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Autore: RoseScorpius    03/10/2011    47 recensioni
Hermione Granger, nonostante i suoi quarant’anni, era ancora una bella donna. E per quanto schifo potesse farmi l’idea di mia madre che si rotolava su un letto con un uomo che non fosse mio padre (bhe, anche con lui… insomma, credo che a tutti i figli farebbe piacere credere alla storia della cicogna), avrei dovuto immaginare che dopo il divorzio non avrebbe preso un voto di castità. A volte capitava addirittura che mi parlasse dei tizi con cui usciva, e generalmente sopportavo l’idea di lei e un altro piuttosto bene, a patto che non portasse nessuno dei suoi ammiratori a casa. Dio, magari li portava comunque, ma come si dice, occhio non vede, cuore non duole. E figlia non s’incazza.
Di una cosa, comunque, ero sempre stata sicura: mia madre non si sarebbe mai risposata.
… E quando mai io avevo avuto ragione su qualcosa?

STORIA IN REVISIONE
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita è un biscotto ma se piove si scioglie'
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22.
Mai fidarsi dei Malfoy

 

Dopo una lunga ed attenta riflessione sono giunta alla seguente conclusione: la fiducia è come la colombella – o la patatina, o la cosina, o... insomma, chiamatela come vi pare. Era solo per capirci senza usare eccessive volgarità. Ma comunque, stavamo dicendo... la fiducia è come la colombella: meno la dai in giro meno possibilità hai di restarci fottuta.
Se avete un minimo di sale in zucca fate tesoro di quello che ho appena detto ed imparate a custodire gelosamente la vostra fiducia (a proposito, chissà se esistono delle cinture di castità per la fiducia... dovrei chiedere allo zio George se in negozio ne ha qualcuna), perché, credetemi, imparare la lezione a proprie spese non è mai piacevole. Specie se ad insegnarvela è un Malfoy.
Oh, a proposito, piccolo post scriptum: mai fidarsi dei Malfoy. Qualunque cosa vi raccontino, potete star certi che non è la verità. O se lo è, come minimo è più ritoccata della moglie di un chirurgo plastico.

***

[…] Mamma sbuffò, contrariata presumibilmente più per essere stata messa a tacere prima di poterlo insultare che per l'ingiusto trattamento riservato al sedentario Scorpius. « E quindi? » chiese.
« E quindi sposami. »

Ci furono un paio di lunghi istanti di silenzio, durante i quali me ne stetti con la schiena appoggiata alla parete, la testa stranamente vuota e la netta sensazione che ci fosse qualcosa che non andava.
« Prego? » gracchiò la voce di mamma, incredula.
« Sposarsi, hai presente? » rispose Draco, con un tono da maestrino che trovai quasi più irritante delle sue solite maniere da arciduca « Quando due persone si amano tanto tanto e decidono di... »
« Lo so cos'è un matrimonio, Malfoy! » sbottò mamma.
Matrimonio... quella parola aveva un suono decisamente inquietante, ma al momento avevo la testa troppo vuota anche solo per accorgermi di avercela vuota.
La voce di Draco riempì l'intero spazio tra le mie orecchie, sostituendosi alla nebbiolina che mi aleggiava nel cervello. « E allora sposami. »
Sposami... decisamente non doveva essere una cosa bella, visto il modo in cui rispose mia madre.
« Ma non se ne parla! »
« Non mi ami? » chiese Draco.
Amore... quella sì che era roba davvero inquietante. Tentai di formulare un pensiero che avesse una parvenza di senso sul motivo per cui tutte quelle parole suonavano così apocalittiche, ma quando l'unica cosa che mi venne in mente fu un abito rosa da damigella con cui i miei capelli avrebbero fatto a pugni capii che mi stava sfuggendo qualcosa. Decisamente.
« Ma io... sì che ti... » balbettò mamma, che evidentemente aveva i miei stessi problemi nel trovare delle parole che accostate formassero una frase di senso compiuto « ma insomma, non è questo! »
« E cos'è, allora? » s'informò Draco, con voce cortese.
Mamma esitò, probabilmente presa alla sprovvista dal tono calmo del suo interlocutore. Lei dal canto suo sembrava sempre più agitata, mentre sparava parole una dietro l'altra alla velocità della luce. « È che... avanti, lo sai, è troppo presto. Non sono divorziata da nemmeno un anno e già... »
« Un anno e tre mesi. » la corresse Draco « Che è quando avete chiuso la pratica legale. Ma se conti che avete cominciato a vivere separati quasi due anni fa e che avevi deciso di divorziare già qualche anno prima è più o meno da quattro anni che non sei più sposata. »
Tutta quella pignoleria d'informazione sembrò contribuire a farla tornare un po' in sé, perché la sua risposta acquistò un tono deciso e battagliero. « E con questo dove vuoi arrivare? »
« Al punto in cui tu mi dici “sì, lo voglio”. »
« Ma io non lo voglio! » protestò lei.
