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Autore: martozza    09/10/2011    0 recensioni
Cosa succederebbe se tutti i tuoi affetti più cari venissero annientati?
Se la tua stessa vita fosse appesa ad un filo?
Bulma lo stava provando sulla sua stessa pelle.
Ma in quel vortice di follia e dolore forse qualcosa stava per cambiare.
Tutto era nelle sue mani, lei lo sapeva bene.
Avrebbe resistito, qualunque cosa fosse accaduta.
"Tutto intorno era silenzio e buio. La luce fioca non riusciva ad illuminare il grande magazzino dove vivevano. Topi, ecco ciò che erano diventati."
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Un po' tutti, Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tenebra azzurra


Capitolo 2: Buio


“Qualunque cosa si dica in giro,
le idee e le parole possono cambiare il mondo!”
L'attimo fuggente.



Tutto sembrava spento quel giorno.

Le persone si spostavano con una lentezza quasi paranormale. Nessuno parlava, ognuno immerso nei propri pensieri, nelle proprie paure.

Quel silenzio surreale veniva spezzato solo da un pianto di un bambino che implorava cibo. Ne erano rimasti in pochi ormai, di fanciulli. Impreparati e poco coordinati erano stati i primi ad essere sterminati. Loro non li volevano, ritenendoli inutili come forza lavoro. Loro li uccidevano, senza pietà.

Era mattina, ma nei sotterranei la luce era fioca ed artificiale. Le lampade penzolavano dondolanti dal soffitto. Era una fortuna avere ancora l'elettricità almeno per qualche ora al giorno. Quando mancava calava un velo di angoscia e il silenzio diveniva ancora più tangibile.

Bulma quella mattina camminava tra i lettini disposti a fila nell'ala adibita ad infermeria. Ogni giorno c'erano nuovi feriti e, malauguratamente, nuovi morti. La donna, famosa scienziata dei tempi di pace, aveva indossato le vesti di dottoressa, cercando di risolvere i casi più facili. Ma era arduo, come lavoro. Si ritrovava faccia a faccia con il dolore.

Il dolore di una non più madre che aveva visto morire i propri figli davanti a lei.

Il dolore di una moglie rimasta sola.

Il dolore di un figlio che aveva osservato i genitori venir catturati e deportati.

I nuovi arrivati erano sempre meno. Era un cattivo segno, voleva dire che ormai di superstiti in superficie ne restavano pochi.

La donna si avvicinò ad un ragazzo. Aveva i capelli biondi, una fascia attorno la testa e lo sguardo spento di chi con la mente è ormai lontano. Sospirò, Bulma. Quel giovane aveva visto morire tutti i suoi familiari. Da allora si rifiutava di mangiare, di bere... Bulma si chiedeva se dormisse di tanto intanto. Si stava lasciando morire, lo sapeva.

“Allora, Tom... come stai oggi?” stirò un sorriso sul suo volto, cercando di far risuonare la voce rilassata e a proprio agio. Il ragazzo, come tutte le mattine, si limitò a continuare a respirare. Sembrava si sforzasse anche per compiere quel gesto involontario. La donna sospirò, afferrando il termometro. “Bene.. misuriamo la temperatura..”




La casa era ridotta ad un cumulo di macerie. Bulma la guardò con aria spaventata, facendo saettare involontariamente lo sguardo dalle macerie al ragazzino che l'aveva condotta lì, in quel posto dimenticato da Buddha. “Ehm... è qui che vivi?” cercò di iniziare una conversazione. Non riusciva a nascondere la paura che le cresceva dentro, guardando quel ragazzo. Qualcosa le diceva di starne lontana. Qualcos'altro in lei suggeriva di curiosare, conoscere quello strano essere dalla coda lunga.

Kakaroth si voltò, osservandola serio. Aveva un paio di occhi nero pece, profondi e misteriosi, che nascondevano al loro interno qualcosa di stranamente maligno.

Non mi hai detto cosa fanno queste sfere.” disse serio. La voce era acuta e stridente, da bambinetto. 'Non glie lo dire Bulma, sta zitta!' aveva subito pensato l'adolescente, deglutendo un grosso grumo di saliva in gola. Perchè era così agitata? Qualcosa la inquietava.

