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Autore: PattyOnTheRollercoaster    09/10/2011    2 recensioni
L torna alla Whammy's House, indeciso se continuare la sua carriera da detective dopo il caso Kira. Near si dà alla filosofia, Mello alla boxe e Matt continua con l'informatica.
Mentre vanno avanti con le loro vite Ryuk scrive un nome sul Death Note, una ragazza trova un quaderno incastrato nel portatile, qualcuno viene ucciso e qualcun'altro rapito. Un nome viene scritto e un'altro cancellato.
Si dice che il battito d'ali di una farfalla può causare un uragano dall'altra parte del mondo. Se una farfalla può causare questo, allora cosa causerà uno Shinigami annoiato?
[Dal capitolo 6]
“Ryuk”, chiamò L.
Lo Shinigami si avvicinò con passo lento. “Sì?”
“Ci sono altri Shinigami che vanno in giro a dare Death Note alle persone?”
Il mostro scosse la testa, gli occhi fissi sul detective. “Non che io sappia.”
“Sei sicuro?!”, intervenne impetuoso Mello. “Allora come cazzo è possibile che una bambina abbia gli occhi dello Shinigami?”
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo quattordici
Time is precious





Giovedì 24 Giugno, Hotel Moon
Nate River, 2 Luglio ore 18.25
Il 26 di Giugno, alle ore 10.30 del mattino, si reca all’incrocio fra la 24esima e Wallemby St. Lì incontra un uomo e uno Shinigami ed effettua lo scambio degli occhi con quest’ultimo. Riceve un pezzo di Death Note dall’uomo e, tornato alla sua abitazione, scrive sul foglio tutti i nomi dei suoi colleghi investigatori, ordinando che muoiano esattamente 5 minuti prima di lui, lo stesso giorno.

Sabato 26 Giugno, base operativa del detective L
Near si alzò presto quel giorno, fece la doccia con cura, si lavò, si vestì, prese portafoglio, chiavi di casa e cellulare, e annunciò: “Io esco!”. Nessuno trovò nulla da ridire, sebbene il fatto che mettesse il naso fuori di casa fosse già di per sé una notizia. In meno di venti minuti, Near, pagando un dollaro e venti centesimi per il biglietto della metropolitana, si trovò in Wallemby Street e proseguì a piedi fino all’incrocio con la 24esima. Erano le 10.30 del mattino, il sole già riscaldava la città, e Light guardò il suo orologio da polso quando vide Near arrivare da lontano. Sorrise. Puntuale.
“Near, immagino che ti ricordi di Ryuk e di me.” Light sorrise, e lo Shinigami dietro di lui sghignazzò.
Near li osservò per un secondo con una curiosa espressione in viso che Light non seppe decifrare, ma alla fine annuì e disse: “Sì”.
“Allora suppongo che tu sia pronto. Ryuk?”, disse Light sorridendo malevolo, gettando un’occhiata allo Shinigami.
“Eccomi”, disse Ryuk avanzando. “Desideri fare lo scambio degli occhi con me, Nate River?”
“Sì”, disse Near senza indugiare.
Per una persona che non poteva vedere Ryuk, c’era solo un bel ragazzo asiatico che parlava con un mingherlino vestito di bianco, un po’ spaesato e dall’aria di non sapere nemmeno dove si trovava.
Quando Ryuk si allontanò da lui si erse in tutta la sua altezza, come stiracchiandosi. Lo Shinigami non li sentiva nemmeno gli anni di vita in più che gli erano stati donati, ma sapeva di averli, perché vedeva la vita di Near ridotta ad un miserabile mucchio di giorni.
Near sbatté le palpebre più e più volte. Osservò il ragazzo di fronte a lui. Light Yagami. Nessuna data di morte. Era normale, dopotutto se Light possedeva un Death Note allora non poteva vedere la sua vita, ma solo il suo nome.
Light sorrise benigno, come se stesse osservando una sua creazione per la quale aveva impiegato tempo e sofferenze. “Nate, prendi questo pezzo di Death Note. Sai già cosa devi fare, non è così?”
Near prese il pezzo di carta, piegato a formare un quadratino, che Light gli porgeva. “Devo scrivere il nome dei miei collaboratori nelle indagini. Tutti.”
“Esatto. Tieni, consegna questa lettera ad L”, così dicendo Light consegnò a Near una busta. Il ragazzo la prese e la mise in tasca. Si volse per tornare a casa sua.

