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Autore: IchigoBlisss    10/10/2011    0 recensioni
Melissa e Lisa, due ragazze completamente diverse, che eppure riescono a capirsi perfettamente perchè legate da un quasi perenne senso di inadeguatezza. Entrambe indossano maschere che le impediscono di ottenere ciò che vogliono e l'impressione forte che ognuno ha di loro non rende loro la cosa più facile.
Una tenera storia d'amore tra ragazze che troveranno reciprocamente la libertà nell'altra.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 silly reasons

           -Ventinove dicembre


                                                   

Il tempo passava sempre troppo velocemente.
Tutto quel susseguirsi di giorni, mesi e stagioni, sapeva che non sarebbe mai riuscita ad afferrarlo.
Istintivamente Melissa allungò la mano destra verso l'alto, come per catturare davvero lo scorrere dei minuti.
Era appena passato capodanno.
Giocò con il septum, facendo movimenti circolari con il naso.
Più o meno una settimana prima si era bucata il setto.
Era stato Massimo, un darkettone, un sabato qualunque, a cielo aperto, in una piazza, con strumenti a mala pena sterilizzati, dopodichè le aveva chiesto di mettersi insieme a lei.
Lei aveva accettato subito, senza neanche pensarci, e poi lui l'aveva baciata, con la lingua.
Le era venuta la nausea, però aveva fatto finta di niente, e si era stretta tra le sue braccia.
Da parte sua, lei odiava particolarmente le invasioni del suo spazio personale.
Tutte le sue storie avevano vita breve, non duravano mai più di due settimane.
Tutti quei gesti affettuosi, quel tenersi per mano, tutta quella improvvisa intimità la disgustavano.
Era sdraiata sul letto, si girò su un fianco guardando il muro.
Erano le tre, e si era svegliata da un po', ma era rimasta sdraiata a pensare.
Qualche giorno prima aveva scartato i regali di natale.
Il regalo più bello era stato la reflex che le avevano regalato i genitori, una Nikon D40.
Aveva passato tutta la giornata a fare foto, a tutto e a tutti.
Melissa afferrò la macchina fotografica appoggiata al comodino e diede un'occhiata veloce alle foto scattate il giorno prima, cancellando quelle mosse o venute particolarmente male.
Sentì il cellulare vibrare, era l'ennesimo messaggio che Massimo le aveva inviato
Non gli diede molta attenzione, d'altronde non gli era nemmeno mai piaciuto davvero, anzi, sentiva di essersi liberata di un peso.
Melissa ripensò a tutto quello che aveva fatto con lui durante quella settimana di pseudo-fidanzamento, le venne di nuovo la nausea.
Il sesso per lei, era ovviamente fuori discussione, però quello che si erano detti, quei gesti scambiati, quelle discussioni imbarazzanti, quei gesti non proprio ingenui, quello la faceva sentire male.
Non aveva mai parlato a nessuno del suo problema, della sua difficoltà nel rapportarsi fisicamente con le persone.
Si schiacciò il cuscino in faccia.
Non aveva senso pensarci adesso.
Prese la macchina fotografica e fece una foto ai suoi piedi nudi appoggiati allo scendiletto; aveva una nuova macchina fotografica e delle realtà insulse da immortalare.
Guardò fuori dalla finestra il cielo bianco che la metteva sempre di buon umore e scattò una foto anche ad esso.
Una foto mossa, la cancellò.







*****



 

          -Quindici gennaio




-Buon compleanno Lisa!
l'aveva svegliata il padre.
Lisa strizzò gli occhi, rimbambita.
Era già il quindici gennaio, lo stupidissimo giorno in cui, sedici anni prima era stata partorita.
La luce che entrava dalle finestre era fioca, erano le sei del mattino.
Il freddo era pungente, Lisa rabbrividì.
- Uh. Grazie...
Rispose stordita, prima di appoggiare i piedi a terra.
Quel giorno c'era scuola, ci andò con la solita voglia.
Era in classe, in prima fila, ancora non del tutto sveglia.
Entrò la professoressa, che annunciò che in giornata sarebbe arrivato un nuovo studente.
Lisa non fece una piega anche se in fondo sperava che fosse qualcuno di interessante.
Qualche minuto dopo era entrato un ragazzo affusolato, che si era presentato con un accento straniero, rumeno, forse.
Indossava una felpa rossa, di quelle con la cerniera davanti e polsini con le righe, stile college americano e dei jeans, con un piccolo strappo sul ginocchio.
La testa era rasata e i lineamenti scavati, delle occhiaie da vampiro si scavavano sotto ai suoi occhi.
- Cercate di far sentire Marcel a proprio agio.
Si era seduto vicino a Lisa e non l'aveva degnata di uno sguardo per tutta la giornata, a parte quando le aveva domandato se avesse un ipod, e lei senza parlare gli aveva risposto con un cenno negativo.

A casa l'aspettava la sua nuova tavoletta grafica, regalatale per natale.
Si chiedeva che regali avrebbe ricevuto in quel giorno dai suoi familiari.
Finalmente quel computer serviva a qualcosa in più che a giocare a spider, avviò il programma apposito e iniziò a disegnare.

