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Autore: SC_Swami    16/10/2011    2 recensioni
Selene, a corto di soldi, e innamorata del suo capo Luke, conosce una bella ragazza che le propone di fare una pubblicità televisiva per guadagnare qualche spiccio. Ma qualcosa di quella strana donna la attira particolarmente. Si ritroverà presto a combattere in un triangolo amoroso senza via d'uscita. Chi sceglierà?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Friends

 
 
Era quasi mezz’ora ormai che Emily continuava a camminare a passo svelto. Odiava i mezzi pubblici e l’unico modo per muoversi liberamente era quello di camminare. Non che le dispiacesse, anzi, solo che la strada per il Lolà era lunga e con sé portava i suoi dannati bagagli a mano.
Proprio così. L’avevano sfrattata. E perché?
Perché era una donnaiola. Ma cosa ci poteva fare? Era la sua natura, giusto?
 
Sì. È la mia natura. Non posso certo cambiarmi per uno stupido pulcioso buco di appartamento. Ho le mie abitudini. Sono selvaggia. È la mia natura.
 
Non lo era affatto. Sapeva benissimo, per quanto non volesse ammetterlo, di avere una natura pacata e amorevole. Una natura che le era stata strappata brutalmente.
Lei voleva innamorarsi. Amava l’amore. L’amava… prima di conoscerlo sul serio.
Il primo amore non si scorda mai. Specialmente se così struggente. Così doloroso.
Lascia il solco nel cuore, la cicatrice indelebile.
È un disco rotto il discorso dell’amore perduto. Ma non ne si capisce la consistenza fin quando non lo si vive sul proprio corpo, fin quando le ferite non sono reali.
Emily ci aveva creduto. L’aveva vissuto col pieno della sua anima. L’aveva scritto, percorso, voluto con tutto il suo corpo. E poi era stata lasciata da sola con quella passione, con quel sentimento.
Quel sentimento inutile se non reciproco, se non condiviso.
Aveva dimenticato allora cosa significasse. Aveva nascosto e proibito a se stessa i propri sentimenti, chiudendoli a chiave in un luogo oscuro.
Non ne voleva più sapere di quella tortura chiamata amore.
E invece era arrivata quella bambina.
Una bambina. Una bambina viziata e stupida.
Era caduta di nuovo nella trappola.
Ci aveva creduto. Ci aveva creduto davvero in lei.
Ma ancora una volta era rimasta delusa.
Si era imposta di cercare solo il piacere dai suoi rapporti.
Si era imposta di lasciar perdere quella ragazzina.
Di dimenticarla. Di sigillare di nuovo lo scrigno.
 
E allora perché erano tre settimane che andava a letto solo con biondine dagli occhi nocciola?
 