L non fece domande quando Near gli consegnò la lettera. Aprì la busta e lesse:

L,
abbiamo bisogno di incontrarci di nuovo. Vuoi il Death Note, non è vero? Ti darò l’occasione di riprendertelo.
Mandami una risposta alla solita casella postale.
Light

“Non dobbiamo andarci”, disse subito Mello. “E’ una trappola, è chiaro come il sole.”
“Lo credo anch’io”, disse L. “Questo non toglie un fatto.” Tutti lo guardarono, interrogativi. “Light sa dove abitiamo.”
Matt s’irrigidì. “Dobbiamo trasferirci di nuovo?”, domandò. Sembrava un bambino piccolo a cui i genitori hanno detto che deve lasciare gli amici per andare in una città diversa.
“Abbiamo la casa di New York nella quale andare. Dopotutto è ancora nostra. Non credo sia necessario comunque portare troppa roba con noi. Possiamo benissimo portare solo lo stretto indispensabile.” Era come se L sapesse qualcosa che agli altri sfuggiva. Il detective rimase pensoso per qualche istante, poi riprese a parlare. “E’ possibile che Light abbia trovato un altro complice che ci tiene d’occhio. E suppongo che abbia anche trovato qualcuno che ha fatto lo scambio degli occhi, altrimenti non avrebbe mai voluto un altro incontro.”
“Quindi cosa facciamo?”, domandò Noodle sperando in una gloriosa intuizione del famigerato detective.
“Gli diremo che non ci incontreremo, per adesso. Forse è addirittura meglio che lasciamo il paese e continuiamo le indagini altrove”, ragionò L mordicchiandosi un’unghia.
“Come possiamo lasciare il paese se siamo sorvegliati?”, domandò Mello. “Probabilmente conoscono ogni nostra mossa.”
L, pensieroso, si voltò verso la finestra e non disse più nulla. I ragazzi erano abituati alle sue stravaganze, e sapevano che bastava lasciarlo in pace. Diane accennò al fatto che, in vista del ritorno a New York, avrebbe fatto le valigie. Uscirono tutti dalla stanza, ma non senza premurarsi di lasciare bene in vista delle fette di melone su un piattino.
Near, in silenzio, prese un pupazzo e si diresse alla sua camera. A metà strada Georgie lo fermò. Georgie Jonsson, lesse Near. “Near, facciamo il gioco delle macchinine?”, domandò la bambina con gli occhi lucenti.
Near sorrise un poco, ma si trovò costretto a rispondere: “Mi spiace Georgie, ho da fare adesso. Aspetta un attimo, vengo a chiamarti fra qualche minuto. Tu prepara tutto”.
Georgie sorrise felice e disse: “D’accordo”, correndo via verso la sua cameretta.
Near entrò in camera sua e chiuse la porta a chiave. Prese una biro nera dalla scrivania, si sedette sul letto, e pensò. Diane Colfer, quello lo sapeva già, così come Annika Tempor. Mail Jeevas, un nome quanto mai appropriato. Mihael Kheel, lui preferiva Mello. E, per ultimo, ma non per questo meno importante -anzi, era quello fondamentale: L Lawliet. Near sorrise: L. Li aveva fregati tutti con quel suo nome strano. La gente cercava di scervellarsi per scoprirlo e alcuni si chiedevano: inizierà con la L? Magari c’è una doppia L? Near scosse la testa, ancora sorridendo.

Si recano ad un incontro il 2 Luglio e muoiono alle ore 18.20

Non era stato difficile, si disse Near. Si alzò, aprì la porta della sua stanza e uscì in cerca di Georgie.