« Sì che lo vuoi. » tagliò corto Draco « Sposami. »
« Ti ho detto di no! »
« E io ti ho detto di sposarmi. »
Le loro parole mi scorrevano nel cervello come le notizie scritte nella stretta fascia lungo il lato basso dello schermo, durante il telegiornale: passavano, avevo il tempo di registrarle, ma poi svanivano nel nulla prima che il mio cervello potesse elaborarle. Però forse avrei preferito leggere di un “ragazzo tredicenne morto suicida nell'Essex” o di una “madre ventenne arrestata: aveva lavato il figlio nella lavatrice” piuttosto che starmene là ad ascoltare quelle parole di cui il mio cervello si rifiutava ancora di cogliere il significato.
« Non posso, non sono pronta per sposarmi di nuovo, io... »
La voce di mamma era tornata incerta, adesso. Per Draco metterla a tacere fu fin troppo facile.
« Non sarai mai pronta. » disse « Quindi tanto vale che mi sposi adesso. »
« Non è vero che non sarò mai pronta! » protestò lei con veemenza « E smettila di mettermi pressione, ti assicuro che non fun...»
Draco la interruppe di nuovo. « Sì che è vero. » sentenziò « Hai paura di sbagliare di nuovo, come hai fatto con Weasley. E non provare a negarlo, perché sappiamo benissimo che è la verità. »
« No, io non... »
« Sì invece. Sposami. » sentenziò Draco.
Se non altro dovevo riconoscergli che non era da chiunque mettere Hermione Granger con le spalle al muro in quel modo. Mia madre però non sembrava disposta a cedere tanto facilmente.
« Con l'insistenza non otterrai niente; ti ho già detto che non se ne parla. »
Il tono era lo stesso che usava quando le chiedevo il permesso di restare ad una festa fino alle tre di notte e lei mi rispondeva che me lo potevo scordare, e ne fui molto lieta. Non ero ancora riuscita ad instaurare tutte le connessioni neuronali sufficienti per realizzare appieno cosa diamine stesse succedendo, ma il mio sesto senso Weasley mi diceva che sarebbe stato decisamente molto meglio se mia madre avesse continuato ad opporre una strenua resistenza alle insistenze di Draco. Il quale, intanto, decise di cambiare strategia.
« Perché scusa? » chiese, riuscendo a sembrare davvero stupito « Tu mi ami e io ti amo. Viviamo nella stessa casa, dormiamo nello stesso letto, cosa cambia se ci sposiamo? »
« Niente. Quindi non capisco che fretta hai di... »
« Sposami. »
Così però non valeva: l'argomento di mia madre era buono, non poteva interromperla ogni volta che apriva bocca.
Ma per fortuna mamma continuava a tenere duro. « No, non posso sposarti. »
« Sì che puoi, » la contraddisse Draco « basta dire quella parolina magica... su, non è difficile. »
« Malfoy! » sbottò lei « Ma ti sembra questo il momento di scherzare? »
« Oh, ma io sono serissimo. » le assicurò « Sposami. »
« No. »
Per un attimo Draco tacque e sembrò sul punto di accettare la sconfitta, prospettiva che mi causò un gran sollievo, ma prima che la mia ansia potesse placarsi del tutto tornò alla carica.
« Non sarà un errore, Hermione, te lo giuro. » per la prima volta in quella conversazione pronunciò il suo nome, e lo pronunciò con un'intensità tale da rendere impossibile dubitare anche solo per un secondo della sincerità delle sue parole e dei suoi sentimenti « Non permetterò che lo sia. »
Oh, la puntava sul sentimentalismo adesso? Ma così non valeva! Era vile e meschino e...
« Ci vogliono due persone per far stare a galla un matrimonio. » osservò mamma, molto saggiamente. Per fortuna lei aveva un gran bel cervello e gli sapeva tenere testa.
« Beh, è perfetto, perché di solito ci si sposa in due. »
Accidenti, anche la risposta di Draco era buona, però. Mamma doveva pensare la stessa cosa, perché non le restò altro che sbottare il suo nome con palese irritazione.
« Draco! »
« Hermione. » replicò lui, con voce pacata « Se ci sposassimo tu vorresti che il nostro matrimonio fosse un disastro? »
Se c'era una cosa che non si poteva proprio negare era che i Malfoy, quando si trattava di giocare sporco, erano imbattibili – considerai, con crescente irritazione.
Dopo quella domanda mamma si trovò davvero messa alle strette. « Ma no, » balbettò « certo che no... »
« Perfetto, nemmeno io lo voglio. » concluse Draco, soddisfatto « Quindi siamo in due, vedi? »
Accidenti, quell'uomo era davvero un osso duro. Ma perché accidenti a lui non se n'era andato a fare l'avvocato in qualche paese lontano millemila miglia da me e da mia madre?