Appena mise piede nel locale fu inondata da un profumo di incenso.
Le candele aromatiche erano la passione più grande di Dido, dopo la psichedelia e il kamasutra.
Con grande sforzo trascinò la valigia enorme per gli scalini a chiocciola che conducevano allo studio dell’amico. Sorrise a sentirlo parlare con i suoi vasetti.
< Bella di papà, cresci, cresci. Fatti grande e buona. >
Un’irrimediabile hippy. Pensò sentendolo poi canticchiare.
< Sia fatta santa la mariaaa! Sia fatta santa la mariaa! >
< Non vorrei sbagliarmi ma è già santa una Maria. > Entrò senza presentazioni, facendo sobbalzare il proprietario.
< Non è quella giusta. > rise, per poi andare ad abbracciare la sua figlioccia.
< Prima o poi ti farai beccare… > disse preoccupata Emily.
< Tranquilla, se mi beccano gliene offro un po’ e mi salvo. La mia maria è presidenziale… come l’erba di Obama. > rise ancora.
< Che ci fai qui piccola ninfomane? E poi quelle? > chiese indicando le valigie e staccandosi dall’abbraccio.
< Mi hanno sfrattato… Non è che puoi ospitarmi un paio di giorni mentre non trovo una nuova sistemazione? Ti pago tutto tranquillo. >
Dido ci pensò, perdendosi con lo sguardo nel vuoto.
< D’accordo. Ma un paio di giorni… lo sai come la penso a riguardo. Non mi interessa sei stai male o hai problemi, devi imparare a cavartela da sola… perché..- >
< Perché in questo mondo di guerra e violenza anche i fiori piangono… e noi continuiamo a credere che sia rugiada… > imitò una voce e un’espressione autorevole, ma inevitabilmente scoppiò a ridere.
< Esatto. > sorrise l’altro alla ragazza, dolce.
< Non ti stancherai mai di questo detto? > ricambiò lei il sorriso.
< E’ un aforisma, non un detto. Cosa ben diversa. Ed è bellissimo…mi ricorda tanto i miei figli dei fiori… bei tempi quelli. >
< Sono tempi ancora giovani e vivi in questo locale… loro… >
< Già… aspetta! Non mi stai mica dando implicitamente del vecchio?!?! >
< Assolutamente no, nonnino caro. > rise, incassando uno spintone.
Si guardarono teneramente. Lui sembrò poi illuminarsi.
< Ehi, come va con quella ragazza? Quella col nome greco…. Selene! >
A sentire quel nome Emily sgranò gli occhi. Non voleva rispondere. Non voleva dire la verità.
Non voleva dire di quanto l’avesse delusa. Di quanto abbia sofferto a lasciarla nelle mani di un fantoccio. Non voleva. Fu quindi evasiva.
< Non l’ho più vista. > sputò con disgusto.
< Come al solito… > rise l’altro, ignorando la perplessità del suo sguardo.
Ci fu un momento di silenzio.
< Sai… per come la guardavi per un attimo ho pensato che tu facessi sul serio con lei, che ti piacesse… > rise. < E invece sei sempre la solita felina a caccia. Non cambierai mai… >
La bruna lo guardò vuota. Lei non era quello. Non voleva esserlo.
Aveva sempre desiderato una storia seria, nel profondo. Ma non riusciva ad ammetterlo.
Selene l’aveva cambiata. Cambiata in peggio. Aveva chiuso con l’amore. Se prima c’era una possibilità per questo, dopo quell’esperienza, per quanto breve fosse stata, era svanita.
Si rabbuio totalmente.
Lo sguardo volò alle valigie. Si avvicinò alla più grande e dalla tasca laterale estrasse un pacchetto di sigarette. Non fumava quasi mai. Era raro. Ma non si proibiva di farlo. Quando le andava lo faceva, e se stava male o era nervosa una sigaretta non gliela toglieva nessuno.
La cosa importante era non esserne dipendenti.
“Non bisogna mai dipendere da nulla, se non dall’aria.”
Glielo diceva sempre suo nonno, accanito fumatore e giocatore d’azzardo.
Parole sante.
Portò la sigaretta alla bocca e la accese, spostando lo sguardo fuori dalla finestra.
< Mi prenderai anche a lavorare? > chiese, incupita.
< Con il rischio che tu ti faccia tutte le mie clienti? Ancora? > sorrise scuotendo la testa.
< Assolutamente no. Devi cavartela da sola piccola pera marcia. >
< Che tenerezza… > finse ironicamente, facendo l’ennesimo tiro.
 
< Il fumo fa male. >
La ragazza si fermò a guardarlo sbigottita. Stava scherzando?
< Guarda chi mi fa la predica! L’hippy fattone con le piantine di marijuana nascoste nell’ufficio. > rise.
< La maria è una divinità. Le sigarette sono distruttive invece. Chissà cosa diavolo ci mettono dentro. Che schifo. > la guardò truce e disgustato.
< Chi se ne frega! >
< Il fumo fa male! >
La ragazza portò la sigaretta alla bocca, fece un profondo tiro. Si girò a guardare l’altro negli occhi.
Dido non vi aveva mai visto quell’intensità.
 