Domenica 27 Giugno, base operativa del detective L
L si svegliò di soprassalto, diede un’occhiata in giro e vide che era ancora tutto buio. Si stropicciò gli occhi, si stiracchiò e si alzò. Guardò l’orologio appeso al muro. Erano le 5.02 del mattino. Avevano deciso che il giorno dopo sarebbero partiti per New York, non gli ci sarebbero voluta più di una giornata. Andò in cucina e aprì le persiane, facendo entrare quel blu leggero del mattino. Si preparò un tè e si tagliò una fetta di torta, poi sedette al tavolo della cucina e, immerso nel silenzio, di fronte alla finestra aperta, aspettò che gli altri si svegliassero, osservando il mondo che si riempiva lentamente di luce e che iniziava una nuova giornata nella parte nord occidentale del globo.
I primi rumori che udì furono quelli della strada, le prime macchine che passavano, poi qualche leggero passo sul marciapiede. Udì gli uccelli svegliarsi dal sonno e cominciare a rumoreggiare lungo gli alberi dei giardini del vicinato. Poi cominciò a sentire i primi rumori in casa. Di sicuro Diane, poi veniva Noodle, in seguito Georgie, che irrimediabilmente svegliava Near, poi Mello e infine Matt, che si svegliava tardi perché passava tutte le notti al computer o davanti ai videogames. Circa mezz’oretta più tardi Diane e Noodle comparvero sulla porta.
“Buongiorno”, disse la donna sorridendo, vestita di tutto punto e già con gli occhi bene aperti.
“Ciao”, disse Noodle sbadigliando, ancora in pigiama, con gli occhi gonfi e i capelli spettinati.
“Buongiorno”, disse pacato L.
Nessuno parlò più, e Noodle e Diane si prepararono un caffè, tirarono fuori i biscotti, la torta e i panini dolci, e sedettero a mangiare in silenzio. Dopo qualche secondo di esitazione L alzò lo sguardo e disse: “Ho cambiato idea. Credo che dopotutto ci convenga incontrare Light-kun. Dobbiamo sapere cosa vuole, dice che vuole ridarmi l’opportunità di riprendermi il mio Death Note”. L rimase in silenzio, mentre Diane lo osservava con la fronte corrugata. “Di sicuro vorrà dettare delle condizioni, prima di rifiutare dobbiamo almeno sapere che cos’ha in mente.”
“E’ una trappola, come ha detto Mello. Sarebbe lo stesso buttarsi nella tana dei leoni”, osservò Noodle.
“Light ha un piano che non andrà a nostro favore, questo è sicuro, ma con la fretta con cui l’ha redatto sono certo che ci sia una falla da qualche parte”, disse L. “Ormai lo conosco. E’ un personaggio impulsivo, non pensa realmente alle conseguenze di ciò che fa, o almeno non ne analizza tutti gli aspetti: immagina che le cose vadano solo nel verso in cui fa comodo a lui.”
Noodle e Diane rimasero pensose. Poco dopo scesero in cucina Georgie e Near, quest’ultimo con aria spenta e stanca. Quando anche Mello fu sceso L gli intimò di svegliare Matt e di venire di sotto a fare colazione assieme. Il ragazzo non se lo fece ripetere -erano ordini di L- e trascinò giù dal letto l’amico. Quando tutti furono seduti, nonostante Diane e Noodle fossero già a conoscenza della decisione del detective, L ripeté la notizia con cautela. Le reazioni furono varie. Matt si strozzò con il caffè amaro, mentre Mello si fermò a metà di un morso di cioccolata per osservare L rapito -era sicuro che dietro ci fosse un piano perfetto, non poteva essere altrimenti-, Georgie continuò a fare colazione senza rendersi conto del silenzio glaciale che era sceso sul tavolo quadrato, invece gli occhi di Near furono illuminati da un breve lampo.
“Perché?”, domandò Matt.
“Come ci muoviamo?”, chiese Mello.
L li osservò tutti con calma. “Organizziamo l’incontro e vediamo cosa ci propone Light”, disse semplicemente stringendosi nelle spalle.
Lo sguardo illuminato di Mello si afflosciò all’istante. “Sì ma… qual è il piano?”
“Ci organizziamo e andiamo.”
Mello corrugò le sopracciglia. Forse quello era uno strano gioco di L per vedere come reagivano lui e Near? Era per caso in corso una silenziosa sfida della quale nessuno dei due giocatori era stato avvisato? Mello non avrebbe perso, così passò all’attacco. “Bene, allora faremo così: suppongo che Light voglia incontrare te e molto probabilmente Georgie, quindi io, Noodle e Diane ci disporremo…”
“No.” L scosse la testa. Mello chiuse la bocca. “Andremo tutti quanti, assieme.”
“Anche Georgie?”, domandò Noodle.
“Anche lei”, asserì il detective. “Qualcuno mi prenda carta e penna, devo scrivere una risposta.”

