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Autore: Walpurgisnacht    08/10/2011    2 recensioni
[EIP: Extreme Improvisation Project. Una storia round robin scritta via messenger, senza alcun controllo sul testo e sulla grammatica. Se trovate orridi typo, sapete il perché.]
Maledette parole che detenevano potere di vita o di morte su tutte loro.
Mousse, un giorno, dopo un evento che nessuno si sarebbe mai aspettato potesse accadere, prende una decisione che potrebbe avere grandi influenze su Ranma, Akane, Shan-Pu e tutti i matti che frequentano Nerima.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Mousse, Ranma Saotome, Shan-pu, Ukyo Kuonji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ukyo entrò in aula disfatta dalla fatica. Era sveglia da meno di un'ora e quella era già un'eccellente candidata a Giornata più Stancante e Brutta della Mia Vita.
Si sedette al proprio banco e non riuscì a non far cadere la testa, a mò di peso morto, sul banco.
Ricapitolando aveva scoperto da poco che in realtà era lesbica e stava con Shan-Pu, oltre ad aver implicitamente spinto Ranma fra le braccia di Akane. Ma mentre la prima metà le faceva senso oltre ogni dire, per quanto riguarda la seconda... ecco, faceva male, un male del diavolo, ma sentiva che era giusto così. Il colpo di testa di Mousse aveva risvegliato qualcosa in lei, qualcosa che l'aveva spinta a non ingannarsi più nella falsa speranza che il suo più caro amico potesse mutare ciò che provava per lei.
Ukyo sapeva, sotto sotto, che non aveva nessuna speranza con lui. Anche un cieco con tre chili di salame sugli occhi avrebbe notato come Ranma si prendesse spessisimo la briga di andare oltre ogni limite pur di aiutare e proteggere Akane. Lei e solo lei era colei che poteva sognare di ricevere simile trattamento.
Non Kodachi. Non la sua finta fidanzata. Non di certo la piccola Ucchan.
Sospirò e sentì un dolore fitto al petto. Tutta la buona volontà di questo mondo nel voler cambiare lo status quo di menzogna e autoconvincimento non rendeva l'accettazione di quella verità meno difficile da digerire. Anzi, lo esasperava ulteriormente.
Stava per lasciarsi andare, spossata, fra le spire del mondo dei sogni quando un rumore la ridestò. Ma... una finestra che si spacca?
Si voltò alla propria sinistra e sbarrò gli occhi quando vide Shan-Pu irrompere in classe in sella alla propria bicicletta.
Ukyo sospirò, mentre alle sue spalle si scatenava un coro di risate e fischi. I suoi compagni di classe si erano ormai abituati a simili scene. Quello a cui invece non erano preparati era sicuramente vedere Shan-pu dirigersi non verso Ranma, com'era ormai consuetudine, bensì verso la stessa Ukyo.
"Ehi Ukyo, cos'è questa novità?" "Tu e Shan-pu avete deciso di consolarvi a vicenda visto che Ranma ama solo Akane?" "Posso guardare?!"
Bastò una delle sue occhiatacce a zittirli tutti. Sapeva che erano battute - pesanti, ma pur sempre battute, ma non immaginavano nemmeno quanto fossero dolorose per lei. Quello non era proprio il giorno migliore per quel tipo di umorismo, il suo cuore e il suo ego stavano già soffrendo abbastanza.
"Gli stupidi ragazzi hanno finito di dire cose stupide, si?" disse Shan-pu rivolgendosi alla classe, con grande stupore di Ukyo. La cinesina si volse verso di lei.
"Ho cosa importante da dirti!" disse. Ukyo sospirò; altri guai in arrivo, probabilmente.
"Ok, andiamo in corridoio" disse alzandosi e lasciando che Shan-pu la seguisse. "Allora, cosa c'è?" "Xi-Lin vuole parlare con te! Vuole sapere di nostra storia, io ho inventato storia ma anche tu devi sapere e non c'è molto tempo!" blaterò Shan-pu nel suo giapponese sgrammaticato, nel disperato tentativo di farsi capire. Ukyo tentò di calmarla. "Ok ok Shan-pu, calmati! Allora, fammi capire: l'amazzone vuole parlare con me e chiedermi di come è nata la nostra... storia?" disse, calcando sulla parola "storia", e ricevendo un cenno d'assenso con la testa da Shan-pu. "Ok, e tu le hai già raccontato qualcosa, mi sembra di aver capito..." "Si e io sono qui per avvisare te e raccontare mia grossa balla!" concluse Shan-pu. Ukyo non riuscì a trattenere una risatina ascoltando il giapponese quasi comico della cinesina. "Ok ok, sentiamo cosa le hai raccontato, così posso preparare qualche risposta"
"Detto a Xi-Lin che io conosciuto te qui, in tua scuola. E detto lei che mi stavi antipatica perché volevi stare con Ranma. Cosa vera. Poi detto lei che noi ci siamo picchiate in tuo ristorante e finito col parlare di noi e... e... baciate". L'ultima parola arrivò dopo una lunga, lunga, lunga, pausa.