 
< L’amore di più. >
 
 
 
***************
 
 
Una voce rimbombò nella stanza.
< Sono il dott… > Era troppo forte il suo volume. Tese l’orecchio a sentire, era ancora intorpidita. <…è il fidanzato? > Non percepì la risposta. Ma sperò fosse un no.
< Probabilmente ha avuto un calo di zucch… > mise a fuoco. < …iversi testimoni dicono di averla vista correre per un’oretta piena. >
Una figura familiare di spalle, probabilmente quella di Luke, stava parlando con un ragazzo dal camice bianco. Il dottore, giusto.
Era… svenuta? In realtà non ricordava molto, tranne il suo ultimo pensiero. Lei.
Chiuse gli occhi prima che la figura si girasse. Non aveva nessuna voglia di parlare con Luke, era già abbastanza stanca di suo, lui avrebbe solo finito di stressarla. Rimase ad ascoltare però il suo discorso col medico di turno, incuriosita.
< Si riprenderà presto vero, vero? > sembrava terrorizzato.
< Non si preoccupi, davvero, non è successo nulla. > Il ragazzo si avvicinò al suo lettino e le prese una mano. Un brivido freddo percorse Selene. Quella di lui era congelata.
Pregò che la lasciasse andare il prima possibile, ma dovette arrendersi a quel contatto.
< Adesso la lasci riposare tranquilla. > continuò il medico. < Passerà la notte qui in ospedale in modo tale da permetterci di fare gli ultimi controlli…> Il medico aveva notato la perplessità del ragazzo così aveva tentato di giustificarsi. < Sa, ha sbattuto la testa nel cadere, dobbiamo pur sempre fare qualche test… ma domani la dimetteremo in perfetta forma. > sorrise distaccato.
Il ragazzo lo guardò impaurito, poi tornò a stringerla.
Non voleva parlargli. Selene non voleva parlargli per nulla al mondo.
Continuò a tenere gli occhi chiusi e a poco a poco la stanchezza la sopraffece.
 
Il giorno dopo si sveglio totalmente riposata. Un leggero torpore mattutino la invadeva. Qualcuno le teneva la mano stretta. Sicuramente era Luke. Per come era protettivo nei suoi confronti probabilmente aveva passato tutta la notte lì al suo fianco.
Era così dolce. Non meritava affatto tutti i dubbi e i difetti che Selene gli affibbiava. 
Aprì lentamente gli occhi, avvolta dal pensiero di quella presenza nella sua vita.
Mise a fuoco.
 
 
 
< R… Richy… >
 
 
********
 
< Possibile che i cereali senza carboidrati che tanto adoro finiscano sempre così in fretta? >
In piedi nel reparto colazione Richy parlava agli scaffali con tutta la nonchalance di chi è un cliente assiduo. < Devo ricordarmi di venire puntuale ogni terzo venerdì del mese. > Ci pensò un attimo su.
< Adesso me lo segno sull’agenda > sorrise soddisfatto.
Estrasse il cellulare dalla tasca frettolosamente, sbloccò la tastiera e si bloccò lui, come ormai accadeva continuamente da due giorni, ogni qual volta vedesse lo sfondo.
Una foto dell’ultimo carnevale. Lui era vestito da pompiere sexy.
Si era innamorato di quel costume a prima vista. L’aveva visto nella vetrina di un negozio per adulti e pur vergognandosi non era riuscito ad imporsi di non comprarlo. In più gli stava una meraviglia, metteva in risalto il suo fisico asciutto e tirato. Gli altri gli avevano detto che era troppo gracilino e non era credibile come pompiere, ma lui era totalmente compiaciuto della sua figura in quella tutina rossa da potersene vergognare.
E accanto, nella foto, c’era lei. Bella come sempre nel suo completo da cheerleader.
Odiava guardare le ragazze. Odiava guardare tutte le ragazze tranne lei.
La sua unica donna. La stessa donna che lo aveva cacciato senza ritegno.
Gli mancava.
Gli mancava come l’aria. Ma non si sarebbe tirato indietro per nulla al mondo.
L’orgoglio era più forte della mancanza. Non sapeva se anche lei sentisse la sua.
Ma era certo che questa volta non sarebbe stato lui a tornare indietro.
Pretendeva le scuse di Selene. Le pretendeva, perché se le meritava tutte.
 
