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Autore: millyray    16/10/2011    4 recensioni
Ariel Martinez arriva ad Hogwarts per frequentare il quarto anno. Ma sembra nascondere un segreto, oltre al fatto che deve aiutare Harry Potter a sconfiggere il Signore Oscuro. Chi è in realtà? Da dove viene? Chi è la sua famiglia? (Storia ispirata a Came back to the hell di Ino Chan).
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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CAPITOLO TRE

Le due ore di pozioni con Piton erano state estenuanti; continuava a lanciarle occhiate malevole e a passare accanto al suo banco mentre stava facendo la pozione fissandola come se fosse qualcosa di orripilante. Almeno il Piton del suo mondo si era abituato ad averla in classe tutti i giorni, ma questo invece, non era ancora riuscito a digerire la cosa. Un paio di volte era pure stata tentata dal dirgliene quattro e dal mandarlo al diavolo e solo Merlino sapeva come fosse riuscita a trattenersi. Suo fratello invece non l’avrebbe proprio fatto, gliene avrebbe dette di tutti i colori senza neanche pensarci. Ma lei invece doveva stare attenta e questo le dava un’enorme fastidio. Ciò che però la metteva a disagio, erano i suoi occhi, tanto simili a quelli di una persona che conosceva.

Ma, almeno anche quella lezione era finita per quel giorno.

“Cosa abbiamo adesso?” chiese a Ginny dalla quale non si era ancora mai separata. O la rossa voleva essere gentile ed essere utile ad una nuova studentessa oppure non aveva nessun altro con cui stare, ma questo era improbabile dato che c’erano alcune ragazze che avevano scambiato con lei più di una parola dandosi un appuntamento per studiare insieme.

“Difesa contro le arti oscure”. Le rispose. Ariel adorava Difesa, anche di più di Trasfigurazione, ed era una tra le migliori studentesse in quella materia. Però le avevano detto che quell’anno c’era un insegnante che non sapeva proprio insegnare, anzi che non voleva in realtà, ma oltre a questo era anche una megera e un rospo vestito di rosa. Quest’ultima descrizione gliel’aveva data Ron e ogni volta che le tornava in mente pensava ad un rospo con un vestitino rosa e si metteva a ridere. Ma almeno quel giorno avrebbe avuto le prove di tutto quello che le avevano detto su quella donna.

Le due ragazze entrarono nell’aula insieme e si sedettero in un paio di banchi centrali; la professoressa Umbridge non tardò ad arrivare e, quando varcò la porta, Ariel cominciò a scrutarla dall’alto in basso: era alta poco più di lei, con i capelli brizzolati raccolti in un piccolo capellino che sembrava quello dei rabbini solo che era rosa come anche la sua camicia di flanella e la sua gonna lunga fino alle ginocchia e le sue ballerine con un leggerissimo tacco. Ariel dovette anche ammettere che aveva proprio la faccia da rospo e una voce gracchiante, peggio dei merli.

Dopo circa una mezz’ora in cui non avevano fatto altro che leggere i vari tipi di incantesimi difensivi che ormai sapevano tutti a memoria, Ariel alzò la mano.

“Che cosa c’è che non va signorina Martinez?” le chiese la Umbridge con la sua vocetta da “finta nonna gentile”.

“Beh, professoressa, sa mi stavo chiedendo quand’è che avremo finito di perdere tempo”.

Alcuni studenti spalancarono la bocca per la sorpresa mentre altri si mettevano a sghignazzare. Ginny stava cercando di intimare alla ragazza di tenere la bocca chiusa però Ariel questa volta non riusciva più a resistere: non era possibile che Difesa fosse diventata così… così noiosa e del tutto inutile.

“Come, signorina Martinez?” le chiese la Umbridge guardandola di sbieco.

“E’ da mezz’ora che non facciamo altro che leggere come funzionano gli incantesimi di difesa e come si praticano e ormai a me ste cose escono dalle orecchie. Quando passiamo all’azione, alla pratica?”

La Umbridge cominciò ad avvicinarsi con passo lento e strascicato alla ragazza e un sorriso minaccioso.

“E perché mai dovremmo imparare la pratica?”

“Mah, non so mi dica lei, è lei l’insegnante. Difesa serve per imparare qualcosa e saper affrontare il mondo che c’è la fuori…”.

“E cosa ci dovrebbe essere là fuori?” la interruppe la professoressa.