Anche mamma sembrava d'accordo con il mio ragionamento, perché quando parlò la sua voce suonò alquanto irritata. « Hai intenzione di continuare ad assillarmi con questa storia ancora per molto? »
« Finché morte non ci separi. »
« Oh, piantala! » sbottò.
« Sposami e la pianto. » replicò Draco, sornione.
Ah, adesso passava pure al ricatto, eh? Facile così! Avrebbero dovuto squalificarlo, altroché...
« Sul serio, la smetti di rompere se ti sposo? » volle sapere mia madre.
Decisamente troppo facile...
« Beh, è una promessa un po' grossa... » tentennò Draco « ti va bene se la smetto per una settimana? »
Mamma sbuffò. « Non lo so, devo pensarci. »
Ah, accidenti, stava cominciando a perdere terreno...
« Lo prendo per un sì. » dichiarò la voce soddisfatta di Draco.
« Non è assolutamente detto che diventi un sì! »
Protestò lei, ma ancora una volta Draco aveva la risposta pronta sulla punta della lingua.
« Cinque minuti fa era un no, adesso è un forse: » osservò, tutto gongolante per la vittoria che ormai pareva sempre più prossima « fra cinque minuti sarà un sì. »
Mamma sospirò, sconsolata. « No, ti prego, risparmiami. Non ce la faccio a sopportarti per altri cinque minuti. »
« Quindi è un sì? » insistette Draco.
« … sì. »
Oh, no, si era proprio arresa! Miseriaccia, non si poteva darla vinta così ad un Malfoy!
« Ma non prima di sei mesi, » rettificò « anzi è meglio un anno, e poi dobbiamo stabilire delle regole, per esempio d'ora in poi dovremo... »
« Stupendo, stai zitta adesso. » la interruppe Draco « Neanch'io ce la faccio a reggerti per altri cinque minuti. »
Le loro voci finalmente tacquero ed io di colpo realizzai di essere ancora immobile nell'ingresso, con le chiavi di casa in una mano, la valigia nell'altra e gli occhi sgranati. E, cosa ben più grave, realizzai che mia madre aveva appena accettato di sposare Draco Malfoy.
Chiavi e valigia caddero di botto sul pavimento, schiantandosi sul parquet con un tonfo.
Non ci potevo credere, non era possibile...
Merlino, ditemi che è solo un brutto sogno!”

***

Ma un brutto sogno non era, perché prima o poi tutti i sogni – anche i più orrendi – finiscono, mentre alle quattro di quel pomeriggio ero ancora barricata in camera mia, in totale isolamento dal mondo, e i due idioti di cui sotto avevano ancora tutte le intenzioni di sposarsi. Anzi, con il passare delle ore la situazione divenne se possibile addirittura peggiore: con un'orecchia oblunga scovata in fondo al baule di scuola potei appurare che i due idioti di cui sopra non solo erano assolutamente convinti di sposarsi (gli iniziali dubbi di mia madre scomparvero misteriosamente davanti ad un anello con diamante) ma erano così impazienti di farlo da non poter attendere fino alla fine dell'estate.
« Il trentuno di agosto? » chiese mamma, incredula.
Dalla mia postazione accanto alla finestra della mansarda soffocai a stento un conato di vomito.
Ma stiamo scherzando? Neanche il trentuno agosto di fra cinquant'anni!
« Precisamente. » confermò Malfoy.
« Ma... ma è presto e... insomma, non possiamo mica organizzare tutto in due settimane... ci vuole tempo per queste cose e... »
« Ho già pensato a tutto. » la interruppe Malfoy.
Mamma tacque per un paio d'istanti. Poi, con tono accusatorio, disse. « Come sarebbe che hai già pensato a tutto? »
« Ho prenotato il posto, fissato la data, organizzato il ricevimento... » elencò Malfoy, tranquillo « Ah, a proposito, ho anche prenotato per la luna di miele. Mi piaceva l'idea di farla in estate, perciò immagino non ti dispiaccia se l'anticipiamo un po'... »
Serrai le dita sul sottile filo color carne dell'orecchia oblunga.
Quel viscido, schifoso...
« Aspetta un secondo, fammi capire. » lo interruppe mia madre « Tu avevi già organizzato tutto? Insomma, davi per scontato che ti avrei detto di sì, non è così? »
« Beh, può darsi... » ammise Malfoy.
Persino senza vedere l'espressione gongolante che gli si era certamente dipinta sul volto aguzzo mi venne voglia di strangolarlo. Anche a mamma doveva essere venuta una discreta voglia di farlo, perché sbottò.