Light-kun,
nonostante sappia bene che il tuo è un piano, suppongo che non sia ben architettato, per questo accetto la tua richiesta. Mi presenterò assieme ai miei collaboratori dove vorrai, quando lo vorrai.
L

L,
voglio che porti assieme a te Georgie Jonsson, puoi anche bendarla o farne ciò che vuoi, non desidero assolutamente che possa vedere il tuo nome o quello dei tuoi complici, nel caso non li avesse già visti.
Ci incontreremo il 2 Luglio alle ore 18.00 all’Holy Cross Cementary, davanti alla tomba di Louis Capone.
Distinti saluti,
Light Yagami
P.S. Credo che troverai il mio piano formidabile.

Venerdì 2 Luglio, Hotel Moon
La mattina del 2 Luglio Light Yagami si alzò dal letto con la sensazione, o piuttosto la consapevolezza, che quel giorno avrebbe riacquistato molto del tempo perduto nel tentativo di uccidere L. Già si chiedeva cos’avrebbe potuto fare quando, finalmente, avrebbe avuto a completa disposizione sia Georgie Jonsson che il Death Note. Come fare per riprendere il controllo sulla popolazione mondiale. Prima di tutto voleva che tutti sapessero che aveva incastrato e ucciso L, così decise che avrebbe inviato una traccia audio, ovviamente con la sua voce falsata, nella quale affermava di essere tornato e di poter riprendere il potere nel modo più assoluto siccome L era stato eliminato da lui personalmente. Era consapevole del fatto che molti lo avrebbero giudicato uno scherzo, ma quando i criminali sarebbero incominciati a morire di nuovo, allora il mondo intero si sarebbe prostrato dinanzi a lui una seconda volta. E nessun L sarebbe mai andato a reclamare giustizia. La seconda cosa che avrebbe fatto sarebbe stato sciogliere la Wammy’s House, era un luogo pericoloso e pieno di occulte macchinazioni contro la sua persona. Poi poteva iniziare la sua crociata di pulizia del mondo dal male.
Verso le undici di mattina Ryuk tornò da una scampagnata chissà dove, osservò Light e rise sguaiatamente. Il giovane lo osservò truce. “Cosa c’è di così divertente Ryuk?”
“Oggi è il gran giorno, non è così?”, disse lo Shinigami con voce gutturale, lo sguardo fisso su di lui.
“Infatti.” Light abbozzò un piccolo sorriso. “Vuoi venire a vedere?”
“Credo di sì”, disse Ryuk. “Sarà interessante.”
“Interessantissimo. Ti spiegherò una volta per tutte come ho fatto a battere L. E’ stato un vero colpo di genio, te lo assicuro. Questa volta non ho tralasciato nulla.”
“Devo ammettere di essere molto curioso.”
“La tua curiosità sarà ripagata Ryuk, piuttosto… Non vuoi salutare L e tutti gli altri per un’ultima volta?” Light accennò un ghigno famelico.
“Sì, mi piacerebbe rivederli”, disse Ryuk pensoso. “Quando?”
“Oggi! Alle 6 all’Holy Cross Cementary. Ci saranno tutti loro, anche Georgie Jonsson.”
“Porterai con te il Death Note?”
“Non lo so, è già tutto fatto. In realtà potrei aspettare qui seduto che L e i suoi muoiano, ma voglio godermi lo spettacolo e prendermi la rivincita che mi spetta.” Light si sedette su una sedia e incrociò gambe e braccia, osservando lo Shinigami che svolazzava in alto.
“Hai detto che hai già fatto. Come?”, domandò Ryuk stupefatto. Lo osservava con occhi stretti e nel frattempo ragionava febbrilmente. Certo lui era uno Shinigami e solo uno spettatore a quel gioco di ingegno e potere, ma sapeva cose che nessun’altro sapeva. Lui poteva vedere le vite altrui anche se questi avevano toccato un Death Note, e si chiese come mai Light nel suo piano, a suo parere perfetto, fosse incappato in una falla. Lo vedeva bene che una falla gigantesca doveva esserci da qualche parte, lo vedeva solo guardandolo in viso…
“Be’, come sai sono andato a cercare notizie su Near, e per farlo ho raccontato al direttore della Wammy’s House quella storia sulla sua morte. L si isola quando lavora ad un caso e non vedo perché mai i due avrebbero dovuto sentirsi, per cui il direttore non saprà mai della bugia, e nemmeno L. Ho scovato informazioni su Near e poi l’ho usato con il Death Note. Ho scritto che facesse lo scambio degli occhi, ricevesse un pezzo di Death Note e scrivesse il nome dei suoi collaboratori, L compreso, in modo che morissero esattamente cinque minuti prima di lui.” Light osservò soddisfatto lo Shinigami. “Ho organizzato l’incontro in quel giorno. Mi riprenderò Georgie Jonsson una volta che saranno morti tutti.”
“E’ stato astuto”, osservò Ryuk.
“Grazie mille.”
