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Autore: Fede_Cookie93    02/10/2011    3 recensioni
"Mai mi rendevo conto di quanto la mia bellezza fosse una condanna, più di quando mi ritrovavo ad affrontare uomini così testardi da non arrendersi al primo rifiuto, ma continuare imperterriti a provarci più e più volte... e mai uomo, o meglio, ragazzo in questo caso, fu più insistente ed esasperante di Hector Barbossa..."
Prima fan fiction che posto qui su efp, dettata dal mio amore incondizionato verso il personaggio della saga di Pirati che più stimo ed amo: Hector Barbossa. Spero che questa storia possa appassionarvi così come appassiona me nello scriverla e regalarvi un po' di sana avventura piratesca! Buona lettura! :)
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Hector Barbossa, Nuovo Personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 2

Dagawn Doherty


Camminò a passo svelto, ignorando la calura soffocante che aleggiava nella cucina, arroventata dal grande braciere e dagli altri fuochi più piccoli dove venivano arrostite le succulente pietanze per soddisfare le gole delle canaglie nella stanza accanto. Spalancò la porta con un calcio senza curarsi di scalfire il legno già malandato ed ammaccato in diversi punti, facendo nuovamente il suo ingresso nella sala principale della locanda. Il ragazzo scavalcò poi agile il bancone, facendo saettare gli occhi magnetici tra la gente accalcata presso i tavoli. Non appena trovò quanto cercava, riprese il suo passo spedito fino a fermarsi accanto ad un paio di giovani uomini intenti a discutere animatamente mentre giocavano a carte. A giudicare dal colorito rosso acceso delle guance di entrambi e dal modo brusco ed esasperato con cui si urlavano addosso, agitando malamente le carte che avevano in mano, non dovevano essere molto soddisfatti dell'andamento del gioco.
- Non lo puoi scartare quel due di picche!! Non puoi e basta!!- stava sbraitando il più grande tra i due che doveva avere occhio e croce la stessa età di Hector, anche se il velo di barba che gli ricopriva la mascella e la fronte molto alta lo facevano sembrare più vecchio, sebbene fosse anche basso di statura.
- “Non puoi e basta” non è una giustificazione sufficiente!! - ribatté il compare: era parecchio più giovane dell'altro, doveva avere massimo tredici anni, anche se era decisamente alto per la sua età, tanto da poter passare tranquillamente per un sedicenne – Devi darmi una buona ragione! Altrimenti fammi fare come più mi aggrada ed inventiamoci un nuovo gioco a questo punto!!
Hector osservò quella bizzarra coppia con aria quasi rassegnata, alzando gli occhi al cielo prima di sbattere violentemente una mano sul tavolo, sotto il naso dei due litiganti, facendoli sussultare vivamente ed attirando l'attenzione su di sé.
- Desolato d'interrompere una questione di cotale importanza e vitalità, signori miei...- annunciò con un ghigno, il tono carico d'ironica costernazione – Ma ho delle squisite notizie che bollono in pentola da riferire al capitano... Era con voi fino ad un momento fa: sapete dirmi dove è andato?
I due ragazzi lo osservarono dapprima perplessi, poi di colpo incuriositi dal menzionamento delle notizie importanti. Si scambiarono un'occhiata, come ad aiutarsi vicendevolmente a ricordare che fine avesse fatto il capitano.
- E' andato di là! - esclamarono poi all'unisono con un sorriso deciso, indicando entrambi due direzioni completamente opposte, facendo inarcare un sopracciglio ad Hector.
Il ragazzo schioccò poi con fare irritato le labbra: non aveva alcuna voglia di perdere tempo con quei due idioti. Paleso così la sa impazienza carezzando eloquente il calcio della pistola. Il ragazzo più grande notò subito quel gesto, al contrario del compare che stava ancora indicando la direzione richiesta con un sorriso quasi da ebete dipinto in faccia.
- Che diavolo stai dicendo, Ragetti!? - sbottò con tono di rimprovero, dando un pugno sul capo biondo del ragazzino – E' andato di là! - lo corresse indicando insistentemente alla propria sinistra.
- Ahi!! Mi hai fatto male, Pintel! - piagnucolò questo in risposta, massaggiandosi con aria crucciata il punto sulla testa in cui era stato colpito, lanciando uno sguardo piccato al suo aggressore davanti ad un Hector sempre più spazientito.
Stava quasi per sfoderare esasperato la pistola per schiarire una volta per tutte le idee a quei due imbecilli, che sentì una mano stringergli amichevolmente una spalla, facendogli voltare di scatto lo sguardo.