Mise via il cellulare e spinse il carrello in avanti.
 
Poteva capire che lei fosse confusa… turbata… ma non doveva comportarsi in quel modo.
Lo faceva per lei. Lui faceva sempre tutto per lei. Era fin troppo buono nei suoi confronti.
Era l’affetto più grande che aveva.
Selene.
Selene l’aveva sempre protetto e ascoltato. L’aveva accettato. Anzi no, non lo aveva ‘accettato’, perché per lei non c’era mai stato nulla di strano o innaturale da ‘accettare’.
Certo era che lo prendeva in giro, ma c’era quello sfondo di dolcezza nelle sue battutine a cui lui non poteva fare a meno di intenerirsi. Non aveva mai voluto bene a nessun altro come lo voleva a lei. Il suo amore mancato. Se non avesse avuto determinati istinti nei confronti degli uomini, si sarebbe sicuramente innamorato di lei. La sua bambina.
Si chiamò rammollito mentalmente.
Ma forse ‘checca isterica ’ era il termine più appropriato.
Rise.
 
Una vibrazione lo distolse dai suoi pensieri. Un numero sconosciuto. Rispose.
< Con chi parlo? >
< Richy? Richy Lokk? > una voce preoccupata all’altro cavo.
< Sono io, con chi parlo? > chiese ancora.
< Sono Luke, il ragazzo di Selene. Mi hanno chiamato dall’ospedale… l’hanno ricoverata. >
Gli si gelò il sangue nelle vene. < Ri…Ricoverata? > la voce tremante.
< Tranquillo, nulla di grave. È solo svenuta. >
< Solo svenuta? Nulla di grave? Selene è in ospedale e mi dici di stare tranquillo!? > sbottò spaventato.
< Ti prego, ascoltami bene. Non posso lasciare il locale, c’è il pienone e qui va tutto a rotoli se mi allontano anche solo cinque minuti. Selene non c’è e devo sostituirla io al bancone. Puoi andare a dare tu un’occhiata all’ospedale, te ne prego? >
Lo sconcerto di Richy arrivò alle stelle.
< La tua ragazza è in ospedale! Come fai a stare così tranquillo?!?! È più importante uno stupido locale?!?! >
< Non dire sciocchezze! Sai bene quanto tengo a Selene, solo che è una serata particolarmente movimentata. Quelli dell’ospedale mi hanno assicurato che non è nulla di grave. >
< Dov’è? >
< Se sei impegn… >
< Dimmi dov’è! >
< Al Roosevelt. >
Chiuse la telefonata senza preoccuparsi di salutare. Abbandonò il carrello al centro della reparto e iniziò a correre verso l’ospedale. Fortunatamente non era troppo lontano.
 
In dieci minuti era arrivato, sudato, con la preoccupazione alle stelle ed estremamente deluso dal comportamento di Luke.
Chiese ad un’infermiera dove cercare Selene Thikin ancora col fiatone.
Quella lo squadrò da capo a piedi schifata prima di iniziare a digitare sul suo computer il nome.
< Quarto piano. Stanza 325. > Scandì.
 
Richy ricominciò a correre.
Passò davanti l’ascensore, ignorandola. Ci sarebbe voluto troppo tempo per aspettarla.
Arrivato al quarto piano, localizzò la camera e vi entrò senza chiedere il permesso.
Lei dormiva.
Apparentemente stava bene, tranne un leggero livido sulla tempia le condizioni erano normali.
Incrociò lo sguardo di un medico nel corridoio e lo costrinse a dargli spiegazioni.
 