Ukyo non reagì troppo male. Si era immaginata qualcosa di simile, dopotutto, quando Shan-Pu aveva accennato alla balla raccontata a Xi-Lin.
"Ok, ho capito. Ci siamo conosciute per la prima volta qui al Furinkan e mi hai, ovviamente, guardata male per via di Ranchan. Un giorno sei venuta all'Okonomiyaki Ucchan per tubare con Ranma e io, altrettanto ovviamente, ti ho aggredita perché non lo sopportavo. Poi... aspetta, siamo rimaste sole dopo?".
L'altra annuì con la testa.
"Ok. Quindi siamo rimaste sole e siamo finite col parlare e... fare quella cosa lì. Ho capito bene?".
"Capito bene, sì".
"Perfetto. C'è altro che devo sapere?".
"Credo no. Ah, non ho detto Xi-Lin perché vesti da maschio e perché tu... fidanzata con Ranma. Io non saperlo".
"Hai fatto bene. Meglio che sia io a spiegarglielo".
Stava per rientrare in classe quando sentì la propria energia fluire via dal suo corpo.
"Happo Goen Satsu!" disse la vocina stridula della professoressa Ninomiya. Stava lì in corridoio, di fronte a lei e alla ragazza cinese, stringendo fra le dita una moneta da cinque yen. "Maledette teppiste, cosa credete di fare durante la mia lezione?".
Ma si può? Può andare peggio di così, oggi?
Già provata, psicologicamente e fisicamente, svenne.
Intanto, al Nekohanten Mousse si lasciava prendere dall'ansia, anche se cercava di non darlo a vedere. Come se la situazione non fosse già abbastanza assurda, l'atteggiamento di Xi-Lin contribuiva ad inquietarlo ancora di più. Perchè quella donna sembrava interessarsi a lui? Non capiva. Nella sua ingenuità non credeva di poter attirare l'interesse di una donna adulta, ma il suo sesto senso gli suggeriva che probabilmente la donna aveva in mente qualcosa, anche se non aveva ancora capito cosa. Ma di sicuro lui era una pedina di cui lei aveva bisogno.
Un colpo in testa lo destò violentemente dai suoi pensieri.
"Hai finito di oziare, Mousse? Le ordinazioni non si consegneranno da sole!" gracchiò la vecchia Obaba alle sue spalle. Mousse si voltò a guardarla di malavoglia. "E' mattina, non c'è ancora nessuna consegna da fare. E prima che me lo chieda, ho già fatto la spesa." disse, massaggiandosi la nuca dolorante. La vecchia lo osservò, poi se ne andò in cucina, saltelando sul suo bastone.
Mousse non aveva molta voglia di avere a che fare con lei ma... necessitava di sapere. Si avvicinò al bancone della cucina che affacciava sulla sala, dove Obaba stava iniziando a sistemare le ciotole per l'ora di pranzo, e si sedette su uno degli sgabelli.
"Vecchia Obaba... ho il sentore che Xi-Lin abbia in mente qualcosa."
Obaba non lo degnò di uno sguardo. "Te ne sei accorto quindi. Sei più sveglio di quanto sembri."
"Beh, le sue strane avances passano difficilmente inosservate..." disse, mentre un brivido gli percorreva la schiena.
"Come se ci volesse l'acume di uno stratega per accorgersene. Quella donna non ha il minimo senso del pudore" sentenziò la centenaria con serietà e una punta di malcelato disprezzo. E Mousse avrebbe potuto giurare di coglierci anche una vena di invidia.
Poi un fulmine figurato lo colpì in pieno cranio. Si portò una mano alla bocca, sconvolto all'idea. "Non è che voglia sedurmi per farmi cantare come un usignolo?" ipotizzò, scandalizzato.
Senza guardarlo in volto... anzi, senza guardarlo e basta, Cologne gli rispose che sì, molto probabilmente era proprio quella la sua intenzione. Farlo cedere ai piaceri della carne, e comunque anche lei dovette ammettere che sarebbero stati gran bei piaceri, e poi farsi dire per bene come stavano davvero le cose con Shan-Pu.
