Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Elothiriel    07/10/2011    9 recensioni
“Éomer Éadig. […] nell’ultimo anno della Terza Era prese in moglie Lothíriel, figlia di Imrahil.”
Così dice Tolkien, e non sappiamo altro su Lothìriel. Chi era questa Principessa di Dol Amroth e com'è stato il suo matrimonio con Eomer?
La voce narrante è proprio lei, che racconta ciò che Tolkien tace: la storia di questa fanciulla venuta dal Mare per sposare il Signore del Mark.
Genere: Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eomer, Imrahil, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
XI

XI

Ritorno a Edoras

 

“Lothi, sei sveglia?” Aprii lentamente gli occhi. Il sole doveva essere sorto già da molto, la mattina era fragrante e luminosa. Éomer era chino su di me, scarmigliato e sporco, ma illeso.

“Éomer!” esclamai felice, e mi tirai su per dargli un bacio. Lui mi ricambiò stupito.

“Stai meglio di quanto pensassi.”

“Sono felice che tu sia salvo.”

“Tu invece sei ferita. Il medico che si è occupato di te ha detto che non hai ricevuto più di qualche graffio, ma sono stati sufficienti per indebolirti.”

“E…nostro figlio?” chiesi titubante.

“Il medico ha detto che non ha esperienza di queste cose, ma a lui sembra che il bambino stia bene. Evidentemente è già un forte Cavaliere” il tono di Éomer era pieno di affetto. Sospirai sollevata. “Ma non pensare che io ti abbia perdonato! Sfuggi per miracolo alla morte e invece di metterti in salvo ti precipiti nel cuore della battaglia. Non mi importa niente se ci hai salvato dalla sconfitta e hai permesso che distruggessimo tutti gli Orchi stanotte, tu dovevi fuggire e nasconderti! Sono estremamente adirato con te.”

“Scusa, Éomer. Mi dispiace, non lo farò più” gli sorrisi. “Adesso sei contento? Possiamo sorvolare sulla predica e parlare di argomenti più gioiosi? Il sole si è levato sulla vostra vittoria, e questo è cio che desideravi.”

“Si, ma tu non…”

“Shh! Ti ho già chiesto scusa. Niente predica, va bene?”

“E così sia. Ma bada che se ci riprovi, io…”

“Ho capito! Mi infilzerai come un Orco.” Éomer sbuffò.

“Io sono serio.”

“Io no.” Mi sentivo felice dato che tutto si era risolto, contro ogni aspettativa. Avevo impedito che il sogno si realizzasse e che il puledro, che capii essere il futuro del Mark e insieme mio figlio, perdesse il suo difensore. Ma ancora qualcosa mi tormentava.

“Elfkral?” mormorai, all’improvviso priva di ogni allegria.

“Era quasi morto quando l’hanno trovato. Ma ancora respirava, così i miei uomini l’hanno portato qui, dove il medico si è preso cura di lui. Non è fuori pericolo, ma siamo speranzosi sulle sue condizioni.”

“Grazie ai Valar!” la notizia mi aveva dato un profondo sollievo.

“Oroven è arrivato insieme agli Orchi, il suo cavallo non è certo veloce come Stellagrigia. Quelli erano talmente concentrati nell’inseguirlo che si sono a malapena accorti che la gola era vuota, eccezion fatta per i loro simili inebriati dalla certezza della vittoria: appena sono entrati tutti nel burrone siamo scesi al galoppo da qui stringendoli contro l’altro pendio. E’ stata una carneficina, li abbiamo trucidati fino all’ultimo. Nessun Orco oserà mettersi più contro gli Eorlingas del Mark.”

“Contro il Re del Mark”

“Contro la valorosa Regina Lothíriel.”

“Su, Éomer. Non scherzare.”

“Io non scherzo. E’ stato grande e degno di lode quello che hai fatto, sebbene per me sia degno più che altro di una lavata di capo memorabile. Hai rischiato la vita, ti rendi conto? E anche quella di nostro…”

“Éomer! Non ricominciare a farmi la predica.”

“Ma capisci perché sono furibondo? Non posso nemmeno tollerare l’idea di perderti. Ascolta, non sono abituato a tutte queste smancerie, non so se mi sono espresso bene. Ma spero che tu abbia compreso quello che voglio dirti.”