Light Yagami si preparò ad uno dei più importanti incontri della sua nuova vita, rinnovata per incanto qualche mese prima, in modo semplice ma godendosi la giornata, come se fosse l’ultima della sua esistenza. Mangiò in un ristorante italiano, ordinò pasta alle vongole, bistecca alla milanese e un dolce tiramisù. Poi comprò un nuovo abito, giacca e pantaloni grigi, e una cravatta rosso scuro. Quando tornò nel suo hotel fece un rilassante bagno della durata di un’ora e dieci minuti circa, durante il quale si concesse il lusso di assaporare un vino rosso californiano secco e pungente. Poi indossò una camicia bianca, il completo nuovo e delle lucide scarpe nere. Prese con sé i documenti di Eikichi Kazuro, la sua carta d’identità, la patente e una carta di credito. Da quando aveva recuperato il Death Note il suo conto si era rimpinguato di parecchi dollari. Aveva dato disposizioni a potenti e ricchi criminali perché, prima di morire per malattia o qualche altra strana ragione, versassero cinquecento dollari l’uno su diversi conti bancari sparsi per il globo ed intestati a persone diverse. Erano tutti gestiti da Kazuro Eikichi.
Prima di uscire dalla sua stanza d’hotel il ragazzo fu inspiegabilmente travestito da un brivido freddo. Si fermò qualche secondo, gli occhi fissi sulla moquette senza in realtà vederla. Fece dietro front e prese il Death Note.
Mentre sgusciava nel traffico cittadino di una New York ancora piena di andirivieni, Light pensò al luogo dell’incontro. Immaginava che L avesse realizzato qualche teoria riguardo a quella sua scelta, ma la verità era che l’aveva fatta a caso. L non avrebbe estrapolato alcunché a proposito della sua personalità da quel misero dettaglio. E anche se avesse fatto qualche teoria si sarebbe rivelata sbagliata e inutile. Il destino del detective era già segnato.
Giunse al cimitero Holy Cross con quasi un quarto d’ora di anticipo e sperò di essere arrivato prima degli altri. Voleva dare l’impressione di essere eterno, di essere ovunque in qualsiasi momento. Di essere tale e quale a Dio, la qual cosa, secondo il parere di Light, non era poi molto lontana dalla realtà.
Sedette sopra la lapide di Louis Capone, sopra la quale una madonna di pietra dal viso imperturbato lo invitava a pregare per il defunto, e attese.
L, Near, Diane Colfer, Matt, Mello e Noodle arrivarono sette minuti dopo. Da lontano videro Light, seduto con eleganza sulla tomba di uno dei più famosi e spietati mafiosi New Yorkesi degli anni ’30 e ’40. Ovviamente, L aveva intuito, Light non aveva simpatia per un criminale, ma voleva che la sconfitta finale e decisiva di L, che credeva di realizzare qual giorno stesso, avvenisse di fronte al luogo di sepoltura meno indicato per un detective legato alla giustizia come lui. Era una sorta di dispetto infantile.
Il gruppo si avvicinò e Light Yagami si alzò e andò loro incontro sorridendo affabilmente. “Buongiorno. Credo di conoscere L”, e fece un cenno verso di lui, “Near ovviamente, e Noodle.” Pareva quasi felice, come se quello fosse un incontro fra amici. “Ma non conosco gli altri.”
“Loro sono Mello, Matt e Diane”, elencò L senza espressione. “Tutti miei collaboratori. Allora, mi parlavi di un piano infallibile, perché non me lo racconti Yagami-kun?”
Light sorrise. “Non c’è bisogno di tutta questa formalità. Chiamami pure per nome. Piuttosto, vorrei sapere dove si trova Georgie Jonsson. Il nostro patto diceva che doveva essere qui.”
“In questo momento ci aspetta in macchina.” Mello fece un impercettibile movimento con la mano, tendendo i muscoli e stringendo il pugno destro.
Light alzò le sopracciglia, sorpreso. “Davvero? Non è sano e nemmeno responsabile lasciare un bambino in una macchina da solo per lungo tempo.”
“Veramente non credevamo di metterci molto”, disse Noodle a denti stretti. Non lo dava a vedere, ma fremeva di paura e di rabbia. Se per caso qualche intuizione del detective non fosse stata corretta, allora avrebbe significato la loro morte. Erano stranamente lucidi, pur sapendolo. Ma Mello, Matt e Near si fidavano ciecamente del detective, e tutti e tre lo avevano dimostrato largamente, qualcuno più di qualcun altro. Noodle sperò con tutte le sue forze che L avesse ragione, per poter finalmente vendicare suo padre.
Light sorrise, abbassando lo sguardo. “Infatti”, disse guardando il suo orologio da polso. “Non ci metterete molto, morirete tutti fra sedici minuti esatti.”