« Tu! Tu sei un... un... »
« Un? » la incoraggiò Malfoy.
Mia madre sbuffò, irritata. « Lascia perdere, ormai ci ho fatto l'abitudine. Comunque sappi che prima o poi te la farò pagare: non esiste che organizzi tutto alle mie spalle senza nemmeno chiedermi se... »
« Sì, sì. » la interruppe Malfoy, bonario « Un grazie è sufficiente. »
« E come la metti con i ragazzi? » insistette mamma, che non sembrava per nulla disposta a farsi strapazzare a piacimento da Malfoy « Non possiamo sposarci così, di punto in bianco, come se ci fossimo solo noi due in questa famiglia. Scorpius non mi è sembrato particolarmente entusiasta  della notizia e, nel caso ti fosse sfuggito, Rose non l'ha presa per niente bene: è barricata in camera sua da stamattina ed ogni volta che provo a parlarle... »
« Lasciala stare, le passerà. È naturale che in questo momento ce l'abbia a morte con entrambi, ma se le dai il tempo di sbollire un po' vedrai che... »
« Non venire a darmi lezioni sulla psicologia di mia figlia! » sbottò mamma « Sono sua madre e la conosco molto meglio di te: non ha voluto mangiare niente oggi e se arriva a saltare il pranzo di sua spontanea volontà fidati che non le passerà tanto in fretta. »
Malfoy sbuffò e per un paio d'istanti sperai che non trovasse nulla da replicare e convenisse con mia madre che era decisamente il caso di annullare il matrimonio, tornare a vivere in case separate e non parlarsi mai più per il resto della loro vita. Ma appena ebbi formulato quel pensiero, naturalmente, le mie speranze vennero abbattute.
« D'accordo, senti, non sto cercando di darti lezioni su come comportarti con tua figlia. » disse Malfoy « I vostri problemi sono una cosa che riguarda voi due sole e, credimi, ci tengo abbastanza alla pelle da non avere la minima intenzione d'intromettermi. » tacque per un paio d'istanti, poi tornò alla carica « Senti, Hermione, non so cosa pensi ma ci tengo anche io a tua figlia e l'ultima cosa che voglio è farla stare male: se lei non mi avesse odiato ti avrei chiesto di sposarmi già mesi fa, ma non l'ho fatto perché non mi sembrava corretto nei confronti né tuoi né tantomeno suoi. Negli ultimi tempi però abbiamo cominciato ad andare un po' più d'accordo, così ho pensato che avrebbe potuto accettarlo se avessimo deciso di sposarci. Lascia che le parli io quando si sarà un po' calmata: può avercela con te per non averle chiesto niente prima di accettare la mia proposta, ma il problema principale resta una questione tra me e lei. E ti prometto che... »
Non seppi mai cosa le aveva promesso, perché lasciai che l'orecchia oblunga precipitasse giù dalla finestra e sbattei le imposte con forza, chiudendomi dentro. Non che mi servisse a qualcosa ascoltare la fine del suo viscido discorso: avevo già ascoltato abbastanza.
Non ci posso credere! Mi ha usata per arrivare a mia madre!
Di colpo tutto acquistò un senso: la falsa solidarietà di Draco, la sua gentilezza, gli sguardi complici... Non glie n'era mai importato un accidenti di andare d'accordo con me: faceva tutto parte del suo malvagio piano per convincere mia madre a sposarlo. Se avessi continuato a detestarlo, come una qualsiasi persona dotata di una seppur mediocre intelligenza avrebbe fatto, mamma non avrebbe mai accettato di sposarlo, invece mi ero fatta abbindolare come l'ultima dei cretini e lui ne aveva prontamente approfittato per tendere la sua trappola a mia madre.
Serrai i pugni, sibilando un paio di parolacce irripetibili: era un'idiota, un'ingenua, una credulona...
Aaargh! Non mi fiderò mai più di Draco Malfoy!

***

Quella sera mia madre e l'individuo (dopo avermi subdolamente raggirata per entrare nelle grazie di mia madre poteva scordarsi di avere un nome) decisero di festeggiare il loro f... fid... - oh, al diavolo, quello! – andando a cena fuori. Il lungo abito da sera di mia madre e l'abbigliamento anche più disgustosamente snob del solito che sfoggiava l'individuo suggerivano qualcosa di terribilmente romantico, ragion per cui continuai a sperare per tutta la sera che si spaccassero in mille pezzi durante una materializzazione congiunta particolarmente mal riuscita. In quel momento sarei stata capace di ridere come una pazza sadica sul corpo oscenamente smembrato dell'individuo, ma non paga di quel bagno di sangue Malfoy probabilmente mi sarei anche rallegrata alla vista del cadavere di mia madre. In fondo non mi risultava che l'avessero messa sotto Imperius per farle accettare l'indecente proposta di quel vomitevole individuo.