“Ho capito, Éomer. Nemmeno io potrei stare senza di te. Ma tu hai il diritto e il dovere di proteggermi, secondo i costumi degli Uomini, io non ho alcuna autorità su di te. Non posso dirti ‘resta a casa mentre io rischio la vita’; tu invece puoi ordinarmelo e tutti si aspettano che io ti obbedisca senza protestare. Capisci cosa intendo? Io non cerco la gloria o la fama, solo, è straziante aspettare senza fare nulla.” Éomer mi fissò qualche secondo negli occhi, poi distolse lo sguardo come rimembrando qualcosa di lontano.

“Tu, al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare, non mi ricordi mia sorella, ma il piccolo Holbytla, Messer Holdwine.”

“Perché?”

“Non era molto abile in battaglia, e la sua statura era pari a quella di un bambino; non amava la guerra. Ma per aiutare i suoi amici cavalcò verso i Campi del Pelennor e inflisse una ferita terribile al Negromante, permettendo a mia sorella di ucciderlo. Non per gloria o per onore, solo per affetto. Come te.”

“Non ti sei messo a urlargli contro una volta scoperta la cosa, no?”

“No. Ma io gli voglio bene, non lo amo.”

“E menomale!” Éomer ridacchiò, poi tornò serio.

“Ti ‘urlo contro’ perché ti amo; anche se per te non sono altro che l’uomo scelto da tuo padre.”

“Non è vero” ribattei. “Anch’io ti amo.”

Éomer sorrise.

 

Partimmo cinque giorni dopo, Elfkral e gli altri feriti legati su delle barelle tese fra due cavalli. I miei tre graffi, poco profondi ma dolorosi, mi bruciavano, e avevo come sempre un poco di nausea e una gran voglia di dormire (cose così normali che mi stupirono dopo quegli avvenimenti straordinari) così Éomer mi portò su Zoccofuoco mentre Stellagrigia trottava accanto a noi.

Ci fermammo vicino a dove era stata eretta la mia tenda, gli uomini si avventurarono sullo spiazzo per scoprire se c’era ancora qualcosa da fare. A me non fu permesso di andare, Éomer disse che voleva risparmiarmi la visione che aspettava lui e i suoi uomini.

Vidi che accendevano un falò, l’odore acre e disgustoso della carne di Orco bruciata giunse fino a me. Quando tornarono, Elfhelm reggeva fra le braccia un cadavere umano, dai corti capelli biondi incrostati di sangue.

“L’abbiamo trovato accanto a un masso, circondato da cadaveri di Orchi,” disse “ne aveva uccisi molti.” Lo depose a terra con cura. I miei occhi si riempirono di lacrime nel vedere il viso di Merodor sfregiato e martoriato. Giaceva in terra scompostamente, le membra spezzate formavano strani angoli.

“E’ morto per difendere me” sussurrai. “E io l’ho lasciato da solo.”

“Ha compiuto una valorosa impresa” ribattè Elfhelm, “degna di un Cavaliere ben più esperto di lui. Ma ha fatto ciò che era suo dovere.”

Scavarono una fossa per lui, e ve lo deposero al tramonto, dopo avergli lavato il viso e ricomposto il corpo. Mentre i Cavalieri si occupavano del giovane eroe, io mi diressi vero le barelle dei feriti, là dove giaceva Elfkral. Ancora era molto debole, ma poteva parlare. Nel vedermi tentò di sollevarsi a sedere, ma glielo impedii con un cenno della mano.

“Elfkral…mi dispiace” singhiozzai “Merodor, tuo cugino, è…”

“Morto.” Lo fissai, era pallido e aveva gli occhi lucidi. “Lo sapevo di già. Potrei salutarlo per l’ultima volta, mia signora? Ve ne prego, fatemi portare da lui.” Stavo per rispondergli quando un altro Cavaliere si chinò su Elfkral e lo sollevò, non senza sforzo, poiché erano della stessa corporatura.

“Ti porterò io, Elfkral” disse Oroven. Aveva la disperazione nello sguardo. “Mi potrai mai perdonare? Se io non me ne fossi andato, forse lui sarebbe ancora vivo. E l’ultima cosa che ha avuto da me è stato astio e parole non veriterie! Oh, Elfkral, lascia che io ti scorti dal nostro capitano.” Elfkral annuì e l’altro ragazzo lo trasportò verso la fossa. Li seguii lentamente, piena di tristezza. Merodor avrebbe dovuto vivere. Era così giovane, avrebbe dovuto continuare a cavalcare sui colli d’estate, avrebbe dovuto sposarsi, avere dei figli, invecchiare accanto al fuoco della sua dimora…e invece era caduto come una foglia primaverile stroncata da un gelo improvviso. Osservai gli Eorlingas radunati intorno alla fossa aprirsi in due ali per far passare Oroven e Elfkral.