Quando ebbe finito si avvicinò al letto e le afferrò la mano premurosamente.
Il suo essere accaldato per la corsa in contrasto col freddo dell’ospedale lo stava facendo per contrasto raffreddare velocemente. Sentiva la netta differenza fra le sue mani fredde e quelle calde della ragazza. Sperò che lei non se ne rendesse conto.
Continuò a guardarla per molto tempo dormire.
Quando aveva saputo che non stava bene era andato totalmente in crisi.
Non avrebbe saputo cosa fare senza di lei.
Le voleva un bene infinito. Con tutte le forze lottò contro la stanchezza per poter vegliare sull’amica e solo a notte fonda prese finalmente sonno, pur non volendo.
 
 
*********
 
< R… Richy? >
Sentendosi chiamare il ragazzo aprì gli occhi di scatto.
< Buongiorno testona. > disse calmo.
Selene sentì salire una profonda angoscia.
Una lacrima le scivolò piano sul viso.
< Aspetta, aspetta che stai facendo! Non sono stato qui tutta la notte per vederti piangere al risveglio! > Le due profonde occhiaie che aveva confermavano la sua versione dei fatti e Selene non poté che sentirsi ancora peggio.
< Ti prego vieni qui e abbracciami… > gli sussurrò piano.
Lui si avvicinò e la strinse forte.
< Riuscirai mai a perdonarmi? Sono stata una cretina. Ti prego. Ho bisogno di te. Io… io… mi sei mancato così tanto… mi… mi dispiace. > disse tra un singhiozzo e l’altro.
< Ehi, shh! Shh! Smettila. Sei perdonata. Adesso smettila di piangere, che poi lo faccio anche io. Lo sai che sono suscettibile! Dai su. Fai la ragazza forte! >
Selene rise, tirando su con il naso.
< Mi hai fatto preoccupare tanto… > confessò lui.
< Mi dispiace… >
Si strinsero ancora la mano, presa che mai una volta avevano lasciato dalla sera prima.
< Per un attimo ho pensato che tu fossi Luke… > sbuffò Selene.
< Luke! Dobbiamo andare a prenderlo a calci nel sedere! Solo svenuta! Ma per favore! > sbottò tutto irritato, facendo ridere la ragazza.
< Che c’è!? Che ridi?! Merita di scivolare su una buccia di banana! >
La ragazza continuava nella sua risata. E lui… lui amava sentirla ridere.
< Lasciamo perdere quello scimmione và. Lo prenderò a calci più tardi. > l’ennesima sghignazzata lo interruppe, ma lui la ignorò di tutto punto, indispettito. < Piuttosto… posso capire cosa ti è successo signorina? > ritornò giocoso ad investigare, suo solito.
< Sono svenuta? Non lo so con certezza… ricordo che stavo correndo… che ero molto confusa… e poi il buio. >
< Sei andata a correre… vuol dire che c’è un problema. >
< Lo sai bene qual è il mio problema. > lo guardò seria per la prima volta.
< Stai ammettendo di aver un problema dai capelli neri e grandi tette? > scherzò lui per sdrammatizzare.
< Già… > rise piano, poi ritornò a guardarlo.
< Mi aiuterai a risolverlo? >
 
< Che domanda stupida… > sorrise.
 
 
 
 
Continua…


Angolo Autrice

Perdonatemi T.T Perdonatemi vi prego... non mi sono scordata di voi, lo giuro! E' che la settimana scorsa sono stata fuori (Jesolo <3 ) e non ho avuto la possibilità di aggiornare. Al ritorno.. tra la scuola, i compiti da recuperare..  ho avuto pochissimo tempo. Per lo stesso motivo non ho potuto rispondere alle recensioni, ma lo faro prestissimo, promesso.
Detto questo... sono piuttosto felice di questo capitolo. E' uscito molto meglio di quanto avessi immaginato. 
Sono soddisfatta per una volta :D 
Come avrete capito è tutto incentrato sulle amicizie <3 Che cosa tenera e carina <3
Amo tanto tanto Richy <3 La mia checca <3 
Vi lascio :D Fatemi sapere la vostra.. lo sapete quanto ci tengo *fa due occhi da cerbiattina*

Love u!
Stefy

    
   
 
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