CAPITOLO
TRE
Le
due ore di pozioni con Piton erano state
estenuanti; continuava a lanciarle occhiate malevole e a passare
accanto al suo
banco mentre stava facendo la pozione fissandola come se fosse qualcosa
di
orripilante. Almeno il Piton del suo mondo si era abituato ad averla in
classe
tutti i giorni, ma questo invece, non era ancora riuscito a digerire la
cosa.
Un paio di volte era pure stata tentata dal dirgliene quattro e dal
mandarlo al
diavolo e solo Merlino sapeva come fosse riuscita a trattenersi. Suo
fratello
invece non l’avrebbe proprio fatto, gliene avrebbe dette di
tutti i colori
senza neanche pensarci. Ma lei invece doveva stare attenta e questo le
dava
un’enorme fastidio. Ciò che però la
metteva a disagio, erano i suoi occhi,
tanto simili a quelli di una persona che conosceva.
Ma,
almeno anche quella lezione era finita per quel
giorno.
“Cosa
abbiamo adesso?” chiese a Ginny dalla quale
non si era ancora mai separata. O la rossa voleva essere gentile ed
essere
utile ad una nuova studentessa oppure non aveva nessun altro con cui
stare, ma
questo era improbabile dato che c’erano alcune ragazze che
avevano scambiato
con lei più di una parola dandosi un appuntamento per
studiare insieme.
“Difesa
contro le arti oscure”. Le rispose. Ariel
adorava Difesa, anche di più di Trasfigurazione, ed era una
tra le migliori
studentesse in quella materia. Però le avevano detto che
quell’anno c’era un
insegnante che non sapeva proprio insegnare, anzi che non voleva in
realtà, ma
oltre a questo era anche una megera e un rospo vestito di rosa.
Quest’ultima
descrizione gliel’aveva data Ron e ogni volta che le tornava
in mente pensava
ad un rospo con un vestitino rosa e si metteva a ridere. Ma almeno quel
giorno
avrebbe avuto le prove di tutto quello che le avevano detto su quella
donna.
Le
due ragazze entrarono nell’aula insieme e si
sedettero in un paio di banchi centrali; la professoressa Umbridge non
tardò ad
arrivare e, quando varcò la porta, Ariel cominciò
a scrutarla dall’alto in
basso: era alta poco più di lei, con i capelli brizzolati
raccolti in un
piccolo capellino che sembrava quello dei rabbini solo che era rosa
come anche
la sua camicia di flanella e la sua gonna lunga fino alle ginocchia e
le sue
ballerine con un leggerissimo tacco. Ariel dovette anche ammettere che
aveva
proprio la faccia da rospo e una voce gracchiante, peggio dei merli.
Dopo
circa una mezz’ora in cui non avevano fatto
altro che leggere i vari tipi di incantesimi difensivi che ormai
sapevano tutti
a memoria, Ariel alzò la mano.
“Che
cosa c’è che non va signorina Martinez?”
le
chiese la Umbridge con la sua vocetta da “finta nonna
gentile”.
“Beh,
professoressa, sa mi stavo chiedendo quand’è
che avremo finito di perdere tempo”.
Alcuni
studenti spalancarono la bocca per la sorpresa
mentre altri si mettevano a sghignazzare. Ginny stava cercando di
intimare alla
ragazza di tenere la bocca chiusa però Ariel questa volta
non riusciva più a
resistere: non era possibile che Difesa fosse diventata
così… così noiosa e del
tutto inutile.
“Come,
signorina Martinez?” le chiese la Umbridge
guardandola di sbieco.
“E’
da mezz’ora che non facciamo altro che leggere
come funzionano gli incantesimi di difesa e come si praticano e ormai a
me ste
cose escono dalle orecchie. Quando passiamo all’azione, alla
pratica?”
La
Umbridge cominciò ad avvicinarsi con passo lento
e strascicato alla ragazza e un sorriso minaccioso.
“E
perché mai dovremmo imparare la pratica?”
“Mah,
non so mi dica lei, è lei l’insegnante. Difesa
serve per imparare qualcosa e saper affrontare il mondo che
c’è la fuori…”.
“E
cosa ci dovrebbe essere là fuori?” la interruppe
la professoressa.
Ariel
sgranò gli occhi e le rispose in modo
beffardo. “Secondo lei?”
“Non
lo so, me lo dica lei signorina Martinez”.