Ariel sgranò gli occhi e le rispose in modo beffardo. “Secondo lei?”

“Non lo so, me lo dica lei signorina Martinez”.

“Bene, vorrà dire che quando saremo tutti morti daremo la colpa a lei”. A queste parole della ragazza tutti quanti spalancarono la bocca e rimasero di stucco. A qualcuno batteva pure forte il cuore per paura della reazione che avrebbe potuto aver l’insegnante. Ariel invece sembrava tranquilla, forse perché era abituata a tener testa anche ai più grandi e poi non si faceva spaventare tanto facilmente da nessuno, tanto meno da un’insegnante.

“Punizione, signorina Martinez. Stasera nel mio ufficio”. E con queste parole, la Umbridge intimò ad uno studente di continuare a leggere mentre Ariel raccolse le sue cose e uscì dalla classe furiosa, sotto gli occhi stupiti e sopresi dei suoi compagni e quelli indifferenti della professoressa.

Camminava lungo il corridoio velocemente senza nemmeno guardare dove andava; aveva voglia di sfogarsi. Non era tanto il fatto che la Umbridge l’aveva messa in punizione, c’era finita tante volte, però le dava fastidio che un insegnante non volesse ammettere i pericoli che si potevano correre e lei, Ariel, questo lo sapeva bene. Anche se non ci fosse stato Voldemort, la gente doveva sapersi comunque difendere e se si limitavano a studiare solo la teoria senza mai mettere mano alla bacchetta, allora erano tutti fregati.

E rimuginando su tutte queste cose, non si accorse di star andando addosso ad una persona, finché non ci andò a sbattere contro.

Quando alzò lo sguardo vide un paio di occhi verde smeraldo che la guardavano curiosi.

“Scusa, non volevo”. Cercò di scusarsi lei un po’ imbarazzata, il che era strano.

“Tranquilla”. Le rispose Harry con un sorriso dolce. “Piuttosto, mi sembravi un po’ frustrata”.

“Non soltanto un po’”.

“E posso sapere che cosa c’è che non va?”

“Si tratta della Umbridge. Mi ha messo in punizione soltanto perché le ho fatto notare quale era la verità”. Mentre diceva questo era mancato poco che si mettesse ad urlare.

“Wow! Una punizione il primo giorno. Hai superato pure il mio record”.

“Non è la prima volta comunque”. Gli rispose lei con un sorriso orgoglioso.

“An, allora sei una piccola ribelle”.

“Ribelle sì, ma non tanto piccola”.

“Abbiamo qualcosa in comune”.

Stettero solo per un attimo lì a guardarsi continuando a sorridersi; Ariel pensava di non aver mai visto degli occhi belli come quelli di Harry.

“Comunque ti consiglio di prepararti. A me ha lasciato un bel ricordino”. Le disse poi lui mostrandole la mano dove si leggeva ancora un po’ sbiadita la scritta Non devo dire bugie.

“Ma è proprio una megera!” esclamò la ragazza incredula.

“E non solo”.

Tutto quello che le avevano detto sulla Umbridge era vero, a quanto sembrava.

“Comunque ora devo andare”. Proseguì il ragazzo. “Ci vediamo, ok?”

“Ok”.

Ariel lo guardò mentre si allontanava e non distolse lo sguardo finché lui non fu completamente sparito dalla sua visuale. Poi si ritrovò a sorridere come un’ebete.

Cercò subito di ricomporsi però, e andò in biblioteca per fare il compito che aveva assegnato loro la professoressa McGranitt, visto che aveva un bel po’ di tempo libero.

Mentre stava scrivendo, un ragazzo dai capelli scuri e l’aria un po’ impacciata, le si avvicinò: “Ciao”. La salutò, diventando leggermente rosso.

“Ciao”. Ricambiò Ariel.

“Tu sei quella nuova, giusto?” le chiese lui.

“Sì, mi chiamo Ariel Martinez e tu?”

“Neville Paciok”. Ariel rimase sorpresa per l’ennesima volta; quante volte ormai le era successo in poche ore? E dire che lei era una persona difficile da sorprendere. Nemmeno lui l’avrebbe saputo riconoscere, era proprio cambiato. Il Neville che conosceva lei non era così timido e impacciato e soprattutto, era più carino. Poi le venne in mente una persona che conosceva e cercò di confrontarlo con Neville, ma non riuscì a trovare niente che potessero avere in comune.

