Capitolo 20: Prigionieri
Nami aveva assistito a tutta la scena,
trattenendosi dal fare qualsiasi mossa. Lei era l’unica rimasta libera e tutta
la ciurma contava su di lei. Non poteva rischiare di essere catturata, non dopo
che Rufy l’aveva messa in salvo riponendo tutta la
sua fiducia in lei.
Tirò fuori la mappa della base Shionomizu, che
aveva sottratto poco prima che il capitano venisse catturato e la studio
attentamente.
Doveva pensare a liberare prima di tutto i suoi nakama,
non potendo fare nulla per Rufy, in quanto le sue
capacità erano troppo inferiori a quella del vice ammiraglio che lo aveva
catturato e portato chissà dove.
Essa aveva osservato il movimento della donna e controllando la cartina,
notò che la porta dove essi erano spariti, in realtà risultava essere un muro
chiuso, dietro al quale non doveva trovarsi dietro.
Eppure loro erano andati da qualche parte.
Le si formò un groppo alla gola, temendo il peggio, ma avrebbe dovuto
preoccuparsene più avanti. Al momento
poteva solo sperare che il suo Rufy stesse bene.
“Siamo davvero nei pasticci questa volta!” disse Usopp
riprendendo i sensi dalla forte scossa che aveva preso e venendo a conoscenza
di quanto accaduto.
Zoro rinfoderò le sue katane,
dopo l’ennesimo fallimento di tagliare le sbarre della loro cella “A quanto
pare non sono ancora in grado di tagliare qualunque cosa! Se Mihawk potesse vedermi, riderebbe di me!” disse lo
spadaccino stringendo i pugni.
“Ti ho già visto tagliare il ferro. Mettici più impegno testa d’alga!”
disse Sanji.
“A quanto pare questo non è ferro. Sinceramente non ho mai visto un
materiale del genere e se pensi di poter fare meglio, accomodati! Ma dopo non
domandarmi di rianimarti se il tuo cuore va in arresto cardiaco per colpa dell’elettricità!”
rispose seccato lo spadaccino.
“Calmatevi fratelli, litigando non arriverete da nessuna parte!” disse Franky “Dobbiamo collaborare come abbiamo sempre fatto e
riusciremo a uscire da questo postaccio!”
“Detesto ammettere che questa volta non possiamo fare niente. Siamo nelle
mani di Nami, sperando che almeno lei, riesca ad
eludere la sorveglianza di questo posto!” disse Zoro.
“Nami ce la farà, ne sono certo!” disse Chopper.
Robin annuì “In questo momento mi preoccupa di più Rufy!”
disse con voce che non riusciva a nascondere la sua preoccupazione “Qualcosa
non mi convince un quella donna!”
“La tua intuizione è giusta Robin-san! Vedo che
la tua capacità di analizzare anche le minime cose intorno a te sono sempre le
stesse, se non migliori!” disse la voce della persona imprigionata nella cella
di fronte alla loro.
Gli altri membri dell’equipaggio si erano dimenticati di quell’individuo e,
nonostante gli sforzi, non erano riusciti ancora a vedere il suo aspetto, ma
Robin comprese chi fosse.
“Anche la tua capacità di cacciarti nei guai non è cambiata!” disse Robin
accennando un sorriso “Anche se devo ammettere che sono stupita del fatto che
la marina sia riuscita a catturarti!” disse l’archeologa, stupendo i presenti.
“Lo conosci Robin-san?” chiese Brook curioso.
La donna annuì “L’ho conosciuto durante i due anni in cui siamo stati
separati. Esso fa parte dell’armata rivoluzionaria di Dragon. È un ragazzo
molto abile in combattimento e in strategia, per questo sono stupita di
ritrovarlo qui!”
“Vorresti farci credere che costui è un….”cominciò
Usopp stupito.
“Rivoluzionario, si!” disse l’individuo.
I mugiwara sgranarono gli occhi in quanto i rivoluzionari
erano gente difficile da trovare e ancor di più da catturare.
“Ma non è questo il momento delle presentazioni. Se il mio presentimento è
esatto, Rufy si trova in guai seri!” disse, facendo
addrizzare le orecchi a tutti suoi compagni.
“Cosa intendi dire, avanti parla!” disse Zoro precipitoso,
che per istinto portò una mano all’elsa della sia Wado
Ichimoji.