Tirai un gancio tutto forza e niente tecnica al sacco da boxe, ricavandone solo una discreta dose di dolore e nessuna parvenza di soddisfazione.
Merlino, la odio!
Mi aveva promesso che non avrebbe più preso decisioni importanti di quel genere senza prima non dico consultarmi (cosa che sarebbe stata comunque auspicabile, se non altro per mandare avanti la farsa della famiglia democratica) ma almeno informarmi; e invece lo aveva fatto di nuovo, infischiandosene di me e della mia opinione senza il minimo senso di colpa.
Tirai l'ennesimo pugno furibondo al sacco da boxe, scorticandomi le nocche e fregandomene di essermele scorticate. Ero così furiosa che l'intenso bruciore provocato dalle ferite alle mani mi dava quasi sollievo: se non altro distoglieva la mia attenzione dal vomitevole quadretto di mia madre in abito bianco e dell'individuo ai piedi di un altare.
Li odio. MI odio. Come diavolo ho fatto a farmi fregare in questo modo!?
Dovevo essere davvero un'idiota. Malfoy di punto in bianco si metteva a fare il simpatico e io che facevo? Non mi fidavo e gli suggerivo un modo particolarmente doloroso per suicidarsi? Ma no, certo che no, figurarsi: illuminata dalla mia somma intelligenza avevo pensato bene di credere alle sue viscide menzogne e farmi fregare come il più ingenuo primino di Tassorosso. Ma si poteva essere più cretini?
Appena sposata mia madre sarebbe entrato in modalità matrigna di Cenerentola e mi avrebbe sbattuta in un riformatorio per giovani maghi ribelli, ci scommettevo la bacchetta.
Tirai un montante al sacco, facendomi saltare un altro brandello di pelle dalla mano. Le mie labbra emisero un gemito di protesta, ma mi accorsi a stento del dolore che mi faceva pulsare e tremare i pugni. Anche perché avrebbero sicuramente pulsato e tremato per conto loro, al pensiero di quell'individuo.
Mi scagliai contro il sacco con tutta l'intenzione di eliminare gli ultimi residui di pelle che mi restavano sul dorso della mano destra, ma i miei salutari propositi furono bloccati sul nascere da un braccio pallido che mi si avvolse attorno allo stomaco, strattonandomi violentemente indietro.
Mi girai verso Scorpius, pronta ad uccidere se necessario, e mi liberai dalla sua presa con uno strattone. « Lasciami stare! » urlai, scagliandomi contro di lui per assestargli un meritatissimo pugno sul ventre.
Scorpius doveva esserselo aspettato, perché lo scansò facilmente e mi bloccò il polso con le sue dita affusolate che – accidenti a lui e a tutto il suo albero genealogico – a furia di suonare il piano avevano sviluppato una certa forza.
« Smettila. » disse, con voce ferma. Sembrava una maestra dell'asilo che rimprovera un bambino particolarmente molesto, dopo che ha tentato di scappare in giardino sotto la pioggia per la ventesima volta. In effetti il suo sguardo duro ed inflessibile mi faceva sentire precisamente una mocciosetta dell'asilo.
« Per Morgana! » sbuffò « È mai possibile che ogni volta che succede qualcosa che non ti sta bene devi per forza fare qualcosa di dannatamente stupido? Porca miseria, non è che se ti rompi un polso cambia qualcosa! »
Se all'inizio avevo avuto ancora qualche fievole intenzione di ribellarmi, dopo quella frase  rimasi completamente ammutolita. Ne avevo combinate di cotte e di crude con Scorpius: ci avevo litigato, lo avevo baciato, poi ci avevo litigato di nuovo, lo avevo visto piangere, avevo pianto per lui, avevo desiderato ardentemente di cancellarlo dalla faccia del pianeta, poi avevo sperato disperatamente che sarebbe rimasto con me, lo avevo consolato, gli avevo urlato contro, mi ero fatta consolare e mi ero fatta urlare contro, ma non mi era mai capitato di sentirmi fare la predica da lui. Insomma, fino a qualche settimana prima stare a sentire un Malfoy che aveva da ridire sulla mia condotta mi sarebbe parso semplicemente inconcepibile, ed ora invece eccomi là ad ascoltare Scorpius mentre mi diceva cose sensate – cose sensate per il mio bene – e mi teneva un polso con fermezza, ma senza farmi male.
« Avanti, vieni dentro. Tra l'altro sta per venir giù un acquazzone. » disse, accennando con il capo alle pesanti nuvole grigie che affollavano il cielo. « E fidati, stai già abbastanza male anche senza che ti venga una broncopolmonite. »
Ero talmente allibita dall'assurdità di quella situazione che lo seguii dentro casa senza opporre nemmeno un tentativo di resistenza. Mi sedetti sul divano con le mani posate sulle ginocchia, nella posizione in cui le aveva messe lui, ed attesi che tornasse in salotto con la cassetta del pronto soccorso senza muovere un muscolo. Non trovai il coraggio di protestare nemmeno quando cominciò a medicarmi le mani, anche perché avevo idea che mi avrebbe come minimo schiantata se avessi provato a farlo.