Quella sera al ristorante la sua famiglia e i suoi pochi amici le avevano organizzato una festicciola.
Soffiò sulle candeline, desiderando che quella festa finisse il prima possibile e scartò i regali: un orrendo maglione a scacchi da una zia che odiava, dai suoi amici un paio di occhiali, un mazzo di tarocchi stile Art Nouveau dalla sorella della nonna (una vecchietta completamente suonata), qualche libro da alcuni zii (aveva apertamente espresso il desiderio di avere quel tipo di regalo) , un dvd di un film non solo scritto da Moccia ma anche girato da lui da parte di una cugina con cui faceva a gara a chi comprava il regalo più brutto da quando avevano otto anni (qualche mese prima Lisa le aveva regalato due scatole di pout porri fragranza lavanda), un cd degli Acdc da parte di suo cugino (quello rockettaro) e un bagnoschiuma da un anonimo spilorcio che non aveva avuto il coraggio di ammettere che quel regalo fosse da parte sua.
I genitori le avevano regalato la connessione ad internet.
Gli altri invitati si erano presentati a mani vuote.

Forse quel computer d'altronde sarebbe servito a qualcosa.





*****





          -Undici febbraio




In quei giorni c'era molto da fare, il ristorante era situato in un edificio a tre piani, il primo piano ospitava, appunto, la zona ristorazione, al secondo piano c'erano quattro stanze che venivano affittate nei periodi delle vacanze e al terzo c'era l'appartamento di Lisa e altre due stanze.
durante il periodo febbraio-marzo erano sempre occupate.
In genere erano coppie con figli che non volevano spendere troppo o che non avevano trovato alloggio in altri posti.

La scuola non era più così un grande incubo come prima, adesso aveva fatto amicizia con Marcel, si erano conosciuti un pochino.
Lui le aveva consigliato un po' di canzoni.
Quel giorno lui l'aveva portata in un locale, lei aveva bevuto appena due cocktail e già non riusciva a camminare in linea dritta, poi quando avevano fumato Lisa era andata completamente fuori ed era toccato a Marcel guidarla fino al suo appartamento, nettamente più vicino rispetto a quello di Lisa.
Lisa viveva in un paesino arroccato,  Marcel le aveva detto che lì facevano qualche rave a volte, e un giorno l'avrebbe portata.
Lungo la strada si erano fermati in un parchetto, dove avevano smaltito un po' della sbornia.
Lisa era ancora eccitata, però iniziava a sentirsi stanca, iniziava le frasi con molto entusiasmo e calava verso la fine, fino a far diventare le parole dei suoni gutturali masticati tra i denti.
L'appartamento di Marcel era situato in una palazzina di tre piani e si trovava al primo.
Dovevano fare tutto in silenzio, la madre di Marcel dormiva, e non dovevano farsi scoprire, perchè se lei avesse saputo che aveva invitato una ragazza per la notte si sarebbe arrabbiata tantissimo.
Appena Lisa vide il letto ci si buttò sopra e si addormentò rapidamente, proprio al centro, senza lasciare spazio al suo amico,  Marcel la spostò e si addormentò vicino a lei, in mancanza di altri posti in cui dormire.
Quando si svegliarono la madre era già uscita, pericolo scampato.
La casa di Marcel era molto più vicina a scuola rispetto a quella di Lisa, quindi per arrivarci non impiegarono più di venti minuti.




*****





          -Quindici Febbraio




- Ci farà bene questa piccola vacanza.
Disse il padre di Melissa.
- Guarda che bel  panorama! Fai delle foto!
La madre si rivolse a lei, ignorando il marito, inutile comunque, perchè Melissa era già spiaccicata contro al finestrino a consumare spazio sulla sua memory stick.
Non capitava spesso alla sua famiglia di andare in settimana bianca, i genitori (soprattutto la madre) adoravano la montagna ed era la loro meta preferita durante l'estate, ma d'inverno il lavoro abbondava e raramente ne avevano il tempo.
Il dottore aveva prescritto alla madre un periodo di riposo, quindi avevano deciso di prendersi una vacanza dalla città.
Ultimamente in casa le cose non andavano troppo bene, i genitori di Melissa litigavano in continuazione, avevano pensato al divorzio per un po',  però poi avevano deciso di riprovarci, per la propria figlia.
Melissa aveva cercato di chiarire più volte ai suoi genitori che avrebbero dovuto fare il meglio per se stessi, senza pensare troppo a lei, ma i suoi genitori non diedero troppo conto alle sue parole, d'altronde era solo una quindicenne che cercava di mostrarsi forte.
Così avevano chiesto le ferie e all'ultimo momento avevano cercato un posto per dormire la notte.
Avevano trovato una specie di bed and breakfast dove offrivano anche il servizio ristorazione, situato in un paesino abbastanza lontano dalle piste, che però aveva un servizio di navette che ce li avrebbe portati
Melissa guardò la madre dallo specchietto laterale, parlava con il padre e rideva, si raccontavano aneddoti sul lavoro.
Il padre era un agente assicurativo, era molto abile nel suo lavoro ed era impegato in un'agenzia importante,  la madre teneva una rubrica su un noto settimanale di attualità.
Scattò qualche altra foto al paesaggio,  non ne fu soddisfatta.
Mise via la macchina fotografica nell'apposita confezione e infilò le cuffiette dell'ipod nelle orecchie,  cercò i Crystal Castles (la band ce prediligeva al momento) sullo schermo del suo lettore e premette play.





  
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