Nulla dava a vedere che i sei detective fossero stati minacciati di morte. Nessuno di loro si mosse, rimasero invece a guardare Light Yagami, Kira, senza spiccicare parola.
Alla fine L domandò: “Cosa te lo fa dire?”.
“I vostri nomi sul Death Note scritti da Near.” Gli occhi di L si allargarono ancor più del normale, mentre gli altri si osservavano nervosi. Light ridacchiò di gusto. In quel momento l’ombra di Ryuk, che svolazzava sopra di loro, catturò l’attenzione di Diane e Mello, che alzarono lo sguardo. Noodle fissava invece Light con un odio crescente sottopelle. L rivolse uno sguardo carico di significato a Near e il ragazzo annuì velocemente. Kira non aveva visto quel fugace scambio di sguardi.
L riprese parola. “Allora dicci, come hai fatto a corrompere Near?”
“Ho scoperto il suo nome, e dato disposizioni sul Death Note perché facesse lo scambio degli occhi, ricevesse un pezzo di quaderno da parte mia, e scrivesse i vostri nomi.”
“Quando hai scritto questo?”, domandò L.
“Il 24 di Giugno. Come sai il Death Note dà un margine di 28 giorni per agire.”
L sorrise un pochino. Anche se, certo, era stata tutta fortuna, avevano fatto appena in tempo.

