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Autore: MedusaNoir    08/10/2011    7 recensioni
Un giorno, mentre giocavamo nel prato che separava le nostre abitazioni, mi ha dato un bacio sulla guancia. Così, all’improvviso, senza nessun avvertimento. Ovviamente sono diventato rosso come un peperone – per quanto Seamus, quando gli ho raccontato questa storia, mi abbia chiesto come fosse possibile vista la mia carnagione –.
Dean alle prese con "tutte le donne della sua vita".
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Thomas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Girlfriends

 

Le presenze femminili sono sempre state al centro della mia vita: e come sarebbe potuto essere altrimenti, vivendo in una casa con tre sorelle più piccole? In realtà dovrei chiamarle “sorellastre”, dal momento che sono le figlie del secondo marito di mia madre; che fine abbia fatto il mio vero padre è una domanda che ormai ho smesso di chiedermi.

Mia madre è una donna straordinaria, l’ho sempre pensato, non solo perché è riuscita a rimettersi in piedi dopo che mio padre l’aveva abbandonata, ma perché ha tirato su una famiglia di sei figli, anche se non posso negare di averle dato una mano – le mie sorelline mi adoravano.

Tuttavia, Ellen, Martha e Lizzie sono nate quando io avevo già cinque anni, quindi non posso dire che siano state le prime “donne” della mia vita. Senza alcun dubbio, esclusa mia madre, la prima si chiamava Tibby e aveva un anno più di me.

Che razza di nome è Tibby?, mi chiedo ora. Al momento non mi interessava molto: era la mia vicina di casa e l’unica cosa che ricordo di quella bambina sono un paio di piccole trecce rosse. Un giorno, mentre giocavamo nel prato che separava le nostre abitazioni, mi ha dato un bacio sulla guancia. Così, all’improvviso, senza nessun avvertimento. Ovviamente sono diventato rosso come un peperone – per quanto Seamus, quando gli ho raccontato questa storia, mi abbia chiesto come fosse possibile vista la mia carnagione – e, mentre premeditavo di toccarle una treccia, mi sono ritrovato a lievitare da terra. Non di tanto, una decina di centimetri, ma sono bastati per farla correre via chiamando a squarciagola la madre. Quella è stata sicuramente la prima volta che mi sono reso conto di essere speciale, anche se il mio patrigno, quando mi aveva sentito raccontare quello che era successo, si era limitato ad accarezzarmi la testa borbottando divertito qualcosa sulla fantasia dei bambini.

E invece no, Bob, altro che fantasia!

La mia prima fidanzatina ufficiale, però, l’ebbi solamente a dieci anni. Lei era Eileen, la ragazza più bella che l’universo abbia mai visto; o almeno questo era quello che pensavo di lei ogni volta che mi rivolgeva un sorriso. Abbiamo cominciato a “uscire insieme” quando l’ho difesa da un compagno di classe che la prendeva in giro per il fatto che continuava a portarsi dietro, anche a scuola, il suo peluche preferito, un’anatra rosa piena di macchie di cioccolato: a pranzo mi ha offerto il suo succo di frutta e il giorno dopo camminavamo mano nella mano.

Siamo stati insieme per molti mesi. Quando scoprii di essere un mago e di dover partire per Hogwarts, le raccontai la scusa che mia madre rifilava a tutti i nostri conoscenti – e fratelli, perché chissà quanti pony avrebbe chiesto Ellen sapendo che avevo una bacchetta! –, cioè che mi avevano iscritto a una scuola in Irlanda. Avrei voluto mandarle un sacco di lettere durante il mio primo anno, ma non sapevo come avrebbe preso l’arrivo di un gufo sul davanzale della sua finestra; così ho aspettato di tornare a casa per le vacanze estive e ho scoperto che aveva buttato via la sua anatra rosa e anche me. Aveva conosciuto un ragazzo scozzese, a quanto pare. Piansi un po’, giusto quei dieci minuti che mi concessi, poi corsi a giocare con i miei fratellini.