"Terribile" disse lui.
"Ma no, suvvia. Ti basta non dargliela vinta e il problema non si pone nemmeno".
Lui scosse la testa con fare terribilmente nervoso: "Non hai capito. La cosa terribile è che... non sono sicuro di riuscirci".
"C-Cosa?" chiese lei, voltandosi di scatto verso il ragazzo-anatra. Il quale alzò istintivamente le mani in segno di difesa.
"Non fraintendermi, non ho intenzione di svelarle il piano. Il fatto è che... potrei anche finire col fare qualcosa che non vorrei. La sua sola presenza mi stordisce e quando si avvicina a me con quel suo modo da gatta morta... ecco, una parte del mio corpo ha molta voglia di approfondire, diciamo così".
Nacquero braci ardenti negli occhi di Cologne: "Mu-Si, ora fissami bene e ascolta quanto ti sto per dire. Tu non devi azzardarti a farti scappare una sola parola con Xi-Lin. Se lo facessi la vita di mia nipote, la tua e pure la mia sarebbero equiparate a cartacce da buttare via. Non azzardartici neppure. O...".
"O?".
"O sarò costretta a prendere provvedimenti, in un senso o nell'altro. Con te. O con lei".
Mousse sbiancò. Non aveva mai visto la vecchia così mortalmente seria.
Lo intendeva davvero. Era disposta a ucciderlo. O a uccidere Xi-Lin.
Mousse rabbrividì di nuovo, stavolta per la paura.
Sapeva che la vecchia Obaba era disposta ad arrivare a tanto, e si augurò mentalmente di non essere lui la vittima, in quel caso.
Decisamente, era il caso di stare a debita distanza da quella donna, ma allo stesso tempo non doveva darlo troppo a vedere. Se se ne fosse accorta probabilmente l'avrebbe messo sotto torchio, ma in modi meno piacevoli di quelli con cui lo tentava al momento.
Sospirò. Ammettere che quella donna lo tentava fu la cosa più imbarazzante dell'universo per lui, e dire che per Shan-pu si era messo in ridicolo in modi ben peggiori. Quella donna decisamente sapeva come manipolare un uomo, e lui, dal basso dei suoi diciassette anni scombussolati dagli ormoni, non era che una marionetta in attesa di venir usata. Una parte di lui avrebbe gradito lasciarsi "usare", e non solo per la voglia adolescenziale di fare esperienza; uno smacco del genere Shan-pu se lo sarebbe meritato eccome. Ma se questo doveva significare rimetterci la vita... beh, avrebbe aspettato volentieri ancora un pò.
"Ti giuro che farò tutto quello che è in mio potere per impedirle di ottenere ciò che cerca" proclamò con finta sicurezza. Non che non intendesse farlo, è che non era per nulla sicuro di riuscirci.
"Sarà meglio, paperotto. Potrei diventare... manesca se qualcosa di pericoloso uscisse da quella tua boccaccia" rispose sibilando Cologne. "Ma dov'è Shan-Pu? Dovrebbe aiutarmi a spignattare qui, invece di essere in giro a bighellonare".
"Oh, ma non sta bighellonando. Sta cercando di salvarsi la cotenna" disse Mousse, lasciando trapelare una punta di sarcasmo. E spiegò quello che era successo in precedenza con Xi-Lin.
"Ho capito. Quindi è al liceo di Ranma?".
"Direi proprio di sì. Se n'è andata dicendo che si sarebbe diretta là".
La vecchia guardò l'orologio nella sala del ristorante. Segnava le nove e mezza.
Com'è possibile, si chiese, che fosse ancora fuori? Se davvero doveva solo riferire la sua storiellina alla giapponese sarebbero bastati cinque, forse dieci minuti. E invece era fuori da più di un'ora.
Ebbe un brutto presentimento e senza dire una sola parola schizzò fuori per raggiungerla.
Mai sottovalutare o sminuire l'istinto di un'amazzone di trecento e rotti anni. Anche in quel caso ci aveva visto giusto. Difatti Shan-Pu giaceva a terra svenuta, insieme a Ukyo, nel corridoio che portava alla classe di quest'ultima, prosciugata di ogni sua forza fisica da quella squilibrata della professoressa Hinako Ninomiya. La quale, diventata adulta per effetto dell'Happo Goen Satsu, stava rimproverando le due ragazze prive di sensi di fronte a lei: "Tsk. Voi mocciose non imparerete proprio mai, a quanto pare". Sentendo del frastuono alle proprie spalle si voltò e vide Ranma Saotome e Akane Tendo che capeggiavano un gruppetto di suoi studenti curiosi.
