccole ventose.”

 

Julie si morse le labbra. “Non si possono nemmeno avvicinare, quindi.”

 

“Preferibilmente no.” Simon lanciò una breve occhiata a Chad. “Adesso è il momento giusto di dire oh cazzo, Chad.”

 

Jack puntò la bacchetta contro quegli strani esseri. “Cos’è che li tiene a bada?”

 

La risposta non ebbe il tempo di arrivare.

 

I Fylgrith smisero di contorcersi su se stessi per gettarsi tutti in avanti, fischiando forte.

 

 

 

*********************

 

 

 

…non vi dico l’ora per decenza… ormai sono diventata un animaletto notturno, sfrutto la notte per usare il pc! #________# Embeh, finchè sto dai miei zii non mi posso gestire molto bene, perciò… mi adatto! Per questo motivo vi chiedo di scusarmi se non rispondo personalmente a ciascuna anima pia che ha trovato il tempo e la gentilezza di lasciare un commento… è che mi si chiudono gli occhi dal sonno! @_____@ Un grazie speciale a tutti, ma proprio tutti quelli che mi hanno recensito… vi adoro e non finirò mai di ringraziarvi quanto meritate! Mille e più recensioni… non so fino a che punto le merito, ma davvero sono sincera quando vi dico che vi ringrazio perché danno la caricaaaaa!!!! *^_______^*  Infatti questa volta mi sono cimentata col mio primo chap tutto azione, il primo di tanti… io che con l’azione me la cavo così così… spero solo di non rifilare delusioni a nessuno! Sappiate che mi sono impegnata, e mi impegnerò ancora! ^____- Il prossimo chap “Non guardarti indietro” GIURO SOLENNEMENTE che sarà on-line prima della fine di Giugno! Parola di lupetto! *_____*

 

Prima di andare a nanna (sempre che non collassi davanti al pc), due cose: uno, mucha mierda a tutti gli esaminandi medi/liceali/universitari… dai che ce la facciamo, amiciciiii!!!

 

Seconda cosa… spudorato angolo dello spot per una cosa che per me ormai è diventata una vera e propria droga (altro motivo per cui sono diventata leeeenta ad aggiornare… ^___-): ragazzi e ragazze, abbiamo un Gioco di Ruolo tutto su Harry Potter che è una bomba!!! Io ne faccio parte, e come me (molte in vesti di moderatrici, anche) la gran parte delle autrici/autori HarryPotteriani di EFP… vi inserisco il link perché possiate visitare la pagina iniziale e dare un’occhiata in giro, vi basti sapere che il casting è sempre aperto… e chi è interessato, mi contatti pure via mail. Io vi metterò in comunicazione con “le cape” *^_____^* Il link è questo qua:

 

http://www.greatestjournal.com/userinfo.bml?user=chequered_rpg

 

Bene… e adesso è nanna o collasso!!! Grazie ancora a tutti, un besito!

 

Sunny mezza addormuta

  
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