“Bene,
vorrà dire che quando saremo tutti morti
daremo la colpa a lei”. A queste parole della ragazza tutti
quanti spalancarono
la bocca e rimasero di stucco. A qualcuno batteva pure forte il cuore
per paura
della reazione che avrebbe potuto aver l’insegnante. Ariel
invece sembrava
tranquilla, forse perché era abituata a tener testa anche ai
più grandi e poi
non si faceva spaventare tanto facilmente da nessuno, tanto meno da
un’insegnante.
“Punizione,
signorina Martinez. Stasera nel mio
ufficio”. E con queste parole, la Umbridge intimò
ad uno studente di continuare
a leggere mentre Ariel raccolse le sue cose e uscì dalla
classe furiosa, sotto
gli occhi stupiti e sopresi dei suoi compagni e quelli indifferenti
della
professoressa.
Camminava
lungo il corridoio velocemente senza nemmeno
guardare dove andava; aveva voglia di sfogarsi. Non era tanto il fatto
che la
Umbridge l’aveva messa in punizione, c’era finita
tante volte, però le dava
fastidio che un insegnante non volesse ammettere i pericoli che si
potevano
correre e lei, Ariel, questo lo sapeva bene. Anche se non ci fosse
stato
Voldemort, la gente doveva sapersi comunque difendere e se si
limitavano a
studiare solo la teoria senza mai mettere mano alla bacchetta, allora
erano
tutti fregati.
E
rimuginando su tutte queste cose, non si accorse
di star andando addosso ad una persona, finché non ci
andò a sbattere contro.
Quando
alzò lo sguardo vide un paio di occhi verde
smeraldo che la guardavano curiosi.
“Scusa,
non volevo”. Cercò di scusarsi lei un
po’
imbarazzata, il che era strano.
“Tranquilla”.
Le rispose Harry con un sorriso dolce.
“Piuttosto, mi sembravi un po’ frustrata”.
“Non
soltanto un po’”.
“E
posso sapere che cosa c’è che non va?”
“Si
tratta della Umbridge. Mi ha messo in punizione
soltanto perché le ho fatto notare quale era la
verità”. Mentre diceva questo
era mancato poco che si mettesse ad urlare.
“Wow!
Una punizione il primo giorno. Hai superato
pure il mio record”.
“Non
è la prima volta comunque”. Gli rispose lei con
un sorriso orgoglioso.
“An,
allora sei una piccola ribelle”.
“Ribelle
sì, ma non tanto piccola”.
“Abbiamo
qualcosa in comune”.
Stettero
solo per un attimo lì a guardarsi continuando
a sorridersi; Ariel pensava di non aver mai visto degli occhi belli
come quelli
di Harry.
“Comunque
ti consiglio di prepararti. A me ha
lasciato un bel ricordino”. Le disse poi lui mostrandole la
mano dove si
leggeva ancora un po’ sbiadita la scritta Non devo dire bugie.
“Ma
è proprio una megera!” esclamò la
ragazza
incredula.
“E
non solo”.
Tutto
quello che le avevano detto sulla Umbridge era
vero, a quanto sembrava.
“Comunque
ora devo andare”. Proseguì il ragazzo.
“Ci
vediamo, ok?”
“Ok”.
Ariel
lo guardò mentre si allontanava e non distolse
lo sguardo finché lui non fu completamente sparito dalla sua
visuale. Poi si
ritrovò a sorridere come un’ebete.
Cercò
subito di ricomporsi però, e andò in
biblioteca per fare il compito che aveva assegnato loro la
professoressa
McGranitt, visto che aveva un bel po’ di tempo libero.
Mentre
stava scrivendo, un ragazzo dai capelli scuri
e l’aria un po’ impacciata, le si
avvicinò: “Ciao”. La salutò,
diventando
leggermente rosso.
“Ciao”.
Ricambiò Ariel.
“Tu
sei quella nuova, giusto?” le chiese lui.
“Sì,
mi chiamo Ariel Martinez e tu?”
“Neville
Paciok”. Ariel rimase sorpresa per
l’ennesima volta; quante volte ormai le era successo in poche
ore? E dire che
lei era una persona difficile da sorprendere. Nemmeno lui
l’avrebbe saputo
riconoscere, era proprio cambiato. Il Neville che conosceva lei non era
così
timido e impacciato e soprattutto, era più carino. Poi le
venne in mente una
persona che conosceva e cercò di confrontarlo con Neville,
ma non riuscì a
trovare niente che potessero avere in comune.