« La pozione disinfettante brucerà un po'. » mi avvertì, prima di cominciare a tamponarmi le ferite con un batuffolo di cotone imbevuto di liquido verdastro.
Più che bruciare puzzava parecchio – considerai, arricciando il naso. O forse in effetti bruciava anche – ritrattai, quando Scorpius appoggiò il batuffolo di cotone sopra una ferita particolarmente profonda – ma non molto più di quanto facessero le ferite per conto loro. Eppure di colpo sentii un tremendo pizzicore agli occhi e non riuscii a trattenere le lacrime, che presero a scorrermi silenziosamente sulle guance.
Merlino, mi sono trasformata in una fontana ambulante. Potrebbero usarmi per innaffiare le piante del giardino...
Era ridicolo... no, a dire il vero neanche un po': quando ero piccola non piangevo quasi mai, soprattutto non per idiozie, mentre da quando vivevamo con i Malfoy avrebbero potuto riempire una vasca idromassaggio di quelle grandi con tutte le lacrime che avevo versato, e più ci pensavo più mi veniva da piangere, perché piangere così tanto era una cosa assolutamente stupida.
Una lacrima cadde sul dorso della mano che Scorpius stava disinfettando. Il mio futuro fratellastro – ecco, ora che ci pensavo anche quello era un disastro di tutto rispetto: da quel momento in poi sarei stata innamorata del mio quasi-fratello – alzò lo sguardo su di me; era in ginocchio ai piedi del divano, di fronte a me, perciò i suoi occhi chiari erano appena qualche centimetro più in basso dei miei.
« Che fai, piangi? » chiese.
Non avevo assolutamente voglia di aprire la bocca, farmi andare di traverso le lacrime che mi si erano impigliate fra le labbra e rispondere qualcosa alla sua domanda – anche perché cosa voleva che dicessi? La risposta mi sembrava piuttosto ovvia –, di conseguenza risolsi d'ignorarlo e continuare a piangere in silenzio come se niente fosse.
Scorpius roteò gli occhi e cominciò ad avvolgermi la mano destra in una benda. « Tanto per sapere, hai intenzione di cominciare a comportarti da persona matura prima o poi? » La sua voce era seccata, ma non sembrava veramente arrabbiato. Non troppo, almeno. « Non puoi fare una tragedia per ogni cosa che non va esattamente come volevi che andasse: sai quante cose ti andranno storte nella vita? Se devi fare così ogni volta fai prima a suicidarti. »
Ti piacerebbe, eh?
Nell'angolino più desolato del mio cervello un'immagine sbiadita di Calvin mi fece notare che se era venuto a trascinarmi via dal sacco da boxe, rischiando di prendere una discreta dose di legnage, ed aveva pure perso tempo a medicarmi le ferite, tutto sommato l'idea di un mio possibile (probabile, se qualcuno non avesse provveduto a troncare la vita dell'individuo al più presto) suicidio non doveva fargli proprio tutto questo piacere. Ma non avevo la minima intenzione di cominciare a fare la persona matura e ragionevole proprio in quel momento, perciò mi sentii autorizzata a continuare a piangere e a pensare quello che volevo di Scorpius, che dal canto suo poteva pensare quello che più gli aggradava di me e del mio stadio di sviluppo mentale, tanto non me ne fregava un fico secco.
Gran cosa, l'autoconvinzione...” commentò Calvin.
Taci, sgorbio!
Scorpius fermò la fascia con un pezzetto di magiscotch e passò alla medicazione della mano sinistra. « Sai come si dice, no? Fare buon viso a cattivo gioco: ecco, è quello che dovresti imparare a fare tu ogni tanto. Il mondo non è stato creato per essere il tuo parco giochi personale; a volte devi fartene una ragione ed accettare di non poter sempre cambiare le cose. »
L'immagine di mia madre che si faceva infilare una fede al dito da quell'individuo m'invase la mente, accompagnata da una musica angosciante che dovevo aver sentito in qualche film horror, o al massimo in un documentario sui campi di concentramento babbani.
Accettare QUESTO?
Preferivo suicidarmi davvero, piuttosto.
Scorpius aveva finito di medicarmi entrambe le mani, ma continuò a tenerle fra le sue.