"Prof! Che diavolo combina?" chiese la figlia del suo adorato Soun.
"Nulla di che. Stavo solo insegnando a queste due deliquenti come ci si comporta a scuola".
"Ma Shan-Pu non è nemmeno sua allieva!" disse Ranma cercando di sopprimere l'irrefrenabile istinto di prenderla a pugni. Sapeva che con lei era l'approccio sbagliato.
Akane non lo ricordava, invece. Si scagliò come una furia su Hinako.
"Cosa credi di fare signorina Tendo? Sai che potresti passare dei guai per aver anche solo provato ad aggredire una tua insegnante?" chiosò la Ninomiya. Akane sorrise beffarda, e questo la fece infuriare. Si preparò ad assorbire l'energia della ragazzina, quando la vide sparire! Dove diamine era andata?
Una voce dal basso la chiamò.
"Sono qui marmocchietta, non mi vedi?"
Hinako ringhiò. Non l'aveva nemmeno vista saltare! Da quando era così agile?
Sentendosi insultata, si preparò a rilasciare il suo Happo Tsurisen Gaeshi. "Ti restituirò la tua insolenza con tutti gli interessi!"
Akane si preparò a cercare un riparo da quel colpo, quando una voce familiare le arrivò alle spalle. Insieme a due mani sul seno.
"Akane Tendo, mia amata!"
Kuno addosso con le sue mani da polipo era una delle cose che più la infastidivano in tutto l'universo, ma in quel momento non poteva chiedere di meglio.
"Senpai Kuno, giusto in tempo!" disse, e con un'abile mossa riuscì a piazzarlo davanti a sé per usarlo come scudo. "Scusami senpai!"
Pochi istanti dopo, tutto ciò che videro i passanti in corridoio furono il sempai Tatewaki steso a terra privo di sensi, e la professoressa Hinako, tornata bambina, che sbraitava e frignava per non essere riuscita a colpire Akane Tendo.
Quest'ultima intanto, insieme a Ranma, si era caricata Shan-pu e Ukyo in spalla, per portarle in infermeria.
I due ragazzi procedevano lentamente per i corridoi cercando di non scuotere troppo le poverette. Akane trasportava Ukyo e camminava davanti a Ranma che trasportava Shan-Pu
La minore delle Tendo aveva afferrato la cuoca senza neanche pensarci. Si sentiva ancora in debito con lei da prima e forse, una volta che si fosse svegliata, avrebbe potuta ringraziarla come si meritava. Era stata davvero toccata da un gesto così bello da parte di una sua rivale.
Erano quasi arrivati in infermieria quando fece capolino da dietro un angolo la testa rugosa di Cologne, che non appena vide la nipote svenuta sulle spalle di Ranma gli intimò di riportarla al Nekohanten.
"Ma Cologne, ha bisogno di cure! E poi porta ancora i segni del duello con Mousse!" protestò lui energicamente.
"Hai ragione, ragazzo. Ma non voglio che venga accudita da un'estranea. Ci sono qui io per questo". Ranma si intenerì di fronte a queste parole, pur pronunciate senza particolare dolcezza. Dimostravano che, nonostante tutto, la vecchia teneva alla salute di Shan-Pu. E, visti gli eventi degli ultimi giorni, qualcuno avrebbe avuto il diritto di pensare il contrario. Alla fine si lasciò convincere, dicendo ad Akane di coprirlo con la professoressa.
"Sarà fatto" confermò.
Rimasta sola con Ukyo Akane giunse poco dopo a destinazione. Stava per aprire la porta quando la sentì mormorare qualcosa: "Ranchan... parlale... lei ti ama...".
...
...
...
Non ebbe il tempo di formulare un pensiero cosciente che si piantò, di fronte all'ingresso dell'infermieria, e si mise a piangere.
Adesso sì che voleva davvero aiutarla con tutte le proprie forze. Un simile altruismo, ben oltre la soglia dell'autolesionismo, meritava ampiamente il suo supporto incondizionato.
"Grazie, Ukyo. Non hai idea di quanto tu sia riuscita a rendermi felice, oggi" sussurrò fra i singulti.
Poi entrò, non preoccupandosi di recuperare una compostezza che era andata beatamente a farsi friggere.
   
 
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