- Rogne con i due mastri? - la voce profonda e appena un po' rauca del nuovo arrivato attirò l'attenzione dei tre pirati: si trattava di un ragazzo sulla ventina; portava i capelli corti di un marrone scuro, quasi nero, mossi e scapigliati sul capo, mentre un paio di baffi e la barba gli conferivano un'aria seria e matura e due occhi color del ghiaccio svettavano in netto contrasto con la pelle abbrustolita dal sole e il colore scuro dei capelli.
- Sam... - lo salutò con un ghigno Hector, sollevato dalla comparsa dell'amico, confidando di ricevere da lui qualche risposta più esauriente rispetto a quei due disgraziati – Stavo tentando invano di farmi riferire che fine abbia fatto il capitano; ne sai qualcosa? - s'informò poi inarcando un sopracciglio come ad esortare il ragazzo a non fare troppe domande e rispondere subito.
Sam scrutò attentamente Hector e gli occhi gli scintillarono di curiosità nel comprendere l'urgenza che si celava dietro quell'atteggiamento pacato. Ghignò e il suo sguardo guizzò divertito dal compare ad un punto dietro le sue spalle, probabilmente attirato dalle curve formose di qualche donna.
- Circolano grandi notizie in piazza, eh? - mormorò retorico, facendogli poi un cenno col capo, indicando un tavolo a qualche fila di distanza alle loro spalle – E' lì a parlare con Thomas. - rispose alla domanda di Hector prima di lanciargli un'occhiata complice, curioso di sapere di cosa si trattasse, ma pazientando il momento in cui l'amico sarebbe stato più libero di riferirglielo.
Questo si limitò ad un sorriso enigmatico di circostanza prima di sorpassarlo: aveva fretta di parlare con il capitano Sterling. Si diresse a grandi falcate verso il pirata indicatogli da Sam: un grosso omaccione dalle spalle larghe e forti e la barba folta e rossiccia annodata in diverse trecce alle estremità, intento a discutere animatamente con un vecchio stempiato, sorseggiando di tanto in tanto del rum.
- Capitano! - lo chiamò poi una volta raggiunto, senza farsi troppi problemi ad interrompere la fitta discussione in cui l'uomo era immerso – Devo parlarvi in privato. - lo informò serio, sebbene mantenendo un atteggiamento di noncuranza, come se la questione da riferire era importante, ma nulla di vitale: non voleva destare alcun sospetto in giro.
Sterling si voltò a guardarlo, inarcando appena un folto sopracciglio, scrutando attentamente il ragazzo come se stesse valutando se valesse o meno la pena prestargli attenzione. Ma l'espressione decisa di Hector lo persuase ad abbandonare la precedente chiacchierata, congedandosi dall'anziano con un cenno del capo. Si alzò poi dallo sgabello sul quale si era accomodato, facendo segno al ragazzo di precederlo. Si andarono ad appartare presso un piccolo tavolo in disparte, in un angolo scuro della locanda al sicuro da orecchie indiscrete. Lungo il tragitto, Hector intercettò una delle cameriere intenta a portare tre bottiglie e altrettanti boccali di rum, distraendola con un veloce ma intenso bacio mentre si appropriava di una delle suddette bottiglie. La congedò poi con un colpetto sul fondoschiena, staccandosi da lei con un ghigno malizioso mentre quella si allontanava ridacchiando soddisfatta senza essersi accorta del “furto”.
Una volta seduti al tavolo, con il ragazzo che si gustava l'alcolico bottino con generose sorsate, Sterling si schiarì appena la voce, osservando ansioso Hector, impaziente di sapere: se quel ragazzo gli aveva riferito che aveva qualcosa d'importante da dirgli, era certo che doveva trattarsi di una questione di notevole interesse e non una stupidaggine qualunque, dato che lo scetticismo del giovane nei confronti di favolette o nozioni dubbie era noto a tutti.
Hector, però, non aveva fatto una piega a quel palese gesto d'impazienza da parte del capitano, continuando a degustarsi con doviziosa accuratezza il forte liquore.
- ...Dunque?!- la nota esasperata nella domanda di Sterling vibrò in tutta la sua chiarezza nel silenzio ostinato del giovane.
Il ragazzo ghignò mentalmente a quella reazione, concedendosi un'ultima sorsata prima di staccare le labbra dal collo della bottiglia, schioccandole soddisfatto con estrema calma, come a tenere ulteriormente sulle spine l'uomo: adorava fare un po' di scena, creare la giusta atmosfera in modo tale che il suo pubblico pendesse dalle proprie labbra.