« Sai, all'inizio pensavo anch'io che essere liberi di decidere tutto della propria vita, a partire dai calzini da indossare la mattina per arrivare alle scelte grosse, quelle che cambiano veramente il corso di un'esistenza, fosse indispensabile per essere felici. » disse. Teneva gli occhi puntati da qualche parte sul pavimento, come se dire quelle cose lo mettesse parecchio in imbarazzo. « Invece ho imparato che essere liberi di fare tutto di testa propria il più delle volte significa solo essere liberi di fare la scelta sbagliata e privarsi delle occasioni che la vita offre: le cose migliori capitano sempre all'improvviso, quando meno te lo aspetti. Se non lasci che le cose facciano il loro corso rischi di perdertele. »
Per un attimo i suoi occhi verdi saettarono sul mio viso, poi scapparono di nuovo. Strinse un po' più forte le mie mani, ma allentò subito la presa e ricominciò a parlare. « Pensare solo a sé e alla propria felicità è il modo migliore per assicurare l'infelicità a se stessi e agli altri. Anche a me l'idea del matrimonio non va a genio, ma se avessi il potere di separare i nostri genitori non mi sentirei affatto meglio, sapendo di aver rovinato la felicità di mio padre. » Fece una smorfia che con un po' di fantasia avrebbe potuto esser fatta passare per un sorriso amaro « Lo so per esperienza che pensare da egoisti è molto più facile che non farlo, e so anche che ascoltare gli altri è molto difficile, soprattutto quando significa mettere da parte le proprie opinioni ed il proprio orgoglio e considerare l'idea di avere torto, ma vale la pena di farlo, ogni tanto. Tutti sbagliamo: non sempre, magari non del tutto, ma fin troppo spesso c'è qualcuno che ha più ragione di noi. Pensiamo sempre di essere gli unici a sapere cos'è il meglio per noi stessi, mentre siamo così sprofondati nelle nostre vicende da non riuscire a vedere più in là nostro naso. »
Le lacrime continuavano a solcarmi il viso in lunghe strisce sottili, gocciolando sulla maglietta sformata e sulla stoffa consunta dei jeans. Scorpius alzò gli occhi su di me.
« Sai cosa mi ha detto Al quando ha saputo del matrimonio? » chiese.
Non sprecai fiato per rispondergli e lui lo prese come un invito ad andare avanti. « Ha detto che non vede perché la cosa non dovrebbe farci piacere: ormai è ovvio che tua madre e mio padre hanno intenzione di mandare avanti questa relazione e questa specie di... » esitò « … famiglia... ed un matrimonio non cambierebbe nulla, se non che loro due sarebbero più felici – e tutti i figli sanno che un genitore più felice equivale a meno punizioni e più libertà. E poi magari con il matrimonio i tuoi parenti – forse anche i miei, ma non ci conto troppo – accetteranno definitivamente la loro relazione: potresti vedere tuo padre, tuo fratello ed i tuoi cugini molto più spesso e magari i tuoi genitori andrebbero anche un po' più d'accordo. » Fece una pausa, probabilmente aspettandosi che venissi illuminata da quelle parole e capissi di colpo il senso della vita. Visto che non successe nulla di tutto ciò aggiunse. « Ha detto questo. E sai che ti dico? Al sarà anche malato di ottimismo cronico e della sindrome di Cupido, ma questa volta ha maledettamente ragione: non è la tragedia che sembra e se anche lo fosse non potremmo farci assolutamente niente, quindi dobbiamo solo metterci l'anima in pace ed accettarlo. »
Insomma, il succo del discorso era che non potevamo fare un accidenti per evitare che mia madre facesse il più grosso errore della sua (e della mia) vita e sposasse l'individuo. Beh, lo avevo capito fin dall'inizio, quello.
Ora capivo perché Scorpius di solito era così taciturno: quando parlava per troppo tempo cominciava a sparare una marea di cazzate. Eppure sembrava che non avesse ancora esaurito la scorta di idiozie che aveva a disposizione per quella sera, perché parlò ancora. « Puoi smetterla di piangere? » chiese, esasperato « Non capisci che se te la prendi così ci stai solo male tu? Non ha alcun senso! »
Ma certo, naturalmente era tutta colpa mia. Se fossi stata una saggia zen come il signorino il mondo sarebbe stato tutto rose e fiori, le mie nocche avrebbero avuto ancora della pelle sopra e Scorpius non avrebbe dovuto perdere preziosi minuti da dedicare al suo studio selvaggio e masochista per fare la predica ad una mocciosa frignona.
Beh, nessuno gli aveva chiesto di farlo. E comunque non avevo la minima intenzione di prendere in considerazione le sue parole, per la cronaca. Né di smettere di piangere.