Non ho avuto una fidanzata fino al quinto anno, se si esclude il bacio che ho dato a una sconosciuta Tassorosso per evitare Eloise Midgen che cercava in tutti i modi di invitarmi al Ballo del Ceppo. In quel periodo avevo una cotta pazzesca per Lavanda Brown, ma non riuscivo a trovare il coraggio di dichiararmi, poi alle riunioni dell’ES conobbi Ginny Weasley; in realtà sapevo bene chi era, ma non avevo mai avuto occasione di parlarci. Scoprii che la sua timidezza di un tempo era sparita e la nuova Ginny mi piaceva un sacco, senza contare i suoi capelli rossi così simili a quelli di Tibby. Lei, però, sembrava così innamorata di quel Corvonero… almeno finché non l’ha lasciato ed è corsa da me per farsi consolare. Va bene, sto mentendo: nella Stanza delle Necessità ogni tanto scambiavamo qualche parola, riuscivo a farla divertire con qualche battuta su Eloise Midgen e i suoi brufoli – posso sembrare cattivo, ma ero veramente rimasto traumatizzato da lei! – e un giorno ci ritrovammo a baciarci. Com’è potuto accadere? Non lo so, ricordo solo il tocco dolce delle sue labbra.

L’amavo tanto, Ginny. Mi sembrava perfetta: era un’ottima giocatrice di Quidditch, forte e determinata, e poi era oggettivamente una bella ragazza. Ogni tanto mi appariva distratta quando eravamo insieme, come se avesse voluto essere da un’altra parte, ma solo verso la fine del mio sesto anno ho capito perché: io amavo Ginny, lei amava Harry. Così sono stato di nuovo lasciato per amore di un altro, anche se la scusa che aveva usato era che “litigavamo troppo”.

Non ebbi molto tempo per pensare al suo addio: Silente morì poco dopo, Voldemort salì al potere e io dovevo scappare. Non avevo mai scoperto chi fosse mio padre, quindi non potevo affermare con certezza di non essere un Nato Babbano.

La prima ragazza che incontrai dopo tanto tempo fu Luna Lovegood. Ad essere sincero, non l’avevo mai presa molto in considerazione, mi sembrava un po’ matta, sempre persa nei propri pensieri con quel suo sguardo sognante; quando, però, la rividi a Villa Malfoy, sentii una stretta al cuore: il suo volto era scavato per la sofferenza e il dolore che doveva provare, ma gli occhi erano splendenti, pieni di vita. Capii che non poteva esistere una ragazza più incredibile di lei.

Passammo insieme un po’ di tempo a casa del fratello di Ron, stringendo una sincera amicizia. Devo ammettere che ogni tanto provavo l’impulso di baciarla, ma ogni volta che lo pensavo lei, come se mi leggesse nella mente, mi prendeva la mano e ripeteva che, quando sarebbe tornata a casa, avrebbe aggiunto il mio ritratto a quello dei suoi amici.

La guerra finì e io mi trovavo ancora senza uno straccio di ragazza. Non che fosse più importante della salvezza della mia vita, ma mi mancava avere qualcuno accanto: forse fu per questo motivo che cercai conforto tra i caldi seni di Lavanda. Ah, non ve l’avevo detto? A quanto pare, mentre io mi struggevo d’amore per lei, Lavanda non faceva che pensare a me, ai miei capelli ricci, alla mia pelle morbida – parole sue –, ma senza trovare il coraggio di confessarmelo; aveva allora deciso di provarci con Ron per suscitare la mia gelosia, finendo poi per affezionarsi a lui. Io, però, non ero mai uscito completamente dal suo cuore, per cui dopo Hogwarts mi ha cercato per vederci: ci sono volute ben tre uscite per capire che voleva altro da me che una semplice amicizia, e io che continuavo a pensare che volesse scrivere un articolo sul mio viaggio con i folletti! Non dovevo essere un grande amatore, però, perché dopo qualche mese anche lei si è stufata di me, ma stavolta non ho voluto indagare tra le braccia di chi si fosse fiondata.

Facciamo il punto della situazione: Ginny ha sposato Harry, Lavanda non voglio saperlo, Luna è in giro per il mondo con un tale Rolf Scamandro, Eileen è la spogliarellista più rinomata della Gran Bretagna.

E Tibby? Per quanto ne so, è andata a vivere a Dublino; non porta più le trecce, ma ha tagliato i capelli in un ordinato caschetto. Mi hanno detto che ha trovato lavoro come segretaria in una ditta importante e che ha appena avuto il suo secondo bambino. Il marito? Un tale Dean Thomas.

   
 
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