- Pochi minuti fa sono venuto a conoscenza di un'informazione assai interessante... - cominciò poi con fare mellifluo, appoggiando i piedi sul tavolo con noncuranza – Vi dice qualcosa il nome di “Dagawn Doherty”? - domandò con un ampio ghigno.
Sterling si accigliò appena a quel nome, aggrottando pensieroso la fronte mentre giocherellava con una delle treccine della sua lunga barba.
- ...
Quel Dagawn Doherty? - ripeté il capitano, osservando il ragazzo sempre più curioso, domandandosi dove volesse andare a parare.
-
Quel Dagawn Doherty, nostromo di quel Blaze Chapman, sì. - confermò in un ghigno divertito e quasi saccente Hector, annuendo con fare eloquente.
- Diavoli, Hector, chi è che non lo conosce? - domandò retorico Sterling, ridacchiando mentre si faceva più attento, facendo cenno al ragazzo di proseguire nell'esposizione della fatidica notizia.
- ...So dove si trova. - declamò Hector in un soffio, attaccandosi poi nuovamente alla bottiglia, lasciando in un silenzio sbigottito il capitano.
Questo boccheggiò appena, esitando quasi in un primo momento a credere a quanto sentito; ma il fatto che fosse stato proprio Hector a riferirglielo, gli bastava come garanzia certa della veridicità di quelle parole... specialmente per il fatto che non gli aveva ancora specificato
dove si trovava.
- ...E dov'è, quindi? - il ghigno eloquente che si dipinse sulle labbra del ragazzo gli fece subito comprendere che non era per pure lealtà che l'aveva informato di quella notizia.
- Mi auguro che ci sarà una lauta ricompensa per il sottoscritto... - commentò con tono mellifluo Hector mentre i suoi occhi scintillavano avidi e furbi alla luce tremolante delle candele – Per aver scoperto l'ubicazione... e, ovviamente, per il grande gesto di devozione nei vostri confronti nel venirvi a riferire una così lieta notizia, non trovate? - gli fece notare con una sottile ironia ben leggibile nel suo ghigno sardonico: voleva il suo tornaconto e non avrebbe cantato senza la promessa del suo premio.
Sterling inarcò le sopracciglia a quell'uscita, come sorpreso; poi scoppiò in una fragorosa risata, allungando la grossa mano a batterla divertito sulla spalla del ragazzo.
- Siete una canaglia fino all'osso, Hector! - esclamò sghignazzando quasi compiaciuto della subdola scaltrezza del giovane – D'accordo, Barbossa: avete la mia parola d'onore che saprò lautamente ricompensarvi – gli concesse poi mentre si sistemava con un sorriso divertito sullo schienale della sedia – E sapete bene che sono un uomo che mantiene sempre la parola data!
Hector sogghignò soddisfatto, giocherellando con la bottiglia già semivuota. Si sporse verso il capitano, come a premurarsi ulteriormente che nessuno potesse udirli.
- Si trova sull'isola di Bonaire. - mormorò poi la risposta tanto agognata dall'uomo.
Il ragazzo gli vide scintillare gli occhi a quella preziosa notizia, soddisfatto, per poi farsi improvvisamente serio.
- Come siete venuto a conoscenza di quest'informazione? - gli domandò sottovoce, lanciandosi sguardi furtivi attorno.
- Ho le mie fonti... - si limitò a rispondere laconico il giovane con un sorriso arrogante prima di attaccarsi ancora una volta alla bottiglia, scolandosela del tutto.
- ...Dobbiamo partire il più presto possibile: prima che la notizia corra il rischio di diffondersi. - osservò poi Sterling, sovrappensiero – ...Ma senza dare nell'occhio. Partiremo a mezzanotte, vedete di informare anche il resto della ciurma con la massima discrezione. - aggiunse poi scrutando serio il ragazzo.
Hector ghignò sardonico, soddisfatto della notizia, annuendo in risposta alla raccomandazione del capitano.
- Provvedo subito! - gli assicurò mentre si alzava, abbandonando la bottiglia vuota sul tavolo – Ci vediamo a mezzanotte al molo.
Poi, senza aggiungere altro, se non un cenno di saluto sfiorandosi l'ampio cappello, il ragazzo si allontanò a grandi falcate, facendosi largo tra la massa malferma di pirati perlopiù ubriachi che affollava tutta la sala. Richiamò poi l'attenzione di Sam con un colpetto dietro il capo, distraendolo dalle maliziose lusinghe che stava riservando ad una donna che sembrava aver bevuto decisamente troppo rum per stare davvero ad ascoltare il ragazzo.