22 Giugno, base operative del detective L
Georgie si infilò sotto al tavolo per andare fuori dalla portata di Mello. Nella fuga urtò il pc di Matt, che assunse uno sguardo terrorizzato ma non fece in tempo a dire nulla, poi Georgie si chiuse nella stanza di Near e si arrampicò sul letto. In mano, il suo premio: cioccolata al latte con nocciole, una delle barrette di Mello. Riuscire a prenderla era stato quasi un suicidio, ma Georgie ci era riuscita. Scartò il dolce e cominciò a mangiucchiarlo.
Mello sbuffò e sedette accanto a Noodle. In quel momento la ragazza stava osservando con occhi nebulosi L e si chiedeva se per caso non avesse sbagliato detective.
L alzò lo sguardo dal suo piatto ricolmo di frutta fresca e disse: “Ho cambiato idea. Credo che Georgie abbia bisogno di un luogo più tranquillo dove stare… e anche noi”, aggiunse alla fine.
“La porterai in orfanotrofio?”, domandò Diane. “Credevo non fosse sicuro.”
“Chiamerò Roger, gli dirò di aumentare la sicurezza della Wammy’s House, poi vedremo di far venire qualcuno a prenderla.” L prese il cellulare e scelse in fretta uno dei pochi numeri facenti parte della sua personale rubrica telefonica.
Dopo tre squilli la voce stanca di Roger rispose con tono stupefatto. “L?”
“Sono io Roger, ho bisogno che tu faccia una cosa.”
“Che cosa?”, domandò l’uomo sempre più stupito. L non lo aveva mai coinvolto nelle indagini.
“Vorrei che aumentassi la sicurezza della Wammy’s House, voglio mandarti una bambina da tenere in custodia. E’ una persona importante, è molto probabile che venga cercata per un rapimento e mi fido solo di te.”
“Ah… va bene, non c’è problema.”
“Ti farò un bonifico bancario non appena posso, prendi tutte le misure di sicurezza che puoi. Quando avrai finito mandami una mail al solito indirizzo e io ti farò arrivare la bambina con qualcuno, o magari potresti mandare tu qualcuno di fidato.”
“D’accordo. L?”
“Sì?”
“So che non potresti dirmelo, soprattutto per telefono, ma… come stanno andando le indagini?” L stava per rispondere a Roger molto gentilmente di farsi gli affari suoi, quando il vecchio aggiunse: “Ho saputo di Near”.
L rimase per un secondo in silenzio, immobile. Che a Near fosse accaduto qualcosa senza che lui lo sapesse? Improbabile. Che Roger sapesse qualcosa prima di lui? Impossibile. Osservò Near con occhi tondi, seduto sul divano a impilare dei dadi. “Che cosa hai saputo?”, domandò lentamente.
“Ho saputo… della sua morte. Quell’agente Kazuro è venuto a dirmi tutto.”
Nella mente di L cominciò a formarsi un sospetto. “Nome?”
“Mi pare Eikichi Kazuro.”
“Quando è stato lì?”
“Tre giorni fa.”
L ragionava febbrilmente. “Che cos’ha detto?”
“Che Near è morto durante le indagini, che è stato assassinato.” A questo punto anche Roger cominciava ad avere qualche dubbio.
“Che cosa gli hai detto?”
“Mi ha chiesto di Near e io gli ho  raccontato di quando è arrivato qui da piccolo e dei suoi genitori.” Ecco. “Che cosa succede L?”, domandò Roger. Il detective non rispose. “L? Pronto?”
L mise giù il ricevitore e osservò Near. “Abbiamo un problema.”




















Buonsalve.
Mamma mia oggi sono andata in collina a raccogliere le castagne, che fatica! Il colmo è che a me le castagne non fanno nemmeno impazzire! Vabbé, a parte questo, che scommetto non ve ne frega niente, passiamo alla fanfiction.

Se qualcuno di voi ha fatto attenzione alle date che ho scritto ad ogni paragrafo allora potrebbe immaginare che cosa succederà nel prossimo capitolo, o per lo meno come si risove la faccenda alla fine. Spero di avervi messo addosso un po' di curiosità, e magari anche un lieve sospetto: che cosa succederà? Ormai i giochi sono fatti, com'è possibile che i detective risolvano la cosa se Light ha già scritto il nome di Near sul suo Death Note, e Near ha scritto i loro nomi di modo che morissero tutti? Insomma, c'è ancora qualcosa da fare? Lo scopriremo... nel prossimo capitolo! No, non è vero, in quello dopo ancora ad essere sinceri (nel prossimo se state bene attenti alle date che ho scritto qui).
Siccome da qui in avanti è un po' contorta la storia, sullo stile di Death Note, se per caso non capite qualcosa ditemelo che non esiterò a spiegarvi ^^

La fanfiction comunque, come avrete già immaginato, sta volgendo al suo termine. Finisce con il diciassettesimo capitolo, e devo dire che è stato come un parto! Anzi, peggio di una gravidanza! Perché questo, fra scrittura, revisione e postaggio è durato ben più di nove mesi! Però sono orgogliosa del mio figlio virtuale alla fine xD
Comunque, per gli sbrodolosi grazie che vi riverserò addosso aspettiamo, perché c'è ancora qualche settimana prima della fine di tutto, quindi rimandiamo le sbrodolosità ad un domani e per ora vi ringrazio in maniera più contenuta u.u
...
Grazie! Grazie! Grazie! *o* Vi amo tutti! Bwahhh! T^T Mi fate commuovere ogni volta che leggo le recensioni, e anche chi non scrive nulla, vi adoro perché avete messo la storia fra le Preferite, o le Seguite, o le Ricordate! Grazieeeee! *ora mi ritiro nel mio cantuccio a vergognarmi per tutta questa scenata*

Ecco qui lo spoiler, e ci vediamo Domenica prossima, ciao!
Patrizia
   
 
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