Rimase un po’ a parlare con il ragazzo, del più e del meno e lui pian piano cominciò a perdere la sua timidezza. Le pareva proprio simpatico, una volta che imparavi a starci, così come con Luna.

“Andiamo a mangiare adesso, che dici?” le chiese alla fine lui guardando all’orologio.

“D’accordo”.

I due cominciarono a dirigersi verso la Sala Grande e, quando arrivarono, Ariel si sedette nel posto davanti a quello di Ginny mentre Neville raggiunse il posto vicino al suo amico Seamus.

“Certo che potevi anche risparmiarti tutte quelle parole con la Umbridge”. Le disse la rossa con una voce un po’ autoritaria.

“E perché mai? Io ho il diritto di dire ciò che penso e se a me non piacciono le sue lezioni glielo posso dire. Non credo di essere l’unica a pensarla così”.

“Sì, ma almeno non ti beccavi la punizione”.

“Non mi interessa. Lei può mettermi in punizione tutte le volte che vuole. Io continuerò a dirle che si sbaglia”.

“Sembri Harry”. Le disse alla fine la rossa con un sospiro di rassegnazione; aveva già conosciuto tipi come Ariel, d’altronde era cresciuta con sei fratelli. Ariel era testarda, cocciuta, spavalda e non mancava mai di dirti ciò che pensava di chiunque si trattasse. Soprattutto sembrava avere molto a cuore la giustizia e i diritti delle persone. E poi sembrava anche una ribelle, una che infrange spesso le regole, bastava guardarla in faccia.

Dal canto suo invece, Ariel, dopo che Ginny le aveva nominato Harry, aveva cominciato subito a spostare lo sguardo lungo la sua tavola e, una volta che lo ebbe trovato, non riuscì più a smettere di lanciargli occhiate di sottecchi.

SPAZIO AUTRICE

Rieccomiiiii!!! Visto che sembra proprio che la storia vi piaccia ho deciso di aggiornare presto.

Allora, che ve ne pare?? Mi sembra che tutti voi abbiate capito uno dei segreti di Ariel, ma ancora non lo scriverò esplicitamente nel caso qualcuno comunque non lo avesse capito. E avete già anche delle ipotesi su chi potrebbero essere i suoi genitori. Bene, bene, bene.

Mi fa piacere.

Sembra però che Ariel stia provando qualcosa per Harry. Mmmh, chissà… ma voi li vedreste bene insieme??

Ok, dai vi lascio. Lasciatemi qualche commentino, anche piccolo, piccolo.

Un beso, Milly.

INO CHAN: ehilàààà!!! Non sa che gioia mi ha dato sapere che recensirai tutti i miei capitoli e che seguirai la storia!!! E soprattutto che ti ho dato soddisfazione U.U mi ero messa a saltellare in giro per la stanza leggendo il tuo commento xD. Comunque, ti è piaciuta la descrizione di Ginny? Beh sì, effettivamente forse è piuttosto significativa. Bene, spero allora che ti sia piaciuto anche questo capitolo e… beh, vedremo se hai indovinato su di chi potrebbe essere figlia Ariel. Un bacio e a presto, Milly.

FEDE15498: sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto e che non l’abbia trovato noioso visto che più o meno tutti all’inizio seguiranno quella tendenza lì. Ma d’altronde, aspettare non nuoce e forse ne varrà anche la pena visto i misteri che verranno fuori :p. bene, non so se qui avrai ricevuto più informazioni su Ariel, ma non ti preoccupare, continua a fare le tue ipotesi. Un bacio, Milly.

PUFFOLA_LILY: ti è piaciuto lo scorso capitolo?? Beneeee!!! Sono mucho contenta!!! Per quanto riguarda i nomi, beh, si James è un nome che anche a me piace molto (sai che avevo anche pensato di chiamare il mio futuro figlio James?? Però adesso ho deciso che non ne voglio avere, ma se dovese capitare… *w*), invece Miguel non è proprio il nome dell’altro fratello, è solo che se scrivevo quello vero qualcuno poteva capire immediatamente il mistero su Ariel. Capirai più avanti di cosa si tratta. Spero di risentirti. Kisskiss, Milly.

STEFANMN: bene, spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo e spero di risentirti… un bacio e un abbraccio, Milly.

 

 

  
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