Scorpius sbuffò e lasciò andare le mie mani. Chiuse la cassetta del pronto soccorso con una manata secca al coperchio e si alzò, sollevandola. « Lo sai cosa? » sbottò « Fai un po' come ti pare, allora. Continua a pensare che tua madre se ne frega di te, che il mondo ti odia e che non c'è nessuno che ti ama. Ma se la smettessi per un attimo di fare la povera vittima incompresa forse scopriresti che la tua vita non è una tragedia come pensi! »
Rimasi immobile sul divano, ascoltando i tonfi dei suoi passi e dei cassetti che sbattevano con forza al piano di sopra. Una vocina proveniente da un anfratto non meglio precisato della mia coscienza mi fece notare che forse Scorpius aveva ragione e che avevo un po' esagerato con tutta quella storia della famiglia disastrata e della povera figlia maltrattata ed incompresa: in fondo c'erano migliaia di ragazzi con i genitori separati e risposati e nessuno di loro, che sapessi, ne era morto. Ovviamente mi affrettai a mettere a tacere la suddetta voce e tornai a crogiolarmi nella mia convinzione di essere la povera vittima di un destino crudele.
Non so per quanto tempo ancora restai sul divano a fissare il vuoto: forse appena una manciata di minuti, forse più di mezz'ora. Ma quando Scorpius tornò in salotto e mi si sedette accanto con un sospiro ero ancora nella stessa posizione in cui mi aveva lasciata.
Si morse il labbro inferiore, studiando il tappeto su cui posavano i nostri piedi.
« Senti, mi dispiace di averti fatto la predica. Non stava a me dirti quelle cose. »
Passai una mano sulla traccia salina che le lacrime mi avevano lasciato sul volto: avevo smesso di piangere, non me n'ero neanche accorta.
« Pensavo che almeno tu avresti capito... » sussurrai.
Mi sentivo troppo vuota per arrabbiarmi, alzare la voce o anche solo mandarlo via, ma vedere che Scorpius aveva accettato così serenamente il matrimonio dei nostri genitori mi faceva sentire terribilmente tradita: credevo che almeno lui avrebbe dovuto stare dalla mia parte per forza di cose.
« Che ci stai male? » chiese Scorpius « Lo capisco: anch'io ci sono stato malissimo all'inizio. Mi sembrava che mio padre stesse infangando la memoria di mia madre trovandosi un'altra donna e non riuscivo a farmene una ragione. »
« E adesso che la vuole addirittura sposare, un'altra donna? Cos'è cambiato? » insistetti.
Scorpius scrollò le spalle. « Adesso ho avuto parecchio tempo per pensarci: mia madre era una Purosangue, Serpeverde, con antenati del tutto rispettabili, mentre Hermione è tutto il contrario. E lo stesso vale per tuo padre e mio padre. » Le sue labbra s'incresparono in un sorrisetto. « Non ci hai mai fatto caso? Hanno trovato l'esatto opposto della persona con cui stavano prima. E non penso che sia solo una coincidenza: secondo me hanno ben presente che questo matrimonio è una cosa diversa dal precedente – non dico migliore o peggiore, ma semplicemente è un'altra cosa – e non vogliono che cancelli quello che c'è stato prima. »
Lo guardai, allibita non tanto per quello che aveva detto – alla conclusione che mio padre e Draco fossero diversi come una Pluffa ed un broccolo ci ero arrivata per conto mio, anche se nella mia visione dei fatti quello era solo un patetico tentativo di dimenticare mio padre – ma per il modo in cui l'aveva detto: Scorpius Malfoy era probabilmente l'unica persona al mondo che in casi del genere, invece di ficcarsi la razionalità su per un posto che non si può dire, la usava per farci ragionamenti perfettamente logici e scorrevoli, e non pago di ciò riusciva pure a sottomettere i suoi sentimenti a quei ragionamenti.
Sbattei gli occhi, incredula. « Quindi tu... insomma, sul serio ti sei convinto che non ti dà fastidio? »
Scorpius scrollò le spalle. « Sì, direi di sì. Anche perché se decidessero di separarsi non mi cambierebbe un granché: di sicuro non potrei riavere indietro mia madre. »
« Ma se fossi me? » chiesi « Se pensassi che c'è una possibilità, seppur minima, che i tuoi genitori tornino assieme... lo accetteresti comunque? »
Scorpius non rispose subito. « Non lo so. » ammise infine « Forse ci proverei. I motivi per farlo si trovano sempre... »
« Motivi per accettare che mia madre sposi quell'individuo? » sbuffai, ironica « Illuminami, perché a me non ne viene in mente nessuno. »
Per un istante gli occhi di Scorpius si posarono su di me, ma prima che riuscissi a decifrare il suo sguardo si alzò e sparì in cucina.
« Mi faccio un tè. » annunciò « Ne vuoi una tazza? »
Annuii, nonostante sapessi benissimo che non poteva vedermi. « Grazie. »
« Prendo anche la Nutella? »
Mi lasciai sfuggire un sorrisetto. « Hai capito tutto. »


   
 
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