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Autore: lames76    03/10/2011    1 recensioni
Tutto ha avuto inizio quando Elos mi ha fatto leggere alcuni racconti che aveva preparato come background per un suo personaggio di un gioco online. Mi appassionarono molto e decisi di scrivere qualcosa nella stessa ambientazione.
E' passato molto tempo da allora e sono scucesse varie cose, ora l'ispirazione pare essere tornata e mi sono deciso a publicare qui quello che ho prodotto finora.
Ho integrato il racconto con un'ambientazione originale da me inventata, l'ho dovuto solo leggermente modificare per farcelo stare.
Spero vi piaccia e vi appassioni, attendo e spero di ricevere commenti e consigli!
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17


Quando aprì gli occhi stentò a ricordare cosa era successo.
Vedeva quello che pareva un soffitto fatto di pelli... si sollevò di scatto.
Erano finiti in una trappola dei Lupi!
Adesso era seduto in un letto fatto di pellicce di lupo. Indossava solo i suoi vestiti, non c’era traccia delle sue armi o della sua armatura. Non si sentiva debole e non pensava di avere delle ferite e proprio questo lo sconcertava.
I Lupi non prendevano prigionieri e soprattutto non li lasciavano liberi, senza legarli.
Era dentro una grande tenda, oltre al letto di pellicce in cui giaceva c’era solo un grande baule di legno.
Il lembo dell'apertura si scostò e, per un attimo, il cavaliere pensò di fingere di stare ancora dormendo, ma poi decise di rimanere sollevato per vedere chi fosse il suo ospite. Lo avrebbe affrontato senza paura o timore.
All’interno della tenda entrò una ragazza, aveva i capelli castani leggermente ricci molto lunghi, occhi color nocciola ed un fisico minuto ma ben proporzionato. Stringeva in mano un lungo bastone che le dava almeno un braccio sopra la testa ed indossava degli abiti di pelle dalle tonalità verde e marrone. Una sorta di piccolo diadema di legno le ornava la fronte ed un pendaglio di ambra le pendeva dal collo.
«Ben sveglio!»
Appena sentì la voce della donna la riconobbe.
Era la voce del suo sogno.
«Vedo che mi hai riconosciuta», gli regalò un sorriso solare che gli fece perdere immediatamente ogni intento violento.
Prima che potesse chiedere nulla tornò a parlare, «Ti avevo promesso delle spiegazioni e le avrai, ma prima credo tu voglia vedere il tuo compagno ed il tuo cavallo»
Gli fece un gesto come ad indicare l’esterno e poi scivolò fuori.
Pardisan si sollevò in piedi e trovò i suoi stivali riposti vicini al letto. Dopo averli indossati si mosse per uscire scostando il lembo della tenda.
Rimase agghiacciato.
Attorno a lui c’erano dei Lupi.
Anzi! Si trovava al centro di un villaggio dei Lupi!
«Vieni lui si trova qui», la voce della ragazza lo riscosse dai suoi pensieri.
Un po’ titubante e timoroso, lasciò l’ingresso della tenda e si avvicinò a lei, che si trovava vicino ad una grande staccionata. Immediatamente vide Korvus al suo interno ed il destriero si avvicinò a lui sbuffando.
«Come vedi sta bene, anche se ha fatto un po’ di capricci, quando si è svegliato», indicò uno degli assi della staccionata che era incrinato, «Seguimi ti porto dal tuo amico prima che si svegli, non vorrei che anche lui facesse i capricci», riprese a camminare dandogli le spalle ed avviandosi verso un’altra tenda.
Il cavaliere si chiedeva chi fosse quella donna e perché non era ancora stato ucciso, visto che i Lupi lo guardavano con profondo odio.
Raggiunsero un’altra tenda, molto simile a quella in cui si era risvegliato lui poco prima e la ragazza gli fece cenno di entrare mentre lei restava fuori.
Il cavaliere si infilò dentro e capì che, effettivamente, questa era esattamente identica alla sua. Gwar giaceva steso su di un letto di pellicce e sembrava essere in procinto di svegliarsi.
Quando lo fece saltò a terra con una velocità inaudita, pronto a saltare alla gola di colui che era entrato, ma riconobbe il cavaliere e si fermò.
«Costa sta succedendo?», chiese allarmato guardandosi attorno.
«Vorrei saperlo anche io... siamo all’interno di un accampamento dei Lupi», il cavaliere si era avvicinato e gli parlava a voce bassa, «Non ne so molto, so solo che la ragazza del mio sogno è qui fuori»
«Che cosa vuole da te?», chiese ancora la guida, adesso anche lui sotto voce.
«Non lo so, ma intendo scoprirlo», tornò a sollevarsi in piedi, «Tu resta qui, non credo correrai pericoli, tornerò appena ne saprò di più»
L’altro lo guardò in modo strano, ma poi annuì. Digrignò i denti, «Vorrei almeno avere le mie armi...»
«La vostra roba è all’interno del baule», da fuori la voce della ragazza giunse leggermente ovattata, «Ma preferirei non le prendeste»
Gwar sollevò un sopracciglio poi si alzò ed aprì il contenitore afferrando la sua spada corta ed il suo pugnale assicurandoseli in vita. Pardisan lanciò ancora un’occhiata al compagno e poi uscì.