Gli occhi chiari della giovane si posarono su quelli neri e profondi di Kakaroth. Non sarebbe mai riuscita a mentirgli, lui l' avrebbe capito. “Ce ne sono sette in totale... le leggende narrano che, se si riuniscono tutte e sette, si potrà esprimere un desiderio...”

Il ragazzino la fissò intensamente prima di scrollare le spalle e girarsi. “Non credo a queste sciocchezze!” disse entrando in ciò che restava della casa. Bulma a disagio lo seguì all'interno della tenuta.

Le pareti erano ricche di crepe profonde. Il colore, un tempo doveva esser stato giallo, ora era tendente al grigio. Le mattonelle erano coperte da una spessa coltre di polvere mista a carte di vario genere. Sembrava disabitata. Bulma si guardò intorno... qualcosa di brutto era accaduto in quel luogo, lo sentiva nell' aria, era una sensazione che le attanagliava lo stomaco. E quella ragazza si era più volte scoperta molto perspicace.”C-che bella casa...” farfugliò. Il ragazzino si chinò, iniziando a frugare tra i cumuli di rifiuti. Bulma lo osservò interdetta. Alla vista della coda che si muoveva dovette trattenere un grido di spavento.

'Ha la coda? Ma non è umano!'

Il ragazzo si voltò, notando lo sguardo curioso ed interessato di Bulma. Digrignò i denti in una smorfia di odio osservandola.

Ringrazia che quello stupido vecchio abbia fatto sparire la luna.” sentenziò acidamente mentre si voltava per continuare a rovistare tra le macerie, sotto lo sguardo avvilito della turchina.

Dopo poco si rialzò. Stringeva tra le mani una sfera arancione con delle stelle al suo interno. “E' questa la sfera?”

Bulma aguzzò lo sguardo su quell'oggetto, mentre un sorriso vittorioso le si allargava sul volto. “Oh, si!”

Il ragazzo la fissò intensamente, scrutandone l'espressione del volto. “Parlami ancora dei poteri di queste sfere...”


Il giro di visite continuava. Era sempre più corto, c'erano sempre meno vite da 'controllare'.

Loro riuscivano sempre a compiere massacri, ogni giorno.

C'era sempre chi, tra i superstiti, scappava, oppresso da quella situazione.

C'era chi, coraggioso, andava a cercare i propri cari in superficie.

C'era chi, come i suoi più cari amici, andava a fare rifornimenti di nascosto.

Come in quel momento.

Bulma pensò ai suoi amici, quelli con i quali aveva trascorso gli anni più avventurosi della sua vita. Coloro che avevano conosciuto, come lei, Kakaroth. Ed ora rischiavano la vita per proteggere la terra dai suoi simili.

D'un tratto si sentì un esplosione venire dal soffitto. La donna cadde a terra, mentre tutto tremava. Le urla si innalzarono al cielo... e poi fu buio.

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^Angolino piccino picciò^

Allora.. rieccomi con l'aggiornamento di questa storiella. Forse non avrei dovuto nemmeno aggiornarla, dato che il primo capitolo ha riscosso per la maggior parte commenti... beh non troppo positivi. Però ho già scritto diversi capitoli di questa storia... tanto vale pubblicarli.

Dico subito che ho aumentato i puntini sospensivi a tre (ce l'ho come vizio quello di metterne due -.-') come mi hanno suggerito. E spero di aver dato un taglio netto alle ripetizioni (almeno rispetto al primo capitolo!) :S

Non sapete quanto sono tesa!

Lasciatemi un commentino :) Alla prossima! Spero sia di vostro gradimento!

PS: allora.. agli Ozaru ci avevo pensato, ma poi mentre scrivevo mi sono totalmente dimenticata. Ho cercato di rimediare dicendo che Son Gohan ha distrutto la luna dopo la prima trasformazione di Goku. Spero vada bene come motivazione. 

PPS: si, la parte interamente in corsivo sono flashback.. dal prossimo capitolo avranno un salto in avanti di qualche anno.. spero non vi confonda questo fatto!

Alla prossima!

Un bacio :*

  
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