Rimase
un po’ a parlare con il ragazzo, del più e
del meno e lui pian piano cominciò a perdere la sua
timidezza. Le pareva
proprio simpatico, una volta che imparavi a starci, così
come con Luna.
“Andiamo
a mangiare adesso, che dici?” le chiese
alla fine lui guardando all’orologio.
“D’accordo”.
I
due cominciarono a dirigersi verso la Sala Grande
e, quando arrivarono, Ariel si sedette nel posto davanti a quello di
Ginny
mentre Neville raggiunse il posto vicino al suo amico Seamus.
“Certo
che potevi anche risparmiarti tutte quelle
parole con la Umbridge”. Le disse la rossa con una voce un
po’ autoritaria.
“E
perché mai? Io ho il diritto di dire ciò che
penso e se a me non piacciono le sue lezioni glielo posso dire. Non
credo di
essere l’unica a pensarla così”.
“Sì,
ma almeno non ti beccavi la punizione”.
“Non
mi interessa. Lei può mettermi in punizione
tutte le volte che vuole. Io continuerò a dirle che si
sbaglia”.
“Sembri
Harry”. Le disse alla fine la rossa con un
sospiro di rassegnazione; aveva già conosciuto tipi come
Ariel, d’altronde era
cresciuta con sei fratelli. Ariel era testarda, cocciuta, spavalda e
non
mancava mai di dirti ciò che pensava di chiunque si
trattasse. Soprattutto
sembrava avere molto a cuore la giustizia e i diritti delle persone. E
poi
sembrava anche una ribelle, una che infrange spesso le regole, bastava
guardarla in faccia.
Dal
canto suo invece,
Ariel, dopo che Ginny le aveva nominato Harry, aveva cominciato subito
a
spostare lo sguardo lungo la sua tavola e, una volta che lo ebbe
trovato, non
riuscì più a smettere di lanciargli occhiate di
sottecchi.
SPAZIO
AUTRICE
Rieccomiiiii!!!
Visto che sembra proprio che la storia vi
piaccia ho deciso di aggiornare presto.
Allora,
che ve ne pare?? Mi sembra che tutti voi abbiate
capito uno dei segreti di Ariel, ma ancora non lo scriverò
esplicitamente nel
caso qualcuno comunque non lo avesse capito. E avete già
anche delle ipotesi su
chi potrebbero essere i suoi genitori. Bene, bene, bene.
Mi
fa piacere.
Sembra
però che Ariel stia provando qualcosa per Harry.
Mmmh, chissà… ma voi li vedreste bene insieme??
Ok,
dai vi lascio. Lasciatemi qualche commentino, anche
piccolo, piccolo.
Un
beso, Milly.
INO
CHAN: ehilàààà!!! Non sa
che gioia mi ha dato sapere
che recensirai tutti i miei capitoli e che seguirai la storia!!! E
soprattutto
che ti ho dato soddisfazione U.U mi ero messa a saltellare in giro per
la
stanza leggendo il tuo commento xD. Comunque, ti è piaciuta
la descrizione di
Ginny? Beh sì, effettivamente forse è piuttosto
significativa. Bene, spero
allora che ti sia piaciuto anche questo capitolo e… beh,
vedremo se hai
indovinato su di chi potrebbe essere figlia Ariel. Un bacio e a presto,
Milly.
FEDE15498:
sono contenta che lo scorso capitolo ti sia
piaciuto e che non l’abbia trovato noioso visto che
più o meno tutti all’inizio
seguiranno quella tendenza lì. Ma d’altronde,
aspettare non nuoce e forse ne
varrà anche la pena visto i misteri che verranno fuori :p.
bene, non so se qui
avrai ricevuto più informazioni su Ariel, ma non ti
preoccupare, continua a
fare le tue ipotesi. Un bacio, Milly.
PUFFOLA_LILY:
ti è piaciuto lo scorso capitolo?? Beneeee!!!
Sono mucho contenta!!! Per quanto riguarda i nomi, beh, si James
è un nome che
anche a me piace molto (sai che avevo anche pensato di chiamare il mio
futuro
figlio James?? Però adesso ho deciso che non ne voglio
avere, ma se dovese
capitare… *w*), invece Miguel non è proprio il
nome dell’altro fratello, è solo
che se scrivevo quello vero qualcuno poteva capire immediatamente il
mistero su
Ariel. Capirai più avanti di cosa si tratta. Spero di
risentirti. Kisskiss,
Milly.
STEFANMN:
bene, spero che ti sia piaciuto anche questo
capitolo e spero di risentirti… un bacio e un abbraccio,
Milly.