“Merodor, perdonami” mormorò Oroven, deponendo l’amico a terra. “Mi prenderò io cura di Elfkral adesso.”

“Addio, cugino” disse Elfkral. “Sei stato il mio modello e il mio più caro amico. Il tuo ricordo, e quello delle tue gesta, non verrà mai obliato.”

Gettai nella fossa dei fiori purpurei che avevo colto quando ci eravamo fermati.

“Grazie, Merodor.”

 

La fossa fu ricoperta e venne eretto un tumulo di pietre.

“Mai sarà dimenticato Merodor figlio di Trameor” disse Elfhelm. “Canzoni saranno scritte per lui.”

Seduta davanti alla tomba, cominciai a cantare piano una ninnanna che le madri di Dol Amroth sussurravano ai figli quando erano malati.

 

Fuori tutto è buio e freddo

Ma il mio bambino è qui al sicuro nel suo letto

Presto tornerà il sole

E con lui il mio piccolo a giocare fra le viole…

 

Una mano che si posava sulla mia spalla mi interruppe.

“Sei triste, vero?” disse mio marito. “La guerra non è un gioco e la morte dei giovani non è giusta.”

“Hai ragione” risposi. “Quando desideravo combattere non sapevo cosa volesse dire davvero. Gloria e fama non valgono la vita.”

 

Quando tornammo a Edoras la notizia della nostra vittoria e della mia parte in questa si era già diffusa ampiamente. C’era chi diceva che avevo sterminato da sola l’intero drappello ausialiaro degli Orchi, chi sosteneva che mi ero lanciata per avvertire Éomer in una galoppata durata tre giorni senza fermarmi mai, chi era convinto che quelle fossero solo voci e che io non avessi fatto niente, in realtà. Ero propensa a dare ragione a questi ultimi, ma la riverenza con cui mi trattavano i Cavalieri rinfocolava l’ammirazione di cui ero oggetto.

Rividere Meduseld fu meraviglioso, mi stupì la sensazione di essere tornata veramente a casa. Finora avevo continuato a considerare Dol Amroth come la mia vera casa, il luogo dove incosciamente mi aspettavo di tornare; e invece Edoras aveva preso posto nel mio cuore accanto al luogo dove ero nata.

La sera ci fu un grande banchetto, finalmente anche Elfkral fu in grado di alzarsi e sedere a tavola con noi. Éomer lo nominò mio scudiero personale, addetto alla mia difesa e soprattutto a controllare che io obbedissi ai suoi ordini.

Il viso di Elfkral era diverso da quello del ragazzo escluso dalla battaglia degli adulti, era più simile a quello di un uomo, sebbene non avesse perduto del tutto la spontanea luminosità dell’adolescenza.

Pochi giorni dopo, in occasione del trentunesimo compleanno di Éomer, egli nominò Elfhelm Maresciallo della Marca Orientale ed Erkenbrand Maresciallo della Marca Occidentale, sostituendo le cariche di Secondo e Terzo Maresciallo, in modo che nessuno dei due fosse più importante dell’altro.

 

 

Io...Io...Io...non posso dire niente. Io so che non si può sparire così. Non cercherò di giustificarmi.

Se volete ancora leggere, siete le persone più adorabili del pianeta. Se vi ricordate cosa è successo negli ultimi capitoli di molto tempo fa, avete anche un’ottima memoria.

Ovviamente i gloriosi sovrani del Mark sono adirati con me quanto voi. Ma a  voi, persone di straordinaria benevolenza e pazienza e magnaminità, vanno i miei ringraziamenti e la mie preghiere di perdono: Thiliol, Gilestel, Xxbrokenrose, Arena, Sesshy94, Lexis, Rainbowspring, Otakufangirl97 (a cui consiglio di leggere la mia storia “Il professore” perchè troverà, sebbene MOLTO idealizzato, qualcuno che conosce), Black_Moody, Vodia e Alabaster.

Grazie, per avermi seguito fin qui.

Grazie mille, se continuerete a leggere nonostante la mia riprovevole discontinuità.

Elothiriel

 

  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Elothiriel