«Passeggiamo», gli disse subito la ragazza avviandosi.
Il cavaliere la seguì e lei, senza dire nulla e con passo tranquillo, imboccò un sentiero che portava fuori dall’accampamento. Quando furono ad una ventina di metri dalle tende rallentò il passo in modo che in ragazzo la affiancasse.
«Come ti ho già detto nel sogno mi chiamo Vinya», sembrava assorta nello scrutare l’orizzonte, «Appartengo al popolo dei Noren, quelli che voi chiamate Lupi», pur apparendo calma sembrava leggermente esitante, come se quello che stava dicendo fosse di un’importanza colossale e temesse che il cavaliere male interpretasse le sue parole, «Sono una A’lideth, una... credo che voi ci chiamiate streghe...», il cavaliere si accigliò, stentava a credere che quella ragazza fosse una delle famose streghe dei Lupi, quelle che le madri della sua terra usavano per spaventare i bambini capricciosi, «Ma sono anche una Hi’ril Drakos, questa parola non ha una traduzione nella tua lingua...», per un singolo istante si mordicchiò il labbro inferiore tentennando visibilmente ma poi tornò a parlare in modo naturale, «Io non sono tua nemica... ed ho bisogno del tuo aiuto»
Pardisan riuscì a bloccare una protesta che nasceva da dentro di lui, che gli urlava che lei era una strega, che era, nonostante le apparenze, un Lupo e che doveva ucciderla senza pensarci due volte anche a costo di morire subito dopo.
Ma la curiosità e lo bloccò.
Sorprendentemente si rese conto che non era solo la curiosità. Da quando l’aveva sognata, per la prima volta, aveva sentito che... non sapeva neppure lui cosa avesse sentito a dirla tutta.
Lei vide il suo silenzio e quindi riprese a parlare, «Io non sono d’accordo con gli altri della mia razza... non sono d’accordo con le scorribande e le uccisioni... ma, anche se sono rispettata... anzi temuta a dire i vero... non ho la forza per fermarle... io...», le parole si fermarono.
Il cavaliere represse l’istinto di appoggiarle una mano sul braccio in segno di conforto.
Si sorprese della cosa, non la conosceva ed era una nemica, eppure...
«Vieni con me all’Ultimobastione», le parole gli uscirono di bocca prima che potesse anche solo pensarle.
Lei sorrise, un sorriso di gratitudine ma amaro, che le storse la bocca sottile, «Lo vorrei tanto...», mormorò a bassa voce, poi tornò determinata, «Devo fare una cosa, molto importante, per questo ho bisogno del tuo aiuto», vide l’espressione dell’altro e si affrettò a parlare, «Non ha a che fare con l’aiutare i Lupi è... un’altra cosa... ma dovrai venire con me da solo»
Lui si irrigidì, «Non posso abbandonare i miei...», si fermò. Non voleva rivelare al nemico(?) informazioni sulla composizione del suo gruppo.
«Ancora non ti fidi...», sospirò lei, «Già, non ti ho ancora dato motivo per farlo», mormorò, «Sappi che so perfettamente chi sono e dove sono i tuoi compagni e che se non siete ancora stati individuati dalla mia gente è anche grazie a me...»
Era una cosa un po’ difficile da accettare, ma per il momento, il cavaliere decise di fidarsi, anche perché aveva trovato molto strano l’essere riusciti ad addentrarsi così tanto nel territorio dei Lupi senza essere scoperti, «Prima ne devo parlare con il mio compagno e devo farlo da solo»
«Naturalmente», la voce di lei era tornata calma e distaccata, «Il tuo compagno sarà libero di andare e nessuno gli farà del male, di questo hai la mia parola»
Tornarono all’accampamento dove lui fu ricevuto di nuovo da una pioggia di occhiate cariche d’odio e si infilò nella tenda di Gwar.
«Che cosa hai scoperto?», chiese immediatamente la guida incuriosito.
Lui controllò che nessuno li potesse sentire e si avvicinò sussurrando, «Ha detto di essere una A’lideth...»
«Uno sciamano dei Lupi...», mormorò la guida annuendo.
«...vuole il mio aiuto per una missione che, ha detto, non riguarda i Lupi», l’altro lo guardò in modo strano.
«Non li riguarda?», aggrottò le folte sopracciglia in modo buffo, «Solitamente le A’lideth vivono solo per aiutare, guidare e servire la loro gente...»
«Non so se è importante, ma ha detto di essere anche una Hi’ril Drakos , a quelle parole Gwar impallidì, sgranò gli occhi ed emise una specie di rantolo.
Il cavaliere lo osservò confuso e l’altro aprì la bocca, « Hi’ril Drakos è una parola della lingua dei Lupi che ha influenze elfiche... si dice che moltissimo tempo fa i Lupi fossero un popolo pacifico e che fosse stretto alleato degli elfi», sospirò abbassando ancora di più la voce, «La parola significa... Signora dei Draghi»
   
 
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