- Avvisa tutta la ciurma che si salpa a mezzanotte: massima discrezione. - gli sussurrò poi con fare eloquente, palesandogli l'urgenza della faccenda.
Sam arricciò contrariato il naso, spiaciuto di quella notizia che l'avrebbe portato, almeno momentaneamente, a rinunciare alla dolce compagnia che aveva abbordato.
- Ordini del capitano. - aggiunse sogghignando Hector come a discolparsi e assicurandosi al tempo stesso che il compare eseguisse gli ordini.
Questi si limitò ad un grugnito irritato ed un cenno d'assenso, lasciando la donna a finire di scolarsi il boccale di liquore che teneva tra le mani pallide. Hector lo osservò allontanarsi con un sorrisetto soddisfatto, prima di voltarsi con un ampio ghigno malizioso verso la preda abbandonata da Sam. Questa ricambiò il sorriso con una risata impastata dall'alcool, buttando subito le braccia al collo del ragazzo.
- Buonasera, Rose... - la salutò lui, seducente, con un soffio invitante mentre le passava una mano attorno alla vita, tirandola a sé prima di tuffarsi sulle labbra piene ed esperte della donna.

*


Il caos che regnava nella sala non aveva accennato a sfumare nonostante l'avanzare della notte: solo alcuni uomini erano spariti a nascondersi nelle camere al piano di sopra o nei vicoli bui e tortuosi della città con qualche donnina allegra, decidendo di consumare la notte lontano dalla folla che gremiva la locanda; ma erano stati subito sostituiti da altri pirati vogliosi di lasciarsi naufragare nei fiumi di alcool, chiacchiere sguaiate e risse furiose che le ampie sale delle taverne offrivano loro.
L'aria all'interno della
Sposa era diventata quasi irrespirabile, viziata dalla costante presenza dei corpi accaldati e del fumo delle pipe. Ma Sterling, seduto in un angolo della locanda, immerso nel suo boccale di rum e nei suoi pensieri, sembrava non curarsene minimamente. Alzò lo sguardo solo quando sentì dei passi leggeri avvicinarsi presso di lui: un giovane ragazzo si era preso la libertà di scostare la sedia, sistemandosi seduto difronte a lui, dall'altro capo del logoro tavolo. Le folte sopracciglia del capitano si aggrottarono appena con un misto di curiosità e sorpresa mentre scrutava il volto del giovane uomo: portava dei piccoli baffi marroni sopra le labbra piene; il volto era parecchio sporco da quelle che sembravano macchie di fuliggine e cenere; una bandana vermiglia gli copriva quasi completamente il capo, lasciando solo intravedere i capelli che sparivano sotto di essa, ed un ampio cappello di feltro nero, rialzato da un lato ed adornato di una lunga piuma bianca e vaporosa, era stato ben calcato sulla testa.
- Cosa posso fare per voi, figliuolo? - domandò poi l'uomo con una certa stizza nel tono della voce: non aveva affatto voglia di parlare, non dopo quanto gli aveva appena riferito Hector.
Il giovane sogghignò appena, sistemandosi meglio sullo schienale della sedia, appoggiando i gomiti sul tavolo e congiungendo le mani sotto il mento con tutta calma. Fissò intensamente l'uomo con i suoi occhi profondi, facendosi di colpo estremamente serio.
- Desidererei arruolarmi nel vostro equipaggio, capitano. - gli spiegò poi con una tale decisione nella voce, che fece capire a Sterling che il ragazzo doveva averci pensato su da un pezzo.
- E per quale motivo avreste deciso ciò?- molti capitani non si curavano, solitamente, delle motivazioni che spingevano le varie anime e lasciare tutto per donare il proprio cuore al mare, purché le braccia su cui contare fossero molte; ma lui non la pensava allo stesso modo: ci teneva a venire a conoscenza di quanto induceva ogni individuo ad una così drastica decisione prima di prenderli a bordo. In quel modo poteva comprendere quanto un marinaio gli sarebbe stato fedele o meno, se si sarebbe impegnato attivamente oppure avrebbe sfruttato la presenza a bordo come passaggio. Non importava se qualcuno mentiva: aveva imparato a distinguere bene la menzogna dalla verità da molti anni, in quel campo.
Negli occhi del giovane sembrò passare l'ombra di un sorriso ad una tale domanda, ma rimase ugualmente serio, fissando ancora più intensamente il volto del capitano.