“Che quel vice ammiraglio, disobbedisce alla legge che è in vigore in
qualsiasi base della marina, tranne che a Impel Down!”
disse.
“Che legge?” chiese Sanji trattenendo quasi il
respiro.
“Il divieto di torturare i prigionieri!”
Tutti sgranarono gli occhi a quelle parole.
“Vedete quella porta dove sono spariti quella donna e Rufy?
Porta a un’altra ala della base di cui solo pochi sono a conoscenza. Porta
appunto nella sezione delle torture, un’area usata in passato per far parlare i
pirati che sapevano informazioni che facevano gola alla marina. Durante i cento
anni di buio, li dentro si sono compiuti i più terribili massacri ordinati dal
governo mondiale, di cui la marina ha cercato di tacere al mondo esterno. Noi
rivoluzionari sappiamo cosa accadde in quegli anni ed e per questo che vogliamo
far cadere il governo mondiale e
impedire che si ritorni a quel punto, non solo per quello che è stato compiuto
qui, ma in tutto il mondo!” disse serio “Tu Robin, sai di che parlo, vero?”
“Non proprio. Dragon era disposto a raccontarmi tutto, ma non ho voluto.
Sono un archeologa di Ohara e come tale devo scoprire
quel mistero da sola, ma so che una volta scoperto cosa accadde, la marina non
ne uscirà pulita!” disse Robin “L’unica cosa di cui mi dispiaccio e che all’interno
della marina c’è davvero chi crede nella giustizia e compie le sue azioni
credendo in buoni ideali!”
“Già, ma non è il caso di Marena. Quella donna è cattiva di natura, ma ha
un motivo in particolare per prendersela con Rufy e
potete stare certi che non avrà il buon cuore di risparmiarlo dalle sue innumerevoli
torture!”.
“Ha fatto del male anche a te?” chiese Zoro
serio.
Il ragazzo sorrise tristemente, nonostante non potesse essere visto. “Non più
di tanto. Lei tortura senza pietà solo pochi eletti, solitamente chi ha un
potere del frutto del diavolo, in quanto di norma sono più resistenti e quindi
più divertenti da torturare!”
Chopper diventò blu dalla fifa “Non oso immaginare cosa possa fare a Rufy!”
Il ragazzo misterioso riprese a parlare “Se avesse già iniziato, sentiremmo
le sue urla fino a qui, nonostante la stanza sia piuttosto lontana!”
“Che cos’hai brutto cagnaccio? Non hai nemmeno la forza di urlare?” disse
Marena.
Rufy gli lanciò uno sguardo di ghiaccio,
nonostante non fosse in una posizione comoda. Era in ginocchio con le braccia
alzate e incatenate con delle catene fatte in parte di algamatolite.
Queste fatte in modo tale da ridurre i poteri dei prigionieri, senza che questi
perdessero però i sensi troppo presto.
“Ha già ricevuto cento frustate eppure sembra quasi che tu non abbia
risentito nemmeno di un colpo, vediamo se con altre cento, riuscirò a
strapparti un gemito!” disse la donna pendendolo per il collo con mani
mischiate ad acido, bruciandogli la pelle.
Rufy strinse i denti, non gli avrebbe mai dato
la soddisfazione di sentirlo urlare.
“Se poi le frustate non bastano, ho tanti altri giochetti da farti fare!”
disse divertita.
“Ancora con la tortura?” disse l’ammiraglio Ryoori,
posando su di un sudicio tavolo, alcuni piatti ricolmi di cibo.
“Molla li il pranzo e vattene. Ho un conto in sospeso con questo moccioso!”
disse la donna.
“Lo sai che sono contro la tortura, tralasciando il fatto che è stata
abolita!” disse l’ammiraglio.
“Allora fermami, cosa aspetti!” disse acida la donna.
“L’avrei già fatto se Akainu non mi avesse detto
di lasciar perdere e di farti fare quello che tu vuoi! E purtroppo lui è al di
sopra di me e devo obbedirgli. Lo
dimostra il fatto che lui sia a Marineford e io in
questa topaia!” disse l’uomo stringendo i pugni.
“Tuo fratello è sempre stato migliore. Lo dico sempre io!” disse la donna
divertita.