- Ci sono tanti motivi, signore, per cui mi vorrei arruolare... - cominciò poi prendendo a lisciarsi distrattamente i baffetti - ...Ma tutti possono essere riassunti in una sola parola: libertà. - aggiunse mentre i suoi occhi scintillavano a quella parola, quasi a riflettere lo splendore di quell'ideale – Vorrei arruolarmi per poter sfuggire al giogo e alle catene che questo posto maledetto mi ha stretto addosso, soffocandomi e schiacciandomi giorno dopo giorno sempre di più. Voglio liberarmi dal peso opprimente di dipendere da un lavoro che odio e per il quale vengo sfruttato. Voglio fuggire dal bastone dell'oste, dagli schiaffi e le risa dei cuochi di questa maledetta taverna dove sono garzone... Voglio scappare da questa follia, dalla follia della gente, dalle sfacciate urla delle prostitute e quelle ubriache degli uomini. Ho bisogno di sentirmi libero: libero di scegliere della mia vita; libero di andare dove voglio, di fare quello che davvero voglio senza più costrizioni, né punizioni. Voglio sentire il viso abbrustolirsi al sole e la spuma dell'onda inzupparmi i vestiti; voglio sentire le grida del capitano che detta manovre e le mie mani scottare dopo aver tirato le cime delle vele; voglio sentire il brivido della paura durante una tempesta mentre la nave s'impenna pericolosamente prima di tuffarsi nel ruggito delle onde o la scarica di adrenalina al boato assordante dei cannoni che prelude allo scontro. Voglio sentire e provate tutto questo sulla mia pelle: a volte sarà difficile, altre doloroso e stancante, ma almeno saprò di essere vivo... di essere libero. - declamò con enfasi mentre le guance gli s'imporporavano appena nella foga della spiegazione, nell'ammissione di quel desiderio incontenibile che gli invadeva tutto il corpo, spingendolo a compiere quel “grande passo”.
Sterling ascoltò con attenzione mentre si rigirava il boccale vuoto tra le forti e nodose mani: il ragazzo sembrava proprio sapere il fatto suo e la determinazione ferrea che gli leggeva negli occhi erano la conferma della sincerità di tali idee, di quella voglia disperata di libertà. Sogghignò con fare soddisfatto, battendo il palmo della mano sul tavolo come a conferma del proprio compiacimento a quel discorso.
- Mi piace il vostro spirito, figliolo!- esclamò puntandogli contro un dito, ridacchiando – A quanto avete detto eravate garzone in questa locanda, giusto? - chiese conferma, prendendo a giocherellare con una delle treccine della folta barba.
- Sissignore! - esclamò prontamente il ragazzo con un sorriso speranzoso, attendendo trepidante il verdetto finale del capitano.
- Quindi mi auguro che voi sappiate cucinare bene... - continuò poi Sterling, ridendo divertito nel leggere l'impazienza sul volto del giovane.
- Piatti gustosi come i miei non li avete mangiati, né li mangerete mai! - gli assicurò in risposta questo con un ghigno divertito, di chi la sa lunga.
- Lo spero bene, ragazzo! Perché da ora in avanti siete il cuoco ufficiale della Nemesis! - lo informò allegro questo: quel ragazzo capitava a fagiolo, dato che avevano giusto bisogno di qualcuno che s'intendesse di cucina e che non rischiasse di avvelenare l'intero equipaggio come era quasi capitato con il precedente “cuoco” - Salpiamo a mezzanotte in punto: vedete di farvi trovare al molo, che abbiamo fretta di partire. - aggiunse poi, facendosi estremamente serio.
Al giovane gli si illuminarono gli occhi alla conferma dell'arruolamento, ed un inevitabile sorriso di gratitudine gli si dipinse sulle labbra. Annuì poi serio alla raccomandazione di Sterling.
- Aye aye, capitano, non temete: ci sarò. - gli promise con un sorriso deciso prima di congedarsi con un gesto di saluto, toccandosi il cappello – A dopo, signore.
- Aspettate! Non mi avete detto il vostro nome! - gli ricordò Sterling, fermandolo prima che venisse inghiottito dalla calca.
- Chris Ramirez. -rispose questo con un sorriso prima di voltarsi nuovamente e sparire tra la folla.
Se il capitano avesse guardato meglio, forse avrebbe notato i fianchi leggermente troppo larghi del normale, la camminata con un vago accenno di sinuosità e il leggero rigonfiamento al petto... a quanto pareva non aveva notato il mio sorriso di scherno nel constatare le mie doti di attrice mentre mi allontanavo, facendomi largo tra l'orda di pirati che affollavano la sala.

  
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