L’uomo si alzò infastidito “Sei una donna sgradevole. Se non fossi stato
eletto ammiraglio, solo per breve tempo, ti avrei già licenziato, in quanto tu
disonori la reputazione della marina! Noi catturiamo i pirati e li spediamo a Impel Down, non li uccidiamo direttamente noi. Quante volte
ancora dovremo coprire i tuoi crimini per difendere la nostra reputazione?”
Disse l’uomo facendo una smorfia, all’ennesima frustata che tagliava prima
l’aria e poi le carni della schiena di Rufy, già in
pessime condizioni.
“Io non uccido nessuno. Io torturo e basta, se poi questi schifosi pirati
muoiono, colpa loro. Hanno solo da imparare ad avere maggiore resistenza!”
disse la donna, per poi scoppiare a ridere.
L’uomo andò via, sbattendo la porta dietro di sé. Marena prese a mangiare di gusto il suo pranzo,
sedendosi davanti a Rufy, che la fissava con
disprezzo, appena sentiva il dolore alla schiena scemare.
“Basta voi due, non riesco a mangiare con sto cane che mi guarda! Continueremo
dopo!” disse la donna, ordinando ai suoi due fidati sottoposti, di slegarlo e
sbatterlo nella cella che vi era in un’altra stanza.
Rufy gemette leggermente quando la sua schiena
toccò il freddo pavimento della prigione. Provò a tirarsi su, ma era troppo
stremato per riuscirci e decise di concedersi un attimo di riposo.
Esso però appena chiuso gli occhi, si sentì sfiorare le ferite da un tocco
leggero e spaventato si ritrasse. Si voltò a guardare con uno sguardo
arrabbiato chiunque ci fosse in cella con lui, ma il suo sguardo si calmò,
quando vide una ragazza dagli occhi azzurri chiarissimi e i capelli lilla lunghi e lisci, sporchi a causa della
sua condizione di prigioniera.
Rufy rimase sorpreso di vedere una ragazza,
apparentemente gracile e indifesa, rinchiusa in una prigione della marina.
“C-chi sei tu?” chiese con voce debole.
“Scusa, non volevo farti del male. Volevo in qualche modo curarti, per
quanto mi sia possibile!” disse con una voce lieve la ragazza.
“N-non hai risposto alla mia domanda!” disse Rufy.
“Non ricordo più il mio nome. Sono qui dentro da talmente tanto tempo che…” Sospirò “C’è un nome che mi risuona in testa..Tadako!” disse rattristandosi.
“Forse è il tuo nome!” disse Rufy, sollevandosi e
appoggiandosi alla parete con la spalla, in modo tale che la schiena non
entrasse a contatto con niente.
“No, è il nome di mia sorella!” disse per poi riprendere “Mi dispiace. È colpa
mia se ora sei ridotto così!” disse la
ragazza chiudendo gli occhi.
Rufy non comprese e le domando cosa
significassero le sue parole.
“Sono stata io ad animare quelle alghe rosse in modo tale che esse vi
annientassero o che vi spingessero in questo luogo!”
Rufy sgranò gli occhi.
“Mi dispiace, ma ho dovuto! Tadako è i mia
sorella minore. È in mano a queste persone e minacciano di ucciderla se solo
disobbedisco. Non posso fare altrimenti. Tadako è
solo una bambina…credo, ormai non so nemmeno da
quanti anni siamo qui dentro. Da parecchio credo. Il mio corpo non era così
quando mi hanno rinchiuso qui dentro e non ero nemmeno così alta. Ero poco più
di una bambina anche io!” disse la ragazza piangendo.
Rufy strinse i pugni. Non riusciva a
sopportare che della gente venisse trattata in quel modo. Poteva accettare che
venisse fatto del male a lui, ma non gli altri,
soprattutto che venisse fatto del male a persone che non potevano
difendersi.
“Ehm…ragazza, cercherò di fare di tutto per
salvare te e tua sorella. Ti porterò via da questo posto. Te lo prometto!”
disse Rufy accennando un sorriso, il quale però si
spense vedendo che Marena e i suoi scagnozzi tornavano a riprenderlo pronti per
il secondo round di torture.
Salve,
chiedo scusa a chi di voi ha atteso invano
il capitolo ieri sera.
Non ho avuto ispirazione di mettermi a
scrivere. Sorry.
Comunque oggi eccomi qua, forse in
ritardo, ma ci sono.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e
che vi incuriosisca.
Fatemi sapere
Alla prossima
Neko =^_^=